Caro Diario,

bisogna riconoscere che viviamo immersi in un copione meraviglioso o, se preferisci il cinema al teatro, in una sceneggiatura lussureggiante o forse, meglio ancora, in un grandioso novel fantastorico, ucronico, grande come un paese anzi un Paese, dove un mogul dei media, principale beneficiario del precedente regime politico decadente e corrotto, riesce a diventare il leader del rinnovamento populista, autoritario e fascistoide della Nazione, in nome dell’efficienza aziendale e del ‘qui si lavora, non si fa politica!’. Mentre “camice verdi” prima neo-pagane, poi fondamentaliste cristiane (beh, un romanzo è un romanzo, no?) presidiano le piazze appoggiandosi ai gazebo, con effetto straniante, metà festa dell’Unità e metà Baviera nazional-socialista, prendono corpo diversi fantastici sub-plot in uno dei quali, ad esempio, succede che, nel massimo momento di corruzione mafiosa del calcio nazionale, il team azzurro…vince il campionato del mondo!!!a conferma, tra l’altro, che gli anni Trenta sono tornati, tra rose del deserto, faccette nere, bordelli, corruzione e carrierismi…Gadda, dove sei? Perché non torni tra noi, superando con la tua multiforme scrittura le fiction che ci scrivono addosso e perfino dentro?

Caro Diario, nelle ultime settimane ha preso il via l’ennesimo sub-plot, uno dei tanti di questa terrificante - ma, bisogna riconoscerlo, assai affascinante – fiction, dal titolo (anch’esso dal sentore anti-demo-giudo-plutocratico) ‘Fiumi di denaro’. In ‘Fiumi di denaro’ un avvenente paraninfo torinese, scrittore, drammaturgo e regista, svela alla Nazione che, solo che si potesse deviare sui negletti sistemi scolastici e latu sensu formativi della Patria l’oro dei Nibelunghi che giornalmente viene versato nelle fornaci della Cultura, avremmo risollevato le sorti nostre e quelle del Popolo. E’ chiaro che, in una realtà sobria, tratterebbesi di discorsi da ubriaco e si inviterebbe cortesemente ma fermamente il soggetto in questione a disintossicarsi…ma non siamo in una realtà sobria!

Da tempo abbiamo mollato gli ormeggi e navighiamo nel mare aperto e allucinato dell’ucronia, back to the future degli anni Trenta, tra una miriade di ‘signorine grandi firme’ diventate ministre e sottosegretarie, calciatori campioni del mondo con i capelli imbrillantinati e pettinati all’indietro, tardive avventure coloniali in Mesopotamia e in Africa, crocerossine impettite che sfilano marzialmente in via dell’Impero, cioè dei Fori Imperiali, tra i colli fatali, mentre vecchi zii sporcaccioni guidano il paese raccontando terrificanti barzellette il cui scopo non è quello di far ridere, il manager della Coca Cola diventa Direttore Generale dei Beni Culturali, i prefetti sono alla guida delle banche e via delirando…

Caro Diario, ti dicevo che in ‘Fiumi di denaro’, pochi giorni dopo l’appello alla Nazione del riccioluto e intrepido Balilla torinese, sempre in quel di Torino, avviene un meraviglioso, anzi maraviglioso, sviluppo del plot: un plutocrate della cultura, probabilmente giudìo e sodomita, viene beccato con le mani nel sacco ove, secondo l’accusa, avrebbe trafugato svariati milioni di lire-oro.
E allora vai! con meravigliosi castelli nelle Langhe, favolose ospitalità da emiri di Amarcord, premi letterari ad Abu Dhabi sulla Costa dei Pirati, work-shop di scrittura creativa nelle Pampas, mobilitazione dei sempre vivi Pittigrilli a difesa della morale pubblica…le volpi a guardia del pollaio!
Sub-plot nel sub-plot: fiumi di denaro al teatro e specialmente all’unico teatro esistente, quello di regia…

Finalmente, caro Diario, nel supplemento culturale della gazzetta dei plutocrati nazionali pubblicato alle scorse Idi di Marzo, penso di poter finalmente simpatizzare con un personaggio del tutto minore, il classico oppresso dal vilain: lo scrittore di teatro… Secondo l’estensore dell’articolo le parole, non le macchine teatrali, sono al centro del teatro: “Più il testo avanza in scena e meno ha bisogno di spazi e di ornamenti”. Carlo Maria Ossola, torinese anch’egli, così conclude virilmente: ”Salutare è dunque la presente, e necessaria, riduzione dei sussidi a tutte le arti dello spettacolo, salutare e vivificante” (1).

Caro Diario, cosa devo dirti? Probabilmente che la salama da sugo ferrarese è sì un ottimo piatto ma molto, molto, difficile da digerire…
ci sentiamo presto!

(1) “Sul palcoscenico basta il testo!” di Carlo Ossola, “Domenica – Il Sole 24 Ore”, 15 Marzo 2009, n°73