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Massimo Verdastro, attore e regista, ha alle spalle una lunga e intensa attività teatrale, iniziata a Roma nel 1977. Ha lavorato, tra gli altri, con Peter Stein, Luca Ronconi, Federico Tiezzi, Michele Perriera, Silvano Bussotti, Giancarlo Nanni, Mauro Avogadro, Roberto Andò. A Firenze dal 1991, ha operato per diversi anni con la Compagnia Krypton di Giancarlo Cauteruccio al Teatro Studio di Scandicci.

Dal 1995 collabora intensamente con i Magazzini, oggi Compagnia Lombardi-Tiezzi, partecipando ai numerosi spettacoli diretti da F. Tiezzi. Ha ottenuto il premio UBU 2002 come migliore attore non protagonista per L'Ambleto di Giovanni Testori, nella messinscena di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi. Nel 1999 fonda a Firenze, con la cantante Francesca Della Monica, la Compagnia Verdastro-Della Monica, con la quale realizza spettacoli e laboratori, fra cui De Profundis-Una ballata per Oscar Wilde, scritto con Luca Scarlini; il concerto scenico Molly B e le rose di Gibilterra, interpretato da Francesca Della Monica, con musiche originali di Riccardo Vaglini; La Strada verso Colono, da Sofocle e Elsa Morante, frutto di un laboratorio teatrale promosso dall'ETI a San Giuseppe Jato e, recentemente, a Napoli, a Galleria Toledo, ha interpretato e diretto, assieme alla regista Laura Angiulli, lo spettacolo SuperElioGabbaret-bestiario romano, scritto con Luca Scarlini.
L’ultimo lavoro portato in scena con grande successo tra Milano e Roma è Satyricon, una riscrittura contemporanea del capolavoro latino di Petronio.

Massimo Verdastro, come è nata l’idea del progetto “Satyricon”, appena approdato a Milano nell’ambito di Trametissage al Piccolo Teatro Grassi e poi in tourné in Italia?

Il Progetto Satyricon inizia il suo viaggio nel 2008, con un laboratorio teatrale di indagine sul grande romanzo della latinità, il Satyricon di Petronio. A questa prima tappa di lavoro, con attori giovani e meno giovani, ne sono seguite numerose altre, in diverse città italiane.
Il periodo di studi e verifiche preliminari ha rafforzato la mia intenzione di trasferire sulla scena quella materia letteraria così affascinante e così sorprendentemente contemporanea. 
Come si è realizzato concretamente questo progetto?
Per trasformare in scrittura teatrale l’opera petroniana, le sue vicende frammentarie e il suo impasto di stili, creando un trait d’union tra il suo e il nostro tempo, ho pensato di coinvolgere alcuni drammaturghi, per me tra i più significativi in Italia, chiedendo a ciascuno di loro di rivisitare un episodio del romanzo. Come compagnia, ci siamo appoggiati a strutture amiche che di volta in volta ci hanno aiutato a realizzare i vari capitoli, secondo una dinamica di produzione innovativa, ma anche l’unica possibile. Il Progetto Satyricon è nato lontano da logiche di potere o da spartizioni di torte più o meno appetibili; è il risultato di uno sforzo produttivo, non privo di difficoltà, per lo più della mia Compagnia, supportata dalla condivisione e dall’accoglienza di strutture come Pontedera Teatro, Fabbrica Europa, Fondazione Sipario Toscana/La Città del Teatro e il suo Metamorfosi Festival, Officina Giovani/Comune di Prato, il Teatro delle Donne, ArtistiperAlcamo, PalermoTeatroFestival, La Fabbrica dell’Attore.

Cosa significa operare una riscrittura contemporanea di un testo classico?

Ogni autore ha esplorato quelle pagine antiche, interpretandole in modo personale, pur aderendo all’intento comune di non tradire mai lo spirito di Petronio. Una pluralità di voci, quindi, ognuna diversa dall’altra per lingua e stile, così come diversi sono le lingue e i generi del Satyricon. Ma anche un’opportunità rara che ha messo la mia Compagnia in stretto contatto con coloro che scrivono per il teatro. Costoro, in questa occasione, hanno scritto su invito di chi il teatro lo pratica costantemente, consentendo una relazione viva, sempre incentrata sul confronto e sulle necessità concrete della pratica scenica, non solo dell’attore ma anche di chi crea le scene e i costumi, le musiche, le luci, i video.

Come vedi lo stato di salute della drammaturgia contemporanea italiana?

Sono estremamente convinto - e ne ho conferma ogni giorno - che in Italia ci siano ottimi drammaturghi, sia giovani che meno giovani. E questa è sicuramente una ricchezza. Il confronto tra generazioni, personalità e culture è sempre utile nell’atto creativo e non solo.
Ogni volta mi stupisco e affascino dinanzi al lavoro di interessanti drammaturghi. Spesso però mi accorgo che non sempre lavorano a stretto contatto con registi e attori e questo è un peccato: non si può non conoscere perfettamente la macchina teatrale, dietro l’interpretazione di un testo c’è un lavoro d’insieme. Capita a volte così di trovarsi davanti scritture che faticano a tradursi sulla scena, la struttura risulta ostica.

Che rapporto ha il drammaturgo con l’arte della recitazione? Bisogna essere anche attori per risultare buoni drammaturghi?

Non è necessario essere attori per essere buoni drammaturghi, ma bisogna ricordare che il teatro si basa sui rapporti umani. Le parole dei drammaturghi non possono essere “artificiali”. Un buon drammaturgo deve sapersi relazionare agli altri protagonisti del processo teatrale, deve sapere cosa significa stare sulla scena: bisogna “respirare” insieme.

Quali sono i fronti di ricerca e sperimentazione più attivi per la drammaturgia d’oggigiorno?

Esistono numerosi teatri e strutture in Italia - anche se forse non tanti quanto occorrerebbe - che offrono rassegne sulla drammaturgia contemporanea. Molti faticano non poco, eppure continuano un  encomiabile lavoro di sensibilizzazione su nuove tematiche drammaturgiche, puntando spesso anche su autori poco conosciuti.
Certo è che mancano vere e proprie fucine che diano la possibilità a drammaturghi e attori di trovarsi insieme, dove gli artisti possano sperimentare il lavoro. Manca il ruolo del cosiddetto dramaturg, che lavora fianco a fianco al regista seguendo il processo creativo.

In che relazione si pongono la parola recitata con la musica e le luci nei tuoi lavori drammaturgici?

Ho sempre fatto molta attenzione alla relazione con musica e luci: tutto concorre ad una soluzione, ad una definizione dello spettacolo. Dialogano insieme. Lo spettacolo è frutto di questa relazione.

E invece che ruolo riveste la multimedialità nel tuo operare?

Non un ruolo necessario. O meglio, quando c’è bisogno di servirmene, lo faccio. Resta uno strumento come gli altri che concorre alla messa in scena finale, restando senza dubbio funzionale al testo.

Dove e quando andrà in scena “Satyricon” nei prossimi mesi?

Nella sua forma completa, abbiamo debuttato al Teatro di Goldoni di Venezia a ottobre, aprendo la stagione sulla nuova drammaturgia. A fine novembre “La cena del nulla”  [una parte dello spettacolo, ndr] sarà nell’ambito della  programmazione dei Tetri di Cintura di Roma. Non ci aspettavamo un simile successo. Pensavo che uno spettacolo così mastodontico e costoso non sarebbe mai uscito da Roma. E invece…