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C’era una volta una fabbrica a New York. Correva l’anno 1911 e numerose donne italiane ed europee, accompagnate da famiglie, fratelli, genitori, partivano per lunghe traversate in mare. L’idea dell’America come terra promessa ha caratterizzato la storia italiana di inizio’900, e non solo. Ma l’America fu davvero la terra promessa? Oppure fu anche terra di sacrifici immani, sofferenze e morti? Lo spettacolo presentato alla Sala Assoli  di Napoli, in scena dal 23 al 28 ottobre, si basa sul testo di Laura Sicignano, che ne è anche la regista. La ricerca storica, fondamentale in ogni testo teatrale che tocca momenti importanti della storia umana, è affidata a Silvia Suriano. Il racconto scenico invece è contenuto nella voce di Laura Curino. Teatro Cargo presenta a Napoli SCINTILLE. Il nostro intento, però, non è quello di sottolineare il legame tra la morte delle operaie della fabbrica Triangle Waitshirt Company con la festa dell’8 marzo, oggi resa una volgare commemorazione, che poi di commemorativo non ha più nulla. Né vogliamo presentare un banale commento femminista alla vicenda e al testo. Questi elementi potrebbero esserci tutti e potrebbero emergere subito ad una lettura superficiale del lavoro. Quello su cui vogliamo soffermarci è la volontà di strutturare un racconto in scena, che senza una sottile e duratura tensione sarebbe potuto apparire noioso al pubblico. La tensione rimane costante durante tutto il racconto, arrivando a punte di commozione sostenute dalla faticosa recitazione di Laura Curino; si tratta di un processo di racconto recitato che rischia continuamente di perdere l’attenzione del pubblico, proprio per la sua stessa natura narrativa. Per fortuna ciò non succede, anzi. A metà tra racconto, lettura di diario e descrizione cronachistica, quasi giornalistica in alcuni punti, lo spettacolo ci porta in un’ ambientazione d’altri tempi. Il chiaroscuro imperversa, gli abiti sono di inizio ‘900, le macchine da cucire anche. La protagonista si triplica: è mamma, ma interpreta anche le due figlie, come appendici di una storia privata che diventa universale. La vicenda di base è quella della fabbrica TWC in cui, il 25 marzo 1911, le scintille di una lampada ad olio provocarono un enorme incendio. Le porte e le uscite di sicurezza della struttura furono bloccate dall’esterno per evitare che le operaie uscissero fuori, in orario di lavoro. I proprietari e i controllori avevano colto il sentore dei movimenti operai, anche femminili, che serpeggiavano nella città. La paga delle donne era bassissima: bisognava lavorare per un’infinità di ore, con poca luce, in ambienti poco igienici, per ricevere una paga dignitosa. I controllori, occhi e braccia dei boss, controllavano e sfruttavano le giovani provenienti da tutte le parti dell’Europa. Il motivo dello scoppio della lampada, da cui scaturisce l’incendio, pare fosse un litigio. Noi non  siamo, però, a conoscenza della veridicità storica di questo movente, che potrebbe essere un’invenzione scenica, così come non sappiamo se alcune notizie siano state tratte da vicende vere o da diari esistenti rielaborati in chiave teatrale. Ciò che ci interessa sottolineare è invece, il meccanismo di costruzione e di racconto, in cui i personaggi si susseguono, entrano ed escono da un’unica attrice, dando movimento alla scena statica ed unica. La bravura della Curino sta nel tenere sempre viva  l’attenzione del pubblico, facendo scorrere con la fantasia le scene all’interno della nostra mente, come se ci trovassimo di fronte ai fotogrammi di un film. In effetti la trasposizione filmica di questo testo sarebbe ottimale, mostrando visivamente la scena della caduta delle vittime,  che qui ovviamente viene solo raccontata. Ma immaginarla attraverso le parole dell’attrice è ancora più atroce. In effetti il titolo dello spettacolo, SCINTILLE, si riferisce a queste povere donne che, soffocate dal fumo o dai vestiti infuocati, si gettavano dalle finestre del grattacielo o dai tetti. Anche le figlie della nostra protagonista morirono così; si parla addirittura, in alcuni articoli giornalistici,  di sorelle  ritrovate morte mano nella mano. La madre sopravvissuta  si fa portavoce di tante scintille giovanissime cadute dal cielo. Il tonfo dei corpi riprodotto con suoni onomatopeici dalla voce dell’attrice, mentre il racconto si fa atono e velocissimo, tocca il cuore. Tra la grande sperimentazione teatrale e i grandi spettacoli “evento”, il ritorno al racconto storico e intimista allo stesso tempo, ci mette la pulce nell’orecchio. Forse la nuova tendenza delle scene contemporanee, che tanto hanno puntato sull’analisi psicanalitica, sull’introspezione dell’uomo, sui grandi temi universali, adesso forse si soffermerà sugli elementi semplici della vita? La famiglia, gli affetti, la quotidianità, temi apparentemente semplici, ma portatori di grandi verità. E mentre le scintille cadono dal cielo, spegnendosi, la protagonista chiude lo spettacolo raccontando il post-incendio. Il rumore delle macchine e il lavoro riprende con un’angosciante routine. Migliaia di nomi e di età rappresentano i titoli di coda di questo diario storico; il pensiero, inevitabilmente, va alle vittime lanciatesi dalle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. Ma ciò che vorremmo sottolineare è l’importanza di uno spettacolo che, come SCINTILLE, costituisce comunque una testimonianza storica dell’emigrazione italiana in America.

SCINTILLE
Sala Assoli Napoli
23-28 ottobre 2012
Teatro Cargo
SCINTILLE
Con Laura Curino
Ricerca storica Silvia Suriano
Musiche originali Edmondo Romani
Scene di Laura Benzi, costumi di Maria Grazie Bisio
Testo e regia di Laura Sicignano.