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Se a scuola gli autori del Novecento venissero spiegati come a teatro, forse sarebbe tutto più interessante. Giorgio Caproni, musicista, poeta, giornalista e traduttore, viene letto, spiegato, recitato, interpretato e suonato a teatro. L’idea geniale è dell’attore e regista Andrea Renzi, in scena  anche Federico Odling, compositore ed esecutore delle musiche. Duetto affiatatissimo, in scena alla Sala Assoli di Napoli, dal 6 all’11 novembre. CAPRONI! , questo il titolo dello spettacolo, in un’esclamazione che sottolinea non solo la presentazione entusiastica di questo autore, ma anche i rimbrotti e i rimproveri che lo inseguirono a lungo. Giorgio Caproni,  nasce come musicista e allievo compositore violinista al Conservatorio di Genova e nonostante abbandoni fisicamente gli studi musicali, è difficile che la musica vada via dal proprio dna. L’idea di questo spettacolo a due voci, dove partitura musicale e teatrale convivono e conversano, mescola le parole che scivolano veloci dai fogli e sembrano aleggiare, sostenute dalle note musicali. Un connubio perfetto per un pubblico di letterati, amanti della musica e del teatro, poiché di difficile percezione per un pubblico comune. Inutile nasconderlo. L’eleganza di questa messa in scena è  degna dei salotti culturali più elevati. Anche se l’ironia e il divertimento affiorano attraverso le pagine, bisogna essere preparati per comprendere a fondo un percorso del genere. Le opere di Caproni non vengono sfogliate o raccontate, ma in un’ambientazione surrealista di inizio novecento, gli spettatori vengono spinti a tuffarsi tra le pagine. Insomma, il pubblico comincia a far parte di un tutto uno artistico, in cui lo studio dei suoni reali si collega alle tonalità di lettura dei suoni delle parole. Un musicista riporta naturalmente tra i suoi scritti non solo i termini del vocabolario musicale, ma sonorità effettive che colpiscono le orecchie. Parole e musica non sono mai state tanto legate in una fusione in cui il teatro le comprende entrambe. Inutile cercare un filo conduttore o una storia, inutile parlare di reading. Le opere di Caproni vengono recitate e suonate, perché le righe dei suoi libri hanno anche questa natura. Ma c’è qualcosa che ci ricorda le serate futuriste, i suoni, lo spezzettamento delle scene, l’invenzione, le immagini veloci. Del resto il nostro Caproni nasce nel 1912.  Riproposti in scena i VERSI LIVORNESI, I CONTROVERSICOLI CAPRONIANI, LE PROSE.  Colpisce fortemente il CONTE DI KEVENHULLER, in cui ritroviamo ambientazioni neo gotiche e allegorie con  morale di fondo, tra cui si muove l’azione del protagonista, come tra le pieghe di un libretto musicale. La ricerca dell’identità umana e  l’analisi psicologica di primo Novecento, si mescolano alle arti e al linguaggio della fantasia. Tra surrealismo e futurismo, i temi tanto cari alla letteratura e poesia italiana: le origini, la madre, la vita familiare.  Lo spettacolo si conclude con il Congedo, emozionante e spiazzante, ma amaro, ironico, pungente.  Il pubblico applaude a lungo. Ci ritroviamo a riflettere su un autore che in realtà non tutti conoscono, su una messa in scena inaspettata, su un sentimento che non è quello immediato della compartecipazione a ciò che stiamo vedendo. Una ricerca intellettualistica di rara finezza culturale, che prevede, ma forse è d’obbligo, un’attenta analisi e lettura dei testi del Caproni, prima della visione dello spettacolo.

CAPRONI!
Invenzione a due voci
Sala Assoli Napoli
6-11 novembre 2012.
TEATRI UNITI
Federico Odling e Andrea Renzi
CAPRONI!
Invenzione a due voci
Testi Giorgio Caproni
Musica Federico Odling
Suono Daghi Rondanin, costumi Ortensia De Francesco
Direzione tecnica Lello Becchimanzi
Regia Andrea Renzi