Negli oscuri sotterranei del comune di Shoreditch nel popolare quartiere di Hackney, “The Serpent’s Tooth” (il dente del serpente) racconta la storia di un futuro lontano nel tempo ma tristemente simile alla realtà attuale per i suoi temi di violenza, oppressione e rivolta.  Lo spettacolo è uno ‘spin-off’ ovvero una storia derivata da Re Lear, messo in scena al teatro Almeida tra settembre e novembre. Fedele alla sua fonte ispiratrice, la pièce pone una serie di quesiti: può la repressione ottenere obbedienza e disciplina? È mai possibile far nascere pace dalla violenza? La disperata rivolta distruttiva è veramente l’unica arma? Ad ideare la nascita di questo spettacolo ci ha pensato la squadra progetti artistici del teatro, che ha commissionato allo scrittore David Watson un testo per un luogo specifico ispirato alla tragedia shakespeariana. L’autore (che sta lavorando anche per il Royal Court e il National Theatre) ha così creato uno spettacolo itinerante dall’atmosfera surreale, interamente ambientato in una prigione di massima sicurezza. Curata nei minimi dettagli, la scenografia presenta cinque spazi differenti: un corridoio, il dormitorio delle guardie, l’atrio principale con la cella (vuota) del prigioniero, una stanza da letto spartana, uno studio. Cinque guardie scontrose (tutte donne - Alisha Bailey, Charlie Covell, Imogen Doel, Olivia Morgan) prelevano i venti spettatori in attesa al piano terra del comune e li scortano nei sotterranei a mo’ di prigionieri. Attraverso un corridoio scarsamente illuminato da lampadine penzolanti, siamo condotti nell’atrio principale. Ci ordinano di sederci sulle panchine poste ai lati delle pareti e di rimanere in silenzio. L’odore di umido, il forte rumore del vento e il pavimento pieno di foglie autunnali contribuiscono a creare un’atmosfera cupa: dalle viscere di questo luogo non c’è via d’uscita. Il secondo ambiente è invece il rifugio delle guardie, uno spazio stretto e angusto con pedane di legno sovrapposte. Tra una stanza e l’altra, si snoda il nuovo epilogo del Re Lear: Edmund, il machiavellico personaggio che complotta contro il padre naturale Duca di Gloucester e il fratellastro Edgar, è ancora vivo ed è stato rinchiuso in questa prigione, sotto la stretta sorveglianza di un capo tanto dispotico quanto enigmatico (Alexander Campbell) e delle sue fedeli guardie. Da Londra arriva il diplomatico Abina (Babou Ceesay) con l’intento apparente di assicurare un processo adeguato al colpevole. Stranamente, il prigioniero non si incontra mai, mentre il diplomatico viene trattato prima con grande sospetto, poi da alleato e infine da vero e proprio nemico. Le guardie, che sembrano celare il segreto di questo luogo senza nome, cercano di mantenere un minimo di sanità mentale. Decidono di confrontare Abina e lo pregano di giustiziare il prigioniero per mettere fine alla loro reclusione. Tuttavia anche lo stesso diplomatico, che finisce per venire inghiottito da una cieca sete di controllo e potere, si rivela una bestia e insieme al capo della prigione acceca una delle guardie (eco non proprio necessaria della famosa scena nel Lear!) E dunque al momento del processo, le guardie decidono di patteggiare per se stesse contro entrambi gli uomini. (Im)prevedibile l’epilogo: il capo della prigione è in realtà il prigioniero stesso e le sue guardie, stanche di sottostargli e deluse dalla vanità dell’aiuto del diplomatico, decidono di giustiziare entrambi per dare inizio ad un nuovo futuro… Il finale si apre ad interpretazioni. 


http://www.almeida.co.uk/event/serpent
visto 13/11/12 a Shoreditch Town Hall
messo in scena dal 7 al 17 novembre