La missione di dramma.it, fin dalla sua nascita, avvenuta ormai dodici anni e mezzo fa, è stata sempre quella di promuovere la drammaturgia contemporanea. E cioè, è bene chiarirlo dato che la definizione non è affatto scontata, i testi teatrali

dell'autore vivente. Il sito è dunque cresciuto con questa vocazione specifica e lo ha sempre fatto cercando di utilizzare diversi strumenti. Uno tra questi, che man mano, col passare degli anni, ha assunto un'importanza centrale, è la recensione degli spettacoli. Non tutti gli spettacoli che reputiamo, a torto o ragione, interessanti. Ma solo quegli spettacoli scritti da un autore contemporaneo. Nella vecchia versione di dramma.it la sezione dedicata alle recensioni era infatti intitolata "Drammaturgia contemporanea in scena". Ora, con la nuova versione del sito, quel titolo è sparito perchè ho ritenuto superfluo continuare a ribadire verso cosa, di ciò che avviene nei nostri teatri, rivolgiamo la nostra attenzione. Drammaturghi viventi, dunque, e talvolta anche poco noti. La nostra critica ha quindi prima di tutto lo scopo di scovare spettacoli off, con poca visibilità, nel tentativo di promuovere un lavoro che merita. Il rischio naturalmente è alto. Spesso andiamo ad intuito. Non abbiamo marchi di fabbrica o di qualità di cui tenere conto. Sempre ammesso che il nome noto e la grande produzione siano marchi di fabbrica o di qualità. Alcuni miei collaboratori dicono che ho fiuto per le prove sconosciute ma meritevoli di attenzione. Io credo invece che tra gli sconosciuti ci sia molta più qualità di quanto si pensi. D'altra parte se tutti la pensassero come me, che cioè molta della poca drammaturgia contemporanea che viene rappresentata è di ottimo livello, non ci sarebbe bisogno di promuoverla. Non ci sarebbe bisogno neanche di dramma.it. E invece il lavoro da fare è tanto e noi siamo pochi. Quanti spettacoli vorremmo recensire e non riusciamo! E in queste righe me ne scuso con tutti quelli (tantissimi) a cui abbiamo dovuto dire di no. Ma siamo in pochi e non abbiamo mai scelto di creare una redazione numerosa. Pochi ma buoni è il nostro motto. Molti si offrono per collaborare con noi ma la selezione è scrupolosa. Chi è in redazione, oltre ad avere una preparazione adeguata, ha passato un lungo periodo di prova. Solo chi garantisce, nel medio-lungo periodo, qualità e serietà professionale diventa membro del gruppo. E in una redazione dove siamo tutti volontari non pagati non è facile mantenere questa linea.