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Lo strano fatto è avvenuto in una cittadina di mare del Sud.
In un bar, vicinissimo alla stazione ferroviaria,  siede ad un tavolino un attore  sui quarantacinque anni, un bicchiere mezzo pieno di sciroppo alla menta con una cannuccia in mano; sul tavolino ha appoggiato il suo giornale; a terra una valigetta tipo “ventiquattrore”. E’ quasi l’alba di una calda giornata estiva. L'attore, che si chiama Salvatore, ed è piuttosto conosciuto in tutta la regione per interpretare molto efficacemente il repertorio tradizionale e classico dialettale di fine Ottocento-primo Novecento, col passare dei minuti si trova ad alternare momenti di lucidità a momenti di semincoscienza: ha molto caldo, smania, si guarda attorno; ode di tanto in tanto il suono lontano, lento,  di una fisarmonica. La testa  gli cade sul petto, per il sonno.
A Salvatore è capitato di perdere l'ultimo treno della sera per tornare a casa, dopo aver partecipato a uno spettacolo di varietà per la festa del santo Patrono della città, tanto che nel dormiveglia gli capita di sussurrare: “  Fermate il treno… non lo posso perdere… La colpa è... di un tipo strano... petulante, e anche un po’… iettatore… L'ho ascoltato, con pazienza… anche troppa; per far passare il tempo… in attesa del treno… E all’improvviso scompare nel nulla… e per cercarlo, perdo anche quel maledetto treno…”. Guarda il bicchiere con la menta, lo prende in mano, lo riguarda e pensa che quel tipo non l'ha nemmeno finita la sua menta! Lui che voleva rinfrescarsi la bocca, le labbra… già, le sue labbra…
E’ ormai quasi l’alba, e Salvatore sente come un fruscìo, alza il tono della voce: “ Chi… chi è? C’è qualcuno?” Pensa che sia il tizio che ha lasciato la sua menta. Si alza per sbirciare attorno, e si tranquillizza, sapendo anche che ormai manca una mezz'oretta  all'arrivo del primo treno! Pensa che aprirà la stazione, aprirà il bar, e che potrà telefonare alla compagna, dato che il suo cellulare ha la batteria scarica! Pensa  che  dopo un breve viaggio potrà tuffarsi nell'acqua ristoratrice del  Mediterraneo! Ogni tanto ripensa che se non avesse perso quel maledetto treno, non si troverebbe in quella sperduta stazioncina di provincia! Ripensa a quel signore strano che ha incontrato e lo rivede seduto nella sedia del… con un'aria spettrale!…Senza lo sferragliare dei treni che passano la stazione gli sembra più lontana assai dal consorzio umano. Addormentata. Pensiline vuote, scambi fermi, semafori spenti… Per fortuna gli hanno assicurato che il treno dell’alba è sempre puntuale…
Seduto, si guarda attorno e pensa che, Santa miseria, potevano illuminare un po’ meglio quel  luogo deserto;  si vedono solo… ombre… Chissà dove porta quel viale alberato, si chiede… forse verso la casa di quel… rompiscatole.  C’è un silenzio frastornante… si sentono solo i grilli… si alza... torna a sedersi, poi si assopisce appena di nuovo, e si sveglia. E ripensa a quel tizio incontrato fuori dalla stazione, che gli ha fatto perdere il treno. Pensa a certe assurde stramberie del tizio che gli sono uscite dalla bocca, dalle… labbra… già, dalle labbra! S'immedesima in quell'uomo e recita: “Prenda un ciuffo d’erba, bello grosso, mi raccomando, e ne conti i fili, quelli sono i giorni che mi restano da vivere!…” Eh no, santa miseria, pensa, io ho lavorato come un negro per tutto l’anno, e avrò pure il diritto di raggiungere “serenamente” la mia compagna e mio figlio undicenne in vacanza! Posso, devo, preoccuparmi dei problemi di un emerito sconosciuto incontrato nel viale della stazione, per caso?  Ha detto di avere una moglie, una famiglia, si facesse aiutare da loro, no?  Eppoi, quel cattivo gusto di nominare il suo male, con tutto il rispetto che si deve avere per chi ha il… il… si, il cancro! E dai, su, ad uno sconosciuto confidarsi che si ha… insomma quel male lì! Ma perché non si rivolge a uno psicoterapeuta?!
Salvatore prende il giornale e lo sfoglia di nuovo, un po’ meccanicamente; ogni tanto si sventola; ogni tanto guarda l’orologio. Si sente di avere un buco nello stomaco; inveisce fra sé e sé:” Maledetta stazione: tutto chiuso, un deserto; puoi morire dalla fame…”.   E riflette che se quell'uomo voleva proprio parlare con uno sconosciuto come lui, incontrato per caso lungo il viale di una stazione, poteva semplicemente chiedergli, per esempio, se avesse conosciuto un bravo chirurgo oncologico. E invece no! Quel suo mettere in piazza cose delicate… personali… che possono imbarazzare… dare fastidio… impressionare! Insomma, pensa Salvatore, ci vuole un po’ di rispetto anche per gli altri, un po’ di… di… discrezione, di pudore, ecco, di pudore, se non altro, per se stessi. Sente un rumore, si mette in allarme, si guarda intorno, mentre da lui non vista s’avvicina nel primo lieve lucore del nuovo giorno una donna, che lentamente gli si avvicina, sfilandogli delicatamente il giornale dalle mani: lui sobbalza, si alza per poi ricadere basito sulla sedia! La guarda asciugandosi il sudore della fronte.
“Lei mi ha quasi fatto paura! Mi scusi, sa!?”
“E lei ha paura di un'ombra?  Perché io sono l'ombra malinconica di mio marito. Capisce ora?”
“ No, io non capisco, signora. Anzi, sono piuttosto arrabbiato, se permette!”.
“  L’uomo con cui ha parlato questa notte, signore, è mio marito!”.
“  Non scherziamo, signora: è quasi l’alba, qui c’è il deserto, ed aggirarsi nei pressi di una stazione, per una donna, non è consigliabile; gli extracomunitari sono arrivati ormai dappertutto, sa? I senza dimora ormai sono tanti; una piccola stazione di provincia è un ottimo riparo. Mi ascolti, se ne torni a casa, se abita vicino e se permette, posso fare in tempo ad accompagnarla prima che arrivi il mio treno.”.
“ Lei non vuole parlare con me!?”.
“Non voglio parlare in queste condizioni, lei mi pare stravolta, io sto per prendere il treno, albeggia, fa già caldo, si ritenga anche fortunata, che se avesse trovato un altro al posto mio… con l’umanità disperata che si rifugia nei meandri delle stazioni, di questi tempi!”.
“ Io faccio parte di questa umanità… disperata.  E lei non vuol parlare con me!”.
“Si, mi rifiuto, va bene? Cosa crede, io sono una persona ben voluta, disponibile, ma qui, in questa situazione...”.
“  E’ un caso di… vita o morte.”.
“   Non esageri con le parole; si sieda un attimo, qui, si calmi, e poi la prego di tornare a casa. Ce l’ha una casa, no?”.
“  Ce l’ho e… non ce l’ho!”: la donna si siede davanti al tavolino.
“  Non cominci ora con i giochetti di parole, perché, vede, io… giusto questa notte…”.
“  Lo so, ha parlato con lui.”.
“ Ancora! Ma che ne sa lei?”
“ Lei mi prende per pazza, è vero? Come mio marito!”.
“  Questo lo dice lei.”.
“Semmai sto impazzendo ora, per come si è messo a vivere dopo aver saputo di avere un... un... cancro!”.
“ E va bene, ho capito, ci credo, lei è la signora di quel… di quell’uomo con cui ho parlato stanotte, ma io di voi non voglio impicciarmi nemmeno…
“  Ah, finalmente, ora mi crede!... Ho bisogno di aiuto, lei mi deve aiutare!”.
“Cosa dovrei fare?”
“Lei deve cercare mio marito! Sente il suono della sua fisarmonica? Lo segua e troverà mio marito!”.
“E cosa dovrei fare, se volessi perdere anche il primo treno dell'alba!”.
“Ecco, vede, lei è un attore, no?”.
“E come lo sa?”.
“L'ho vista recitare in piazza, questa sera!”.
“E allora?”.
“Io la prego, con tutto il mio cuore sanguinante, come quello di Cristo in croce, di far parlare ancora mio marito!”.
“Ma io non posso, la mia famiglia mi sta aspettando, fa caldo, e vogliamo da tempo andarcene al mare a respirare un po'!”.
“Mio marito ed io, non possiamo più andarci al mare, nemmeno per  un'ora, ormai, sa?”.
“O santa miseria, ma cosa mi doveva capitare! Ma cosa ho fatto di male io!”.
“Lei nulla, anzi, ora può fare del bene!”.
“E cioè?”.
“Parli con lui, si faccia raccontare la sua vita, così intensa, così intelligente, e originale: ah, se fosse stato uno scrittore mio marito!”.
“E allora?”.
“E allora, io sono certa che lei potrebbe scrivere una bellissima opera di teatro, e portarla in giro, e recitarla per mari e per monti: e mio marito non morirebbe del tutto!”: la signora si avvolge in uno scialletto nero listato di fascette rosse, e piange.
“Ma io, cara signora, non sono uno scrittore, potrei perfino fare un ritratto del tutto errato di suo marito!”.
“Ma lei è un attore, e pure molto bravo: me lo immagino mentre fa parlare sulla scena mio marito, con quel fondo di dialetto siciliano che mai ha perduto! Me lo immagino, e mi consolo già!”.
“Ma io, signora, io... dovrei tornare qui, incontrarlo più volte, ma come faccio, ho i miei impegni, lei mi deve capire, sa?”.
“Insomma lei vuol far morire del tutto mio marito! Lei che fa sempre rivivere i suoi personaggi! Lei dà e rida vita sulla scena a tante “persone”!”.
“Lei non può ricattarmi coi sentimenti, signora mia, non può!”.
La signora tira fuori dalla borsetta una rivoltella e la punta verso Salvatore che istintivamente alza le mani impallidendo:
“Ma cosa fa!?”.
“Non si preoccupi, non voglio minacciare  lei, ora questa rivoltella  la punterò sulla mia tempia, e se lei non mi prometterà sul suo onore di far rivivere mio marito, io mi sparerò fra qualche attimo!”.
“Signora, la prego... non facciamo scherzi... non mi spaventi inutilmente... la prego!”.
Prendendo dalla borsetta una fascio di banconote fermato da un elastico e lanciandolo a terra:” Io le regalo anche questi, tanto non saprei che farmene: per lei è come un lavoro, sono 50.000 €!... Ci pensi, ci pensi bene, io tornerò fra qualche minuto, e in base alla sua decisione io prenderò la mia!”. La donna lo guarda, ha occhi dai riflessi cangianti, Salvatore non riesce a fissarla, mentre lei si allontana, e da lontano mostra la sua sagoma strana. Ormai albeggia e fra poco arriverà il primo treno della giornata. Salvatore è attonito, prende le banconote in mano, gli sembrano del tutto autentiche, l'odore è quello del denaro passato di mano in mano; Salvatore è madido di sudore, quasi si sente mancare, quando sente il fischio della locomotrice squarciare l'aria appena mossa dell'alba di un giorno nuovo; lascia cadere il danaro a terra, prende le sue cose e le infila nella ventiquattrore, si dirige al binario n° 1 della stazioncina, guardandosi attorno, intravvede di lontano la sagoma di lei, corre verso la prima portiera del treno, mentre con la coda dell'occhio vede la signora correre anche lei verso il treno: lui si butta a sedere appena dentro il vagone, le porte del treno si chiudono, sente la voce della donna gridare, il treno si muove emettendo un lungo fortissimo fischio che a Salvatore sembra coprire il suono di uno sparo secco di pistola!
Per una settimana di seguito Salvatore acquista “La Gazzetta del Sud” che riporta ogni giorno, nella cronaca locale,  molte notizie riguardanti San Luca Maggiore, la cittadina di quella strana figura di donna: nessun suicidio, nessuna violenza, nessuna notizia ferale! Salvatore si tranquillizza sempre più, e si convince che tutto quanto gli è accaduto  è stato il brutto sogno di un attore.