Pin It

Dopo vari “esperimenti” teatrali, come il teatro in 3D, il teatro-novela, le sperimentazioni cine-teatrali, dal 13 al 16 dicembre la televisione va in scena. L’idea non è nuova ma la tematica è inquietante. Non potreste mai immaginare quale collegamento è riuscito a creare Roberto Russo, autore del lavoro, attraverso l’arduo lavoro scenico del  regista Fabrizio Bancale. Parliamo di MORTAL KABARET, spettacolo in scena al Ridotto del Mercadante di Napoli. I colori sono sgargianti, il pubblico è numeroso: non solo i giornalisti, ma anche volti noti della televisione e del teatro, locale e nazionale. Alcune sagome di spettatori di cartone sono collocate sulla scena: donne, ragazzi, anziani. Tipologie standard di pubblico medio-colto. Neon e luci colorate, fumo e sigle varie: tutto è pronto per la messa in onda. O meglio, in scena. Mancano le telecamere, il cartello “on air”, il pubblico da casa. Ci siamo noi, invece, in carne ed ossa. E ogni tanto l’applauso vero scatta, come se ci trovassimo in uno studio televisivo, solo che ad incitare il pubblico non c’è il tecnico di studio, ma applausi registrati, ulteriori elementi di caos all’interno di una baraonda kitsch. Un presentatore, Riccardo Polizzy Carbonelli, una valletta, cioè Daniele Russo nei panni di un travestito-valletta,  Sergio Fenizia e Raffaele Parisi, i concorrenti, Michele Ruoppolo l’uomo audience, Bruno Tramice nei panni di diversi personaggi-opinionisti. Il tutto contornato da uno sfondo video che scandisce i jingle di ogni sezione della trasmissione e i video di altri personaggi-inviati-opinionisti interpretati dagli stessi attori travestiti. Il pubblico ride, appare attento, molti esplodono in risate fragorose riconoscendo Daniele Russo in abiti inconsueti. Ma estraniamoci per un attimo e attiviamo il fermo immagine: se tutto questo caos può sembrare apparentemente piacevole al pubblico, se i colori, le musiche, la recitazione sostenuta e urlata dal presentatore rende il tutto fragorosamente fastidioso e ipnotico allo stesso tempo, se gli spettatori rispondono alle stimolazioni visive e concettuali, allora forse l’esperimento è riuscito. Sblocchiamo il fermo immagine e riattiviamo il “play”. Tra giochi e concorrenti, quest’ultimi ridicolizzati negli abiti di Pulcinella e Asterix, simboli iconografici della provenienza territoriale italiana, tra avances sessuali e abiti succinti e trash, tra insulti e tematiche irriverenti, si osserva la nostra società. Colpire il più debole, insultare la razza, clonare le menti, appiattire ed annullare il libero arbitrio. Omologazione e violenza psico-fisica sembrano essere le tematiche ricorrenti. Ma il collegamento tra una trasmissione televisiva che potremmo comunemente e quotidianamente osservare ( ne vediamo anche di peggiori!) e il Mein Kampf  è inaspettato. In effetti, ci meravigliamo delle affinità evidenti tra gli stralci di diario  hitleriano e le frasi pronunciate dai protagonisti di questa trasmissione televisiva. Davvero la nostra società ci propina quotidianamente questo pericolosissimo lavaggio del cervello? Come si arriva a collegare la filosofia di un personaggio storico del genere ad una trasmissione televisiva odierna? È davvero inquietante. Non ci avremmo mai pensato. Il cardine che collega questi due mondi è l’uomo audience: vestito con un pigiama a righe, simbolo dell’olocausto, viene imprigionato in una cabina e ripetutamente colpito da pietre che scendono da un imbuto. Ogni picco di audience, quintali di pietre sulla testa. Al di là del riso del pubblico, questo spettacolo stordisce profondamente. La sensazione di rigetto e nausea per la nostra contemporaneità, protratta anche nei giorni successivi, non suscita affatto riso.

MORTAL KABARET
Ridotto Mercadante Napoli
13-16 dicembre 2012
di Roberto Russo
regia Fabrizio Bancale
con Riccardo Polizzy Carbonelli, Daniele Russo,
Bruno Tramice, Michele Ruoppolo,
Raffaele Parisi, Sergio Fenizia
contributi video a cura di Davide Franco
scene Francesco Esposito
costumi Maddalena Marciano
musiche originali Adriano Aponte
produzione Arteteca