Il dramma del mese
Fuori di me di Donatella Diamanti
- Scritto da Administrator
- Visite: 2814
Fuori di me fa parte, insieme all'altro atto unico "La notte era a metà l'estate pure", dello spettacolo CALA LA NOTTE progetto di ricerca e produzione teatrale sugli stili di vita della generazione techno realizzato dalla Fondazione Sipario Toscana in collaborazione con GRUPPO ABELE che debutterà in prima nazionale il 24 maggio al Teatro Politeama di Cascina (Pisa).
Con Letizia Pardi, regia Fabrizio Cassanelli.
Scene Pierpaolo Bertocchi
Musiche e arrangiamenti Elisa Tasselli
Voce Francesca Sandroni
Luci Giuliano De Martini
Allestimento Scenico Mundino Macis, Luigi Di Giorno
Tecnici di scena Maurizio Coroni, Alberto Giorgetti
Tecnici di giro Henry Banzi, Davide Maltinti
Ufficio Stampa Roberta Rocco
Organizzazione Antonella Moretti
Registrazioni StudioLab
Fuori di me: tra il sussurro e il grido.
note di regia di Fabrizio Cassanelli
La parola in Fuori di me “sfugge” alle categorie di genere e quando il filo della narrazione sembra imboccare una strada riconoscibile, ecco apparire uno scarto, una deviazione ritmica, che sposta l’azione vocale in un’altra direzione. Il gioco emotivo che se ne ricava è quello prodotto da una sorta di “gesto” della bocca, un’articolazione orale capace di penetrare e mettere a fuoco i sottotesti emotivi celati nella scrittura.
In Fuori di me la ricerca si è sviluppata a partire dalla scelta esclusiva del corpo e della voce di Letizia come unici veicoli di rappresentazione e di relazione con il monologo. Ciò che si è cercato è uno stile di recitazione divergente, in grado di superare il ristretto ambito denotativo, di mero servizio alla testualità, a favore di una “parola” ben più complessa e visionaria, capace di manifestarsi come linguaggio non convenzionale, e forse proprio per questo in grado di tenere saldati insieme i significati oggettivi del testo con quelli più soggettivi - “affettivi” dell’interprete. Materiali che sono poi ‘precipitati’ sulla scena come una specie di “drammaturgia complementare” fatta di spunti autobiografici che hanno originato un’entità scenica, omogenea, costantemente in bilico tra il sussurro e il grido, che è l’io narrante di Fuori di me. Alla fine dalla scena si ricava una simmetria che tiene legate l’azione fisica e vocale con la trama del monologo.
Questo legame nasce, oltre che dalla ricerca di elementi comportamentali e fonetici corrispondenti ai significati testuali, anche da peculiari caratteristiche fisiologiche e vocali in grado di evocare sensazioni ritmiche, visive e tattili trasformandole in quella ‘scenografia della voce’ che sembra pervadere la “penombra” della scena, da cui emergono il corpo , la bocca , le mani e le parole di Letizia che indubbiamente è Fuori di sé.
La storia
In una notte che sembra non aver fine, una madre traduce l’attesa della figlia in un’insolita occasione per fare il punto: il punto sul proprio ingombrante passato e su un presente costruito sulle fondamenta di simili precedenti, ma il punto anche su un’intera e come lei “fuori di sé” generazione che cerca appigli e ancore di salvezza sognando fughe e praticando yoga da appartamento, immaginando deserti e vivendo in villette a schiera… Ed i pensieri diventano viaggio, a volte goffo e disperato, a volte lucido e ironico, attraverso le contraddizioni di una donna teneramente incoerente, rabbiosa e spaventata dal tempo che passa… Un monologo che si fa ora soliloquio nostalgico, ora sproloquio violento e irriverente, ora vera e propria esplosione che conduce come non mai fuori di sé… per ritrovarsi forse, finalmente.
Leggi
La fondazione Sipario Toscana
Nella regione toscana, il Teatro Politeama è indicato dalle istituzioni, dalla critica e dal pubblico quale modello culturale rivolto alla contemporaneità, vero e proprio luogo di tendenza culturale e aggregazione ed è l’unico Teatro Stabile toscano rivolto alle nuove generazioni riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali fin dal 1989 a cui collaborano anche la Regione Toscana, la Provincia di Pisa, il Comune di Cascina, il Comune di San Giuliano Terme. Il Villaggio rappresenta oggi un modello culturale unico e strutturale nel suo genere su scala regionale e nazionale: Centro di PRODUZIONE ARTISTICA, DI FORMAZIONE e PROGRAMMAZIONE, luogo di proposta culturale che, a partire dal linguaggio teatrale, agisce in relazione a tutte le arti dello spettacolo. Teatro, danza, musica, cinema, video e arti figurative si connettono tra loro, favorendo occasioni di promozione e scambio culturale tra artisti e pubblici dell’universo infantile e giovanile.
Un teatro non tradizionale: sullla struttura preesistente di un ex complesso industriale di 5.000 mq, si è quasi ultimata la ristrutturazione di uno spazio polifunzionale dedicato alle arti ed alla comunicazione unico in Italia. Il progetto di ampliamento è stato realizzato grazie ai fondi CEE e al contributo della Provincia di Pisa e del Comune di Cascina.
Benzina di Daniele Falleri
- Scritto da Administrator
- Visite: 1864
Benzina è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Elena Stancanelli. E' stato selezionato per la Rassegna Il Garofano Verde (Edizione 2001) ed è in scena dal 18 aprile al 12 maggio 2002 al Teatro Colosseo di Roma con Cinzia Mascoli, Loredana Cannata, Elodie Treccani (nella foto sotto), Alberto Bognanni, per la regia di Daniele Falleri.
La storia
Una storia d’amore travolgente. Lenni e Stella hanno poco più di vent’anni e gestiscono un distributore di carburante. Stella è cresciuta lì, in mezzo all’odore inebriante della benzina e alla generosità rozza dei camionisti. Lenni invece viene da una famiglia borghese dove regna la convenzione e l’ipocrisia. Da tre anni vivono insieme in questa loro oasi felice. Lenni, ormai cresciuta, decide di comunicare alla madre il suo amore per Stella. La madre, fingendosi comprensiva, raggiunge la figlia per riportarsela a casa. Ne scaturisce un furioso litigio fra Lenni e la donna. Stella interviene in difesa della ragazza che ama e in un impeto di rabbia fracassa la testa alla madre con una chiave inglese. Lottando contro l’angoscia e la rabbia le due ragazze cercheranno per tutta la notte di ingegnarsi per far sparire il cadavere e continuare il loro amore di sempre. La madre, che ricompare fantasma, le accompagnerà con ironico cinismo in questo loro cammino non privo di ostacoli.
Presentazione del testo di Lorella Morlotti
Quando ho letto il romanzo di Elena Stancanelli sono rimasta vivamente impressionata : bellissimo.
Ancora non sapevo che BENZINA sarebbe stato un successo editoriale e che mentre io mi interessavo ad acquistare i diritti teatrali un altro produttore si stava contemporaneamente accaparrando l’esclusiva cinematografica. Per me quella storia nera e appassionata, profondamente moderna, possedeva tutti gli ingredienti giusti per diventare un’eccezionale pièce teatrale. Adesso bastava “solo” trovare l’autore giusto per trasformare il romanzo da narrativa in prosa.
L’incontro con DANIELE FALLERI, sceneggiatore e regista, si è rivelato sin dall’inizio stimolante.
Falleri, “folgorato” (parole sue) dalla lettura del romanzo, ha curato con entusiasmo la trasposizione teatrale e ha saputo aggiungere alla drammaticità del plot (quasi interamente imperniato intorno all’omicidio, e al successivo tentativo di occultamento del cadavere, della madre di una delle due ragazze protagoniste) un’ironia che nelle vesti eteree del fantasma della donna assassinata raggiunge momenti di irresistibile comicità.
L’ultima stesura era stata appena ultimata quando Rodolfo di Giammarco, noto critico teatrale, legge il copione e subito lo seleziona per la Rassegna Il Garofano Verde, scenari di teatro contemporaneo a tematiche omosessuali. Viene composto il cast prestando una cura attentissima alle particolarità delle interpreti (non dimentichiamo che due dei tre personaggi principali sono poco più che ventenni).
La scelta finale cade su tre attrici con una carica espressiva ed una professionalità eccezionali : CINZIA MASCOLI (“Viaggi di nozze”, “Il testimone dello sposo”), LOREDANA CANNATA (“La donna lupa”, “Ustica”), ELODIE TRECCANI (“Il verificatore”, “Commesse” – 1° e 2° serie)). Completa il cast il bravissimo ALBERTO BOGNANNI. Lo spettacolo ha avuto il suo battesimo col pubblico al Teatro Belli di Roma nello scorso mese di Giugno facendo riscontrare in ognuna delle sei repliche il tutto esaurito. Adesso, dopo un inverno di preparativi, BENZINA , che nel mese di Aprile 2002 sarà anche nelle sale cinematografiche, è pronto per far entusiasmare, tremare e ridere il grande pubblico teatrale.
La gabbia di Alberto Bassetti
- Scritto da Marcello Isidori
- Visite: 1750
La gabbia ha vinto il premio I.D.I. NEL 1995, ed è stato pubblicato da Hystrio.
Alla fine di aprile "La gabbia" sarà in scena con la produzione della compagnia "La famiglia delle ortiche" e il "Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia", per la regia di Cherif. Con Luigi Mezzanotte e Carlo Di Maio.
La storia
Un temporale sta inondando la città, un Uomo è prigioniero nel proprio ascensore, bloccato dal black out. Nella villa non rientrerà nessuno, per giorni: la sua famiglia è in vacanza, ed egli stesso era sul punto di partire per un viaggio (almeno ufficialmente) di lavoro. Madido di pioggia, armato solo di una torcia elettrica, appare inaspettatamente un Altro uomo. Dopo vari tentativi, l’Altro si rivela impossibilitato dal dare un concreto aiuto all’Uomo prigioniero. Almeno, finché non torni la luce.
Presentazione del testo:
La Gabbia nasce dall’urgenza di indagare la nostra attualità attraverso l’insicurezza e l’insoddisfazione non di un emarginato, ma di una persona apparentemente realizzata che si trova in una situazione di costrizione che potrebbe esserle fatale. Un temporale sta inondando la città, un Uomo è prigioniero nel proprio ascensore, bloccato dal black out. Nella villa non rientrerà nessuno, per giorni: la sua famiglia è in vacanza, ed egli stesso era sul punto di partire per un viaggio (almeno ufficialmente) di lavoro. Madido di pioggia, armato solo di una torcia elettrica, appare inaspettatamente un Altro uomo. Dopo vari tentativi, l’Altro si rivela impossibilitato dal dare un concreto aiuto all’Uomo prigioniero. Almeno, finché non torni la luce. Si instaura gradualmente tra i due un rapporto sottile, teso ed ambiguo: specie quando l’Altro si rivela a conoscenza di tanta parte della vita dell’Uomo. Anche la più lontana, recondita, segreta… Forse sta scoprendo queste cose semplicemente rovistandogli la casa, leggendo i suoi diari, lettere, poesie. Oppure, quelle cose, l’Altro le sapeva già… Un inquietante amalgama di dramma, ironia, sogno, illumina il mondo interiore di due uomini, così diversi, così simili…. Ma il finale, lucida invettiva sulla condizione umana ed ancor più sul vivere contemporaneo, pur chiarendo tutto dal punto di vista della logicità, lascerà aperte diverse strade. Il dubbio, che resta nell’animo di ciascuno di noi. L’idea della commedia è nata dall’incontro con un attore, Andrea Giordana, che mi ha parlato del suo problema legato alla claustrofobia. Il comune interesse per la psicoanalisi ha portato i nostri discorsi a focalizzarsi verso questa immagine dura, icastica, che già all’aprirsi del sipario ci coglie in tutta la sua drammatica quotidianità. Un percorso affascinante che ribadisce in me l’idea che il teatro debba essere la sintesi di forti e sentite esperienze personali, culturali, sociali: sempre, però, verificate dalla carnalità, dalla sintonia con l’attore e (è bene sottolinearlo) con lo spettatore.
A. Bassetti
Conversazione per passare la notte di Raffaella Battaglini
- Scritto da Administrator
- Visite: 2470
Conversazione per passare la notte ha vinto ex-aequo il Premio Idi nel 1993, e nel 1998 (nella traduzione francese) ha vinto il secondo premio al Prix Théatre Italien Contemporain. E' stato pubblicato nella collana Ricordi Teatro, e su Hystrio. E' andato in scena nella stagione 1995/96 con la regia di Federico Tiezzi (interpreti Marisa Fabbri, Magda Mercatali, Alvia Reale, Gianfranco Varetto, Rossana Piano, Gianluca Barbieri).
Di cosa parla
Dal sito www.outis.it
Due narratrici cercano puntigliosamente di ricostruire, senza approdare ad alcuna certezza, la successione degli avvenimenti (nefasti, non sappiamo se nel vissuto o nel loro subconscio) che hanno devastato un nucleo familiare borghese isolato in una villa di campagna. Sono due donne vecchissime morte da tempo. Gli indizi fanno ritenere che siano state madre e figlia, dunque di età differenti, ma nel non-luogo nel quale avviene la loro conversazione le differenze anagrafiche e i legami del sangue hanno perduto rilevanza. Sia i personaggi sia la loro storia contano meno, nel testo, di un incombente, metafisico personaggio, il Tempo, che fa scattare le trappole della memoria. Raffaella Battaglini ha in Conversazione capacità di coinvolgimento quasi immediate, ordisce la trama delle allusioni con cui le due narratrici s’aggrappano ai ricordi, trascorre dagli abbagli della memoria alle scene del racconto “autentico” e ci rinvia all’indicibile gravità degli accadimenti di cui erano lastricati gli inferni quotidiani e borghesi dell’ultimo Bunuel e, più su, alle atmosfere torbide di un Mirabeau. Ecco in questo testo, le inquietitudini deel’adulterio, l’anomala conflittualità tra madre e figlia, il libertinaggio e la malattia del capofamiglia che si concludono in monomania mistica, la presenza mitizzata di un “ladro d’amore” che sarà causa involontaria della rovina dell’integrità familiare, fino ad un delitto (ipotizzato, temuto o consumato: non lo sapremo mai) che unirà in un’inestricabile complicità le due donne.
Note dell'autore:
Quando ho iniziato a pensare a questo testo, avevo in mente già da tempo l'immagine iniziale, quella di due donne vecchissime sedute, spalle al pubblico, davanti a una finestra spalancata. In modo ancora vago, sapevo che si trattava di una madre e di una figlia. Sapevo che stavano raccontando una storia; e, soprattutto, sapevo che stavano ricordando. Da molto tempo volevo scrivere un testo sulla memoria. Ma il progetto ha preso forma soltanto quando ho capito che le due vecchie narratrici erano morte, e che la storia che stavano raccontando era la loro. In quel periodo stavo rileggendo Dante, e in qualche modo, attraverso la Divina Commedia, si è fatta strada l'idea che le mie protagoniste fossero due dannate, e che l'atto stesso del ricordare, del ricordare eternamente, fosse la loro particolare forma di dannazione. Ricordare, e dimenticare: quello che m'interessava soprattutto, nell'alternarsi delle due voci, e nella dissonanza delle versioni, era raccontarne l'ambiguità, le omissioni e le manipolazioni messe in atto dalla memoria al fine di addomesticare il ricordo, di renderlo
sopportabile. Che fossero condannate al dubbio, questo m'interessava, anche oltre la morte; e l'idea che il vissuto, benché visto "da fuori", al di là dell'esistenza stessa, continuasse a dimostrarsi inconoscibile. Ecco perché, nel testo, sono così labili i confini tra ciò che viene ricordato e ciò che è soltanto immaginato; ed ecco perché, anche, le "ricostruzioni" delle due protagoniste assumono inevitabilmente un carattere di messinscena: una messinscena del ricordo, anzi, più precisamente, una messinscena del ricordo come finzione.
Raffaella Battaglini