Recensioni
Drammaturgia contemporanea in scena
- Scritto da Angela Villa
- Visite: 1460
Renato Gabrielli, autore e docente di drammaturgia, racconta in un testo dai toni narrativi la storia di due donne, partendo dal loro legame con il padre. La storia parte da un desiderio e da un bisogno antico, il bisogno di ascoltare di narrare di inventare vite, sogni, luoghi, attraverso i personaggi. Ma la storia è una truffa... perché, per dirlo con le parole di Pessoa, ogni poeta, ogni scrittore, è un fingitore. «Il poeta è un fingitore. /Finge così completamente/ che arriva a fingere che è dolore/ il dolore che davvero sente.»
Lo spettacolo in modo surreale e ironico si trasforma in un’indagine sulla figura paterna per raccontare anche il mondo femminile, il rapporto delle donne nei confronti della vita, della fede e dell’autorità. Marta e Maria, le due figure in scena, prendono spunto dalle sorelle di Lazzaro, descritte nel Vangelo di San Luca, sono agli antipodi, una vittima, l’altra ribelle: una vede il padre come un mito, l’altra come un padrone violento. Francesca Perilli e Laura Gamucci, interpretano con buone
- Scritto da Angela Villa
- Visite: 1979
Ramón María del Valle Inclán (1866-1936) poeta, scrittore e drammaturgo spagnolo, considerato uno degli autori chiave della letteratura del Novecento, per la prima volta al Piccolo Teatro con Divinas palabras (1919), un testo caratterizzato da uno stile drammaturgico radicale, in cui il grottesco e il surreale diventano l’ispirazione per una storia crudele e visionaria, in cui la realtà viene analizzata attraverso uno specchio deformato: quello dei nostri sentimenti ciechi di fronte alla sofferenza degli altri. L’assenza di uno sguardo religioso e la lotta per recuperare in qualche modo una perdita della spiritualità rappresentano la ricerca eterna. Le parole divine sono quelle che attraversano i tempi, le parole divine sono quelle che hanno un fondamento di verità, sono quelle che l’uomo in quanto mortale non può e non sa pronunciare. “Qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat”. Attraverso un’invenzione teatrale ruvida e violenta Damiano Michieletto racconta quello
- Scritto da Maria Dolores Pesce
- Visite: 2238
Torna a Genova, nella terza intensissima e felice giornata del Festival Akropolis, l’Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards con questo nuovo lavoro di Marco Biagini che, in una sorta di ritorno al “verbo”, ripropone il teatro nella sua essenziale natura, etimologicamente pura, di “evento”.
Evento è infatti una cosa che accade e il teatro del Workcenter ancora una volta, e appunto, accade, all’interno del rito che è suo strumento sintattico, ma direi oltre, anzi prima del rito, che comunque è strutturato ad uno scopo predeterminato, come pura “espressione”.
E così ci ricorda che siamo prigionieri in una nostra logica razionalistica, impastata di continui sillogismi, che più che cercare senso all’esistere lo costruisce e ricostruisce in continuazione, cercando di imporlo al mondo e così creando squilibri e diseguaglianze che trionfano nel mito, questo sì in fondo irreale, del possesso
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
- Visite: 1996
Il Teatro Stabile di Catania, nell’ambito della stagione di prosa 2014-2015, ha proposto nei locali della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” dello Stabile etneo, la novità assoluta “L’indecenza” di Elvira Seminara, lavoro tratto dal romanzo d’esordio pluripremiato della scrittrice catanese e giornalista di costume. A dirigere l’atto unico, nell’adattamento di Rosario Castelli, docente di Letteratura italiana all’Università di Catania, è Giampiero Borgia, supportato dalle scene e costumi di Giuseppe Avallone, dalle musiche originali di Papaceccio MMC e Francesco Santalucia e dalle luci di Franco Buzzanca. In scena un apprezzato tris di attori formato da David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno. La scrittrice catanese Elvira Seminara torna, quindi, sul palcoscenico con la nuova produzione del Teatro Stabile etneo dopo la felice esperienza
- Scritto da Maria Dolores Pesce
- Visite: 1833
Melologo definisce questa sua drammaturgia Marcello Fera, violinista e direttore già noto per aver fondato e per dirigere tuttora l’ensemble di archi “Conductus”, quasi a ribaltare il consueto rapporto che vi è in scena tra musica e testo, così che quest’ultimo più che ispirare la prima ne è come generato in lunga gestazione e partorito in palcoscenico.
Una traslazione dialettica interessante che per di più sembra avere il merito di riconsegnarci, ed aiutarci così a riappropriarci di una narrazione di oltre cinquant’anni fa, figlia di un contesto intellettuale che faceva dello sguardo sugli ultimi il grimaldello per ribaltare rapporti di potere che sembravano socialmente insuperabili.
Tratto da “Autobiografie della Leggera” di Danilo Montaldi, intellettuale amico di Gian Giacomo Feltrinelli e allora ben noto negli ambienti della nuova sinistra anche per il suo passato recente (la guerra non era lontana) di rivoluzionario e resistente, è liberamente ispirato alla storia di Cicci il cui prostituirsi, frutto del degrado economico dell’ambiente in cui viene alla luce, diventa in un certo senso un percorso di auto-coscienza e, in fondo, di riscatto,
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
- Visite: 2226
Una scena essenziale, tra luci soffuse e frange di tulle bianco, per un testo profondo, scritto e portato avanti dall’autore con un approccio indubbiamente laico e che vede protagonisti alla Sala Magma di Catania quattro interpreti che, tra buio e luce, fede e smarrimento, dialogo e stare insieme, riassumono, raccontano il percorso dell’uomo davanti al mistero della vita, dall’origine al perché della morte, dal caos primordiale all’inevitabile distruzione. Stiamo parlando dell’intenso atto unico, carico di segnali, spunti e misteri, “Oratorio di resurrezione”, novità assoluta di Renato Pennisi, messo in scena, nell’ambito della stagione teatrale 2015 della Sala Magma, con la regia di Salvo Nicotra, dal Centro culturale e teatrale Magma, in collaborazione con l’associazione Terreforti e la cooperativa La terra del sole.
Costruita su un testo iniziato dall’autore negli anni Novanta ed ancora incompleto, la pièce prima di approdare in scena, ha seguito il cammino del laboratorio, portando i quattro attori protagonisti