Il dramma del mese
Ciò che non si può dire - il racconto del Cermis di Pino Loperfido
- Scritto da Administrator
- Visite: 2228
Ciò che non si può dire... non solo è stato detto per tutta la scorsa stagione teatrale ma ancora si continua a dire nella tournee di quest'anno. Vincitore del Premio Bolzano teatro nel 2001, ha vinto il Premio Chianciano per la letteratura e la televisione sempre nel 2001, la Targa Speciale Il Molinello nel 2002, il Concorso Autori Co.f.as.. Lo spettacolo, con la regia di Paolo Bonaldi e interpretato da Andrea Castelli, è stato prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano in collaborazione con Centro Servizi Culturali S. Chiara e Coordinamento Teatrale Trentino.
Le prossime date della tournee:
Gallarate (Va), Teatro delle Arti
mercoledì 12 febbraio h. 21
Bolzano: Nuovo Teatro Comunale (Teatro Studio)
venerdì 14 febbraio h. 20.30
sabato 15 febbraio h. 20.30
domenica 16 febbraio h. 16
lunedì 17 febbraio h. 20.30
martedì 18 febbraio h. 20.30
mercoledì 19 febbraio h. 20.30
giovedì 20 febbraio h. 20.30
venerdì 21 febbraio h. 20.30
Osnago (Lc), Teatro Sironi
domenica 23 febbraio h. 21
Settimo Torinese (To), Teatro Garybaldi
giovedì 27 febbraio h. 21
venerdì 28 febbraio h. 21
sabato 1 marzo h. 21
Il libro: Edizioni Curcu & Genovese - Trento
Nota dell'autore:
Eventi come quello del Cermis ti costringono a prendere posizione, a riflettere al di là di una semplice indignazione momentanea. Questo testo è il risultato di indagini, documentazioni, ma soprattutto è frutto di un’analisi profonda, di un lavoro che ho voluto compiere innanzitutto su me stesso. Un testo di indignazione civile, d’accordo, ma pure un testo “umano”, con una forte valenza ontologica. Su quella cabina superstite, c’è il manovratore, solo, ma c’è pure ognuno di noi con le sue problematiche legate all’esistenza: la paura, la delusione, il dolore, quel dolore che tutta una cultura dominante ci spinge a celare, ad esorcizzare, a spazzarlo via sotto al tappeto. “Ciò che non si può dire” offre il fianco a speculazioni feroci, si presta benissimo ad essere strumentalizzato da questa o da quell’altra parte politica. È per questo che mi rivolgo a Te, che assisti alla rappresentazione o che leggi il libro. Per dirti quello che non si può dire. E cioé che il superstite al disastro può essere ognuno di noi quando perde la speranza, quando sperimenta il male. C’hanno provato in tanti a dire che il mio libro è contro l'America. Eh, no, cari. Il crollo delle Twin Towers è stato un po' il crollo di tutti noi, lo smottamento della nostra umanità. Dall'11 settembre 2001, ogni persona che abbia un po' di sale in testa è cambiata, ha mutato il suo modo di vedere il mondo, le persone e le cose; ha riformulato e ricalcolato credenze, visioni e convinzioni. Un po' quello che accade al protagonista del mio testo. In "Ciò che non si può dire" il carnefice è l'imbecillità, quell'imbecillità che "oltre a non avere sesso e religione, non ha patria". Quello compiuto dal Prowler al Cermis è stato un atto deliberato di scelleratezza che non richiede né presuppone l'appartenenza ad una determinata nazione. Io non sono mai stato critico sulla presenza delle basi Usa in Italia e comunque non mi interessa prendere posizione sull'argomento. Quello che dovevo dire ve l’ho detto. Ricordatevelo. Anzi, fate come gli alberi della Val di Fiemme: scrivetevelo dentro. Per non dimenticarlo mai più. L’oblio è la prima, la più crudele, la più disumana delle ingiustizie. Grazie.
Pino Loperfido
Di cosa parla:
Il 3 febbraio 1998, un aereo Prowler della base militare U.S.A. di Aviano trancia di netto i cavi della funivia del Cermis; una cabina precipita nel vuoto causando la morte di tutte le venti persone che vi erano a bordo. Questa è la ricostruzione "teatrale" del disastro affidata ad un protagonista, il manovratore del vagoncino che saliva verso la stazione intermedia, che restò appeso nel vuoto per un tempo indefinito, prima che un elicottero, con una spericolata manovra, riuscisse a portarlo a terra. Il Cermis è ormai sinonimo di strage, ma è anche il paradigma della tenace volontà della gente di Cavalese di non restare schiacciata sotto un vagoncino, giallo o rosso che sia, né di essere appesa a quel filo tranciato un pomeriggio d'inverno da chi giocava a fare la guerra come davanti ad un videogame. "Ciò che non si può dire" è la riproposizione di un disastro come una tragedia portata sul proscenio da un protagonista che racconta ciò che ha vissuto. Perché non sia dimenticato.
La stampa
"Il 3 febbraio 1998 un aereo americano da guerra, in volo di addestramento, tranciò i cavi della funivia che dalla Val di Fiemme sale al Monte Cermis, provocando la morte della ventina di sciatori che in quel momento erano sospesi in cabina. L’inchiesta mostrò che l’aereo non doveva scendere così in basso nella valle, che il pilota l’aveva fatto per bravata, e mise anche in evidenza il depistaggio operato dal personale di bordo e dalla base di Aviano. La giustizia italiana fu costretta a dichiararsi incompetente, quella militare americana emise una sentenza scandalosamente mite. Sulla strada delle ‘orazioni civili’ inaugura da Marco Paolini, Pino Polerfido ricostruisce l’andamento del terribile incidente, dando voce ad superstite: il conduttore della cabina che viaggiava in senso inverso. Quel che emerge è la crudeltà, l’insensatezza, e la prevedibilità di un disastro che si poteva benissimo evitare."
Ugo Volli "La repubblica"
"Ricostruendo insieme con il regista Paolo Bonaldi il "suo" Cermis, Andrea Castelli ha lavorato sull'alternanza: comici i pochi momenti tali, al limite del grottesco. Poi tesi i momenti di passaggio, pieni i silenzi."
Eugene Galasso "Il mattino"
"Dal racconto, misto di italiano e dialetto, del manovratore superstite prende vita "Quello che non si può dire. Il racconto del Cermis" di Pino Loperfido, testo vincitore del Premio Bolzano Teatro 2001. Prodotto dallo Stabile di Bolzano, il monologo è interpretato da Andrea Castelli per la regia di Paolo Bonaldi. Da vedere."
Claudia Cannella "Corriere della sera"
«Ciò che non si può dire», perché la stupidità e l'ingiustizia, talvolta tagliano la parola in bocca, Pino Loperfido trentenne scrittore trentino, l'ha detto con un racconto onesto e disperato, premiato col Bolzano teatro 2000, sulla tragedia del Cermìs. Marco Bernardi ha fatto mettere in scena il testo dallo Stabile di Bolzano affidando la regia a Paolo Bonaldi e l'interpretazione ad Andrea Castelli, attore popolare in Alto Adige ma non conosciuto come meriterebbe altrove (al Litta fino al 24). Con questo lavoro di impegno civile e sofferta partecipazione, ben rispondente ai doveri di repertorio di un teatro pubblico (…) .Nella versione teatrale chi racconta è il manovratore superstite dell'altra cabina, sfiorata dall'aereo della morte: espediente che - in un intreccio "alla Paolini" fra cronaca puntigliosa della sciagura e testimonianze e ricordi dei valligiani (assurda coincidenza: nel '76 c'era già stata una disgrazia analoga) - dà spessore drammaturgico e accenti di verità al monologo. Tanto più efficace è il testo - che nella sua fatale determinazione non può non ricordare "Il ponte di Saint Louis Rey" di Thornton Wilder - in quanto non indugia, se non per denunciare lo scandalo della quasi impunità dei colpevoli, in un antiamericanesimo di maniera. Odio, sì, dice il superstite della tragedia, ma per l'incoscienza di chi stracciò i piani di volo abbandonandosi ad acrobazie omicide: "Non ce l'ho con l'America, ce l'ho con l'imbecillità!". Perché "quei morti (i cui nomi, in uno stillicidio funebre di note, compaiono alla fine su uno schermo) restano morti". Il testo trova l'interprete ideale in Andrea Castelli, attore - orchestra che dà il colore di una varia umanità al suo personaggio, ne fa un montanaro semplice e giusto che parla, straziato, a nome della sua valle oltraggiata e delle vittime.
Ugo Ronfani "Il giorno"
Ma «quel pezzo di cielo rimasto vuoto sopra Cavalese» diventa anche una finestra nella quale cogliere una forte invocazione spirituale che passa attraverso il comprensibile giorno dell'ira per approdare alla speranza dell'aldilà.
Diego Andreatta "Avvenire"
«Pino Loperfido, con il suo “Ciò che non si può dire”, trova una forma lirica e, nello stesso tempo, puntuale e precisa, per raccontare una recente tragedia, una di quelle tragedie italiane che non sono fatalità, ma colpa. In controtendenza rispetto alla sua generazione, Loperfido dimostra che l’impegno non è morto e può non andare a discapito della ricerca formale.»
Sergio Zavoli presidente della giuria Premio Chianciano 2001.
Territori di Paola Ponti
- Scritto da Administrator
- Visite: 1354
Territori presentato in "promo" nell'ambito della manifestazione Parola al Teatro il 10 gennaio 2003 al Teatro Furio Camillo di Roma, sarà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 28 gennaio al 9 febbraio con Paolo Zuccari, Carmen Giardina, Alberto Bognanni, Ana Valeria Dini e Lorenzo Gioielli. Scene e costumi di Claudia Cosenza, assistente alla regia Valeria Bevilacqua.
Regia di Lorenzo Gioielli.
Una nota dell'autrice:
Ci sono due storie che si incrociano e cioè una storia d'amore e una politica.
Il modo di lavorare è stato molto importante perchè io sono stata a tutte le prove per un lavoro di riscrittura sugli attori fianco a fianco con il regista.
Addirittura, l'ultima scena l'abbiamo cancellata perché abbiamo deciso di scriverla insieme.
Decideranno in qualche modo i personaggi stessi, della loro sorte.
Paola Ponti
Di cosa parla:
E' la giornata di preparazione del confronto televisivo dei due leader prima delle elezioni. La particolarità è che i discorsi vengono scritti di comune accordo tra i due schieramenti. Tutto andrebbe liscio se non fosse che il consigliere del leader di destra decide che è il momento di cambiare vita e scappare da tutta quella finzione e manda in onda i due politici senza che loro lo sappiano.
Leggi
Un altro uomo di Giancarlo Loffarelli
- Scritto da Administrator
- Visite: 1173
Un altro uomo, è vincitore del XXVIII Premio Fondi La Pastora (2002).
Verbale della Giuria del XXVIII Premio Fondi La Pastora:
Uno scaltro uomo politico è preso in trappola dalla sua amante, una dottoressa, in accordo con l'amante della moglie del politico, i quali temono di perdere gli oggetti dei propri desideri. Infatti nei due coniugi si fa di nuovo strada la reciproca attenzione, di un ritorno di fiamma. La trappola per irretire il politico è una falsa cartella clinica, risalente ai tempi della sua venuta al mondo, che diagnosticava, al momento in cui fosse giunto alla maturità d'uomo, uno sdoppiamento della personalità, una sorta di mutazione genetica della psiche. In sintesi: la fine dell' "animale" politico, prossimo a cambiare pelle per diventare forse un poeta, un artista. La decisione di dimettersi da assessore all'urbanistica scombussola i piani degli amanti che non si aspettavano la reazione omicida del fidanzato della figlia, il quale poneva tutte le sue speranze nell'approvazione di un progetto. La morte violenta del politico diventa per lo sviluppo drammatico il punto nodale dell'azione, che si srotola in sequenze che scandiscono, in flashback, la natura dei singoli personaggi e il ruolo che essi hanno avuto nella vicenda. Il flusso dialogico è bene equilibrato, come lo sono anche i dialoghi più corposi, che non prendono, come accade di questi tempi, la dimensione del monologo.
Di cosa parla:
Un importante politico ha riunito nella sua bella villa toscana, per il week end dei morti, amici e parenti per annunciare la decisione di dimettersi. Poco dopo aver dato la notizia, viene ucciso. Attraverso una ricostruzione per flashback, vengono ricomposti, come un mosaico, i pezzi di vita accaduti nella villa nei giorni del week end. Con la struttura apparente del giallo, il testo riflette sulla capacità data alle parole di modificare la vita delle persone.
Trincea di signore di Silvia Calamai
- Scritto da Administrator
- Visite: 3582
Trincea di Signore, vincitore sezione under 32 del Premio Battipaglia 2002 e segnalato al Premio Calcante dello stesso anno, si prepara a nuovi appuntamenti. Il primo il 24 novembre, quando Marisa Fabbri e Franca Nuti entraranno nei panni di Gervasia e Ortensia; il secondo nel marzo 2003, quando i due personaggi parleranno con la voce di Lucia Poli e Marcella Ermini (già in scena nei primi studi con Renata Palminiello): una vera e propria staffetta di interpreti che lasceranno tracce nette del loro lavoro e daranno prospettive e nuove angolazioni all’architettura del testo”
Autrici a Confronto XI edizione, Festival Nazionale sulla Drammaturgia Contemporanea delle Donne, Compagnia Laboratorio Nove e Teatro della Limonaia
Studi a cura di Barbara Nativi. Con Marisa Fabbri e Franca Nuti (24 novembre 2002) con Marcella Ermini e Lucia Poli (marzo 2003)
musiche originali Marco Baraldi
canta Francesca Messina
aiuto regia Sandra Garuglieri
Premio Battipaglia Magna Graecia II ed. 2002 - Sezione Under 32 Testo vincitore: Trincea di Signore. Cronache da un assedio di Silvia Calamai.
Commedia centrata sulla condizione degli anziani, sul loro rapporto quotidiano con la TV, rivela le singolari qualità di scrittura dell’autrice. È un’opera essenziale, incisiva, esente dal minimalismo oggi di moda, che scava nella psicologia delle due protagoniste con una scaltrezza teatrale e con una maturità di pensiero inconsuete nella giovane drammaturgia.
Giuria: Giovanni Antonucci (presidente), Giuseppe Pelloni, Massimo Pedroni, Mico Galdieri, Antonio Calenda.
Calcante 2002 (SIAD)
Segnalato: Trincea di Signore. Cronache da un assedio di Silvia Calamai
Con Trincea di Signore. Cronache da un assedio l’autrice Silvia Calamai ha scritto una pièce degna di segnalazione per la capacità di imbastire un dialogo serrato allusivo, linguisticamente credibile per la dimensione scenica. Due settantenni, amiche e rivali assieme, s’incontrano e si scontrano, evocando atmosfere pinteriane, ‘assediate’ da uno spazio claustrofobico pieno zeppo di mobilia; dagli annunci della radio; da distonie, lapsus e impacci mentali; da catastrofi imminenti; dalle malattie e dalla morte; da se stesse; mentre, tra silenzi, slanci sentimentali, voglia di vivere, ‘al di fuori’ tutto sembra scorrere tranquillo, in una Italia proiettata verso “un’estate meravigliosa”.
Giuria: Gennaro Aceto, Maricla Boggio, Luigi M. Musati, Claudia Poggiani, Ubaldo Soddu, Giorgio Taffon, Mario Verdone.
Il testo è stato pubblicato su Hystrio con questa presentazione da parte dell'autrice.
Dietro Trincea di Signore. Cronache da un assedio, sullo sfondo, in sordina, ci sono anni di interviste e di colloqui con persone anziane, delle più varie tipologie - quei soggetti che i dialettologi e i fonetisti definiscono con l’etichetta di ‘informatori’, ‘locutori’, ‘soggetti’. Da questa (auto)educazione all’ascolto nascono alcune delle mie pagine scientifiche e tutti i miei testi letterari.
Trincea di Signore si presenta come una storia apparentemente casalinga. Ortensia e Gervasia sono chiuse in casa, a spiare dalla finestra una città che sembra alluvionata, ascoltando notiziari, raccontandosi telenovele, litigando su episodi ambigui del passato, parlando di improbabili allegre fughe in canotto. Ma questo loro conversare non è la chiave unica di un testo dai tratti popolari e divertenti: il mondo abitato dalle due donne appare desolatamente vuoto, le voci della radio e le romantiche storie viste e ardentemente vissute davanti alla televisione sono gli unici parziali contatti con l’esterno, i frammenti di vita descritti appaiono contraddittori e distorti: sembra che Ortensia sia salita da Gervasia perché ha finito il latte, oppure l’olio, oppure il caffè, sembra che Ortensia non possa tornare giù al suo appartamento, sembra che la cupola stessa e il campanile si dissolvano e scompaiano in lontananza. Il mondo là fuori sono soltanto rumori e qualche luce, e fa un po’ paura: i ricordi del passato e le chiacchiere del presente non riescono ad addomesticarlo. Ci entra in casa e ci parla, con lunghi e strani silenzi, mentre la pioggia fuori continua a cadere. ll testo avrà una prima verifica in mise en espace nel giugno 2002, al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, sarà poi presente in altri appuntamenti (a fine luglio in estiva e in ottobre al Festival sulla drammaturgia contemporanea delle donne Autrici a Confronto, sempre a Firenze), nell'ambito di un progetto a cura di Barbara Nativi in collaborazione con il Teatro delle Donne-Centro Nazionale di Drammaturgia delle Donne e la Compagnia Laboratorio Nove. Si alterneranno nella lettura alcune delle più note attrici nazionali.
Silvia Calamai
Mises en espace:
21giugno 2002 Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino, con Marcella Ermini e Renata Palminiello
30 luglio.2002 Teatro all’aperto di Villa Strozzi, Firenze, con Marcella Ermini e Renata Palminiello (Rassegna Streghe e Madonne)
Leggi