Data pubblicazione
29-02-2012 01:00:00
Tarantella
Roberto Russo
“Tarantella” è un atto unico grottesco, surreale e, in molti tratti, comico per due personaggi. La comicità non è soltanto “di situazione”, ma di linguaggio. I due personaggi, il Generale Manam, e il Soldato 94635, usano un linguaggio che viene articolato su tre livelli: c’è il classico linguaggio militaresco “tipo Full Metal Jacket”, c’è il linguaggio piatto, a tratti fintamente cortese ed insidioso, del picolo – medio borghese, e c’è lo slang iper giovanilistico basato su espressioni idiomatiche molto precise (tipo: Maserio, A mostro, Sclerale, Pariare etc..) il tutto però senza far perdere i connotati ai personaggi che restano due militari alla fine di una battaglia. La situazione è assolutamente grottesca: il Generale Manam osserva soddisfatto la piana nella quale si è appena conclusa la battaglia. Le sue truppe hanno vinto e Manam attende sulla collinetta i suoi soldati per poter celebrare il Trionfo che passerà alla Storia e per essere, ovviamente, celebrato quale invitto stratega. Purtroppo sulla piana aleggia la nebbia e, pur essendo certa la vittoria, ancora la truppa non si distingue con precisione. Manam diventa nervoso, chiama il proprio attendente che, però, non gli risponde. Comincia a temere che le cose non siano andate esattamente così come aveva pensato e sperato fino a quel momento ma ecco che, finalmente, vede sventolare, avvicinandosi, la bandiera del proprio reggimento. Giunge sulla collinetta un solo soldato, lacero, ma impettito, il Soldato numero di matricola 94635 che, a causa delle violente esplosioni non ricorda il proprio nome. La sorpresa sta nel fatto che quel soldato è l’UNICO soldato superstite per entrambi gli eserciti. Insomma: hanno vinto ma sono rimasti in vita solo il Generale ed il Soldato. In ogni caso Manam ci tiene affinché venga celebrato il Trionfo ma nel momento in cui egli si attribuisce la Gloria Imperitura per la grande Vittoria, ecco che il Soldato 94635, lo contesta. Il ragionamento del Soldato è semplice: se abbiamo vinto, e siamo rimasti in due persone fisiche, è giusto che la Gloria si divida Fifty-fifty. Manam trova la cosa inconcepibile e da questo contrasto su “A chi debba spettare la Gloria”, si giunge ad un vero scontro fino al finale a sorpresa… Oltre alla evidente satira sul militarismo, il testo pone una domanda che deriva dalla summa della situazione e dei linguaggi utilizzati e cioè: è l’identificazione in gruppo a creare un linguaggio-segno, oppure avviene il contrario? La risposta è che il linguaggio a creare il gruppo, la massa e, nello stesso tempo, quella retorica di massa che conduce dritto dritto alla massificazione. A questo conformismo., che non sarà solo di linguaggio, ma anche di comportamenti, non sfugge nessuno..nè giovani, né vecchi..E in questo calderone si ritrovano tutti: borghesi e alternativi, reazionari e rivoluzionari. E ognuno di questi gruppi è convinto di aver tracciato una strada verso la libertà ma, in realtà, sin dal linguaggio massificato, sin dall’appartenenza originaria, ogni libertà e ogni personalità viene smarrita o sacrificata. Il nucleo del lavoro sta nella consapevolezza di quanto sia difficile, davvero, dire cose rivoluzionarie nella sostanza e nella forma. In Manam e nel Soldato, e nei variegati idiomi utilizzati, c’è l’amarissima impersonificazione dello stereotipo che, nello stesso momento nel quale testimonia una netta e orgogliosa appartenenza, chiude ogni forma di vera comunicazione.
dramma
italiano
2009
1
Da 31 a 60 minuti
2
2
0
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no
si