Il 28 Febbraio del 1884, la corte di Cassazione di Torino emette la sentenza 185 8134 su di un caso che sin dal suo instaurarsi in I grado, e poi in Appello, aveva suscitato non poco scalpore. Il fatto si può così riassumere: un anno prima Luigi De Barbieri e Antonio Marchese, due giovani omosessuali, erano stati processati e condannati per atti contro natura (segnatamente: sodomia) sulla base di una denuncia presentata da un cliente dell’albergo nel quale anche i due erano ospiti. La particolarità del fatto risiedeva nella circostanza che il denunciante aveva solo “sentito” e non “visto” ciò che era avvenuto nella camera di De Barbieri. Il processo, lungi dal riguardare il solo caso specifico, coinvolse lo stesso concetto di privacy e di libertà personale, risolvendosi in una vera condanna sociale di ogni forma d’amore non “produttiva” sia etero che omosessuale.
La piece ripropone, oggi, tre personaggi che diedero vita a quella vicenda: il De Barbieri, il Consigliere di Cassazione Parini e la cameriera, testimone del fatto, ma in un’ottica non semplicemente ricostruttiva, bensì con finalità proiettate ai giorni nostri e con il coinvolgimento del pubblico che avrà la funzione di giuria popolare. Il nocciolo della questione sta nello stabilire se esiste, se è concepibile, una visione sociale o anti sociale dell’Amore tale da essere contrapposto alle finalità dei Poteri di ogni epoca, alla loro Costruzione di un Ordine Costituito che, in quanto tale, non può tollerare azioni o comportamenti giudicati sterili. Ne deriva, anche sulla base di ricerche storiche effettuate, che, troppo spesso, dietro il velario di comodo costituito da leggi, morali o dettami religiosi, si cela il volto dell’Autoritarismo e della sua pretesa di controllare ed indirizzare la vita di noi tutti in nome di un preteso “peccato sessuale” che si traduce, in realtà, in una laicissima induzione alla Produttività.