Data pubblicazione
02-01-2002 01:00:00
Divagazioni labirinti e naufragi di Sancio errante
Massimo Bavastro
Il testo propone una delle possibili risposte alla domanda: chi sarebbero, e come e dove, ai giorni nostri, Sancio e Chisciotte? Qui li troviamo come due paria che fanno avanti e indietro fra casa e C.I.M, che sanno a memoria nomi e dosi delle medicine, che a forza di sentirli parlare, gli psichiatri, saprebbero ormai tenere una conferenza piena di parole difficili. Sancio e Chisciotte si incontrano e si seducono l'un l'altro: perch prendono a condividere un'utopia: la fantasia magica che il mondo reale non sia quello suggerito dagli psichiatri, il mondo intravisto attraverso quelle lenti "fabbricate" dagli psicofarmaci, che stendono una patina che pialla le asperit, maschera gli spettri, crea principi di causalit laddove non che caos. La loro eroica ribellione proprio questa: la scelta di rivolgersi al mondo secondo uno sguardo autonomo, non conformisticamente orientato da medicine e psichiatri. Rifiutare la terapia significa accettare che gli spettri si materializzino; e allora imbracciare le armi e ammazzarli fino all'ultimo: per liberarsene una volta per tutte. Cavalieri erranti, eccoli a lottare, nell'arco di ventiquattr'ore, con gli incubi di tutta una vita. A fare i conti con i fantasmi liberati, per i dedali oscuri di una citt, Genova, che nella sua buia labirintica geografia, riproduce in scala il labirinto della loro mente. Nella loro erranza cercano di sedurre le "dame" di un ballo (o esse sono solo una materializzazione della loro fantasia?), si raccontano, tentano di adottarsi reciprocamente come padre e figlio, pregano Dio e bestemmiano. In una sorta di via crucis che si interromper davanti al mare: per loro limite invalicabile, emblema dello scacco.
commedia
italiano
1998
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Da 31 a 60 minuti
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Premio fondazione cassa di risparmio di rimini (Riccione teatro 1999)
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