Data pubblicazione
20-07-2005 02:00:00
Il monologo mi prolifera
Giovanni Caputo
E' un monologo in due atti, il primo pi astratto, il secondo pi concreto. Il protagonista ripercorre la sua "storia", ma la rimuove per metonimie e la occulta in metafore. Ha il delirio di auto-generarsi, come l'Attore che racchiude in s tutti i personaggi, come il blocco di pietra ogni statua. A voler essere concreti e a costo di apparire crudeli, la storia di un figlio rifiutato, di un tentativo di aborto, di un figlio trasformato in escremento, di un figlio stuprato: ora quel (non-) figlio (non-) parla. L'Attore recita bendato e il testo inizia, come un accecamento esistenziale, con la vestizione della benda, che pu essere solo simbolica e l'Attore manterr uno sguardo vuoto, ma che per questo non ne risulter meno espressivo. Rester in tale stato fino alla conclusione del secondo atto, allorch strappa la benda e (non-)vede. L'Attore non agisce con uno specchio di fronte in cui veda s stesso, n lo spettatore gli fa da specchio. come se vedesse (non-)se stesso in una cornice vuota o in un (non-)specchio opaco. La tecnica di recitazione una auto-suggestione indotta dalla deprivazione sensoriale, la benda o il vuoto, e dal disorientamento spaziale che ne consegue.
dramma
italiano
2005
2
Da 61 a 90 minuti
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