Reduci da quattro anni di repliche di “Assuntina e Amedeo”, Cesare Belsito e Franca Abategiovanni si cimentano in un’altra commedia dell’autore napoletano Manlio
Santanelli, “L’aberrazione delle stelle fisse”, ancora una volta nei panni di una coppia di fratelli, che intessono un rapporto ambiguo e al limite della morbosità. Ma i due hanno in quest’occasione un peso in più sulle spalle: un mistero da risolvere, un cielo stellato sopra la testa. Sotto questo cielo, che Antonino e Priscilla, tali i loro nomi, intravedono da una finestra della propria casa, si sono nel tempo succeduti fatti strani e non ancora spiegati.
Antonino è scomparso per un mese senza dare notizie alla sorella disperata e affranta. “Cosa ha fatto in quei trenta giorni?” La stessa domanda assilla Priscilla quanto Antonino. Fratello e sorella non ammettono che l’uno nasconda qualcosa all’altra. Non accettano un’eventuale relazione affettiva o sessuale con altre persone.
Litigano per voler continuamente fare la pace. Ecco che il rapporto fra i due diventa morboso e perverso, basato sull’esclusione di qualsiasi altra entità, di qualsivoglia germe dall’esterno. Come i germi e i microbi che Priscilla continuamente combatte a colpi di alcool e acqua ossigenata.
Antonino e Priscilla hanno modi diversi di reagire alla situazione che li attanaglia. Il primo finge di voler partire, finge di licenziarsi dal lavoro di impiegato sottomesso e umiliato, finge di convivere con una donna. La seconda invece non vela i suoi impulsi scandalosi e malati e trattiene il fratello con le comodità e le abitudini cui lo ha sempre abituato in quei quaranta anni di convivenza, o quattrocentottanta mesi, semiforzata.
Il pubblico è incuriosito al punto giusto e cerca, come in ogni giallo che si rispetti, di arrivare alla verità, anzi alle verità. Cosa è accaduto in quella frazione di tempo (un quattrocentottantesimo, come sottolinea Antonino…) ai due fratelli?
La realtà sarà molto più triste delle tante illazioni, ipotesi, menzogne che durante le due ore di spettacolo vengono fuori. I sospetti, le fantasie il mistero si risolveranno in una storia di ordinaria follia in cui l’assurdo si concilia con il tragico.
Priscilla e Antonino, quasi novelli Hamm e Clov, tra una canzone di De André e una di Capossela, si torturano amorevolmente per giungere alla più completa infelicità. Ma lo fanno con la simpatia e la verve dei napoletani Cesare Belsito e Franca Abategiovanni, col loro accento marcato, in un dialetto che si esprime più con i volti che con le parole.
Una regia allegra e spensierata, quella di Riccardo De Luca, che del testo privilegia il lato comico «perché i momenti drammatici e poetici siano più forti».
Al Teatro de’ Servi fino al 6 febbraio 2005
L’aberrazione delle stelle fisse
di Manlio Santanelli
regia di Riccardo De Luca
con Franca Abategiovanni, Cesare Belsito, Crystal White e Carlo Ragone
scene Massimilano Mereu
costumi Teresa Acone
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