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Le Cose da pazzi di Salemme
di Maurizio Giordano
Risate, personaggi incredibili ed a volte troppo esagerati nelle loro caratterizzazioni e gestualità, situazioni sospese tra comicità e giallo sociale, cast all’altezza della situazione, scenografia elegante e ben congegnata. Sono questi gli ingredienti ben assortiti della commedia in due atti, scritta, diretta ed interpretata da Vincenzo Salemme, “Cose da pazzi”, ovvero “Lo strano caso di Felice C.”, scritta e rappresentata nel 1990 dopo il crollo del muro di Berlino, evento che rappresentò la fine di un sogno per molte persone. La pièce, in scena al “Verga” di Catania, nell’ambito della stagione di prosa dello “Stabile” etneo e contemporaneamente anche sul grande schermo, è una esilarante commedia sui valori, al centro della quale c’è Felice C., un uomo disperato per il crollo delle idee in cui aveva creduto e che lo avevano guidato per gran parte della vita. Felice C. si sente come un portatore di handicap morale e fa allo Stato la richiesta di pensione d’invalidità civile. Ecco che entra in causa Giuseppe Cocuzza, l’integerrimo funzionario Inps che nega la pensione d'invalidità morale al quarantenne handicappato ideologico, in crisi d'astinenza dopo il crollo del Comunismo. Il funzionario in questione, anni dopo, si ritrova confuso nel ricevere mensilmente dei bigliettoni da 500 euro in anonimi pacchetti postali. Alle prese con una buffa famiglia, il funzionario non osa spendere i soldi, ma nemmeno li restituisce al mittente, nonostante sospetti una provenienza malavitosa. Poi un giorno, proprio a casa sua, iniziano le visite di insoliti personaggi e si arriva ad un finale comico-amaro. Sulle scorrevoli e luminose scene di Alessandro Chiti, i costumi di Giusi Giustino e le musiche di Antonio Boccia, lo spettacolo, prodotto da “Diana Or.I.S. - Chi è di scena!”, nei due atti, regala tante risate, complici le interpretazioni a ruota di libera della scatenata coppia Vincenzo Salemme (nei panni di Felice C. e di altri stravaganti personaggi) e di Maurizio Casagrande nel ruolo del confuso funzionario Inps. All’altezza della citata e brillante coppia il resto del cast: Biancamaria Lelli (la decisa moglie di Cocuzza), Teresa Del Vecchio (la svampita sorella del funzionario), Domenico Aria (l’allampanato nipote), Ernesto Lama (l’arzillo nonno di Felice C.), Roberta Formilli (la sculettante badante ucraina), Luana Pantaleo (la moderna figlia di Cocuzza). Primo tempo esilarante e che si regge sulle, a volte eccessive, caratterizzazioni dei personaggi di Salemme: il postino balbuziente, il nevrotico e aggressivo ispettore dell'Inps, l'improbabile suora. Il secondo tempo, invece, svela l’arcano della vicenda, il motivo delle delusioni di Felice C. e le origini dei bigliettoni che riceve per posta il funzionario Cocuzza. Salemme nella sua commedia gioca con i vecchi meccanismi del teatro, sulla scia della grande commedia napoletana dei De Filippo con accenti originali, con personaggi a volte troppo trascinati nei loro tic e nel loro linguaggio, mettendo dentro l'integralismo ideologico, politico e religioso, l’impegno morale ed intellettuale, i vuoti di comunicazione del nostro tempo che danno spazio alla retorica ed al richiamo del denaro a tutti i costi. Alla fine applausi reiterati ed a scena aperta per autore ed interpreti.