Fiorenzo Fiorito, attore ed autore catanese, ha proposto a Catania, presso Scenario Pubblico, nell’ambito del Festival Cultania, la pièce “Evoluzioni dell’Angelo”, una sorta di monologo-riflessione dello stesso Fiorito, per la produzione di Cratere Centrale. Il video, l’ideazione, la realizzazione ed il montaggio sono di Carlo Lo Giudice, la regia è dello stesso Fiorito. La pièce si apre con un video che ricorda frammenti di passato, frammenti di vita, di un compleanno e poi tra una sedia, dei fogli di carta sparsi a terra e delle piume di ali d’angelo che cadono dall’alto e nello stesso punto, si materializza il protagonista, Fiorenzo Fiorito, che inizia a chiedersi: “Ma com’è ca si inniivu? (Ma com’è che è andato via?) riferendosi ad Angelo Dell’Angelo.
Il protagonista dello spettacolo, in circa 60’, esterna il pensiero dell’autore, si sbizzarrisce in una serie di riflessioni che viaggiano sul binario dell’in-contro, in un faccia a faccia con se stesso, carico di immagini, di parole, di pensieri, che alimentano e demoliscono montagne di stupidità, tra “essere e non essere”.
E nel soliloquio di Fiorenzo Fiorito si insinuano opere di riferimento quali L’Angelo Necessario di M. Cacciari, sull’angelologia; Elegie Duinesi di R.M. Rilke ed altri scritti e autori che lo aiutano, in scena, a tracciare una storia comune, la possibilità di mostrare la libertà che ognuno dovrebbe riconoscersi e rispettare in ciascun in-contro, ciascuna relazione. Fiorenzo Fiorito, aiutato dalla sua mimica, dalla sua presenza scenica, racconta ad un attento uditorio, mentre si accumulano le piume delle ali d’angelo sulla scena, la storia di una partenza non avvenuta, ma possibile, racconta di Angelo Dell’Angelo, muratore che sapeva osservare, sapeva capire, che lasciava morire qualcosa di se, affinché altro rinasca.
L’ambito in cui si muove Angelo Dell’Angelo è la strada, è il suo entrare e uscire dalla sua immagine in carne e ossa dall’immagine dei ricordi nei ricordi, è il suo pensiero che si realizza in vita, che si realizza in un viaggio senza una partenza geografica, ma fatta di morti continue, di altrettante rinascite.
Nello spettacolo si avverte una inquietudine potente e desiderata, da canalizzare verso il cambiamento, si avverte la responsabilità di un uomo di fronte e dentro gli accadimenti della propria vita, fatta di santità e dissolutezza, di rettitudine e devianza, di una umanità costruita tra il silenzio e l’urlo, che solo un Canto libero dai capestri partitocratrici e clericali, può costruire.
Il disegno luci è di Salvo Gennuso, le registrazioni voce e gli arrangiamenti musicali sono di Giancarlo Trimarchi, l’impianto scenico di Fiorenzo Fiorito, le musiche di Glenn Gould.
Pièce dai mille spunti interessanti, che aprono le porte a tante riflessioni e che ha raccolto i consensi del pubblico presente in sala.
“E’ la storia di un essere umano comune e meraviglioso – spiega lo stesso autore Fiorenzo Fiorito - che invoca ed evoca la possibilità di mostrarsi, di di-mostrare niente, mostrare sì, semplicemente: la meschinità dei propri limiti, la personalità dei propri mezzi, la grandezza di questi mezzi che usano i propri limiti. Un percorso possibile tra l’Essere spettatore-osservatore e l’Essere spettatore – gestore gestante di eventi e della propria esistenza. Tra la bellezza della testimonianza senza azione modificatrice, propria dell’Angelo, bello perché bello e terribile nella sua astensione-impossibilità d’intervento alcuno sulle faccende umane, e la bellezza dell’uomo, in quanto artefice delle sue gioie e delle sue miserie”.
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