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Intervista a Salvatore Zinna
di Maurizio Giordano
Prosegue a Catania la programmazione del Festival Cultania, organizzato dall’assessorato comunale alla Cultura, nell’ambito del progetto complessivo “Centro Multimediale del Parco Archeologico” (Por Sicilia 2000 – 2006 - PIT 35 “Catania Città Metropolitana”). Il Festival si sta segnalando, attraverso una serie di proposte alternative e molto apprezzate, soprattutto dai giovani, come autentico contenitore vivo, pulsante, di performances contemporanee. La prima parte del Festival -“Anteprima Fest” si è svolta dal 24 Novembre allo scorso 29 Aprile e sono stati rappresentati 7 spettacoli in 21 giorni, caratterizzati da una eccezionale qualità che è stata apprezzata dal numeroso pubblico che ha affollato i diversi spazi nei quali hanno avuto luogo le rappresentazioni, Scenario Pubblico, Centro Zo, Piccolo Teatro di Catania. In una delle tante serate del Festival abbiamo incontrato uno degli artefici della kermesse, il direttore artistico Salvatore Zinna, attore ed autore catanese che ci ha parlato della programmazione e degli obiettivi della manifestazione. “Obiettivo del Festival - spiega il direttore artistico Salvatore Zinna - è quello di descrivere e far conoscere il patrimonio storico monumentale e culturale della città di Catania attraverso un percorso sperimentale fatto di eventi, iniziative multimediali e servizi specializzati. Sicuramente la formula che, sotto il tema “Multimedialità, arte e cultura”, alterna in calendario compagnie esterne, che rappresentano le più attuali tendenze della creazione contemporanea Europea, confrontandole con progetti, dinamiche e professionalità presenti nella nuova realtà artistica locale”.

Come è stato strutturato il Festival?

“Ho programmato una kermesse di eventi declinata su quattro direttive: a) prestigiose produzioni e ospitalità di artisti e gruppi internazionali rappresentativi delle migliori tendenze innovative del panorama della scena e della musica contemporanea; b) una selezione delle più influenti e riconosciute performance delle formazioni italiane che hanno caratterizzato la cultura delle live arts nazionale degli ultimi anni; c) promozione e valorizzazione delle compagnie e degli artisti indipendenti rivelativi della notevolissima attività di produzione culturale contemporanea che si realizza in Sicilia e nella città di Catania in particolare; d) workshop”. 

Qual è il filo conduttore della rassegna e degli spettacoli?

“Gli spettacoli in programma hanno tutti un filo conduttore che riporta al tema del progetto. Da un lato sono caratterizzati dall’utilizzo per la scena delle nuove tecnologie multimediali, dall’altro sono interdisciplinari, fondendosi spesso nello stesso evento teatro, musica, video, grafica, design”. 

Quali saranno i prossimi appuntamenti del Festival?

“Il Festival procederà a luglio con Alvin Curran, geniale compositore performer americano di punta che si occupa di elettronica dal vivo, di improvvisazione con suoni concreti e suoni artificiali, di composizione in senso stretto per organici vari, acustici e misti (cioè acustici e con elettronica). Per il Cultania Festival creerà “Conversazioni Geologiche”, una composizione/dialogo con i suoni naturali del vulcano Etna da far eseguire in quota a circa 200 musicisti volontari. Dal 13 fino al 29 ottobre, quasi con cadenza giornaliera, il Cultania Festival proporrà “Super Faust” dei romani Margine Operativo; “Radical Change_As a Little Phoenix” nuovo progetto plurale del gruppo di Parma Lenz_Rifrazioni; “Lampedusa è uno spiffero”, scritto e diretto da Fabio Monti, prodotto dal teatro EmmeA e dal Teatro di Buti; “Madre e Assassina” dei bolognesi Teatrino Clandestino, spettacolo dedicato al mito di Medea, traslato alla dimensione della cronaca; “Van Gogh, il suicidato della società”, studio e messa in scena da Antonin Artaud, per la regia di Salvo Gennuso che crea un linguaggio scenico nuovo che fa un uso sinergico e non puramente installativo di musiche, video ed animazioni”. “Altre proposte saranno poi “Femina sapiens/voce umile e perenne”, performance multimediale ideata da Daniela Orlando in scena con Arianna e Lucilla Scalia e Omar Sek, accompagnata sapientemente da Marina Borgo alle percussioni; “Mari”, drammaturgia, ideazione e regia di Tino Caspanello, prodotto dalla compagnia Pubblico Incanto; “Il Ragazzo Criminale” del gruppo forlivese Masque, ispirato a Genet e Fassbinder; “Non si vive nemmeno una volta”, creazione del glorioso sodalizio tra la regista cinematografica Angiola Janigro e la performer attrice Maria Piera Regoli; “Numero zero/improvvisation”, affascinante viaggio nei territori del suono, del corpo e dell’anima. In scena con violoncello e danza gli artisti siciliani Giovanni Sollima e Roberto Zappalà; La compagnia di danza contemporanea norvegese Wee Company, con la performance “Hey dude, let’s stick around a bit longer this time” ed in chiusura Konik THTR (Barcellona)), compagnia interdisciplinare spagnola di ricerca tecnologica nelle arti, con lo spettacolo NOVI_D, - Opera interattiva per danza e Voce”.

Quali sono, secondo te, i limiti e le potenzialità della Catania teatrale?

“Partiamo dai limiti, che sono evidenti. Nessuna compagnia indipendente o comunque privata è in grado di proporre i propri spettacoli in circuitazioni nazionali o internazionali. Nessuna compagnia indipendente o privata è in grado di garantire per più di qualche giorno all’anno i requisiti minimi di trattamento professionale agli eventuali, assolutamente atipici e precari scritturati. Solo due o tre compagnie private in città ricevono finanziamenti provenienti dal FUS (Fondo Unico dello Spettacolo); qualcuno prima o poi dovrà occuparsi di fare il paragone con una qualunque delle città medio piccole della Toscana e dell’Emilia Romagna. In tutta la regione Sicilia credo che siano soltanto tredici i gruppi finanziati dal Ministero dei Beni Culturali; anche in questo caso sarà il caso di fare un confronto numerico con una qualsiasi delle regioni del centro nord. Ma non si tratta soltanto di questo. La Sicilia da dieci anni a questa parte ha espresso la drammaturgia contemporanea più premiata in Italia e tutto ciò è avvenuto nel più assoluto disinteresse delle istituzioni teatrali, culturali e più genericamente territoriali dell’isola. Qualcuno, dopo dieci anni di “emergenza” (in Italia ogni tanto qualcuno si prende la briga di stilare le graduatorie degli “emergenti”) viene inserito in qualità di “mostro sacro” nei cartelloni del “nuovo teatro” che poi è il teatro “normale” che si fa dalle altre parti d’Italia: torno all’esempio di Emma Dante solo perché mi sembra quello più emblematico e noto. Catania io l’ho sempre interpretata come un città vocata all’innovazione, dovrebbe farne la propria bandiera, il proprio genius loci, ma si ostina a rappresentarsi tradizionalista, lamentosa che per me equivale a dire incapace di riagganciarsi a una vera tradizione per l’interpretazione dell’oggi”.

Come giudichi, al momento, la Catania culturale…

“Ritengo che per qualche verso l’offerta culturale della città si sia ampliata. La presenza di cartelloni come Etnafest o Nuovo Teatro dello Stabile abbiano garantito ospitalità importanti a Catania. Questo ha fatto sì che il sistema culturale nel suo complesso ne traesse beneficio. E’ sull’aspetto di una crescita complessiva di sistema che secondo me istituzioni ed operatori dovrebbero concentrare l’attenzione. Per esempio ci sarebbe da iniettare energie a sostegno delle produzioni indipendenti che poi costituiscono il tessuto fondamentale di ogni sistema culturale maturo. “Gesti” e “Altre Scene”, diretti da Guglielmo Ferro e Zo, per parte privata e il “Festival Cultania” per parte pubblica che ho avuto l’onore di curare, secondo me, hanno rappresentato un valore aggiunto importante per l’offerta culturale complessiva catanese, contribuendo alla formazione di nuovi pubblici e dando spazio, contesto ed evidenza al prodotto culturale interno della città”.

Il tuo percorso verso la drammaturgia…

“Io, fin dall’inizio degli anni Ottanta, mentre ero ancora a scuola (INDA), ho cominciato a immaginare di essere autore delle mie performance. Nell’85, insieme al mio amico giornalista Walter Rizzo, ho scritto una sceneggiatura per un film che eravamo riusciti a vendere alla Rai a Palermo: si trattava di un film su un film che non si sarebbe mai riusciti a produrre sulle indagini assurde che la magistratura catanese stava svolgendo appena dopo l’omicidio Fava. Un film sul pantano emotivo di una città allo sbando che poi avrei raccontato 16 anni dopo in “Ballata per San Berillo”. Potrei dire che il mio avvicinamento alla scrittura è avvenuto per rispondere al disagio di uno iato tra la “professione” del teatro e il bisogno di una comunicazione forte, con un pubblico preciso, al quale hai una precisa voglia di rivolgerti. Facendo teatro da scritturati, spesso, si corre il rischio di partecipare a dignitosissime generiche messe in scena dedicate a un pubblico generico con cui bisogna avere un approccio moderato senza arrecare troppo disturbo. Per quanto riguarda la formazione ho seguito un po’ da esterno diversi laboratori come quello del CTM, Circuito Teatro Musica a Roma o quello dello sceneggiatore americano Robert Mc Kee. Sono diventato, nel tempo, un appassionato di strutture, nel cinema come in teatro. Gli ultimi anni sono stato a studiare, appunto, il paradigma di Syd Field e il “viaggio dell’eroe” (da Joseph Campbell “L’eroe dai mille volti”) nella versione di Christopher Vogler che tratta della struttura del mito nella narrativa e nel cinema”.

La tua più grande soddisfazione, i tuoi prossimi impegni ed un tuo sogno nel cassetto.

“La mia soddisfazione è in ogni replica ben riuscita in cui mi è sembrato che il miracolo fosse avvenuto, in cui ho avuto l’impressione che quell’incontro al buio con il pubblico sia stato intimo e libero. “Doppio Legame” e “Ballata per San Berillo” (che ho condiviso come concept e messa in scena con il mio amico regista Elio Gimbo) sono stati gli spettacoli in cui questa sorta di estasi si è manifestata più volte. In occasione delle repliche di “Ballata..” a Catania, ho visto crescere la presenza del pubblico in maniera esponenziale. So per certo che molti spettatori sono tornati a vedere lo spettacolo quattro o cinque volte. Credo di potermi ritenere molto fortunato e soddisfatto. Poi ci sono i riconoscimenti, i premi, le menzioni alle opere teatrali e cinematografiche. Il mio sogno spero che stia per uscire dal cassetto, infatti a seguito della menzione speciale al premio Alberto Sordi della sceneggiatura “Il Pane delle Sirene” sull’incresciosa vicenda della distruzione del paese Marina di Melilli per far spazio al Polo Petrolchimico di Augusta, Melilli e Priolo (al cui interno è contenuto l’episodio “Crimini Ordinari” che ha ottenuto la menzione speciale al Pescara Corto Script) il produttore Gianluca Arcopinto ha deciso di produrre il film di cui farò anche la regia. Il soggetto tratta dell’amara vicenda dell’evacuazione e dello sventramento del paese di Marina di Melilli per far spazio al polo petrolchimico di Augusta e della resistenza delle ultime famiglie decise ad ogni costo a rimanere nelle loro case. La baia degli dei doveva essere trasformata, con un decreto dal nome programmatico e sinistro, “tabula rasa”, in uno dei luoghi più inquinati d’Europa: morìe di pesci, bambini malformati, tassi elevatissimi di mortalità per tumore”.

SALVATORE ZINNA
Salvatore Zinna, attore e autore di teatro, nato a Catania, debutta con La Fura del Baus e Irene Papas nello spettacolo “Las Troyanas” di Euripide, cura diverse regie tra le quali “Sulla donna” di Vitaliano Brancati, “Nella città d’inferno” di Dacia Maraini. Come autore teatrale ha scritto “Distrazioni Forzate”, “Doppio Legame”, “Dolcino”, “Miti Giardini”, “Risvegli”, “I Viaggiatori del Paradiso”, “Il Ratto di Proserpina”, “La Notte di Prospero”, “Cantata del Pastore che vide nascere Gesù”, “Ballata per San Berillo”, “L’oro dei Napoli”, “Guerrin Meschino ovvero La leggenda dei pupari erranti”. Per il cinema ha scritto: “Filming” e “Ballata per San Berillo”, tra i vincitori del Premio Solinas - Scrivere per il cinema 2003.