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Depero e il teatro musicale
di Daniela Pandolfi
Fa parte delle iniziative che l’Auditorium di Roma riserva al Natale, la piccola esposizione dedicata a Fortunato Depero a cura di Daniela Fonti e Claudia Terenzi e allestita, in forma di rassegna da camera, nell’apposito spazio artistico. A ben guardare un piccolo gioiello. Come nella consuetudine di Musica per Roma, che ha già proposto, con analogo gusto ricercato e lieve, le rassegne su Severini e Prampolini, caratterizzate da una insospettata presenza di inediti. E come le precedenti, questa mostra rientra nel più largo progetto di commemorazione del centenario del Futurismo, che andrà a completarsi nel 2009: in coincidenza, appunto, con quel 20 febbraio che vide, nella Parigi di un secolo fa, il 1° Manifesto Futurista pubblicato su le Figaro. Anche tra le opere esposte in questa rassegna figurano disegni inediti, gentilmente concessi dal Mart di Rovereto, mentre sono ancora oggetto di ricerca. Il Museo possiede, infatti, questi più recenti reperti in comodato, ma è invece depositario ufficiale della vasta raccolta che lo stesso Depero, trentino d’origine e lungamente residente in quei luoghi, ha lasciato alla Città…. Il fatto che gli inediti provengano dalla cosiddetta “collezione Clavel” rende testimonianza dell’intenso rapporto artistico e intellettuale che intercorse a partire dal 1917 tra Depero e il poeta svizzero: singolare figura di dandy appassionato di studi esoterici e di storia egizia, dotato di corporatura esile e disarmonica, destinata a influenzare l’estro creativo del pittore. Fu proprio la fisicità ingobbita di quest’uomo a ispirare certe immagini ricorrenti nella produzione bozzettistica successiva di Depero, in certo modo solennemente statica o al contrario nervosamente disarticolata: come per affinità con la marionetta e nello steso tempo con le gibbose posture dei dignitari egizi che popolavano il background dello studioso. L’incontro fra i due era avvenuto mentre il pittore era impegnato a disegnare i bozzetti commissionatigli da Diaghilev per il famoso balletto Le Chant du Rossignol, musicato da Stravinskij e mai rappresentato, nonostante gli esiti sfolgoranti del lavoro di Depero .. A favorire quell’incontro presso lo studio romano di Depero, che impressionò enormemente Clavel, fu Michail Semenoff, scrittore e intellettuale russo fuoruscito per ragioni politiche, amico di Gide e Papini e grande intermediario culturale tra il suo Paese e l’Europa, in particolare per quanto concerne il Futurismo. Per Gilbert Clavel, con il quale visse per un certo tempo a Capri insieme alla moglie Rosetta, Depero curò inizialmente le illustrazioni per la stampa del racconto “Un istituto per suicidi”. Lo studio delle carte concernenti questo progetto ha consentito di chiarire un preciso punto di vista teorico che investirà la produzione successiva (1918) dei Balli Plastici, frutto della collaborazione tra i due: al centro della ricerca filosofica di Clavel ed espressiva di Depero c’è la perdita del centro della figura umana, la dissoluzione (si direbbe dell’io) e non l’aspetto distruttivo della morte: tant’è che nel racconto di Clavel il protagonista decide sì di togliersi la vita, ma sperimentando entusiasticamente ben tre tipologie di decesso: “per ebbrezza alcolica, per voluttà carnale e per pantopom in dosatura specialissima”. E Depero, durante il soggiorno caprese, si cimenta a sua volta nella scrittura del testo “Suicidi e omicidi acrobatici”, in evidente riferimento al poeta amico: si tratta di brevi atti unici nei quali mentre si vanno configurando, in particolare, la scelta della marionetta meccanica al posto dell’attore e la riflessione sul legame che unisce i diversi linguaggi artistici, prendono corpo i personaggi che saranno i protagonisti, nell’aprile 1915, delle cinque azioni musicali che compongono i Balli Plastici in scena presso il Teatro dei Piccoli a Palazzo Odescalchi: L’uomo dai baffi, (in evidenti sembianze marinettiane, con musiche di Gerald Tyrwhitt, pseudonimo di Lora Bernes, all’epoca ambasciatore inglese a Roma); I Selvaggi, musicato da Malipiero; Danzatori selvaggi, su disegni a china di una singolare commistione tra danzatore e gobbo, con musiche di Casella, Ombre e L’orso azzurro musicati da Béla Bartòk. Presenti in mostra alcuni di questi disegni, insieme a bozzetti per costumi e scenografie, alle marionette e ai particolari di scene realizzate, oltre ad alcuni celebri dipinti che hanno una precisa relazione con il teatro.

Auditorium di Roma
AUDITORIUMARTE
11 dicembre 2007 – 31 gennaio 2008