9 novembre 1944

di

Lara Mengozzi

Dorina – una contadina di circa trent’anni
Maria – una contadina di circa vent’anni (sua cognata)
James – un soldato inglese
Albert – un soldato tedesco
Dario – il fascista fratello di Maria e cognato di Dorina

La scena si svolge in Romagna il giorno della Liberazione di Forlì.
Infuria la seconda mondiale. Piovono bombe. Dorina è una contadina con due bambini da allevare, sola perché il marito è partito per la guerra; vive insieme alla cognata Maria. Dorina è una donna semplice, che accetta la vita come viene, sempre pronta a sacrificarsi per altri, e rispettosa delle regole che le sono state insegnate. Maria è invece una ragazza ribelle e ha uno spiccato senso critico sia nei confronti della istituzione famiglia che della istituzione Stato. Un pomeriggio, durante la ritirata dei tedeschi dalle campagne, Dorina e Maria si rifugiano nella stalla per evitare abusi da parte del nemico. Albert è un ragazzo giovanissimo, militare tedesco, in fuga dal nemico. Anch’egli si rifugia nella stalla, e qui incontra le due donne, ma proprio mentre i tre stanno facendo conoscenza, superando la diffidenza iniziale, entra in scena James, un soldato inglese, che racconta loro che i tedeschi hanno appena sterminato un’intera famiglia uccidendoli e buttandoli nel pozzo. Sono i fratelli di Dorina. Dal racconto la donna capisce che si sta parlando di loro e si avventa sul tedesco col desiderio di sfogare la rabbia e la disperazione. Ma Albert non capisce nulla di quello che sta accadendo. Non parla italiano, ma racconta a sua volta la sua verità: la vita misera nella campagne della Germania, il desiderio far risorgere la Patria e di vivere meglio, la grande illusione del nazismo. Tutte giustificazioni inutili di fronte alla brutalità della guerra, ma che restituiscono al tedesco l’immagine di un uomo come tanti del suo tempo. Grazie all’intervento di James che conosce molto bene le lingue straniere perché è un appassionato esperto di letteratura italiana e tedesca, il racconto di Albert può essere inteso anche dalle due donne.
Dorina, dopo un primo momento di rabbia capisce che la vendetta non gli restituirebbe i suoi fratelli. Albert sconterà la sua pena vivendo, perché c’è un ordine superiore che mette pace tra le cose degli uomini. Maria non condivide la scelta di Dorina. Lei che ha rotto ogni legame anche con suo fratello Dario, in quanto fascista, lei che sta con i partigiani, non vede chiaroscuri, non ha dubbi sulle responsabilità della guerra, della miseria e di ogni sorta di disperazione.
Ma l’arrivo di Dario, e la pacata decisione di Dorina di non farsi giustizia uccidendo Albert, la spingeranno a crescere e a riconoscere la complessità degli eventi e dei sentimenti che determinano la vita degli uomini.

La scena si svolge nella stalla adiacente la casa di Dorina e Maria. In primo piano l’interno di una stalla con le balle di fieno e di paglia, e i vani dove dovrebbero stazionare le mucche ai due lati. Sul fondo la porta della stalla si apre su di un cortile nel quale si nota un filo per stendere i panni teso tra due alberi, oltre che arnesi per il lavoro dei campi.
Dorina e Maria stanno stendendo i panni e cantano una canzone tipica del periodo.(“O mamma mi ci vuole un fidanzato”)

Tra parentesi in “carattere misura 9” la traduzione in italiano delle battute in tedesco.

Dorina – (allegra) Dai qua Maria. Tira sti lenzuoli che vengono belli stirati.
Maria – Tiro tiro … (ride) non sono mica un mulo. Tu c’hai una forza Dorina! 
Dorina – Ma quale forza! Magari!
Maria – L’ha sempre detto la mia povera mamma: la Dorina è bravissima.
Dorina – La tua mamma è sempre stata troppo buona con me.
Maria – E tu con lei. L’hai accudita fin sul letto di morte.
Dorina – Ho fatto solo il mio dovere.
Maria – E il mio babbo, con quel caratteraccio che aveva? L’hai sempre servito come un re.
Dorina – Non devi parlar male del tuo povero babbo.
Maria – No no … a parte che voleva sempre aver ragione, altrimenti eran botte.
Dorina – Una figlia deve sempre ubbidire ai suoi genitori.
Maria – Lo vedi come sei brava? Valà che mio fratello non se la meritava proprio una brava donna come te.
Dorina – Ma cosa dici? Tira dai che abbiamo finito e possiamo andare a …
Maria – Ma sì, mio fratello è proprio come il babbo: un egoista.
Dorina – Non parlar male di lui, è mio marito, ed è troppo lontano …
Maria – Appunto! E dov’è? Perché non è qui a casa con noi? Con te che c’hai due figli suoi da tirar su, e uno in arrivo?
Dorina – Lo sai che è partito per il fronte.
Maria – E venuto a casa sei mesi l’anno scorso e subito t’ha lasciato un altro figlio.
Dorina – Ma io sono contenta così. E’ una benedizione.
Maria – Sei contenta che se n’è andato di nuovo?
Dorina – No, ma cosa dici? Ma non si poteva fare diversamente, l’hanno richiamato in Africa.
Maria – E lui doveva disertare, doveva nascondersi in campagna come hanno fatto in tanti.
Dorina – Smettila di fare questi discorsi.
Maria – Invece di partire e di lasciarci qui da sole, due povere donne con due bambini, in mezzo a tutti questi pericoli.
Dorina – Anche se siamo solo dei poveri contadini, lui nella Patria ci ha sempre creduto.
Maria – Bella Patria. Hai visto dove ci ha portato la vostra Patria?
Dorina – Non dire così. (raccoglie la cesta dei panni) Dai andiamo dentro a preparare, che tra poco arrivano a casa i bambini.
Maria – Perché continui a difenderlo? A te non ti piace la guerra…
Dorina – No. Ma hanno detto che bisogna andare.
Maria – Anche la fede t’hanno tolto per la Patria, e tu ancora ti fidi loro?!
Dorina – Ho dovuto dare la fede per la Patria, è vero, mi è dispiaciuto, ma ho pensato che poteva servire per salvare al vita a qualche povero soldato, come mio marito, che magari è là disperso in un fosso, o sta combattendo con un fucile in mano… Che lui non è neanche mai andato a caccia, e a casa gli animali del cortile li devo ammazzare io perché gli fa impressione. O magari l’hanno già che bell’e ammazzato e l’hanno buttato giù in un buco profondo nero nero … 
Maria – Su dai, adesso non cominciare a fantasticare.
Dorina – Io prego che l’abbiano preso prigioniero, sì, ecco io prego per quello tutte le sere, perché so che se l’hanno preso gli inglesi di sicuro non gli faranno troppo male. Io li ho visti, loro sono molto gentili, sono i più gentili di tutti. Sono educati, anche, non come tutti gli altri che invece quando entrano in casa fanno tutti i padroni. Ma gli inglesi no, a dire la verità anche gli indiani, ma di indiani ce n’è molto pochi. 
Maria – Cos’è questo amore per gli inglesi, scusa? Io preferisco i nostri partigiani.
Dorina – Sì, certo, vanno bene anche quelli. C’è il figlio di Nello, Tonino, che si è arruolato nei partigiani, te lo ricordi? Quel bel ragazzo che veniva a scuola con te?
Maria – Lo so, lo so.
Dorina – Ah, lo sapevi già?
Si ode il suono di una granata
Maria – Oh no, Dorina! Ecco che ricomincia!
Dorina – Ancora il bombardamento!
Maria – Santa Maria, non dicevano che la guerra è quasi finita?
Dorina – Ne dicono tante!
Maria – Forza, scappiamo prima che ce ne caschi una testa!
Dorina – Corri corri, che io arrivo. 
Maria – Ma che cosa fai con quei panni?
Dorina – Li ritiro, sono gli ultimi lenzuoli che ho ….
Maria – Ma lascia stare, vuoi restarci secca?
Escono di corsa. Rumore di granate e di bombardamenti. Urla di uomini. Dorina e Maria rientrano di corsa e si rifugiano nella stalla.
Dorina – Maria, cosa t’è venuto in testa di nascondersi nella stalla? Se ci casca una bomba sopra, con tutta questa paglia facciamo l’arrosto.
Maria – Lì hai visti anche tu, no? 
Dorina – Lì ho visti sì.
Maria – E allora non c’è altra soluzione.
Dorina – Ma chi ti dice ….?
Maria – Senti Dorina io c’ho paura di quelli lì.
Dorina – E io non voglio andare a fuoco.
Maria – Preferisco bruciare che …
Dorina – Ma dai, non dire così!
Maria – Non dire così? Dorina, non ti ricordi più di quella volta che …
Dorina – Mi ricordo, certo che mi ricordo.
Maria – E allora io ti dico che preferisco bruciare.
Dorina – Ho una fifa …
Maria – Una volta qui nella stalla ci si poteva nascondere bene sotto le mucche, ma adesso che le mucche se le sono tutte portate via dove ci mettiamo? (cerca un nascondiglio nei vani della stalla e tra le balle di paglia)
Dorina – E pensare che dicevano che la guerra è quasi finita. Ma le bombe continuano a cadere. E quei tedescacci continuano a buttarci per aria la casa.
Maria – Prendono su tutto quello che respira 
Dorina – E quello che non possono prenderlo lo fanno andare a male. 
Maria – Lo guastano…
Dorina – Uccidono le bestie, rubano le tovaglie…
Maria – E prendono le donne.
Dorina - Ehi, ma dove ti metti?
Maria – Vieni, nascondiamoci dietro quei sacchi di fieno.
Dorina – Ma quando arrivano i bambini io devo tornare in casa …
Maria – E’ ancora presto, ancora non arrivano. Mancano due ore. 
Dorina – E magari con ste bombe che cadono Don Bruno se li è tenuti al riparo in canonica.
Maria – Sicuro. Comunque aspettiamo qui un po’ nascoste, vedrai che quei ladroni se ne vanno presto, non c’è più niente da prendere su.
Dorina – Lo so, ma è quello che mi fa paura. Quando non trovano niente diventano più cattivi.
Maria – Si stanno ritirando, hanno fretta di andarsene.
Dorina – All’inizio non erano così cattivi. Alcuni passavano, chiedevano un pezzo di pane, un po’ di latte. I bambini si divertivano. Qualche volta abbiamo anche ballato. E’ successo qualcosa che li ha fatti cambiare.
Maria – Era prima dell’armistizio.
Dorina – Io non ci capisco niente di politica.
Maria – Beh, ma non la senti la radio? Lo sai che Mussolini è caduto, no?
Dorina – Sì, ma …
Maria – E i nostri amici tedeschi sono diventati nemici.
Dorina – Dopo hanno cominciato a passare tutti: americani, inglesi, partigiani, persino indiani! Una volta è venuto uno con un turbante in testa! Che ridere! Non la smettevo più ridere. I bambini anche. Poi venne anche uno che suonava uno strumento piccolo con la bocca, una bella musica. Abbiamo fatto una festa, ti ricordi Maria? 
Maria – Mi ricordo sì, che bello! (mima una danza e riproduce con la voce la musica dell’armonica). 
Dorina – Eh, i giovani, hanno sempre voglia di divertirsi.
Maria – Magari, Dorina! Con questa guerra, chi può pensare a divertirsi? L’ultima festa vera a cui sono stata c’era ancora Mussolini, ed io ero troppo piccola per ballare. 
Dorina – Fu nel fienile di Lega?
Maria – Proprio lì. C’era Mario, lo zio di Tonio, con la fisarmonica.
Dorina - Giuseppe con la chitarra, e Fausto col violino. Fausto è morto poveretto, l’ha preso una granata mentre tornava dal campo. Quanto abbiamo ballato! Allora sembrava che la guerra dovesse durare poco, e tuo fratello era ancora a casa e mi diceva: “Vedrai sposa che non parto mica, sono un po’ zoppo, quelli come me non sono buoni per la guerra”. E invece s’è fatto buono anche lui.
Maria – Quanto avete ballato! Per me non c’è stato niente da fare. “Sei ancora troppo piccola.” Mi diceva il babbo. A me mi ballavano i piedi sotto la sedia, avevo l’argento vivo addosso, ma non potevo alzarmi. Che robe! Vallo a sapere che poi per cinque anni di ballare non se ne parlava più, col cavolo che ci stavo su quella sedia!
Dorina – Valà che sei ancora in tempo a ballare! Vedrai appena finisce questa guerra come ti vai a divertire!
Maria – Ma! Ho tanto paura che quando finisce la guerra di uomini buoni a ballare e … al resto non ce ne saranno più.
Dorina – Ma cosa dici? S’è mai sentite delle cose del genere!
Maria – E’ vero. Sono partiti tutti per il fronte, e quelli che son restati sono andati tra i partigiani, e chissà che fine faranno.
Dorina – Beh, e che fine devono fare?
Maria – Che fine? Di morire ammazzati, come minimo. 
Dorina – Ma va là! Che discorsi mi tocca sentire. Ce n’è anche un bel po’ che si son nascosti nei buchi, sotto terra. Vedrai che uno per te ci rimane! 
Maria – Si son nascosti per non partire, perché a questa guerra non ci credevano, ma gli altri li cercano, e se li trovano …
Dorina – Ma no che non li trovano.
Maria – La fai facile tu.
Dorina – Facile? 
Maria – Come fai a restare così calma mentre ci portano via la vita?
Dorina – Calma? Ci sono delle notti che non posso dormire dalla paura, e tu mi dici calma? Solo perché non urlo? Sai quanto vorrei urlare, e piangere! Ma non lo faccio per non spaventare i bambini. Loro devono pensare che è quasi tutto normale, e che la loro vita non è stata sconvolta da questa brutta guerra. Loro non la devono provare questa angoscia che mi prende, che non mi fa respirare, che è come se uno ti mette un pugno qui nello stomaco e spinge, spinge…. 
Maria - Vabbè, ho capito che stai male anche tu, ma non fai niente per aiutare i nostri.
Dorina – E cosa devo fare? Sono solo una donna. La mattina mi alzo e preparo un po’ di caffè di cicoria, e un po’ pane con il lardo. Orami è finito anche quello, dopo qualcosa mi inventerò. Il grande ogni tanto mi chiede del suo babbo e io gli dico che mi arrivano dei biglietti da Don Bruno dove dice che sta bene e che torna presto, ma il piccolo invece non chiede mai. Credo che il suo babbo se l’è proprio dimenticato. 
Maria – Lo sai che ci sono delle donne che fanno le staffette per i partigiani…
Dorina – Lo so. 
Maria – Una volta ho pensato che … ci voglio andare anch’io.
Dorina – Anche tu! Vuoi andartene anche tu? Ti vuoi mettere con quelli? Lo sai che sparano, che se non stai alle regole ti fucilano, come gli altri?
Maria – Non sono come gli altri. Loro ci vogliono liberare. Delle volte penso che sei diventata una fascista anche te.
Dorina – Ma va là! Solo perché ti dico di stare attenta? Che quella non è la compagnia giusta per te. Che è gente pericolosa.
Maria – Non posso più stare qui ad aspettare.
Dorina - Non dobbiamo perdere la speranza che tutto questo finirà.
Maria – La speranza non mi basta.
Dorina – Basta! Non voglio più sentire questi discorsi. Il tuo babbo è morto, la tua mamma pure, i tuoi fratelli sono partiti …
Maria – Qualcuno è anche partigiano, lo sai?
Dorina – Sì, Gustavo.
Maria –Mi ha scritto un biglietto. Ce l’ho sotto il cuscino.
Dorina – Sotto il cuscino? E se ti scoprono?
Maria – Macché!
Dorina – Senti, io comunque non ce l’ho con loro perché sono rimasti mentre il mio Berto è partito, anche per loro, ma lasciamo stare…
Maria – Per loro?
Dorina – Sì, ma lasciamo stare.
Maria – E’ meglio che non ti ci metti in certi discorsi con me Dorina.
Dorina – E perché? C’ho qualcosa da temere io da te?
Maria – Non si può sentire che una donna va contro il popolo …
Dorina – Io vado contro il popolo?
Maria – Certo. Perché no?
Dorina – No di certo.
Maria – Perché, non è andare contro dire che quelli sono dei disertori, dei traditori …?
Dorina – Ti ho detto che non li condanno se sono restati a casa piuttosto…
Maria – Piuttosto che? Piuttosto che servire il padrone? 
Dorina – Piuttosto che fare il loro dovere.
Maria – E dagli con sto dovere! Sono rimasti per resistere. Sono rimasti anche per noi e per quegli altri che si son fatti convincere a partire. Si son scavati delle fosse sottoterra che neanche morta tu ci staresti! Lo fanno anche per te di nascondersi tra le montagne, sotto la neve, con le scarpe rotte e i geloni ai piedi, e niente da mangiare….
Dorina – Noi gliel’abbiamo sempre dato da mangiare. Tutto quello che avevamo io gliel’ho sempre dato.
Maria - Ma nessuno è mai rimasto a dormire. Gli davamo un po’ da mangiare, ma niente dormire.
Dorina – Lo sai perché. 
Maria – No.
Dorina – Il tuo babbo non voleva perché se ti trovano con uno di quelli in casa fanno fuori tutta la famiglia.
Maria – Io non sono mai stata d’accordo. Per me i partigiani bisognava aiutarli di più, ma il babbo ha sempre voluto comandare.
Dorina – Lui proteggeva la sua famiglia. 
Maria – Alla fine ci ha lasciato sole anche lui, però.
Dorina – Alla morte non c’è rimedio.
Maria – Infatti. Per questo io li ho sempre difendesi i nostri partigiani…
Dorina – Cosa vuoi che ti dica? Hai fatto bene. Quando Berto è partito le cose erano diverse…
Maria – Si è sempre saputo che era tutto sbagliato.
Dorina – No. Non è vero. Noi non lo sapevamo. Noi ci credevamo. Tuo fratello ci credeva, e così è partito. Ma poi si sentono delle cose …
Maria – Vi hanno preso in giro.
Dorina - Perché te no?
Maria – Io non c’ho mai creduto. 
Dorina – Brava. Vuol dire che sei molto più intelligente di tutti noi.
Maria – E una volta io un partigiano l’ho anche nascosto.
Dorina – No! 
Maria – Mm (annuendo)
Dorina – E’ vero? Quando? Come? Se ti scoprivano…
Maria – Chi? Il babbo o la milizia? Che poi è quasi la stesa cosa.
Dorina – (le dà uno schiaffo) Scusa. Ma il tuo babbo non è mai stato fascista. Credeva nello Stato, ma non è mai stato fascista.
Maria – Lo so. 
Dorina – Aveva solo paura per noi. 
Maria – Non ho mai capito perché l’amavi tanto.
Dorina – Perché è sempre stato buono con me. Mi ha accolto come una figlia quando mi sono sposata. I miei non mi hanno dato una gran dote, ma lui mi ha voluto bene lo stesso.
Maria – Non l’ho fatto per fargli un dispetto.
Dorina – Che?
Maria – La storia del partigiano….
Dorina – Ho capito. Era Tonino?
Maria – Come fai a saperlo?
Rumore di passi
Dorina – Sccc. Giù. Ecco che arrivano.
Maria – Voglio vedere. (comincia a ridere) 
Dorina – Cosa c’hai da ridere adesso?
Maria – Niente, mi è venuto in mente il babbo …
Dorina – E ti fa ridere?
Maria – Mi fa ridere che lui, l’uomo tutto d’un pezzo, non ha potuto impedire ai suoi figli di diventare uno un partigiano e uno un fascista.
Dorina – Ti burli di lui ora che non c’è più. Vergogna.
Maria – Mi prendo la mia rivincita. Però quanto gli è stata bene a Dario quella pedata nel culo che gli ha dato il babbo! Lui che credeva di sapere sempre tutto, lui, quel prepotente, solo perché era il più grande, che si faceva bello nella sua divisa, tutto fiero della sua camicia nera… patapam! Una botta nel culo che secondo me gli è rimasto il segno a vita. Lì il babbo è stato proprio bravo. E a seguire una bella serie di schiaffoni che gli ha fatto una faccia rossa così. E poi “Fuori da casa mia finché avrai quella divisa! Un fascista non metterà mai piede in casa mia!” Gliele ha proprio cantate. Non l’ho più visto.
Dorina – E’ sempre tuo fratello.
Maria – No che non lo è. Quel fratello io non ce l’ho più. Io sono come il babbo, non mi piego.
Dorina – L’ho visto l’altro giorno, mi ha dato un litro di latte e un pezzo di lardo …
Maria – Cosa? Ti sei fatta corrompere?
Dorina – Abbiamo fame.
Maria – La fame piuttosto….
Dorina – Mi ha chiesto di te.
Maria – E allora? Che vuole?
Dorina – Ti saluta.
Maria – Per me è morto, finché non cambia idea.
Dorina – Anche se fosse … non te lo direbbe mai. 
Maria – Macché, lui cambiare…. E’ peggio del babbo. 
Dorina – Forse anche per orgoglio. 
Maria – La gente muore, e lui pensa all’orgoglio? Te lo dico io cos’ha nel cervello, le mosche. All’inizio si poteva capire, andar dietro a Mussolini sembrava una gran cosa, per tanti, ma dopo … con la guerra e tutte le cose che si sanno…
Dorina - Io lo conosco da un pezzo e lo so che non è cattivo. 
Maria – Allora non deve stare con quelli lì.
Dorina – Ha sempre avuto paura di non arrivare primo, non so, ha sempre avuto paura di sfigurare, di non essere considerato.
Maria – E’ un caprone.
Dorina – Il tuo babbo non gli ha mai dato fiducia, chissà poi perché.
Maria – Perché? E’ facile saperlo. Lui l’aveva capito da subito che quello è scemo. Mettersi con i fascisti! E’ capace che c’è stato per fargli un dispetto, guarda, o per mettersi la camicia nera, che lui una camicia nuova, stirata, lucida così non l’aveva mai vista.
Dorina – Io però me lo voglio ricordare quando ancora non ce l’aveva addosso quella brutta camicia, che hai proprio ragione, ne hanno fatte troppe di porcherie quei fascisti… ma lui no, lui sono sicura che non c’entra con quelle storie che si sentono dire.
Maria – Se tu avessi ragione!
Dorina – Me lo voglio ricordare quando arrivò al nostro matrimonio con il carretto tutto addobbato per la festa, che l’addobbo l’aveva fatto fare alla sua morosa apposta, proprio bello, pieno di nastri e di fiori di giglio. E s’era fatto prestare la cavalla da Muritena, quello che stava in fondo alla strada, qui sotto … che aveva una cavalla bianca, dolce, bella… e per l’occasione l’avevano strigliata che sembrata la cavalla della Regina e ci avevano anche messo un fiocco in testa. Una meraviglia. E lui seduto come cocchiere, col un vestito che era stato del tuo babbo, blu, tutto rimesso a nuovo, e la gelatina in testa. Stava proprio bene.
Maria – Sì, beh, altri tempi…
Dorina – Capisci Maria lui ci fece sto regalo, così, col cuore, e io me lo ricorderò per sempre.
Maria – Ma ora tuo marito è in guerra, noi moriamo di fame e, lui s’ingrassa alla tavola del Duce.
Si odono altri passi più vicini
Dorina – Zitta, zitta, che stavolta ci sono veramente…. Cosa fai con quel forcale?
Maria – Se mi prendono, giuro che stavolta mi difendo.
Dorina – Cosa credi di fare? E’ troppo pericoloso.
Maria – Stavolta preferisco morire piuttosto che…
Entra Albert trafelato. Si guarda intorno, perlustra sommariamente il luogo. Guarda fuori. E’ in fuga e sta cercando un riparo. A sua volta si nasconde sotto un mucchio di paglia al lato opposto della stalla rispetto alla due donne. Silenzio. Poi Albert comincia a cantare sommessamente “Lili Marleen”, come una ninna nanna e si addormenta. Maria sbircia dal suo nascondiglio e ne esce furtivamente armata di forcale.
Dorina – Dove vai? Maria! Fermati per l’amor del cielo. Lasciamolo dormire che poi se ne va!
Maria – Adesso lo ammazzo.
Dorina – Cosa? 
Maria – E poi porto la sua testa ai partigiani. Così sapranno che donna sono!
Dorina – Non lo fare! (Dorina si precipita fuori e afferra Maria da dietro impedendole di avanzare)
Maria – Lasciami stare, Dorina, non sono affari tuoi quel che faccio!
Dorina – Non lo puoi fare. No! E’ un uomo. Non ti ha fatto niente.
Maria – Niente? E tu questo lo chiami niente? La guerra la chiami niente?
Dorina – Smettila, cosa c’entra? 
Maria – Lasciami!
Dorina – Dorme! 
Maria – Perché non uccidono loro nel sonno? Non lo fanno?
Dorina – Se continui lo svegli! Che ne sarà di noi?
Maria – Più niente, non c’è più niente da fare per noi.
Albert si muove e sembra stia per svegliarsi
Dorina – Che ne sarà dei miei figli? (Dorina riesce a trascinare Maria a terra)
Albert – (svegliandosi di soprassalto e afferrando la pistola che tiene nella fondina) Was? (Che?) 
Maria – E’ finita.
Dorina – No! Senti soldato, noi non ti volevamo fare niente di male! Hai capito?
Albert – Was? Nein? Dann warum hält sie das Ding da? (Eh? A no? E perché lei tiene quello in mano?)
Dorina – Scusa! Scusa! Ma vedi ora lo mette via. Ecco, ora non ce l’ha più. (getta il forcone lontano).
Albert – Besser so. Aber bleibt wo ihr seid (Meglio così. Ma restate dove vi trovate).
Dorina – Sì. Ecco, è tutto finito. Noi stiamo ferme qui. Non ci muoviamo.
Albert – Ihr habt mich erschrocken. Ich dachte, es waren sie.(Accidenti che paura mi avete fatto. Pensavo che fossero loro).
Dorina – Adesso calmati anche tu però, te l’ho detto non c’è più nessun pericolo.
Maria – Perché gli parli? Tanto non capisce niente di quello che dici.
Dorina – Cerco di calmarlo. Ha una pistola.
Maria – Lo so. Se mi lasciavi fare, ci pensavo io a quello lì, e adesso era davvero tutto finito…
Albert – Worüber quatscht ihr? Haltet den Mund. Schluss! Ich wollte einfach schlafen, verdammt euch. Ich schlafe nicht seit zwei Tagen (Cosa avete da dire voi due? Smettetela di parlare. Basta! Io volevo solo dormire, accidenti a voi. Sono due giorni che non dormo).
Dorina – E’ ancora molto agitato.
Maria – Se mi lasciavi fare, maledetta te! Perché non mi hai lasciato fare? 
Dorina – Calmati anche tu.
Maria – Siamo spacciate per colpa tua.
Albert – Ich muss schlafen! Es gibt die Amerikaner an der anderen Seite vom Fluss. Sie schießen, man kann nicht durch und wenn sie mich fangen … meine Brigade hat sich auf den Feind gestürzt, aber ich will nicht sterben, ich bin zu jung zu sterben, deswegen bin ich geflogen und morgen laufe ich weg durch die Nachhuten. Ich schwöre, ich gehe morgen weg! (Io ho bisogno di dormire! Di là dal fiume ci sono gli alleati. Sparano, non si può passare, e se mi prendono … La mia brigata si è buttata sul nemico, ma io non voglio morire, sono troppo giovane per morire, perciò sono scappato e domani me ne vado passando per le retroguardie. Vi giuro che domani me ne vado!)
Maria – Basta! Smettila di urlare! Tanto non capiamo una parola della tua lingua, nazista!
Albert – Ich bin geliefert, es ist aus mit mir. Auch die Partisanen sind mir auf den Fersen. Und bald werden sie entdecken, was wir getan haben … zum Teufel! Wie grausam! Wie grausam! (Sono spacciato, sono finito. Anche i partigiani m’inseguono. E presto scopriranno quel che abbiamo fatto … accidenti! Orrore! Orrore!) (si percuote la testa con i pugni) und es wird das Ende für uns alle sein! (e sarà la fine per tutti noi!) (piange e si dispera)
Dorina – E ora che fa? Sembra arrabbiato…
Maria – Prepariamoci al peggio.
Dorina – Ma non mi sembra che abbia cattive intenzioni.
Maria – Se solo riuscissi ad avvicinarmi al forcale… (strisciando tenta di avvicinarsi al forcale)
Albert – Ihr versteht nicht, was ich sage, oder? (Voi non capite quello che dico vero?) 
Dorina – Lascia stare il forcale. Vedrai che adesso si calma e poi se ne va.
Maria – Non gli lascerò fare i suoi comodi stavolta.
Albert – Damen, ich möchte nicht, euch weh tun, ich bitte euch, können wir nur kurz eine Pause machen? Ich muss mich ausruhen. (Signore io non voglio farvi del male, vi prego possiamo fermarci solo un po’? Io devo riposare). 
Dorina – Mi sembra che vuole parlare.
Albert - Wenn ihr wissen würdet, was ich heute getan habe, hättet ihr tausende Gründe, um mich aufgabeln zu wollen. Ich habe diese Gräueltat noch genau vor meinen Augen, und … sie geht nicht mehr weg. (Se voi sapeste quello che ho fatto oggi, avreste mille ragioni per volermi inforcare. Ho davanti agli occhi quell’orrore, e … non vuole andarsene. )(continua a percuotersi la testa). 
Dorina – Ma cosa dice? Tu lo capisci Maria?
Albert – Aber so ist der Krieg. Wisst ihr denn nicht, dass der Krieg alle Erbärmlichkeiten der Welt mit sich bringt? Ich habe es am meinen Leib erfahren. Es gibt kein Gerechtigkeit im Krieg, und die Gerechte werden Ungerecht, die Ungerechte verändern ihr Wesen nicht, und es gibt nichts Gutes, alles verdirbt, jedes Ideal, jede Fahne. Ich liebte mein Vaterland. (Ma è la guerra. Non lo sapete che la guerra porta tutte le miserie del mondo? Io l’ho imparato a mie spese. Non c’è giustizia in guerra, e chi è giusto diventa falso, chi è falso non cambia la sua natura, e che nulla c’è di buono, ma tutto marcisce, ogni ideale, ogni bandiera. Io amavo la mia Patria.)
Dorina – Mi pare che si vuole sfogare, o qualcosa del genere.
Maria – Confessa i suoi peccati, si lava la coscienza?
Dorina – Sono sicura che non ci farà del male.
Si odono altre bombe e il rumore degli aerei da combattimento
Maria – Senti come sparano là fuori! (corre verso le finestrelle della stalla poste ai lati in alto per guardare fuori)
Albert – Halt! Wo gehst du hin!? (Ferma! Dove vai!?)
Maria – E sparami brutto nazista! Voglio vedere cosa succede là fuori!
Albert – Ich hab’ dir gesagt, du sollst dich anhalten! Bleib unten, lass dich nicht sehen. Sie müssen nicht herausfinden, dass wir hier sind. (Ti ho detto di stare ferma! Stai giù, non farti vedere. Non devono scoprire che siamo qui).
Dorina – Dagli retta Maria.
Maria – Puoi urlare quanto vuoi … (guardando fuori) Ecco! Ecco, sono gli aerei dell’aviazione inglese! Arrivano gli alleati. Stanno arrivando anche qui. E’ finita per voi.
Albert – Was sagst du? Bleib unten, sag ich dir. (Cosa dici? Stai giù ti dico). (dicendo queste cose si butta sulla donna e la atterra giusto in tempo per impedire che una bomba che attraversa la finestra la colpisca)
Dorina – Ah!!
Maria – Aiuto! Lasciami stare!
Albert – Unten. Unten. Weg vom Fenster. (Giù. Giù. Via da quella finestra.)
Dorina – Misericordia! Stai bene Maria? (spegne le scintille di fuoco innescate dalla granata con le scarpe e con la gonna) 
Maria – Toglimi quelle mani di dosso, schifoso!
Dorina – Quella granata ti è passata vicino così. Guarda che fumo che ha fatto. Dai aiutami a spegnere! Per fortuna che era solo una scheggia, ma è caduta poco lontano. 
Maria – E allora? Non ho paura di morire io.
Dorina – Comunque lui ti ha appena salvato la vita.
Maria – E perché? Per prendermela dopo?
Dorina – Ma va là … si vede che è uno buono. 
Albert è rimasto a terra dolorante
Albert – Na los, macht schon, lauft doch davon. Zeigt mich an. Ihr habt Recht. Der Krieg ist fast zu Ende. Die Besiegte werden besiegt sein und die Sieger werden auf ihren Gräbern tanzen. (Ma sì, andate, andate pure, scappate anche voi. Denunciatemi. Avete ragione. La guerra sta per finire. I vinti saranno vinti e i vincitori balleranno sulle loro tombe).
Dorina – Non vedi? Non è cattivo? Non ti ha sparato, anche se poteva farlo. 
Maria – E ora la pistola la prendo io. (si avventa sull’arma che Albert ha lasciato a terra). E adesso come la mettiamo nazista?
Albert – Sicher hast du gewonnen. Du willst mich erschießen? Du darfst es. Aber wenn du dich dabei deine Hände nicht schmutzig machen möchtest, kannst du ein bisschen warten: bald werden die Alliierten kommen und sie werden mich erschießen. Es fehlt nicht lange, und du wirst sowieso deine Rache haben. (Di sicuro hai vinto tu. Mi vuoi sparare? Puoi anche spararmi. Ma se non vuoi sporcarti le mani puoi aspettare un po’: tra poco arriveranno gli alleati e mi fucileranno loro. Non manca molto, e tu avrai comunque la tua vendetta).
Maria – Cosa dice secondo te?
Dorina - Secondo me ti sta pregando di non sparargli.
Maria – Ti sembra che preghi? Non mi guarda neanche. E’ proprio un vigliacco. Un nazista vigliacco.
Dorina – Ti prego non sparargli Maria, non diventare anche tu come loro.
Maria – E perché non dovrei? Perché non dovrei essere come loro? Io voglio essere come loro. Voglio diventare come loro, senza cuore, senza fede, senza sentimenti, una macchina, un pezzo di ghiaccio, una animale … come quella volta che sono venuti in quattro e ci hanno preso in cucina, prima io e poi tu, io urlavo di lasciarmi stare ma loro niente…
Albert – Ich kann dir nicht verbieten, mich zu hassen, an deiner Stelle würde ich es auch tun. (Io non posso impedirti di odiarmi, anch’io ti odierei nella tua condizione).
Dorina – Ti prego Maria, cerca di dimenticare.
Maria – Dimenticare? E’ quello che fai tu? Dimentichi? Beata te che ci riesci. Anche quel giorno tu sei stata più brava di me. Non hai urlato tu. Non gliel’hai data la soddisfazione di vederti soffrire. Perché solo questo cercavano. Sei stata muta, ferma, come una statua di sale, immobile come una immagine sacra. 
Dorina – Se lo uccidi non troverai pace. E poi lui non c’entra.
Albert – Bitte Damen … ich weiss, dass ich hier nicht willkommen bin, aber ich schwöre, dass ich nur ausruhen wollte. Ich wollte euch nicht weh tun. Wie alt bist du? Ich bin zwanzig, na, guck mal, das ist mein Haus in Deutschland, ich bin auch Bauer. Ich züchtete Gänse. (Vi prego signore … io lo so che qui non sono benvoluto, ma vi giuro che volevo solo riposare. Non volevo farvi alcun male. Quanti anni hai? Io ne ho venti, ecco guarda, questa è la mia casa in Germania, sono contadino anch’io. A casa allevavo le oche.) (gli mostra una fotografia)
Maria – Smettila di difenderlo! Sono tutti uguali. E tu stai zitto. Ora il coltello dalla parte del manico ce l’ho io, vedi? E decido io cosa si fa qui, capito? 
Dorina – Cos’è quella foto? 
Albert lascia la foto a terra e Dorina la prende
Maria – Cerca di commuovermi mostrandomi un branco di oche nel cortile di una casa…
Dorina – E’ casa sua. Questo è lui, vestito da contadino. Ci sono dei bambini… Sono i tuoi figli? (ad Albert. Poi tenta di spiegarsi a gesti)
Albert – Was? Ah… nein nein … die sind meine Geschwister (Eh? Ah… no no … sono miei fratelli) (anche lui tenta di spiegarsi a gesti. Tra i due si instaura una sorta di dialogo gestuale), und sie ist meine Mutter (e quella è mia mamma).
Dorina – Ah. 
Albert – Der Mann hinten ist mein Opa. Er war sehr stolz auf mich, als ich in den Krieg zog. (Quello in fondo è il nonno. Era molto orgoglioso di me quando sono partito per la guerra).
Dorina – Ah.
Albert – Er glaubte, dass Deutschland auf diese Weise wiederauferstehen würde. (Lui credeva che in questa modo la Germania sarebbe risorta).
Dorina – La Germania? Anche qui in Italia molti l’hanno creduto. La miseria fa credere tante cose.
Maria – Beh adesso che fate? Amicizia? Lo sai Dorina che se ti vede un partigiano ti uccide solo perché hai dato confidenza al nemico?
Dorina – Confidenza! Abbiamo scambiato due parole. E’ solo un ragazzo. Avrà la tua età. Cosa vuoi che c’entri lui con questa guerra. 
Maria – Porta una divisa. 
Dorina – E allora? Tutti portano una divisa di questi tempi. Io prego sempre che anche mio marito trovi un po’ di compassione là dove l’hanno imprigionato. Anche lui è andato in un paese straniero con le armi, ma non è mica un delinquente, non è mica un animale come quelli che son venuti qui quella volta …
Maria – Cosa c’entra? Non sto parlando di lui.
Dorina – C’entra c’entra. Non si può fare di ogni erba un fascio. Bisogna guardare dentro agli occhi delle persone e poi decidere. Io quelli lì li ho guardati bene in faccia e c’avevano gli occhi del diavolo. Questo qui no. Questo è solo un ragazzo. 
Maria – In guerra non si può andare troppo per il sottile. O con me o contro di me. Lo dice sempre Tonino.
Dorina – Chi il tuo moroso? Guarda che ne conosco anch’io di partigiani. I figli di Gino per esempio, il nipote di Libero, e la Nilde sua sorella che fa la staffetta. Sono tutti dei bravi ragazzi e capiscono le cose se gliele spieghi.
Maria – Comunque, se anche non gli sparo, questo qui glielo consegno e poi ci penseranno loro.
Dorina - Facciano e dicano quel che vogliono i tuoi partigiani … io non sono un animale…
Maria – E con questo cosa vuoi dire? 
Dorina – La vita vale già poco senza che ci mettiamo anche noi, e io faccio quello che mi dice la mia testa.
Maria – E allora?
Dorina – Non gli daremo questo ragazzo perché lo attacchino ad un palo.
Maria – Cosa dici? Vuoi lasciarlo andare?
Dorina – Sì. 
Maria – Non te lo lascio fare.
Altre bombe e rumore di passi
Albert – Pssst! Da kommt jemand. (Scc! arriva qualcuno). (striscia dietro le balle di paglia per nascondersi)
Maria – Ne arrivano degli altri? Oppure sono già i partigiani? Fammi vedere chi è. (si avvicina alle finestrelle)
Dorina – Nasconditi, non rischiare …(si nasconde dietro le balle di paglia)
Maria – Non si vede niente.
In quel momento entra nella stalla James leggermente ferito, sporco di fango e polvere, ben armato. In un primo momento non nota Maria che si è arrampicata sulle balle di paglia per guardare fuori dalla finestra, né Dorina e Albert che si sono nascosti dietro le balle di paglia. Si butta sul fieno esausto. 
James – (ansimante) Ehi, Is anybody here? Come on! Come off! Nobody. There’s nobody in. So I can take a breath at last.
Dorina – (bisbigliando) Chi è? Cosa fa? 
Maria – Chi siete? E cosa volete? Vi avverto che anche noi siamo armate.
Dorina – Stai giù Maria, non ti far vedere…
James – Oh my God! Chi parla? Ah, sei tu donna! Cosa fai lassù? 
Maria – Difendo la mia casa.
James – Da me?
Maria – Certo, perché no? Chi sei tu?
James – Sono un ufficiale dell’esercito inglese, madame.
Dorina – Cosa dice? E’ un inglese? (affacciandosi dal suo nascondiglio)
Maria – E cosa ci fai qui?
James – C’è la guerra, madame….
Maria – Questo lo sappiamo benissimo.
James – Potresti evitare di puntarmi quella pistola in faccia, madame?
Dorina – Ha ragione Maria, metti giù la pistola.
Maria – Più tardi, forse.
James – Sei una fascista? 
Maria – No.
James – Una partigiana?
Maria – Esatto.
Dorina – Ma cosa dici?
James – Ah, capisco. 
Maria – Adesso le domande le faccio io: cosa vuoi da noi?
James – Proprio niente madame.
Maria – E non chiamarmi madame. Parli bene l’italiano … 
James – Sì, abbastanza.
Maria – E perché?
James – Mi piace, nel mio paese insegnavo a scuola letteratura.
Maria – E cos’è?
James – I poeti, i romanzieri. Conosci Dante Alighieri?
Maria – Chi?
Dorina – Cosa succede là fuori, è da un po’ che mollano, ormai sarà un cimitero …
James – Purtroppo è proprio così madame. 
Dorina – Mamma mia quando finirà?
James – I tedeschi si ritirano, fanno saltare tutti i ponti, radono al suolo tutto ciò che incontrano, è un macello.
Dorina – Ma se si ritirano presto sarà finita.
Maria – Presto arrivano i partigiani e ci pensano loro a mettere la cose a posto, perché questa è casa nostra, e non vogliamo farci comandare da nessuno, hai capito? Neppure dagli alleati.
James – Sure. E’ tutto chiaro. Io spero che tu abbia ragione, perché quando arrivano i tuoi amici noi ce ne possiamo tornare a casa, e magari riuscirò a dimenticare tutti gli orrori di questa guerra.
Dorina – Magari.
James – Magari oggi fosse l’ultimo giorno! (si stiracchia e si accomoda sul fieno preparandosi una sigaretta) 
Maria – Cosa fai? Non ti muovere!
Dorina – Ma se oggi finisce la guerra, Berto torna a casa …
James – Sure, sì certo tutti a casa, tutti a casa …
Dorina - E tutto torna a posto come prima. I bambini crescono, vanno a scuola e c’è da mangiare per tutti. Maria, hai sentito? Oggi è l’ultimo giorno di guerra.
Maria – Ma cosa dici, Dorina? Chi te l’ha detto? Tu credi ancora a questi qui? A questi stranieri? Sarà l’ultimo giorno quando se ne saranno andati tutti e ci lasceranno vivere in pace.
James – Ben detto. (si accomoda meglio poi rattristandosi) Oggi però spero di aver visto per l’ultima volta degli innocenti morire.
Nel frattempo Albert sta cercando di strisciare fuori dalla porta passando da dietro i mucchi di paglia e fieno, riuscendo a fare un po’ di strada non visto. 
Maria – Di cosa parli? Smettila di dire delle mezze cose. Piuttosto, come mai sei solo? Dove sono i tuoi amici? 
James – Sono andati avanti, dietro ai tedeschi. Cercano di prenderne il più possibile. Per ogni tedesco vivo che riporti ti danno un premio, una medaglia. Ma anche se lo riporti morto va bene lo stesso, e vanno bene anche i fascisti. Io mi sono fermato perché sono ferito e …
Maria – E’ solo un graffio.
James – Sì, è vero, una buona scusa per non continuare. Così posso aspettare qui finché non passa l’inferno.
Dorina – Ma cosa gli fanno ai quei tedeschi quando li prendono?
James – Li fucilano credo, magari prima li torturano. Cose normali.
Dorina – Normali?
James – Se lo meritano quelle canaglie, ne hanno fatte di peggio loro.
Dorina – Chi può dirlo?
Maria – Anche loro difendi adesso?
Dorina – No, no, ma … sono sempre uomini …
James – Non tutti. Alcuni sono bestie. Come quelli che ho visto oggi, laggiù, prima del ponte sul fiume che poi hanno fatto saltare …
Dorina – Dove?
Maria – Di che parli?
James – E’ stato stamattina. Eravamo di perlustrazione in quella zona …
Dorina – Ma quale zona? Giù a Forlì, a Schiavonia, o qui vicino alla Cosina? O a … Vecchiazzano?
James – Proprio lì. Una famiglia completamente distrutta.
Dorina – Cosa? Ma chi erano? Ti ricordi il nome?
James – No.
Maria – Non sei buono a niente.
Dorina – Magari li conoscevo, Maria, io vengo da quelle parti … Qui non si riesce mai a sapere niente. Anche ieri sono andata da Don Bruno per chiedergli di mandare un biglietto ai miei ma mi ha detto che non si passa.
James – Quando siamo arrivati stamattina c’era una donna che piangeva con un bambino piccolo in braccio. Ha detto che loro non li hanno voluti, che hanno preso solo gli uomini, niente donne e bambini, almeno quello.
Dorina – E poi cosa è successo? Chi era questa donna? Come si chiamava?
James – Calma! Una bella donna con un bambino di quattro o cinque anni. Ci ha portati vicino al pozzo e ci ha detto che là dentro c’erano tutti i suoi parenti morti, nove in tutto. 
Dorina – Cosa? Nove? Nove uomini in un pozzo? Nove uomini della stessa famiglia? 
James – No, quando li abbiamo tirati fuori, la donna ne ha contati sei dei suoi: il vecchio, tre fratelli e due nipoti. Gli altri erano due vicini e l’ultimo era uno di passaggio che scappava dai tedeschi, forse un partigiano… Forse uno dei tuoi madame (rivolgendosi a Maria) …
Maria – Chiudi la bocca!
James – Una brutta storia. Nove uomini in un pozzo, martoriati per le botte e gonfi d’acqua. Una cosa che non avrei voluto vedere.
Dorina - Io ho tre fratelli, e due nipoti, uno è giovanissimo … e una cognata con un bambino piccolo di cinque anni … io … ho chiesto notizie ha Don Bruno, ma quelle non arrivano perché dice che non si passa … io ….ieri ho mandato a dire al mio babbo che ne aspetto un altro e che tra un po’ diventa nonno di nuovo … io … Maria?
Maria – Che c’è Dorina? 
Dorina – Pensi che siano i miei?
James – Cosa?
Maria – Penso che … può essere….
Dorina – No!!! (urla disperata)
In quel momento Albert tenta di fuggire correndo verso l’uscita della stalla. 
James – Chi è quello? 
Maria – E’ uno di quei maiali.
James – Fermo! Ehi tu! Altolà! 
Albert – Lass mich los, lass mich los! Ich hab’ nichts damit zu tun! (Lasciami andare, lasciami andare! Io non c’entro niente!) (si immobilizza con le mani alzate contro l’uscita)
James – Lo nascondevate?
Maria – No! Si è nascosto da solo. Dorina, calmati ti prego. 
Dorina – No! I miei fratelli, il mio babbo! Maria questa guerra proprio tutto mi vuole portar via!!
Maria – Ma non siamo sicuri… 
James – Cosa fai qui? Sei solo? Dove sono gli altri? Antwort mir doch! (Rispondimi!) Come on! 
Albert – Non capire! Was sagst du? (Cosa dici?). Non capire! 
James – Sagst du? Du verstehst mich nicht? Aber die Fußtritte verstehst du? Und die Faustschläge in den Magen? (Cosa dici? Non mi capisci? Ma capisci i calci? E i pugni allo stomaco?)
Dorina – Fermati! Non lo torturare. 
Maria – Ancora lo difendi.
Dorina – E’ solo un ragazzo.
James – Forse c’era anche lui a casa dei tuoi ieri, che ne sai? E’ vero ragazzo?
Albert – Ich weiß nicht, wovon du redest. (Io non so di cosa parli).
James – Man sagt, dass es in der Gruppe auch ein Jung gab.(Dicono che nel gruppo c’era anche un giovane). Quella donna mi ha detto che nel gruppo c’era anche un tedesco giovane, con la divisa strappata … mit der zerrissenen Uniform (con la divisa strappata)
Dorina – come la tua …
Albert – Eh? (non ha capito tutto il discorso)
Dorina – Sei stato tu. C’eri anche tu. Assassino. Demonio. 
Albert – Nein, nein, ich kann alles erklären. Schau mich nicht so, Dame, du bist gut, ich habe diese Gräueltat gesehen, aber es war nicht meine Schuld! (No no io posso spiegare tutto. Non mi guardare così signora, tu sei buona, io ho visto quell’orrore, ma non è stata colpa mia!)
Dorina – E adesso come faccio a togliermi questo peso? Come faccio a vivere così, io viva, loro morti? E non c’è modo di farli tornare! Non c’è modo di farli rivivere! Di spazzare via questo dolore! Perché succede tutto questo? Tu mi hai tolto la vita senza uccidermi. 
Maria – Tieni la pistola, Dorina, e fai quello che devi fare. 
Dorina – Cosa vuoi che faccia? Non mi serve la tua pistola Maria. Vorrei avere la forza di ucciderti con le mie mani, vederti soffrire, strisciare, pregare, come hanno fatto loro … Perché tanta crudeltà? (piange)
Maria – Basta! Allora lo faccio io.
James – Was hast du getan, Jung? (Cos’hai fatto ragazzo?)
Albert – Dann habt ihr mich entdeckt? Ich war mit denen gestern am Morgen. Wir zogen zurück. Wir gingen vorbei durch die Bauerhäuser, wie gewohnt, um nach Essen zu suchen… (Così mi avete scoperto? Ero con quelli ieri mattina. Ci stavamo ritirando. Passavamo dalle case dei contadini, come al solito per cercare da mangiare…)
Maria – Basta parlare! Preparati a morire.
James – Sta raccontando com’è andata. 
Dorina – Voglio sapere. Tu capisci la sua lingua?
James – Un po’. Geh weiter. (Vai avanti).
Albert – Auf der Strasse haben wir einer von Unsrigen tot gefunden, und wir haben erfahren, dass es bei deiner Familie einen Mann gab … (Per la strada abbiamo trovato uno dei nostri morto, e s’è saputo che c’era uno a casa dei tuoi…) 
James – Per la strada abbiamo trovato uno dei nostri morto, e s’è saputo che c’era uno a casa dei tuoi… 
Albert - und dass er ihn getötet hatte.. (e che era stato lui ad ammazzarlo…)
James - e che era stato lui ad ammazzarlo..
Albert - und dann haben sie gesagt, dass wir zehn Männer töten sollten, für einen Augleich … (e allora hanno detto che bisogna farne fuori dieci per pareggiare il conto…)
James – e allora hanno detto che bisogna farne fuori dieci per pareggiare il conto…
Dorina – Pareggiare il conto?
Albert – Aber zehn gab es nicht, so haben wir nur neun gefangen. (Ma dieci non c’erano, e così ne abbiamo presi solo nove.) 
James - Ma dieci non c’erano, e così ne abbiamo presi solo nove.
Albert – Und das ist alles. (E questo è tutto).
James – E questo è tutto.
Maria – Brutti schifosi! Perché un italiano vale meno di un tedesco vero? Ce ne vogliono dieci per fare il conto, vero? Ma il nostro sangue è uguale al vostro sai?
Albert – Ich weiß. Ich habe es verstanden, als ich in diesen hässlichen Krieg gezogen bin. Blut hat kein Land. (Lo so. L’ho capito quando sono partito per questa brutta guerra. Il sangue non ha nazione. )
James – Dice che l’ha capito quando è partito per questa brutta guerra, che il sangue non ha nazione. 
Albert - Ich dachte, dass mein Vaterland besser als jedes andere war, dass mein Volk das Beste, das Stärkste, das Klügste war, dass nichts uns und mich besiegen könnte … (Io che credevo che la mia Patria fosse superiore a tutte le altre, che il mio popolo fosse il migliore, il più forte, il più intelligente, che nulla potesse piegarci e piegarmi… )
James - Io che credevo che la mia Patria fosse superiore a tutte le altre, che il mio popolo fosse il migliore, il più forte, il più intelligente, che nulla potesse piegarci e piegarmi…
Albert – Und dass Deutschland wiederauferstehen und seinen Platz in der Welt zurückgewinnen würde, dass Hitler mein Gott, mein Herr, mein Glauben, mein Lebensgrund war … (E che la Germania sarebbe risorta e avrebbe riconquistato il suo posto nel mondo, che Hitler fosse il mio Dio, il mio padrone, la mia fede, la mia ragione di vita …)
Dorina – Cosa dice ancora?
James – Farnetica che la Germania sarebbe risorta e avrebbe riconquistato il suo posto nel mondo. Dice che Hitler era il suo Dio, il suo padrone, la sua fede, la sua ragione di vita …
Dorina – Ti hanno rubato l’anima. 
James – Si haben dir die Seele gestohlen. (Ti hanno rubato l’anima.)
Albert – … und stattdessen ist mein Leben zu Ende, und es ist richtig so. (… e invece la mia vita è finita, ed è giusto. )
James – Dice che la sua vita è finita e che è giusto così.
Maria – Basta, ammazziamolo subito e non pensiamoci più.
Dorina - Vorrei essere capace di ucciderti … ma … cosa devo fare con te? Cosa devo fare per avere pace? Cosa devo fare per avere giustizia? Non c’è nulla da fare.
James – Ha ragione lui. La sua vita è sprecata. Uccidilo e avrai pace. (le porge la pistola)
Dorina – Non sarà così. Non c’è più pace per noi. Siamo uniti dallo stesso destino io e te ragazzo. Come ti chiami?
James – Wie heisst du? (Come ti chiami?)
Albert – Albert.
Dorina – Il mio babbo si chiamava Giuseppe, poi c’erano i miei fratelli Antonio, Pasquale e Leopoldo e i nipoti, Francesco e Romano, due bei ragazzi, più giovani di te, forti, sinceri.
Albert – Verzeih mir, Dame. (Perdonami signora.)
Maria – Basta! Smettetela di parlare voi due come … come due vecchi amici. Lui è il nemico Dorina! Capisci qualcosa?
Dorina – Il nemico? Ma cos’è questo nemico? Io so solo che un giorno ci hanno detto che bisognava andare in guerra e combattere contro delle persone lontano da qui e mi sembrava una cosa strana perché io la guerra l’avevo solo sentita raccontare dal mio babbo che aveva fatto la grande guerra. Però lui aveva detto che era una cosa orribile, e allora gli dissi a Berto: “Non andare. Fai come tuo fratello che si è fatto passare per matto ed è rimasto a casa.” Ma lui non è mai stato capace di raccontarle, e così è partito. E poi è cominciato tutto e piano piano la guerra ci è venuta in casa come aveva sempre detto il mio babbo. Ma c’è solo un modo perché la guerra non ci entri anche dentro per sempre. (lascia cadere l’arma) No io non posso farlo.
James – Allora lo farò io per te.
Dorina – No, qui non ci saranno più morti. I miei non ci sono più. Ucciderlo non li porterà indietro. Basta sono stanca. Non posso vivere con questo ragazzo sulla coscienza.
James – Ma lui vivrà.
Maria – Lui non ce l’ha una coscienza.
Albert – Die Jungs haben mich ständig angeguckt. Ihre Augen waren wie Messerstiche für mich. (Quei ragazzi continuavano a fissarmi. I loro occhi erano come pugnali per me).
Maria – Cosa dice?
James – Cosa importa?
Maria – Dimmelo.
James – Dice che i suoi nipoti l’hanno pugnalato con gli occhi, che non potrà più dimenticali, e cose così. 
Dorina – Te l’ho detto: lui deve vivere e ricordare. E poi se lo uccidi diventi come lui.
James – Ma io lo sono già.
Maria – Cosa dici soldato?
James – E’ vero invece. Non so neanche quanti ne ho fatti fuori. Ho perso il conto. Dopo i primi ci fai l’abitudine. Me lo diceva sempre il mio capitano: “Vedrai che ci fai l’abitudine. Dopo le prime volte non è così tremendo. L’importante è non guardarli negli occhi”. Sparare e basta, senza pensare, senza fare domande, e andare avanti. Perché se non spari tu, di certo lo faranno loro. Bisogna difendersi.
Maria – Lo vedi? Ti sei solo difeso.
James – Ma a volte si spara anche a vista, anche a gente che magari un’arma non c’è l’ha neppure. Oppure si vola in alto su nel cielo e si sgancia. E’ facile.
Dorina – Una mia cognata l’ha presa una granata l’anno scorso.
James – Così ti sembra di non aver fatto proprio niente di male. Sei lassù nel cielo, in mezzo alle nuvole, l’aria è fresca, non si sentono gli urli della gente, non si sente l’odore della carne bruciata.
Albert piange
James – E ora che hai? Perché piangi?
Albert – Die Frau will nicht mich töten? (Quella donna non vuole uccidermi?)
James – Nein, es ist dir gut gelaufen. (No, ti è andata bene.)
Maria – Cosa dice ancora? Cosa c’è da piangere? Dovresti fare dei salti alti così nazista!
Albert – Ich kann nicht leben mit diesen Augen im Kopf. Sag ihr, ich bitte sie, mich sofort zu töten. (Io non posso vivere con quegli occhi in mente. Dille che la prego di uccidermi subito.)
James – Dice che non può vivere con quegli occhi in mente e che vuole morire subito. Ti prega di ucciderlo subito.
Maria – Questa è bella. 
Dorina – Basta. Tra poco arrivano a casa i bambini. Non voglio più sentire parlare di morti oggi.
Maria – Così lo perdoni? Lui ha ucciso i tuoi e tu lo perdoni? 
Dorina – Cosa vuol dire perdonare? No, io non sono capace di perdonare, ma mi devo rassegnare a vivere così. No, non lo perdono, ma non posso ucciderlo. Solo Dio può. 
James – Lascerai almeno che lo prenda prigioniero.
Dorina – Fai come vuoi. Tutto quello che decidi lo fai per te.
James – Hast du gehört, Jung? Morgen bringe ich dich zum Revier. Du kriegst den Prozess, den du verdient hast. (Hai sentito ragazzo? Domani ti porto al comando. Ti facciamo un processo con i fiocchi.) Domani lo porto al comando e gli facciamo un processo con i fiocchi. (lo lega mani e piedi)
Maria – Così è deciso? Glielo lasci portare via? Ma noi che facciamo?
Dorina – Aspettiamo che smettano di mollare. 
Maria – Aspettiamo? Io vorrei andare fuori a vedere cosa succedere, altro che aspettare! 
James – Calmati madame. Ha ragione lei, vedrai che tra poco è tutto finito.
I quattro si mettono calmi in attesa. Si odono altre bombe. Albert piange, Maria è irrequieta. James tira fuori dalla tasca interna della giacca un libretto e comincia a leggere.
Maria - Se c’era qui Tonino, valà che lui lo sapeva cosa fare! Aspettare? Noi non abbiamo mica bisogno di voi per liberarci da questi qui, sai? Noi siamo capaci anche da soli di liberarci. E poi quando se ne saranno andati ricominceremo tutto daccapo. Vedrai come rifiorirà l’Italia. 
James – Sure. 
Maria – Ma tu cosa fai? Leggi?
James – Sì. E’ un bel libro. Si chiama “La tempesta”. Vuoi vedere? Ci sono anche delle belle illustrazioni. 
Maria – Che strani vestiti, che roba è?
James – E’ la storia di un sovrano che è anche un mago, un sacerdote, che crea una terribile tempesta per punire i suoi nemici, e li fa naufragare sulla sua isola piena di misteri perché si redimano. Ma alla fine li perdona e li salva e ottiene egli stesso il loro perdono e la propria redenzione. 
Maria – Perché? Ha dei peccati da scontare anche lui? E gli altri cosa gli avevano fatto?
James – Quell’ isola dove lui vive è una specie di Purgatorio, è il suo rifugio ma anche il suo esilio. Lì attira i suoi nemici, tra i quali c’è anche suo fratello che gli ha rubato il regno, ma lui e loro sono fatti della stessa pasta. Usando i suoi poteri magici li inganna e li fa cadere in terribili sogni e ottiene la sua vendetta, ma alla fine capisce che anche il suo destino si è compiuto e che deve liberarsi della magia e ridiventare uomo, per ricominciare a vivere e lasciare l’isola. 
Maria – Una bella storia. Ma perché leggi questa roba?
James – Mi piace. L’ho portato con me da casa. Mi aiuta a sopportare questi momenti. Senti cosa dice quel sovrano al suo servitore: “Tu che sei fatto solo d’aria, hai moti e sensi di pietà, e io che sono della loro specie, e che provo come loro, vivo, ogni dolore, non devo sentire la pietà più di te? Profondamente fui colpito e offeso, ma la ragione supera in me la collera: il perdono vale più della vendetta. Ora sono pentiti, e questo era solo il mio scopo, e non andrò più il là di un aggrottare di ciglia. Ora va a liberarli Ariele. Io sciolgo l’incantesimo; avranno la ragione come prima, ritorneranno ad essere se stessi.” E poi continua più avanti: “ Rinnego ora la barbara magia e quando avrò chiesto, come qui chiedo, un’armonia celeste che con aereo incanto agisca sui loro sensi, era questo l’intento, spezzerò la mia verga e la metterò giù molte tese sotto terra, e là, dentro il mare, dove non giunge lo scandaglio, affonderò il mio libro.” Ti piace? 
Maria – Non c’ho capito niente. Ho solo la seconda io…
James – Beh, ma non ti piacerebbe essere come quel sovrano? Avere dei poteri straordinari, poter fare delle magie per punire i tuoi nemici, e poi salvarti anche tu e scoprire che quei poteri non ti servono più, e che puoi essere libera anche da quelli?
Maria – Se avessi dei poteri so io cosa farei! Ma non li ho.
James - Vado avanti?
Maria – Meglio di no, mi fai sentire ignorante.
Dorina – (ad Albert che continua a lamentarsi) Smettila di piangere ragazzo. Non posso sentirti. Non voglio sentirti. Forse anche loro hanno pianto, forse vi hanno pregato di lasciarli vivere. Il mio babbo no, sono sicura che il mio babbo non vi ha pregato. Lui ne aveva già viste tante. Lo sapeva che doveva andare a finire così. 
Maria – Perché succedono queste cose Dorina?
Dorina – Perché gli uomini sono tirchi. 
Maria – Vado a vedere cosa succede là fuori.
Dorina – No, tu aspetta lì. Voglio andarci io. Ho bisogno di respirare.
Maria – Ma …
James – Maria, perché non vuoi farmi compagnia? Giuro che la smetto di leggere questo libro se non ti piace…
Maria – Ma sì, leggi leggi. Chi se ne frega dei tuoi poeti! 
James – No, davvero. Guarda lo metto via. Anzi, te lo regalo, che ne dici?
Maria – Me lo regali? E cosa me ne faccio?
James – Lo leggi. 
Maria – Non conosco la tua lingua io.
James – La impari. Quando finisce questa guerra puoi fare tutto quello che vuoi.
Maria - Grazie, ma io …
James – Insisto.
Maria – Ma tu come fai senza il tuo libro che ti fa compagnia?
James – Domani vado a casa, madame.
Maria – Ma io non credo che la imparerò mai la tua lingua.
James – E allora lo darai ai tuoi figli, e gli dirai che è stato un regalo di un soldato inglese, uno un po’ vigliacco che si è fermato nel tuo fienile l’ultimo giorno della guerra perché era stufo di sparare e di ammazzare, perché era stanco e voleva dormire un po’….
Maria – Io non credo che sei un vigliacco.
James – Sì, invece. E’ proprio quello che credi, e forse hai ragione. I miei sono là fuori a sparare. I tuoi sono là fuori a sparare …
Maria – Questa è la nostra guerra, tu non c’entri. 
James – Gentile da parte tua. Ma con questo qui come la mettiamo? Potevo ucciderlo, ma non l’ho fatto.
Maria – Dorina non vuole. 
James – Un soldato se ne frega di quel che vuole una donna. Ma il fatto è che forse sono d’accordo con lei.
Maria – Forse anch’io. 
James – Davvero? 
Maria – Sì, capisco i suoi pensieri. Non vedi come ci guarda?
James – Ti fa pena?
Maria – Ho paura di sì. 
James – Ho imparato più qui da voi oggi che in quaranta anni di vita.
Maria – Basta, se non esco di qui mi scoppia la testa. (esce di corsa)
James – Dove vai Maria? Aspetta! 
Buio. Dopo qualche secondo si odono le voci concitate di Maria e Dorina, poi luce. Le due donne rientrano nella stalla felici.
Dorina – E’ finita! E’ finita. Forlì è libera. 
Maria – Sono arrivati i partigiani!
Dorina – La guerra è finita. Lo dicono tutti per la strada, hai capito soldato?
James – Uau!
Maria – Ho visto Tonino in fondo alla strada, Maria io gli corro incontro!
Dorina – Stai attenta!
Maria – Ma quale attenta! E’ finita! E’ finita! (poi a James) Ciao soldato, tieni d’occhio il nemico. Si avvia ma sulla porta si scontra con Dario, il fratello fascista. Né James né Albert lo notano perché Maria Dorina e Dario restano sulla porta) E tu cosa ci fai qui?
Dario – Ciao Maria come stai?
Dorina - Dario! (gli butta le braccia al collo) Hai sentito è finita!
Dario – Ho sentito. Per me non si mette proprio bene.
Maria – Sei venuto a cercare riparo? Ti vuoi togliere la camicia nera? Vuoi i panni smessi da uno dei tuoi fratelli, magari da Berto, che è disperso in Africa?
Dorina - Ma cosa dici, Maria?
Dario – Lascia stare Dorina, non è niente. No non sono qui per quello.
Maria – Bugiardo. Credi che ti daremo asilo solo perché sei mio fratello? Io me ne frego! Dovevi pensarci prima! Lo sai cosa è successo alla famiglia di Dorina?
Dario – Lo sapete già?
Dorina – Sì.
Dario – Sono venuto appena l’ho saputo. Volevo essere io a dirtelo, ma sono arrivato tardi. Quei furfanti l’hanno fatta grossa.
Maria – Non è stata l’unica che hanno fatto, valà. Te ne sei accorto solo adesso?
Dario – Lo so, la guerra è guerra. Ma quando ti colpisce direttamente non c’è più niente che vada al suo posto.
Maria – E smettila di dare sempre la colpa agli altri. Se ci siamo entrati in questa guerra è stato soprattutto per colpa tua e di quelli come te.
Dario – Noi non pensavamo …
Maria – Mi fai schifo! Aveva ragione il babbo quando ti ha cacciato da casa. Sei stato la vergogna della nostra famiglia.
Dorina – Smettila Maria, non dire queste cose.
Dario – Io ho fatto quello che credevo giusto. 
Maria – Andare in giro col manganello e riempire di botte quelli che la pensavano diversamente da te….
Dario – Difendevo la mia casa, la mia terra … 
Maria – Da chi?
Dario – Dai comunisti che ci volevano togliere tutto.
Maria – E così ora non abbiamo più niente.
Dario – Noi volevamo fare l’Italia grande, farla rinascere, riportarla al suo splendore.
Maria – Tutte chiacchere. Solo le botte sono vere.
Dario – Cosa vuoi sapere te? Non eri neanche nata quando è cominciato tutto.
Maria – Ma c’ero per vedere le cose sbagliate che avete fatto, non ti preoccupare, e c’ero quando sono arrivati questi qui a far da padrone. (dicendo questo mostra Albert ancora seduto e legato a terra)
Dario – Avete un tedesco in casa?
Dorina – Si è fermato qui.
Dario – E quello? 
James vede Dario e istintivamente tira fuori l’arma 
James – What happens, madame?
Dario (alzando le mani) – Che succede qui?
James – E’ quello che dico anch’io. Sei armato? Butta la tua pistola lentamente.
Dario – Va bene, ma non sparare. (poi a Dorina) Un tedesco e un inglese sotto lo stesso tetto?
Dorina – E’ una storia lunga, Dario, ma non c’è niente da preoccuparsi. (si avvicina a James e gli abbassa l’arma) Lui si è fermato qui per aspettare che finisse il bombardamento e l’altro …
Maria – L’altro è uno di quelli che hanno ammazzato …
Dorina – … i miei.
Dario – Cosa? Quel ragazzo?
James – Dici che è tutto a posto, madame?
Dorina – Sì. E’ mio cognato. Il fratello di mio marito.
James – Hai un fascista in casa?
Dorina – Sì.
James – Che storia complicata.
Maria – Una storia schifosa.
Dario – Qui si mette male.
Maria – Ah ah per chi? Per te forse.
Dario – Per tutti. Credi che ai tuoi partigiani farà piacere che hai nascosto un tedesco in casa?
James – Non ti preoccupare. Lui viene con me. E’ mio prigioniero, e anche tu.
Dorina – No, lui no.
Dario – Va bene, ma facciamo presto ad andarcene, non voglio che loro ci vadano di mezzo.
Dorina – Ho detto di no. 
Maria – E’ meglio fare come dice lui Dorina.
Dorina – La guerra è finita. Non ci succederà più niente di male.
Dario – Dorina, dai retta a me. Rischiate a tenerci qui tutti.
Dorina – Non voglio perdere anche te Dario. 
James – Ehi, madame, ti prometto che non gli succede niente.
Maria – Hai sentito quel che dice l’inglese? E poi basta! Smettila di difenderlo. Qualunque cosa gli succeda in fondo se l’è voluta.
Dario - Voi non dovete rischiare più niente.
Maria – Qui ti do ragione.
Dorina – Finiscila Maria, sono stanca. Lo sai quanto ti voglio bene ma basta! Questo è tuo fratello! Lo vuoi vedere morto? 
Maria – Ma … (incerta) e se è quel che si merita?
Dorina – Io non lo so cosa si merita, ma è tuo fratello! Come fai ad essere così sicura di quel che è giusto? Io ho sempre mille dubbi … Tu vedi tutto bianco o tutto nero. Che fortuna che hai!
Maria - Io vedo che mio fratello è un fascista, che è responsabile dei nostri mali…
Dorina – Ma è grazie a lui che siamo ancora vive.
James – Avanti signore, non litigate. Vi prometto che tutto si sistemerà per il meglio
Maria – Cosa dici?
Dorina – Non sai quante volte mi ha mandato a dire che passavano a controllare, e che non dovevamo far trovare in casa Gustavo, o qualche altro partigiano, che eravamo tra i sospetti. Anche quella volta che è passato di qui il tuo Tonino, lui ci ha mandato a dire che venivano a fare un’ispezione. E così oggi Tonino è ancora …
Maria - … vivo.
Dario – Non l’ho fatto per lui.
Maria – A no? E perché? Cosa c’ha lui che non va?
Dario – Ci ha sparato addosso un bel po’ di volte. L’ultima quasi quasi mi prende.
Maria – E’ la guerra, l’hai detto te.
Dario – Sì.
Maria – E perché l’hai fatto allora?
Dario – Cosa?
Maria – Perché c’hai mandato ad avvisare?
Dario – Non volevo che vi succedesse niente di male.
Maria – Sei arrivato tardi. Non sai quante ne abbiamo passate.
Dario – Forse hai ragione ad odiarmi. In questa guerra chi non c’entra proprio niente siete solo voi.
James – Bravo! Finalmente l’hai capita. Noi siamo tutti dannati fascista.
Dario – L’avevo promesso al babbo di proteggervi e anche se lui non c’è più io non ho mai mancato alla mia promessa. Anche se lui mi ha cacciato di casa, io sono sempre rimasto legato alla famiglia. La mia famiglia viene prima di tutto, anche prima dello Stato, di tutto. Gliel’ho detto col babbo, ma lui: “ Fuori!” Era un vecchio repubblicano. Un vecchio testardo.
Dorina – Ma ti ha sempre voluto bene. Ti ha sempre ricordato.
Dario – Davvero? Non lo sapevo. Quando è morto sono venuto al funerale, lo sai? Ero in fondo.
Dorina – Ti ho visto.
Maria – Io no. Perché non sei venuto a salutare la mamma allora?
Dario – C’era Gustavo vicino a lei. Ho preferito restare indietro.
Maria – Peccato, la mamma ti aspettava.
Dario - Questa guerra mi ha tolto proprio tutto. Io pensavo alla gloria, alla vittoria, e invece ho solo miseria e solitudine. Ho perso tutto, anche la mia famiglia.
Maria – No, la tua famiglia non l’hai persa.
Albert ricomincia a cantare la sua canzone malinconica.
Dario – Davvero Maria? Io non credo … tu mi odi….
Dorina – Le passerà. Tutto passa Dario.
Maria – Davvero Dorina? (speranzosa)
Dario – Ma … a quel ragazzo …cosa gli succederà?
Dorina – Niente. Qui non succede niente a nessuno. Adesso mangiamo qualcosa e aspettiamo che venga domani. 
Maria – Mangiare?
James – Ehi perché no? Sono due giorni che non mangio.
Dorina – Vado in casa a prendere il pane e il lardo. E’ quello che ci hai portato tu, Dario. Ce n’è rimasto un po’ e … del latte, e … una camicia pulita …. (si avvia verso l’uscita)
Maria – C’è anche una bottiglia di vino.
James – Vino?
Dorina - Davvero? E dove? 
Maria – L’ho nascosto in camera mia. Era per festeggiare… è arrivato il momento di aprirla. Aspettami, vengo con te. (raggiunge Dorina ed escono insieme)
Albert continua a cantare mentre James si accende una sigaretta e Dario si mette comodo e comincia a togliersi al camicia. 

Sipario