E’ ARRIVATA LA BUFERA

Commedia in due atti di

Lara Mengozzi



L’azione si svolge nella notte tra il 6 e il 7 giugno del ’44.
La scena: l’interno di una casa borghese. E’ l’abitazione del un Gerarca fascista Italo Botta. L’arredamento è fastoso ma un po’ decadente. Dà l’idea che la ricchezza dei tempi d’oro del fascismo abbia lasciato il passo a una latente miseria. Ciononostante la tavola è imbandita e preparata per una festa che dovrà aver luogo la sera stessa alla presenza delle maggiori autorità italiane e tedesche. Sul fondo si intravede al centro l’ingresso che è decorato con l’immagine di un putto. In proscenio spostato verso sinistra un grande tavolo imbandito e sulla destra un salottino.
Sul fondo a sinistra, in posizione sopraelevata i musicisti.

Personaggi (e loro abbreviazioni):
1. il gerarca – I
Italo Botta. E’ un tipo rozzo e opportunista. Il fascismo gli ha consentito di raggiungere una buona posizione sociale e di sposare una ricca possidente. Il fallimento del fascismo è anche il suo fallimento sia materiale che morale. Non si è mai fatto troppe domande su cosa e perché si facessero certe cose. Ha accettato sempre tutto pur di mantenere il suo stile di vita. Le cose sgradevoli ha fatto finta di non vederle e di non saperle. Nel rapporto con la moglie è perdente perché è a lei che deve la ricchezza e il benessere. E’ fanatico nel sostenere il fascismo finché si sente forte, ma quando le cose si mettono male è un bravo trasformista.
2. la moglie del gerarca – M
Maria Vittoria Infante. E’ una ricca possidente di terre. E’ una donna di campagna che non si è mai piegata alle regole della città. In casa comanda lei e spesso umilia il marito. Il fascismo non l’ha mai convinta ma è stato necessario al suo ceto sociale per poter mantenere certi privilegi. Il fascismo finirà, ma lei no.
3. il comico – C
Corrado Succi. E’ il capo della compagnia di avanspettacolo invitata ad animare la serata mondana a casa del Gerarca. E’ un uomo intelligente e arguto. Ha una comicità infantile. Teme il potere. Ogni tanto perde il controllo, si esalta e dice cose fuori luogo.
4. Il tenore e spalla del comico – G
Gaetano Tornasole. Pur non essendo molto intelligente è l’economo della compagnia, il cervello, la mente, e quello che tiene testa al comico. E’ molto seduttivo con le donne e tenta di farlo anche con Maria. E’ sempre preoccupato per la sua voce.
5. La soubrette - A
Antonia Pecorai. E’ la soubrette della compagnia. Si sforza di far ridere, ma non ne è capace, si sforza di ballare, ma è una schiappa, si sforza di cantare ma non è un granché. Per esigenze di scena è sempre scosciata sul palco, ma è una normale donna di provincia. E’ veneta.
6. Il nazista – H
Hans Von Caterpillar. E’ imbranato e ridico. Non parla italiano e non capisce ciò che gli altri gli dicono. Si esprime a gesti e a monosillabi. Sta fuggendo, ritirandosi a causa dell’avanzare degli alleati. Tutti lo temono e lo assecondano anche perché è armato, finché non arriva l’americano che lo fa prigioniero.
7. e 8. - Rosetta e Dorina. R e D
Sono due ragazze di provincia semplici e ingenue. Rappresentano la voce del popolo. Ballano e accompagnano la soubrette e il tenore.
9. Il marine americano - J
Jhonny. Parla una lingua mista di inglese e neologismi. E’ un buontempone. Si ubriaca col vino del buffet e fa la corte ad Antonia.
I Atto

In scena il gerarca ascolta la radio nella penombra.
Voce della radio dalla quale si sente un discorso del Duce in cui incita alla guerra e alla vittoria.

Ufficiali! Sottoufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato in Africa e in Italia! Camicie nere delle rivoluzione! Italiani e Italiane in Patria e nel mondo, ascoltate! Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della Patria, integra e pura, come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano. Ora l’Italia ha finalmente il suo impero, l’impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del littorio romano. Impero di pace, perché l’Italia vuole la pace, impero di civiltà e di umanità per tutti i popoli. Ufficiali! Sottoufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato in Africa e in Italia, camicie nere, italiani e italiane, il popolo italiano ha creato col suo sangue l’impero, l’ha fecondato col suo lavoro, ed ora deve difenderlo contro chiunque con le sue armi. L’Italia che è una deve levare in alto le insegne, il ferro e i cuori a proteggere l’impero dall’invasore e dal traditore.
Questo grido è come un giuramento sacro che vi impegna dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini, per la vita e per la morte!

La trasmissione viene interrotta da un comunicato di Radio Londra che annuncia lo sbarco degli alleati in Normandia.

Attenzione attenzione! Antifascisti di Bari, Trieste, Ancona, Palermo. L’ora è giunta. Il movimento rivoluzionario è alle porte. Stanotte le truppe angloamericane capitanate dal Comandante supremo delle forze alleate Eisenhover e dal Generale Montgomery sono sbarcate sulle coste della Normandia e si apprestano a ridiscendere la Francia per liberarla dal barbaro invasore nazi – fascista. Antifascisti italiani, preparatevi alla lotta di liberazione che riporterà l’Italia alla pace e alla libertà!

Musica “In the mood”.
Ora la scena è vuota. Entra il comico seguito dal resto della compagnia.

C - E’ permesso? C’è nessuno?
A - Permesso … Che sia troppo presto?
C - E vallo a sapere, senza orologio. Da quando mi sono impegnato la cipolla non ci sto più con la testa …
A – Te lo dico io che ore sono. E’ tardi, e mi fanno male i piedi.
C – Sccc…
A – Che c’è, che ho detto di male?
C – Niente, ma che t’ho detto Antonia? Andiamo in una casa per bene. Non facciamo delle figure, per piacere! Che quando ci ricapita!
A – Ma che cosa ho detto, Santissimo! E’ un buio qui. Secondo me non c’è nessuno in casa. E io c’ho una fame. Sono due giorni che non mangio.
C – Lo so Antonia. Ma … guarda che bella tavola … mamma mia che buffet!
A – Ahhh … quasi quasi mi ci butto.
C – Sta bona Antonia….
A – Assaggio solo un crostino di pane…
C – Aspetta, che quelli sono capaci di spiarci da un angolo … (comincia a darsi un certo contegno come se stesse recitando la parte del lord di fronte ad un pubblico invisibile)
A – Ma che cosa dici? Secondo me qui non c’è proprio nessuno. Saranno usciti. Saranno andati a fare una parata …
C – Che?
A – Ma sì, dai una di quelle cerimonie che fanno sempre vedere al cine giornale.
C – Ma che cosa dici?
A – Ma non lo so. Senti io ho fame! E qui non c’è proprio nessuno.
C – Non è possibile. C’hanno invitato per fare uno spettacolo, e non c’è nessuno?. Ecco guarda qui il biglietto che m’ha passato l’impresario.
A – Lo sai che non so leggere mi …
C – Beh, te lo leggo io: “ al fascista Corrado Succi”
A – Perché, sei fascista anche te?
C – Ah .. mi lasci finire E’ un modo di dire, no? E poi certo che sono fascista. Perché tu no?
A – Mi? Non so …
C – e va bene … comunque qui dice che ci dobbiamo presentarci per fare spettacolo in villa alle otto di sera e … che ore sono? “saranno presenti le maggiori autorità fasciste e gli ufficiali tedeschi nostri alleati nella lotta per la difesa dell’Impero fascista dal nemico angloamericano”.
A – Vengono anche i tedeschi?
C - Beh, che c’è?
A – Niente niente … mi c’ho paura di quelli lì…
C – “per festeggiare la nascita del primo nipote del gerarca Italo Succi.”
A – L’è nato un piccolino? Che bello!
C – “nel corso della serata il piccolo figlio della lupa Pier Giacomo riceverà le effigi del littorio romano e pronuncerà il giuramento sacro.”
A – A ma allora l’è già grande … (si toglie le scarpe e si massaggia i piedi)
C – Ohhh Ma che fai??
A – Te l’ho detto, me fanno male i piedi, ecco …
C – Ma guarda sta scema! Ti devo proprio insegnare tutto, ti devo?
A – Ma perché?
C – Che non la conosci l’educazione?
A – Sono stata educata dalle suore clarisse mi!
C - E le suore non t’hanno insegnato che non ci si toglie le scarpe in casa altrui?
A – Quanto la fai difficile Corrado. Ma qui non c’è nessuno!

Entra Gaetano che porta a braccetto Dorina e Rosetta. Canta “Voglio vivere così”. Alla fine della canzone aspetta l’applauso di un pubblico immaginario, poi deluso si volge a Corrado.

C – Gaetano, finalmente siete arrivati.
G – Siamo in ritardo?
A – Ma quale ritardo?
D – E’ stata colpa di Gaetano. Doveva fare i suoi gargarismi.
G – (emette un gorgheggio poi parafrasa) Dovevo schiarirmi la voce per la grande recita di stasera.
R – Come sei bravo Gaetano.
D – E che bella voce.
A – Ma è tutto tempo perso. C’hanno tirato un bidone.
G – E’ vero?
C – Ma no!
G - E tutta sta roba da mangiare? E’ vera?
C – Ma sì!
A – Verissima, ma Corrado non me ne ha fatto prendere neanche un pezzettino.
R – Guarda qui Dorina, salamino e formaggio …
D – Cosa? Fai un po’ vedere?
R – Che bel salamino, tagliato fine fine come piace a me.
D – E il prosciutto cotto con i piselli in umido!
R – Che prelibatezza …
G – E vino rosso di quello buono.
C – Qui finisce male, me lo sento. Ragazzi …
R - Una torta al cioccolato!
D – Ma va là! Non ci credo.
G – Non può essere cioccolata vera.
R – Assaggia…
A – E c’è anche un budino di panna.
R – Il salmone e …
D – … il tonnetto sott’olio…
R – Con i funghetti, i cetriolini, i peperoncini e i capperi.
C - Sì, la giardiniera! Giù le mani dal buffet!
G – Ma cosa vedo? Dell’ottimo fois gras?
A – E cosa l’è?
G – Un antipasto francese. E del magnifico vitell tonné.
C – Giù le mani dal buffet ho detto! Se ci scoprono ci arrestano!
G – Col Vitell tonné ci sta meglio un bianco di Capri.
A – Corrado però non puoi pretendere che stiamo qui a guardare tutto questo ben di Dio …
R – Io c’ho una fame che mi mangerei i … lacci delle scarpe … se li avessi.
D – Mi si attorcigliano le budella.
A – Io se non metto qualcosa sotto i denti non riesco neanche a lavorare guarda.
G – … e io a cantare …
C – E va bene. Avete vinto voi. Fate quello che volete, (a queste parole gli altri si buttano sul buffet mentre lui continua senza vederli) ma se quelli arrivano io non c’entro, io non ho visto nulla, io non sapevo nulla, anzi io non c’ero proprio, sono arrivato dopo, e comunque … ma …
G – Che buono…
D – delicato questo fois gras
R – io preferisco il salame
G – Fammi sentire
A – Mi sembra di rinascere
G – Vuoi un po’ di vino?
A – Un pochetto, che mi va subito alla testa…
C – … ma chi se ne frega … largo! Fate largo! Ci sto anch’io e vaffanc …

In quel momento entra il Gerarca con passo marziale e i commedianti sorpresi con le mani nel sacco si affrettano a pulirsi la bocca e cercano di darsi un contegno.

I – Camerati, buonasera!
C – (con la bocca piena cerca goffamente di fare il saluto fascista ma in mano ha una filoncino di pane) Buonasera …
I – Vedo che vi siete messi a vostro agio.
C – Sì, siamo agiatissimi…
G – Già.
A – Che bella casa signor Gerarca ..
I – Qui non ci sono signori, ma solo camerati, mia cara.
A – Ah scusate, scusate tanto. E’ un vero onore conoscervi.
I – L’onore è tutto mio. Vedo che avete assaggiato il buffet …
C – Eh?
G – Sì, abbiamo …
R - Ci siamo permessi ..
D – era tutto squisito.
A – Camerata, voi sì che sapete come conquistare una donna…
R – Un buffet da favola!
C – Sì, vabbè…
I – Beh, veramente è tutto merito di mia moglie. Noi non ci occupiamo di queste cose…
D – A no?
I – Noi della milizia non abbiamo tempo da perdere in queste cose. Dobbiamo pensare alla guerra, all’Italia, all’Impero!
R – Però il salamino era buonissimo.
C – (a denti stretti) Ma statti zitta….
I – Dice quello con buccia fina fina o quell’altro con quei bei lardoni …
R – Quelli fino …
I – Beh, certo, modestamente lo faccio io.
A – Ma come signor gerarca, non diceva che non c’aveva tempo…
C – (a denti stretti) Ma statti zitta …
I – Sì, è vero, ma sapete in campagna teniamo qualche maiale e mi occupo personalmente della macellazione, come faceva mio nonno. E’ una mia debolezza, lo so, ma mi piace. E poi dopo che l’ho scarnato mi faccio sempre due bistecchine ai ferri e la salciccia matta .
A – E che è?
I – Voi non siete di queste parti, vero?
A – No, son veneta. Ma questa salciccia matta mi dà l’idea che deve essere proprio buona. Cosa l’è, un po’ ubriaca?
I – (ride impostato) Ahhh ahhh ahh!
C – Sì, ubriaca come te. Scusatela, è un po’ scema.
A – Ehi, ma che scema e scema! Lasciami stare che faccio conversazione con il signor gerarca. Non sono mica la tua bambottola!
R – Adesso capisco perché c’avete tutta sta buona roba da mangiare.
I e C – E cioè?
R – In città non si trova proprio un salamino così buono.
D – Veramente non si trovano neppure il tonno e la cioccolata.
A – Sempre polenta.
D – E pane.
R – Pane col latte.
D – Pane col pomodoro.
A – Pane col baccalà.
R – L’ultima volta che ho mangiato la carne è stato due mesi fa a casa di mia zia, una domenica che eravamo di giro da quelle parti. Ha fatto il piccione. Lo alleva sul terrazzo.
D – La mia mamma invece la domenica faceva sempre il lesso, e poi il lunedì con gli avanzi il polpettone, martedì le polpette …
C – Insomma, ragazze, cosa sono tutti questi discorsi di cucina?
A – Mi la carne invece non so proprio cosa sia. Il dottore me dice che sono anemica e che la devo mangiare ma ….
I – Ma per l’anemia dovete prendere l’ischirogeno oppure un estratto di fegato. Sono efficacissimi.
A – L’Ischirogeno? E che l’è?
C – Su Antonia, non importunare il signor gerarca con tutte ste domande di … economia domestica. Scusatela, sapete, è tanto buona ma …
A – Mi sono semplice è vero ma capisco sai?
I – Non preoccupatevi. Lo so, lo so che l’Italia ha fame, ma ricordatevi che si muore più facilmente di indigestione che di fame e che comunque la parsimonia alimentare è in ogni tempo una virtù e nei tempi di costrizione è un dovere civico. Oggi l’Italia soffre sotto il fuoco del nemico che vorrebbe vederci in ginocchio, ma sappiate che l’Italia risorgerà, che il sacrificio di tanti valorosi uomini sarà ricompensato dalla rinascita dell’impero fascista che porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del littorio romano. Il popolo italiano che ora soffre per le angherie del barbaro invasore angloamericano risorgerà sul sangue dei suoi caduti ufficiali, sottoufficiali, e gregari di tutte le forze armate dello stato in africa e in Italia!
A – (a Rosina) Però come parla bene, eh?
R – (a Dorina) Discorsi già sentiti.

Entra la moglie del gerarca

M – Ma lascia perdere Italo! Rilassati un po’ e risparmiati per quando arrivano gli ospiti veri.
I – Camerati, vi presento mia moglie Maria Vittoria.
G – Onoratissimo signora.
M – Che ci fa questa gente in casa nostra?
I – Sono qui per lo spettacolo cara.
M – Lo spettacolo! Fuori bombardano e lui pensa a festeggiare!
I – Si capisce, non mi faccio intimorire da qualche ragazzetto in uniforme io! Ci vuol altro per piegare il littorio romano!
C – Certo, ha ragione lui, noi non ci pieghiamo, noi resistiamo, noi galleggiamo, e boia a chi molla!!!! (Fa il verso al Duce e lo imita) Ah Ah Ah Ah! O con noi o contro di noi! Perché chi si ferma è perduto, e chi si perde è fottuto .. Ah ahh ahh

Tutti lo guardano in silenzio

G - Noi comunque siamo pronti per lo spettacolo.
A – Sì, quando si comincia?
I – Non appena arrivano gli ospiti.
A – Ma verranno?
I – Certo. Mia moglie ha fatto personalmente gli inviti.
M – Figuriamoci se non vengono quelli, quando c’è da mangiare.
C – Certo che vengono, Antonia, perché non dovrebbero?
A - E’ una serataccia, piove che Dio la manda
R – Ha ragione, e s’è fatto tardi.
D – E tra un po’ comincia il coprifuoco.
M – Chi ha messo le mani sul mio buffet?
I e C – Io no!
M – (al marito) Te l’avevo detto di non toccarlo! Ingordo! Che figura ci faccio adesso. Guarda qui, il salamino è quasi finito, e il paté di fois gras … l’avevo fatto apposta a forma d’aquila… non ha più le ali!
C – Adesso non vola più.
M – Che figure mi fai fare!
I – Ma Vittoria …
M – Non ti posso lasciare solo un minuto.
I – Non è stata colpa mia!
M - A no? E di chi allora? Non sei tu il padrone di casa?
G – In effetti, scusate, se posso permettermi, Gaetano Tornasole, piacere di conoscervi. Il padrone di casa ha elogiato tutta la sera le vostre doti di cuoca e ci ha voluto deliziare con le specialità della vostra cucina…
M – (lusingata) A si?
I – Ecco appunto …
G – E ha molto insistito affinché assaggiassimo proprio il fois gras, non è vero Corrado?
C – Eh?
G - Un piatto squisito, vero Corrado?
C – Ma …
M – Beh, grazie …
G – Delicato, ma saporito… diglielo anche tu Corrado.
C – Ma che ce l’hai con me, Gaetà?
G – E con un retrogusto amarognolo. Un piatto da veri intenditori, vero Corrado?
M – E’ una ricetta di mia nonna.
C – E daglie! Ma se io manco l’ho assaggiato!
M – E va bene, ho capito che ne devo fare un altro po’, visto che v’è piaciuto tanto!
G – Grazie, signora, voi siete un angelo.
I – Lo dico sempre anch’io.
M – Tu stai zitto, che è meglio. Con permesso. (esce)
I – Beh ragazzi, vi devo ringraziare. Certo con quel buffet ci avete dato dentro! Mia moglie ci tiene moltissimo all’etichetta, al cerimoniale, e il buffet l’aveva preparato apposta per l’occasione. Ce la siamo cavati solo con una tiratina d’orecchie, non c’è andata troppo male.

Intanto Corrado s’è buttato sul paté.

C – Proprio buono questo paté.
G – Ma che fai Corrado?
C – Beh?
G - Ricomponiti.
C – Che?
G – Lascia perdere quel paté, siamo qui per lavorare.
C – Ma senti questo …
G – Piacere, non ci siamo ancora presentati. Gaetano Tornasole, il tenore, praticamente la colonna portante dello spettacolo.
I – Bene bene, ma che fa continua a mangiare?
C – Eh? Ah sì, io sono il comico Corrado, piacere, scusi l’unto … deve sapere signor gerarca che ci sono due categorie di attori…
G – Ma cosa dici?
C – Quelli con la pancia piena e quelli con la pancia vuota, e per sua disgrazia noi siamo di quest’ultima… ah ah ah
I – Ah sì certo, l’avevo capito, per me potete mangiare tutto quello che volete ma l’importante è che non facciate arrabbiare mia moglie. Ma parliamo un po’ dello spettacolo. Voi sapete che ci sono delle regole ….
G – Certo, ovviamente, vero Corrado?
C – Eccolo che ricomincia. E come no?
I – Allora come la mettiamo con le parole anglofone?
C – Anglo che?
G – Beh, certo, noi sappiamo bene …
C – Noi non siamo anglofili.
G – Anglofili?
C – Anglofobi…
G – Anglofobi?
C – angl …angl angl .. anglofori
G – Anglofori?
I – Ma le canzoni … siamo sicuri che le canzoni siano proprio tutte italiche? Perché voi lo sapete che il nostro amato duce ha messo all’indice tutta quella musica negroide…
C – Negroide?
I – Sì, quella musica afro – demo – pluto – giudo – masso – epilettoide …
C – afro - demo che?
G – pluto – giudo – masso …
I – uella anti - musica barbara e americaneggiante.
C e G – Ahhh quella!!!
G - Ma certo! Noi facciamo tutta un’altra musica, vero ragazze? Facciamo sentire al nostro ospite il vostro cavallo di battaglia. Sono forti le nostre ragazze, proprio come il trio Lescano.

Le tre ragazze cantano “Tulipan”

I – Sì, bella, carina la canzone, fosse per me non ci sono problemi ma …
G – Ma?
I – Come non lo sapete? Dicono che nella canzone c’è un messaggio cifrato per gli alleati! Per me non è vero niente, figuriamoci, tre belle ragazze come quelle! Ma è meglio non rischiare. E’ un peccato ma questa canzone è meglio toglierla dal programma, qualcuno potrebbe accusarvi di essere dalla parte degli angloamericani.
G – Chi noi?
C – Noi no.
A – Ma quale parte e parte, signor gerarca?
C – L’unica parte per cui stiamo è la nostra.
A – Con la platea piena di tedeschi, e di repubblichini anche se volessimo ….
G – Beh, comunque non vogliamo, vero Corrado?
C – E daglie! Che vi devo dire? Non so voi ma io ultimamente me preoccupo di non pigliarmi una bomba in testa, e malgrado i bombardamenti cerco di far ridere. Ogni sera racconto decine di barzellette ma poi suona la sirena dell’allarme e addio risate.
I – Eh lo so, non è un periodo facile. Tutta colpa degli angloamericani. Credono di metterci in ginocchio ma il popolo italiano resisterà.
G – Comunque noi di certo non facciamo propaganda antifascista …
C – Fossi matto!
G – Ecco, avete visto?
C – Non lo sai che gli artisti scomodi li portano al Nord e poi ti saluto!
G – Ma che dici?
I – Smentisco categoricamente che si effettuino delle deportazioni …
A – Una mia amica che faceva la soubrette nella compagnia di Rascel un giorno sono venuti e l’hanno arrestata …
I – Avrà detto o fatto qualcosa contrario allo Stato.
A – Mi non so, ma l’è una ragazza semplice.
R – Ma quale stato? Da quando abbiamo firmato l’armistizio qui non ci capisce più niente!
D – E’ vero, adesso ci sono due governi …
I – L’Italia è una sola! Il Duce è uno solo. Il Governo di Badoglio non conta niente. Quando cacceremo l’invasore angloamericano vedrete come rifiorirà l’Italia!
C – E daglie con sti’ angloamericani!
A - Faceva la bottegaia, la mia amica, ma poi l’è venuta la voglia di partire per fare fortuna…
C – Ammazza che fortuna!
A – Sapete, a una ragazza di provincia gli può piacere mettersi addosso dei costumi sfarzosi, le piume, le paillettes … ma poi la vita vera è un’altra cosa.
C – Sono teatri scalcagnati, camerini arrangiatelli dove c’è sempre molto calore, molto colore e molto …
R , D, A e C – Odore!
C – Un odore che c’ho nel naso da quando so’ bambino, un sapore di arena che ti spinge a dare il meglio sennò sono gatti morti e pomodorate in faccia. E le soubrette? Se prendono certe pernacchie! (imita il pubblico) Ah Boona! Nvedi che robba! Facce la mossa cocca! Torna da mamma!
A – Se abbiamo finito con la rassegna dei ricordi, possiamo andare avanti?
I – Sì, andiamo avanti, andiamo avanti che è meglio.
G – Allora dove eravamo rimasti?
I – Alle canzoni, mi raccomando, niente di osceno e di …
I e C – angloamericano.
G – Per carità.
C - Lo so io cosa ci vuole per voi! Gaetà mettiti il costume da torero che facciamo vedere al signor gerarca il numero “sangue e arena”. Anche voi ragazze andate a preparavi…
A – Siamo sicuri?
D – Uffa!
G – No, da torero non mi voglio vestire più, mi vergogno.
C – E dai, non fare tanto il difficile! Gli viene tanto bene sto’ numero, le donne quando lo vedono si strappano i capelli… Dai Gaetà diamoci da fare che anche oggi c’abbiamo il problema delle dodici e delle diciannove.
G – Lo so, lo so…
I – e sarebbe?
C – Il problema del mettere insieme il pranzo con la cena, signor gerarca, che con tutto il rispetto sta guerra c’ha messo proprio a terra, che più a terra di così non si può! Che dico a terra? Sottoterra! Praticamente nella bara.
I – Ho capito, ho capito! Comunque oggi quel problema non ce l’avete, qui c’è da mangiare in abbondanza.
C – Lo vedo, eccome! Se avessi uno stomaco supplementare da riempire mi farei la scorta, la dispensa …
G – Va bene Corrado, ma smettila di parlare sempre di cibo. Sei fissato. (esce per vestirsi)
C – No, è il mio stomaco che parla. Perché il tuo no? Tu invece ami digiunare?
I – E va bene, andiamo avanti, andiamo avanti ma fatela finita con sto problema del mangiare! Non lo sapete che la vita frugale contribuisce alla robustezza del corpo e alla conservazione della salute?
C – Che ve devo dire signor gerarca, uno di sti giorni creperò di salute …
I – E facciamola finita anche con questo signore e signore, chiamatemi Italo che facciamo prima.
C – Gaetano sei pronto con la canzone?
G – Sì, spicciati che sti calzoni mi stringono da matti.
A – Anche a mi la sottana …
R – Mi s’è gonfiato lo stomaco, l’era troppo voto e l’ha fatto reazione.
C - Signore e signori gentile pubblico ecco a voi di ritorno da una trionfale stagione nei teatri più importanti d’Italia Gaetano Tornasole in “Granada”.

Corrado esce e durante la canzone rientra nelle vesti del toro accompagnato dalle ragazze che eseguono una coreografia buffa. Gaetano si esibisce in “Granada”. Entra Maria Vittoria.

M – Bravo! Bravo! Complimenti. Finalmente sento un artista vero, non come tutti quei mezzi cantanti che si sentono alla radio.
G – Grazie.
M – Beh, ho portato un’altra aquila di paté. L’altra se volete potete finirla, ma questa non si tocca, ci siamo capiti?
G – allora che ve ne pare del numero d’apertura?
I – Va bene. Il torero che doma il toro nell’arena è un’immagine di forza e di potenza, l’immagine giusta per descrivere l’Italia …
M – Eccolo che ricomincia! Ma stai un po’ zitto che non capisci niente. E’ inutile che vuoi fare l’accolturato, sei figlio di contadini…
I – Beh, e allora?
M – Se non ci fosse stato il partito te stavi ancora a zappare la terra te lo dico io!
I – Se non avessimo degli ospiti Vittoria io ti …
M – Io che cosa? Attento sai! Non alzare lo voce con me sennò …
G – Che donna energica!
C – Che megera
A – A me me pare un po’ antipatica.
R – Trattare così quel povero marito.
D – Non si fa.
I – Tu donna non devi permetterti …
M – Ma stai zitto! Mi fai ridere Italo, sembri un tacchino impagliato con quella divisa che ti stringe nei fianchi …. Ma cosa credi che siamo ancora nel ’29? Le cose cambiano! Non le senti le risate della gente quando passi per strada, proprio come dice quella canzone …
I – Quale canzone?
R A e D – E Pippo Pippo non lo sa, che quando passa ride tutta la città …
M – Ecco appunto.
I – Io non la conosco.
G – Ma gliela facciamo sentire noi, vero ragazze?

Le tre ragazze cantano “Pippo non lo sa”

I – Basta! Basta! Io non ammetto questi spettacoli in casa mia!
G – Scusaci Italo, noi credevamo …
I – Ma quali scuse e scuse, non lo sapete che quella canzone è all’indice?
A – Ma che sarà mai per una canzonetta …
I – Basta! Sono io che comando qui e quella canzone non la voglio sentire.
M – Ma cosa comandi, imbecille?! Non lo vedi come siamo ridotti? Non ti sei accorto che il fronte avanza? Credi ancora che vinceremo la guerra?
I – Ma certo! Cosa vuoi sapere tu donna? Occupati della casa e lascia fare la guerra agli uomini.
M - Che razza d’uomo! Guarda come ti sei conciato, ti sei anche sporcato il bavero della giacca col sugo di pomodoro.
I – Ma quale pomodoro?
M – Dai qua fammi vedere! Hai ragione non è pomodoro, è rossetto!
I – Eh? Fai vedere? Ma non è possibile!
M - Questo è troppo! Non voglio neanche sapere di quale delle tue puttanelle è questo rossetto…
A – Mi non so niente.
G – Vogliamo tornare allo spettacolo?
I – Maria posso spiegarti tutto …
M - Vai subito a cambiarti.
I – e va bene. (esce)
M – Beh, e voi cosa avete da guardare?
A – Mi non guardo, son anche cieca da un occhio.
C – Anch’io ho la vista appannata … dalla fame.
Tutti – Ahhhh
G – Torniamo allo spettacolo?
M – Infatti. Immagino che mio marito vi stesse facendo l’esame.
C – Io non ho nenche la quinta A dieci anni già lavoravo nella compagnia di Beppe il Lungo.
A – Mi son analfabeta.
R – Davvero Antonia? Beh, sei parecchio ignorante però!
A – Perché te no?
R – Io c’ho la seconda.
M – Ma cosa avete capito? Non vi ha chiesto dello spettacolo?
G – A quello!?? Sì sì ci ha fatto un sacco di domande…
C – Ma noi gliel’abbiamo detto che non siamo per niente anglofobi.
M – Eh? Sentite a me non me ne frega niente di tutte le sue idee sulla censura, ma questi imbecilli che vengono da noi stasera sono proprio fissati! Fosse per me li manderei tutti a lavorare nei campi che è il posto da dove vengono …
G – Come ha ragione, signora ..
C – Eh?
M – Sono degli ignoranti, della gentaglia senza arte ne parte, dei parassiti che hanno avuto la fortuna di saltare sul carrozzone del Duce quando era il momento buono…
G – Qui le do ragione.
C – Eh?
M – Ma ormai le cose si mettono male anche per loro, e ci sarà da ridere quando arriveranno anche qui gli americani …
G – Ah ah ah
C – Eh? Ma che cosa ridi?
M – E i tedeschi? Dei fanatici! Dei violenti! Io proprio non li sopporto. Vengono in casa nostra e vogliono comandare …
A – Mi non ho capito proprio niente sui tedeschi, prima erano nostri alleati …
C – Ma poi hanno cambiato idea e sono diventati i nemici.
A – Nemici?
C – E gli alleati ora sono gli altri che prima erano gli altri nemici, ma le bombe continuano a sganciarle uguale perché …
A – Lo vedi che è difficile Corrado?
G – Veramente Corrado siamo noi che abbiamo cambiato idea.
M – Ma per noi possidenti non cambia mica niente. Con questi o con quelli, a noi nessuno ci può togliere le nostre cose.
C – Com’è vero!
G – Eh già! Ma lo sapete che siete proprio un bel pezzo di possidente?
G – Ma cosa dici Corrado!?
M – Le terre, le proprietà sono le nostre e non si toccano!
G – Parole sacrosante!
C – Sì, è ora di finirla con questi usurpatori dei beni altrui … di qua, di là, di sopra, di sotto tutti vogliono, tutti prendono! Lavori lavori e non hai mai niente. Tutti ti sfruttano, tutti ti spremono! Ma è ora di dire basta! Sissignori! E’ ora di finirla!!!!
G – Corrado sei fuori strada …
M – Con questo e con quel Governo noi cadiamo sempre in piedi, basta che non vengano i comunisti!
C – Comunisti? Chi ha parlato di comunisti?
M - Mussolini ci ha fatto comodo, ma ormai è sorpassato. Solo mio marito non l’ha ancora capito. E poi si è voluto mettere insieme a quell’esaltato, a quell’Hitler!
C – Vostro marito vi tradisce con Hitler? Mi dispiace signora. Le mie più sentite condoglianze. Già è difficile accettare che il proprio marito sia un pederasta e poi con quel brutto figuro …
M – Eh?
C - … con quei baffetti …
M – Eh?
C - e con quei capelli unti …
M – Ma cosa dite?

Corrado emette dei suoni in simil tedesco e fa il verso a Hitler. Continua la sua pantomima per tutta la scena seguente.

M – Voi farneticate! Mio marito non mi tradisce proprio con nessuno, altrimenti …
G – Perdonatelo signora, non sa quel che dice.
M – Lo so che frequenta quel bordello in città dove ci sono tutte quelle donnette scosciate, lo so, ma quello non è tradire. All’uomo è concesso dare sfogo ai propri istinti, basta che quando torna a casa sia bello fresco e profumato e senza tracce di rossetto addosso!
G – Si capisce.
M – Perché anche noi mogli abbiamo diritto a riposarci un po’ e a non avere sempre il marito tra i piedi, no? Molto meglio se va un po’ nel bordello a calmare i bollenti spiriti, così quando torna a casa è docile come un agnellino.
A – Mi sarei gelosa se mio marito …
R – Anch’io. Mi spezzerebbe il cuore se andasse in un di quei posti lì…
M – Beh, e perché?
R – Se scopro che l’uomo che amo va con una donnaccia di quelle …
M – E’ qui che casca l’asino. Italo è mio marito e basta. L’amore non c’entra per niente.
D – Ma come non c’entra?
A – Se non l’ amate perché mai l’avete sposato?
M - Perché? Non lo sai il perché? Come se una donna fosse libera di scegliersi il marito. E’ stato il mio babbo, pace all’anima sua, era convinto che un matrimonio avrebbe rafforzato la nostra adesione al partito.
A – Poverella …

Cade un bomba

A – Cosa è stato?
D – Che succede?
G – Una granata.
A – Cosa? La pareva proprio vicino vicino …
C – Troppo vicino.
R – Ho paura
D – Qui si mette male

Entra Italo allarmato

I – Come osano quegli anglo … americani?
Tutti gli altri – americani
I – Come osano bombardare casa mia?
M – Pensavi che c’avrebbero girato intorno, imbecille!?
G – andiamo avanti con lo spettacolo?
R – Ma quale spettacolo?
D – Qui non c’è nessun spettacolo.
A – E’ già molto se salviamo la pelle …
I – Ha ragione lui. Non ci faremo intimidire da qualche bombetta. Cominciate pure lo spettacolo. Siamo già in grave ritardo. Non possiamo mica aspettare che arrivino tutti!
A – Ma quali tutti? Qui non c’è nessuno!
G – Non contestiamo, non contestiamo per favore.
C – Ha ragione Gaetano, non contestare Antonia, che poi se magna.
A – E va bene.
G – Fuori, via, andate a prepararvi. Bene. Allora voi mettetevi comodi che ha inizio lo spettacolo.

Gli attori escono mentre Gaetano presenta.

G – Signore e signori, gentile pubblico è con grande piacere che vi presento di ritorno da una grandissima tourné nei più importanti teatri italiani ed esteri ..
I – Tourné? E cos’è? Camerata non lo sai che è vietato usare parole anglofone?
G – Veramente è francese.
I – Peggio! I francesi, i nostri cuginetti, sono i primi traditori dell’Italia. Ma da quando Parigi è caduta hanno smesso di cantare ! Eh Eh Eh
M – Peccato che siano il quartier generale della resistenza antifascista!
I – Ma cosa dici donna?
G – Beh, comunque vi presento la nostra impareggiabile, magnifica, splendente soubrette …
I – Ancora con queste parole straniere? Si dice prima donna.
G – Prima donna Antonia Pecorai.

Entra Antonia e canta“Besame mucho”.

I – Brava! brava! Complimenti!!
A – Grazie.
I – Che bella voce e che portamento signorina Pecorai…
M – Ti è piaciuto lo spettacolo Italo?
I – Eh? Ah … sì!
C – (entrando) Scusate ho sentito che c’è da baciare …
M – Eh? Ma cosa dice questo qui?
C – Non ci credete? Ecco qua vi faccio vedere il diploma così …
A – Corrado …
M – Un diploma?
I – Ma che fa?
C – Certo! Mi serve per prendere moglie. Non voglio mica restare zitello io! Coi tempi che corrono finisce che mi mettono in galera se non mi sposo subito.
M – Ma? Parlaci tu con questo qui che io non lo capisco.
I – Ma cosa dite? Cosa insinuate?
C – Chi io? Niente. E’ solo il primo siparietto del nostro spettacolo …
I – Vorreste dire che chi non si sposa finisce male?
C – Peggio! A un mio amico gli hanno messo dietro una storia che facesse degli atti …
I – Degli atti?
M – Ma che atti?
C – Degli atti …

Corrado mima di aprire e chiudere un immaginario impermeabile

I – Insomma finitela.
C – E ad un altro dicono che è un finocchio.
I – E allora? L’uomo deve essere virile, sposarsi e procreare, altrimenti è un cattivo italiano. E poi non lo sapete quello che cosa ha detto Starace in persona?
C – No.
I – “tutti gli organi del partito funzionano, perciò devono funzionare anche gli organi genitali”.
A e M – Che volgarità.
C – Beh, comunque io la riconosco bella donna quando la vedo ..
A e M – Ah ma davvero? E da cosa?
C – Ma dalle gambe!

Corrado e Italo cominciano a cantare “Ma le gambe”. Sul primo ritornello entrano le ragazze e sulla seconda strofa entra Gaetano che si associa a loro.

Fine I Atto


II Atto

Antonia canta “Amado Mio”.
Alla fine della canzone scoppiano altre bombe .

R e D – Ahhh!
A – Maria Vergine che bombardamento!
C – Mamma mia che brutta serata!
G – Siamo costretti a interrompere lo spettacolo …
I – Andiamo avanti, andiamo avanti! Non ci faremo intimorire da qualche bombetta.
M – Andiamo avanti? Io vado a preparare la valigia! Tra poco ci crolla la casa in testa, e noi stiamo qui a guardare una specie di spettacolo … Che imbecille! (esce)

Altre bombe e si spegne la luce.

C – State tutti bene?
A – Che paura mamma mia!
D – E’ un buio qui.
I – E’ andata via la luce, vado a prendere le candele.
C – Scc … c’è qualcuno!

Tutti tranne Italo si rifugiano sotto il tavolo. Entra un americano in assetto da combattimento. Canticchia la canzone.

J – (canticchiando) Amado mio … My God it’s too dark here. Let’s have some light … Is there someone? (accende un cerino) Ehii!! C’è nessuno? Dove siete? (fischia) It’s impossibile! It must be someone in! Come on! Avanti vieni fuori!
I – Il nemico è in casa mia!
C – Stai zitto per carità, che qui ci ammazzano tutti!
I – Dici?
C – A no? Credi che quelli scherzano Italo?
I – Penso di no.
A – Mi son troppo giovane per morire…
D – Anch’io.
R – Se è per quello io sono la più giovane di tutte…
G – Sccc!!!
C – Te conviene stare buono qui sotto con noi che forse se ne vanno senza far stragi…

Italo si nasconde sotto il tavolo con gli altri

A- Maria Vergine!
J – Ehi! Come on! I know you are in … I heard the music …(canticchia) Amado mio … Avanti esci fuori. Non ti faccio nulla! Ahi ma che wonderful tavola with bread, meat, wine …
I – Che cosa sta facendo?
C – Che fa? S’è buttato sul buffet! E cosa!?
A – Speriamo che ci lasci qualcosa.
I – Ma voi avete solo quello in testa? Il nemico ci assale e voi pensate al salame?
A – Sapete, quando non mangi mai …
C – Ti viene come un chiodo fisso … qui (indica lo stomaco)
D – State zitti!
R – Sccc!
J – Good! Red wine … very good! (si siede a tavola e si mette a mangiare )
C – e mo’ che fa?
G – S’è messo comodo.
I – A casa mia! Questo è troppo.
C – Stai buono. Non ci pensare, dammi retta.
G – Ma qui che facciamo?
A – Me fanno male le ginocchia.
C – Ha! Che lagna! Se volete fare conoscenza con l’americano fate pure, ma poi non lamentatevi con me se vi fucilano!
A – No no, io aspetto, per carità!
G – Allora aspettiamo.
C – Appunto.

Entra Maria spaventata per lo scoppio delle bombe e con una candela in mano.

M – Italo? Dove sei? Dove ti sei messo? Italo?!!!
J – Good evening madame.
M – Eh!? Chi va la?!
J – Buona sera signora, finalmente ti vedo.
M – Madonna che paura!
J – No madame … nothing … niente paura, non avere paura.
M – E te da dove scappi fuori? Italo!!! Stammi lontano sai! Italo! Sono arrivati gli americani!
J – Who’s Italo? Chi è questo Italo signora?
M – Stammi lontano sai! Non ti avvicinare perché io mi so difendere e … Italo!!! Dove ti sei messo? Non c’è mai quando lo cerco!
J – Take it easy madame! Don’t worry, non ti voglio far male. Credo che in casa non c’è più nessuno.
M – Ma tu che vuoi eh? Sei venuto a rubare?
J – No signora! Abbiamo preso la città e stiamo scovando i fascisti che si nascondono nelle case.
M – Ah!!!! Ho capito!!!! Sì, hai ragione, credo che qui non ci sia più nessuno.
J – Ma prima si sentiva una musica, una canzone bellissima… eri tu che cantavi?
M – Io?
J – Yes. Se tu sei qui sola, deve essere tu la donna che cantava. Ti prego canta ancora per me. Can you?
M – eh?
J – Avanti baby, non farti pregare please.
M – e va bene ma stai calmo! Hai bevuto un po’ di vino?
J – Certo! Buono! Good! Very good!
M – Bevine ancora un po’, offre la casa.
J – Ma tu canti, come prima.

Maria canta “Ma l’amore no”. Alla fine della canzone l’americano si è addormentato. Maria si rimette a cercare Italo e lo trova sotto il tavolo. Poi anche gli altri escono dal loro nascondiglio.

M – Italo! Italo! Dove diavolo ti sei cacciato? Ah eccoti! Ti sei messo comodo?
I – Sì grazie, non c’è male.
M – Vieni fuori di lì cretino, te lo dicevo che bisognava fare le valigie … sono arrivati gli americani.
I – (insieme a lei) Sono arrivati gli americani.
M – lo sapevi già?
C – Lo sappiamo eccome!
A – E’ passato il pericolo?
I – Cosa credi che ci faccia sotto il tavolo?
M – Beh se lo sai spicciati, andiamo.
I – Ma dove?
M – Scappiamo. Se ti prendono t’impiccano, lo sai?
I – Io da qui non mi muovo.
C – Che s’è messo a dormire l’angloamericano?
G – Beato lui che può dormire ..
A – E sì, dorme come un putto.
M – E va bene ma poi non ti lamentare quando canteranno anche per te quella canzone che fa tanto discutere i tuoi amici ..
I – Quale?
M – Quella che hanno fatto per Ciano.
I – Maramao?
M – Proprio quella.

Inizia l’intro della canzone

I – A no, io quella canzone non la voglio proprio sentire in casa mia! Piuttosto dov’è l’usurpatore della mia tavola?
C – Eccolo lì ubriaco e beato.
R – Come l’è bello però!
D – Pare un angelo.
I – Un angelo dell’Inferno! Questo è il nemico signore, non ve lo dimenticate.
M – Maramao perché sei morto ….

Maria canta “Maramao” con l’accompagnamento delle ragazze in coro.

M – Allora Italo ti decidi? Andiamo?
I - Ricordati donna che chi osa vince e che noi terremo duro fino alla vittoria!
M – Ma smettila di parlare come quell’imbecille di crapa pelata.
I – Tu non osare parlare di lui in questo modo sai?
M – Finisce che ci rimani secco per quello lì ….
I – Io me ne frego!

Scoppiano altre bombe.

A – Misericordia che bombardamento!
C – Se stavolta ce portiamo a casa la pelle possiamo andà ad accende un cero a Sant’Antonio.
A – Mi son devota a Sant’Antonio, ce vado di sicuro…
I – Ripensandoci forse è meglio ritirarsi … dove hai messo la Topolino?
M – Nel cortile di dietro…
G – Beh, e così ve ne andate?
A – Non c’avete mica un posticino in più?
M – No.
I – L’autovettura di mia moglie è troppo piccola …
R – Ma noi che facciamo qui?
D – Non è posto per un ragazza …
C – E neanche per un ragazzo…
I – Ritiratevi anche voi.
A – O bella e con quale mezzo?
C – Con il nostro mezzo di trasporto principale, vero signor gerarca?
R e D – E quale?
C – I piedi.
G – Forniti di galosce.
I – Se volete in cantina ci sono due velocipedi …
Tutti - Ahhh
M – Andiamo?
I – Camerati! (saluta romanamente ed esce)
M – Presto presto! (esce)
A – Ed ora che si fa?
C – Si magna.
A – Se mi s’è chiuso lo stomaco!
R – Io non posso mangiare con la paura che una bomba mi caschi sulla testa.
D – Neanch’io.
G – Per una volta sono d’accordo con loro.
C – Peccato. Vuol dire che mi dovrò sacrificare per tutti. (Si butta sul buffet) Come al solito!
G – E cioè?

Musica strumentale “Pennsylvania 6 – 5ooo” durante la quale scoppiano bombe e si svolge tutta la scena successiva: i comici rubano tutte le vivande nascondendole dentro alle proprie valigie e si preparano ad uscire.

C – Come quella volta che eravamo ad Alessandria e c’avevamo quell’impresario figlio di buona donna che non ci pagava mai, e il padrone dell’albergo se prese a ostaggio tutta la compagnia, perché con lo spettacolo non avevamo tirato su neanche per pagare l’albergo, e io presi un treno arrivai a Milano dove racimolai un credito e siccome per tornare c‘era solo un direttissimo che non si fermava telefonai a quell’infame che si facesse trovare sotto la pensilina e là gli buttai questi soldi incartati in un giornale per il riscatto…
G – E allora?
C - Diciamo che da quando v’ho tirato su non ho avuto proprio una gran fortuna. Lo sapete che mi disse l’impresario figlio di buona donna? Ti do tre ballerine esordienti e una spalla, sono un po’ giù di squadra perché è da un po’ che non battono un chiodo, però sono bravi. Il giro te l’organizzo io, disse, niente di trascendentale, ma piazze che tengono anche un paio di spettacoli. Contratto per due mesi. Se reggi prolunghiamo. La paga? Duemila a settimana. Tutto compreso, trasferimenti, vitti, alloggi. Agli altri ci pensi tu naturalmente. Ma non ti preoccupare è gente che si accontenta, con l’aria che tira. E ogni sabato ti raggiungo con un vaglia dove sei. Faccio le cose pulite io!
Siamo partiti quindici giorni dopo. L’agente venne alla stazione a salutarci e me dà un foglio piegato in quattro con cinquecento lire. Era l’itinerario della tourné e l’acconto. Agita la mano quando parte il treno. E’ l’ultimo ricordo che ho di lui. Non l’ho mai più visto. La prima tappa era un paesino delle Langhe dove arrivammo dopo otto ore tra viaggio e allarmi aerei. Manifesti sui muri annunciavano il nostro spettacolo per la sera stessa. Che successo! Dopo aver dato una scopatina alla sala ed esserci sciacquati la faccia alla pompa in cortile, il pubblico ci ripagò di tanta fatica. Ma solo il pubblico, perché del vaglia nessuna notizia. E così v’ho sfamato tutti per una settimana a pasta, patate e castagne comprate al mercato nero con i miei risparmi perché quell’infame non c’aveva mandato il vaglia come concordato

Rientrano Maria e Italo ansimanti.

C – Finita la benzina?
I – Macché!
M – La casa è circondata.
I – E’ impossibile fuggire!

Bussata energica alla porta.

I – Eccoli! Sono qui!
M – Nascondiamoci …
I – Largo, largo, fate passare….
A – un momento un momento, è stretto qui.
R – Un po’ di educazione, prego.
D – Non spingete.
G – E tu Corrado non vieni?
C – No no ho deciso di morire con la pancia piena.

Ribaltano il tavolo e lo trasformano in una barricata. Buttano la tovaglia sopra all’americano addormentato e si nascondono tutti tranne Corrado. Entra in scena il nazista il quale emette dei suoni disarticolati e si muove come un burattino. Sta scappando anche lui. Si avvicina a Corrado e lo saluta.

H – Hi Hitler!
C – Ah!! (spaventato) Hi! E no! Questo è troppo! Gli americani di fuori, i tedeschi dentro… ce mancava solo questo burattino! Qual buon vento?

H- Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps…

Hans emette suoni e onomatopee cercando di spiegare che inseguito dagli americani.

C – Cosa? Non capisco.
H- Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps…

C – E ora che fa? Uh!! Porca miseria m’ero scordato dell’americano, e adesso se lo vede … qui se mette proprio male!

H- Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps…
C – Prego accomodatevi. Qualcosa da mettere sotto i denti? (lo fa accomodare e gli offre da mangiare distogliendolo dalla vista dell’americano)
I – Beh, cosa fanno?
G – Mangiano.
I – Cosa?
M – Anche l’aquila?
A – Povero Corrado, che brutta fine!
I – Però quanto ci mettono!
R – Lasciatelo stare, dopotutto l’è la sua ultima cena…
D – Povero Corrado, era tanto buono.
G – Un momento ma … avete visto gli stivali di quello?
I - Sembrano quelli che portano i nazisti della Wermacht
G – Sono proprio uguali.
I – Ma allora …. (Si sporge per guardare e vede che il nuovo arrivato è un nazista) Maria! Era tutto un falso allarme, è arrivato uno dei nostri ospiti!
M – Sei sicuro?
I – (Uscendo da sotto il tavolo) Hans Von Caterpillar che piacere avervi qui alla mia tavola!
M – (seguendolo) Italo ricordati che abbiamo anche un altro ospite seduto alla stessa tavola … Buonasera!
H – Hi Hitler!
C – Chi non muore si rivede. Siete riemersi dal sottoscala?
M – E voi avete spazzolato la tavola?
C – E come no? Ma qui c’abbiamo ancora un certo problema da risolvere che mi blocca la digestione. (indica l’americano che ha nascosto sotto la tovaglia)
I – Hans Von Caterpillar devo ammettere che l’avevamo data per disperso…
H – Eh?
I – Con questo brutto tempo …
H- Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps…

Hans tenta di spiegare che la casa è circondata e che sta scappando.

A – Mi par che dica che la casa è circondata…
R – Ma va?
D – Bella scoperta!

Hans continua a gesticolare e a indicare il pericolo che c’è fuori lasciando intendere che vuole nascondersi. Quindi vede l’elmetto dell’americano e lo indica.

H – Alt!
A – Ahi! Ha trovato l’elmo!
C – Siamo fritti!
A – Se scopre che nascondiamo un americano magari s’arrabbia …

Hans si prova l’elmo.

C – Che gli piace l’elmo?
M – Ma …?
I – Ah ah ah Voi vi chiederete che ci fa un elmo anglofobo in casa mia ….
C – eh?
I – E’ di uno dei nostri attori, sono qui per lo spettacolo di stasera.
H – Spectaculo?
A – Sì, noi balliamo e cantiamo …
R – Siamo commedianti.
C – Come c’hai ragione!
G – (con fraseggio lirico) Io sono il tenore.

Hans lascia intendere che anche lui da ragazzo cantava e intona la “Ballata di Mackie Messer”.
Gli altri si associano a lui. Formano una fila e marciano insieme. Buio.
Luce solo su Hans.

H- Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps… Hoppe Hoppe Reiter, wenn er fällt dann schreit er fällt er in den Graben fressen ihn die Raben fällt er in den Sumpf macht der Reiter plumps…
Buio, poi luce
Stessa scena. Gli attori dormono sulle sedie. Italo tenta di restare sveglio. Gaetano sta cantando “Tu che mai preso il cuor”. Alla fine del brano il tedesco applaude entusiasta e chiede altre canzoni. Con il suo chiasso sveglia tutti. Ha in mano una pistola.

C – Non è possibile! Ma questo non se spegne mai?
G – Io sono stremato.
C – Adesso basta. Sono tre ore che cantiamo per sto crucco. Ce ne vogliamo andare, vero ragazzi?.
A – Ma chi glielo dice a quello lì?
I – Per me potete fare come volete, se non avete paura di prendervi una pallottola…
A – Ha ragione lui Corrado, è meglio aspettare. Magari domattina se ne vanno.
C – E come no? Se ne vanno a prendere un caffè caldo.
A – Davvero? Che buono il caffè…
R – Ma chi se lo ricorda più.
I – Ma quale caffè e caffè, quelli non se ne vanno finché non ci hanno stanato tutti.
M – Voglio vedere quanti sono (si affaccia alla finestra)
C – Ecco appunto.
G – Non facciamoci illusioni.
C – No?
A – Ma come no?
G – No.

Hans continua ad agitarsi e fa partire un colpo di pistola

M – Ehi! Mi pare che siano arrivati anche i tedeschi! Non ci sono più solo gli americani.

Hans applaude entusiasta

C – Stiamo proprio messi bene!
G – Tra due fuochi.
C – Praticamente allo spiedo.
A – E allora che facciamo? Io non voglio morire. Non sono mica fascista. Non mi piacciono neanche quelli lì.
I e C – A no?
I – Ma come, non avete anche voi la tessera del partito?
A – Beh, ma che c’entra?
R – Quella serve per andare a comprare il pane.
I – Vi credevo dei patrioti, dei buoni italiani, e invece …
C – Ah… Italo, diciamoci la verità, il fascismo è un po’ ribassato.
I – Ma la fede resta. La fede è inossidabile.
C – Ma quale fede e fede … Italo! Avete fatto delle vigliaccate che … comunque ormai non ha più importanza da che parte stai perché cadono bombe come se piovesse.
M – Ecco lo senti? Hai capito cosa pensa la gente imbecille?
I – Ma tu da che parte stai?
M – Dalla mia. E poi hanno ragione loro, il regime è finito. La gente è stufa della guerra e della miseria. Hai presente quella canzone che fa “se potessi avere mille lire al mese”…

Maria canta “Mille lire al mese”. Alla fine della canzone Hans applaude entusiasta.

M – Hai capito Italo? E’ meglio saltar giù da questo treno prima che arrivi in stazione. E’ ora di cambiare Italo!.
C – In stazione? E quando mai c’arriva questo in stazione? Questo s’è fermato in un binario morto e non si muove più. Come quella volta che dovevamo andare a far spettacolo in un paesino sperduto delle Marche, ve lo ricordate? E siamo stati fermi tre giorni a Macerata, le ragazze disfatte, tutti smunti.
G – Io mi ricordo anche di quella volta che c’hanno invitato a un coprifuoco dopo lo spettacolo a casa di quel riccone di Roma …
C – Che razza di mangiata!
G – E che belle soddisfazioni in campo femminile …
C - Ammucchiate,bevute, cose turche!
G – Che bella serata.
C – Mica come qui.

Hans è entusiasta. Applaude e chiede il bis.

C – A rieccolo!
G – A no basta, io non canto più. Mi si rovina la voce. Fai lavorare un po’ anche Antonia.
A – Eh? Ma come? Io sono anche raffreddata.
C – Dai su Antoniuccia mia, fai uno sforzo che magari questo si calma Ecco cantagli una delle tue canzoni sdolcinate …
A – Ma se ti dico che non sto bene! Tutta colpa tua che ci fai dormire in quella specie di granaio.
C – Ma quale granaio? E’ il piano di sopra di un mulino.
A – Prima ci siamo presi la scabbia e ora il raffreddore.
R - Per non parlare dei geloni …
C – Che lagna! D’estate ci fareste la firma a stare in un posto del genere! Le pale del mulino non solo rinfrescano ma tengono anche lontane le zanzare …
D – Ma siamo d’inverno.
M – Ma con la scabbia … come avete fatto?
G – All’inizio pensavamo che fossero pulci, poi abbiamo mandato Antonia dal dottore e così con una sola visita abbiamo avuto la diagnosi per tutti.
M – Ma vi siete curati?
C – Eccome? Senza l’assistenza sanitaria …
M – Beh non ce l’avete?
A – Una volta ho provato a infilarmi nella lista dei poveri per avere l’assistenza gratuita ma non m’hanno voluto dare il “certificato di povertà”.
M – Si vede che non ne avevate diritto.
A – Ma come no?
M – Cara signorina, i poveri non se ne vanno in giro con le calze di seta, per esempio.
C – Che ti lagni che sei ricca sfondata?
A – Ah, ma queste sono finte.
M – Che?
R – E’ la fintacalza.
A - L’è una tintura che ti spalmi fino alle cosce e poi con la matita a carboncino ci fai un riga sul polpaccio, così …

Hans ricomincia a farsi sentire.

C – Dai Antonia, fammi contento e ti prometto che se ne usciamo vivi te regalo un paio di calze di seta vera.
I – Ecco, lo vedete qual è la causa della nostra rovina? Che bisogno abbiamo di comprare la seta vera, quando abbiamo in raion! Non lo capite che così diamo una mano al nemico?
C – Lascia perdere Italo.
I - La politica autartica dello Stato ha come obbiettivo di rendere l’Italia indipendente e più forte. Noi non abbiamo bisogno della roba degli altri. Non abbiamo abbastanza lana? Ma c’è il Lanital…
R – Quella roba pizzica da matti.
D – Dicono che la fanno con il latte, è vero?
I – Con la caseina. E il vermene con i rametti delle ginestre.
R – Io ho una camicia da notte di cafioc ma non c’assomiglia proprio al cotone.
D – Né il coniglio al visone.
C – E vogliamo parlare della scarpe di cartone?
A – Ma cosa l’è questa autarchia? Una volta sono venuti da mia mamma e le hanno sequestrato tutte le pentole. Hanno detto che servivano per rifornire l’industria bellica dell’Italia autarchica…
I – Basta, con voi non si può parlare. Siete solo capaci di lamentarvi. Ma se avete qualche risparmio sotto il materasso lo dovete a noi!

Tutti lo guardano con occhio interrogativo. Hans continua a blaterare nella sua lingua.

A – Va bene, fammi cantare sta canzone così chissà che non si chetino un po’ tutti e due questi qui. Ma tu Corrado stai attento che quello non mi metta le mani addosso …
C – Ma che cosa dici?
I – Questo non potrà avvenire in casa mia.
A – Sarà, ma la mia zia l’hanno presa nel fienile due di quelli e ora c’ha un bimbetto da tirar su poveretta.
I – Il figlio del peccato.
A – Povero nini che colpa c’ha lui se il suo babbo è uno di quelli?

Hans continua a blaterare nella sua lingua.

C – Va beh Antonia sta tranquilla al crucco ce pensiamo noi …

Antonia canta “Al last”. Alla fine della canzone si risveglia anche l’americano.

J – Finalmente sento again that celestian voice. Wonderful voice, who are you?
A – Eh? Che dice?
H (scopre l’americano e comincia tra di loro una colluttazione) – Ah!!!
C – S’è scoperta la sorpresa!
J – My dear what’s your name?
A – Mi non capisco.
H – Tradimento! Tradimento! (agita la pistola da cui partono alcuni colpi).
J – But, this is my elmo!
H – Hi Hitler!
J - Nazista?!
C – E adesso che facciamo?
I – Lasciamo che se la sbrighino tra di loro.
M – Non essere vigliacco e prendi posizione! (Italo si mette dalla parte di Hans) Ma non quella, scemo!
I – Ma io …
J – Siete tutti fascisti?
Tutti tranne Hans – No! (E si dispongono dietro le spalle di Jhonny)
C – Dai che forse ci portiamo a casa la pelle.
G – Noi siamo con la resistenza.
A – Mio fratello è partigiano.
R – Anche il mio.
D – Anche il mio fidanzato.
I – A sì?

Hans intanto tenta di divincolarsi, si agita ed emette dei suoni, ma gli altri lo prendono e lo legano e imbavagliano.

J – Ma lui why è vestito così?
C – Eh?
I – Così come?
C – Esigenze di scena.
J – What?
A – Noi siamo commedianti. Facciamo spettacolo prima delle pellicole. Sapete quelle pellicole con Greta Garbo e Clake Gable che per me è bellissimo ..
R – Io sono innamorata di Clarke Gable.
D – Anch’io, ma non ditelo a Gianni.
J – (ad Antonia) You are wonderful. What’s your name?
A – Eh?
J – Come ti chiami?
A – Antonia.
J – Piacere (le bacia la mano) bellissima donna … che ci fai tu qui?
A – A beh, se non avessi fatto la soubrette, i miei mi avevano già trovato un posto da servetta in una famiglia bene. C’era da lucidare il pavimento con l’olio di gomito, andare al lavatoio pubblico, fare la spesa dove mia mamma m’ha insegnato che potevo anche fare la cresta e tenermi qualcosa per me a saperci fare … ma io …
J – I know, but … non capisco … cosa ci fa questo fascista con una bella donna come te?
G – Antonia credo che questo ci voglia provare…
A – Zitto te. Neanche mi lo so …
C – Ma glielo dico io … nella commedia fa la parte di uno di quei sudicioni …
I – Eh?
M – Scc!
C – Di uno di quei bambolottoni …
I – Non oserai…
M – Sccc! Stai zitto!
C – Che ad un certo punto è talmente orgoglioso della sua divisa, della sua vita, e di tutte le stronzate in cui crede, che preferisce suicidarsi piuttosto che cambiare fede, vero Italo? Hai presente quella canzone che canti sempre

Corrado comincia a cantare “Il pinguino innamorato” A lui si associa Italo e le ragazze in coro.

J – Good good! Per un momento avevo creduto che lui fosse proprio un fascista.
M – Chi lui? No!
I – Chi io?
Tutti – No!
J – Better. That’s better. Tu sei simpatico. Mi dispiaceva doverti ammazzare.
I – Ah!!!
J – Sono stanco di questa guerra, ma presto finisce e posso tornare a casa mia.
C – A chi lo dici. Sapessi come siamo stanchi noi.
G – Stanchissimi.
A – Che bello tornare a casa …
G - A proposito Corrado volevo sempre dirtelo, non è che mi puoi ospitare lì al mulino stasera?
C – E perché?
R – E il tuo albergo? Hai finito i soldi anche tu Gaetano?
D – Ma la tua voce, con quel freddo?
G – E’ che … purtroppo con quell’albergatore non potevo più continuare. Tutti i giorni mi aspettava con il conto in mano. Sarà mai possibile? Si potrà braccare un uomo a quel modo?
C – E allora che gl’hai lasciato la valigia?
G – Già, ho dovuto.
M – Beh, ma ora come fate senza le vostre cose? I vostri abiti, i vostri effetti personali …
C – Ma quali abiti? A noi uomini ce ne basta uno buono, lo metti la domenica, per andare a ballare, per un matrimonio, per un funerale. E’ uno e va sempre bene. E poi mica gli ha lasciato una valigia piena, vero Gaetano? Vedo che non siete pratica. Gl’ha lasciato la valigia piena di carta e gli ha detto…
G - Vengo dopo a pagare, ho la valigia in camera.
A – Ma a casa ci tornate con il Rex?
J – What?
G – Antonia non lo sai che il Rex l’hanno smontato l’anno scorso?
A – No. Io non ci credo. L’è troppo bella quella nave lì. Ho sempre pensato che quando c’avevo due lire in più c’avrei fatto un giro sopra. Lo sai che c’ha una sala da pranzo di 800 metri? Un cine teatro, negozi, due piscine con tanto di spiaggia sabbiosa,campi da tennis, bagni turchi e anche l’aria condizionata?! Una volta l’ho vista ferma al porto di Genova. Mamma mia che visione! L’era tutta illuminata, su più piani … e con un pennone alto così. E sopra si vedeva che c’era della gente con tanti soldi, elegante, felice, della gente ricca veramente, che brindava con lo champagne. E quando è partito hanno lanciato tante stelle filanti dal ponte che sembrava Carnevale. Uno spettacolo! Quando finisce questa guerra ci voglio proprio fare un giro, e magari vado fino a New York …
G – Ti dico che non esiste più.
I – Ha ragione lui. Il levriero dei mari l’hanno fermato a Capodistria all’inizio della guerra perché era diventato un covo di spie e di espatriati antifascisti.
A – Che peccato però.
R – Non ti disperare Antonia, a New York ci puoi sempre andare con l’aereo. Ah ah ah
A – Cosa? Non sono mica matta!
J – Yes, you can come by plan. Good.
A – Che dice?
J – Puoi prendere l’aereo Antonia, come ho fatto io, non c’è problema.
A - Ma voi da dove venite?
J – I’m from Tennessee.
A – E che cosa l’è?
G – E’ una regione delle Americhe.
A – A beh, cosa vuoi che sappia io, sono una ragazza semplice mi … ma l’è bello il tuo paese?
J –Bellissimo. Magari quando finisce la guerra ci vieni con me baby?
A – Magari!

Jhonny comincia a cantare “Chattanooga choo choo” accompagnato dalle ragazze in coro.
Scoppiano altre bombe.

J – Let’s go! Presto! We must leave … Dobbiamo andare via di qui! Come on!
Tutti – E dove?
J – Al quartier generale degli alleati riceverete la protezione …
M – Sì, arrivarci! E’ pieno di tedeschi là fuori.
J – What? (guarda dalla finestra)
I – E poi quale protezione? Noi non abbiamo bisogno della vostra protezione!
J – Accidenti! Siamo tra due fuochi. We must leave from here, but how?
C – Aspetta c’ho io un’idea.
J – What?
A – Che idea Corrado?
I – Lo vedi Maria, non tutto è perduto, quando arriveranno gli alleati tedeschi ci premieranno per aver preso un angloamericano vivo.
J – What?
M – Io non credo … e poi come la mettiamo con Von Caterpillar, legato e imbavagliato come un salame?
I – Al momento opportuno lo liberiamo e ….
J – What? Cosa stai dicendo?
I – Niente! Assolutamente niente! Cose personali. Allontanati, non ti avvicinare …
C – Allora ce l’ho io la soluzione.
J – Se riusciamo a raggiungere il mio campo base vivi voi siete degli eroi perché avete catturato un tedesco vivo.
I – Degli eroi?
J – Sure! E avrete tutti gli onori che si riservano ai valorosi patrioti eroi di guerra.
I – A sì?
M – Forse Italo è meglio mettersi con questi, la situazione non si mette troppo male per noi.
C – Ma guarda questo, basta che gli fai vedere una medaglia che subito si monta la testa, s’esalta. Non importa che ci sta scritto sopra: infame, eroe … basta che luccichi.
J – Come on! What’s your idea? Tira fuori la tua idea.
A – Dai Corrado che i botti si avvicinano.
C – E’ molto semplice, ci facciamo passare tutti per una compagnia di comici scalcagnati …
A – Beh e allora?
G – Non mi sembra una grande novità.
C – Che è quello che siamo lo so, ma ci portiamo dietro anche questi che mi fanno pena, e …
R e D – E allora?
A – Avanti Corrado, quelli sparano!!
C – Non spareranno a un gruppo di donnine…
I – Quali donnine?
J – I don’t understand …
C – E’ un numero travolgente del nostro programma. Voi ragazze andate a cambiarvi e anche tu Italo è meglio che te togli quel vestito …
I – Perché, cosa c’ha il mio vestito?
C – La camicia nera è un po’ passata de moda, Italo!
I – Ma cosa mi devo mettere?
M – Non abbiamo camice bianche in casa.
I – Ma neanche blu, o azzurre …
C – Ma il vestito te lo diamo noi.
I – A sì?
C – Antonia, porta uno dei tuoi abiti per Italo.
I – Cosa? Dovrei vestirmi da donna?
C – Se preferisci una pistolettata…
J – Ah ah ah (ride) Nice! Molto divertente.
C – Ah, e portane uno anche per il Generale Caster.
J – What?
Gaetano esce a prendere gli abiti seguito da Maria.

J - Ah ah ah (ride) Me too? Ok ok! Nice! Molto divertente!

C – Ve l’ho detto, è un numero travolgente del nostro programma, e magari ci scappa pure di fare uno spettacolo per le truppe.
G (rientrando con la giacca per Corrado e gli abiti per i due uomini) – Ho sentito dire che la Compagnia di Galdieri ha fatto successo in Puglia facendo spettacoli per gli americani. Diventeremo delle stelle!

Nel frattempo Hans ha continuato a saltellare a destra e sinistra, ed è riuscito a liberarsi.

H – Tenore, Opera!!

Italo e Jhonny si vestono con gli abiti di Antonia

C – Rieccolo!
J – I miei compagni diventano matti quando vedono delle così belle donne!
C – Neanche tu sei tanto male però. (ride)
J – E lui (indica Italo) piacerà molto al colonnello! Ah Ah Ah Ah Good! Nice! Gli piacciono le donne formose. Ah Ah Ah !!! (ride)
I – Questa me la paghi.
C – E perché? Mi dovresti ringraziare! Ti sto salvando la pelle e tu ti lamenti?
G – E magari ti fai anche una nuova professione…
C – Ha ragione lui Italo. Sorridi.
I – Io comunque non sono d’accordo…
G – (indicando Hans) – Ma con questo come la mettiamo?
C – Beh, E perché?
G – Lo lasciamo qui?
C – Sì, e allora?
G – Poveraccio, mi fa pena!
C – A me no!
G – Gli piace l’Opera …
C – E allora?
G – Non potremmo prendere su anche lui?
C – Dì, Gaetano, sei diventato matto?
H – Ia! Opera! Spectaculo! (Intona la prima frase di “Moritat”)
C – E va bene! Che venga anche il crucco! Allora ragazzi, siamo pronti per il numero finale?
I – Riderà bene chi riderà ultimo.

Entrano le donne e cantano tutti insieme “Baciami piccina”. Escono.
Saluti sulle note di “E’ arrivata la bufera”.

Sipario