L’ASCENSORE

di

Angelo Bonanata


Primo atto

Scena 1

Sipario

Chicago, 1980, ore 9 del mattino, in un ascensore di un palazzo in centro, quegli ascensori che usavano una volta, grandi, con il manovratore, con un paio di divanetti di raso rosso per i passeggeri.

Sharon: "Arrivo, solo un attimo" grida una ragazza affrettandosi verso l'ascensore, tacchi alti, elegante, una borsa da lavoro a tracolla.

Rory: "Nessun problema, qui non ha fretta nessuno" mormora l'addetto alle manovre.

Bob: "Beh, insomma, in realtà sono quasi due minuti che aspetto che l'ascensore parta" dice il giovane uomo seduto su uno dei due divanetti. Un completo grigio chiaro, una camicia azzurra, cravatta blu, scarpe lucide, si direbbe un manager.

Rory: "Ok, si va"

L'addetto si alza dal suo sgabello, si avvicina alla porta scorrevole esterna, la fa scorrere fino a chiuderla poi ritorna allo sgabello, aziona il comando della porta automatica interna, aspetta che si chiuda e quindi chiede "A che piano, signore e signori?"

I due passeggeri, quasi all'unisono: "Al ventesimo"

Rory: "Entrambi al ventesimo?"

Sharon: "Beh, sì, io vado al ventesimo, dalla sig.ra Robinson"

Bob: "Incredibile, anch'io vado al ventesimo piano, dal Sig. Robinson"

Rory: "Ma, non è poi così incredibile, i sigg. Robinson hanno tutto il ventesimo piano, credo ci sia spazio per tutti" 

L'ascensore lentamente parte e la freccia posta sopra lo sgabello del manovratore inizia ad indicare i piani in sequenza, 1 poi 2 poi 3...10, 11, 12...
Poi di colpo l'ascensore inizia a tremare in modo violento, si spegne la luce centrale, se ne accende una piccola d'emergenza, rumori di ferraglia, odore di bruciato, i tre si ritrovano sul pavimento dell'ascensore, storditi, frastornati, indolenziti, muti.

Sharon: "Che diavolo è successo? Sono caduta, ho perso anche una scarpa"

Bob: "Ha perso una scarpa? Ha detto che ha perso una scarpa? Ma non si rende conto di quello che è successo?"

Sharon: "Ma cosa è successo?"

Bob: "Non lo so ma sicuramente qualcosa di grave, stando al rumore infernale che abbiamo sentito ed a questo terribile odore"

Rory: "Signori calma, è solo un piccolo incidente, nulla di grave, ne sono sicuro"

Bob: "Come fa ad esserne sicuro? Siamo sdraiati per terra, una luce tenue, il silenzio più assoluto e questo sarebbe un piccolo incidente?"

Rory: "In realtà non lo so, però lavoro in questo ascensore da anni e non mi è mai capitata una cosa del genere. Adesso chiamo subito la portineria con l'interfono per sapere cosa è successo"

"Pronto, pronto, mi sentite, sono Rory dall'ascensore"

Silenzio assoluto.

Rory: "Strano, non risponde nessuno"

Sharon: " Come non risponde nessuno, ma cosa facciamo?"

Rory: "Non lo so, in realtà anche la lucina rossa dell'interfono è spenta. Vuol dire che non c'è contatto tra noi e la portineria"

Bob: "Ma che si fa in casi del genere? Le avranno ben detto cosa fare in casi d'emergenza"

Rory: "Si, mi hanno detto di chiamare la portineria con l'interfono"

Sharon: "D'accordo, ma se l'interfono non funziona che facciamo?"

Rory: "Non lo so, non ne ho idea, però sicuramente si sono accorti che l'ascensore ha avuto un problema, verranno a prenderci oppure chiameranno i pompieri"

Sharon: "I pompieri? Come i pompieri, ma è così grave? Ma io ho un appuntamento con la sig.ra Robinson e poi devo correre da un'altra cliente, come faccio?"

Bob: "Forse non ha capito che siamo intrappolati qui dentro e che tutto passa in secondo piano. La priorità è che ci liberino, che facciano muovere questo maledetto trabiccolo"

Rory: "Ma non ha mai avuto problemi, lo giuro"

Bob: "C'è sempre una prima volta"

Sharon: "Ma doveva capitare proprio a noi?"

Rory si alza lentamente da terra e, a fatica, riesce a raddrizzare il suo sgabello e a sedervisi sopra.

Rory: "Mi dispiace, anche se credo di non avere alcuna colpa mi dispiace. Permetta che l'aiuti a risollevarsi"

Così facendo si avvicina a Sharon e, presala sotto il braccio, l'aiuta a sedersi sul divanetto.
Nel frattempo, Bob si è, anch'egli, alzato e seduto sull'altro divano.

I tre si guardano intensamente, pensierosi, in silenzio, per qualche minuto. Sharon si toglie anche l'altra scarpa, Bob si slaccia la camicia e si allarga la cravatta. Rory si batte con la mano la manica sinistra della sua livrea marrone per togliere della polvere. Si siede composto sullo sgabello, tocca le leve dei comandi come a volersi illudere che nulla fosse successo.

Bob: "Cosa andavi a fare dalla sig.ra Robinson?"

Sharon: "Le mani e i piedi, sono un'estetista"

Bob: "Le mani e i piedi alla sig.ra Robinson alle 9 del mattino?"

Sharon: "Si, certo, io mi alzo presto la mattina e poi la sig.ra Robinson dorme poco e vorrebbe addirittura che io fossi da lei alle 8, ma non ce la faccio, la mattina c'è molto traffico, dovrei alzarmi all'alba"

Bob: "Dove abiti?"

Sharon: "Norridge"

Bob: "Vicino all'aeroporto, no?"

Sharon: "Si, a me piace, ho sempre vissuto lì, sono nata a Chicago ma ho praticamente sempre vissuto a Norridge".

Sharon: "E tu? Tu che fai, perché andavi dal sig. Robinson? Sei un sarto? Vai a prendergli le misure?"

Bob: "Un sarto? Ma perché dovrei essere un sarto?"

Sharon: "Così, mi è venuto in mente così. Forse perché sei così elegantino, non so"

Bob: "No, sono un avvocato, anche se sembro un sarto"

Sharon: "Ma scusa, non c'è niente di male ad essere un sarto"

Bob: "Certo, però io sono avvocato"

Sharon: "Un avvocato? Bello! Il sig. Robinson è un tuo cliente? Caspita, è una persona molto importante. Complimenti, devi essere molto bravo per avere clienti come il sig. Robinson. Ma hai anche un ufficio?"

Bob: "Certo che ce l'ho ma lui preferisce che vada a casa sua e, siccome è il cliente più importante dello studio, eccomi qua o, per lo meno, eccomi in questo ascensore con voi".

Rory: "Beh, poteva andare peggio"

Sharon: "In che senso?"

Rory: "Beh, questo ascensore può portare fino a dieci persone, oltre il sottoscritto. Pensate se fossimo undici invece di tre"

Bob: "Si, in effetti abbiamo una grande fortuna, proprio!"

Sharon: "Come ti chiami, avvocato, e dove abiti?"

Bob: "Mi chiamo Robert, mi puoi chiamare Bob, ed abito a Winnetka"

Sharon: "Wow, Winnetka, bellissima, sono stata una volta, gente ricca, case molto belle"

Bob: "Sì, si vive bene, in effetti"

Sharon: "Ma tu sei ricco?" ridendo

Bob: "No, sono solo agli inizi della carriera, chissà, forse un giorno lo sarò".

Rory: "Scusate se ascolto la vostra conversazione ma purtroppo non posso uscire da qui"

Sharon: "Ma che dici, diciamo solo quattro parole in attesa che vengano a prenderci. E tu, tu come ti chiami?"

Rory: "Rory, il mio nome è Rory, guido questo ascensore da tanti anni, non ho moglie, non ho figli, non sono ricco e vivo in posto di merda".

Bob: "Dove?"

Rory: "Cabrini Green"

Bob: "Si, in effetti non è un bel posto, credo"

Sharon: "Non ci sono mai stata, non so"

Rory: "Non c'è niente di bello da vedere, meglio stare a Norridge. Un sacco di polacchi a Norridge, vero?"

Sharon: "Si, è vero, anch'io sono di origine polacca, i miei genitori sono arrivati a Chicago dopo la guerra. Si, siamo tanti polacchi, parenti, amici, una bella comunità, si sta bene, i miei mi parlano sempre della Polonia, forse un giorno ci andrò, chissà".

Rory: "E tu, Bob, da dove vieni tu? Scommetto italiano"

Bob: "Indovinato!"

Sharon: "Anch'io l'avrei detto! Ci avrei scommesso, hai gli occhi degli italiani".

Bob: "Come sono gli occhi degli italiani?"

Sharon: "Belli, neri, profondi, ti scrutano sempre, talvolta tristi, il più delle volte allegri"

Bob: "Si, mi piace la descrizione. Ma che ore sono? Il mio orologio segna le nove e cinque, i vostri?"

Sharon: "È strano, anche il mio segna le nove e cinque. Il tuo, Rory?"

Rory: "Le nove e dieci, ma io lo metto sempre cinque minuti avanti, è una abitudine che ho fin da bambino, mi aiuta a non arrivare mai in ritardo".

Bob: "È l'ora dell'incidente. Vuol dire che i nostri orologi si sono fermati nell'istante dell'incidente, incredibile, non mi sembrava così forte la botta".

Sharon: "Non me l'avete ancora chiesto, comunque il mio nome è Sharon"

Bob: "Lieto di conoscerti, Sharon, se e quando usciamo da qui andiamo a berci una birra insieme. Vieni anche tu Rory?"

Rory: "Certo, solo che inizio a perdere le speranze"

Sharon: "In che senso?"

Rory: "Nel senso che, nonostante i nostri orologi non indichino il trascorrere del tempo, credo che da quando l'ascensore è partita siano passate ormai ore. Non sento rumori, non vedo luci, non sento più odori, mi sento molto strano, non so."

Bob: "Hai ragione, pensa che io ho quasi l'impressione che non mi batta più il cuore"

Sharon: "Ma dai, cosa dici? Il mio batte, eccome, vieni a sentirlo, non toccarmi il seno però!"

Bob si alza e va verso Sharon, Rory si avvicina anch'egli.

Bob: "Dove devo sentirlo, il tuo cuore?"

Sharon: "Qui, metti la mano delicatamente sopra il mio seno, così"

Bob mette la sua mano sul cuore di Sharon, non vorrebbe toccarle il seno, è un po' in imbarazzo, Rory guarda curioso e quasi divertito.

Bob: "Guarda, non vorrei deluderti ma non sento assolutamente nulla, non hai battito"

Sharon: "Ma vorrai scherzare, Rory, ti prego, senti anche tu"

Rory, molto imbarazzato, mette anche lui la mano sul seno di Sharon.

Sharon: "Un po' più su, Rory, dai" ridendo divertita.

Rory: "Senti Sharon, non sento assolutamente nulla, mi sa che sei morta"

Sharon: "Ma che dici, hai mai visto una morta che parla e si muove?"

Rory: "Io ti vedo parlare e muoverti solo perché sono morto anch'io. Almeno così credo. Anch'io non ho battito, me ne sono accorto prima di voi ma non ho detto niente."

Bob: "Bene, almeno una cosa l'abbiamo capita, l'incidente è stato molto più grave di quanto pensassimo, siamo assolutamente morti."

Sipario

Scena 2

Sipario


I tre sono ritornati mestamente ai loro posti. Silenzio.

Sharon: "Ma che facciamo adesso"

Bob: "Non saprei, non ho idea di cosa possano fare tre morti chiusi in un ascensore"

Sharon: "Beh, non possiamo tentare di uscire, possiamo solo aspettare che vengano a prendere i nostri poveri corpi. Ammesso che vengano"

Bob: "Perché non dovrebbero venire?"

Sharon: "Beh, in realtà non sappiamo cosa sia successo, è semplicemente caduto l'ascensore, è crollato il palazzo, è scoppiata una bomba atomica su Chicago, è caduto un meteorite gigante sulla terra e ha distrutto ogni forma di vita?"

Bob: "Cosa cambia? Tanto siamo morti"

Sharon: "Beh, cambia, non vorrei rimanere per l'eternità chiusa in questo trabiccolo con voi due"

Rory: "Non ti siamo simpatici?"

Sharon: "Tantissimo, figurati, solo che pensavo che, morendo, sarei andata in paradiso, all'inferno o magari in purgatorio, ma non chiusa in un ascensore"

Rory: "Meglio qui che all'inferno"

Sharon: "Certo, ma perché non in paradiso, io non ho mai fatto del male a nessuno, certamente non merito l'inferno"

Bob: "Se ci pensate bene, questo potrebbe essere il purgatorio"

Sharon: "Già, in effetti potrebbe essere, chissà quanto staremo qui prima di andare in paradiso"

Rory: "Beati voi che avete voglia di scherzare"

Bob: "Che altro possiamo fare? Parlare, parlare e parlare, solo parlare"

Sharon: "Tra l'altro non mi sento affatto morta. Intendo dire che mi sento bene, non ho fame, non ho sete, non ho caldo, non ho freddo, non devo andare in bagno. Insomma, mi sento in forma, solo mi manca un po' l'aria e la luce è troppo tenue per i miei gusti"

Di colpo la luce aumenta.

Bob: "Dio Santo, avete visto? È tornata la luce!"

Rory: "Si, è vero!"

Sharon: "È come se qualcuno mi avesse ascoltato, ho detto che la luce era bassa e di colpo è aumentata d'intensità"

Bob: "Prova a dire che siamo vivi, prova, dai, ti prego. Dì che è stato solo un sogno, dì che tra poco verranno a liberarci e torneremo a vivere!"

Sharon: "Dici davvero? Dici di provare?"

Bob: "Ma certo, cosa aspetti?"

Rory: "Un attimo, un attimo, pensiamoci bene, non facciamo le cose di fretta"

Bob: "Cosa intendi? Non capisco."

Rory: "Intendo dire che se questo era il nostro destino è bene non tentare di contraddirlo. Se qualcuno lassù ha deciso che dovevamo morire, che sia fatta la sua volontà"

Bob: "Ma che dici, cosa dici? Ma non vuoi tornare a vivere, a camminare in un bosco, a guardare la luna e le stelle?"

Rory: "No"

Bob: "Cosa intendi con no?"

Rory: "Intendo 'no', non voglio tornare fuori, non voglio tornare a vivere, voglio rimanere così"

Bob: "Non riesco a crederci, che dici tu, Sharon?"

Sharon: "Beh, devo dire che sono confusa, anch'io vorrei uscire, ho tante cose da fare, devo fare le mani alla Sig.ra Robinson, poi devo andare dalla Sig.ra Burnett a mettere a posto i suoi piedi malandati. Sapete, la Sig.ra Burnett ha quasi novant'anni, ci sta che abbia i piedi malandati. E poi devo passare dal supermercato e fare la spesa, il mio frigo è quasi vuoto, e poi, tornata a casa, devo fare un po' di ordine e pulizia, stamattina sono uscita di corsa ed ho lasciato la casa che sembra un campo di battaglia. Io vivo sola e devo fare tutto da me."

Bob: "Ma cosa dici? Parli delle mani e dei piedi delle tue clienti, ma là fuori c'è molto altro, ci sono motivi ben più importanti per vivere"

Rory: "Ognuno ha i suoi motivi per vivere o no. Io non discuto i vostri motivi ma vi pregherei di rispettare i miei desideri. Comunque, Sharon, se vuoi tentare il tuo sortilegio, ammesso che funzioni, ti prego di farlo solo per te e Bob, io voglio rimanere qui."

Bob: "Ma è una follia! È pura follia!"

Sharon: "Bob, Rory ha ragione, è ingiusto tentare di convincerlo, la sua è una scelta personale, tu non sai nulla di lui"

Bob: "Ma cosa devo sapere?"

Rory: "Beh, se vuoi ti racconto la mia vita"

Sharon: "Dai, certo, racconta"

Rory si sistema sullo sgabello meglio che può, si aggiusta il collo della camicia e i risvolti della giacca, si batte un po' sulle maniche della giacca per levare la polvere, si concentra, gli altri due lo guardano con attenzione, sono in attesa che egli cominci a parlare.

Rory: "Ok. Ho più di cinquant'anni, sono nato in una piccola casa nella periferia sud di Chicago, sono figlio unico, mia madre è morta quando avevo sette anni, mio padre s'è risposato, è andato a vivere a Gary, Indiana e mi ha messo in un istituto per orfani. L'istituto era bello fuori, ma solo fuori, dentro era come un carcere, era diretto da suore, alcune buone ma la maggior parte antipatiche e cattive, a me sembravano cattive. Dicevano sempre no, ogni volta che chiedevi qualcosa dicevano no. Ricordo che mi sentivo in colpa di essere orfano, ogni tanto piangevo e chiedevo scusa a mia madre per la sua morte. In realtà è morta di una brutta malattia, io non c’entro assolutamente nulla.
Ricordo molto bene quando mio padre mi disse che la mamma era morta, piangeva, piangeva tantissimo, piangeva più lui di me, sembrava lui il bambino inconsolabile. Eppure, mi lasciò dalle suore pochi mesi dopo. Gli chiedevo perché mi lasci qui, quando vieni a riprendermi, 'verrò presto', diceva 'non ti preoccupare, tornerò a prenderti presto'. In effetti ogni tanto veniva a trovarmi, 'ma come sei diventato grande!' diceva tutte le volte, non sapeva dire altro che 'ma come sei diventato grande!'. Una volta venne anche con una donna, presumo fosse la sua nuova compagna, 'ciao Rory, come stai? Il tuo papà mi ha parlato tanto di te, ma come sei grande', anche lei mi disse 'ma come sei grande'. In realtà non sono poi così grande, come potete vedere, anzi, sono abbastanza basso e magro, però loro dicevano sempre 'ma come sei grande!'. La mia vita continuava triste nell'istituto, ogni tanto ci portavano al lago, a me piaceva, d'inverno era anche ghiacciato, mi piaceva camminarci sopra, ricordo che una volta sono caduto e ho sbattuto la testa sul ghiaccio, la suora si era arrabbiata e mi aveva preso a schiaffi sulla testa, proprio sulla testa che mi faceva male. Avevo pochi amici a scuola, ricordo due gemelli bianchi, sì perché noi eravamo tutti neri. Si chiamavano Vincent e Tony, credo fossero italiani. Erano alti e magri, pieni di capelli ricci e neri, giocavano bene a basket, veniva spesso a trovarli una signora, spesso li sentivo parlare con lei quando eravamo in giardino 'vostro padre è via per lavoro, ne ha per qualche anno, ma poi verrà a trovarvi'. Solo anni dopo ho capito che il loro padre era in carcere. Ma in carcere o a Gary, qual è la differenza? Certo fa differenza per i padri, non tanto per i figli. Ricordo come fosse ora il giorno che mi chiamò la superiora nel suo ufficio.
Ero ormai grande, era l'ultimo anno nell'istituto. Voleva dirmi che mio padre era morto, era morto in Europa durante lo sbarco in Normandia. La cosa buffa, anche se di buffo non ha niente, è che non era morto in combattimento, era scivolato da un mezzo anfibio durante lo sbarco ed era annegato, sì era annegato. Rimasi di sale, non sapevo cosa dire alla superiora, dissi 'grazie' e me ne andai, andai nella mia camerata, mi sedetti sul letto e tentai di piangere, ma non ci riuscii. Ah, tra l'altro, la superiora mi dette questa piastrina di metallo, era di mio padre, da allora la porto al collo come ricordo di mio padre. Per un certo periodo ho pensato che fosse un porta fortuna, poi ho smesso di ritenere che fosse un porta fortuna.
Uscito dall'istituto sono stato affidato ai servizi sociali della città di Chicago, mi hanno trovato una sistemazione in una famiglia senza figli. Lei non era cattiva. Lui sì. Era sempre ubriaco, faceva il camionista, per fortuna, così ogni tanto spariva per diversi giorni. Ogni volta che tornava era sempre più cattivo e sempre più ubriaco. Lei, quando lui non c'era, andava spesso dal nostro vicino e rincasava tardi, molto tardi.
Diventato maggiorenne lasciai quella casa, non vedevo l'ora di andarmene e probabilmente anche loro, il camionista e la moglie, non si disperarono per la mia partenza.
Trovai un lavoro come addetto alle pulizie in un supermercato, trovai una stanza in una pensione per pochi soldi e, così, cominciai la mia vita da adulto.
Farò belle cose, troverò una donna che mi ama, avrò dei figli, diventerò non dico ricco ma comunque benestante, potrò comprarmi una bella macchina e portare in vacanza i miei figli.
Nulla di tutto questo, mille lavori, uno peggio dell'altro, mai una gioia, mai una soddisfazione.
Delle donne poi sarebbe addirittura meglio non parlarne, non mi sono mai innamorato, solo brevi avventure con donne brutte e alle quali io non interessavo per niente.
Prostitute sì, tante, tantissime, alcune belle, alcune meno, dipendeva solo dalla quantità di danaro che avevo in tasca.
Passavano gli anni, cambiavo case e lavori, qualche amico, mai un viaggio, una vita piatta, fatta solo di banalità, di invidia verso chi è più fortunato di me.
Poi finalmente trovo un lavoro decente, questo di macchinista per ascensori.
La paga è buona, sei sempre al caldo, non sei mai stressato, certo, in effetti, è un po' monotono.
Così mi trovo una casa nuova, leggermente più grande di quelle nelle quali ho vissuto fino ad ora, due stanze, il quartiere non è affatto bello, anzi un po' pericoloso ma, comunque, io vivo, nella noia più assoluta, ma vivo.
Non sono più neanche giovane e, in più, con qualche problema di salute.
Ecco, vi ho detto tutto, o quasi.
Capite adesso perché non ho voglia di rinascere?
Sappiate che la noia e l'insoddisfazione sono cose terribili, sono le cose che ti annientano più di tutto.

Silenzio, silenzio per un minuto

Sharon: "Grazie"

Rory: "Di cosa?"

Sharon: "Beh, di averci raccontato la tua vita, sono cose molto delicate, spesso si dice che la privacy è una cosa importante nella vita, tu ti sei aperto con noi, ci hai detto cose molto intime che appartengono solo a te. Ecco perché ti ringrazio"

Rory: "Volevo solo farvi capire cosa sono, tutto qui"

Sipario

Scena 3

Sipario

I tre sono sempre seduti ai loro posti, gli abiti sempre più stropicciati, i volti un po' più pallidi, espressioni di rassegnazione, soprattutto sul volto di Bob.

Sharon: "È strano"

Bob: "Non mi dire, trovi che tutto questo sia strano?"

Sharon: "No, intendo dire che in fondo stare qui non è poi così male. Non devi cercare una banca che ti presti i soldi per comprare la casa. Non ti chiedi più: ma troverò mai un marito? Se domani nevica, che scarpe mi metto? Come faccio a dire a mia madre che in fondo forse mi piacciono più le ragazze che i maschi? Noi polacchi siamo cattolici ferventi, non lo capirebbe mai. Mio padre ne farebbe una malattia. Ricordo quando zio Aleksy scoprì che suo figlio era gay, non uscì di casa per un mese. E poi, sapete, qui non si dorme. Sì, perché a me non piace dormire. Intendo dire che non mi piace andare a letto, mi addormento subito ma poco dopo mi sveglio ed è un continuo dormire e svegliarmi. E quando sono sveglia i pensieri più brutti si impossessano della mia mente, penso a tutte le cose che possono capitarmi, mi chiedo ma che ci sto a fare qui, ma perché mi devo alzare la mattina, lavarmi, uscire, ma perché? Per guadagnare danaro che serve per fare la spesa, per comprarmi le scarpe nuove, per andare qualche giorno in vacanza con la mia amica Gloria. Già, vado sempre in vacanza con la mia amica Gloria, siamo state anche in Florida, siamo andate in macchina, un viaggio lungo e noioso, ci siamo divertite abbastanza tutto sommato, i momenti migliori la sera nei bar a bere, bere tanto. Non so, diciamo sempre che in fondo stiamo meglio a casa, con le nostre amiche, i nostri amici, i nostri vari e strani momenti di sesso. 

Silenzio.

E poi, inizio anche ad abituarmi a voi, sì, intendo che non mi dispiace la vostra compagnia, e poi, pensate un po', sono sicura che, non so quando, usciremo comunque da questo ascensore e incontreremo un sacco di gente simpatica ed interessante. Ma ci pensate? Il numero delle persone morte è infinitamente più grande di quello dei vivi, potremmo forse parlare con persone a noi care che non ci sono più, oppure incontrare personaggi che da vivi non avremmo mai potuto sperare di incontrare, e tutto questo senza alcun timore, non avrai paura di fare figuracce, non ti vergognerai mai di come sei vestita, sei hai i capelli in ordine, se lo smalto delle tue mani è messo bene"

Bob: "Sarà, ma non mi convinci. Piuttosto, dai retta a me, dì le parole magiche, vediamo se funziona, dì con voce forte che è tutto un sogno e siamo vivi e vegeti. Dì che stanno per arrivare i soccorsi a tirarci fuori di qui"

Rory: "Ricordati Sharon, parla solo per te e Bob, io voglio rimanere come sono"

Sharon: "Ok Bob, va bene, non ho il diritto di trattenerti qui con noi, farò quello che tu mi chiedi, ammesso che funzioni"

Bob: "Ma tu non vieni? Davvero vuoi rimanere qui?"

Sharon: "Non so, non ho ancora deciso, mi sa che incomincio con te, poi vediamo"

Bob: "Va bene, fai presto però, ho l'impressione che le mie mani stiano diventando sempre più bianche, un bianco però che non mi piace"

Sharon: "Va bene, non so cosa dire ma ci proverò. Caspita, mi sembra di essere una maga, boh!"

Bob: "Dai"

Sharon: "Ok, allora, ehm, direi così: così come è tornata la luce così vorrei che l'ascensore si rimettesse in moto, voilà, fatto!"

Bob: "Tutto qui?"

Sharon: "Ah, dimenticavo, tutto ciò vale solo per Bob, non per Rory e me"

Bob: "Ma cosa dici? Come fa l'ascensore a mettersi in moto solo per me?"

Sharon: "Caspita, è vero. Allora direi così: così come è tornata la luce vorrei che i soccorsi arrivassero da noi e salvassero Bob, ma solo Bob, mi raccomando. Io e Rory siamo ormai nell'aldilà più profondo"

Bob: "Ok, così va meglio"

Bob si aggiusta un po' i vestiti, si passa una mano nei capelli, si mette in ordine.
Passano un paio di minuti, Bob impaziente fa qualche passo nell'ascensore, Sharon indifferente si guarda le unghie delle mani, Rory sul suo sgabello guarda la scena con infinita indifferenza.

Bob: "Caspita, non succede niente"

Sharon: "Aspetta ancora un pochino"

Bob: "Va bene"

Ancora un po' di attesa.

Rory: "Ma pensavate davvero che succedesse qualcosa? Ma non avete ancora capito che il ritorno della luce è stata solo una innocua coincidenza?"

Bob: "Sarà, comunque io aspetto ancora, forse ci vuole un po' più di tempo"

Rory: "Fai pure, in effetti non abbiamo assolutamente nulla da fare, quindi aspettare non ti costa nulla"

Sharon: "Caspita, valgo ben poco come maga. Mi ero quasi illusa di saper fare qualcosa di interessante, oltre le mani ed i piedi alle vecchie signore"

Silenzio, passa un minuto.

Sharon: "Bob, fammi vedere le tue mani"

Bob: "Cosa? Le mie mani, perché?"

Sharon: "Dici che sono bianche, fammi vedere"

Bob: "Va bene"

Bob si avvicina, si siede sullo stesso divanetto di Sharon e, timidamente, allunga una mano verso la ragazza.

Sharon: "Beh, non è proprio una mano in gran salute, vediamo cosa posso fare"

Bob: "Cosa vuoi fare?"

Sharon: "Beh, niente di particolare, ti do solo un po' di crema e ti aggiusto le unghie"

Bob: "Ma perché?"

Sharon: "Così, stai tranquillo, quando verranno a prenderti avrai delle mani bellissime"

Bob: "Va bene, d'accordo"

Sharon prende il suo borsone, lo apre e tira fuori i suoi attrezzi da lavoro e poi, delicatamente, inizia il trattamento.

Sharon: "Ma tu non vai mai a farti fare le unghie? Guarda come sono rovinate, direi male tagliate, ma non è che te le mangi, le unghie?"

Bob: "Ogni tanto, se sono nervoso me le mangio e poi, no, non sono mai andato da una manicure"

Sharon: "Male, malissimo, un bravo avvocato deve avere le mani in ordine, pensa quando un cliente ti guarda le mani, cosa deve pensare?"

Bob: "Boh, non so, non ci ho mai pensato"

Sharon: "Beh, adesso rilassati a lasciami lavorare"

Sharon inizia il suo trattamento, Bob guarda verso Rory.

Bob: "Allora, che dici, Rory?"

Rory: "Nulla, assolutamente nulla, aspetto solo che succeda qualcosa."

Bob: "Cosa?"

Rory: "Qualcosa deve pur succedere. Mica possono lasciarci qui fino al giorno del giudizio universale. Sono molto curioso di vedere cosa succederà nel momento in cui ci troveranno."

Bob: "Chissà, vedremo."

Passano un paio di minuti, Sharon lavora alle mani di Bob, Rory fa due passi nell'ascensore e poi inizia a trafficare con le sue leve e comandi, Bob guarda il soffitto, sconsolato.

Sharon: "Ecco fatto! Mi raccomando, non toccarti le unghie per qualche minuto, dimmi se ti piacciono"

Bob si guarda le mani con aria di enorme stupore.

Bob: "Ma cosa hai fatto? Mi hai fatto le unghie rosse! Mi hai messo lo smalto!"

Sharon (ridendo): "Si, ti ho fatto uno scherzetto, mi sembravi così triste, adesso le tue mani sono allegre, almeno quelle, bianchissime ma allegre!"

Bob: "Ma sei pazza, ho le mani di una donna, poi questo rosso è così vivace, troppo vivace!"

Sharon: "Beh, se vuoi ti faccio un colore più adatto alla tua professione"

Rory: "Con tutto il rispetto, forse un grigio chiaro è più adatto, si intona col vestito"

Rory si trattiene a stento dal ridere.

Bob: "Ma vi siete messi d'accordo? Dite la verità, vi siete messi d'accordo"

Sharon: "Ma dove, come, quando? E comunque, se proprio vuoi, ti tolgo lo smalto in un attimo"

Bob: "No, non adesso, tanto non mi vede nessuno"

Bob si guarda le mani con attenzione e prova una certa soddisfazione.

Bob: "Devo dire, comunque, che hai fatto un ottimo lavoro. Se mi dimentico di tutto, di chi sono e dove sono, devo ammettere che non ho mai avuto delle mani così belle"

Sharon: "Ah, sono proprio contenta! Rory, vuoi che faccia anche a te un bel lavoretto?"

Rory: "Ma no, dai, io sono solo un manovratore di ascensori. E poi sono nero, il rosso mi sa che non starebbe bene"

Sharon: "Ma guarda che nella mia scatola magica io ho tutti i colori possibili. Fammi pensare, secondo me, visto il colore della tua pelle, ti starebbero molto bene le unghie gialle, sì, più ci penso più mi convinco, il giallo decisamente ti donerebbe"

Rory scoppia a ridere e, dopo poco, anche Sharon e Bob si uniscono a lui nel riso.

Passa un po' di tempo, i tre non ridono più, pian piano ritornano ai loro posti, Rory sul suo sgabello a guardare i suoi strumenti, Sharon rimette a posto il suo borsone, rimette dentro i suoi attrezzi, Bob pensieroso si guarda le mani e sospira.

Sharon: "Chissà fuori cosa sta succedendo, chissà se ci stanno cercando, chissà quanto tempo è passato"

Bob: "Mah, la situazione inizia veramente a diventare insopportabile. Va bene essere morti, ma perché rimanere qui? Si parla sempre di riposo eterno ma qui non ci stiamo riposando affatto, parliamo, scherziamo, d'accordo, però sarebbe meglio succedesse qualcosa, nel bene o nel male. Dicevi che avremmo incontrato tante persone interessanti, amici, parenti, io però non vedo nessuno"

Si guarda le mani con attenzione.

"Però devo dire che hai fatto davvero un ottimo lavoro. Stavo pensando alla faccia che avrebbe fatto il sig. Robinson se fossi entrato a casa sua con queste mani"

Sharon: "Si sarebbe complimentato per la bellezza delle tue mani e sarebbe stato ancora più convinto di averti scelto come avvocato"

Bob: "Forse hai ragione sai, l'importante è essere un bravo avvocato, non importa se hai le unghie rosse e ti senti un po' diverso dagli altri"

Sharon: "Sei gay?"

Bob: "No"

Sharon: "Sicuro?"

Bob: "No"

Sharon ride: "Pensa che strana coppia saremmo io e te, a me piacciono le ragazze e a te i maschi!"

Bob: "Non ho detto che mi piacciono i maschi, ho solo detto che mi sento un po' diverso"

Sharon: "Quindi sei gay, è chiaro. Che ne pensi tu, Rory?"

Rory: "Non penso niente. Piuttosto, devo dirvi una cosa interessante: sto trafficando con i miei strumenti di lavoro e vi devo confessare che un paio di volte si è accesa la lucina rossa dell'interfono"

Bob: "Cosa? Ma ce lo dici così? Ma sei sicuro? Ma questa è una notizia straordinaria! Vuol dire che forse potremo comunicare con l'esterno!"

Rory: "Non so, forse potrei provare a chiamare la portineria e vedere se qualcuno mi risponde"

Bob: "Ma certo, cosa aspetti? Che dici tu, Sharon?"

Sharon: "Si, tentare non nuoce, Rory, prova, vediamo che succede"

Rory: "Ok, va bene, ci provo, ma non è detto che funzioni, potrei essermi sbagliato"

Bob: "Prova, dai!"

Rory prende in mano il microfono dell'interfono, preme il tasto e sussurra: "Buondì, sono Rory, c'è qualcuno?"

Bob: "Perché parli così piano? Grida, come fanno a sentirti?"

Rory: "Guarda che io conosco il mio microfono, è sensibilissimo, non serve gridare. Comunque, non risponde nessuno, pazienza"

Bob: "Come pazienza, ma insisti, e poi usa un tono più forte!"

Rory: "Pronto, pronto, sono Rory dall'ascensore, c'è qualcuno?"

Pausa

Rory: "Ripeto, sono Rory dall'ascensore, mi sentite? Rispondete per favore"

Voce fuori campo: "Un attimo, quanta fretta! Ho capito Rory, non ci sei solo tu! Dammi qualche minuto, ti richiamo io tra poco"

Sipario

Secondo atto

Scena 1

Sipario

Bob: "Hanno risposto, vi rendete conto? Hanno risposto! È incredibile, qualcuno ci ha ascoltato!"

Sharon: "Non capisco più niente. Ma se siamo morti, come può essere che qualcuno ci parla alla radio, di chi era quella voce, Rory?"

Rory: "Non so, in realtà non è una voce che conosco. Le voci dei portinai io le conosco benissimo, quella che ci ha parlato è di qualcuno a me ignoto"

Bob: "Che importa, sarà un pompiere e giù di lì, l'importante è che sappiano che siamo qui e ci vengano a prendere. Cosa ha detto, che richiama lui tra poco, che non ci siamo solo noi, cosa avrà voluto dire?"

Rory: "E chi lo sa, aspettiamo"

Seduti ai loro posti, i tre aspettano. Passa qualche minuto.

VFC: "Eccomi, eccomi a voi, che fatica oggi però, quanti siete!"

Bob: "È lui, rispondi!"

Rory prende il microfono e parla: "Pronto, buongiorno"

VFC: "Beh, proprio bello per voi oggi non è stato, sinceramente"

Rory: "Scusa, ma chi sei? Hai una voce che non conosco. Non sei uno dei portinai"

VFC: "Ma che portinaio"

Rory: "Ma chi sei allora? Come ti chiami"

VFC: "Non ho nessun nome. Sono l'incaricato del trasbordo"

Rory: "Ma quale trasbordo?"

VFC: "Ma come quale trasbordo? Non vorrete rimanere per l'eternità in questo ascensore"

Sharon: "Ah, finalmente parole sensate. Ma siamo morti, vero?"

VFC: "Ma guarda un po', alla fine lo avete capito!"

Bob: "Ma cosa è successo?"

VFC: "Semplicissimo, si è spezzata lo fune che solleva l'ascensore e siete precipitati"

Bob: "E adesso?"

VFC: "Adesso se mi fate entrare vi spiego tutto"

Sharon: "Vuoi entrare con noi nell'ascensore? E come farai?"

VFC: "Adesso vedrete. Rory, per favore, aziona i comandi e fai scendere l'ascensore fino in fondo"

Rory: "Ma come faccio? Siamo precipitati!"

VFC: "Fai come ti ho detto!"

Rory: "Va bene"

Rory aziona le sue leve e l'ascensore pare muoversi.

Sharon: "Hei, si muove, percepite anche voi l'ascensore che si muove?"

Bob: "Si, ho proprio l'impressione che l'ascensore stia scendendo"

Rory: "Incredibile, il mio ascensore, lo sapevo che avrebbe ripreso a funzionare"

VFC: "Sì, Rory, ma non funziona come pensi tu. Adesso direi che basta, ferma l'ascensore e vieni ad aprire la porta"

Rory: "Aprire la porta?"

VFC: "Si, aprire la porta, e muoviti, sono qui impalato davanti alla porta, fai presto"

Bob: "Corri dai, fai come ti dice!"

Sharon: "Dai Rory, cosa aspetti"

Rory: "Calma, calma, vado, caspita, anche da morto tutti mi danno ordini, arrivo"

Rory aziona l'apertura della porta interna, si alza dallo sgabello, cammina fino alla porta esterna e finalmente la apre.

Appare un uomo bianco, non molto alto, paffutello, pochi capelli, uno sguardo vivace, una faccia allegra, vestito come un contabile, vestito blu, camicia azzurra, cravatta chiara, in mano una piccola borsa porta documenti.

Uomo senza nome: "Ah, finalmente, eccoci qui"

Stringe la mano a Rory, poi a Bob ed infine a Sharon e si siede sul divanetto accanto a Bob.

I tre lo guardano con stupore, lo scrutano, non sanno che dire, sono frastornati.

USN: "Beh, non dite niente? Non siete felici di vedermi?  Già, forse felici è una parola inappropriata, direi piuttosto non dispiaciuti"

Sharon: "No, no, non sono dispiaciuta nel vederti, sono solo ancora più confusa"

USN: "Capisco, è normale. Vedete, come vi ho detto, io sono semplicemente l'incaricato di trasportare le vostre anime fuori dai vostri corpi e portarle nell'aldilà"

Bob: "E cosa c'è nell'aldilà?"

USN: "Ah beh, mi chiedi troppo, io non lo so, qualcun altro forse ti guiderà, io devo solo prendere le vostre anime, i vostri pensieri, i vostri sentimenti, le vostre bontà, le vostre cattiverie e portarle dove rimarranno per sempre in compagnia di tutti quelli che sono morti prima di voi"

Bob: "E dov'è questo posto? Incontreremo tutti i nostri cari?"

USN: "Ti ripeto, non lo so, forse incontrerai un altro incaricato che ne sa più di me"

Sharon: "Ma tu chi sei? Come sei arrivato qui? Da quanto tempo fai queste cose?"

USN: "Non ti so rispondere. Non so rispondere a nessuna delle tue domande"

Rory: "Ma quando avverrà questo trasbordo?

USN: "Non avere fretta. Il tempo ormai si è fermato, tranquillo. Devo solo compilare un paio di moduli e poi chiedervi chi volete che sia la persona che vi accompagni nell'aldilà. Dovrete scegliere una persona tra le persone a voi care che non ci sono più. Mi raccomando, per favore, non chiedetemi Roosevelt, Giulio Cesare o simili, per loro c'è un'attesa infinita"

Rory: "Va bene"

L'uomo apre la sua borsa, prende delle carte ed inizia a scrivere. I tre si guardano, muti, curiosi.

USN: "Ok, incominciamo da te, tu sei Robert, vero, nato a Chicago da genitori italiani, arrivati in America prima della Seconda Guerra Mondiale, giusto?"

Bob: "Giusto"

USN: "Perfetto"   scrive qualcosa e poi continua "chi vuoi come accompagnatore verso l'aldilà?"

Bob: "Eh?"

USN: "Come eh? Te l'ho spiegato, scegli qualcuno, tra i morti che conosci, che ti accompagni in questo viaggio verso l'aldilà. E, ti prego, non farmi perdere tempo. Il tempo per voi ormai si è fermato, ma non per me"

Bob: "Ok, scelgo mio nonno. Non l'ho mai conosciuto, è morto prima che io nascessi, scomparve inspiegabilmente durante la traversata atlantica che portava, assieme a lui, mia nonna e mio padre in America"

USN: "Ah, bene, un nonno, mi piace questa scelta, è frequente ma, devo dire, dà sempre grandi soddisfazioni"

Bob: "Grazie"

USN: "Figurati, dunque dunque, fammi vedere le mie carte, tuo nonno paterno, si chiamava John, o meglio Giovanni, forse. L'ho trovato"

Bob: "Giovanni, sì è lui, nonno Giovanni"

USN: "Ok, perfetto” e poi, a voce alta “entra Giovanni, ti prego"

Il silenzio più assoluto, l'uomo senza nome guarda le sue carte, i tre con la bocca spalancata guardano verso la porta dell'ascensore, lentamente entra un signore anziano, un po' spaurito, lo sguardo incredulo, i capelli folti e bianchi, arruffati. Indossa scarponcini da campagna, pantaloni di velluto marroni, una camicia a quadri, un gilet scuro, tiene con le due mani un berretto sgualcito.

Bob: "Ciao, tu sei mio nonno, vero?"

Giovanni: "Si, e tu sei Roberto, vero?"

Bob: "Si"

Giovanni: "Lascia che ti abbracci” e così facendo si avvicina a Bob, lo abbraccia teneramente, altrettanto fa Bob “Saluti a tutti, buonasera signorina, buonasera a voi, signore dell'ascensore, e buonasera anche a voi, uomo senza nome"

Tutti risposero "Buonasera" quasi in coro.

Sharon: "Venga a sedersi qui, la prego, accanto a me c'è posto"

Giovanni: "Grazie, grazie davvero, che gentile"

Giovanni si siede accanto a Sharon, Bob accanto all'uomo senza nome, Rory al suo solito posto.

Giovanni: "Mi fa piacere conoscerti, sei così un bel ragazzo, alto, elegante, peccato solo che quella maledetta fune si sia spezzata così all'improvviso, forse la manutenzione non era stata fatta bene"

Rory: "Vi assicuro che la manutenzione del mio ascensore è perfetta"

Sharon: "Infatti, tanto perfetta che siamo qua"

USN: "Su, insomma, non perdiamo tempo, quel che è successo è successo"

Bob: "Comunque sei davvero come nelle foto, sei proprio tu, hai uno sguardo dolce e buono, peccato davvero che tu non sia mai arrivato in America. Sei scomparso sulla nave, hai lasciato soli la nonna e mio padre bambino, nessuno ha mai saputo cosa fosse successo, me lo puoi spiegare?"

Giovanni abbassa lo sguardo, è molto in imbarazzo. Silenzio.

Giovanni: "Certo, devo raccontartelo, tanto tra poco lo avresti saputo comunque. Era di notte, la nonna e tuo padre dormivano, io non avevo sonno, ero inquieto, decisi di uscire e fare due passi sul ponte della nave. La nave procedeva veloce, il mare era calmo, il cielo era splendido, un sacco di stelle, la luna mi guardava, era grande, tanto grande.
Mi sdraiai per guardare meglio le stelle e la luna, non c'era nessuno, ero solo. Iniziai a pensare alla vita, al mio paese, ai miei parenti, ai miei amici, all'America che non conoscevo, al mio futuro, a mia moglie, a mio figlio, a cosa stavo facendo lì in quel momento.
Mi alzai, decisi di andare a vedere il mare da vicino, a vedere la scia della nave, mi avvicinai al parapetto, mi sporsi, decisi di gettarmi e così feci.
Mi ritrovai in acqua in un attimo, riemersi immediatamente, l'acqua era fredda, galleggiavo e guardavo la nave allontanarsi, sentivo il rumore dei motori, vedevo il fumaiolo che gettava fumo, le luci che diventavano sempre più lontane, capii in quel momento che i miei problemi erano finiti, ebbi la certezza di morire, iniziai a bere acqua, acqua salata, non la dimenticherò mai, quell'acqua salata. Per un attimo, un attimo solo, pensai che forse sarebbe stato meglio rimanere sulla nave ed affrontare la vita ma ormai era tardi. Dissi addio alle luci della nave che ormai era lontana, dissi addio a mia moglie che non meritava questo, dissi addio a mio figlio, tuo padre, e iniziai a scendere, scendere sempre di più nell'acqua gelida dell'oceano, fino a morire"

Silenzio, tutti con gli sguardi bassi, l'uomo senza nome si era appisolato.

Bob: "Vorrei piangere ma non riesco"

Sharon: "Certo, i morti non piangono"

Bob: "Uomo senza nome, ti prego, svegliati, fa sì che io possa piangere, fa sì che io possa piangere tra le braccia di mio nonno e fargli capire che lo perdono, la debolezza va sempre perdonata"

USN: "Ok, va bene, piangi, piangete tutti se volete, ma sbrigatevi.

Bob scoppia a piangere ed abbraccia suo nonno, anche Sharon e Rory si commuovono, sono seduti ai loro posti e piangono in silenzio. L'uomo senza nome si riappisola.
Dopo poco Bob e Giovanni sciolgono l'abbraccio, Bob si ricompone e va a sedersi al suo posto.

Giovanni: "Bene, ora devo andare, il mio tempo è scaduto. Ti aspetto dall'altra parte quando l'uomo senza nome ti farà uscire da questo luogo, ciao a tutti"

Bob: "Va bene, a dopo"

Sharon: "Ciao John"

Rory: "Arrivederci John"

Giovanni si avvicina lentamente alla porta ed esce.

Sipario

Scena 2

Sipario

La scena si apre con i tre seduti ai loro posti, un po' frastornati, in attesa degli eventi.
L'uomo senza nome si è svegliato, riprende a leggere le sue carte.

USN: "Bene, vediamo un po' a chi tocca ora. Tu sei Sharon, giovane estetista e tu sei Rory, il manovratore dell'ascensore. Lascio scegliere a voi, si faccia avanti chi vuole essere il prossimo"

Sharon e Rory si guardano e Rory mormora: "Vai Sharon, ti prego, ti lascio il posto volentieri. E poi, in fondo, non mi dispiace rimanere ultimo"

Sharon: "Sicuro, Rory?"

Rory: "Certo"

Sharon: "Ok, uomo senza nome, è il mio turno, allora, cosa devo fare?"

USN: "Lo sai bene, in fondo, devi solo dirmi chi vuoi che ti accompagni nell'aldilà"

Sharon: "Ok, in realtà io vorrei che il mio compagno sia scelto a caso, da te o non so chi, preferisco incontrare una persona a me sconosciuta, gli amici ed i parenti li incontrerò dopo, ora voglio qualcuno che non sappia nulla di me"

USN: "Beh, direi nulla di più facile. Fammi vedere le mie carte"

L'uomo senza nome prende i suoi fogli, li legge, scrive anche qualcosa, riflette.

USN: "Ok, trovato"    pausa    "Che entri la sig.ra Bridget Murphy"

L'uomo senza nome riprende tranquillo a leggere le sue carte mentre Sharon, Rory e Bob guardano curiosi e impazienti la porta d'ingresso dell'ascensore.
Passano alcuni interminabili minuti finché appare Bridget.
Una signora anziana, abbastanza bassa, sicuramente non magra.
Indossa un completo azzurro chiaro, una camicetta ricamata, scarpe con una gran fibbia ed un leggero tacco, beige.
Un cappellino ed una borsa, entrambi beige, completano il quadro.
Il viso è tondo e simpatico, lo sguardo ingenuo.

Bridget: "Salve"

Sharon: "Buongiorno signora"

Rory: "Buongiorno signora"

Bob: "Buondì"

Bridget: "Scusate ma è la prima volta che mi capita di accompagnare qualcuno nell'aldilà, non sono molto pratica"

Sharon: "Non si preoccupi, si figuri"

Bridget: "Ma chi mi ha chiamato?"

Sharon: "Io"

Bridget: "Ok, ma tu chi sei? Siamo parenti? Scusa ma io non mi ricordo di te. Devo dire che ho lasciato la terra da tanti anni, forse non mi ricordo di tutti i miei parenti"

Sharon: "Mi chiamo Sharon, no, non siamo parenti"

Bridget: "E allora perché mi hai chiamato?"

Sharon: "No, in realtà ho solo espresso il desiderio di essere accompagnata da una persona a caso, a me sconosciuta, ed eccoci qui"

Bridget: "Ah, capisco, ora mi è tutto chiaro. Ma che ci facciamo in quest'affare angusto, maleodorante e pieno di polvere?"

Rory: "È il mio ascensore, prima di cadere era pulito e profumato"

Bridget: "Ah, ma perché? È caduto?"

Sharon: "Si, si è spezzata la fune ed è caduto. Siamo morti così"

Bridget: "Oh, che brutta morte! Mi dispiace davvero!"

Poi, rivolto a Bob “E lei, lei non dice niente?"

Bob: "Che devo dire, sono cose che succedono, peccato che questa volta sia capitato a noi"

Bridget: "Si, d'accordo, però..."

Rory: "Io, comunque, sono morto sul posto di lavoro, questo mi dà una certa soddisfazione. E poi, comunque, le morti sono tutte brutte"

Bridget: "Ma non è affatto vero, sa. Io, per esempio, ho avuto una morte bellissima e dolcissima, sono morta nel mio letto con tutt'attorno i miei figli, i miei nipoti ed i miei pronipoti"

Sharon: "Caspita, ma quanti anni aveva quando è morta?"

Bridget: "Quasi novanta. Sapete, ai miei tempi morire a novant'anni era assolutamente una rarità. Non c'erano le medicine di oggi e si moriva spesso così, da un giorno all'altro, senza grandi spiegazioni"

Sharon: "Caspita, davvero fortunata! Ma mi racconti un po' della sua vita, se ne ha voglia"

Bridget: "Certo che ne ho voglia, non ne parlo mai con nessuno, tutti quelli che frequento nell'aldilà mi conoscono alla perfezione e non hanno mai voglia di stare a sentirmi"

Bridget va a sedersi sul divanetto accanto a Sharon che la osserva con curiosità.

Bridget: "Beh, cosa posso dire? Sono nata a Quincy, Massachusetts, da genitori irlandesi. La mia infanzia è stata serena e tranquilla, mio padre ha iniziato a far soldi con traffici marittimi e poi si è messo nell'industria navale. In pochi anni, raccontava mia madre, eravamo diventati molto ricchi. Ricordo che avevamo una casa molto grande, davanti casa c'era un enorme giardino, l'erba era sempre in ordine, avevo un cane, si chiamava Sunny, era bellissimo. Un giorno è scappato, ho pianto tanto ma poi è tornato. Ricordo che mia mamma faceva sempre delle torte buonissime. Avevo tanti amici, figli degli amici dei miei genitori.
Giocavo anche con i figli dei nostri domestici, erano neri, a me piaceva uno in particolare, si chiamava Michael, un giorno, non so perché, è partito.
Non andavo tanto bene a scuola, ho smesso presto di studiare, ho seguito lezioni di pianoforte, so suonare abbastanza bene, non pezzi difficili, quelli no.
Ho viaggiato molto, ho baciato tanti ragazzi, un giorno mi sono sposata. Mio marito era il figlio di un amico di mio padre, era bello, abbiamo avuto quattro figli.
La casa dove ho vissuto era ancora più bella di quella di mio padre, non lo amavo ma ero felice, avevo i miei bambini, d'estate andavamo al mare, avevamo una casa anche al mare.
Seguivo gli studi dei miei figli, le lezioni di pianoforte, le partite di baseball, ogni tanto mi veniva in mente Michael, ma tanto non c'era più.
Ricordo i tanti Natali trascorsi nella nostra grande casa, i camini accesi, tavolate immense, gli uomini che bevevano e fumavano in modo esagerato, le donne che ridevano per ogni nonnulla, i bambini sudati e accaldati che correvano in giardino sotto la pioggia"

Silenzio

Sharon: "Bello, sono contenta"

Bridget: "Grazie. Piuttosto spiace a me che tu sia morta così presto. Sei sposata? Hai figli?"

Sharon: "No, nulla di tutto ciò. Solo lavoro, supermercato e casa, pochi soldi, qualche amico, il bar la sera nei fine settimana"

Bridget: "Che peccato! Davvero mi dispiace che tu non abbia vissuto, perché sai la vita è così bella, ogni istante della vita va vissuto, non importa se ogni tanto qualcuno ti fa soffrire. Sai, io ogni tanto, nei momenti di tristezza, perché ci sono sempre i momenti di tristezza, avevo l'abitudine di andare sul terrazzo della mia camera di notte a guardare la luna e le stelle. Sapevo che la luna e le stelle non ti lasciano, non ti tradiscono, ci sono sempre. Talvolta, anche quando hai tanti amici e parenti hai come l'impressione di essere solo, o forse di non essere compreso abbastanza. Bene, se guardi il cielo di notte sai di non essere solo"

Bob: "Beh, devo dire che lei è stata particolarmente fortunata, non tutti nascono e vivono nella ricchezza e nella tranquillità"

Bridget: "È vero, lo so, sono stata davvero fortunata. E poi sono invecchiata, i miei figli si sono sposati, e poi sono diventata nonna e poi bisnonna. E poi sono morta ed ora sono qua"

Sharon: "E mi dica, com'è l'aldilà?"

Bridget: "Beh, è difficile descrivere l'aldilà. Tra poco ci verrai anche tu e vedrai. L'unica cosa che ti voglio dire è che potrai avere delle sorprese, alcune molto belle. Sai, nell'aldilà non ci sono emozioni, quindi non ti aspettare sensazioni terrene, tuttavia potrai vivere, se mi è permesso dire 'vivere', momenti piacevoli. Io, per esempio, ho incontrato Michael, mi ha fatto molto piacere, abbiamo parlato moltissimo, mi ha raccontato tante cose che non immaginavo neanche, inizialmente ero stupita, poi ho capito tutto"

Sharon: "Beh, devo dire che la curiosità inizia ad aumentare, a questo punto non vedo l'ora di andare nell'aldilà"

Rory: "Anch'io, mi è venuta voglia di incontrare Michael e chiedergli perché è scomparso"

Bridget: "Certamente potrai chiederglielo, strano però che uno come te non l'abbia già capito"

Rory: "Uno come me? Come me perché manovro l'ascensore?"

Bridget: "No, perché sei nero, nero come Michael"

Rory abbassa lo sguardo e sorride, scuotendo la testa.

Bob: "È strano però” pausa   "intendo dire che lei signora ha vissuto una vita lunghissima e bellissima, piena di gioie e soddisfazioni, non le è mai mancato nulla, ha avuto figli, nipoti, pronipoti, è morta serenamente tra le braccia dei suoi cari eppure, dico eppure, alla domanda 'cosa mi sa dire dell'aldilà' risponde semplicemente 'ho rincontrato Michael', il suo amichetto d'infanzia nero"

Bridget: "Caro mio, a proposito, come ti chiami?"

Bob: "Bob, mi chiamo Bob"

Bridget: "Dicevo, Bob, che non ci posso fare niente. La mente umana è così e non cambia mai, neanche dopo la morte, evidentemente. Ci sono cose che sembrano, in vita, di così poca importanza e invece ti segnano tutta l'esistenza. Vedrai, vedrai anche tu tra poco, ritroverai persone e situazioni molto, molto particolari, credimi"

Bob: "Le credo assolutamente e, a questo punto, devo dire che anch'io ho desiderio di andare velocemente dall'altra parte, anche perché ormai è del tutto evidente che quello è il mio destino"

USN: "Bene, bene, abbiamo finito l'intervista? Hai ancora domande da porre alla signora Murphy prima che io la liberi? Ti ricordo che hai davanti a te l'eternità, potrai porre alla signora un milione di domande quando sarete nell'aldilà"

Bridget: "Si, in effetti, ora sono un po' stanca, sapete io sono molto anziana, ho parlato tanto, sapete di là c'è più spazio, inoltre questo ascensore è un po' angusto per i miei gusti"

Rory: "Angusto? È un signor ascensore, nessuno si è mai lamentato"

USN: "Già, peccato che sia caduto, caro il mio 'nessuno si è mai lamentato'. Un attimo solo che finisco di compilare l'ultimo modulo e poi, signora Murphy, lei potrà lasciare l'ascensore"

L'uomo senza nome finisce di scrivere, rimette le sue carte a posto, si alza, fa cenno alla signora di uscire e l'aspetta accanto alla porta.
La signora si alza e si avvia lentamente verso la porta, arrivata, si gira e guarda i tre con leggera tristezza.

Bridget: "T'aspetto di là Sharon, buon viaggio. Tanti auguri anche a voi due, chissà magari ci rivedremo"

Sharon: "Ok, a tra poco"

Bob: "Grazie, ci vediamo"

Rory: "Grazie signora, mi ha fatto piacere conoscerla"

Bridget esce dalla porta, l'uomo senza nome torna al suo posto, i tre sono stanchi, muti, con lo sguardo basso, ognuno seduto al suo posto.

Sipario

Scena 3

Sipario

USN: "Bene, abbiamo quasi finito. Non resti che tu, Rory. Dimmi un po', chi vuoi incontrare"

Rory: "Certo. Adesso ci penso. In realtà non mi viene in mente nessuno"

Sharon: "Rory, perché non chiami tuo padre, sono proprio curiosa di conoscerlo e dirgliene quattro"

USN: "Eh no, i suggerimenti qui non sono ammessi, Sharon, per favore! E poi ti pregherei di non esprimere giudizi davanti all'interessato, avrai tutto il tempo per farlo, ah, se ne avrai di tempo..."

Sharon: "Ok, hai ragione, ti chiedo scusa, Rory"

Rory: "Nessun problema, figurati"

Bob si guarda le mani, è sempre più soddisfatto delle sue unghie rosse.

Bob: "Sharon, sai che hai fatto davvero un ottimo lavoro?"

Sharon, sorridendo: "Grazie Bob, sono contenta che ti piacciano"

USN: "Ma la smettiamo di perdere tempo, io ho da fare! Avanti Rory, dimmi qualcosa oppure ti mando l'accompagnatore d'ufficio"

Bob: "L'accompagnatore d'ufficio? E cosa vuol dire?"

USM: "Già, mi sono dimenticato di dirvelo, avrei dovuto informarvi subito...ogni tanto perdo colpi"

Sharon: "E chi è? E come viene scelto, e da chi?"

USM: "Da chi non so, però è una persona che, si suppone, abbia qualche attinenza con l'interessato, che so, un parente, un amico, una persona che possa rappresentare qualcosa di speciale per lui"

Rory: "Ok, ok, scelgo l'accompagnatore d'ufficio"

Sharon: "Ma sei sicuro?"

Rory: "Si, sono sicuro"

Bob: "Ma davvero?"

USN: "Insomma basta, pensate agli affari vostri, voi due!"     pausa     "Inoltre, vi devo confessare, la sua è una scelta non così rara. Spesso, sapete, si pensa o si spera che le sorprese, o comunque le cose inaspettate, siano più interessanti delle cose note"

Sharon: "Va bene, d'accordo"

USN: "Ora lasciatemi leggere un po' le mie carte, questa è un'operazione leggermente più complessa delle altre. Comunque, non ci vorrà tanto"

L'uomo senza nome guarda le sue carte, riflette, ricomincia a leggere. I tre sono immobili, in attesa, Rory è visibilmente impaziente.

USN: "Ok, ci sono! Che entri Zeena!"

Silenzio, attesa, tutti guardano verso la porta, anche l'uomo senza nome sembra incuriosito.

VFC: "Posso? Posso entrare? Mi avete chiamato voi, vero?"

USN: "Certo, entra, entra pure! Sì, ti ho chiamato io, è Rory che ti vuole!"

Sulla porta appare una ragazzina nera, magrissima, le treccine che le scendono sulle spalle, una tunica bianca, piedi nudi, due occhi grandi.

Zeena: "È permesso?"

USN: "Entra, entra pure, ti stavamo aspettando"

Zeena entra, guarda tutti i presenti, poi si avvicina a Rory. Rory si alza dal suo sgabello, le porge la mano, Zeena tralascia la stretta di mano e lo abbraccia. Poi Zeena si allontana da Rory e si mette al centro della scena.

Zeena: "Buongiorno a tutti, il mio nome è Zeena"

Bob: "Lieto di conoscerti, io sono Bob"

Sharon: "Piacere mio, Zeena, io sono Sharon. Sei molto bella, sai" 

Zeena: "Grazie, adesso sì sono bella, non certo il giorno in cui sono morta"

Rory: "Un attimo, un attimo, tu sei colei che mi deve accompagnare nell'aldilà, vero?"

Zeena: "Si, Rory, e lo farò con molto piacere, siamo parenti, sai"

Rory: "Parenti, io e te parenti? Ma io non ti ho mai visto in vita mia"

Zeena: "Certo che non mi hai mai visto, io non sono mai uscita dall'Africa. Né io, né i miei genitori, né i miei nonni. Solo alcuni dei tuoi antenati hanno avuto il privilegio, questo splendido privilegio, di essere catturati, scaraventati nella stiva di una nave e portati in un paese dalle grandi opportunità, forse non per tutti, ma dalle grandi opportunità"

Silenzio.     

Sharon e Bob hanno gli occhi bassi. L'uomo senza nome è stranamente incuriosito.

Rory: "Ma perché, dimmi, perché io e te siamo parenti?"

Zeena: "Semplicissimo, io e te discendiamo dalla stessa persona, che ha vissuto tanto, ma tanto tempo fa. Quando andremo di là lo conoscerai, conoscerai anche tutti i tuoi parenti africani, vedrai che bello, ti piacerà un sacco"

Rory: "Caspita!"     pausa     "Vedi Bob, vedi che avevo ragione, andrò a conoscere tutti miei parenti, la mia gente, quelli come me. Altro che la neve di Chicago, al diavolo Cabrini-Green!"

Bob sorride, non sa che dire.

Sharon: "Che bello, che meraviglia, Rory, promettimi che mi porterai a conoscere i tuoi parenti, ti prego"

Zeena sorride: "Ma certo, nell'aldilà potrai fare tutto, se vuoi ti accompagnerò io"

Sharon: "Oh certo, grazie, grazie davvero"

Zeena: "Figurati"

Rory: "Ma perché hai detto che quando sei morta non eri bella come adesso?"

Zeena: "Beh, sai, ero tutta nuda, piena di mosche, gli occhi fuori dalle orbite e con una enorme pancia gonfia. Ti sembra che potessi essere bella? Sono morta di sete, sdraiata sopra un telo puzzolente e sporco, nella nostra casa fatta di sterco con mia madre accanto che piangeva. Bella scena, vero?"

Sharon: "Ma come, ma quanto tempo fa?"

Zeena: "Ah, pochi anni fa, non credere che sia passato tanto tempo"

Bob: "È incredibile, semplicemente incredibile"

Zeena: "No, non è incredibile, è la verità! Quello che è incredibile è che in un mondo dove si costruiscono i razzi per andare sulla luna non si possa portare acqua e cibo ai bambini in Africa, questo è incredibile!"

Silenzio

USN: "Ok, che ne dite, ci fermiamo qui? Per oggi io avrei finito, ora devo andare a scrivere il verbale di consegna e poi vorrei andare a riposare"

Bob: "Sì, direi che in fondo siamo pronti, credo, vero ragazzi?"

Sharon: "Sono d'accordo, per la prima volta da quando sono qui mi sento stanca, voglio andare nell'aldilà, la curiosità ormai è grande, tanto grande"

Rory: "Si, va bene, ormai qui non abbiamo più nulla da fare"

USM: "Perfetto, direi che allora io e Zeena ce ne andiamo, tanti saluti"

Zeena: "Ciao a tutti, a dopo. Rory, ti aspetto di là, ok?"

Rory: "Certo Zeena, a dopo, ciao"

Bob: "Ciao"

Sharon: "Ciao, ricordati di me"

L'uomo senza nome sbadiglia, raccoglie le sue carte, le mette nella borsa, si alza, controlla di avere tutte le sue cose e si avvia verso la porta dell'ascensore. Zeena fa un gran sorriso ai tre che rimangono e segue l'uomo senza nome. I due escono. I tre sono rimasti soli, ognuno va al suo posto, Sharon e Bob ciascuno sul suo divanetto, Rory sul suo sgabello.

Bob: "Insomma, siamo rimasti soli un'altra volta, che pensate?"

Sharon: "Niente, non penso niente, spero solo che accada davvero quello che ci hanno prospettato. Ho tanta voglia di andare di là, vorrei incontrare un sacco di persone, e poi, la signora Murphy, che persona simpatica, non vedo l'ora di rivederla e di farmi accompagnare da lei"

Silenzio

Rory: "Hei, si è accesa ancora la lucina dell'interfono!"

Bob: "Parla, vedi chi è"

Rory: "Pronto pronto, sono Rory, mi sentite?"

VFC dell'USN: "Sì"

Rory: "Chi è?"

VFC dell'USN: "Ma come chi è? Ma chi vuoi che sia? Sono io, mi sono solo dimenticato di dirti di chiudere bene le porte dell'ascensore e di risalire al livello di prima, quello dell'incidente. Chiaro? Hai capito?"

Rory: "Sì, sì, ho capito, lo faccio subito"

VFC dell'USN: "Bene, ciao"

Rory si alza, va a chiudere la porta esterna dell'ascensore, ritorna al suo posto, chiude la porta automatica interna, aziona le leve di comando.

L'ascensore lentamente inizia a traballare e sale, poi si ferma. La luce grande si spegne, ritorna la lucina d'emergenza.

Numerose voci fuori campo: "Ecco, ecco ci siamo, finalmente ci siamo, maledetto ascensore, siamo riusciti a raggiungerti" "Caspita, che caldo, che odore!" "Poveracci, quelli dentro, chissà quanti sono, speriamo pochi" "Che sfortuna però, morire in questo modo"

Sharon: "Sono i pompieri, credo, o qualcosa del genere"

Bob: "Si, penso anch'io, sono venuti a tirare fuori i nostri corpi"

Rory: "Ma che facciamo? Li accogliamo con un sorriso?"

Sharon: "Ma no, ricordati che sei morto, che siamo tutti morti. Forza, rimettiamoci esattamente come eravamo al momento dell'impatto. Tu, Rory, sotto lo sgabello, e tu, Bob, mezzo sdraiato tra il pavimento ed il divanetto. Io, già, io mi devo rimettere una scarpa e sdraiarmi come una morta, già, proprio come una morta. Ok, fatto"

Bob: "Ok, tutti al loro posto, sono quasi arrivati, sento le loro voci avvicinarsi"

Rory: "Io sono a posto"

Sharon: "Anch'io"

Silenzio

Sharon: "Caspita, Bob hai le unghie rosse! Ci siamo dimenticati di togliere lo smalto"

Rory scoppia a ridere.

Bob: "Taci che ci sentono. Le unghie rosse? Mi piacciono, mi piacciono tanto. Dove andiamo adesso nessuno ci farà caso, meglio così. Ciao a tutti. Silenzio, mi raccomando.

Sipario