BITTER SWEET
Commedia in cinque quadri di
Gianluca Arena
Moriremo capaci della nostra irrilevanza?
Personaggi:
Aurora
Andrea
Claudia
Renzo
Padre di Andrea
Salottino con arredi moderni ed una porta d’ingresso centrale. Un divano con tavolino, un tavolo e carrello per cocktail.
I quadri possono susseguirsi senza interruzioni.
Quadro 1
Luce sul tavolo. Andrea è seduto e porta una spilla da ufficio sul petto con sopra scritto il proprio nome. Entra Aurora. Andrea sembra indaffarato: sta segnando numeri e conti su un foglio. Aurora assume una voce calda, con uno sguardo misterioso e seducente.
Aurora: Buonasera, posso?
Andrea: (Alza lo sguardo, poi) Prego, buonasera.
Aurora: Non vorrei fosse un po' tardi…
Andrea: Solitamente a quest’ora siamo chiusi, ma per lei posso fare un’eccezione.
Aurora: La ringrazio. Prendo solo un attimo.
Andrea: Si accomodi. (Indica la sedia vuota)
Aurora: (Sedendosi) Vedo che non c’è nessuno.
Andrea: Mi sono dovuto trattenere per delle pratiche. Ma niente di importante. Mi dica pure.
Aurora: Lei è il padrone qui?
Andrea: Sì, esatto, sono io.
Aurora: Anima solitaria pure lei, vero?
Andrea: Beh, se così vogliamo metterla…
Aurora: Capisco. Quando non c’è nessuno ad aspettarti, chi ha fretta di rientrare? (Ride)
Andrea: Sì. E’ dura ammetterlo, ma è proprio così… (Sorride, la guarda, poi) In cosa posso esserle utile?
Aurora: Ecco… Sono venuta… per un preventivo.
Andrea: Beh, immaginavo, insomma… Qui non facciamo analisi del sangue. (Ride, poi) Sto scherzando... E, mi dica: qualche reso?
Aurora: Reso?
Andrea: Il suo veicolo attuale…
Aurora: Sì, ma è di qualche anno. E poi è incidentato.
Andrea: E’ qui fuori?
Aurora: No, in questo momento sono a piedi.
Andrea: Capisco… Se è interessata a investire subito si può fare una super-valutazione.
Aurora: Beh, sì, la macchina mi serve, quindi…
Andrea: Me la porti a far vedere in settimana. Venerdì, in giornata? Naturalmente escludiamo l’usato.
Aurora: Certo, la voglio nuova.
Andrea: Quindi è per subito? Va bene, allora… (Comincia a segnare su un foglio) Non faccia caso, il computer è fuori uso fino a domattina. Un back-up di servizio. Non vorrei sembrare un primitivo. Carta e penna ormai…
Aurora: Senta, ma perché non ci diamo del “tu”. In fondo avremo la stessa età, siamo giovani, no? Tutta questa formalità… è di troppo, non crede?
Andrea: Certo, diamoci pure del “tu”… (Si guardano, poi) I tuoi dati.
Aurora: Certo. Posso… Posso?
Andrea: Sì... (Le passa il foglio)
Aurora: La penna.
Andrea: Sì. (Le passa la penna)
Aurora: (Scrive, poi ripassa il foglio ad Andrea) Ecco, ho scritto solo numero e indirizzo. Al resto pensiamo venerdì.
Andrea: D’accordo, venerdì. (Leggendo velocemente il foglio) Non abiti qua dietro. A piedi a quest’ora…
Aurora: Ho l’ultimo autobus tra poco.
Andrea: (Sorridente) Beh, allora non perdiamo tempo… Quale modello interessava?
Aurora: Beh, io, non ho una grande attitudine per le automobili piccole, quindi… Ne volevo una spaziosa, che crei una sua atmosfera.
Andrea: (Si strofina le mani) Bene. Quindi, insomma, un investimento a tutto tondo.
Aurora: A tutto tondo, sì.
Andrea: Bene, bene. Ottima scelta. Ho diverse cose da farti vedere, ma… Ti lascio qualche dépliant.
Aurora: No, no. Perché? Certe cose vorrei discuterle con un uomo.
Andrea: Ah, d’accordo. Quindi venerdì verrai col tuo compagno. Compagno, ho detto bene?
Aurora: No, sono scapola.
Andrea: Ah, davvero? Beh, non l’avrei mai detto. Insomma, è una sorpresa… Non è la cosa più grave del mondo.
Aurora: No, certo. Però ecco, dovendo comprare una macchina, posso parlarne con te. Insomma, guidami tu. Io mi lascio fare.
Andrea: Certo. Quando il cliente ha così fiducia fa solo piacere. Anche perché tutto sommato non siamo così diversi. Io sono divorziato.
Aurora: Ah, mi spiace, non volevo toccare questo tasto…
Andrea: No, non preoccuparti, non… (Sorride, poi) Va bene, allora… Sarebbe un discorso un po' lungo, forse prenderei più tempo del necessario. Meglio riparlarne con calma venerdì?
Aurora: Venerdì, certo. Sono libera tutto il giorno.
Andrea: Ah, bene, bene. Quindi… A venerdì, allora? O ci risentiamo prima…
Aurora: Ah, come vuoi.
Andrea: No, dimmi tu.
Aurora: Io non ho il tuo numero, Andrea.
Andrea: Ah, giusto, sì... (Guarda il foglio, poi) Ci conosciamo già?
Aurora: No...
Andrea: Come sai il mio nome?
Aurora: La spilla… (Indica la spilla sul petto di Andrea)
Andrea: Ah, sì… (Fa per togliersi la spilla) Che idiota.
Aurora: Va bene, allora… Non vorrei prenderti altro tempo. Avrai le tue cose da fare.
Andrea: Se vuoi posso accompagnarti.
Aurora: Per stasera faccio da me.
Andrea: Insisto.
Aurora: Oh, per favore…
Andrea: Va bene, ti chiamo in questi giorni. Un aperitivo, eh?
Aurora: Chiamami quando vuoi. (Fa per andare)
Andrea: (Ricontrolla il foglio) Il nome?
Aurora: Come?
Andrea: Il nome sul… Sul preventivo.
Aurora: Scrivi semplicemente… Aurora.
Andrea: Aurora. (Scrive, poi) Quindi è per subito, insomma, l’affare c’è. No, perché sai, la valutazione va fatta nell’immediato. Una settimana, massimo dieci giorni. Posso fare un bello sconto.
Aurora: (Sospira, poi) Ne parliamo con calma in privato.
Andrea: Certo. In privato.
Aurora si volta dando le spalle ad Andrea: sbuffa come per alleviare la tensione e si allontana. Andrea la guarda allontanarsi. Buio sul tavolo di Andrea.
Quadro 2
Aurora si avvicina al divano dove l’attende Claudia. La luce illumina ogni volta solo la parte in cui si dialoga, lasciando l’altra al buio.
Claudia: E quando ha chiamato?
Aurora: La sera stessa.
Claudia: (Sospirando e scuotendo la testa) E’ una cazzata, scusami se te lo dico…
Aurora: Era necessario.
Claudia: Devi venire via, ora, subito!
Aurora: Ormai ci sono, Clau.
Claudia: Tu… sei… di fuori!
Aurora: Lo faresti un favore per me?
Claudia: Eh?
Aurora: Devi aiutarmi.
Claudia Io?
Aurora: Niente di particolare.
Claudia: Ma figuriamoci se io… (Si interrompe, si volta verso fuori, poi) Ah, sì. Tu che prendi?
Buio sul divano. Luce sul tavolo. Sono seduti Andrea e Renzo.
Andrea: Un’amica, sì. Una certa Claudia.
Renzo: Te ne ha parlato? Che ti ha detto?
Andrea: Immagina un po'.
Renzo: Quando?
Andrea: Domani. Da me.
Renzo: Perfetto.
Andrea: (Si volta verso fuori, poi) Vuoi niente?
Renzo: Un negroni.
Andrea: (Verso fuori) Anche per me. Dicevamo?
Renzo: Stavi parlando di questa…
Andrea: Ah, sì.
Buio sul tavolo. Luce sul divano. Claudia e Aurora sorseggiano dei cocktail.
Claudia: Hai già detto che verrò? Ma tu sei matta! Scordatelo!
Aurora: Ho organizzato l’aperitivo apposta.
Claudia: A-ha…
Aurora: Dovresti portare questo con te.
Claudia: Cosa dovrei fare?
Aurora: (Estrae un registratore portatile dalla borsa) Questo, nei vestiti.
Claudia: Un registratore.
Aurora: Col microfono, vedi? Il microfono qui, sul petto.
Claudia: E perché?
Buio sul divano. Luce sul tavolo. Andrea e Renzo sorseggiano dei cocktail.
Renzo: Senti ma… A questo punto te lo posso dire, no? Sinceramente, non hai un po' paura? E’ andato tutto così veloce.
Andrea: Dici di Aurora?
Renzo: Sì… Non hai un po'…? Ti ci sei fidanzato… Sono solo tre settimane.
Andrea: Io e Aurora mica siamo fidanzati.
Renzo: Ah, no? Vi chiamate “amore”.
Andrea: E che vuol dire? (Estraendo il cellulare) Scrivo un attimo una cosa. Va bene?
Renzo: Cosa ci hai visto?
Andrea: Perché me lo chiedi?
Renzo: Hai un segno sul collo.
Andrea: Ah... (Si tocca il collo)
Renzo: Allora?
Andrea: Te l’ho già detto, no, come ci siamo conosciuti. E’ che lei non si tira indietro. E’ questo che mi piace: non si tira indietro.
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Aurora: Ascolta bene… In tribunale mio padre ha perso la causa per mancanza di prove. Ma quell’attacco gli è venuto per lo stress lavorativo. E’ palese. E loro ne sono consapevoli.
Claudia: Come lo sai?
Aurora: Al processo, un anno fa, l’ho sentito dire dal datore di mio padre, solo che davanti al giudice ha detto tutt’altro. Ora, il concessionario è passato ad Andrea, suo padre è partito di testa. E Andrea sa benissimo.
Claudia: Vuoi registrare le sue parole di colpevolezza?
Aurora: Voglio che dalla sua bocca escano le parole che ho sentito quel giorno in tribunale. Lui lo sa, Claudia, ed è dalla parte del concessionario, naturalmente.
Claudia: Coglierlo in flagrante.
Aurora: Sì, però nessuna costrizione. Domani, all’aperitivo, solo con me e te, dirà tutto quello che vorremo. In certi contesti ho visto che si lascia andare.
Claudia: Quali contesti?
Aurora: (Il suo cellulare emette uno squillo. Estrae il cellulare) E’ lui. Stasera mi invita a cena da lui.
Claudia: Oh, Dio…
Aurora: Ascolta, non ho ancora capito perché, ma è già parecchie volte che si ferma a guardarmi in modo strano.
Claudia: Un pazzo.
Aurora: No, non è un pazzo.
Buio sul divano. Luce su tavolo. Il cellulare di Andrea emette uno squillo. Andrea controlla il cellulare.
Andrea: (Notando che Renzo lo guarda) Che guardi?
Renzo: Tu sei qui, ora, che parli così, con lei… Io invece…
Andrea: Ascolta, devo dirtela tutta? Va bene, questa Valentina… Valentina, vero? Ti piaceva. Solo che non era per te. Risultato? Un’altra presa per il culo.
Renzo: Potessi tornerei indietro.
Andrea: E per chi? Ascolta, non saresti durato con nessuna. E poi, per favore, a chi ti riferisci? Quella di due anni fa? Come si chiamava?
Renzo: Con lei funzionava almeno.
Andrea: Ce le siamo portate dalla discoteca alla macchina in meno di mezzora, lei e l’amica. Pure la relazione volevano. E tu ci sei pure stato…
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Aurora: Ha un amico di cui parla spesso, forse l’unico che ha, un certo Renzo. Abbocca a tutto quello che gli dice.
Claudia: Un idiota.
Aurora: Sicuramente. Ma lui lo prende per il culo fingendo di spronarlo. Credi che sia pazzo uno così?
Buio sul divano. Luce sul tavolo.
Andrea: Guarda me con la mia ex. E’ finita, e allora? Sono morto? No. Il punto è che tu un tempo eri più credibile.
Renzo: Sfotti?
Andrea: No. Dicevo solo che eri credibile.
Renzo: E beh?
Andrea: E’ che manchi spesso di polso, Renzo.
Renzo: E che avrei dovuto fare?
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Aurora: E poi ho scoperto un’altra cosa.
Claudia: Cosa?
Aurora: Oltre al lavoro non ha niente.
Claudia: E pensi che sia importante?
Aurora: Molto.
Buio sul divano. Luce sul tavolo.
Andrea: Se un cliente e un tuo dipendente litigano, chi dei due ha torto?
Renzo: Io non ho dipendenti.
Andrea: Va bene, ma ipotizzando tu ce li avessi? L’altro ieri un cliente ha litigato con un mio dipendente. Diceva che lo aveva preso in giro.
Renzo: Ed era vero?
Andrea: Assolutamente no. Anzi, ci guadagnava pure.
Renzo: E quindi?
Andrea: E quindi ho chiesto cos’era successo e alla fine il cliente se n’è andato.
Renzo: Sembra una storia banale.
Andrea: Lo è. Ma torno alla domanda: se un cliente e un dipendente litigano chi ha torto?
Renzo: Si dice che “il cliente ha sempre ragione”.
Andrea: Formalmente è così.
Renzo: E quindi?
Andrea: E quindi il concessionario ha guadagnato lo stesso ma il dipendente l’ho tenuto a bada.
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Aurora: Allora?
Claudia: Io non voglio saperne nulla.
Aurora: E io come faccio a registrare?
Claudia: Non lo so… Il cellulare.
Aurora: Sì, mi metto lì col cellulare e gli dico “Andrea, perché non mi dici di quel vostro ex-dipendente?”
Claudia: Devi lasciar perdere.
Aurora: Senti Clau, io non te l’avrei mai chiesto. Ma questi bastardi hanno delle responsabilità. Motivi medici: ma chi vogliono prendere per il culo?
Buio sul divano. Luce sul tavolo.
Renzo: Cioè, hai fatto credere al dipendente di avere torto?
Andrea: No, ho solo detto che a fine anno ci saranno da prendere decisioni sul personale. Mica è vero, ma lui che ne sa?
Renzo: Così si sentirà in colpa.
Andrea: Ci guadagna semmai.
Renzo: Come?
Andrea: C’è competizione.
Renzo: Diventa uno scannatoio.
Andrea: Diventa vendere.
Renzo: Ma lui lo aveva fatto.
Andrea: E continuerà a farlo, più e meglio di prima.
Renzo: Ma ti avrà pur detto qualcosa.
Andrea: Certo, ha chiesto scusa.
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Aurora: Tutti i colleghi di mio padre sono stati interrogati. Non hanno detto niente. Lavorano sessanta ore a settimana, nemmeno tutte pagate. La causa non è finita come doveva, Clau. Non ci sono prove… Ma glie le trovo io le prove, glie le voglio sbattere sulla scrivania ‘ste maledette prove. L’unica cosa, Clau, è che mi serve il tuo aiuto.
Claudia: (Sospira, poi) Oddio…
Buio sul divano. Luce sul tavolo.
Andrea: Bene, direi che sia l’ora di andare.
Renzo: Sì, direi anch’io.
Andrea: Ah, loro non sanno niente. Ho deciso per conto mio.
Renzo: Beh, questo non fa che aumentare l’effetto sorpresa.
Buio sul tavolo. Luce sul divano.
Claudia: Io, tu e lui, vero?
Aurora: Sicuro.
Claudia: So già che mi pentirò di tutto questo…
Aurora: Ah, il piano di fuga! (Estrae dalla borsa una boccetta di sonnifero e la poggia sul tavolino)
Claudia: (Prendendo la boccetta, turbata) Sonnifero?
Aurora: Nel cocktail. Non ci vorrà niente.
Claudia: (Sospira, poi) Bene, ottimo…
Aurora: Ti stai convincendo?
Claudia: Mi sto pentendo…
Sono illuminati sia il tavolo che il divano.
Andrea: (A Renzo) Mettiti qualcosa di interessante.
Aurora: (A Claudia) … di carino. Dimenticati di tutto.
Andrea: (A Renzo) Dimenticati di Valentina.
Aurora: (A Claudia) Vieni serena.
Andrea: (A Renzo) Carico.
Claudia: (Ad Aurora) D’accordo.
Renzo: (Ad Andrea) Oh, puoi scommetterci.
Claudia: (Ad Aurora) Che nessuno sappia di questa cosa.
Renzo: (Ad Andrea) Ma sia chiaro: Claudia è mia.
Andrea - Aurora: (Salutando l’uno Renzo l’altra Claudia, si avvicinano verso il centro scena) A domani.
Renzo e Claudia escono.
Quadro 3
Il centro scena si illumina: salotto.
Andrea: Amore.
Aurora: Sì?
Andrea: E’ un po' di tempo stavo pensando di fare una cosa. Io e te. (Indicando fuori) Hai messo la cena in forno?
Aurora: Sì, ma ci vorrà ancora un pochino.
Andrea: Bene, d’accordo, allora, nell’attesa parliamo un po'.
Aurora: Che c’è?
Andrea: Non te la prendere.
Aurora: Di cosa dovrei prendermela?
Andrea: Va bene, senti… Io… Beh, è vero, ci stiamo ancora conoscendo, ma ormai qualcosa dovremo aver capito tra di noi. Come siamo fatti, intendo, no? Ecco, allora… Prima di te ho provato a fare un gioco con la ragazza di quel mio amico, Renzo, hai presente?
Aurora: La sua ragazza?
Andrea: Non era proprio la sua ragazza… Era più una conoscente… Valentina.
Aurora: Ah…
Andrea: Beh, ci ho provato…
Aurora: E com’è andata?
Andrea: E’ sparita sia da me che da lui.
Aurora: E perché me l’hai detto, allora?
Andrea: Così, era per vedere come reagivi.
Aurora: Mi stai testando?
Andrea: No, insomma. E’ che vederla in mano a un altro, ecco, mi… Non so come spiegarlo…
Aurora: Tu domani non vedi l’ora che ci sia anche Clau, vero?
Andrea: Già… Hai detto che ci starebbe, no?
Aurora: E’ peggio di me quando ci si mette. Amore, io capisco. Tu lo sai che non mi faccio questi problemi.
Andrea: Quindi non sei colpita?
Aurora: Che tipo di gioco era?
Andrea: Ecco, era a questo che volevo arrivare.
Aurora: Un gioco cattivo?
Andrea: Non posso definirlo innocente, ma di certo non è niente di male.
Aurora: Devo avere paura? A me piacciono i giochi, sai? Giochiamo insieme io e te allora.
Andrea: (Eccitato) No. Oh, porca miseria… Senti è… Oh, Dio… D’accordo, ascolta… (Squilla il cellulare) Ma chi è? (Controlla il cellulare, poi) Un momento…
Aurora: Preparo la tavola. (Fa per uscire e rientrare con vassoi, piatti e bicchieri)
Andrea: (Rispondendo al cellulare) Sì, pronto… Ciao. Sì, gli avevo detto di chiamarmi. Sì. Era per chiederti se l’hai venduta. Sì… Ho capito. Eh certo… E tu che hai fatto? Sì, ma tu che cosa gli hai detto? Eh? Sì, ma questi erano convinti. Ma erano convinti. (Mentre Aurora è fuori scena, estrae dalla borsa un astuccio e lo poggia sul tavolino davanti al divano) Non c’erano garanzie per il finanziamento? Con una busta paga del genere…!? Come era di sei mesi fa…? Senti, vai un attimo dove c’è silenzio, non sto capendo niente… (Aurora si siede sul divano, poi ad Aurora) Torno subito. (Al cellulare) Ah, tanti auguri… (Esce)
Aurora: (Pausa, poi) Bastardo merdoso.
Andrea: (Facendo per rientrare) Ma del pronto-consegna glie l’hai detto? Eh! Perché no? Fra un anno ma col pronto-consegna di ora… Va bene, senti, facciamo una cosa: ne parliamo domattina. Te lo dico domattina. Bravo, chiamali e prendi un altro appuntamento. Ciao… Sì, ciao… (Butta giù) Scusa, è che… Tutto ok? Tutto…
Aurora: Sì, perché?
Andrea: Mi sembravi…
Aurora: No, no.
Andrea: Senti, gattina, lo sai che mi piaci da impazzire, no?
Aurora: (Imitando maliziosamente un gatto) Miao.
Andrea: Ascolta, penso che a questo punto tra di noi ci si possa aprire, no? Mostrare di più cosa siamo e chi siamo.
Aurora: Io sono apertissima, amore. Non te l’ho già dimostrato?
Andrea: Certo, ma non pensavo…
Aurora: Sei abituato a fare il padrone, no?
Andrea: Allora per domani va bene?
Aurora: Non vedo l’ora.
Andrea: Sappi che io sono disposto a fare tutto quello che vuoi, se hai qualcosa da chiedere dillo e lo farò.
Aurora: Cosa avrei da chiedere?
Andrea: Qualunque cosa.
Aurora: Beh, visto che ti sei aperto tanto, parlami dei tuoi dipendenti.
Andrea: Eh?
Aurora: Sì, parlami dei tuoi dipendenti.
Andrea: Vuoi che parli del mio lavoro?
Aurora: Sì.
Andrea: E perché?
Aurora: Perché… Perché sì.
Andrea: Non credevo fosse tanto interessante per cose come queste.
Aurora: Oh, ma amore mio, tu mi interessi in tutto.
Andrea: Ah, ho capito: il capo e la serva, eh?
Aurora: Io direi l’intervistatrice e l’intervistato: parlami dei tuoi dipendenti.
Andrea: Sono tutte brave persone.
Aurora: E lavorano?
Andrea: Sì, e bene anche. Ma sai, con la crisi che c’è…
Aurora: Cosa?
Andrea: Bisogna vendere.
Aurora: Ma direi che in questo ti sai far rispettare, no?
Andrea: Oh, sì. Qualcuno a volte ha lavorato anche dieci ore in un giorno solo.
Aurora: Dai…! Ma così qualcuno non si sentirà male?
Andrea: Male? No.
Aurora: Nessuno nessuno?
Andrea: Va bene, ascolta: una volta è successo, ma non sotto di me. C’era ancora mio padre in concessionario.
Aurora: Chi era?
Andrea: Iniziava per “g”, credo.
Aurora: E non lavora più?
Andrea: Non lo so. Storia passata. Perché mi guardi così?
Aurora: Scusa, stavo pensando.
Andrea: Parte tutto dal momento in cui assumi qualcuno. Ecco, allora, fai finta di essere il dipendente. Questo è il mio ufficio. Tu entri. Io ti faccio sedere dopo averti strinto la mano, e ti offro qualcosa da bere: “vuole qualcosa da bere? Un caffè…?”
Aurora: “No, grazie”.
Andrea: Brava, sì. “Allora… lei si chiama…” Non importa ora il nome.
Aurora: Facciamo che sono il signor “g”.
Andrea: Va bene. “Allora, signor “g”… Qui fingo di guardare il curriculum… “Vedo che ha già esperienza nel settore”.
Aurora: “Sì, sì, è tanto che lavoro…”
Andrea: Continua…
Aurora: “Avevo ventidue anni quando ho iniziato”.
Andrea: Quanti anni ha il signor “g”? Una cinquantina?
Aurora: Facciamo cinquantaquattro.
Andrea: L’età migliore. “Allora, vedo che è stato disoccupato un anno, e negli scorsi tre anni ha lavorato in altre aziende. Ha famiglia, e un figlio a carico… Senta, avrà bisogno di un forte aggiornamento”.
Aurora: “Ma io ne sono capace. Ho bisogno di lavorare”.
Andrea: “Bene, allora, sarò schietto: avrà solo due settimane di ferie l’anno. Le posso dire tre al massimo, ma si scordi le quattro settimane”.
Aurora: “Due settimane… D’accordo.”
Andrea: Qui fanno certe facce…! “E poi, lo sa, il settore chiede disponibilità: sabati, domeniche, fiere, manifestazioni, d’accordo? Ammetto che domande d’assunzione non ci mancavano, ma lei è quello che ci sembra più idoneo”.
Aurora: “Tutto quello che vuole”.
Andrea: Vedi come accettano da sé? Devi entrargli nella testa senza lasciare indizi. (Ride) Allora? Sei eccitata?
Aurora: Eccitata?
Andrea: Non lo sei?
Aurora: Ma no!
Andrea: Ah, credevo… Mi spiace… Non ero preparato.
Aurora: Domani lo rifarai?
Andrea: Magari cambiare argomento…
Aurora: Ma a noi piace. Ci piace perché fanno “tutto quello che vuole il padrone”.
Andrea: Ti piace giocare, eh?
Aurora: Ma certo: è un gioco.
Andrea: Bene, allora, vediamo… (Si siede, poi) Perché non comincia a togliersi qualcosa?
Aurora: (Trattenendo la sorpresa) Ah, subito?
Andrea: Parta da sopra.
Aurora: Certo… (Si toglie il maglioncino, rimanendo in camicetta)
Andrea: Bene... Continui. (Aurora fa per sbottonarsi la camicia) Sappia che la voglio nuda. Voglio che mi porti qua i documenti nuda.
Aurora: (Mentre si sbottona la camicia) Nuda completa?
Andrea: Sì, perché poi la vestirò io.
Aurora: Vestirmi? Con cosa?
Andrea: Adesso non si preoccupi.
Aurora: Sì… (Continua a sbottonarsi la camicia)
Andrea: Piano… Più piano ho detto. (Aurora finisce di sbottonarsi, lo guarda) La apra bene. Non la tolga.
Aurora: Tutto così…?
Andrea: Mmm?
Aurora: Avevamo detto domani.
Andrea: (Con scatto nervoso) Ha detto che comandavo io, no? E’ quel che sto facendo!
Aurora: Sì… Scusami… Mi scusi… (Continua a sbottonarsi la camicia)
Andrea: (Come riprendendosi) No, mi scusi lei… Bene, ora si fermi. (Aurora si ferma, lo guarda, abbassa le braccia) Il sotto. (Aurora lo guarda, poi si toglie le scarpe) Avanti, i pantaloni. (Aurora si sbottona i pantaloni, si ferma e lo guarda) Adesso venga qui. (Fa sedere Aurora sulle sue gambe, stringendola e toccandola) Brava… Molto brava. Mi piace questo suo silenzio, sa? (La fa alzare, poi) Ora si tolga tutto. (Aurora lo guarda) Ho detto si tolga tutto. Si spogli.
Aurora: (Lo guarda, poi) Va bene. Come vuole. (Si toglie la camicia rimanendo in canottiera, poi fa per togliersi i pantaloni)
Andrea: (Interrompendola) Adesso si fermi e mi guardi. (Aurora abbassa le braccia e lo guarda negli occhi) Sto scherzando! (Aurora si ferma e lo guarda) Abbiamo detto domani. Domani faremo tutto.
Aurora: (Trattenendo un sospiro di sollievo) Infatti, è quel che dicevo anch’io… (Si riaggiusta i pantaloni e fa per rimettersi le scarpe)
Andrea: E poi, insomma, io ho da rimediare.
Aurora: Allora ci dirai dei tuoi dipendenti?
Andrea: Se questo volete...
Aurora: Con Claudia.
Andrea: (La guarda mentre lei indossa le scarpe) Certo. La nostra prima serata con altre persone mica la voglio rovinare. (Pausa. Continuando a guardarla, Aurora si alza. Si guardano, poi) E comunque, riguardo il discorso di prima, preferisco dire “installare”.
Aurora: Come, scusa?
Andrea: No? Troppo tecnico?
Aurora: Claudia è una.
Andrea: Lo so.
Aurora: Perché “con altre persone”, allora? Domani siamo io, te e Clau.
Andrea: Prima non te l’ho detto: verrà anche Renzo. (Aurora controlla lo stupore) E’ per scioglierci un po'. Passiamo la serata, beviamo qualcosa, facciamo quattro chiacchere, prendiamo confidenza… Renzo è una roba… Certe cazzate racconta… No?
Aurora: E’ che pensavo saremmo stati solo noi tre.
Andrea: Infatti poi lo mandiamo via.
Aurora: Lo hai invitato per mandarlo via?
Andrea: Ma te l’ho detto. Senti, la verità è questa: sono un po' teso, capisci? Questa Claudia non la conosco.
Aurora: Vuoi vederla prima approcciare con Renzo.
Andrea: Esatto. E poi, dopo, vederla per me, per noi, ecco, mi darà la giusta carica. Claudia non si offende?
Aurora: Direi anzi che non vedrebbe l’ora.
Andrea: Perfetto. Mi verrebbe quasi da dire che pure lei sarebbe idonea. No, sto scherzando. Sei tu quella idonea.
Aurora: “Idonea”?
Andrea: Beh, amore, è un bel modo di giocare, no? L’idoneità fa ricattabilità. (Fa per riprendere il bicchiere lasciato al carrello e si versa da bere) Vuoi qualcosa?
Aurora: Ma cosa?
Andrea: Cosa?
Aurora: Dicevo: cosa?
Andrea: Da bere.
Aurora: No, questo discorso che hai fatto.
Andrea: Ah, ma quindi non l’hai ancora visto. (Indica l’astuccio) Giochi a scatola chiusa tu.
Aurora: Io? Io gioco sempre a scatola chiusa.
Andrea: Sì, sei tu quella idonea. (La guarda) Dai, aprilo. (Aurora apre l’astuccio) Allora? L’ho ordinato su Internet. (Estrae dall’astuccio un telecomandino) Con questo lo azionerò a piacimento. Non ti darà fastidio. (Chiude e afferra l’astuccio. Aurora è immobile. Gli squilla il cellulare) Scusa un attimo. (Rispondendo al cellulare) Pronto. Sì, ciao. Ascolta, domani alle due devi essere in ufficio… Ho capito… Va bene… No, non importa. No, no, non ti preoccupare. Ah, allora non hai niente? No, no, non penso niente io. Volevo solo chiederti di venire in ufficio alle due, ma se non puoi… Ora puoi, va bene, come vuoi te. (Esce, portando via l’astuccio)
Aurora è immobile, pietrificata.
Quadro 4
Entrano, da lati opposti Claudia e Renzo: lei si posiziona vicino ad Aurora, ed ha un cocktail in mano; lui si avvicina allo stereo dove collega un cavo per il cellulare.
Renzo: (Collegando il cellulare allo stereo) Sentite questa. Sentite.
Parte una musica ballabile. Renzo comincia a ballare, agitandosi con movimenti goffi. Aurora e Claudia lo guardano.
Aurora: (Guardando Claudia, timorosamente) Scusami…
Claudia: Vaffanculo, Aurora! Avevi detto che saremmo stati solo noi tre!
Renzo: Ragazze, che fate? Venite? Eh? Clau?
Claudia: Oh, no, non ora, grazie. Finisco… Finisco di bere.
Renzo: Come vuoi. Non farti aspettare, eh. (Riprende a ballare)
Claudia: No, no…
Aurora: (A Claudia) Vabbè, ma finora sei riuscita a gestirla bene, no? Non è successo niente.
Claudia: Io non ci resisto qui. Mollo tutto.
Aurora: Va bene, va bene, è un intoppo, ma si può rimediare.
Claudia: Aurora dovevi dirmelo!
Aurora: Senti, andiamo a parlare di là. Ora sorridi.
Claudia: Eh?
Aurora: Sorridi!
Ridono. Entra Andrea con una bottiglia di vino bianco.
Andrea: Ah, vedo che siete contente. Bene, bene. Ho tirato fuori il bianco. Verso?
Aurora: Versa, versa.
Andrea: (Facendo per prendere i bicchieri e versare) Renzo.
Renzo: Ah, sì. (Mette in pausa la musica)
Aurora: Amore, i vassoi. Li vado a prendere di là.
Andrea: Posso fare io. Voi sedetevi pure.
Aurora: No, no, lasciaci fare a noi. Io e Clau abbiamo un attimo da parlare. Eh, Clau?
Claudia: Sì, due chiacchere in privato.
Andrea: Ma certo. Come volete.
Aurora: Tu versa pure. Torniamo subito.
Andrea: Vi aspettiamo per bere.
Aurora e Claudia escono per i corridoi interni.
Andrea: Allora? Che ne pensi?
Renzo: Sa tenersi chiusa. Ti mette la curiosità di vederla in certe situazioni. A vederla è dura, insipida, in realtà c’è quel mistero che, insomma, ti fa venir voglia di portartela a letto solo per vedere quale sarà il suo atteggiamento.
Andrea: Uao…! Non pensavo tutti questi discorsi. Ma ti piace?
Renzo: Sì.
Andrea: Sicuro?
Renzo: Ho detto che mi piace.
Andrea: Va bene. E quindi? Hai intenzione di star così tutta la serata?
Renzo: Proviamo a intrattenerle. (Fa per mettere la musica allo stereo)
Andrea: Bravo. Falla ballare. Vediamo come si atteggia.
Renzo: Lasciami il divano.
Andrea: Quando?
Renzo: Stasera, dopo.
Andrea: No. Portala a casa tua.
Renzo: Che mi fai, uscire?!
Andrea: Non ti lamentare. Abiti qua dietro.
Entrano Aurora e Claudia.
Andrea: Ragazze, Renzo si chiedeva se vi andava di ballare. Che dite?
Renzo: (Fa partire la musica) No?
Claudia: Non sono buona.
Aurora: Sì, Clau, buttati.
Claudia: No, no! (Viene spinta da Aurora verso Renzo)
Renzo: E dai! Questo mix chill-hop-funk-blues-rock-rap-jazz, un po' dance everybody, no?
Claudia: Certo. (Ad Aurora) Ti devo parlare.
Aurora: Tra poco.
Ballano a coppie separatamente: Aurora con Andrea; Claudia con Renzo.
Andrea: (Ad Aurora) Ma che avete da dirvi di così importante?
Aurora: (Ad Andrea) Niente di particolare.
Andrea: (C.S.) Te lo sei messo?
Aurora: (C.S.) Sì.
Andrea: (C.S.) Ammetto che forse mi sto facendo troppo aspettare.
Aurora: (C.S.) Dopo che facciamo?
Andrea: (C.S.) Non preoccuparti.
Aurora: (C.S.) Ma dovremo mandarlo via, no?
Andrea: (C.S.) Basta mettersi d’accordo. Di cosa sei preoccupata?
Aurora: (C.S.) Di niente. Mi chiedevo solo perché non lo stiamo facendo.
Andrea: (C.S.) Ma non vedi? Io, tu, lei, e lui che non ne sa niente. Siamo già nel gioco, mica scappa nessuno.
Renzo: (A Claudia) Capisco, sai? Anche io. Anche io se prendo la via non mi ferma più nessuno.
Claudia: (A Renzo) Ma cosa?
Renzo: (C.S.) Avevo visto che prima stavi bevendo.
Claudia: (C.S.) Era analcolico.
Renzo: (C.S.) Infatti, è quello che dicevo. Siamo di quelli che partono subito noi, eh? E’ strano, io dovrei essere pure abituato.
Claudia: (C.S.) Immagino…
Renzo: (C.S.) Produciamo vino bianco.
Claudia: (C.S.) Ma senti…
Renzo: (C.S.) Ma no! Sto scherzando!
Claudia: (C.S.) E perché me l’hai detto?
Renzo: (C.S.) E’ che tu non parli molto. E poi volevo offrirtene un po'. Sai, credo che io e te abbiamo molti punti in comune. Lo so, non è la prima volta che te lo dicono per approcciare.
Claudia: (C.S.) Scusa un attimo. (Si avvicina ad Aurora e l’afferra per un braccio) Puoi venire? (Si spostano, poi, ad Aurora) Cosa mi avevi detto di là?
Aurora: (A Claudia) Non sapevo di tutto questo.
Claudia: (C.S.) E’ troppo Au! Questo è più di un’ora che mi vuole portare a letto! Mi sono pure messa a ballare!
Aurora: (C.S.) Tra poco andrà via.
Claudia: (C.S.) Come lo sai?
Andrea: (Sedendosi sulla poltrona) Dai ragazze!
Renzo: (Sedendosi sulla poltrona) Dai, dai, dai, dai!
Aurora: (C.S.) Balla. (Inizia a ballare)
Claudia: (C.S.) Ma che stai facendo?
Aurora: (C.S.) Fai quel che faccio io! (La forza a ballare)
Claudia: (C.S.) Porco cane, Au, come lo sai che andrà via?
Aurora: (C.S.) Lascia fare a me. (Si abbassa ballando, costringendo Claudia ad abbassarsi con lei mentre le tiene strette le mani, poi tornano su)
Renzo: Uooooohhh!
Claudia: (C.S.) Au…
Aurora: (C.S.) Ha un impegno.
Claudia: (C.S.) Dimmi come lo sai.
Aurora: (C.S.) Lo so e basta!
Claudia: (C.S.) Cosa c’è sotto? (Aurora fa per farla riabbassare come prima) Smettila, sembriamo due puttane.
Aurora: (C.S.) Hai sete?
Claudia: (C.S.) No.
Aurora: (C.S.) Allora dì che hai sete.
Claudia: (C.S.) Cosa c’è sotto, Au? Au, cosa c’è sotto?
Aurora e Claudia smettono di ballare. Andrea è fermo sulla poltrona e continua a guardarle mentre tiene una mano in tasca.
Aurora: (Sorridente) Pausa sete.
Renzo: (Togliendo la musica) Meritata direi.
Aurora: Oh, sì, sì. Dateci da bere. Qualunque cosa. (Si siede con Claudia)
Claudia: A me acqua…
Andrea: Perché non versi qualcosa?
Renzo: Subito.
Andrea: Bene, insomma, brave tutt’è due.
Renzo: Sì, direi. Insomma se si pensa che prima si parlava delle principesse Disney, direi che abbiamo cambiato argomento. (Ride, poi, a Claurissa, portando due bicchieri di vino ad Aurora e Claudia) Lo, sai, a me piace ridere e scherzare: non prendertela se hai creduto alla storia del vino.
Claudia: Mmm, no…
Renzo: No che non te la sei presa?
Claudia: No che non ci ho creduto. (Andrea ride)
Renzo: Che ridi tu?
Andrea: Dovete perdonarlo.
Aurora: Ma a noi piace così. Si diceva delle principesse Disney? Davvero?
Renzo: Eravamo partiti da me. Renzo: come Renzo e Lucia. I Promessi sposi, hai presente?
Claudia: Sì, ho presente…
Renzo: Sì, ma non sono quel tipo di persona, lo ammetto. Non l’ho mai letto, ma di sicuro non sono quel tipo di persona.
Aurora: Comunque non è Disney.
Renzo: No, ci siamo entrati dopo.
Aurora: Ah, sì, col mio nome: la bella addormentata nel bosco… (Si ferma, concitata)
Claudia: (Ad Aurora) Che hai?
Renzo: Ecco, e poi siamo arrivati a Claudia. Claudia che cos’è? Chi è Claudia?
Aurora: Boh…
Andrea: Ci eravamo chiesti chi erano le principesse preferite.
Aurora: Beh, io Aurora, mi pare chiaro.
Renzo: Claudia?
Claudia: No, in realtà a me piaceva Simba, non le principesse.
Andrea: Io pure.
Renzo: A me, porca miseria, ce n’era una che mi piaceva da impazzire, era… quella…
Aurora: La sirenetta.
Renzo: No, quella vestita d’azzurro: Jasmine. Quella era una bomba.
Aurora: Libidine da tutti i pori… (Si ferma, come concitata, poi) Uh!
Renzo: Mammamia, davvero, e non mi vergogno a dirlo.
Claudia: Ma che hai?
Aurora: (Ride) Ma niente.
Renzo: E comunque il mio personaggio preferito è Pippo.
Aurora: A me piace il trio.
Andrea: Il trio?
Renzo: In che senso?
Aurora: Qui, Quo, Qua.
Renzo: Ah…!
Andrea: Io non ne ho. Mio padre me li ha fatti odiare.
Aurora: Su, ci sarà qualcuno…
Renzo: A chi non piacciono, eh? (Sorride a Claudia)
Claudia: Eh…
Andrea: Forse Pluto.
Aurora: Il tuo Clau?
Claudia: Paperone.
Renzo: Beh, almeno siamo in due.
Claudia: Due cosa?
Renzo: Scompagnati. Paperone è scompagnato pure lui. A parte pure Pluto, ma vabbè Pluto è un cane…
Aurora: Ma Paperone la compagna ce l’ha, eccome.
Renzo: Davvero?
Aurora: Mi sembra sia Nonna Papera.
Renzo: Nonna Papera sta con Paperone?
Aurora: No, Clau?
Claudia: E’ un rapporto un po' strano, ma diciamo che ha avuto tante storie.
Renzo: Ah, roba intrigante, eh? Quindi, insomma, la fine di Pippo, poveraccio, è sempre la solita.
Aurora: Cioè?
Renzo: Topolino si fa le topoline, Paperino si fa le paperine; Pippo?
Silenzio.
Claudia: No, vabbè…
Renzo: D’accordo, forse non sapeva di niente. Sentite devo fare una telefonata. Ci metto un minuto. Posso usare il bagno? Qui, vero?
Aurora: Quo e Qua.
Renzo: Eh?
Aurora: Qui, Quo, Qua.
Renzo: Ah…
Andrea: Accompagnalo di là, per piacere.
Aurora: (Scambia uno sguardo con Claudia) D’accordo. (Sorride) Poi torno subito. (A Renzo) Vieni.
Renzo e Aurora escono.
Andrea: Come avevo detto lo devi perdonare. Vuoi qualcosa?
Claudia: No, sto bene così per ora, grazie.
Andrea: Insomma, è uno che va preso per com’è.
Claudia: Sì, capisco.
Andrea: E tu? Lo vorresti, lui? Te lo dico apertamente: non è venuto qui per fare due chiacchere. Poteva trovarne altre di compagnie per stasera. Ma è venuto qui per te.
Claudia: Sì, l’avevo intuito.
Andrea: Immaginavo.
Claudia: Quindi nessun impegno?
Andrea: Impegno…
Claudia: Lui.
Andrea: No, non è impegnato.
Claudia: No, impegni, per stasera.
Andrea: No, che io sappia non ne aveva. Vuoi mandarlo via?
Claudia: Io?
Andrea: Hai ragione. In effetti mi sto ponendo in modo sbagliato.
Entra Aurora.
Aurora: Renzo sta parlando con la madre. Discute di non so cosa. Dicevate?
Andrea: Stavo dicendo a Claudia che possiamo mandare via Renzo.
Claudia: Io non ho chiesto questo, però…
Aurora: Ma sì, invece!
Andrea: (Si avvicina ad Aurora e l’abbraccia) Fingerai di andartene, lo fai salire in macchina e lo lascerai partire. A quel punto torni indietro. No?
Aurora: E’ la stessa cosa che avevo in mente pure io. (Sorridente, scambia un sguardo d’intesa con Claudia)
Claudia: (Quasi diffidente, non capendo) Va bene… Quindi…
Aurora: Adesso prendi il cappotto. (Claudia prende il cappotto)
Andrea: Io faccio per entrare fingendo di non saperlo, ok?
Renzo esce. Breve silenzio.
Aurora: Senti, fai di tornare in fretta! Non mi lasciare qui!
Claudia: Mi usi come esca?! Sapevi fin dall’inizio che saremmo stati in quattro!
Aurora: No, Clau, te lo assicuro, non c’entra niente.
Claudia: Allora cos’è che ancora non so?
Aurora: Fai veloce e non mi lasciare! Ti prego, ti prego, ti prego! (Vedendo rientrare Renzo, cambia subito tono) Ma come? Te ne vai?
Renzo: (Entrando, vedendo Claudia col cappotto in mano) Ah, di già?
Claudia: Eh, sì, ho… domattina devo svegliarmi presto…
Andrea: (Entrando) Oh, ma davvero? Così presto? Stavo togliendo dal freezer un’altra bottiglia.
Claudia: Mi dispiace, è stata una bella serata. Purtroppo devo andare. (A bassa voce, ad Aurora) Io non torno.
Renzo: (Fa per prendere il giubbotto) Ti accompagno. Stavo appunto per andarmene, sapete?
Aurora: Ma sì, lasciati accompagnare.
Claudia: D’accordo, sì, sì, grazie. Allora, che dire, è stato un piacere, alla prossima.
Aurora: Aspetta, ti apro la porta. (Facendo per aprire la porta d’ingresso, a bassa voce, a Claudia) Ti prego, ti prego! Fai veloce… Torna, ti prego!
Claudia: (C.S, ad Aurora) No, Au…
Aurora: (C.S, a Claudia) Ciao, grazie, ciao, ciao! (Le manda un bacio e socchiude la porta)
Andrea: (A Renzo) Non insistere troppo.
Renzo: (Ad Andrea) Farò come voglio io. Secondo me ci sta. (Cambiando tono) Beh, avrete da passare la vostra serata. Grazie di tutto… (Verso fuori) Ci sei Claudia?
Claudia: (Da dietro) Sì…
Renzo: Non perdiamoci di vista, eh?
Renzo esce.
Aurora: (Chiude la porta, sospira) Che tipo…
Andrea: Che ti avevo detto? Non avrei dovuto invitarlo?
Aurora: Perché no? E’ come hai detto tu: è divertente.
Andrea: Paperone e Nonna Papera.
Aurora: Ma anche tu, con quel giochino, proprio davanti agli altri? Mica me l’aspettavo.
Andrea: E’ il bello del gioco, no? No, ma in realtà è in un’occasione particolare che mi facevi venire la voglia.
Aurora: Quando?
Andrea: La tua principessa.
Aurora: Ah, quello. La bella addormentata nel bosco.
Andrea: Sei cattiva, eh?
Aurora: La bella addormentata nel bosco.
Andrea: (Estrae il telecomando) Sì, Dio mio. (Estrae il telecomando)
Aurora: La bella addormentata nel bosco!
Andrea: Ancora. (Preme il telecomando)
Aurora: (In difficoltà, come concitata) La bella addormentata nel bosco!
Andrea: Ancora.
Aurora: La bella… (Trattiene un gemito, poi, in difficoltà) Basta… Basta, ti prego… Basta! (Andrea smette di premere il telecomando)
Andrea: Scusami. La principessa, che dorme, troppe cose…
Aurora: Aspettiamo magari che rientri Claudia.
Andrea: La starà intrattenendo. Chissà quante palle le racconta in casa sua.
Aurora: In casa?
Andrea: Renzo non sta lontano.
Aurora: Quindi nessuna macchina…?
Andrea: Neanche può permettersela: è disoccupato.
Aurora: Quindi l’ha portata a casa?
Andrea: Sicuramente. Speriamo che riesca a tornare presto.
Aurora: Come “speriamo”?
Andrea: Vedi, diciamoci le cose come stanno: io l’ho capito, sai? (Aurora è per un attimo impietrita, poi) Che tu l’hai trascinata. Ah, ma io capisco, credimi. Però, sinceramente, hai presente quella sensazione di presa in giro? Hai ragione, non dovrei. Ma prova a metterti nei miei panni: non vai a credere nel niente a una che improvvisamente decide di darsi a te così per una sera. Nessuna offesa, vero?
Aurora: No, no.
Andrea: Mettiamola alla prova, e se dovesse tornare, beh, quello toglierà ogni dubbio. C’è il consenso oggettivo, capisci? (La guarda, poi) Non ti preoccupare. Noi comunque andiamo in camera. Voglio cambiarmi.
Aurora: Per cosa?
Andrea: L’intervista. Abbiamo detto che si partiva da quella.
Aurora: Ammesso che torni.
Andrea: Ma, amore, è qui che parte il bello: per prendere possesso bisogna abbandonare. Lascia che le persone si mettano in condizione di doversi far afferrare.
Le luci cambiano. Andrea e Aurora escono. Claudia è seduta, Renzo mette una musica allo stereo e balla, adocchiando Claudia che è sconcertata e schifata. Renzo continua a ballare, accennando dei movimenti virili, che però sono goffi. Ad un certo punto si ferma, interrompe la musica e si siede di fronte a Claudia.
Renzo: Ma cosa sto facendo…?
Claudia: Io devo andare adesso…
Renzo: Sì, vai pure. Dove te ne torni?
Claudia: A casa.
Renzo: Era inevitabile. Si vedeva che non vedevi l’ora. Scusami, vedi, non è colpa tua, è colpa mia: ultimamente è come stessi cercando di tenere distanza.
Claudia: Distanza?
Renzo: Sì, non l’hai notato? Faccio e dico, ma alla fine… Non so che farci: mi rendo solo conto che non riesco a fare altrimenti. Non è più come prima. Mia madre che mi tormenta, io che non riesco a trovare una fidanzata… Ma forse, ecco… E se non la volessi una fidanzata?
Claudia: Va bene, io ora vado.
Renzo: Mica vai da Andrea, vero?
Claudia: No, ho detto che vado a casa.
Renzo: Ah, ecco. No perché sai, pure lui, mica mi ha aiutato tanto. Tu sapessi quante volte in queste occasioni ha finto di spartire il bottino con me.
Claudia: Come scusa?
Renzo: Sì, fingeva per poi tenersi tutto di nascosto. Quando trova due ragazze fa sempre così.
Claudia: (Come realizzando) Ah!
Renzo: Credi che non me ne accorga? So bene che si prende gioco di me. E’ per questo che ho insistito a farti entrare. Ma per chi lo sto facendo? Oddio… Non è mai stato un amico. E’ egoista, lo è stato in parecchie occasioni.
Claudia: Dovresti lasciarlo perdere.
Renzo: Non lo so… Per ora non ho scelta. E poi, cosa potrei fare? Sei fortunata tu ad averne una.
Claudia: Cosa?
Renzo: Un’amica. Aurora, no?
Claudia: Sì, io e Aurora siamo amiche da sempre.
Renzo: E com’è essere amiche?
Claudia: Beh, ci si raccontano tante cose…
Renzo: Immagino che fareste di tutto per aiutarvi l’un l’altra.
Claudia: Beh…
Renzo: Tu per lei e lei per te. E’ proprio vero: i veri amici li vedi nel momento del bisogno. Dammi retta, non darla mai per scontato. Scusami, vai pure. Fingi di non aver sentito. Vado un momento di là. (Esce)
Claudia: Io… Oh, ma porca puttana! (Esce e chiude la porta)
Le luci cambiano. Suona il campanello. Entra Aurora.
Aurora: Eccola! E’ lei! E’ lei! E’ lei! (Apre) Lo sapevo! Lo sapevo!
Claudia: Sesso a tre?! Gli hai detto che avremmo fatto sesso a tre?!
Aurora: Te lo avrei detto!
Claudia: Quando l’avremmo fatto!
Aurora: Ti pare che ti ci avrei fatto arrivare?
Claudia: Spero di no!
Aurora: Appunto!
Claudia: E allora perché?!
Aurora: Senti, in realtà non l’ho mai detto neanche a lui: l’ho solo lasciato intendere!
Claudia: Lui dov’è?
Aurora: Si sta cambiando.
Claudia: Tu sei una grande stronza.
Aurora: Saresti venuta?
Claudia: No!
Aurora: E che ci fai qui allora?
Claudia: Vuoi che vada?
Aurora: Vai!
Claudia: Ma è assurdo!
Aurora: Io non ti voglio costringere.
Claudia: Ascolta, io sono solo venuta ad aiutarti. Mi sono messa addosso questo cacchio di registratore; ho due sonniferi in borsa... Oddio, senti, facciamo quel che va fatto, ma te lo dico, se non va come deve andare me ne vado!
Aurora: Tranquilla, adesso non rischi niente. Oramai rimangono solo due chiacchere da fare.
Claudia: Due chiacchere, sì.
Aurora: Ci mettiamo sul divano, gli facciamo dire del lavoro, di mio padre, ok?
Claudia: Sì, e come entri nell’argomento?
Aurora: E’ tutto fatto, ci vorrà poco. Fingi con me. Fingi che la cosa ti piaccia.
Claudia: Sì, e come pensi… Chi mi piaccia in che senso?
Aurora: E’ tutto un giochino, ok?
Claudia: Che tipo di giochino?
Aurora: Clau, senti, non è niente.
Claudia: Erotico? Gli hai detto che avremmo fatto anche giochini erotici?!
Aurora: Era implicito pure questo.
Claudia: Che?!
Aurora: Gli ho detto che sì, ci saresti stata.
Claudia: Quindi che avremmo fatto giochini erotici!
Aurora: Sì, ma sono solo discorsi, non passiamo ai fatti, capito? E’ il gioco che lui parla e noi…
Claudia: Noi chi? Erano due chiacchere!
Aurora: Ma è così infatti!
Claudia: Au, no! Non ci riesco, scusami… Ma che cazzo ti salta in testa!?
Aurora: Ascolta, è tutto sotto controllo. Mi basta che tu stia qui col registratore. Poi appena ha cantato, sonnifero e fuori, ok? Manca poco, pochissimo! Sopporta un altro po'!
Claudia: (Sospirando) Dammi qualcosa da bere.
Aurora: Certo. (Preparandole da bere) Devi solo stare al gioco, ok?
Claudia: Allora non hai capito: io guardo soltanto! Sto qui col registratore e fine, intesi?
Aurora: D’accordo, allora basta che tu stia ferma. (Porgendole il bicchiere) Ecco, tieni. E’ il solito.
Claudia: (Sorseggia, poi) Senti, io registro, ma voglio che nessuno lo sappia.
Aurora: Tranquilla Clau, non lo saprà nessuno. Chi vuoi che lo veda?
Andrea entra con una telecamera portatile su un treppiede. Indossa un accappatoio con scarpe.
Andrea: Scusate se vi ho fatto aspettare. (Fa per prepararsi da bere) Sì, non ve l’avevo detto, ma avevo intenzione di registrarla e non trovavo la batteria. E’ praticamente nuova. Che prendi, amore?
Aurora: Quello che prendi tu. Ma lascialo sul tavolo, lo bevo dopo.
Andrea: (A Claudia) E insomma sei di nuovo fra noi. Immagino che Renzo ti abbia importunato un po’, eh? Sì, quello fa sempre così. (Poggia un cocktail sul tavolo) Amore il tuo è qui.
Aurora: Grazie.
Andrea: Bene, allora… (Sorseggia il cocktail, poi) Da cosa vogliamo cominciare? (Posa il cocktail sul tavolo e fa per posizionare la telecamera)
Aurora: La vuoi accendere ora?
Andrea: No?
Aurora: Magari più tardi. Eh, Clau?
Claudia: Sì, magari più tardi…
Andrea: Beh, ci toccherebbe interromperci. Ma va bene. Che devo fare?
Aurora: Perché non vieni qui? (Andrea si siede sul divano) Più vicino. Vuole sentire anche Clau, sai? Vero, Clau? (Claudia non risponde, poi) Cominciamo come fosse un’intervista: l’intervistatrice e l’intervistato, eh?
Andrea: E la tua amica?
Aurora: Vedi, lei, non te l’ho detto, ha un problema: ci mette un po' a sciogliersi.
Andrea: Sì, beh, ti dirò, l’avevo un po' intuito.
Aurora: Poi però dopo… Vero, Clau? Eh?
Andrea: Ah, ma va bene anche così: come una bambola, insomma.
Aurora: Una bambola. Eh, Clau?
Claudia: (A bassa voce, impietrita) Ho paura…
Aurora: Non ci badare, poi si scalda da sé. Va bene, allora, parliamo di noi adesso.
Andrea: Parliamo di lavoro?
Aurora: (Fingendo sensuale eccitazione) Lavoro, sì… E dimmi, cosa fai tu al lavoro?
Andrea: Io comando.
Aurora: (C.S.) Comanda. Capito Clau?
Andrea: Prendo i dipendenti…
Aurora: (C.S.) I dipendenti, parlami di quelli.
Andrea: E li sculaccio tutti giorni.
Aurora: (C.S.) Tutti i giorni.
Andrea: Tutto il giorno.
Aurora: (C.S.) Tutto il giorno. Bello! E qualcuno si è mai sentito male?
Andrea: Male? Sì, uno ce n’è stato. Ma parliamo di altro, che questo poi…
Aurora: (C.S.) No, parlamene ti prego!
Andrea: Beh, era uno che… (Si interrompe) Ma forse alla tua amica non piace?
Aurora: Certo che sì. Clau? Clau! E dai, Clau, che così il racconto procede. Non è bello, eh?
Andrea: Se preferite possiamo cambiare… (Estrae il telecomando dalla tasca)
Aurora: No! No, continuiamo.
Claudia: Cos’è quello?
Aurora: Dai, ora anche Clau si scalda! Dai, Clau, su! Insomma, continua, non ti interrompere.
Andrea: Insomma, si prostrava davanti a me e mio padre.
Aurora: Come?
Andrea: Si umiliava in continuazione… (Si interrompe, improvvisamente) Scusate, ma non è più come prima. E’ stato interrotto qualcosa. Forse sarebbe meglio cambiare?
Aurora: Ma no, no. (Colpisce Claudia) Tutto questo è divertente… Divertente…
Claudia: Divertente…
Aurora: Vai Clau!
Claudia: (Fingendo sensuale eccitazione) Divertente… Oh, sì, divertente…!
Aurora: Continua.
Andrea: Gli avevamo detto che rischiava il posto.
Aurora: Ed era vero?
Andrea: No. Era solo divertente.
Claudia: (C.S.) Oh, che divertimento.
Aurora: E poi?
Andrea: Un giorno si è sentito male. E’ finito in ospedale.
Aurora: In ospedale, con tutte le infermiere…
Claudia: (C.S.) Le infermiere…
Aurora: E perché ci è andato?
Andrea: Beh, non l’hanno mai voluto dire, ma io lo so il perché.
Claudia: (C.S.) Dicci il perché, dicci il perché! (Si interrompe, poi ad Aurora) Oh, ma solo io?
Aurora: Ah, sì! (C.S.) Dicci il perché, diccelo!
Andrea: Va bene, ma posso stare nel mezzo ora?
Aurora: Ma certo!
Andrea: (Spostandosi in mezzo ad Aurora e Claudia, abbracciandole per le spalle) In realtà quell’uomo lavorava a ritmi insostenibili. Mio padre l’ha spremuto come i limoni.
Aurora: (Fingendo sensuale eccitazione) Come i limoni.
Claudia: (Fingendo sensuale eccitazione) Allora spremici pure a noi.
Aurora: (Stupita da Claudia) Uao, però…!
Andrea: E’ per quello che si è sentito male. Non poteva resistere: alla fine ha collassato.
Aurora: E come si chiamava?
Andrea: Di cognome faceva Lorenzetti.
Aurora: Sentite, non avete sete ora?
Andrea: Sì, portami da bere.
Aurora: Claudia, lo porti tu?
Andrea: Ma no, aspetta. Queste cose molto sceneggiate a me piacciono, sapete? (Fa per mettere una mano nello scollo di Claudia, che non si accorge) Ma perché a questo punto non… (Si interrompe, come sentisse qualcosa nello scollo di Claudia, ed estrae il microfono del registratore) Questo cos’è?
Claudia: Oh, ma…
Aurora: (Scambia uno sguardo con Claudia, poi) Cos’è?
Claudia: E’… è un registratore.
Andrea: Un registratore?
Claudia: Per registrare.
Andrea: E che avete da registrare?
Claudia: E’ che… a noi piace così. Diglielo Au.
Aurora: Sì, ci piaceva registrare.
Andrea: Ma perché?
Aurora: Per… Beh, sai…
Andrea: Ma avevamo la telecamera.
Claudia: Era per risentire poi a casa.
Aurora: A casa, in macchina…
Claudia: Ci piace il formato audio!
Andrea: Non mi avevate detto niente.
Claudia: Anche tu mica ci avevi detto che avresti tirato fuori la telecamera.
Aurora: Infatti…
Andrea: Beh, allora a questo punto la accendo, dico male? Almeno registrate voi, registro io.
Aurora: Hai ragione.
Claudia: Sì, accendi.
Andrea: (Accende la telecamera, poi) Adesso continuiamo.
Aurora: No, ma aspetta: così, a freddo?
Andrea: Come a freddo?
Aurora: Non lo so, magari aggiungere qualcosa, no?
Andrea: Ah, ho capito. Beh, ma potevate chiederlo. Se mi date il tempo torno subito.
Aurora: Va bene, io sto qui con Clau.
Andrea: Torno subito, eh, torno subito.
Andrea esce di fretta per le stanze interne.
Aurora: Il sonnifero, prendilo!
Claudia: Macché! Andiamo via!
Aurora: No!
Claudia: Perché no? E’ di là, Au!
Aurora: Ci inseguirebbe! E comunque non voglio andarmene così! Dai, il sonnifero!
Claudia: Dov’è la borsa? (Fa per prendere la borsa) E questa “sceneggiata”…
Aurora: Bella, eh? Bell’idea, vero?
Claudia: Tieni! (Estrae due boccette di sonnifero dalla borsa e ne lancia una ad Aurora, che l’afferra al volo, la mette in tasca e fa per controllare verso le stanze interne. Mentre fa per versare le gocce, senza accorgersi, nel bicchiere di Aurora) Sesso a tre! Cioè, quello si immaginava che avrebbe fatto sesso a tre con me!
Aurora: Brava cazzo! Porco cane, mancava poco che eccitavi pure me. Se divento lesbica vengo subito a cercarti!
Claudia: Fanculo Au! (Vede la telecamera accesa) Spengi quella cazzo di telecamera!
Aurora: (Fa per dirigersi verso la telecamera, poi emette un gemito) Uh!
Claudia: Ma cos’hai, me lo dici? Sembra tu provi qualcosa lì.
Aurora: E’ così. (Emette un altro gemito)
Claudia: Che?!
Aurora: (Afferrando la telecamera) Quel telecomando, l’hai visto? Quello è per lo stimolatore.
Claudia: Eh?! (Si interrompe)
Aurora: Ho uno stimolatore lì.
Claudia: No…!
Aurora: (Controllando la telecamera) Sopra, non dentro.
Claudia: Ti ha forzata a mettere uno stimolatore telecomandato?
Aurora: Non si sarebbe fidato! Hai finito con le gocce?
Claudia: E… Sì, no, boh… (Richiudendo la boccetta) E se poi non lo beve?
Aurora: Non hai visto che basta si scaldi l’atmosfera? (Puntandole contro la telecamera) Guarda, guarda, sei in diretta.
Claudia: La vuoi spengere?
Aurora: Ci sono altri video.
Claudia: Mi domando perché siamo ancora qui.
Aurora: Senti, lo voglio salutare per bene, ok? (Guardando un video alla telecamera) Ehi, guarda un attimo.
Claudia si avvicina ad Aurora e guardano nel video della telecamera. Le luci cambiano. Entrano Andrea e il Padre.
Padre: Che fai? Dirmi davanti a tutti di venire in ufficio!
Andrea: I dipendenti sono al limite. Se continui così qualcuno esploderà. Rischi una denuncia per mobbing.
Aurora: (A Claudia) E’ il padre di Andrea.
Padre: Ti preoccupi della loro salute?
Andrea: Io mi preoccupo delle vendite. Dovresti fare il contrario.
Padre: Il contrario?
Andrea: Sparire. Non assolvere i tuoi doveri.
Padre: Tu vuoi che io me ne vada. So cosa vuoi.
Andrea: Io so che ti sei appena sfogato per l’ennesima volta con un dipendente.
Padre: E allora?
Andrea: Non ha senso.
Padre: Non farà niente.
Andrea: Finché non avrà più niente da perdere. Stai lasciando troppi indizi.
Aurora: (A Claudia) Parlano di mio padre.
Padre: Perché non dovrebbe avere senso?
Andrea: Sentono di non essere i soli a rimetterci. E se succederà qualcosa verrà fatto il nome tuo e del concessionario.
Padre: Ne usciremo di certo.
Andrea: Sicuramente. E la pubblicità? Che immagine daremo di noi? La gente non dovrebbe saperlo.
Padre: (Pausa, sospira, poi) Che ci fa lì quella telecamera?
Andrea: L’ho appena comprata. Mi serve.
Padre: Trent’anni a capo di questo posto e adesso secondo te non dovrei più farmi vedere? Come non fosse mio?
Andrea: Lo sarà senza che tu intervenga.
Padre: Ma è assurdo.
Andrea: Cazzo, ma lo vuoi capire?! Devi investirli della loro stessa responsabilità.
Padre: Sopporteranno.
Andrea: E’ quello che sanno già. Ma devono sopportare sé stessi, non te.
Padre: E questo per salvaguardarmi.
Andrea: Non solo: per ottenere di più.
Padre: E come, se non ci sarà nessuno a stargli dietro?
Andrea: Vorranno mantenersi il posto a tutti i costi. Sanno già che non possono altrimenti.
Padre: Hai una riunione tra un’ora.
Andrea: Che ti parlo a fare?
Padre: Come fai a credere che non facendo niente faranno di più?
Andrea: Hanno la libertà, ma non hanno la scelta. La gara nascerà per forza.
Padre: Ma quale gara? Se il capo non fa il capo come fanno i dipendenti a lavorare di più? La gente deve vederti per crederti.
Andrea: Dovresti aggiornarti.
Padre: Non esiste. Quando il concessionario sarà tuo farai quel che vorrai, ma quello che dici è incomprensibile.
Andrea: Non reggi più. Non ti rendi conto?
Padre: Adesso vai, e spengi quella telecamera. Non mi piace qui in ufficio.
Andrea: Non dirmi quel che devo fare. Mi sta sulle palle!
Il Padre di Andrea esce. Andrea lo guarda, poi si volta verso la telecamera in mano ad Aurore e Claudia. Le luci cambiano. Aurora e Claudia continuano a guardare nella telecamera.
Andrea: Ragazze…
Aurora: Oh, Andrea, emh…
Claudia: Giocavamo con la telecamera…
Aurora: Sì…
Andrea: Che ne dite di sedervi?
Aurora: Ma certo. Eh, Clau?
Andrea fa sedere Aurora e Claudia sul divano, poi posiziona la telecamera sul tavolo.
Andrea: Va bene qui?
Aurora: Certo.
Andrea: Ecco, allora… Alzate un attimo le braccia. Ecco, sì. (Si posiziona dietro di loro) Ferme così… (Estrae delle manette e ammanetta il polso di Claudia a quello di Aurora) Ah-ah, prese! Beh, carino, no? Ammanettate è più bello.
Claudia: (Trattenendosi, adirata) Au…!
Andrea: Bene, è tutto pronto. Cominciamo? (Estrae il telecomando dalla tasca e lo posa sul tavolo, poi fa partire la registrazione, afferra il suo cocktail e fa per berne lunghi sorsi)
Aurora: (Scambia uno sguardo con Claudia, poi) Cominciamo noi, e poi vieni tu. Potrebbe essere, no?
Andrea: Sì, sì, facciamo così. Cominciate voi, poi mi aggiungo io per ultimo. (Estrae la chiave delle manette e la poggia sul tavolo) La chiave delle manette.
Aurora: Dimmi quando.
Andrea: Motore… Aspetta, cosa volete fare?
Aurora: Potremmo…
Claudia: (Guardando Aurora) Potremmo baciarci.
Andrea: Sì, perfetto!
Aurora: Ma niente telecomando.
Andrea: Niente telecomando, va bene. Motore, azione! (Aurora e Claudia si guardano. Andrea finisce il cocktail) Dai, azione!
Aurora: L’ha bevuto tutto?
Claudia: Tutto.
Andrea: Dai, dai, azione! (Aurora si ferma, ridendo tra sé) Ma che cosa fai? I giochetti? Mi fai aspettare, eh?
Aurora: Mi passi la chiave delle manette, per favore?
Andrea: Ma certo. (Le passa la chiave delle manette. Aurora apre la manetta di Claudia, che fa subito per allontanarsi verso la porta) Ah, le togli già? Ma che fate?
Aurora: (Ridendo tra sé, si alza, afferra il suo cocktail sul tavolo e torna a sedere sul divano) Vedi, bisogna andare con calma. Le cose per godersele vanno ottenute piano piano. (Sorseggia)
Andrea: Perfetoo. Allora facciamo così, sì.
Claudia: (Timidamente, nota il cocktail di Aurora, poi) Au…
Aurora: Vai pure se vuoi, io ti raggiungo subito. Non preoccuparti per me.
Andrea: Ah! Pure drammatico.
Aurora: (Continuando a sorseggiare) Allora comincio… Se stai vedendo questo filmato, caro Andrea, vuol dire che non siamo più qui.
Claudia: (Timidamente) Au…!
Aurora: Non rompere!
Andrea: Sì, non la disturbare, poi sarà il tuo turno.
Aurora: Ma non preoccuparti, caro Andrea, quello che è successo non è grave. Ti sei addormentato solo per mezzora.
Andrea: (Confuso) Cosa?
Aurora: Voglio metterti al corrente di quello che sta succedendo esattamente in questo momento.
Claudia: Aurora, non vorrei…
Aurora: (Beve, poi) Io e Clau abbiamo registrato le tue parole riguardo quel tipo, quel Lorenzetti, di cui tu hai tanto parlato. Bene: riapriremo quella causa di un anno fa, ti ricordi? Quella contro il concessionario tuo e di tuo padre. Non credo che stavolta potrete cavarvela dicendo “mancano le prove”. (Beve)
Andrea: (Sconvolto) Eh?!
Aurora: Immagino tu sappia già come finirà questa storia. E vorrei ricordarti una cosa: quel “dipendente” ha lavorato per sei anni, e il suo nome non cominciava per “g”, ma per “v”. Virgilio Lorenzetti, di anni sessantadue, trentotto di carriera, non può più lavorare per colpa tua e di tuo padre, e ancora non gli è stato riconosciuto niente! (Finisce il cocktail)
Claudia: Au…
Aurora: No, fammi finire! (Alla telecamera, calma e sorridente) Vedi, le cose da dire sarebbero molte, ma voglio salutarti così: quel “dipendente” era anche un padre, un marito, un amante del mare e di ciclismo. Tu, fuori dal tuo concessionario, non sei niente. Addio, caro Andrea. Ci rivediamo in tribunale. (Ride, poi di colpo di addormenta)
Silenzio. Claudia e Andrea rimangono immobili. Si guardano.
Claudia: Devo andare…
Andrea: (Scattando verso Claudia) No! No, no! Tu non vai! No, tu proprio non vai!
Claudia: Io non c’entro niente…
Andrea: Siediti…
Claudia: Non c’entro niente, lo giuro…
Andrea: Siediti, e basta…
Silenzio. Claudia si siede sul divano.
Andrea: (Con respiro affannato, cerca di mantenere la calma, si sfrega le mani più volte) Va bene… (Tra sé) Va bene… Va bene… Va bene… Quindi era tutto un piano.
Claudia: Sì, ma io…
Andrea: (Alzando la voce) Era tutto un piano?
Claudia: Sì, era tutto un piano. Ma non c’entro niente io.
Andrea: E allora perché sei qui?
Claudia: Perché è stata lei…
Andrea: Va bene… Va bene… Va bene, allora… (Cerca di calmarsi, poi) Dammi il registratore. (Claudia si toglie il registratore e glie lo passa. Poi controllando nel bicchiere di Aurora) Qui c’è il sonnifero?
Claudia: Sì…
Andrea: Ce l’hai tu?
Claudia: Sì, ce l’ho io. (Gli passa il sonnifero)
Andrea: Quale traccia è?
Claudia: Cosa?
Andrea: Quale traccia è?
Claudia: Ce n’è solo una.
Andrea: Bene. (Preme sul registratore, poi) La registrazione è cancellata. Ora… (Si zittisce, come pensando)
Claudia: Posso andare via?
Andrea: (Si ferma, si alza, prende il cocktail di Claudia, apre la boccetta di sonnifero, ne versa una quantità a caso, poi gira il cocktail col dito e lo porge a Claudia) Bevi.
Claudia: Ma perché?
Andrea: Ho bisogno di tempo per pensare. Tanto vale tu dorma.
Claudia: Ma non faccio niente. Me ne sto qui seduta.
Andrea: Non importa. Ho detto bevi.
Claudia: (Pausa, afferra il bicchiere e fa per avvicinarlo alla bocca. Mentre Andrea non si accorge, getta uno sguardo veloce verso la telecamera, poi) E’ vero, allora?
Andrea: Cosa?
Claudia: Il padre di Aurora lavorava per tuo padre.
Andrea: Lasciamo stare.
Claudia: Quindi era vera quella storia: tuo padre ha compromesso la salute di un dipendente.
Andrea: Lui era di vecchia scuola, sapeva che il mercato era troppo cambiato ma non voleva lasciare il posto. E’ andato in esaurimento, e se non riprendi in mano la situazione ovvio che alla fine qualcuno esplode. Che idiota. Poteva evitarlo.
Claudia: Di compromettere il dipendente?
Andrea: Di farsi rintracciare come possibile colpevole. Avesse fatto come dicevo io in tribunale non ci sarebbe mai arrivato.
Claudia: E come avresti fatto tu?
Andrea: Dare tutto in mano al dipendente: è lui a scegliere per sé. Nessun dovere, nessuna minaccia, nessun nome.
Claudia: Fantasmi.
Andrea: Sopravvivenza.
Claudia: Vorresti giustificarti?
Andrea: (La guarda un attimo, poi) Adesso bevi. (Si volta e nota la telecamera. Fa per avvicinarsi a controllare ma improvvisamente il campanello suona, e si ferma) Chi cazzo è? (Il campanello suona di nuovo. Pausa, guarda Claudia, poi, verso fuori) Chi è?
Renzo: (Da fuori) Aprimi!
Andrea: Renzo? Che vuoi? (Il campanello suona di nuovo. Ammanetta il polso di Claudia a quello di Aurora) Tu ferma e zitta, intesi? (Fa per aprire la porta d’ingresso)
Claudia: Beh, praticamente è quello che ho fatto finora.
Andrea: (Occupando l’entrata) Renzo, vattene!
Renzo: Lei è qui. Per forza. L’ho vista tornare! (Lo spinge e riesce a vedere Claudia)
Andrea: Fai silenzio!
Renzo: Questa me l’avevi già fatta: lo sapevi che non mi era piaciuta! Lo fai apposta!
Andrea: (Fa per spingerlo fuori) Fai silenzio!
Andrea cerca di chiudere la porta ma non ci riesce. Allora esce e chiude la porta. La sua voce e quella di Renzo brontolano in sottofondo da fuori.
Claudia: (Scattante) Porco cane! Au! Au! Ma porca miseria! (Vede il telecomando sul tavolo, fa per prenderlo con fatica, allungandosi, lo riesce ad afferrare e preme) Sveglia, dai! Sveglia!
Aurora: (Ancora addormentata, agitandosi piano piano) Oh, sapevo che eri irruento, ma non… Oh… (Ride) Mio Dio! Oh, ma sei, sei un… Uao! (Si tira su) Oh, mio Dio!
Claudia: La telecamera, spengiamola! (Corre verso la telecamera ma si accorge che sono legate. Aurora si alza e fanno per spengere la telecamera) Hai bevuto il cocktail col sonnifero.
Aurora: Ti ha preso la registrazione?
Claudia: Sì, ma glie l’ho fatto ripetere, capito? Questa era ancora accesa.
Aurora: Dov’è?
Claudia: Fuori con Renzo. (Si accorgono del silenzio) C’è troppo silenzio. Non la vedo bene.
Aurora: Facciamo come se dormissi ancora. Tu allontanalo. Userò il mio sonnifero.
Claudia: Va bene, devo… Va bene, ho capito. (Cerca di calmarsi, poi) Chi stavi sognando?
Aurora: Oh, è… Lascia stare. (Sentono rumori da fuori)
Si risiedono sul divano. Aurora assume la posizione precedente, fingendo di essere addormentata. Entrano Renzo e Andrea, che si posizionano ai lati del divano.
Andrea: Abbiamo raggiunto un accordo.
Claudia: Un accordo?
Andrea: Renzo se ne andrà senza dare fastidi. Ma voi due dovrete soddisfarci.
Claudia: Soddisfarvi?
Renzo: Qui e ora.
Claudia: Cioè?
Andrea: Spogliarvi e… tutto quello che segue.
Renzo: Direi che vada bene, sì.
Andrea: Allora comincia. Togliti le scarpe.
Claudia: Come…?
Andrea: Le scarpe, toglile.
Claudia: (Pausa, poi, mentre fa per togliere le scarpe, a Renzo) Perché lo fai?
Renzo: Zitta, stai zitta!
Andrea: Che sta dicendo?
Claudia: (A Renzo) Tu non sei così.
Renzo: No, non è vero.
Andrea: Cosa dice?
Claudia: Renzo…
Renzo: Sta’ zitta!
Andrea: State zitti tutti e due! Tu che hai?
Renzo: Niente.
Andrea: Allora stai zitto. (Fa per andare a prepararsi un cocktail) Adesso svegliala!
Claudia: E come?
Andrea: Schiaffeggiala.
Claudia: La dovrei schiaffeggiare? (Guarda Aurora, poi fa per prepararsi)
Andrea: Aspetta. (Finisce di prepararsi il cocktail e si risiede)
Renzo: Anche per me, grazie.
Andrea: Senti Renzo, è già tanto se ti ho fatto entrare. Fai quello che devi fare e vattene, intesi? (A Claudia) Bene, vai.
Claudia: (Fa per prepararsi, poi) Va bene, però… Però ho anche io una richiesta.
Andrea: Non mi interessa.
Renzo: Non trattarla così. Dai, sentiamo.
Claudia: Io… Io voglio andare con Andrea.
Andrea: Dammi una motivazione convincente.
Claudia: Perché? Perché mi stai proprio sulle palle.
Andrea: Ah, sì? Non me l’ha mai detto nessuno. Ho già in mente qualcosa per te.
Claudia: Allora su, fallo.
Andrea: Vai nella mia stanza.
Claudia: (Facendo vedere le manette) Devi slegarmi.
Andrea: (Toglie la manetta al polso di Aurora e la mette all’altro polso di Claudia) Su, avanti. (Claudia esce. Poi, a Renzo) Resta qui. (Posa il cocktail sul tavolino del divano)
Renzo: Beh, io non ci ho capito nulla ma… Va bene. E poi Aurora non la rifiuto di certo.
Andrea esce per le stanze interne.
Renzo: (Riferendosi ad Andrea) Tanto io lo so cosa vai a fare.
Aurora: (Si tira su, poi a Renzo, indicandogli di fare silenzio) Shhh!
Renzo: Ah, ma sei sveglia?
Aurora: Sì, è tutto parte del gioco.
Renzo: Ah… Infatti non capivo… (Aurora estrae la boccetta di sonnifero e fa per versarne una quantità nel cocktail di Andrea. Interrompendola) No, no, che fai?
Aurora: Su, Renzo…!
Renzo: Lo devo dire ad Andrea. (Fa per chiamare) Andre…!
Aurora: (Tappandogli la bocca e sedendosi su di lui) Ha detto di non disturbare. Non ti preoccupare, dopo sono tutta tua…
Renzo: Oh, beh, d’accordo.
Aurora: (Torna sul divano e versa una quantità di sonnifero nel cocktail di Andrea) Sai cosa stanno facendo di là?
Renzo: Le farà indossare qualcosa della ex-moglie.
Aurora: Cosa?
Renzo: Sì, le è sempre mancata. Non l’ha mai voluto ammettere: non è riuscito a digerirla; ha ancora alcuni suoi vestiti nell’armadio.
Aurora: Ma sei sicuro?
Renzo: Lo conosco bene.
Aurora: Non li avevo visti.
Renzo: E’ solo che non lo apre mai.
Aurora: Va bene, ora io torno a dormire, eh?
Renzo: (Come pensieroso e sconfitto) Mah…!
Aurora: Cosa c’è?
Renzo: No, niente… E’ che io a questo dovrei… No, non importa. Hai detto che dopo sarai tutta mia?
Aurora: Tutta tua.
Renzo: Dopo, dopo allora. Oh, sì! Sì, sì, dormi, dormi!
Aurora si ributta giù, fingendo di dormire. Entrano Claudia e Andrea. Claudia è ammanettata, con nuovi tacchi, camicia e cravatta.
Andrea: Si è svegliata?
Renzo: No! No, non si è ancora svegliata.
Andrea: Va bene adesso la svegliamo noi… (A Claudia) Tu vieni qui, non ti sedere. Lasciati guardare. (Si siede) Slacciati la cravatta. (Claudia si slaccia la cravatta) Apri la camicia. (Claudia si apre la camicia) Bene… Ora sganciale i pantaloni. (Claudia sgancia i pantaloni di Aurora) Sai già cosa fare. (Claudia guarda Aurora, poi le dà un lieve ceffone. Renzo ride) Più forte.
Claudia: (Dà un altro lieve ceffone a Claudia. Renzo ride) Non si sveglia.
Andrea: Più forte. Renzo che ridi?
Claudia: Glie lo devo dare più forte?
Andrea: Sì, più forte…
Claudia: Più forte, più forte?
Andrea: Più forte. (Afferra il suo cocktail)
Claudia: Come?
Andrea: Come vuoi, ma più forte.
Claudia: (Finge con sensualità di dare un ceffone ad Aurora) Così?
Andrea: Sì, così, così… (Beve)
Claudia: (C.S.) Oppure così?
Andrea: Dai, fallo! (Beve ancora)
Renzo: Porca puttana!
Claudia: Un po' puttana, allora?
Andrea: Sì, così, esatto! (Finisce il cocktail)
Claudia: E va bene… Allora, vado… (Preoccupata, carica il ceffone e fa per tirarlo ad Aurora)
Aurora: (Si tira su di scatto e la ferma) Non ci provare nemmeno! (Andrea si alza di scatto)
Renzo: Bene, il gioco è finito. Allora, quando si comincia?
Andrea: Ma che stai a dire? Coglione! (Perde i sensi e si accascia sulla poltrona, dormiente)
Renzo: Che ha fatto?
Aurora: Andiamo!
Claudia: Le manette.
Aurora: Ah, sì. (Prende la chiave delle manette dalla tasca di Andrea e libera Claudia) Prendi la telecamera. (Claudia fa per prendere la telecamera e la mette in borsa)
Aurora: Prendila, sì.
Renzo: No, no, no, no, no! Dove state andando? No, no! Voi non andate proprio! (Si mette davanti alla porta) Io avevo un patto.
Aurora: Non c’è nessun patto.
Renzo: Non mi interessa. Ora che vi ho, vi voglio tutt’e due. Su, forza!
Claudia: (Ad Aurora) Cerca di fare il massimo che puoi.
Aurora: (A Claudia) Che!?
Renzo: (Facendo per mettere musica dallo stereo) Bene, ora che Andrea dorme possiamo divertirci.
Claudia: (Ad Aurora) Fai il massimo che puoi.
Renzo: (Fa partire la musica. Si siede) Allora? Ballate, su.
Claudia e Aurora si guardano e iniziano a ballare l’una di fronte all’altra.
Renzo: Bene…
Claudia: (Ad Aurora) Di più, Au!
Aurora: Come…?
Claudia: Di più!
Claudia e Aurora ballano al massimo della loro sensualità.
Renzo: (Le guarda, come preoccupato, si raschia la gola, poi) Va bene, allora…
Claudia: Qualcosa non va?
Renzo: Eh?
Claudia: Qualcosa non va?
Renzo: (Si alza e spenge la musica) Non ho capito…
Claudia: Qualcosa non va?
Renzo: No, ho… ho una sete pazzesca.
Claudia: (Indica il suo cocktail sul tavolino del divano) Quello era mio.
Renzo: Ah, sì… (Afferra il cocktail di Claudia) Cos’è?
Claudia: Un Bitter Sweet.
Renzo: Ah, un analcolico. Beh, almeno disseta.
Claudia: Perché non cominciamo col baciarci?
Aurora: Eh?!
Renzo: Sì, beh, baciatevi, sì…
Claudia: Sei pronta, Au? Tu sei pronto?
Renzo: Prontissimo…! (Comincia a bere)
Claudia: (Ad Aurora) L’ha bevuto?
Aurora: (A Claudia) Sì.
Claudia: Bene, allora… (Si guardano, poi fingono di baciarsi)
Renzo: (Agitatissimo) Ah, sì, sì, sì! E… (Si ferma, rendendosi conto che il bacio è finto, poi) Niente, ragazze. Non mi dice niente. (Perde i sensi e si accascia sulla poltrona, dormiente)
Claudia: Comunque questo sonnifero è una bomba. Andiamo! (Vede che Aurora non parte) Au!
Aurora: Voglio lasciargli un regalino.
Claudia: A chi?
Aurora: Tu chi vorresti?
Claudia: Io voglio lui. (Indica Andrea)
Aurora: E io lui, allora. (Indica Renzo)
Claudia: Ho visto che aveva un altro telecomando di là.
Aurora: Muoviti, andiamo, andiamo!
Aurora e Claudia escono.
Quadro 5
Renzo e Andrea sono accasciati sulle poltrone, ammanettati l’uno al polso dell’altro. Entrambi hanno vicino un telecomando dello stimolatore. Andrea ha vicino a sé anche la chiave delle manette. Si svegliano. Renzo rimane fermo, come preoccupato, e si accorge che ha vicino un telecomando. Andrea si alza di scatto ma si accorge di essere ammanettato.
Andrea: Cazzo, non ci posso credere! Oh, non ci posso credere! E tu che hai fatto? Coglione… Dov’è la telecamera? No! No… Non ci posso credere. Dov’è la telecamera? Lo sai dov’è? Ma perché non dici nulla?!
Renzo: (Col telecomando in mano) Andrea io… Sento… Sento qualcosa di strano. Tu no?
Andrea: (Realizzando e cominciando a preoccuparsi) Sì, in effetti... (Vede il telecomando sulla poltrona, lo afferra e lo preme)
Renzo: Ah! (Preme il telecomando)
Andrea: Uh! (Preme il telecomando)
Renzo: Oh! (C.S.)
Andrea: Ah! (C.S.)
Renzo: Uh! (C.S.)
Andrea: Ts! (C.S.)
Renzo: Ooh! (C.S.)
Andrea: (Vede la chiave delle manette vicina a Renzo) La chiave, prendila.
Renzo: Questa? (Afferra la chiave e si ferma a fissarla)
Andrea: Dammela! (Fa per prendere la chiave)
Renzo: (Tenendogli lontana la chiave) No, no! Perché?
Andrea: Allora apri queste manette! (Renzo non risponde) Renzo avanti, non ho tempo da perdere!
Renzo: Mah, ti dirò… (Lancia la chiave a caso dietro di sé)
Andrea: Ma cosa fai?! Perché l’hai lanciata? Idiota! Perché l’hai lanciata? (Fa per alzarsi ma resta bloccato)
Renzo: Perché dover andar via? Tutto sommato… (Si guardano) No?
Andrea: E’ una battuta?
Renzo: Tu cosa dici?
Silenzio. Si guardano. Poi prendono ciascuno il proprio telecomando. Mentre continuano a guardarsi fanno per premere contemporaneamente.
Sipario