PER COLPA DI ARISTOTELE, COSA NOSTRA Č FINITA.

Commedia brillante in due atti di

Enzo Rapisarda


Personaggi :
Vincent 
Mimė 
Peter 
Donna Concetta 
Anthony Braccino 
Jaqueline 
Billy Reynolds 



Casa dei fratelli Bonanno. Arredo e costumi degli anni '30. New York.
E' mattino. I fratelli Bonanno rientrano in casa. Tutto sarā a discrezione del regista a parte le indicazioni suddette.

Mimė: Niente, non c'č speranza. Questa volta č finita.
Vincent: Non essere pessimista.
Mimė: Non essere pessimista? Non essere pessimista?
Vincent: Questo ho detto: "Non essere pessimista"!
Mimė: Come faccio a non essere pessimista dopo quello che č successo
Vincent: Ce la siamo cavata quella volta nel Queen?
Mimė: Si ma...
Vincent: Abbiamo risolto l'anno scorso quel problema nel Bronx?
Mimė: Sė perō...
Vincent: E sei mesi fa quel piccolo errore a Manatthan? Eh? 
Mimė: piccolo, piccolo errore?
Vincent: piccolo... 
Mimė: Quel disgraziato di Peter ammazza il fruttivendolo della 5^ strada ed me lo chiami: "piccolo errore"?
Vincent: Aveva interpretato male gli ordini del capo.
Mimė: Il capo aveva ordinato di far sparire tutti i finocchi dalla 5^ strada e Peter mette una bomba nella bottega del fruttivendolo?
Vincent: E allora? Niente pių finocchi no?!
Mimė: E anche niente peperoni, zucchine, melanzane e pomodori compreso venditore.
Vincent: Si sa che in guerra muoiono anche gli innocenti.
Mimė: Ma che dici Vincent?! Doveva far saltare il locale di quel Francois La Belle no la bottega del fruttivendolo.
Vincent: Te l'ho detto! Aveva capito male.
Mimė: Come nel Queen e nel Bronx ed a Manatthan...
Vincent: (urlando) Ohhhhh! Basta! Nostro fratello č, te lo vuoi mettere in testa sė o no? 
Mimė: E per colpa sua dobbiamo crepare tutti e tre?
Vincent: La Buonanima di nostro padre (come in estasi) - Nostro Padre - (Mimė schiocca le dita per farlo riprendere) ci ha fatto promettere in punto di morte di proteggerci a vicenda e di stare uniti.
Mimė: Questo lo dici tu - io non l'ho sentito nostro padre (Vincent accenna alla mimica di prima) dire niente del genere.
Vincent: Perché sei arrivato dopo. E' morto tra le mie braccia (c.s.) - Nostro Padre - (Mimė schiocca le dita per farlo riprendere) e prima di andarsene mi ha espresso le sue ultime volontā.
Mimė: Con pių di 60 proiettili in corpo č riuscito a parlarti?
Vincent: Sette vite aveva... come i gatti
Mimė: E quella sarebbe stata l'ottava? 
Vincent: Che fa, stai mancando di rispetto a (c.s.) - Nostro Padre -?
Mimė: (Mimė schiocca le dita per farlo riprendere) Vincent, Vincent, questa volta č finita. Il capo non ci perdonerā... quel disgraziato di Peter l'ha fatta pių grossa di tutte le altre volte.
Vincent: A proposito (guarda l'orologio) come mai non arriva?
Mimė: chi...come... dove deve arrivare?
Vincent: Peter, qui.
Mimė: Cosa? Non l'hai rinchiuso da qualche parte?
Vincent: No! Gli ho detto di fare un giro largo e di venire qui entro le undici.
Mimė: Oh Madonna! Che hai fatto? Che hai fatto? L'avranno ucciso. Il capo avrā sguinzagliato i suoi cani.
Vincent: Stai buono. Il capo non scoprirā niente fino a stasera.
Mimė: E perché?
Vincent: Perché ci aveva ordinato di portare in giro Aristotele fino al tramonto.
Mimė: Vero... perciō abbiamo tempo per scappare?
Vincent: A suo tempo... prima aspettiamo Peter (si sente arrivare un'auto e frenare. Mimė va alla finestra).
Mimė: E' lui... guardalo, guardalo che aria tranquilla. Incosciente, un pazzo, ecco cos'č, un pazzo incosciente che ci farā ammazzare tutti...
Vincent: Mimė, Mimė... ti vuoi calmare?
Mimė: Calmarmi... non č facile. Io sono sempre stato allergico ai bagni nell'acido... (entra Peter. Tranquillo, canticchiando)
Vincent: Peter fratuzzu mio (va e lo abbraccia e bacia) Mimė non saluti nostro fratuzzu?
Mimė: (malvolentieri) Cetto, cetto... (lo abbraccia e bacia, poi č Vincent che abbraccia e bacia Mimė e poi Peter riabbraccia e bacia Vincent e poi Mimė e poi ancora baci e abbracci).
Mimė: E basta... e che cos'č? Basta, mica non ci vediamo da chissā quanto tempo.
Peter: Anche un minuto lontano dal mio stesso sangue diventa eternitā...
Vincent: Lo senti come parla bene? Sa parlare lui.
Mimė: Perché io non so parlare?
Vincent: Che c'entra lui č pių...
Mimė: Pių che cosa?
Vincent: Rispetto a te ha...
Mimė: Ha che cosa?
Vincent: Ce l'ha nel sangue invece tu...
Mimė: Invece io cosa?
Vincent: E minchia... se non mi fai parlare.
Mimė: E parla allora che c'č poco tempo.
Vincent: Volevo dire che Peter č sempre stato il poeta della famiglia.
Mimė: Lui (indica Peter) un poeta?
Vincent: Cetto. Lui il poeta, tu il cuoco. 
Mimė: E sentiamo; se lui č il poeta della famiglia ed io sono il cuoco, tu chi saresti?
Vincent: Io? Semplice, io sono... sono... (come se cercasse una risposta)
Peter: Lui č il genio, la mente razionale, la volontā sull'istinto che non deraglia.
Vincent: Le parole dalla bocca mi hai tolte, ecco, questo volevo dire.
Mimė: Ho capito. Il poeta, il genio ed il povero cuoco che non conta niente perché niente deve contare... ma sapete che cosa vi dice adesso questo umile cuoco? Che se non pensiamo subito a filarcela siamo impanati e fritti.
Vincent: Lo vedi che parli da cuoco?
Peter: Perché dovremmo filarcela?
Mimė: (esasperato) Perché hai ammazzato Aristotele, il cane del capo e per lui quel cane era pių che un figlio.
Peter: Che dovevo fare secondo te? Eh? Mentre ci riposavamo distesi sul prato ed io gli declamavo i versi di Cicerone
Mimė: Di chi?
Peter: di Cicerone.
Mimė: E chi minchia č questo Cicerone?
Vincent: Ti ricordi quando da bambini la zia Filomena, la sorella di (c.s.) - Nostro Padre - (rimane in estasi)
Mimė: (Mimė schiocca le dita per farlo riprendere) Allora? La zia Filomena... ?
Vincent: Ah! Quando la zia Filomena ci portō al museo sulla 72^? Dentro c'era un signore che ci spiegava le cose appese e ci faceva fare il giro del museo...
Mimė: E che michia c'entra sto fatto?
Vincent: Mimė, Mimė... quello era Cicerone.
Mimė: E Peter a distanza di trent'anni reclamava i gesti di quel tipo?
Peter: declamavo, non reclamavo, declamavo i versi e non i gesti, i versi di Cicerone che non era al museo e quello stupido di cane mi piscia sulle gambe.
Mimė: E tu per questo gli hai sparato? Pazzo. Sei un pazzo incosciente...
(Vincent tenta di intervenire) e Tu stai zitto genio, che le michiate che gli diceva al cane non erano quelle del tizio del museo e manco tu sai di chi erano.
Vincent: Ma non capisci che parole nobili dovevano essere, perché il suo animo si turbasse al tal punto da infierire sull'animale
Peter: Bravo. Bella retorica.
Mimė: Ma voi due vi siete mangiato il cervello. Lo avete capito o no che il capo appena non gli riportiamo Aristotele ci scanna vivi?
Vincent: Questo č sicuro.
Peter: Perché? Non gli possiamo dire che č morto da solo?
Mimė: Con un buco da 38 nella testa?
Vincent: Il capo diceva sempre che Aristotele era un cane pensante.
Peter: A furia di pensare a se stesso pensante gli č scoppiata la testa.
Mimė: (prima calmo e poi urlando) Sentite qui la faccenda č grave ed č meglio che troviamo una soluzione credibile e che la finiate con le minchiate, chiaro?
Vincent: Forse hai ragione.
Peter: Sė, forse stavolta ho esagerato.
Mimė: Meno male che almeno lo ammetti che stavolta l'hai fatta grossa. Allora se vogliamo evitare un bagnetto nell'acido...
Vincent: O un bel tuffo nel cemento liquido...
Peter: A proposito: ho visto che stanno montando un cantiere tra la 24^ e la 52^.
Mimė: (preoccupato) Hanno giā buttato i pilastri?
Peter: No. Stavano montando adesso il cantiere. L'ho visto prima, passando per venire qui... C'era Jhonny prima botta.
Mimė: Il capo ha messo Jhonny prima botta a controllare il cantiere?
Vincent: Allora ci deve essere qualcosa di grosso nell'aria... per mettere il suo uomo pių fidato.
Mimė: Che pensi Vincent?
Vincent: Penso che il capo voglia pareggiare i conti con la famiglia Braccino.
Peter: Allora saranno fuochi d'artificio? Che bello, mi piacciono i fuochi.
Vincent: Il capo vuole arrivare al controllo della cittā.
Mimė: Ma la cupola non glielo permetterā.
Vincent: E chi ti dice che la cupola resisterā?
Mimė: Cosa? Pensi che il capo voglia eliminare gli altri capi famiglia per rifare una nuova cupola?
Vincent: tutti tutti no... ma i Braccino e gli Amato sė, sono i pių pericolosi.
Peter: Allora guerra č. Che bello mi č sempre piaciuta la guerra (mima i colpi del mitra) Ta ta ta ta ta ta ta ta ...
Mimė: Zitto. Statti zitto idiota, non capisci... se cosė fosse il capo sta vivendo un momento delicato della sua carriera e la notizia della morte di Aristotele lo farā imbestialire oltre misura e ci farā a pezzi e ci spargerā ai quattro angoli della City.
Vincent: A meno che...
Peter: A meno che?
Mimė: A meno che?
Vincent: A meno che non sappia che il cane č morto per mano nostra.
Mimė: Per mano di Peter semmai.
Vincent: Per mano nostra, Peter č nostro fratello e quello che fa č cosa nostra chiaro, questa č la volontā di (c.s.) - Nostro Padre -
Mimė: (Mimė schiocca le dita per farlo riprendere) Va bene. Allora, che vuoi dire?
Peter: Si, Vincent che vuoi dire? L'ho ammazzato io, come un cane, quel cane.
Vincent: Ma nessuno lo sa, oltre a noi ed il cane stesso.
Mimė: Il cane non puō parlare pių di certo.
Peter: Io allora non l'avrei ammazzato?
Vincent: Cetto che no. Tu, Peter Bonanno, figlio di Joseph Bonanno, amante degli animali, avresti potuto mai ammazzare quel cane?
Peter: Se non mi avesse pisciato sulle gambe...
Mimė: Ma che dici.. non ti ha pisciato sulle gambe.
Peter: (li guarda perplesso, vedendoli cosė convinti di quello che dicono) Ma se mi ha bagnato tutto, (mostra i pantaloni) qui e qui...
Vincent: (serio) Peter. Aristotele non ti ha pisciato addosso.
Mimė: Aristotele non ti ha pisciato.
Vincent: Hai capito che Aristotele non ha pisciato?
Mimė: Aristotele pisciava solo se glielo ordinava il capo.
Peter: (li guarda, si guarda i pantaloni, li riguarda) Io questo mi chiedevo... ma come fa questo cane a non pisciare mai.
Vincent: Oh, bravo Peter.
Mimė: Cosė si ragiona... 
(suonano alla porta. I tre restano paralizzati - poi risuonano e i fratelli scappano da tutte le parti fino a calmarsi e decidono, intendendosi a gesti, di andare ad aprire - Entra Antony Braccino)
Mimė: Oh... che sorpresa Antony, Antony Braccino.
Peter: Una sorpresa particolare non trovate fratelli?
Vincent: Non essere scortese con Antony, in fondo, ci si conosce da tanto tempo.
Antony: Anche troppo.
Peter: Braccino! Quando parli con noi la bocca con il profumo di rose ti devi sciacquare, capisti ah?
Antony: Sempre irrequieto Peter eh?
Mimė: Devi scusarlo, sta passando un periodaccio.
Antony: E chi non sta passando un periodo da cani.
Vincent: Perché da cani?
Antony: Da cani, sė, via... sempre ammazzatine, vendette, ricatti non vi nascondo di essere un poco stanco.
Peter: Di cosa?
Antony: Stanco di ammazzare chiunque sgarra, come un cane.
Mimė: Di nuovo... sei strano Antony. Te ne vieni qui... comincia a parlare di cani, dici di essere stanco... ma in veritā... che minchia vuoi?
Vincent: Lascialo parlare vediamo dove vuole arrivare.
Antony: Oh picciotti, ma quale arrivare... passavo da queste parti ed ho pensato di farvi un saluto.
Vincent: Visto ragazzi... Antony č passato a salutarci e noi gentili dobbiamo essere - l'ospite č sacro - cosė ci ha insegnato (c.s.) - Nostro Padre - (Peter schiocca le dita e Vincent si riprende)
Mimė: Allora accomodati Antony, vuoi bere qualcosa?
Antony: No ragazzi, non voglio disturbare e che per strada pensavo e pensavo che bisognerebbe finirla con questa sete di potere.
Vincent: Attento Antony che a furia di pensare la testa scoppia.
Peter: Se poi per caso ti scappa da pisciare (mima lo scoppia della testa) Bum!
Antony: No, non mi scappa e poi non ho pių da pensare perché deciso ho.
Mimė: Che cosa?
Antony: Ci vorrebbe un gesto distensivo tra le famiglie.
Vincent: Cioč?
Antony: (cambiando tono e facendosi propositivo, come se si togliesse un peso) Noi Braccino abbiamo deciso di non fare pių la guerra al vostro capo e per dimostrarlo gli vorremmo fare un regalo.
Peter: Un gentile pensiero eh?
Vincent: Che genere di regalo?
Mimė: Il capo č particolare, lo sai, se uno gli regala minchiate diventa una belva.
Antony: E' vero, per questo ho pensato a voi ed eccomi qui.
Vincent: E che c'entriamo noi?
Antony: Voi conoscete bene i gusti del vostro capo e potreste essere cosė gentili da consigliarci che regalo gli sarebbe gradito.
Mimė: E mica č facile... automobili ne ha di tutte le marche.
Vincent: Femmine e locali pure.
Antony: Da vestire ormai i migliori sarti sono alla sue dipendenze.
Peter: Quadri?
Antony: Non č cosa nostra.
Vincent: Sculture?
Antony: Non č cosa nostra.
Mimė: Piante esotiche?
Antony: Non č cosa nostra.
Vincent: Ma che razza di famiglia siciliana siete?
Antony: Avanti ragazzi aiutateci a trovare l'idea per un bel regalo.
Peter: Un cane. (i fratelli si bloccano gelati dalla proposta di Peter)
Antony: Un cane? Ma se il vostro capo ha occhi solo per il suo ... come si chiama ... Socrate.
Mimė: Aristotele, si chiama Aristotele.
Peter: Socrate finocchio era ed il nostro capo non li sopporta per questo l'aveva chiamato Aristotele.
Antony: L'aveva chiamato? Perché che fa, morto č quel cane bavoso?
Vincent: (subito) Che c'entra vivo č, vivissimo. Gli aveva dato il nome quando glielo mandarono dalla Sicilia.
Antony: Allora pensate che un altro cane gli farebbe piacere?
(i tre fratelli si guardano)
Vincent: Sė, pensiamo di sė, vero?
Mimė: Cetto, per chi ama gli animali...
Peter: Se nel nobil cuore c'era posto per un cane ci sarā posto anche per un altro cane figlio di cane...
Antony: Hanno ragione a chiamarti poeta Peter, hai un modo di dire le cose che fai crepare d'invidia. Allora cane sia. Mi avete fatto un favore picciotti e ... non lo dimenticherō... (li punta con il dito uno alla volta)
Mimė: Siamo noi che ti dobbiamo ringraziare.
Vincent: Anche noi non dimentichiamo.
Antony: Noi Braccino la memoria lunga abbiamo (sempre con la mimica del mafioso)
Peter: Come gli elefanti.
Antony: Gli elefanti, le orecchie hanno lunghe.
Peter: Anche la memoria, ci sentono bene e ricordano bene.
Antony: E vedono dappertutto. (si stira il collo come per vedere dall'alto in basso)
Mimė: Quelle sono le giraffe.
Vincent: Le aquile semmai.
Peter: Lo zoo sta chiudendo, i signori visitatori sono pregati di avviarsi all'uscita.
Antony: Vero, tardi si č fatto. Corro a dare la notizia e per il compleanno del vostro capo un bel cane in regalo.
Vincent: (subito ed allarmato) Come, come per il compleanno?
Antony: Cetto, la settimana prossima il vostro capo gli anni compie, quale occasione migliore...
Mimė: Fra una settimana, no, no troppo tardi.
Vincent: Non possiamo aspettare una settimana.
Antony: Perché?
Peter: (ad Antony) Senti noi l'idea te l'abbiamo data, tu adesso non puoi rovinare tutto cosė.
Antony: Ma rovinare che cosa?
Peter: Miiii... ricomincia... senti mettiti a pensare, poi vedi se ti scappa, ora io comincia a declamarti Cicerone o Ovidio e cosė facciamo il botto ok?
Antony: Ma che minchia sta dicendo?
Vincent: Niente, č troppo poetico, non ci badare.
Mimė: E' che si sta facendo tardi e se volete fare un regalo al capo lo dovete fare adesso.
Antony: Adesso? Ma se il compleanno č fra una settimana?!
Peter: Miiiii... adesso il cane, adessoooo... non fra una settimana, capito?
Vincent: Antony, Antony caro, ti spiego. Il nostro capo non sopporta i regali scontati.
Antony: Ma noi il cane nuovo glielo prendiamo, mica di svendita.
Vincent: Dicevo scontati nel senso che lui sa che quando č il suo compleanno, o č Natale, o č qualsiasi altra festa gli arrivano i regali e cosė non li gradisce tutti, capito?
Mimė: Pių contento sarebbe se fosse prima della festa. Regalo (scandendo) inaspettato.
Antony: Avete ragione, vero č... ma io lo sapevo, lo sapevo che bisognava chiedere a voi un consiglio... vero č... grazie... non lo dimenticherō, (rifā la mimica di prima col dito puntato) noi abbiamo la memoria lunga... (interrompendolo)
Mimė: E allora? glielo regalate?
Antony: Ma cetto. Domani glielo portiamo.
Mimė, Vincent e Peter: No! Troppo tardi.
Antony: Domani troppo tardi?
Vincent: E sė, perché ... pecché... pecché il capo riceve i regali solo i giorni pari.
Antony: I giorni pari?
Mimė: Vero, solo i giorni pari.
Vincent: E oggi martedė č.
Mimė: Pari.
Peter: Dispari (e tira con Mimė al pari e dispari) Cinque, dispari.
Vincent: (prendendoli a schiaffi) Sempre a scherzare.
Mimė: Lui ha cominciato.
Vincent: Oggi, č martedė, giorno pari. Entro stasera bisogna fargli il regalo.
Antony: Sentite, io sapevo che il vostro capo aveva stranezze ma queste sono proprio stranezze strane.
Vincent: Altrimenti che stranezze sarebbero.
Mimė: Eh?
Antony: E va bene. Vado a comprare un bellissimo cane e questa sera glielo regaleremo, ok?
Mimė: (soddisfatto) Ok.
Vincent: (prendendo sollievo) ok.
Antony: (avviandosi alla porta) Bacio le mani picciotti e ricordatevi che vi devo un favore e io non dimentico, non dimentico, non dimentico.
Peter: Senti elefante, il cane di che razza lo compri?
Mimė e Vincent: (lo prendono a schiaffi)
Peter: Ahi! Ho fatto solo una domanda.
Antony: Vero, giusto, ha detto giusto... il cane di che razza lo compro?
Mimė: Mah... qualsiasi...
Antony: E no. Se poi al vostro capo non piace?
(Vincent e Mimė stanno per scoppiare)
Peter: Compragli un San Bernardo, la stessa razza di Aristotele.
(Vincent e Mimė diventano radiosi e lo abbracciano e baciano)
Antony: Sapete che siete strani pure voi... sarā l'effetto del vostro capo.
Vincent: Ma non capisci, Antony, Antony... mio fratello ti ha dato una dritta formidabile... Se gli regalate un cane della stessa razza di Aristotele č come se gli diceste...
Peter: (declamando) Tu o nobile di cuore che il tuo cane hai fatto padrone - Tu o intenditore che ti allevi un cane di cosė fatto splendore - ricevi in dono questo secondo esemplare in modo che possa prendere il posto di chi ti č venuto a mancare.
Mimė: (guarda in cielo per la dabbenaggine di Peter)
Antony: Bellissima, non l'ho capita ma suonava bene... me la puoi scrivere?
Vincent: (deciso) Voi regalategli un San Bernardo ed il capo sarā felicissimo ok?
Antony: Ok! Ok?
Mimė: Ok!
Antony: Ok?
Peter: Ok!
Antony: Allora io vado. Ancora grazie ragazzi... vi sono debito....
(interrompendolo ed accompagnandolo alla porta) 
Vincent: Di niente, di niente Antony. Vai e mi raccomando, un bel San Bernardo, subito.
Mimė: In una bella cesta, col fiocco.
Antony: Col fiocco ... e di che colore?
(contemporaneamente)
Mimė: Verde
Vincent: Bianco
Peter: Rosso
Antony: ... Verde, bianco e rosso... giusto come la bandiera italiana... miiii.... siete geniali... Ricordatevelo... vi sono debitore. 
(lo mettono fuori e rientrano gioiosi)
Mimė: E' fatta. Siamo salvi.
Vincent: Che ti dicevo, eh? Che ti dicevo? Tu sempre pessimista. La caraffa d'acqua sempre mezza piena la devi vedere.
Mimė: Ti giuro Vincent che mi sentivo giā con i piedi freddi.
Peter: Certo che se non era per me, io gli ho detto di regalargli un cane
Mimė: Zitto, disgraziato. Che tu sei lo stesso che gliel'hai ammazzato il cane. (come colpito da un fulmine) Un momento, un momento.
Vincent: Che c'č?
Mimė: Oh bedda matri santissima, oh bedda matri.
Peter: Ma che si mette a fare il rosario?
Mimė: Ma non capite che non siamo ancora salvi.
Vincent: Pecchč?
Mimė: Vincent, va bene che il capo entro stasera riceverā in regalo dai Braccino un bel cane San Bernardo ma stasera scoprirā anche che il suo Aristotele č morto ammazzato.
Vincent: E allora? Di che ti stai preoccupando?
Mimė: Vincent, Aristotele era stato affidato a noi e al tramonto avremmo dovuto riportarglielo a casa.
Peter: E noi non glielo possiamo riportare.
Mimė: Si capisce, dopo che gli hai sparato.
Vincent: Errore. Ah Mimė, Mimė mio, aveva ragione quella sant'anima di (c.s.) - Nostro Padre - (pochi attimi di sospensione e poi allo schioccare delle dita di Peter riprende) aveva ragione quando diceva che eri cresciuto un poco troppo...
Mimė: Un po’ troppo...?
Vincent: Anzi tanto...
Mimė: Anzi tanto...?
Vincent: Veramente assai...
Mimė: Assai che cosa?
Vincent: E se non mi lasci parlare.
Peter: (a Mimė) E lascialo dire.
Mimė: Sentiamo, un po’ troppo, anzi tanto, veramente assai cosa?
Vincent: Sė, via, troppo emotivo.
Mimė: Io troppo emotivo... ma tu lo sai cosa ho passato stamattina e come la pressione mi č andata su e poi gių e poi su e poi gių e poi su e poi gių...
Peter: Perché non gli spari per farla stare ferma
Mimė: Ma tu quando lo capirai che con la pistola non si risolve niente.
Peter: La pistola per me č il sesto dito della mia mano destra, chiaro?
Mimė: Ah! Se dici accussė, pensi di avere ragione (iniziano a litigare ma poi Mimė si blocca e si rivolge a Vincent)
Mimė: Hai detto errore? Perché errore?
Vincent: Non glielo abbiamo ammazzato noi il cane.
Mimė: E chi?
Vincent: I Braccino. I Braccino hanno ammazzato Aristotele. Come per dare un forte segnale al capo. Che lo possono colpire al cuore se vogliono. E contemporaneamente gli fanno omaggio di un altro cane della stessa razza per dimostrargli che lo scorrere regolare della vita č cosa loro.
Peter: Noi ne usciamo puliti come sempre ed il capo gli farā vedere che invece č cosa nostra.
(Suonano alla porta - si ripete la mimica precedente all'entrata di Antony)
Vincent: Chi č?
(da fuori voce di Donna Concetta) 
Concetta: aprite sono Donna Concetta.
Mimė: (atterrito) Donna Concetta, la moglie del boss.
Peter: Come avrā fatto a sapere.
Vincent: E chi ti dice che sappia.
Mimė: Non puō sapere... a meno che non abbiano ripescato il corpo.
Peter: Questo č impossibile. Aristotele aveva una pietra pių pesante di lui al collo, perciō state sicuri che č ancora a fondo.
(suona nuovamente)
Vincent: Dobbiamo farla entrare.
Mimė: E il cane? Si accorgerā che non abbiamo Aristotele con noi.
Peter: Il bagno.
Mimė: Ti sembra il momento di andare il bagno?
Peter: Non io. Tu. Ci vai tu con Aristotele.
Mimė: Ma se hai detto che č in fondo al mare con una pietra al collo.
Vincent: Ma si. Ha ragione Peter. Vai e chiuditi in bagno, diremo a donna Concetta che stai facendo il bagno ad Aristotele che si era sporcato tutto giocando.
Mimė: E ci devo andare io?
Peter: Io non ci vado quel cane mi ha giā bagnato una volta.
Vincent: Io devo restare a parlare con donna Concetta 
(da fuori)
Concetta: Allora aprite o no?
Vincent: (a Mimė) Vai! (Mimė esce di scena per andare in bagno e Peter va ad aprire)
Concetta: (entrando) Ma quanto ci vuole ad aprire... ho forse disturbato?
Vincent: Disturbare Voi, Donna Concetta, ma che dite, che dite mai.
Concetta: Forse siete in compagnia?
Peter: Soli, siamo soli nello sterminato delirio dell'universo.
Concetta: Tu mi sei simpatico anche se parli strano ma simpatico sei. Allora ragazzi vi devo parlare... ma dov'č Aristotele? E vostro fratello?
Vincent: (subito) insieme, sono insieme, stanno facendo il bagno.
Concetta: Fanno il bagno insieme?
Vincent: No, cioč sė, non insieme nel senso di tutte e due nella vasca. Mimė sta facendo il bagno ad Aristotele che giocando si č sporcato tutto.
Peter: Non possiamo certo presentarlo a casa al boss suo marito sporco come un cane del bronx.
Concetta: No di certo. Vi farebbe spellare vivi (segno di orrore da parte dei due). Allora bando alle chiacchiere. Vi devo parlare di una cosa importante.
Vincent: Ma accomodatevi.
Concetta: Perō č strano che Aristotele sė faccia fare il bagno cosė tranquillo, non lo sento nemmeno.
Vincent: (facendo segni a Peter) Ma sapete, Mimė ci sa fare con gli animali, e poi c'č la porta del corridoio chiusa... Peter vai ad aprire la porta del corridoio cosė Donna Concetta puō sentire abbaiare Aristotele. (Peter corre fuori)
Vincent: Accomodatevi Donna Concč. (Donna Concetta si siede - Rientra di corsa Peter)
Peter: Ecco fatto, porta del corridoio aperta.
Concetta: Perō non sento niente... ma sicuro che stia bene Aristotele, non č che vostro fratello gli fa male.
Vincent: (facendo gestacci a Peter) Ma no, figuriamoci, Mimė č delicato... Peter hai aperto la porta del corridoio ma apri anche quella del bagno e dė a Mimė che Donna Concetta non sente Aristotele. (Peter corre fuori verso il bagno)
Vincent: Allora Donna Concetta bevete un drink?
Concetta: A quest'ora? Ma che facciamo scherziamo. (rientra correndo Peter)
Peter: Mimė dice che non lo puō sentire.
Concetta: Non posso? E perché?
Vincent: Giā, perché?
Peter: (esasperato) ma come perché Vincent, ti sei dimenticato che quel cane č...
Vincent: (interrompendolo) Un giocherellone, e gli piace, a volte, tenere in bocca, tra i denti, una palla e cosė non puō abbaiare.
Peter: (piano) geniale.
Concetta: Che idiozie. Aristotele non mette in bocca che carne fresca e nient'altro.
(Peter corre via in bagno)
Vincent: Magari quando si trova fuori casa mette in bocca anche altro...
(Peter rientrando trafelato)
Peter: Ha ragione Donna Concetta, non abbaiava perché aveva in bocca il braccio di Mimė, ma adesso abbaierā (urlando verso il bagno) vero che adesso abbaia? Mimė, hai tolto il braccio dalla bocca di Aristotele?
Mimė: (da fuori) Ecco sė, l'ho appena tirato fuori, morde dolcemente questo bel cagnone Bau Bau (imiterā l'abbaiare di Aristotele)
Vincent: Ecco fatto, risolto anche questo, allora Donna Concetta, bevete qualcosa?
Concetta: Non bevo niente ho il fegato che mi da problemi.
Peter: Se vuole lo faccio a pezzi... (freddato dallo sguardo di Donna Concetta)
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau
Peter: Dicevo... se c'č qualcuno che la fa arrabbiare tanto da farle ingrossare il fegato io lo scanno.
Concetta: Chi mi fa arrabbiare č Calogero, mio marito, il vostro capo.
Peter: Come non detto.
Concetta: Aiutatemi non so come fare.
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau.
Vincent: Parlate Donna Concetta, ogni vostra parola č un ordine per noi.
Concetta: Sarō breve. Mi č giunta voce che si č sparsa la voce che mio marito voglia dare inizio alla scalata alla cupola.
Vincent: Ma che ci sta dicendo?!
Concetta: E mi č giunta voce che si č sparsa la voce che i Braccino si siano alleati con gli Amato e vogliono fare fuori la nostra famiglia.
Peter: Quei fitusi.
Concetta: E mi č giunta voce che voci insistenti dicono che l'occasione...
Vincent: (interrompendola) Scusate Donna Concetta ma da dove arrivano tutte ste voci?
Concetta: Dall'F.B.I.
Peter: Dall'F.B.I.?
Vincent: Minchia. Lo diceva sempre (c.s.) - Nostro Padre - (Peter schiocca le dita e Vincent si riprende) lo diceva sempre che bisognava tenersi amici qualcuno dentro l'F.B.I.
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau.
Concetta: Ma no quell'F.B.I.
Peter: E quale allora?
Concetta: La nostra.
Vincent: Perché abbiamo una F.B.I. noi?
Concetta: No voi uomini, noi donne.
Vincent e Peter: Ah!
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau.
Concetta: F.B.I. Femmine Bisbigliano Ininterrottamente.
Vincent: Che organizzazione...
Concetta: Vi dicevo che le voci dicono che l'occasione propizia per distruggere la nostra famiglia sia la festa di compleanno di mio marito, fra una settimana.
Vincent e Peter: Ah!
Concetta: Dobbiamo fare qualcosa.
Vincent: Ma ... Donna Concetta, perché proprio noi dobbiamo fare qualcosa, perché non ne parlate al boss?
Concetta: Non mi ascolterebbe.
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau
Peter: Allora parlatene a Jonnhy prima botta, č l'uomo di fiducia del boss, l'ho visto al cantiere tra la 24^ e la 52^.
Concetta: Primo, Jonnhy č impegnato al cantiere che dal primo progetto sarā un grattacielo di 90 piani, se poi eliminiamo anche la famiglia Amato si farā una variante del progetto portandolo a 160 piani, se poi anche la cupola viene fatta fuori, si arriverā a 230 piani, sarā uno dei pių bei grattacieli di Nuova York. Secondo, mio marito considera troppo intelligenti i suoi uomini tranne...
Vincent: Tranne?
Concetta: Tranne voi. Vi considera delle mezze seghe
Peter: Mezze seghe noi?
Concetta: Ma cetto ragazzi, dopo tutti i casini che avete fatto ultimamente... poi la storia del fruttivendolo saltato in aria.
Peter: Con tutti i finocchi.
Concetta: Sė, ma non quelli che vi aveva detto mio marito. Per questo il boss vi considerata degli imbranati. Per colpa vostra ho dovuto far fare la spesa da un altro fruttivendolo e la caponata non č pių venuta la stessa. Eppure vi giuro, la preparo da sempre allo stesso modo, dunque si prendono le melanzane, si tagliano a pezzetti, si mettono in acqua salata per mezz'ora. Poi si asciugano i pezzi uno a uno, poi si mette una bella padella larga sul fuoco con olio di oliva e si friggono le melanzane, poi si prende una bella cipolla bianca e la si taglia a strati sottili, sottili, si mette questa cipolla in un'altra padella con olio, sempre di oliva, e si fa friggere. A questo punto prendete dei peperoni rossi, gialli, verdi e, dopo averli tagliati a listecelle, li aggiungete nella padella dove la cipolla aspetta impaziente. A parte, in un pentolino, fate bollire nell'acqua pezzi piccoli di sedano e olive verdi. Adesso č giunto il momento della arriunione: prendete le melanzane giā fritte, le olive, il sedano, e versate il tutto nella padella contenente la cipolla ed i peperoni. Il colpo di grazia arriva con due cucchiaiate di passata di pomodoro e mescolate in senso orario. Per ultimo, prima di togliere la padella dal fuoco, un cucchiaino di zucchero ed uno di aceto e una mescolatura in senso antiorario. Poi spegnere il fuoco. Ecco fatto, la caponata č pronta.
Vincent e Peter: Ah!
Mimė: (da fuori) Bau Bau Bau.
Concetta: (in modo rozzo a Peter) E vai a chiudere quelle porte che quel cane non ci fa parlare.
(Peter esce per eseguire e rientra immediatamente) 
Concetta: Cosė ho pensato di venire io a parlare con voi a sua insaputa e di organizzarci.
Vincent: A fare cosa?
Concetta: A salvare la famiglia.
Vincent: No, no, non č cosa da poco questa, Donna Concetta questa č una cosa troppo grossa per noi. Bisogna parlarne al boss, lui solo puō...
Concetta: (alzandosi e minacciosa) provateci a dirgli mezza parola e vi spelo vivi vivi come patate. Poi vi affetto poco alla volta come cipolle e poi vi trito col tritacarne...
Peter: Forse era meglio se c'era qui Mimė.
Concetta: Perché?
Peter: Lui ama questi discorsi... culinari...
Concetta: Non mi fate perdere la pazienza. Pensate come salvare la famiglia. Io vado e torno stasera e farete bene a farmi trovare una soluzione a questo problema. (si avvia all'uscita) Arrivederci ragazzi ... 
Vincent: Baciamo le mani.
Peter: Salutiamo con sottomissione Donna Concetta.
Concetta: (sta per andarsene quando si gira) Ah! Dimenticavo... fatemi salutare Aristotele.
(Vincent e Peter si agitano)
Vincent: Non č possibile, sta facendo il bagno.
Concetta: A quest'ora avrā finito.
Peter: E... ma bisogna asciugarlo.
Vincent: E poi ci sarā tutto bagnato. 
Concetta: Ma che mi interessa, io voglio salutarlo. Andatelo a prendere!
(Vincent e Peter si avviano disperati senza pių speranze quando...)
Vincent: E se č ancora bagnato? Il suo meraviglioso vestito Donna Concetta, se lo vuole rovinare?
Concetta: Ah no! Questo mai. Per caritā. Costa una fortuna. Hai ragione. E va bene lo saluterō pių tardi. (Andandosene) Ma sai che forse non siete cosė deficienti come dice mio marito?!
Vincent e Peter: (ridacchiano da imbecilli)
Concetta: (vedendoli ridare da imbecilli) Ma sicuramente mi sbaglio, ha ragione lui... non a caso č il boss. (esce)
Peter: Ce lo saluti.
Vincent: (accompagnandola) Mi raccomando stia calma, pensi al suo fegato.
(Peter chiama Mimė mentre rientra Vincent che si asciuga la fronte dal sudore)
Vincent: E per adesso siamo ancora vivi.
(rientrati)
Mimė: Vivi, si, per adesso, ancora per poco.
Peter: Hai sentito tutto?
Mimė: No, ero occupato con Aristotele a fargli il bagno e non ho sentito... certo che ho sentito tutto pezzo di asino e la cosa mi terrorizza.
Vincent: Calma e sangue freddo.
Peter: Giusto. Troviamo una soluzione.
Mimė: Che soluzione volete che ci sia. Dobbiamo lasciare la cittā, il paese, subito. Partiamo, andiamo in Messico, in Alaska, in Africa.
Vincent: Ci troverebbe lo stesso.
Peter: Sarebbe solo una questione di tempo.
Mimė: E vi sembra niente vivere per un po' di tempo in pių?
Vincent: Non si scappa. Il problema si affronta.
Mimė: E come lo affronti. Fosse semplice. Riesaminiamo tutto questo gran casino che tu (indica Peter) hai combinato. Dunque, questo pezzo di minchione porta a spasso Aristotele, il cane del boss, sennonché decide di fermarsi al Central Park e di ricamare i versi di Cicerione al San Bernardo, che dopo un po' si fa due palle gigantesche dalla noia mortale e decide di farsi una pisciatina sui pantaloni del poeta - il quale - non sopportando l'oltraggio e non pensando alle conseguenze - gli spara un colpo di 38 in testa. Poi non contento gli lega una pietra al collo e lo butta a mare.
Peter: Che dovevo fare? Lasciarlo al parco?
Mimė: (ignorandolo) Poi mentre siamo disperati a pensare come fare per salvare la pelle ci viene a trovare Antony Braccino che fresco fresco se ne viene chiedendoci di aiutarlo suggerendogli l'idea giusta per un bel regalo al capo e questo ammazza finocchi se ne esce proponendogli di regalargli un cane, tanto per girare il coltello nella piaga, poi non potendoci far mancare nulla in questa tragica mattinata decidiamo di incolpare i Braccino per la morte di Aristotele, tanto per far riscaldare bene bene i motori della guerra che si sta per scatenare tra le famiglie di Cosa Nostra ed ancora come dessert mi costringete a fare il verso di Aristotele abbaiando come un idiota per mezz'ora mentre qui voi vi facevate incastrare da Donna Concetta in un casino ancora pių grosso: salvare la famiglia dall'assalto armato dei Braccino e degli Amato. (termina in modo esasperato)
Vincent: (al telefono - parla a bassa voce - poi chiude e si rivolge a Mimė) Hai finito? Posso parlare?
Mimė: A chi hai telefonato?
Vincent: A una amica
Peter: Vincent, Vincent che uomo, che uomo sei... anche nei momenti di maggior pericolo non scordi di essere uomo... senti inizia pure tu, fai con calma, poi tocca a me, e poi se questo (indica Mimė) non se l'č ancora fatta addosso gliela passiamo
Vincent: Questa č un'amica speciale.
Peter: Uhaooo vuoi dire che possiamo fare in tre o in quattro?
Vincent: (serio) Peter! Questa č una professionista.
Peter: E che problemi ci sono (tira fuori dalla tasca un rotolo di dollari) quanto vorrā 100, 200 dollari?
Vincent: Questa non fa sesso.
Peter: E che minchia di professionista č?
Vincent: Di stragi. E' una professionista di esplosivi. Una mente nell'organizzare agguati e omicidi di massa.
Mimė: E che l'hai chiamata a fare?
Vincent: Per risolvere i nostri problemi.
Mimė: E come?
Vincent: Mimė, Mimė, aveva proprio ragione quel sant'uomo di (c.s.) - Nostro Padre - (Peter schiocca le dita) diceva sempre che tu eri troppo lento...
Mimė: Troppo lento per che cosa
Peter: Senti non ricominciare. Fallo parlare.
Mimė: Parla.
Vincent: Ma sė, troppo lento a capire subito le cose, al volo.
Mimė: E cosa dovrei capire, sentiamo?
Vincent: Questa mia amica potrebbe aiutarci ad eliminare in un colpo solo i Braccino, gli Amato e la famiglia del boss.
Peter: Minchia che strage.
Mimė: Ma sei impazzito. A parte che non esiste nessuno capace di fare una cosa del genere ed anche se ci fosse uno o una capace di questo perché lo dovrebbe fare
Vincent: Per i dollari, per una montagna di dollari.
Mimė: E dove li pigliamo?
Vincent: Li troviamo, non ti preoccupare. Stai calmo e piuttosto vai a cucinare. Che fa, non si mangia oggi?
Peter: Vero, fame mi č venuta a parlare di stragi, di esplosivi.
Mimė: Ma perché sono nato in questa famiglia, perché?
Vincent: Perché (c.s.) - Nostro Padre - (Peter schiocca le dita) voleva tre maschi - e tre maschi ha avuto.
Peter: Allora si mangia o no?
Mimė: Va bene, va bene, perō prima aiutatemi ad asciugare il bagno.
Peter: Perché te la sei fatta addosso?
Mimė: Tu sei uno scherzo della natura che non capisce niente. Ho bagnato tutto il bagno perché, metti che Donna Concetta fosse passata di lā per vedere il cane...
Peter: Tu gli avresti fatto vedere l'acqua per terra, sulle pareti...
Mimė: Avrei reso la scena pių vera.
Peter: E chiedendoti dove era Aristotele che le avresti detto?
Mimė: Le avrei detto che... che... 
Vincent: Che?
Mimė: Che...
Peter: Che?
Mimė: Che... che minchia ne so. Maledizione a quel cane. Tutta colpa di Aristotele se adesso Cosa Nostra rischia di fare il botto.
Vincent: Andiamo, andiamo ad asciugare il bagno. (si avvia)
Peter: Che cervello che hai... "per rendere la scena pių vera"... che cervello.
Mimė: Cosa volete che vi prepari?
Vincent: Tutto tranne la caponata.
Peter: E i finocchi.
Mimė: va bene se mangiamo in bianco, leggeri? Perché prevedo una serata... pesante.

Fine primo atto.




Secondo atto

Stesso ambiente del primo atto. E' pomeriggio inoltrato. In scena i tre fratelli e Jaqueline l'amica di Vincent.
La donna č comodamente seduta 

Jaq: Quello che mi avete raccontato č un casino che difficilmente se ne trovano altri... e tutto per colpa di un cane.
Mimė: Aristotele.
Jaq: Che se non sbaglio č il nome di uno famoso, di uno del cinema?
Peter: Del teatro... teatro greco.
Jaq: Insomma, non č facile per voi uscirne vivi.
Vincent: Per questo ti ho chiamata. 
Jaq: E che vuoi che ci faccia io, Vincent?
Peter: Eliminarli.
Jaq: Chi?
Vincent: Tutta la famiglia del boss.
Mimė: Compresa la moglie, Donna Concetta. Tutta la famiglia, dal primo uomo, Jonnhy prima botta a l'ultimo entrato, Arnold detto liquirizia
Jaq: Ma voi siete pazzi.
Peter: Senti bella, sei o non sei una professionista delle eliminazioni di gruppo perché se non lo sei ci possiamo divertire un poco tutti e quattro o ci preferisci uno alla volta?
Vincent: Stai buono Peter... lascia perdere Jaqueline
(Jaqueline si alza e va vicino a Peter) 
Vincent: Buoni, buoni ragazzi non facciamo minchiate.
(Jaqueline guarda Peter negli occhi e poi piano piano si mette a ridere, anche Peter comincia a ridere fino a che Jaqueline gli sferra una ginocchiata sulle palle e gli punta una rivoltella alla testa) 
Jaq: Allora baby, che fai non dici pių niente? Con chi ti volevi divertire?
Vincent: Peter, Peter te la sei cercata. Scusalo Jaqueline, scusalo. Adesso metti via quella pistola che qualcuno si potrebbe far male.
Jaq: E tu tieni a bada quel babbeo.
Mimė: Sapesse signorina da quanto tempo č che glielo dico...
Vincent: Allora Jaqueline ci vuoi aiutare o no?
Jaq: Posso pensarci... ma anche se dovessi decidere non potreste permettervelo. 
Vincent: Quanto?
Jaq: Mezzo milione di dollari.
Mimė: Quanto???
Vincent: E... riusciresti entro stasera?
Jaq: Si potrebbe fare.
Vincent: E per un milione di dollari saresti capace di eliminare anche la famiglia Amato?
Jaq: (ride) Per un milione di dollari ti faccio saltare in aria tutta la cittā, baby. Il punto č che voi non avete tutti questi soldi.
Vincent: Non correre Jaqueline, non correre. Sai che noi abbiamo perso (c.s.) - Nostro Padre - (Peter ancora indolenzito non ce la fa a schioccare le dita ed allora le schiocca Mimė) e quel santo uomo, pace all'anima sua, ci ha lasciato una cospicua ereditā
Jaq: (tra lo stupore dei fratelli) Quanto?
Vincent: 700.000 dollari.
Jaq: Allora la musica cambia... e voi sapete bene che quando il denaro canta, la musica tace. (a Peter) Scusa per prima.
Peter: Figurati per cosė poco... per un attimo mi č sembrato di avere 4 tonsille.
Mimė: Ma... ma... sono 700.000 dollari (con la consapevolezza che Vincent menta e che ciō arrechi altri guai) la signorina non fa di certo sconti.
Jaq: E chi ha detto che faccio sconti. Io faccio proposte semmai.
Vincent: Che genere di proposte.
Jaq: Mi potrei accontentare dei 700.000 se entro in societā?
Mimė: Quale societā?
Jaq: Suvvia, baby. Il vostro piano č chiaro.
Mimė: Ah si? Potrebbe spiegarmelo per favore?
Jaq: (ridendo a Vincent) Tuo fratello č proprio spiritoso.
Mimė: Che ci vuole fare... č un dono di natura.
Jaq: (seria) Voi volete eliminare le due pių importanti e potenti famiglie della cupola per diventare i nuovi boss dei boss ed io voglio esservi socia.
Vincent: Ve l'avevo detto o no? Ragazzi! Ve l'avevo detto o no che era eccezionale Jaqueline?
Jaqueline sapevo che a te non si puō nascondere niente. E' vero. E' questo il nostro piano e adesso che lo sai senti la mia proposta ma pensaci bene perché č una ed č unica. (serio) Se tu farai quello che ti abbiamo chiesto e lo farai gratis noi ti prendiamo in societā al 40 % delle entrate di Cosa Nostra. E sai bene che sono molti, molti dollari. Che ne pensi?
(Mimė sta per svenire e viene sorretto da Peter)
Jaq: (dopo aver riflettuto si alza) Ci sto. Affare fatto.
Vincent: Benvenuta nell'onorata societā (si baciano sulle guance) 
(Jaqueline bacia anche Peter che d'istinto si ripara le palle e poi bacia Mimė semicosciente che subito dopo apre una bottiglia di Wiskhy e comincia a scolarsela fino ad ubriacarsi).
Jaq: Entro stasera vi faccio un massacro, che a confronto, quello di San Valentino sembrerā uno scherzo. (si avvia all'uscita)
Vincent: Vai; noi ti aspettiamo qui entro il tramonto.
Jaq: Al tramonto allora (esce)
Peter: E poi sarei io il poeta?
Mimė: (giā un poco brillo) Che cosa hai fatto... che cosa hai fatto? Hai mandato una pazza scatenata a fare una strage e poi ... della nostra famiglia?
Vincent: Noi tre siamo la nostra famiglia. Che vuoi che ce ne facciamo di una famiglia che ci considera degli idioti e che da stasera per colpa di Aristotele avrebbe cercato di ammazzarci.
Mimė: E la famiglia Amato... eh? La famiglia Amato che ti hanno fatto?
Peter: Ma allora non capisci niente. Ce la possiamo fare. Eliminata anche quell'altra famiglia chi ci ostacolerā pių... e poi rispetta Vincent che č un genio. Miii.... bellissima la storia dell'ereditā... (ride) 700.000 dollari
Vincent: Ho solo esagerato con gli zeri.
Mimė: (sempre pių brillo) Ma voi pensate davvero che noi tre e quella pazza furiosa possiamo diventare i boss a capo dei boss, ma a noi ci ammazza qualsiasi picciotto di primo pelo mandato da qualsiasi pulcioso paesino siciliano e noi manco ce ne accorgiamo... per non parlare dei Braccino.
Vincent: Senti Mimė oggi mi stai facendo innervosire.
Mimė: Io ti sto facendo innervosire?
Vincent: Sė, mi stai innervosendo.
Mimė: Io ti sto innervosendo?
Vincent: E non ripetere sempre quello che ti dico. Sė, mi stai innervosendo. Anche quella pasta in bianco che mi hai fatto mangiare... che schifo di pranzo.
Mimė: Ma certo il nuovo boss dei boss avrebbe mangiato volentieri pasta con le sarde a beccafico... Invece no. Perché io non ne avevo voglia, chiaro?
Vincent: (a Peter) Hai fatto quello che ti ho chiesto?
Peter: Tutto fatto.
Mimė: Che cosa doveva fare che io non so?
Peter: Dovrebbe essere qui a momenti.
Mimė: Chi deve venire... oh bedda matri santissima... che altro state combinando?
(Suonano alla porta. Vincent fa segno a Peter di andare ad aprire. Poi si rivolge a Mimė) 
Vincent: E tu zitto. Non parlare.
(Mimė apre un'altra bottiglia di Wiskhy e se la scola. Entrano Peter ed un signore. E' Billy Reynolds agente dell'F.B.I.)
Vincent: Prego, si accomodi.
Billy: Pochi convenevoli. I miei uomini tengono d'occhio la casa e aspettano solo cinque minuti prima di entrare facendosi vedere da tutto l'isolato. Allora che cosa avete di cosė importante da propormi.
Mimė: Proporvi?... (Vincent lo fulmina con gli occhi)
Vincent: Se non vuole accomodarsi non la possiamo certo obbligare. Lei rappresenta la legge, l'F.B.I.
Mimė: Ma non erano tutte femmine?
Peter: Questa č quell'F.B.I.
Mimė: Ah!
Vincent: Mio fratello č stato chiaro: venite senza farvi notare a casa nostra perché abbiamo da proporvi una cosa interessante.
Billy: Che cosa, avanti, non perdiamo tempo. Avete quattro minuti.
Mimė: (a Vincent) e sbrigati parla, digli quello che devi dirgli, io starō attento a non perdermi una parola.
Vincent: Noi sappiamo che sta per scoppiare una guerra tra le due pių potenti famiglie della cupola e che moriranno tutti.
Billy: (ridendo) E dovevano essere tre imbecilli come voi a dircelo. Lo sappiamo benissimo questo, e noi aspettiamo proprio che si ammazzino a vicenda risparmiandoci il lavoro.
Vincent: (serio) Entro il tramonto.
Billy: (serio) Entro il tramonto?
Vincent: (mentre i fratelli si avvicinano all'agente) entro il tramonto Don Calogero e tutta la sua famiglia insieme alla famiglia degli Amato saranno morti.
Billy: (serio) Entro il tramonto?
Vincent: Entro il tramonto!
Billy: E voi mi avete scomodato per dirmi questo?
Peter: Minchia le sembra poco?
Mimė: (ormai ubriaco dice a Vincent) Dai aggiungi qualcosa che non mi sembra convinto... digli di Aristotele.
Billy: E questo Aristotele chi č?
Peter: Aristotele era un Filosofo greco, un grande filosofo.
Billy: E che ne sanno tre mafiosi da strapazzo dei filosofi greci.
Mimė: (ubriaco) E per colpa di Aristotele Cosa Nostra bum sparisce (Vincent toglie la bottiglia dalle mani di Mimė e lo mette a sedere)
Vincent: Ma l'affare per voi non č questo ma un altro.
Billy: Sentiamo avete ancora due minuti.
(Peter č infastidito da questo scandire il tempo da parte dell'agente e senza farsi vedere tira fuori la pistola)
Vincent: Calma (guardando il fratello) due minuti bastano e avanzano (Peter posa la pistola) Voi farete un affare arrestando i Braccino.
Billy: (ridendo) Questa č bella. I Braccino. Sono 15 anni che tentiamo di incastrarli e non ci siamo riusciti. Le prove ci vogliono le prove per arrestare criminali come i Braccino.
(Peter tira fuori di nuovo la pistola ma le occhiatacce di Vincent gliela fanno riporre)
Vincent: Telefoni ai suoi uomini dica loro che starā qui per un'altra mezz'ora. Poi si nasconderā nell'armadio e sentirā con le sue orecchie una interessante chiacchierata che noi faremo con Antony Braccino, figlio di Santi Braccino. Allora avrā tutte le prove che le servono per mettergli i ferri e fare carriera.
Billy: Ed io dovrei credervi?
Vincent: Che ci perde?
Billy: E voi in cambio che vorreste?
Mimė: Giā... Vincent... che vogliamo... noi in cambio?
Vincent: (a Peter) Portalo a darsi una rinfrescata non mi piace quando si ubriaca, quel santo di (c.s.) - Nostro Padre - (Peter schiocca le dita) non gli permetteva di bere niente perché lo sapeva che non regge l'alcool. (a Billy mentre i due fratelli vanno via in bagno) In cambio le chiediamo di pulirci. Una bella passata di sapone sulle nostre cartelle. Da adesso in poi vogliamo vivere rispettando la legge e senza nessun precedente... diciamo .... imbarazzante.
Billy: Se č vero tutto quello che mi avete detto... si puō fare. Di voi tre non abbiamo mai saputo che farcene. Non sarā un problema pulirvi la fedina penale.
Vincent: (gli porge la mano) Allora affare fatto?
Billy: (stringendogli la mano) Ok Vincent. Affare fatto.
Vincent: Bene. Adesso chiamate i vostri uomini e poi chiudetevi lā dentro (indica l'armadio a muro)
(Billy fa la telefonata ai suoi uomini e al termine rientrano in scena Peter e Mimė che si sarā ripreso)
Billy: Adesso lā dentro? (indica l'armadio a muro)
(Suonano alla porta)
Vincent: Sė. Presto. Lā dentro. (apre le ante dell'armadio) Prego si accomodi. (una volta che Billy sarā entrato...)
Peter vai ad aprire, questo č Antony (Peter esegue) Mimė come ti senti?
Mimė: Come se mi fossi svegliato da un incubo... dimmi Vincent č stato un incubo vero? E' tutto un brutto sogno.
Vincent: Stai buono, mettiti lė tranquillo e non ti preoccupare che l'ansia ti fa male. (entra Antony Braccino seguito da Peter) 
Antony: Che c'č? Come minchia č successo? E' vero quello che mi ha detto Peter?
Vincent: Tutto vero Antony.
Antony: Ma come ... chi č stato questo fituso che gli ha fatto lo stesso regalo?
Vincent: Non lo sappiamo, ma lo scopriremo.
Antony: Ah porca miseria schifosa dopo che c'eravamo riusciti.
Vincent: Eh lo so...Antony sono cose dolorose queste.
Antony: Credimi Vincent, il nostro regalo č una bomba. Il vostro boss non se lo sarebbe mai aspettato. Saremmo arrivati lė tutti insieme stasera, avrebbe aperto il pacco dove dentro c'era la cesta e...
Vincent: Bum la sorpresa.
Antony: Bau semmai.
Vincent: Sė, Bum Bau... non č il mio mestiere.
Antony: E ora che facciamo noi Braccino, mica possiamo tirarci indietro.
(il sole comincia a tramontare) 
Vincent: Ti ricordi di quella volta che sparė quel capitano di polizia e tutti pensavano fosse stato il nostro boss a eliminarlo?
Antony: E come no. Quella volta perō č stata opera di mio padre e di mio fratello. L'hanno freddato con due colpi in testa ma l'idea di metterlo nel cemento fresco č stata mia.
Vincent: Sicuramente tra la 4^ e la 32^.
Antony: No. Nella ottava street. Allora stavano costruendo quei magazzini per parti di ricambio di auto... ma che c'entra questo con il regalo?
Vincent: Niente, era cosė per parlare, perché pensavamo con i miei fratelli che veramente voi Braccino siete la famiglia pių di rispetto 
Antony: Perché c'erano dubbi? Tutti ci rispettano e chi non lo fa finisce male.
Vincent: Come l'avvocato Kiksong che č saltato in aria appena entrato in automobile.
Antony: (ridendo) Quello č stato un piccolo gioiellino esplosivo. Io e i miei ragazzi in pochi minuti gli abbiamo sistemato l'auto e poi siamo andati a prenderci un gelato da Freddy. Dopo poco abbiamo sentito un botto che per poco non ci cascava il gelato addosso. (sempre ridendo) Ma... ma che c'entra questo con il regalo?
Vincent: Niente, te l'ho detto. Senti adesso penso che dobbiate cercare un altro regalo da fargli.
Antony: Questo č vero. Ma se venite a sapere chi č stato e lo venite a sapere prima di noi... ditemelo subito. Mi raccomando. Vi devo un favore ed io queste cose non me le scordo... (ripete la scena del dito, come al primo atto). Vi saluto picciotti (esce)
(Peter bussa all'armadio)
Peter: toc, toc, c'č qualcuno?
Billy: (uscendo con aria sconvolta ed eccitato) credetemi ragazzi non ci potevo credere... č incredibile... ha confessato tutto e rideva anche... Voi consideratevi puliti.
Mimė: Perché sporchi siamo?
Peter: (odorandosi) Ma se mi metto mezza boccetta di profumo alla vaniglia ogni mattina.
Vincent: Pulite le nostre fedine penali, vero agente o giā dobbiamo chiamarla Capitano?
Billy: (avviandosi verso l'uscita) Oh, beh, non ancora ma č quasi certo. Dopo un arresto del genere... Pulitissimi... garantito. E mi raccomando quest'incontro tra noi non c'č mai stato.
Vincent: Quale incontro? (ride)
Billy: (ridendo) Ed io che vi credevo degli idioti. (esce)
Mimė: Fammi capire... noi abbiamo incastrato i Braccino?
Vincent: Non hai sentito?
Mimė: E l'F.B.I. ci pulisce le fedine penali?
Vincent: Allora hai sentito.
Peter: (alla finestra) Vincent il sole sta tramontando.
Vincent: Recita una bella poesia.
Peter: Il sole tramonta e la tua amica non č ancora tornata.
Mimė: Oh bedda matri santissima č vero, c'č ancora quella pazza scatenata in giro.
Peter: (sempre alla finestra) non č pių in giro... eccola sta salendo.
Vincent: Valle ad aprire la porta.
Mimė: E come la mettiamo se ha fallito.
Vincent: Miiii... Mimė sei peggio di una zanzara, di una zecca. E questo e quello, e come si fa, e come si dice, e se succede questo, e se succede quest'altro... siamo vivi, siamo morti, e come facciamo e come non facciamo... ma come fai a campare cosė... rilassati un poco, santa pazienza aveva proprio ragione (c.s.) - Nostro Padre - (Mimė sta per schioccare le dita ma poi ci ripensa e ci gode a vedere il fratello bloccato come in trance. Entra Jaqueline seguita da Peter)
Jaq: Fatto. Ragazzi č stato un lavoro di precisione. Un capolavoro... (vedendo Vincent fermo immobile) ma cosa gli č preso? (Peter va a dare una sberla a Mimė e poi schiocca le dita cosicché Vincent si riprende)
Vincent: Aveva ragione a dire che a volte non gli sembravi figlio suo. Diceva: "madre sempre certa padre incerto". (Si accorge di Jaqueline) E tu da quanto sei qui?
Jaq: Sono appena entrata e ti ho visto... oh insomma non mi chiedi come č andata socio?
Vincent: Sė, certo. Come č andata?
Jaq: Una bomba.
Mimė: Questo ce l'immaginavamo.
Jaq: No dico, una bomba per dire perfetto, fantastico. Un lavoro ma che dico, un capolavoro... tranne che per un particolare.
Peter: Che particolare?
Jaq: Niente, in queste operazioni difficili c'č sempre un margine di errore da considerare.
Vincent: Che errore c'č stato?
Jaq: Per la famiglia Amato nessun errore. E' stato abbastanza facile. Erano tutti alle corse dei cavalli. Ho visto su chi avevano puntato e mi sono preparata alla stalla del cavallo che avevano dato per vincente. Difatti il cavallo sul quale avevano puntato ha vinto e tutti sono andati a festeggiarlo davanti alla stalla, quando all'improvviso, ma con una precisione incredibile ... appena hanno iniziato a stappare le bottiglie io ho stappato l'esplosivo ed il mio botto č stato pių inebriante di quelli loro. Uno spettacolo vi dico.
Mimė: Hai fatto saltare in aria anche il cavallo?
Jaq: Secondo te? Aspettavo che si ubriacasse e si andasse a riposare dentro la stalla?
Mimė: Oh povera bestia.
Vincent: E l'errore allora dove sta?
Mimė: Vero, l'errore che dicevi?
Jaq: Ecco... fin qui tutto bene. Poi ho provveduto alla famiglia del vostro boss. Erano tutti in villa a sistemare piante, tavoli, ombrelloni. C'era un'orchestra che provava dei brani... pietosissimi... allora ho preparato come si deve... ed al momento giusto ho fatto scoppiare l'inferno.
Peter: Cioč?
Jaq: Un misto tra incendio, bombe, mitra e qualche candelotto di dinamite. 
Mimė: Hai fatto saltare in aria quei poveri orchestrali?
Jaq: Se li avessi sentiti suonare lo avresti fatto anche tu.
Vincent: Ma allora dove minchia č quest'errore?
Jaq: Nei componenti.
Peter: Dell'orchestra?
Jaq: No, della famiglia.
Vincent: I componenti della famiglia del boss?
Jaq: C'erano tutti tranne la moglie, Donna Concetta.
Mimė: Oh bedda matri, bedda matri santissima.
Vincent: E che cosa sarā mai (ride) e questo lo chiami errore... ma cosa vuoi che sia (bacia Jaqueline sulle guance), cosa vuoi che conti pių una povera vecchia vedova (ride).
Jaq: Ma sai, io sono una professionista e ci tenevo alla perfezione.
Vincent: (sempre ridendo) Sarā per una prossima volta... Ragazzi, ragazzi, ma ci pensate, siamo diventati i boss dei boss. La cupola č stata distrutta, sparita, finita.
Mimė: E tutto per colpa di Aristotele.
Peter: Per colpa... per merito. A pensare che se non mi avesse pisciato sui pantaloni a quest'ora saremmo ancora costretti ad obbedire al capo.
Vincent: E quello che mi fa pių ridere sapete cos'č? Che tutti ci credevano degli idioti. (ride e anche gli altri ridono)
Vincent: Adesso ci basterā convocare i capi famiglia del Paese e renderli partecipi del nostro dolore e dettare le nuove condizioni.
Peter: Chi č il pių potente degli affiliati?
Vincent: Quello di Chicago... i Mazzetta, Alfred Mazzetta (ridono fino a quando sentono suonare alla porta) e chi sarā ora?
Jaq: Aspettavate qualcuno?
Peter: No. Chi doveva venire č giā venuto...
Vincent: Chi doveva morire č giā morto...
Mimė: Tranne Donna Concetta (suonano nuovamente)
Vincent: Chi č?
Concetta: (da fuori con voce rotta dalle lacrime) Sono Donna Concetta aprite.
Vincent: Che facciamo? La facciamo entrare?
Peter: Che la vuoi tenere fuori?
Jaq: Fatela entrare e poi ci penso io a sistemarla.
Peter: Se permetti qui non c'č da fare stragi. E' una sola. Ci penserō io.
Vincent: (fa segno a Mimė di aprire) Vai ad aprire (Mimė esegue e subito dopo entra Donna Concetta in lacrime con un pacchetto in mano. Entra e si precipita a sedere) 
Vincent: Donna Concetta che avete, che vi č successo?
Concetta: Una sciagura, una tragedia (tra le lacrime) tutti morti, tutti morti. Tutti me li hanno ammazzati. L'F.B.I. non č servita a niente.
Mimė: Come? Che c'entra l'F.B.I.?
Peter: Questa č quell'altra F.B.I.
Mimė: Ah!
Vincent: Ma cosa dite Donna Concetta fatevi capire.
Concetta: Me li hanno ammazzati tutti. Un attentato. A casa nostra. Tutti c'erano, stavano facendo le prove per la festa di compleanno di Calogero, quando... (e piange)
Vincent: Quando?
Concetta: Quando č scoppiato l'inferno. Colpi di mitra, fiamme, esplosioni una dopo l'altra (piange)
Vincent: (mentre Peter si congratula con Jaqueline stringendole la mano) e Voi Donna Concetta dove eravate?
Jaq: Giā, voi Donna Concetta non c'eravate in casa?
Concetta: Ero andata a prendere questi cannoli dalla mia amica Emily. Li avevo preparati io stessa perché so che sono la passione di Calogero (piange) e siccome volevo fargli una sorpresa li avevo preparati a casa della mia amica. Stavo rincasando quando ho visto l'inferno. Tutti, tutti me li hanno ammazzati... sono rimasta viva solo io e Aristotele.
Peter: Neanche.
Concetta: Che vuol dire?
Peter: Vuol dire che anche lui č morto.
Concetta: No... anche Aristotele... ma come non dovevate portarlo a casa dopo il tramonto?
Vincent: Non ha resistito. Aristotele abbaiava che voleva tornare a casa dal suo padrone e noi lo abbiamo accontentato.
Concetta: E cosė č morto pure lui... che disgrazia... che tragedia.
Mimė: Adesso perō calmatevi, non fate cosė.
Concetta: Si, grazie, grazie. Perō dobbiamo rispondere a quei fitusi che hanno ordinato il massacro. Occhio per occhio. Io lo so chi č stato.
(tutti si guardano)
Concetta: Sono stati i Braccino e gli Amato. Si sono alleati per distruggerci.
Vincent: Ma no Donna Concetta, comunque se vi puō tranquillizzare, ci pensiamo noi. Va bene? Adesso Peter vi accompagna da quella vostra amica, dato che casa sua non c'č pių, e poi noi sistemiamo la faccenda con i Braccino e gli Amato, contenta?
Concetta: grazie, oh sė, grazie. Loro sono stati. Io vi sarō debitrice se farete questo per me. 
Vincent: Suvvia Donna Concetta, fatevi forza e cercate di non pensarci.
Concetta: (sollevando il pacchetto con i cannoli) E questi... (piange) li avevo preparati per Calogero, il vostro boss, il mio Calogero (piange)
Mimė: E ce li mangiamo noi Donna Concetta, onoriamo la memoria del boss (aprendo il pacchetto) come sono fatti Donna Concé?
Concetta: Cannoli alla ricotta fresca con i canditi e le scaglie di pistacchio... i suoi preferiti
Mimė: (distribuendoli uno a Peter, uno a Jaqueline, uno a Vincent che cominciano a mangiare e restando l'ultimo) prego Donna Concetta, c'č l'ultimo.
Concetta: No. Io non posso. Grazie. Ho problemi di fegato. Mangiate Voi che sono buoni.
Vincent: Uhm... buoni veramente.
Jaq: Che buono il pistacchio.
Mimė: Perché la ricotta no? Senti che fresca, si sente che č freschissima.
Peter: Miiii... Mimė tu cose cosė non le sai fare.
Mimė: Donna Concetta ma questi pistacchi cosė buoni dove li comprate? Li vorrei usare anch'io.
Concetta: (adesso non piange pių anzi assume un aspetto da boss. I suoi occhi sono frecce infuocate) Figlio mio... per fare queste cose ci vuole tempo e il tempo non č di tutti.
Vincent: E Mimė tempo ne ha, vero Mimė? (ride) 
Mimė: Hanno un sapore particolarissimo. Dove li comprate i canditi Donna Concetta?
Concetta: La ricotta č di queste parti, mentre la cialda, i pistacchi ed i canditi me li sono fatti mandare.
Peter: E da dove vengono?
Concetta: Sono buoni vero? (Si alza e va verso la finestra) Vengono da Chicago.
Mimė: Da Chicago Vincent hai sentito... c'hanno queste cose buone a Chicago... e lė, conoscete una pasticceria di fiducia?
Concetta: Come no. Lė, ho tanti amici. Queste cose me li hanno mandati i miei cari amici Mazzetti. Anzi proprio Alfred Mazzetti.
(I quattro disgraziati cominciano a stare male proprio mentre capiscono che Donna Concetta li ha avvelenati)
Concetta: Illusi. Avete distrutto la mia famiglia e gli Amato, avete fatto arrestare i Braccino pensando che degli idioti come voi potessero fare la scalata alla cupola.
(Si sente abbaiare da fuori)
Concetta: Ora vengo Aristotele, ho fatto tutto, ora vengo.
Vincent: Co...come... Aristotele... vivo ..č?
Concetta: Si capisce, quando sentii che Calogero voleva farvi portare a spasso Aristotele capii che voleva eliminarlo e dandolo a voi minchioni sicuramente avreste combinato qualche casino.
Mimė: Don... Calogero... voleva... eliminare... il cane?
Concetta: Per questo vi feci dare un altro cane da portare a spasso. Ve lo dissi stamani, che Calogero voleva scalare la cupola, proprio come a voi, e per farlo, sapeva che doveva eliminare il pių pericoloso, il numero uno, il boss dei boss. Aristotele.
Peter: U... u... Cani... č il... boss... dei boss...
Concetta: (Davanti alla finestra - Sullo sfondo New York al tramonto) per colpa vostra la vecchia cupola č finita ma piano piano risorgerā.
Vincent: tutta... colpa... di .. Ari..stote...le...
Concetta: tutta colpa vostra ... Minchioni. "Il mondo andrebbe a scartafaccio senza noi donne", me lo diceva sempre e aveva ragione quella santa donna di (i quattro stramazzano in terra e Concetta dirā come faceva Vincent) - Mia Madre -

FINE

19 agosto 2004. Pastrengo Vr