COPPIE

Atto unico di

Roberto Gialdi



PERSONAGGI
Karin
Bodo
Eva
Hugo


La scena è divisa idealmente in due ambienti speculari: sia nella parte destra che in quella sinistra, si vedono un tavolo, dietro di questo due sedie rivolte verso il pubblico e sopra al tavolo un computer portatile aperto.
Le luci illuminano alternativamente solo la parte della scena dove si svolge l'azione.

Karin entra in scena, nella parte sinistra, che viene illuminata: indossa una tuta sportiva e pantofole. Si siede al tavolo ed incomincia ad armeggiare con il computer.
Anche Bodo entra in scena, sempre nella parte sinistra: è vestito elegantemente, in giacca e cravatta.

BODO - Allora? Non sei ancora pronta! Va a finire che facciamo tardi alla festa del rettore… (Si ferma alle spalle di Karin, chinandosi verso il computer.)
KARIN - Tranquillo, sono prontissima: devo solo mettermi scarpe e vestito. Non arriverai tardi, professore! (Si volta verso Bodo e gli aggiusta il nodo della cravatta.)
BODO - OK, mi fido. Ma che stai facendo? (Le dà un bacio sul collo.)
KARIN - Niente, do soltanto un'occhiata alla posta: non si sa mai che qualcuno abbia risposto… (Fa una pausa.) No, ancora niente, nessuna risposta.
BODO - È ancora presto. Quando è stato che abbiamo messo l'annuncio? Martedì scorso, vero? Vedrai che qualcuno risponderà. Dai, vestiti: a quest'ora troviamo traffico. (Le posa le mani sulle spalle.)
Le luci si abbassano lentamente fino a spegnersi sulla parte sinistra e a poco a poco si accendono su quella destra: Eva e Hugo sono seduti dietro al tavolo, intenti a guardare qualcosa al computer.
HUGO - Senti… e se qualcuno lo viene a sapere?
EVA - E chi potrebbe essere?
HUGO - Qualcuno dei miei clienti, per esempio.
EVA - E in che modo, scusa?
HUGO - Navigando su Internet.
EVA - Ma non siamo noi che mettiamo l'annuncio: noi siamo quelli che rispondono.
HUGO - E se invece loro fossero tuoi clienti? (Indica Eva con un dito.)
EVA (dopo un attimo di esitazione) - No... non ricordo nessun Bodo o Karin tra i miei clienti…
HUGO - Quello per cui hai progettato la ristrutturazione della villa al lago l'anno scorso, non si chiamava Bodo?
EVA (scuotendo la testa) - Rudi, si chiamava Rudi.
HUGO - Sicura?
EVA - Sì, sicurissima! Ehi, ma guarda che non ci obbliga mica nessuno. È una nostra fantasia: non c'è scritto da nessuna parte che la dobbiamo per forza realizzare.
HUGO - No… no… questa esperienza la voglio fare. E anche tu!
EVA - Sì, in effetti ne stiamo parlando già da un po'… (Si baciano.)
HUGO - Fammi un po' rileggere la loro inserzione…
EVA - Eccola qui: "Ciao. Siamo Karin e Bodo, una coppia regolare, di elevato livello culturale, pulita e solare. Lei bisex, lui curioso, sappiamo essere molto caldi. Siamo alla prima esperienza e cerchiamo una coppia di pari requisiti per iniziare un gioco intimo e trasgressivo, sempre nel rispetto reciproco". Mi sembra perfetta, che ne dici?
Le luci si abbassano e si spengono sulla parte destra e lentamente si accendono su quella sinistra: Karin e Bodo sono ancora davanti al computer, lei seduta e lui in piedi dietro di lei.
KARIN (voltandosi verso Bodo) - Chi ci sarà, oltre a noi due?
BODO - Di sicuro ci sarà Isacksson…
KARIN - Chi è, quello che elabora modelli matematici per la produzione di luppolo?
BODO (ridendo) - Sì, è proprio lui!
KARIN (scuotendo la testa) - Quello è pazzo, stagli lontano, dammi retta.
BODO - Ma non che non è pazzo, ha solo delle idee un po' naïf…
KARIN - E poi, oltre al pazzoide?
BODO - Mah… Le autorità cittadine. E poi credo un po' tutta la facoltà di economia: Bergman, Schwarz, Tomaczewski…
KARIN - Anche quella spagnola? Come si chiama?
BODO - Dici la Perdosa? Pilar Perdosa Mendez?
KARIN - Sì, proprio lei. È di una bellezza spettacolare, non trovi? E poi… beh, sprizza sesso da tutti i pori!
BODO (in tono scherzoso) - Karin, tesoro, tieni a freno i tuoi ormoni, questa sera, OK? (La bacia sulla bocca.)
KARIN - Tranquillo.
BODO - Andiamo, o facciamo tardi.
Mentre Karin e Bodo escono di scena, le luci si abbassano e lentamente si spengono sulla parte sinistra e si accendono lentamente su quella destra.
HUGO - Sì, mi sembra la coppia giusta. Ce lo siamo detti tante volte, no? Non basta avere delle fantasie, quelle le hanno più o meno tutti, giusto? (Eva annuisce con la testa ed accompagna il gesto con un profondo sospiro.) Il gioco deve essere soprattutto mentale: suscitare emozioni, creare atmosfere, rendere eccitante l'attesa del dopo… Perché è il momento del "dopo" quello più importante, il momento delle coccole e delle attenzioni tra sconosciuti. È lì che si tirano le somme, è in quel momento che si dà un senso a quell'esperienza, che si capisce se è stata soltanto una sagra degli orgasmi o se si è gettato un ponte – carnale e spirituale insieme – tra due mondi. (Fa una pausa.) Sì, mi sembra proprio che questi Bodo e Karin possano essere le persone giuste…
EVA - Finita l'arringa, avvocato?
HUGO - Stupida! (Le passa un dito sulle labbra.)
EVA - Perché mi hai ripetuto cose che già so?
HUGO - Le ho ripetute per me…
EVA - Di che cosa hai paura, Hugo?
HUGO - Della mia educazione puritana e borghese, di che altro? Con un padre integerrimo giudice di Corte d'Appello e una madre devota di Escrivá de Balaguer… Quante volte siamo arrivati ad un passo, Eva, e poi io – solo io! – ho bloccato tutto? Le questioni igieniche, la paura dei maniaci… Tutte storie! Erano i miei sensi di colpa. Sensi di colpa solo per l'intenzione, capisci? Fare sesso con un'altra coppia, magari addirittura non soltanto con lei, ma anche con lui! E trascinando mia moglie in questo vortice di depravazione… Depravazione!
EVA - Ma tu non mi trascini proprio da nessuna parte! Intriga parecchio anche me, lo sai bene, l'idea di sentire sul mio corpo le carezze di una donna sconosciuta… Non c'è… Non c'è nessuna depravazione in quello che stiamo per fare. Una volta, in televisione, ho sentito un monaco buddista spiegare che nel sesso le cose sbagliate sono solo quelle che provocano un dolore – fisico o psicologico che sia – al mio compagno o ad un'altra persona coinvolta nella relazione. E non è il nostro caso, Hugo: da qualunque parte lo si guardi, ciò che facciamo non fa male né a me, né a te, né all'altra coppia. C'è depravazione nel giocare col sesso, anche con persone del nostro stesso genere? Lo sai che ci sono dei primati, i bonobo, che condividono con noi il 98% del patrimonio genetico? Questi bonobo fanno un uso "sociale" del sesso e lo fanno in tutti i modi, anche maschio con maschio e femmina con femmina: è la natura… Ecco, sai cosa ti dico? Che depravati sono i comportamenti contro natura: lì sì che c'è depravazione.
HUGO (abbozzando un sorriso) - Vedo che hai rinnovato l'abbonamento al "National Geographic".
EVA - Non scherzare, è una cosa seria. Tu ti fai troppi scrupoli, Hugo. Non lo so se è colpa dell'ambiente bigotto in cui sei cresciuto. Davvero, non lo so. Ma di certo, negli anni, i tuoi complessi si sono solidificati e adesso fai fatica a liberartene.
HUGO - Ho sempre invidiato la tua famiglia…
EVA - Ah, perché tu credi ancora che avere genitori marxisti mi sia stato d'aiuto? Eppure li conosci bene! Mio padre e mia madre giocavano a fare Jean Paul Sartre e Simone De Beauvoir, ma in casa vigeva una disciplina da politburo. E guai a contravvenire ai diktat del soviet supremo familiare. Lo sai, vero, che la prima volta che ho baciato una ragazza è stato alla mia festa di laurea?
HUGO - Sì, lo so.
EVA - E allora? (Allarga le braccia.) La mia bella famiglia… L'unica cosa che mi sono risparmiata è stata la minaccia di un castigo divino: certe cose erano vietate, ma almeno NON erano peccato.
HUGO - E ti sembra poco? Hai avuto il privilegio di vivere una vita libera dalla superstizione! In casa tua ci saranno anche state delle regole rigide, da seguire senza discutere, ma almeno a te rimaneva la libertà di utilizzare la tua ragione e di arrivare, col tuo ragionamento, a farti le tue regole, e vivere, al momento giusto, secondo le tue regole. Invece, a chi cresce sotto l'ombra del volere di un dio, non è concessa alcuna libertà individuale: gli è addirittura vietato di decidere della propria vita, perché tecnicamente non gli appartiene, essendo proprietà esclusiva di quel dio! Ad una volontà umana, puoi sempre contrapporre un'altra volontà umana. Ma ad una volontà che viene contrabbandata per divina, non puoi contrapporre nulla: è una superstizione e, come tutte le superstizioni, non può essere messa in discussione: è così e basta. E quindi, se incominci a crederci, sei spacciato, non hai nessuna via di scampo…
EVA -C'è troppa rabbia nel tuo cuore. E anche nella tua mente. Proprio perché mi è mancata un'educazione religiosa, io ho dovuto trovare la mia strada da sola. Non te l'ho mai detto, Hugo, perdonami: frequento la comunità metodista, è più di un anno, ormai. Avevo paura di dirtelo, non sapevo come l'avresti presa... (Fa una pausa.) Le difficoltà sono state tante, però adesso sto bene, con me stessa e con gli altri, perché lì ho capito come stanno veramente le cose: Dio NON è un giudice che condanna, Hugo, è un amico che aiuta. E, comunque, la libertà di scegliere tu la tua strada, quella, ti rimane sempre, anche se ti hanno mandato a catechismo.
HUGO - Però di certe cose non ci si libera mai, prima o poi ritornano. Sempre…
EVA (dà un bacio a Hugo) - Dai, rispondiamo all'inserzione…
Le luci si abbassano lentamente, fino a spegnersi, sulla parte destra e lentamente si accendono su quella sinistra. Karin e Bodo rientrano in scena, sempre nella parte di sinistra, ora illuminata: Karin indossa un elegante vestito nero e scarpe col tacco alto. Ridono.
BODO - La verità è che ti piace da impazzire, ammettilo.
KARIN - È bellissima, questo non si discute. Però non può andare in giro così: tutta la città le può controllare la ricrescita dopo la depilazione inguinale! Per favore, dai…
Si siedono.
BODO - In tanti anni che ti conosco, questa Karin bacchettona mi era sempre mancata.
KARIN - Ma non è vero! Non sono affatto bacchettona: detesto gli esibizionisti. Di qualunque tipo.
BODO - E le tue modelle, allora? Posare nuda non è esibizionismo?
KARIN - Per niente! Quello è un lavoro. Nemmeno gli attori porno sono esibizionisti: semplicemente fanno un lavoro che richiede loro di mostrarsi al pubblico. Esibizioniste sono quelle coppie che si riprendono mentre fanno sesso e poi mettono il video su Internet: quelli si mettono in mostra senza alcun motivo diverso dall'apparire.
BODO - Però non fanno nulla di male…
KARIN - Non ho detto che ci sia qualcosa di male, in fondo assecondano soltanto la natura umana: sono assolutamente convinta che gli esseri umani – anche le donne spesso, credimi! – provino un naturale piacere nel vedere i propri simili che fanno sesso. Però resta il fatto che filmarsi e mettere il video in rete è un comportamento esibizionista. Ed io lo detesto. Anche in spiaggia: mi hai mai vista senza il reggiseno del costume?
BODO - Se è per questo non ti ho nemmeno mai vista ai vernissage delle tue mostre.
KARIN - Infatti. Anche quello sarebbe esibizionismo: sono i miei quadri che devono essere mostrati, non io!
BODO - Beh, qualcuno potrebbe considerare il tuo comportamento un'insopportabile forma di snobismo.
KARIN (in tono scherzoso) - Senti chi parla di snobismo! Dopo quello che hai detto stasera…
BODO - A che ti riferisci?
KARIN - Quando quella giornalista ti ha chiesto se eri orgoglioso di lavorare in questa università così prestigiosa… Cos'è che le hai risposto?
BODO (fa una pausa, come per ricordare le parole precise) - Guardi, i miei genitori divorziarono quando avevo solo otto anni. Sopravviverò anche a questo.
KARIN - Prova a dirmi che non è snobismo.
BODO - Infatti, non lo è: è la verità! (Ridono.)
KARIN - No… Senti… Sinceramente, credi che dovrei andare alle inaugurazioni?
BODO - Diciamo che non sarebbe esibizionismo, ecco…
KARIN - E che cosa sarebbe?
BODO - Nelle tue opere c'è una parte di te che parla alla gente. Ecco perché, quando i tuoi quadri vengono esposti, dovresti esserci anche tu.
KARIN - È proprio questo il problema! Vorrei che la mia arte parlasse senza dire nulla di me…
BODO - Un'arte sciapa, come il matzot.
KARIN - A me il pane azzimo piace. (Sorride.)
BODO - La verità è che vorresti inventare una gabbia di Farraday per le emozioni, per impedire alle tue emozioni di fuggire via.
KARIN - No, questo non puoi dirlo: sei ingiusto. Vorrei soltanto poter selezionare le persone a cui mostrare le mie emozioni, senza darle in pasto a cani e porci. Soprattutto senza essere costretta a farle vedere a gente che non so nemmeno chi sia.
BODO - E con la coppia che risponderà all'annuncio, come la metti? Anche quella è gente che non sai nemmeno chi sia…
KARIN - Non lo so, mi sembra una cosa diversa… Accidenti, Bodo, non confondermi! È tardi ed ho bevuto troppo.
BODO - Allora è proprio il momento giusto, quando la guardia è bassa.
KARIN (sbuffa) - Con l'altra coppia sarebbe una cosa diversa perché, anche se non li conosco, c'è una condivisione, capisci?
BODO - Vai avanti.
KARIN - Ti andrebbe qualcosa da bere? Preparo un Negroni?
BODO - Meglio di no… Vai avanti.
KARIN (sbuffa di nuovo) - Non so come spiegartelo… Ci provo. Con l'altra coppia non ci conosciamo, ma so che cerchiamo la stessa cosa. Mi sembra di ritornare un po' bambina, quando la mamma mi portava al mare e passavo intere giornate in spiaggia, a giocare con bambini che non conoscevo. Eravamo tutti lì per divertirci e a nessuno di noi interessava chi fossero gli altri bambini: era facile fare amicizia, non c'erano secondi fini. Ho bisogno di ritornare su quella spiaggia e di condividere nuovamente un frammento della mia vita con qualcuno che non conosco. Tutti noi, chi prima o chi dopo, abbiamo bisogno di ritornarci, ognuno a suo modo…
Le luci si abbassano e lentamente si spengono sulla parte sinistra, mentre a poco a poco si accendono su quella destra.
HUGO - Allora… Ho scritto così: "Ciao. Abbiamo letto la vostra inserzione e ci piacerebbe incontrarvi. Anche per noi sarebbe la prima esperienza. Da molto tempo stavamo aspettando l'occasione giusta, la coppia giusta per fare questo passo. Non vi nascondiamo di essere anche un po' timorosi, ma il modo in cui vi siete presentati ci fa ritenere che anche voi, come noi, siete alla ricerca di una situazione intrigante, ma educata, totalmente libera, ma senza alcuna perversione. Qui sotto vi indichiamo i nostri numeri di cellulare: speriamo di sentirvi presto per concordare un primo incontro. Hugo ed Eva". Abbiamo messo tutto, no?
EVA - Mi pare proprio di sì. Ti sei rasserenato un po'?
HUGO - Sì, grazie… Allora spedisco?
EVA - Spedisci! (Gli prende la mano.)
HUGO - Ecco fatto: è partita. Eva…
EVA - Non dire niente.
HUGO - Come farei senza di te?
EVA (con tono scherzoso) - Faresti senza!
HUGO - Voglio dire… È solo grazie a te se mi sto liberando delle mie assurde paranoie.
EVA - Buono a sapersi: ti manderò la parcella per la psicoterapia!
HUGO - Non puoi farlo: sarebbe esercizio abusivo della professione di psicoterapeuta.
EVA - Peccato… Vorrà dire che continuerò a lavorare gratis.
HUGO - Ancora non riesco a credere che ci siamo riusciti. Ed è tutto merito tuo: fosse stato per me, saremmo ancora lì a tentennare ed io continuerei a chiederti se è giusto farlo, se invece non stiamo facendo un errore.
EVA - Sai cos'è che ci siamo dimenticati di chiedere? In che città abitano Bodo e Karin.
HUGO - Mah… Credo che abitino in questa regione: il sito su cui hanno pubblicato l'annuncio ha una rilevanza locale.
EVA - Giusto, non ci pensavo. E poi, anche se si tratta di fare qualche chilometro, ne vale pena, ti pare?
HUGO - Senza alcun dubbio! Senti, ma domani cucini tu per cena, vero?
EVA - Accidenti! Me ne stavo dimenticando… Ti avevo detto che me ne sarei occupata io, ma sarò impegnata fino a tardi con quel nuovo cliente…
HUGO - Quello che non riesce a decidersi tra taverna e doppio garage?
EVA (ridendo) - Sì, proprio lui. Ti dispiace pensarci tu?
HUGO - Per niente: hai qualche preferenza?
EVA - Mangerei volentieri del pollo.
HUGO - OK, lascia fare a me. Ti andrebbe anche qualcosa di dolce?
EVA - Perché no? Festeggiamo! Però non farmi i buñuelos de yuca: lo sai che alla sera non digerisco le cose fritte…
Le luci, a poco a poco, si spengono sulla parte destra e si riaccendono lentamente su quella sinistra.
BODO - Ma non è soltanto questo, vero?
KARIN (sbuffa ancora una volta) - Dobbiamo proprio parlarne adesso? (Bodo la guarda e rimane in silenzio.) Ho bisogno anche di una donna. Tu l'hai sempre saputo e mi hai sempre lasciata libera, ma in tutto questo tempo io ho messo a tacere la mia identità. E l'ho fatto perché è terribilmente più comodo avere una vita "regolare". È più comodo, ma non è per niente facile. E nemmeno giusto. Quando ritraggo le mie modelle nude, ho quasi l'impressione di vivere nei miei quadri una vita parallela e di anestetizzare la mia bisessualità nelle mie tele. Ed ho paura di finire per assuefarmi a questa situazione… In fondo, odio le mie opere: la passione – l'amore! – con cui le creo svanisce appena le termino e lascia il posto ad un gran senso di frustrazione. Ecco perché non vado mai alle mie mostre. I giochi con l'altra coppia, invece, nelle mie intenzioni sono il mezzo per recuperare la mia identità nella sua interezza. Con un'altra coppia, non soltanto con un'altra donna, perché non farei mai nulla senza di te: questa è la nostra vita, Bodo. (Karin e Bodo si baciano appassionatamente.) Ti amo tanto…
BODO - Anch'io…
Il computer portatile emette il suono che segnala l'arrivo di una nuova email.
KARIN - Qualcuno ha risposto!
Le luci si accendono anche sulla parte destra. Sulla scena – ora completamente illuminata – le due coppie rimangono immobili per alcuni secondi, guardando il pubblico.

SIPARIO