LA CO(R)DA DEL DIAVOLO

Mistero Diabolico. Dramma Esplosivo

Atto Unico di

GIUSEPPE ACONE

 

PERSONAGGI
Dott. Damon, settantenne Francesco, trentenne Merengaria, trentenne

Tempo Presente

 

Il Dott. Damon, psicoanalista, è alla sua scrivania. Di fronte a lui, seduta, c’è una sua paziente che ha appena finito di parlare…
Dott: Allora? E’ convinta?!
Lei scoppia a piangere, di un pianto inconsolabile…
Dott: Oddio, su, su (si alza dalla poltrona e va verso di lei) Su, andiamo, calma (cerca
di calmarla. La rincuora) Suvvia… Ci vediamo martedì, va bene?!
Lei si calma un po' ed esce. Il Dottor Damon va alla scrivania e chiama all’interphone
Dott: Merengaria, accompagna la signorina Bellissimo… e accompagnala con lo
sguardo per un po' per favore
Il dott si rilassa un attimo: si riprende, tra un paziente e l’altro. Chiama Merengaria all’interphone sulla scrivania
Dott: Merengaria, fa passare il prossimo Entra Francesco, paziente da un paio d’anni Dott: Ooooh Francesco, bravo. Ci si rivede. Francesco: Caro dott Damon
Il dott, in uno slancio ludico, abbozza il ritornello di un canto (canzone da scegliersi e che possibilmente contenga il nome Francesco) e Francesco completa il ritornello cantando anch’egli. Terminato lo slancio ludico, il dott si ri-siede e…
Dott: Aah bisogna che sia più serio, altrimenti non verranno da me neanche per un
mero attacco di panico… Allora, dove eravamo rimasti?
Francesco: Dott Damon, il problema non è dove eravamo rimasti. Il problema è
quello che m’è accaduto nelle ultime settimane
Dott: Sentiamo…
Il dott fa cenno a Francesco di sdraiarsi sul divano al centro della scena. Il dott gli si mette accanto con tanto di penna e taccuino. Francesco sdraiato:
Francesco: Io e Vittoria…
Dott: Avete litigato?
Francesco: Macchè! Circa tre settimane fa andammo alle Gole del fiume Calore
Dott: Bello!
Francesco: Già! Presi la canoa… Lei no. Lei prese il pattino. Ha paura… del resto non sa nuotare. Posto bellissimo… Poi facemmo il bagno nell’acqua gelida del fiume: cazzo quant’era gelida quell’acqua… Mi fece pensare alla morte quando m’immersi: la morte deve essere fredda secondo me. Comunque ci muovemmo tra le rocce.
C’era un ragazzino ciccione… per errore, col suo culone, spinse Vittoria in acqua.
L’acqua in quel punto era profonda almeno 5 metri. “E’ la fine” pensai subito, e mi colpì un flash di quel gelo mortifero di prima, che, a quel punto mi parve come un presagio che stava avverandosi sotto i miei occhi…
(Francesco s’alza seduto sul divano e anche in piedi, e comincia a mimare)
Io la guardavo -tutto accadde in pochissimi secondi- stava risalendo aggrappandosi
agli spuntoni di roccia “Dai che ce la fai” pensai. Ma riscese di nuovo… Io non ero riuscito a buttarmi e salvarla, perché eravamo in uno specchio d’acqua
ridottissimo… tra le rocce. Se mi fossi repente buttato, l’avrei affogata io stesso.
Intanto io urlavo alla gente che era molto più vicina a lei rispetto a me: urlavo
“Prendetelaaaaa” … Niente! Quel ciccione non se ne accorse nemmeno. Fatto sta
che stavo per buttarmi (almeno credo) quando rividi la testa di Vittoria far
nuovamente capolino: era riuscita a risalire… Salva! Tirai un sospiro di grande sollievo. Dopo avrei affogato quel ragazzino dalla rabbia. Ovviamente, di ritorno a casa, lei mi chiese perché non mi fossi buttato subito a salvarla. Io le spiegai che fu per il mio raziocinio, e che ritenni d’aver fatto bene. Lei un po' mi credette e un po' no… Comunque la cosa pareva finire lì
Dott: Beh, anche per me, che non c’ero, è finita lì
Francesco: Si, ma più i giorni passavano, più io mettevo in dubbio la mia tesi. La mia coscienza faceva le bizze: non m’ero buttato per lucido raziocinio, per paura che mi tirasse giù con lei, o perché chessò - guarda posso arrivar a pensare anche a questo- al mio subconscio andava bene che lei morisse?
Francesco si dispera e piange
Dott: Ehi, fermo lì, stai esagerando: se seguiti di questa guisa, qualsiasi cosa può divenire vera o almeno ipotizzabile… Vittoria è viva: è questo che conta! Sul resto possiamo anche ragionare, ma… è viva!
Francesco: Per paura o per virtù di ragionamento? Mi sento impazzire. E ogni volta che ricostruisco l’accaduto nella mia mente, non riesco mai a essere sicuro… di nulla… di preciso: più ci penso, meno capisco.
Francesco è disperato
Dott: Questo è normale. Difatti il fatto è irricostruibile con la sola memoria. Poi, se Vittoria non ti ha mosso chissà quali rimostranze, ciò suggerisce che anche lei deve aver pensato quello che hai pensato tu: lo spazio era angusto, e hai fatto bene ad attendere. Anche se poi - lascia che ti dica una cosa - un’altra frazione di secondo, e di certo ti saresti buttato; ma qui entriamo nel campo delle probabilità…
Francesco: Si, ma io devo saperlo, maledizione! Non posso vivere così!
Dott: Si che puoi! Non puoi pretendere di controllare tutto.
Francesco: Vittoria me lo dice scherzando… che stavo lasciandola annegare, e io le dico: “ma dai che lo sai anche tu che ho fatto benissimo a non buttarmi d’acchito, e ad aspettare qualche secondo”. Ma quando sono solo a solo con la mia coscienza, mi vengono in mente le cose più terribili: e se m’avesse giovato la sua dipartita?! Ho provato a formulare nella mia testa paragoni, ipotesi: pensavo “Anche a quello lì, per strada, che pure ha la faccia tranquilla di chi crede di capire tutto; ebbene anche a lui sarà capitato un fatto simile al mio?! Oppure a quell’altro, così male in arnese… deve essergli capitato… Ma niente! Il mio tarlo lavorava e non smetteva, anche se mi sforzavo d’appioppare addosso a questo e a quello ciò ch’era capitato a me. Poi pensavo: eppure eccoli là, tutti, senza problemi - malgrado le disgrazie che avevo loro appioppate - camminare e andare come nulla fosse. E allora perché io non
potrei fare altrettanto?!” Ma niente: eran entusiasmi che s’affievolivano alla velocità della luce. La guerra. Cazzo: la guerra! Abbiamo una guerra alle porte, che pare debba scoppiare da un momento all’altro… Ecco, questo sarebbe un fatto gigantesco che annullerebbe le mie sofferenze. Un fatto simile ci metterebbe tutti sullo stesso piano morale… (Riavendosi) Come vedi deliro; sto delirando cazzooooo
Francesco urla e s’accascia e sdraia sul divano
Con calma e lentezza, il dottore cammina (percorre la scena) e va al mobiletto degli alcolici: versa da bere per due, e con calma tiene un bicchiere per sé e porta l’altro a Francesco affranto sul divano. Poi, sempre con calma, va a sedersi alla scrivania. I due sorseggiano. Poi il dott all’interphone
Dott: Merengaria, puoi venire per favore?! Merengaria entra
Dott: Merengaria, prendi da bere e bevi insieme a noi… Tranquilla, è l’ultimo
paziente per oggi
Merengaria esegue e va a sedersi sul divano anch’essa
Dott: Merengaria, guarda attentamente Francesco, e dimmi se da lui t’arrivano chessò… sensazioni che costui sia un pavido, o meglio: un cacasotto
Merengaria: (Con timidezza) A me pare uno molto attaccato ai suoi affetti, tant’è
che ho provato a sedurlo diverse volte, ma lui non ha mai ricambiato.
Dott: E come vedi Vittoria, la sua fidanzata?
Merengaria: Una creatura angelica!
Dott: Grazie mille Merengaria, puoi andare.
Francesco: Merengaria! Che diavolo di nome è mai questo? Mah, comunque… Caro il mio dottor Damon, cosa dovrebbe dirmi ‘sta cosa? Ho appreso che Merengaria ha tentato di sedurmi, ma non me ne sono mai accorto… o forse si. Boh. Ho appreso che avete entrambi una buona considerazione di Vittoria e me, e, ad esser sincero, questo mi mette in maggiore difficoltà… in ulteriore difficoltà: mi sento in colpa ancor di più! Se tutti ci avessero considerati delle merde, avrei accettato il fardello colposo e probabilmente non l’avrei considerato proprio, ma…
Dott: Uhm capisco… Ascolta: ti ho mai detto della mia prima moglie?
Francesco: No.
Dott: No. Sicuro?!
Francesco: Si. Sicurissimo!
Dott: La mia prima moglie, che si chiamava Merengaria… Si: ho dato a mia figlia il
nome della mia prima moglie
Francesco: Giuro che non sapevo che Merengaria fosse tua figlia
Dott: La mia prima moglie dunque… morì annegando… davanti ai miei occhi.
Gelo dappertutto. Tangibile.
Dott: Eravamo in gita al mare… cadde dal molo - non ho mai capito come cadde - Per me potrebbe anche essersi suicidata: io ero un attimo distratto, sentii il tonfo in acqua, la vidi dimenarsi un poco, e poi annegò davanti ai miei occhi. Io ero gelato.
Fermo. Basito. Non feci nulla… e sai perché non mi buttai?... Per paura! Il volo da fare sarebbe stato notevole: il molo era alto in quel punto. Per paura non mi tuffai. Per il mio secondo matrimonio, alla nascita di mia figlia, la chiamai come lei: come una sorta di sciocco velleitario inutile tributo. Ecco, io non ho mai avuto dubbi: ho avuto terrore. E lei è morta. Debbo aggiungere altro?
Il dottore è sconvolto
Francesco: Accidenti! Damon… io non ho il diritto di sentirmi responsabile. Anzi scusami se, a causa delle mie angosce, hai disseppellito una cosa tanto terribile, ma capisco che, in un certo senso, l’hai fatto per me.
Dott: Non so se l’ho fatto per te; fatto sta che non ne parlavo da decenni della cosa, e, disseppellirla, mi ha fatto uno strano effetto… Le cose non accadono mai per caso. Ci siamo osmoticamente travasati angosce
Francesco: Sento di nuovo il sangue scorrermi nelle vene… e lo devo alla tua
confessione… Non potrò mai ringraziarti abbastanza. Io non so come dirlo, ma… mi hai guarito… Grazie!
Dott: Ora però, ti prego, lasciami solo. Vediamoci… ehm giovedì
Francesco: Ok, a giovedì.
Francesco se ne va. Damon passeggia nello studio… a un certo punto si ferma, e guarda verso il pubblico, di scatto…
Dott: Ehi, chi è là? (Damon si fa avanti… al proscenio) Oh Diavolo: il pubblico?! (Pausa) Beh, del resto nulla accade davvero se non viene esperito da nessuno: come l’albero che cade nella foresta: cade davvero se non lo vede e non lo sente nessuno? (Pausa) Non è vero niente: … la storia della mia prima moglie, che ho raccontato a
Francesco, è mera fantasia. Una “invenzione terapeutica”. Beh ha funzionato! Accidenti se ha funzionato! Avete veduto anche voi. Ho dovuto farlo: a Francesco ci tengo molto: come fece a risalire Vittoria, per la seconda volta… una che non sa nuotare? Una co(r)da invisibile che pian pianino la tira su, Eh, che dite? (il dottore mima mefistofelicamente tutto). Vittoria salva, Francesco salvo. (Il dottore va alle quinte). In questo momento -eccoli là- Francesco sta parlando con mia figlia Merengaria. (Pausa) Francesco lascerà Vittoria e sposerà mia figlia. Mio genero. Se non ci pensavo io alla sua salute: … l’ho ridato alla vita. Come? Ah! Come faccio a sapere certe cose in anticipo?! Beh, il tempo, nella fisica moderna, non esiste: è una mera convenzione. Poi, scusate, come mi chiamo io? Damon!... Demon!... Demòn!! Non vi dice nulla?
A codesto punto, il dottore allarga le braccia e luciferinamente scoppia in una fragorosa risata…
Buio
Poi di nuovo luce Poi di nuovo buio
Tra un buio e la luce, intravediamo il Dott Damon apparirci con delle corna. Una visione luciferina di forte impatto visivo… e di grande inquietudine. Poi buio definitivo
Pausa. Musica.
Di nuovo la luce. La scena è la medesima di prima, ma non c’è nessuno.
Mentre la musica seguita, entra Damon con corna e coda luciferina. Entra come entrerebbe un essere metà umano metà demone. (C’è qui un brano di musica classica da scegliersi). Va al proscenio e comincia a scatenarsi in una danza luciferina, rivolgendosi di tanto in tanto al pubblico... Poi solleva da terra un simbolo demoniaco… Cessata la musica, lentamente va a sedersi alla scrivania, e chiama all’interphone:
Damon: (All’interphone) Merengaria, rintracciami Francesco. (Poi tra sé e sé dice parole strane e emette gorgheggi provenienti da altri mondi). Tra 20 secondi sarà qui (riferendosi a Francesco).
Intanto entra Francesco Damon: Vieni, figlio mio Francesco è terrorizzato
Francesco: Oh Cristo! Ma che cazz…!
Damon: Suvvia, vieni vieni, accomodati…
Francesco: Scusa Damon, ma come ti sei conciato?
Damon: Frà, figlio mio, questa è la mia vera immagine… Dì un po' piuttosto: come
procede la tua vita ora?
Francesco: La mia vita procede bene, Damon! Anzi direi fin troppo bene! Aggiungerei: immeritatamente bene!
Damon: Come va la vita con Merengaria?
Francesco: Merengaria è un angelo! Scusa Damon, Vittoria, a un dato momento
sparì…
Damon: Oh tranquillo: s’è rifatta una vita.
Francesco: Damon, qui c’è da cacarsi sotto: sei dunque tu… Il DIAVOLO??!!
Un boato in questo momento.
Damon: Fai tu: Lucifero, Satana, Belzebù… chiamami come meglio t’aggrada, figlio mio. Io opero da un mondo che non si vede. O almeno: che tutti gli umani non considerano. Invece è dall’invisibile che tutto nasce e prende forma…
Francesco: Comincio -con difficoltà- a capire delle cose. Ma perché io?
Damon: Non sei soltanto tu. Siete un gruppo. Uomini e donne che per qualche motivo son entrati in contatto col proprio Deus Ex Machina… o Diavolo Custode che dir si voglia. Sai, perché le cose accadano, serve sempre un osservatore “un
determinatore”. Difatti -non so se te ne sei accorto- ma lì (direzione pubblico), lì, vedi?!
Francesco: Cosa? Cosa dovrei vedere?
Damon: lì c’è un pubblico. Guarda. Fatti avanti.
Francesco va al proscenio: guarda, scruta…
Francesco: Oh cazzo! Gente! Un pubblico! Ma io… io non so la parte da recitare.
Damon: Non temere, figlio mio, improvvisiamo!
Francesco: Ma che senso ha tutto questo?
Damon: Te l’ho detto: tutto quel che accade deve essere osservato… altrimenti non accade. Francesco, è da quando sei nato che io osservo la tua vita. Osservandola l’ho determinata. Tutte le volte che la tua vita ti pareva andare fuori dal tuo controllo… e poi “miracolosamente” tutto ti si risolveva…
Francesco: … Eri tu! Ehi un momento: ora ricordo… ricordo d’averti incontrato in sogno, o almeno così mi pare… Oh Cristo, ho la mente che vacilla… Da bambino, da bambino devo averti incontrato in sogno… Avevo paura…
Damon: Ah, lo so benissimo! Sei sempre stato un bambino… sensibile!
Francesco: La mia vita va ora a gonfie vele. Mi chiedo -di nuovo- perché io?
Damon: Perché tu hai mostrato che si può soffrire da morire per un senso di colpa,
anzi addirittura per un senso di colpa presunto… Sai questo cosa significa?
Francesco: Cosa?
Damon: Significa che tu hai una parte animica. Hai un’anima! Non tutti ce l’hanno, siete anzi in pochissimi. La vostra anima ci serve per guardare alla immortalità. Voi che avete un’anima in realtà mai morite, dato che l’anima è eterna. Ma noi, poveri Diavoli, che anima non ne abbiamo, siamo mortali. Totalmente mortali. Finiamo insomma. Ma bada: noi su questa Terra siamo il Potere che tutto sovrintende. Lo siamo da secoli.
Francesco: Che ne sarà di me… se la mia anima serve a te?!
Damon: Tu non ti preoccupare, figlio mio. Genera figli. Quanti più figli puoi e non ti preoccupare. Sai, qui sulla Terra, siamo in realtà due gruppi di Potere. Noi siamo quelli che ritengono che il pianeta è grande abbastanza, e può ancora essere
popolato: buon per noi! L’altro gruppo di Potere tende alla decimazione della popolazione, con ogni mezzo: avvelena la popolazione; vorrebbe ridurre la Terra a un pianeta abitato da pochi gruppi privilegiati, e un po' di plebaglia da sfruttare. Noi no. Noi teniamo a voi: quelli come te sono il tramite perché nasca sempre più gente con un’anima. Beh, sai, figlio mio, alla fine soltanto sapremo chi vincerà.
Francesco: Ho sempre saputo che il Diavolo non esiste. Io ho invece praticamente
venduta l’anima al Diavolo
Damon: Naaaaa non sarei così tragico: venduta? No! Diciamo prestata! Con i tuoi geni e con i geni di Merengaria -che ha anche i miei- potranno nascere uomini… super uomini! E’ vero: il Diavolo ha saputo far credere che non esiste, così ha potuto agire quasi indisturbato. Vi hanno insegnato che il Diavolo è l’Anticristo, ma il Diavolo non è sempre il male: del resto hai mai sentito dire “povero Diavolo”?! Ecco! Gli altri… l’altro gruppo di Potere… sono quelli del FUNGO ATOMICO. Se doveste vedere uno o più funghi di tal guisa, vorrà dire che hanno vinto loro. Caro Francesco mio, a dire il vero esistono Poteri ben più forti e cattivi di quelli del Diavolo. (Qui gigione e sarcastico) Sempre più donne governano cose e persone. E le donne sono
le più guerrafondaie… Se poi pensiamo al fatto che per esempio “la Donna ne sa una più del Diavolo” beh… . Comunque Il nostro esercito è quasi pronto -l’avrai capito- e tu ne fai parte.
Francesco: Attenderò tue direttive… Padre, ma… tutta ‘sta gente che ci sta
guardando -a me mette un disagio addosso… Sentono quel che diciamo
Damon: Questa gente, tra poco uscirà di qui. I più dimenticheranno ciò che hanno veduto, ma una piccolissima parte d’essi porterà il segno di quel che ha visto: quegli 1, 2 o 3 che, sapremo, hanno l’anima… e saranno dei nostri.
Damon: Facciamo una cosa, figlio mio: usciamo di scena, vediamo il pubblico che fa: resta o se ne va?
I due escono di scena. La scena rimane vuota per qualche secondo. Poi rientra Damon, e poi Francesco.
Francesco: Niente, non si sono mossi… O almeno così pare. Ma fossero statue?
Fossero finti?
Damon: Credimi figliolo… siamo più finti noi… di loro: noi non riusciamo ad operare
al di fuori di questo spazio… esistiamo solo qua. Fuori scena non esistiamo più.
Quindi o siamo in grado di dare il nostro apporto da qui, o siamo fottuti. O siamo in
grado di infliggere cambiamenti da qui, o niente: rimaniamo “poveri diavoli”; pur potenti, ma pur sempre poveri diavoli. Noi agiamo nel mondo della immaginazione, della fantasia. Agiamo quindi a un livello sottile: siamo dietro le apparenze… Noi combattiamo il perbenismo; non siamo persone “per bene”: siamo Diavoli!
Francesco: Sin da bambino, non mi sono mai adattato, non mi sono mai omologato… Non sapevo perché, ma adesso l’ho capito: noi siamo contro il politicamente corretto, siamo contro le guerre che pretendono di esportare
democrazia. Noi siamo “cattive persone”, siamo disobbedienti, dissidenti. Noi, con i nostri soldi, non ci compriamo ori, macchine e gingilli: noi coi nostri soldi ci compriamo DINAMITE!!!!
Damon: Esatto, figlio mio!
Francesco: Sai, Padre, hai ragione: siamo figure che agiscono dietro il velo, agiscono nell’inconscio della gente… di certa gente, viviamo dietro l’apparenza di una realtà sempre più immateriale… In questo momento potremmo essere chessò… tra i neuroni del cervello d’una persona che sta pensando le stesse cose di cui stiamo parlando… Peccato non potersi materializzare in mezzo a loro.
Francesco si fa triste
Damon: Beh, il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ma tranquillo figlio mio: anche tu sarai un “Diavolo Custode” … Andrai quindi tra la gente -esattamente come è capitato tra te e me- la psicoanalizzerai, e capirai chi è persona animica. Dobbiamo continuare la battaglia, altrimenti i Signori del Fungo avranno la meglio. Quelli che adorano i Signori del Fungo, sono quelli che vanno a messa tutte le domeniche, sono quelli che si piegano al Sistema dominante ed hanno poi l’ardire di sentirsi anche controcorrente. Sono quelli che riempiono i supermercati, quelli sempre dalla parte dei governanti. Sono quelli che vogliono che tutto il mondo obbedisca ai loro dettami cosiddetti democratici. Noi siamo i distruttori di queste cazzate. Ci
chiamano “cattivi” da tempo immemore… ma la verità sta per palesarsi nel mondo. Quindi tu, Francesco, andrai in mezzo a questo gregge, a caccia di pecore nere. Il mio tempo qui sta per scadere: ho attraversato i secoli, ho visto cose… ho visto tutte le cose… Ora ho bisogno di riposare, figlio mio. Chissà quanti poveri Diavoli
dovranno ancora morire, prima che riusciamo a guadagnarci l’Eternità…
Damon, lentamente, va verso il divano al centro. Si sdraia. Si lascia morire in una atmosfera rarefatta
Musica
Francesco gli va accanto. Lo saluta. Poi si dirige verso il pubblico
Francesco: (Rivolgendosi al pubblico) Mi auguro -e lo dico col cuore - che abbiate
capito anche solo un minimo di quello ch’è accaduto qui. Voi siete brava gente… ma
forse… c’è fra di voi un diavoletto che… ch’è dotato d’anima. Chi deciderà se una persona è animica o no? Io naturalmente!
Intanto Francesco, si muove per la scena e va a sedersi alla scrivania. Si
aggiusta/rilassa un attimo, e chiama all’interphone
Francesco: Merengaria, fa passare il primo paziente della giornata. Mi raccomando, digli che l’amato Dott Damon è deceduto… Si Merengaria: se n’è andato. So benissimo che ti fa male, e so benissimo che te lo aspettavi -del resto hai i suoi
geni… e non solo quelli- Insomma, dì ch’è deceduto, e che a sostituirlo c’è… suo figlio. Avanti dunque, si ricomincia… Fa passare
Francesco si mette in attesa, va a versarsi qualcosa da bere e, impalato in scena,
aspetta che qualcuno entri da un momento all’altro.
A un dato momento assistiamo a uno strano fenomeno: i tendaggi delle quinte, cominciano a muoversi in modo inquietante: un rumore di passi, calci, botte d’ogni guisa, urla… come un’animalesca folla proveniente da chissà quale anfratto dei venti cosmici, da chissà quale luogo dell’Universo…
Francesco: Siete una folla eh?!
Damon (la sua Anima): Francesco, figlio mio Francesco si fa incredulo e entusiasta a un tempo Francesco: Padre, sei tu?!
Damon: Si, Francesco. Sono il primo Diavolo ad aver ottenuto un’anima… grazie a te e Merengaria… Prendi Merengaria e andate via. Dovrete combattere… io vi sarò sempre vicino. La folla che senti, non sono pazienti: sono i Signori del Fungo. Hanno scoperto dove siete: qualcuno del pubblico che vi osserva, deve aver avvertito chi di dovere. Tra la gente da cui s’è osservati, c’è sempre qualche spia
Nel frattempo Merengaria è entrata in scena: è corsa tra le braccia di Francesco. Sono lì, entrambi, in un momento di sospensione (di spalle al pubblico) a guardare la quinta in fondo da cui provenivano i rumori. Francesco e Merengaria si abbracciano. I rumori riprendono
Damon: Figli miei, ricordate la dinamite… e andate. Io sarò con voi.
Francesco prende dei candelotti di dinamite, dà la mano a Merengaria, e fuggono uscendo di scena… Subito dopo rumori infernali, e, a scena vuota, parte una canzone che abbia a che vedere con la dinamite.
A un certo punto cessano i rumori infernali e cessa la canzone. Un attimo di
silenzio… e poi l’esplosione: un boato tremendo. La Dinamite.
Per qualche secondo, la scena sarà vuota… come in attesa di qualcosa. Difatti, da destra, sbucano, malconci, Merengaria e Francesco. I due riescono a trascinarsi sul divano al centro (Francesco è azzoppato). Si guardano le ferite, si abbracciano…
Damon: (Tuona in ogni dove) Figli miei, sono orgoglioso di voi…
Francesco: Padre, io no! Non sono orgoglioso di me: Prima, nella vita di tutti i giorni ero libero… Ma man mano che ‘sta vicenda s’è andata chiarendo, ho perso la libertà e mi son trovato in questo Teatro del cazzo… da cui pare non si possa uscire. Io e Merengaria vogliamo combattere, ma da uomini liberi, in mezzo agli altri,
confonderci col prossimo…
Damon: Figlio mio, questo non è possibile. Voi combattete a un livello sottile della
realtà: è dall’infinitamente piccolo e dal “nascosto” che tutte le cose derivano.
L’unica speranza di vincere risiede nel narrare le vicende alla gente da questo luogo apposito… che chiamiamo teatro. Non è certo andando tra la gente, nella realtà di facciata, di superficie, che riusciremo a cambiare le cose
Francesco: Padre, ti devo molto, ma temo che adesso dovrò fare di testa mia…
Francesco, rivolgendosi al pubblico:
Francesco: Dato che noi non possiamo uscire da questi tre lati… venite a prenderci voi. Qui per noi c’è una quarta parete trasparente che dal di dentro non possiamo sfondare. Provate voi da fuori. Che qualcuno di voi provi a venirci a
prendereeeeeeeee…
A un dato momento s’alza una persona del pubblico, e va al proscenio, “entra” e va dai nostri: i tre si toccano, si abbracciano… Fanno allora una cordata con le mai, e
cercano di penetrare l’immaginaria parete trasparente: provano da diverse parti, ma niente! Non riescono a uscire. Come dei pesci in un acquario, rimangono bloccati dalla quarta parete. Si dimenano in ogni modo…
Damon: Figli miei, il Teatro è un luogo -peraltro indefinibile- ove si può pure
entrare… ma poi… come vedete non si può più uscire.
Un brano di musica classica commenterà questa situazione/disperazione dei tre: essi seguitano a dimenarsi, la musica incalza…

SIPARIO