COSTANTINO IMPERATORE E LA STORIA DOMINANTE

Dramma in due atti di

Fabio Basilico


Personaggi

COSTANTINO            Flavio Valerio Aurelio Costantino, Augusto Imperatore
QUESTORE                Quaestor sacri palatii e capo del Consiglio del Principe
PREFETTO                Prefetto del Pretorio
CLEIO VALERIO MARZIANO    Consigliere del Sacro Collegio (Consiglio del Principe)
NOVERIO QUIRINO EUNAPIO    Consigliere del Sacro Collegio
ANTONINO POLLIO GAIO    Consigliere del Sacro Collegio
MARCO CORNELIO SEVERO    Figlio del patrizio Elvio Cornelio Severo
TEODORA DONATIANA        Figlia del senatore Seio Lemonio Donatiano
ERMINIO                Vescovo di Nova Roma
AULO                    Vescovo di Treviri
IL FANTASMA DI ELENA        Madre dell'Imperatore
IL FANTASMA
DI COSTANZO CLORO        Padre dell’Imperatore
SEIO LEMONIO DONATIANO    Senatore, padre di Teodora Donatiana
CLAUDIA DOMIZIA        Madre di Teodora Donatiana
ELVIO CORNELIO SEVERO    Patrizio, padre di Marco Cornelio Severo
CALIDIO FABIO ONORATO    Patrizio
TORO FALERNO LIGURE        Patrizio
GIULIO SIDONIO NIGRINO    Senatore
TULLIO ROMILIO AMANZIO    Senatore
PATROCLO                Sacerdote pagano
LUCREZIA                Schiava di Teodora Donatiana
DOSOLO                Sacerdote cristiano
DEMETRIO                Vescovo di Atene
VERIO                Plebeo
ERMOGENE                Generale
LATTANZIO    Sacerdote cristiano, consigliere del vescovo Erminio


Funzionario di corte
Messo del vescovo Erminio
Tre ufficiali
Due soldati
Tre giovani donne




PRIMO ATTO

Sipario.

Sala del trono del palazzo imperiale di Nova Roma. Costruita per volere di Costantino sulla pre-esistente Bisanzio, la nuova capitale è stata inaugurata dall'Imperatore romano nel 330 d.C.. La scena si svolge nel 334. Costantino è Augusto Imperatore dal 324.

Addossato alla parete di fondo c'è il trono, sormontato dalle insegne imperiali. Appoggiato alla parete di destra c’è un inginocchiatoio sormontato da una croce lignea. Lungo la parete di sinistra è disposta una panca. Il fondale è coperto da ampi tendaggi.

Voci fuori campo. Dal fondo entra un gruppo di tre uomini. Primo del gruppo è l’Imperatore Costantino, cinquantanovenne, seguito dal vescovo di Treviri, Aulo, e dal Quaestor sacri palatii e capo del Consiglio del Principe.


AULO – E’ una vera soddisfazione, per me, Augusto, vedere all’opera la tua saggezza anche qui, nella magnificente Nova Roma.

COSTANTINO – Ti ringrazio, vescovo Aulo. E’ pur vero che nell’amata Treviri gli impegni di governo da Cesare erano certamente meno faticosi di quelli odierni.

AULO – Tuo padre, l’Imperatore Costanzo Cloro, insieme alla vita, ti ha donato la sapienza e il coraggio per essere l’unico Augusto di tutto l’impero. E’ tua la gloria, Costantino.

Entra un servitore con un vassoio e tre coppe. I presenti bevono. Il servitore si mette defilato, in un angolo.

AULO – Del resto, la decisione che hai preso lo conferma.

COSTANTINO – Tu che ne pensi, Questore?

QUESTORE – L’Ippodromo svolge la funzione per cui è stato costruito, Augusto. Divertire l’Imperatore e il suo popolo. Che si tratti di giochi gladiatorii o di una gara di bighe, fa poca differenza dal punto di vista dell’Ippodromo. Spetta a te, Costantino, stabilire quale sia lo spettacolo più adatto alla città.

AULO – Sembra che anche a voi, nobile Questore, così come all’Ippodromo, la scelta di una o l’altra opzione sia indifferente. Non posso far altro che esprimere il mio biasimo. Ritenete dunque ammissibile offrire al popolo il crudele spettacolo di una carneficina? E non ditemi che il sangue dei gladiatori diverte.

QUESTORE – Non sono io a dover decretare quale sia lo spettacolo più adatto per l'Ippodromo, vescovo Aulo. E se non vi basta la parola del nostro Imperatore, abbiate almeno riguardo per la storia secolare di Roma.

COSTANTINO
Qui non siamo a Roma, Questore. Non che la cosa mi preoccupi, per la verità.

Il Questore si avvicina al servitore e lascia sul vassoio la coppa vuota.

QUESTORE – Posso parlare liberamente, Augusto?

Costantino annuisce.

QUESTORE – Non credo sia una buona idea negare al popolo il divertimento dei giochi gladiatorii. Se questa è la tua decisione, non posso che accettarla, ma ti invito comunque a riflettere.

AULO – Ma Augusto…

Costantino interrompe Aulo alzando una mano.

QUESTORE – Ciò che dico mi rende onore, Augusto. Parlo per difendere Roma e la sua grande tradizione, di cui tu sei legittimo interprete e continuatore. Non ho alcun volgare interesse personale da promuovere.

COSTANTINO – Tengo sempre in considerazione le tue parole. Come Quaestor sacri palatii e Capo del Consiglio del Principe hai già dato prova di essere un consigliere fidato e un funzionario competente. Questa volta, però, non posso essere d’accordo con te. E’ mia precisa volontà abolire i giochi gladiatorii, qui e nel resto dell’Impero. Ho preso un impegno e il vescovo Aulo mi è testimone.

AULO (ironico) – Augusto Costantino, il Questore difende la tradizione. Non fargliene una colpa. I cambiamenti esigono tempo e pazienza in chi li promuove e in chi li subisce e non sono privi di ostacoli e difficoltà.

QUESTORE – Ciò che voi, vescovo Aulo, chiamate cambiamento. non è da tutti i cittadini dell'Impero percepito come qualcosa di positivo.

AULO – Devo forse rammentare al saggio Questore le innumerevoli vittime delle persecuzioni, le migliaia di miei fratelli e sorelle nella fede uccisi dalla furia omicida degli Imperatori che hanno indegnamente occupato questo trono ora, per nostra fortuna, occupato dall’amato Costantino? Devo ricordarvi, Questore, le vittime cristiane immolate a beneficio di spettatori assetati di sangue?

COSTANTINO – Aulo, sono io che ti rammento il rispetto che devi all’autorità imperiale. Non ti permetto di offendere i miei predecessori.

AULO (inchinandosi) – Ti chiedo scusa, Augusto.

Entra il Generale Ermogene.

ERMOGENE (consegnando un dispaccio a Costantino)
Sommo Augusto, ho appena ricevuto questo dispaccio da Galerio, Prefetto d'Illirico. I Goti stanno di nuovo stanziando truppe e si avvicinano ai confini Nord-orientali.

COSTANTINO – Vi prego di uscire, nobili signori. Vescovo Aulo, avremo modo di approfondire la questione sollevata dal Questore in un altro momento.

Aulo e il Questore escono.

Buio.
Costantino è seduto sul trono. Ermogene lo osserva a fianco di altri tre ufficiali dell’esercito riuniti intorno a un tavolo sul quale sono distese delle carte geografiche.

ERMOGENE – Augusto, l’esercito è ormai a ridosso della frontiera Nord-orientale. Altre truppe stanno arrivando da Nord e da Ovest. I generali attendono un nostro preciso ordine per attaccare e avviare la controffensiva direttamente in territorio goto.  

COSTANTINO – Voglio temporeggiare, Ermogene.

ERMOGENE – Temporeggiare, Augusto?

COSTANTINO – Esattamente. (si alza) I generali Goti si aspettano una nostra immediata risposta militare attraverso l’invasione del loro territorio. Lasciamo che siano divorati da simili pensieri e che il tempo fiacchi le loro truppe.

Buio.

Il Prefetto del Pretorio, cristiano, cammina avanti e indietro per la sala del trono. E’ visibilmente agitato. L’Imperatore lo ascolta con calma e attenzione.

PREFETTO – Perdonami, Augusto, ma devo rammentarti la gravità della situazione. La giovane…

Costantino alza la mano intimando al Prefetto di zittirsi.

COSTANTINO - Sono perfettamente a conoscenza della situazione. E sono convinto che come Prefetto del Pretorio svolgerai con la massima attenzione e scrupolosità il compito giudiziario che ti attende.

PREFETTO – Ho intenzione di chiedere la convocazione del Consiglio del Principe. Attendo conferma dal Questore.

COSTANTINO – Non basta dunque la normale procedura in Tribunale?

PREFETTO – Data la delicatezza della situazione, ho ritenuto più opportuno accettare la richiesta del padre della vittima per la convocazione del Sacro Collegio con conseguente parere vincolante dell’Imperatore.

COSTANTINO – Ne hai il diritto, Prefetto.

PREFETTO – Dal momento che è previsto il tuo autorevole e vincolante parere, la scelta di operare nell'ambito del Consiglio del Principe rende la denuncia molto importante.

COSTANTINO – Ne convengo, Prefetto. Anche se non ti nascondo dubbi e perplessità in merito al mio intervento.

PREFETTO – Capisco, Augusto. Tuttavia, attraverso le procedure rigide del Sacro Collegio potrò far pervenire ai consiglieri incaricati tutte le tue considerazioni e anche il mio agire sarà più determinante rispetto al normale iter in tribunale. La questione del resto è troppo importante.  

COSTANTINO – Cosa ti angustia, allora?

PREFETTO - La giovane Teodora Donatiana appartiene a una delle più importanti famiglie patrizie, Augusto. Il padre, Seio Lemonio Donatiano, è un senatore influente di Nova Roma.

COSTANTINO – Conosco molto bene il nobile Seio Lemonio Donatiano. E’ un apprezzato politico, saggio e moderato.

PREFETTO – Certamente, Augusto. Saprai allora che la famiglia di Seio Lemonio Donatiano e lo stesso senatore professano apertamente il loro attaccamento alla tradizione religiosa romana. Sono dei pagani, Imperatore. Seio Lemonio Donatiano è uno dei più assidui frequentatori del sacerdote Patroclo, che non fa mistero di dedicarsi a pratiche e rituali esecrabili.

COSTANTINO – Intendi forse mettere in dubbio la credibilità e l’onore del senatore solo per il fatto che è un rispettoso e stimato devoto degli antichi dei? La tua fede, Prefetto, non ti sia d’ostacolo nell’esercizio delle funzioni a cui sei chiamato. Cristo ci chiede di essere giusti e di non farci condizionare dalle nostre debolezze.

PREFETTO – Seio Lemonio Donatiano si è rivolto a me invocando giustizia per la presunta violenza sessuale subita dall’unica figlia, Teodora Donatiana, da parte di Marco Cornelio Severo, membro anch'egli di una delle più importanti famiglie cittadine, Augusto. Una famiglia di solida fede cristiana quella oggi guidata dal nobile Elvio Cornelio Severo, che in passato ha sofferto per le crudeli persecuzioni del tuo predecessore Diocleziano. Non si tratta di un semplice caso di presunta violenza sessuale, per quanto tragica e riprovevole sia l’episodio sotto accusa. Pagani e cristiani sono in lotta qui a Nova Roma come in altre parti dell’Impero. Seio Lemonio Donatiano è punto di riferimento per tutti coloro che non approvano la tua politica di legittimazione della nostra fede, di cui tu stesso ti sei fatto devoto e forte interprete. Io ravviso in questa richiesta di giustizia, e in particolare nel fatto che Seio Lemonio Donatiano abbia richiesto il pronunciamento del Sacro Collegio e il tuo intervento diretto, qualcosa che va ben oltre un tragico evento. Ravviso un perverso tentativo di utilizzare i fatti, presunti o reali che siano, per arrivare a un duplice scopo: condannare Marco Cornelio Severo, screditare una nobile famiglia cristiana e quindi colpire tutta la comunità cristiana, qui e nel resto dell'Impero.

COSTANTINO – La tua ipotesi, per quanto rigorosa, è inquietante, Prefetto. L’accusa è molto chiara: il giovane Marco Cornelio Severo avrebbe abusato della coetanea Teodora Donatiana, qui, a Palazzo. Voglio basarmi sui fatti e non sulle congetture e spero che lo facciano tutti coloro che saranno chiamati a giudicare su questa turpe vicenda.

Costantino esce mentre il Prefetto si inchina al suo passaggio.

Buio.

Sala del trono. Sono presenti Costantino e il Questore.

QUESTORE – Il Prefetto ha proposto la convocazione del Consiglio del Principe e intende avvalersi della mia funzione di Quaestor sacri palatii per l'amministrazione della giustizia. Ho accettato la richiesta e mi impegnerò a valutare il caso sottoposto all'attenzione del Sacro Collegio con raziocinio ed equilibrio.

COSTANTINO – Ne sono convinto e ti appoggio pienamente, Questore. Purtroppo, temo che la questione abbia ormai travalicato i suoi ambiti giudiziari privati per assumere natura politica e pubblica. Il vescovo Erminio ha radunato l’assemblea vescovile che intende ufficializzare la difesa del giovane Marco Cornelio Severo.
QUESTORE (ironico) – Perdonami, Augusto ma mi sembra una decisione coerente con la fede che i cristiani professano. Non è il loro Cristo a battersi contro le ingiustizie? A prendere le difese degli oppressi? Chi dunque testimonia meglio la fede nel Dio fattosi uomo? Il presunto violentatore Marco Cornelio Severo, cristiano esemplare, o l’innocente vittima Teodora Donatiana, una peccatrice pagana?

COSTANTINO – Innocente vittima?

QUESTORE – Innocente, Augusto. Innocente. E vittima. Non solo della presunta violenza ma anche del clima d’odio fomentato dai cristiani. Non ho ancora le prove di quello che in cuor mio sostengo con limpido convincimento ma le troverò. La violenza contro Teodora Donatiana emergerà in tutta la sua ignobile verità. E sarà fatta luce anche sulle trame dei cristiani per screditare la sacra tradizione romana. I vescovi Erminio e Aulo diffondono falsità.

COSTANTINO – Ascolta le ragioni di Teodora Donatiana. Forniscile ogni occasione legittima per difendersi adeguatamente davanti al Consiglio del Principe e all’intera città.

QUESTORE – Ho già convocato il Sacro Collegio che ha deliberato la nomina dei tre consiglieri a cui è affidato il compito di condurre il dibattimento e valutare la consistenza delle prove. Presto inizieremo i lavori e confido nella tua presenza e nel tuo parere vincolante.

Buio.

Sala del Consiglio del Principe. Sono presenti l’Imperatore, Teodora Donatiana, il Questore, il Prefetto e i tre consiglieri chiamati a guidare l’iter processuale: Cleio Valerio Marziano, Noverio Quirino Eunapio e Antonino Pollio Gaio.

QUESTORE (a Teodora Donatiana) - Non temere, Teodora Donatiana. Raccontaci esattamente cosa è successo, cercando di non tralasciare alcun dettaglio e di non trascurare alcun elemento utile a formulare un equo giudizio. Illustre Augusto, nobili consiglieri e nobile Prefetto, mi rivolgo a voi perché sia fatta giustizia. Questa giovane donna, Teodora Donatiana, unica figlia di Seio Lemonio Donatiano, senatore, tre giorni fa è stata umiliata, violentata, offesa nel corpo e nella mente dal coetaneo Marco Cornelio Severo, figlio secondogenito del patrizio Elvio Cornelio Severo. Mi rivolgo a voi, suprema incarnazione del diritto di Roma e nobili testimoni di giustizia, affinché le prove che la giovane Teodora Donatiana fornirà in questo dibattimento siano valutate con obiettività e raziocinio.

PREFETTO – Faccio mio l’auspicio che la giustizia trionfi al di là di ogni possibile e dannoso pregiudizio, specie se rivolto contro un giovane che professa con limpida onestà la sua fede in Cristo. Memore delle terribili e crudeli persecuzioni a cui i miei fratelli in Cristo sono stati sottoposti per legittima volontà delle precedenti autorità imperiali, auspico che la nostra fede non sia di nuovo oggetto di ingiusta e vile discriminazione.

CLEIO VALERIO MARZIANO - Nuove tensioni hanno riaperto le vecchie ferite nelle comunità cristiane in diverse aree dell'Impero, già fortemente provate dalle tremende persecuzioni che gli illustri predecessori dell’Augusto Costantino hanno legittimato. Pur nella sua gravità, che intendo negare fino a prova contraria, la denuncia di stupro sollevata dal nobile Seio Lemonio Donatiano al Prefetto rischia di trascinare Nova Roma e tutto l'Impero in una guerra civile tra cristiani e pagani e soffocare sul nascere i tentativi di costruire un clima di reciproca fiducia che qui e altrove nell’Impero deve legare i cristiani allo Stato romano dopo il pieno riconoscimento della nostra fede, voluto proprio da Costantino. Che non si fornisca occasione a quanti ancora tramano per minare le fondamenta della pacifica convivenza tra cristiani e seguaci di altre fedi. Che non si dia possibilità di agire a quanti, all’interno della comunità cristiana e pagana, vorranno utilizzare questa vicenda per fomentare rivolte e disordini. E' auspicabile concludere questo iter processuale al più presto e, se le prove dell’avvenuta violenza dovessero essere confermate, arrivare a una sentenza equilibrata.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO – La denuncia è stata presentata al Prefetto da Seio Lemonio Donatiano. Pur comprendendo le urgenze di un rispettabilissimo padre, ritengo che sia stato inopportuno chiedere l’intervento del Consiglio del Principe e quindi il pronunciamento dell’Imperatore su una questione che poteva essere demandata al tribunale ordinario e all'azione dello stesso Prefetto.

PREFETTO – E' mia facoltà chiedere l'intervento del Consiglio del Principe.

ANTONINO POLLIO GAIO - Ritengo doveroso precisare agli illustri consiglieri Cleio Valerio Marziano e Noverio Quirino Eunapio che il nostro ufficio è stato legittimamente incaricato di esprimere un giudizio in piena conformità con le leggi vigenti. Il Sacro Collegio è stato legittimamente convocato ed è legittimato a pronunciarsi.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Consigliere Antonino Pollio Gaio, è anche nostro dovere preservare l’unità dello Stato e salvaguardarne le istituzioni da ogni possibile attacco.  

ANTONINO POLLIO GAIO - Non siamo qui per fare politica, nobile Cleio Valerio Marziano, ma per valutare le argomentazioni dell’accusa e quelle della difesa.

Il Questore intima il silenzio.

QUESTORE – La denuncia regolarmente presentata dallo stimato Seio Lemonio Donatiano, corredata dalla obbligata richiesta del parere vincolante dell'Imperatore, ha come conseguenza la facoltà del Prefetto di convocare il Consiglio del Principe. Avete l’opportunità di giudicare su un presunto reato che, se accertato, richiederà da parte nostra massima responsabilità e rispetto delle istituzioni. Sappiate cogliere questa opportunità e rendere onore all’ufficio che rappresentate. Solo così la sentenza potrà essere equilibrata.
 
Buio.

Sala del Consiglio del Principe. Al centro della scena c’è Teodora Donatiana, in piedi. Alle sue spalle Costantino e alla sua sinistra i tre consiglieri incaricati seduti sulla panca. A destra è posizionata un’altra panca. Questore e Prefetto sono in piedi.

TEODORA DONATIANA – Il Sole stava tramontando. Ero in strada, nei pressi del Senato. Avevo appena consegnato una comunicazione riservata a mio padre, il senatore Seio Lemonio Donatiano. Tornando verso il Palazzo mi sono imbattuta in Marco Cornelio Severo. Eravamo amici, almeno così credevo. Siamo cresciuti insieme a Roma e anche qui non sono mancate le occasioni di condividere svaghi e incontri con gli amici. Non negli ultimi mesi, però. Marco Cornelio Severo ha volontariamente cessato ogni rapporto con me e altre persone, preferendo la compagnia di nuovi sodali.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO – Per quale motivo Marco Cornelio Severo si è allontanato da te? Ne sei a conoscenza?

TEODORA DONATIANA – Marco Cornelio Severo frequenta esclusivamente cristiani e so per certo che si è imposto di non avere contatti con i pagani.

Buio.

ANTONINO POLLIO GAIO – Hai parlato di un’assidua relazione con Marco Cornelio Severo. Che genere di relazione?

TEODORA DONATIANA – Ho sempre considerato Marco Cornelio Severo un amico. Mai ho avuto nei suoi confronti interessi di altro genere.

ANTONINO POLLIO GAIO – E lui?

TEODORA DONATIANA – Si è sempre comportato bene, mantenendo un atteggiamento rispettoso, da amico.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO – Dunque, Marco Cornelio Severo non ha mai manifestato verso di te un interesse di natura sessuale? Come mai allora, all’improvviso, avrebbe deciso di avere un rapporto sessuale contro la tua volontà? E’ difficile credere che Marco Cornelio Severo non abbia mai in passato manifestato una qualche forma di attrazione, confidando o sperando nella tua accondiscendenza. Il giovane ha fama di essere un amatore infallibile e un gran conquistatore di cuori femminili, quasi quanto il nostro illustre Imperatore è un abile politico e amministratore.

Il consigliere Cleio Valerio Marziano ride.

TEODORA DONATIANA – Vi prego di credermi, nobile Noverio Quirino Eunapio.

Noverio Quirino Eunapio fa un gesto di stizza. Teodora Donatiana si copre il volto con le mani e inizia a piangere. Il Questore le si avvicina per consolarla.

QUESTORE – Nobili consiglieri, illustre Imperatore, Teodora Donatiana non mente e non vuole mancarvi di rispetto. Sarà mia premura procurare la dichiarazione del medico di corte che attesta, inequivocabilmente, che la giovane qui presente è stata violentata. Il responsabile non può che essere Marco Cornelio Severo, nobili signori.

Buio.

TEODORA DONATIANA – Eravamo ancora per strada. Marco Cornelio Severo ha iniziato a parlare in modo strano. Ricordo i suoi occhi, lucidi, alterati, malvagi. Fremeva nel parlare. Mi ha accusata di venerare falsi dei e di compiere rituali immondi e sacrileghi. E mi ha minacciata. Se non avessi abbracciato la fede cristiana, mi avrebbe ucciso e condannato alle pene dell’Inferno.

QUESTORE – Prestate attenzione alle parole che la giovane Teodora ha appena pronunciato. Marco Cornelio Severo è un violento animato da una chiara irrazionalità. Ha minacciato di ucciderla! Come non considerare tutto questo l’evidente premessa alla ignobile violenza subita da Teodora Donatiana?

ANTONINO POLLIO GAIO - Comprendo e condivido le tue argomentazioni, Questore. Come molti altri cristiani, Marco Cornelio Severo ha già dato prova del suo irrazionale fanatismo.

CLEIO VALERIO MARZIANO - Non farti ingannare dal pregiudizio, Antonino Pollio Gaio. Spesso si accusa di fanatismo coloro che semplicemente professano idee diverse dalle nostre. Marco Cornelio Severo è un cristiano, ha a cuore la sua fede ed è pronto a difenderla.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO - Quale sarebbe poi la prova del supposto fanatismo?

ANTONINO POLLIO GAIO - L’avrebbe minacciata di morte, nobile consigliere!

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO - Minacciare non equivale ad agire, nobile Antonino Pollio Gaio. Marco Cornelio Severo è un giovane animato da forti energie volitive. I cristiani, tutti i cristiani, agiscono quotidianamente per diffondere il loro messaggio di salvezza e convertire più pagani possibile. Quella che tu definisci minaccia non è altro che la descrizione della punizione che Dio riserva a quanti si oppongono alla Verità. Per loro si aprono le porte dell’Inferno e della dannazione eterna.

ANTONINO POLLIO GAIO - Non siamo qui per discutere di religione ma per accertare una presunta violenza sessuale. Permettetemi di chiarirvi il mio punto di vista, nobili consiglieri. Mi ritengo fortunato a non aver ceduto alle stupide e pericolose lusinghe del fanatismo religioso, di qualsiasi matrice esso sia. Professo con orgoglio il mio agnosticismo e credo, da convinto razionalista, che il credo religioso, di qualsiasi credo si tratti, sia un fatto privato, da rispettare solo in quanto scelta individuale. La religione non va confusa con i complicati affari della vita, specialmente quelli di natura politica, anche se è legittimo che un individuo religioso compia le sue scelta basandosi su ciò in cui crede. Con un’avvertenza, però: la religione ha il suo fondamento e la sua ragion d’essere nella fede, mentre la vita quotidiana è un argomento squisitamente umano, limitato e finito, fondato su verità relative che, utili e concrete, sono le uniche cui possa ragionevolmente tendere l’uomo saggio che non vuole abdicare alla ragione credendo in ciò che non è dimostrabile né dimostrato.  

CLEIO VALERIO MARZIANO - Opinione rispettabile, Antonino Pollio Gaio, ma pur sempre un’opinione che ha la medesima dignità delle nostre se teniamo conto del relativismo di cui tu ti fai manifesto e integerrimo difensore. Il sommo Augusto mi è testimone. Ho già messo in guardia il Consiglio dai pericoli politici che minacciano di travolgerci a seguito di questa vicenda. La convivenza tra comunità e religioni diverse rischia di cadere sotto la potenza devastante di una guerra civile sorta per un’accusa ideologica senza prove e fondamenta. Qui, a Nova Roma, la nuova e gloriosa capitale dell’Impero.

Buio.

COSTANTINO
Non ho ravvisato in Seio Lemonio Donatiano alcun secondo fine. E’ un padre che vuole giustizia per la sua unica figlia, umiliata e violentata. Quale straordinarietà ci può mai essere in un comportamento così naturale come quello di un padre ferito e umiliato? I cristiani, a cui ho già da tempo professato la mia vicinanza accettando la fede in Cristo, non hanno nulla da temere. Così come coloro che professano altri culti e credenze religiose. L’Impero accoglie nel suo seno tutti coloro che hanno a cuore la sua prosperità.

Buio.

TEODORA DONATIANA
Arrivati a Palazzo, ho sperato che Marco Cornelio Severo attenuasse la sua ira fanatica. Facevo affidamento su un luogo familiare che ci ha visti compagni di spensieratezza e gioia di vivere.

Teodora Donatiana smette di parlare e inizia a piangere.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Prosegui.

TEODORA DONATIANA
Marco Cornelio Severo ha espresso il desiderio di accompagnarmi negli appartamenti della mia famiglia. Quando però siamo rimasti soli nel grande atrio del Palazzo, mi ha bloccata e spinta a terra. Mi ha spogliata e violentata continuando a minacciarmi.

Teodora Donatiana piange.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Hai tentato una difesa?

TEODORA DONATIANA
E’ stato impossibile.

Buio.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Nessun’altro ha visto o sentito niente. Dobbiamo dunque credere alla giovane Teodora Donatiana sulla parola?

ANTONINO POLLIO GAIO
Il medico di corte ha rilevato la violenza.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Che potrebbe essere attribuita ad altre cause.

ANTONINO POLLIO GAIO
Siamo qui per verificare la veridicità dei fatti, Cleio Valerio Marziano. Non per credere a delle ipotesi.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
E ai fatti ci atterremo, Antonino Pollio Gaio. Ma non dimentichiamoci che i fatti, così come ci sono stati esposti, non ci aiutano nel grave compito a cui siamo chiamati. Il resoconto di Teodora Donatiana è certamente drammatico ma la drammaticità non ci deve trarre in inganno. La ragione ci impone di considerare anche ciò che l’emozione o la passione emotiva scarterebbero a priori, (si rivolge agli altri consiglieri) ovvero, che Marco Cornelio Severo sia vittima di un complotto, ordito ai suoi danni da Teodora Donatiana o per intercessione della stessa.

Buio.

Costantino è seduto sul trono. Alla sua destra compare lo spettro della madre Elena. L’Imperatore, sorpreso, le va incontro incredulo.

COSTANTINO
Madre…
ELENA
Figlio mio…

Costantino si allontana.

COSTANTINO
Guardie!

Lo spettro esce di scena. Arriva un soldato.

COSTANTINO
Chiama il Prefetto.

Il soldato esce. Costantino è sconvolto ma mantiene il controllo. Entra il Prefetto.

PREFETTO
Augusto…

COSTANTINO
Quale occulta verità mi è celata, Prefetto? Nostro Signore Gesù Cristo che resuscitò i morti e vinse la morte, può compiere prodigi tali da indurre nella paura e nello sconforto i suoi umili servitori?

PREFETTO
Di quali prodigi parli, mio signore?

COSTANTINO
(indicando con la mano)
Là! Mi è apparso lo spettro della mia adorata madre.

PREFETTO
Lo spettro?

COSTANTINO
Le ho parlato. L’Imperatrice, che ho potuto vedere con i miei occhi, è senza dubbio messaggera del Dio dei cieli. Ma se il Demonio, abile nella menzogna, avesse ordito un simile prodigio occulto per ingannarmi?

PREFETTO
La misericordia di Dio aleggia su di te come uno scudo in battaglia, mio Imperatore. Il prodigio di cui stai parlando sono certo sia da attribuire alle misteriose intenzioni di nostro Signore. L’Imperatrice madre veglia su di te e solo a te è concesso vederla.
COSTANTINO
Cosa devo fare dunque?

PREFETTO
Affidati a Dio nelle preghiere e asseconda il potere dei suoi segni. Come accadde prima della vittoriosa battaglia romana contro il nobile Massenzio.

COSTANTINO
Allora fu un sogno, Prefetto. Mi apparve la croce di Cristo e udii una voce che mi incitava a farmene vessillo di attacco e vittoria.

PREFETTO
Nei sogni assecondiamo il libero corso della nostra anima. Dalle profondità del nostro essere ci giungono immagini e parole che non mentono. Se l’anima è lontana dal peccato è con Dio che parliamo, se invece siamo intrisi di malvagità spalanchiamo le porte al maligno.  

COSTANTINO
Ma ora non stavo sognando.

PREFETTO
E’ come se lo avessi fatto, Augusto. Il mistero della nostra coscienza appartiene al Padre eterno. Non avere timore dunque e apri il tuo cuore alle parole e ai segni di Cristo. L’Imperatrice è venuta per te e reca un messaggio divino.

Buio.

Sala del Consiglio del Principe. Il Questore è seduto sulla panca a destra. Sono presenti, oltre a Costantino, i tre consiglieri e il Prefetto, Marco Cornelio Severo, in piedi al centro della scena.

MARCO CORNELIO SEVERO
Sommo Augusto, onorevoli consiglieri, nobili Questore e Prefetto, sono al corrente della accuse contro di me. Sappiate che non rinuncerò a difendere il mio onore e la mia persona.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Nobile Marco Cornelio Severo, l’accusa è grave e la tua testimonianza importante per fare luce su quanto realmente accaduto con la nobile Teodora Donatiana. La giovane ti accusa di averla minacciata e violentata. Cosa obietti in tua difesa?

MARCO CORNELIO SEVERO
Ho minacciato la nobile Teodora Donatiana, è vero. Ma come capirete, il fine che mi proponevo giustifica il mezzo utilizzato per attuarlo. Teodora Donatiana appartiene a una delle più nobili famiglie romane e il padre Seio Lemonio Donatiano ha servito per anni l’Imperatore con dedizione e fedeltà. Di questo dobbiamo tutti essergliene grati. Sappiamo però che nessun uomo, per quanto esemplare, è esente dal compiere errori e dall’indugiare nel peccato. E’ la nostra natura, così come Dio l’ha voluta e creata. Ebbene, la famiglia di Teodora Donatiana, e Teodora Donatiana stessa, commettono il peccato più grave non accettando la parola di Dio così come ci è stata insegnata da nostro Signore Gesù Cristo. L’Impero dei nostri padri ha accettato la nuova vera fede. Come è possibile essere fedeli a Roma rifiutando Cristo?

ANTONINO POLLIO GAIO
Devo rammentare a Marco Cornelio Severo che le conversioni forzate sono contro le legge?

PREFETTO
Antonino Pollio Gaio, Marco Cornelio Severo non ha parlato di conversione forzata. Che io sappia, in tutto l’Impero i cittadini accettano Cristo Salvatore in modo spontaneo.

Cleio Valerio Marziano e Noverio Quirino Eunapio ridono compiaciuti.



ANTONINO POLLIO GAIO
Marco Cornelio Severo ha ammesso di aver minacciato la povera Teodora Donatiana. Lui ha ammesso di aver voluto convertire la giovane! Lo ha ammesso!

PREFETTO
Marco Cornelio Severo rispetta la legge. Così come la rispetta la sua famiglia. Affermare che essere cristiani o diffondere la Parola di Cristo tra i pagani sia atto di violenza viola gli editti emanati dagli Imperatori.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Qui non si tratta di violazione di editti, Prefetto. Siamo qui per decretare l’innocenza o la colpevolezza di Marco Cornelio Severo basandoci su fatti circostanziati. Atteniamoci a questo senza assecondare il pericolo tedioso della divagazione.

Buio.

MARCO CORNELIO SEVERO
Sono un cristiano. La fede in Cristo Figlio di Dio è ciò che chiamo a testimonianza della mia innocenza e a giustificazione di ciò che ho fatto. Agendo per nome e per conto di Cristo non temo il vostro giudizio, perché il vero giudizio spetta a nostro Signore. Le mie azioni nascono dalla fede e non possono essere giudicate se non dal punto di vista della fede. Che possiate ossequiare l’unico vero Dio non ostacolando la sua missione salvatrice.

Buio.

MARCO CORNELIO SEVERO
Teodora Donatiana rifiuta Cristo, nobili consiglieri. Rifiutando Cristo rifiuta l’autorità suprema di cui è legittimo interprete terreno l’Imperatore Costantino. Ho fatto di tutto per portare la giovane sulla strada della vera e unica fede, inutilmente. Teodora Donatiana è e vuole rimanere pagana. Abbraccia con amorevole entusiasmo e volontà ferrea la falsa religione degli antichi dei…

ANTONINO POLLIO GAIO
Rende onore a Roma e al nostro Imperatore, così come ci è stato tramandato. Cosa che non ho mai visto fare a un cristiano, né tanto meno a voi, Marco Cornelio Severo. Professate una fede palesemente in contrasto con i principi di tolleranza religiosa dell’Impero e con la sacra persona dell’Imperatore.

PREFETTO
Devo rammentarti, Antonino Pollio Gaio, che è stato proprio l’Imperatore Costantino ad abrogare il sacro omaggio all’Augusto, così come tramandato dall’antica religione imperiale?

ANTONINO POLLIO GAIO
Ne convengo, Prefetto. Ma l’Impero ha le sue tradizioni religiose, ancora in vigore e pienamente legittime. Ognuno può dunque aspirare a una scelta consapevole del suo credo. Il Cristianesimo e gli altri culti hanno pieni diritti ma non possono contrastare e soffocare le sacre consuetudini di Roma.

Buio.



MARCO CORNELIO SEVERO
Ho agito nel nome della vera fede, nobili uomini. Le minacce sono più che giustificate se il fine ultimo del nostro agire è il trionfo di Dio sulle forze del male. Su quale principio superiore potete basare le vostre accuse? Quale giudizio di condanna può essere emesso a causa dell’agire umano quando quell’agire risponde a un disegno superiore che va ben oltre le misere questioni degli uomini?

ANTONINO POLLIO GAIO
Il principio sono le leggi dell’Impero, Marco Cornelio Severo. Chi sei tu per metterle in discussione e porti al di sopra di esse?

Buio.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Veniamo al momento in cui ti sei trovato solo con Teodora Donatiana, nell’atrio del palazzo imperiale.

MARCO CORNELIO SEVERO
Solo?

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Così sostiene la giovane Teodora Donatiana.

MARCO CORNELIO SEVERO
E afferma un’apparente verità, nobile Noverio Quirino Eunapio.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Che intendi dire?

MARCO CORNELIO SEVERO
L’atrio di ingresso del palazzo imperiale è, come ben sapete, piuttosto ampio. Io e Teodora Donatiana eravamo là e a chiunque fosse stato al nostro posto i sensi avrebbero trasmesso la percezione dell’essere soli. Ma chi può con logica certezza affermare che in un angolo nascosto o rasente la più lontana delle pareti non fosse presente alcun uomo o donna? Nel qual caso, gli si può imputare come colpa l’essersi a sua volta percepito come solo e isolato?

PREFETTO
Credo che dobbiate, nobili signori, considerare anche l’eventualità che la denuncia di Teodora Donatiana possa essere smentita da testimoni finora rimasti sconosciuti. Se così fosse, la parola di Marco Cornelio Severo avrebbe lo stesso peso di quella della nobile donna che lo accusa.

ANTONINO POLLIO GAIO
Prefetto, la stessa valutazione possiamo darla a proposito di eventuali testimonianze a favore dell’accusa.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
I testimoni, qualora ce ne fossero, saranno chiamati alla loro responsabilità.




ANTONINO POLLIO GAIO
E’ dunque, dopo averci sorpreso mostrandoci le sue abilità di retore, vuole il nobile Marco Cornelio Severo spiegare a questa assemblea cosa ha fatto nell’atrio del palazzo imperiale in presenza della giovane Teodora Donatiana?

MARCO CORNELIO SEVERO
Ho peccato di eccessiva insistenza, nobili signori. Ho lottato in tutti i modi e strenuamente per convincere la nobile Teodora Donatiana della bontà e della verità della Parola di Cristo. Ho usato parole forti, ho minacciato conseguenze nefaste per lei e la sua nobile famiglia. Ho agito in nome della verità e della vera fede.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Neghi dunque di aver violentato Teodora Donatiana? O di averla picchiata e minacciata?

MARCO CORNELIO SEVERO
Lo nego. Teodora Donatiana ha voluto sedurmi ed è riuscita nel suo intento. La sua bellezza ha offuscato la mia capacità di giudizio e i sensi sono rimasti imprigionati nella trappola pagana. Teodora Donatiana voleva ingannarmi attirandomi carnalmente a sé ma, una volta tornato padrone di me stesso, prima di compiere qualsiasi atto o gesto, ho continuato la mia opera di convincimento con le parole della fede. La giovane mi ha denunciato per reazione al mio inesorabile proselitismo, nobili signori. Ha reagito contro me perché incapace di punire se stessa e la sua stoltezza, che seppur a lei evidente la tiene incatenata in un delirio di presunzione idolatra.

PREFETTO
La giovane Teodora Donatiana è confusa, nobili signori. E la confusione è nemica della razionalità e del giusto valutare.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Rimandiamo la discussione al prossimo incontro. Con il permesso dell’Imperatore dichiaro chiusa questa prima fase istruttoria.

Buio.
    
Sala del trono. Costantino è seduto. Il Questore è al suo fianco, in piedi.

COSTANTINO
Due consiglieri hanno già emesso la loro sentenza. Non si sono ancora pronunciati ufficialmente, è ovvio, ma sarei uno sciocco se pensassi di non aver compreso le loro intenzioni. Due membri su tre, Questore. Due su tre, Cleio Valerio Marziano e Noverio Quirino Eunapio.

QUESTORE
I tre consiglieri agiscono con piena legittimità, Augusto… E comunque sono capo del Consiglio e saprò far valere il mio potere.

COSTANTINO
Il Prefetto del Pretorio è altrettanto potente e determinato.

QUESTORE
Naturalmente.


COSTANTINO
La tua razionalità è insopportabile a volte, Questore. Spero di non dover dire la stessa cosa della tua proverbiale saggezza.

QUESTORE
(sorridendo)
Non potrei esimermi dal riflettere qualora riterresti opportuno biasimare le mie parole, Costantino.

COSTANTINO
E quindi?

QUESTORE
Non posso fare a meno della razionalità, in qualunque circostanza. E’ un dono troppo prezioso per sciuparlo inseguendo vane emozioni e sensazioni.

COSTANTINO
Una regola di facile applicazione per un filosofo ma alquanto difficile per un Questore e un Imperatore.
QUESTORE
Se intendi esprimere preoccupazioni fondate sul parere a cui sei stato chiamato, sappi che ritengo qualsiasi tuo dubbio animato dalle migliori intenzioni. Sei celebre in tutto l’Impero per la tua abilità politica oltre che militare. Non dubito che ne uscirai vittorioso anche questa volta se dovrai combattere duramente con la tua coscienza o quella altrui. Sei chiamato a svolgere un ruolo solo apparentemente meno influente rispetto a quello dei tre consiglieri. In realtà, il tuo parere finale sarà determinante.

COSTANTINO
(si alza)
La mia preoccupazione, come la chiami tu, nasce dalla rabbia e non dalla paura o dalla non considerazione del mio ruolo. Una giovane donna è stata violentata, qui nel palazzo imperiale. L’accusa è precisa, il medico di corte ha provato l’avvenuta violenza. La strada è spianata per fare giustizia, ma il corso degli eventi si oppone.

Silenzio.

COSTANTINO
Teodora Donatiana è una donna sincera e onesta, Questore.

QUESTORE
E Marco Cornelio Severo un nobile cristiano.

COSTANTINO
Due attributi lodevoli, mi pare.

QUESTORE
Senza dubbio, Augusto. Gli uomini non possono fare a meno di determinati attributi quando dicono di operare per la giustizia, loro e altrui.

COSTANTINO
Aulo, vescovo di Treviri, sa amministrare con scaltro opportunismo il suo potere. Non tollererà una presa di posizione del Sacro Collegio a favore di una donna pagana e contro un cristiano appartenente a una famiglia influente. E potrà contare sull’appoggio del Prefetto. A loro si uniranno altri vescovi, politici, senatori, dignitari e funzionari. Non stento a credere che l’Imperatore potrebbe essere giudicato come traditore della causa cristiana.

QUESTORE
Sei l’Augusto Imperatore. L’esercito è schierato al tuo fianco. Potrai far valere la tua autorità.

COSTANTINO
Non è così semplice. Ci sono regole e consuetudini che vanno ben oltre la capacità di un individuo di contrastarle. Anche se si tratta dell’Imperatore.

QUESTORE
Ci sono leggi e consuetudini romane che anche i cristiani devono rispettare.
COSTANTINO
Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Ma le dinamiche del potere vanno ben oltre i fragili equilibri di una legge. Come Imperatore sono sempre costretto a mediare e a interpretare.

QUESTORE
Capisco, Augusto.

Costantino si siede.

Buio.

Una stanza del palazzo imperiale. Il vescovo Aulo è con il Prefetto.

AULO
Dovreste agire prontamente, Prefetto.

PREFETTO
Sapete meglio di me, vescovo Aulo, che l’Imperatore è abituato a prendere le sue decisioni in totale autonomia. E’ determinato nell’ascoltare quanto nel decidere.

AULO
Non lo mette in dubbio, Prefetto.

PREFETTO
Cosa vi angustia, dunque?

AULO
Il procedimento giudiziario si sta rivelando più complicato di quanto da noi auspicato. So per certo che dei tre consiglieri, due ci sono vicini: Cleio Valerio Marziano è un autorevole membro della nostra comunità, Noverio Quirino Eunapio non è apertamente cristiano ma non ci è ostile. In quanto al terzo consigliere, Antonino Pollio Gaio, mi auguro che la sua sconfitta preluda a ben altre sconfitte umane: non sopporto gli atei e la loro arroganza. Antonino Pollio Gaio, sebbene in minoranza, è in grado di agire con un potere legittimo. Senza contare che quelle maledette accuse sono ancora pericolose. Senza contare l’influenza del Questore.

PREFETTO
Intendete dire, vescovo Aulo, che l’accusa di violenza carnale doveva essere considerata alla stregua di un semplice furto di galline?

AULO
Avete capito benissimo cosa intendo dire, Prefetto.

PREFETTO
Allora spiegatevi meglio.

AULO
L’eminente vescovo di Nova Roma, Erminio, ha già convocato l’assemblea vescovile. Erminio ha fatto le cose in grande, a dimostrazione della gravità della situazione. Difendere a spada tratta Marco Cornelio Severo è un dovere morale e un obbligo politico.

PREFETTO
Sappiamo entrambi quanto Erminio sia un coraggioso uomo di fede e un ottimo amministratore, sempre pronto a difendere Cristo e i nostri fratelli nella fede. Non credete però che si stia esagerando? Addirittura l’assemblea vescovile!

AULO
Erminio interpreta l’accusa contro Marco Cornelio Severo come un attacco politico e culturale contro la vera fede. Ed è pronto a fare qualsiasi cosa pur di contrastare i disegni perversi dei pagani.

PREFETTO
Ebbene, voi lo appoggiate in tutto…

AULO
Certamente. E chiediamo a voi di schierarvi apertamente, in qualità di Prefetto del Pretorio e di cristiano esemplare. Il vostro contributo sarà determinante per la causa cristiana.

PREFETTO
Sono il Prefetto del Pretorio, vescovo Aulo. Il mio contributo da cristiano e da cittadino romano è indirizzato unicamente alla difesa degli interessi dell’Impero.

AULO
Ma ciò che sta succedendo mette a rischio proprio l’unità dell’Impero e il governo del nostro sommo Imperatore, cristiano come noi. Lo sapete benissimo. Sono stato informato che l’accusa contro Marco Cornelio Severo non è al momento provata. Il giovane nobile cristiano, nostro fratello nella fede, non può dunque essere formalmente condannato. Ma sia io che Erminio temiamo che la sentenza possa essere comunque favorevole alla giovane donna pagana.

PREFETTO
Mettete in dubbio la legittima autorità del Consiglio del Principe? Dubitate forse del potere concesso all’Imperatore, vescovo Aulo?

AULO
No, Prefetto. Ma i sostenitori dell’idolatria pagana sono forti e ben organizzati. E’ da tempo che premono per una politica di aperta condanna del Cristianesimo, malgrado i recenti provvedimenti voluti da Costantino. Il Consiglio del Principe non può non tenerne conto.

PREFETTO
E dunque?


AULO
Costantino, nella sua grande saggezza, è consapevole del suo ruolo e delle responsabilità che comporta. Come osservatore è in grado di comprendere che il suo eventuale avvallo vincolante a un giudizio favorevole nei riguardi di Marco Cornelio Severo metterebbe un decisivo freno ai disegni politici dei pagani e legittimerebbe l’unità dell’Impero sotto le insegne di Cristo, mentre un giudizio favorevole a Teodora Donatiana sacrificherebbe il bene più prezioso che abbiamo: la pace sociale.

PREFETTO
Dimenticate che non tutti i pagani sono per lo scontro diretto con i cristiani. Roma ha una lunga tradizione di tolleranza e di convivenza tra culti diversi. E dimenticate che i tre consiglieri sono chiamati a valutare un’accusa di violenza carnale con l’aggravante delle minacce di morte. Sono crimini perseguibili.

AULO
Servono le prove, Prefetto. Le prove.

PREFETTO
E se fosse tutto provato?

AULO
Un epilogo non certo auspicabile, a cui dovremmo porre velocemente rimedio. Un’accusa di violenza carnale senza inopportune appendici politiche diventa una semplice accusa di violenza carnale, una questione privata. Un reato di cui può essere accusato un individuo, non un’intera comunità. Non è però questo lo scenario in cui ci troviamo. Non credete però sia necessario intervenire per fare in modo che nessuna eventuale prova arrivi mai al cospetto dei tre consiglieri e dell’Imperatore?

PREFETTO
State rischiando molto, vescovo Aulo.

AULO
Confido nella vostra riservatezza, nobile Prefetto. L’ultima cosa che voglio è dover negare che questa nostro dialogo sia mai avvenuto.

PREFETTO
Non sarò certo io a ostacolarvi, vescovo. In quanto a collaborare per la vostra causa, confermo quello che ho detto. Il mio agire è limitato al potere di cui sono rappresentante.

AULO
Comprendo, nobile Prefetto. Ma vi invito ugualmente a riflettere su quanto ci siamo detti. A volte da piccoli problemi nascono grosse tragedie. Ne siamo tutti consapevoli, in virtù delle alte responsabilità a cui siamo stati chiamati.

Aulo esce.

Buio.
Sala del palazzo vescovile. In scena ci sono Erminio e il sacerdote e consigliere Lattanzio.



ERMINIO
Non lo possiamo permettere! Marco Cornelio Severo è un giovane impulsivo che non si distingue per intelligenza e prudenza. Ma da questo processo ne deve uscire innocente e con l’onore salvaguardato. Non siamo disposti a concedere nulla ai nostri nemici. La strada che l’Imperatore Costantino ha intrapreso è irreversibile.

LATTANZIO
Vescovo Erminio, permettetemi di rammentarvi i miei abiurati trascorsi pagani. Prima di conoscere la fede cristiana e di essere illuminato dall’esempio di tanti nobili fratelli, ho vissuto errando nel buio. Di quel periodo nulla rimpiango, ma quelle esperienze potrebbero ora tornarci utili.

ERMINIO
Di cosa stai parlando, Lattanzio?

LATTANZIO
Conosco il modus operandi dei miei ex amici e sodali. So riconoscere i trucchi della perseveranza nell’errore e dell’arroganza del pensiero razionale che i pagani non perdono occasione di elogiare. Dobbiamo far credere che Marco Cornelio Severo sia vittima di una deliberata azione calunniosa, pianificata nei minimi dettagli attraverso una logica inoppugnabile.

ERMINIO
La vostra è un’idea suggestiva, Lattanzio. Che può essere sostenuta finché non ci saranno prove certe della presunta violenza carnale. Con l’aiuto di nostro Signore Gesù Cristo nessuna prova, a patto che ce ne siano, dovrà sostenere l’accusa della cagna pagana. E allora Lattanzio, potremo convincere il Sacro Collegio e l’Imperatore che si tratta di un complotto ordito dai pagani e dai nemici della cristianità e dell’unità dell’Impero.

LATTANZIO
Siamo certi che non ci siano prova oggettive della violenza carnale? Il medico di corte ha confermato che lo stupro c’è stato.

ERMINIO
Il medico ha attestato un rapporto sessuale. Che può essere avvenuto in altre circostanze, consigliere Lattanzio. Le pagane non hanno certo le virtù delle donne cristiane. I loro riti orgiastici sono noti a tutti.

LATTANZIO
E Marco Cornelio Severo?

ERMINIO
Faremo in modo che impari a controllare la sua incontinenza sessuale. Confido nella misericordia divina e nella possibilità che nessuno abbia assistito alla presunta violenza o abbia visto i due giovani insieme nell’atrio del palazzo imperiale. Una testimonianza a noi sfavorevole sarebbe deleteria e andrebbe stroncata sul nascere.

LATTANZIO
Credete che il giovane abbia realmente commesso i reati di cui lo si accusa?

ERMINIO
Non è su questo che dobbiamo misurare la nostra predisposizione alla verità. La fede in Cristo ci impone di guardare a una verità più alta e importante. Tutto l’Impero è destinato a essere sede privilegiata della cristianità e a dispetto delle ignobili rivendicazioni dei pagani arriverà il giorno in cui saremo noi a dominare le sorti di Roma. Se Marco Cornelio Severo ha sbagliato, il suo errore è ben poca cosa di fronte a ciò che Marco Cornelio Severo rappresenta: quel giovane è un cristiano ed è uno di noi. E’ nostro compito difenderlo per difendere la fede e la lotta che Cristo sta conducendo contro la falsa idolatria.

Buio.

Sala del trono. A Costantino appare il fantasma di suo padre, l’ex Augusto Imperatore Costanzo Cloro.

COSTANTINO
Padre? Sei tu padre?

Si avvicina al fantasma.

COSTANTINO
Padre? Sei tu padre?

Silenzio.

COSTANZO CLORO
Sono io.

Silenzio.

COSTANZO CLORO
Non angustiarti, figlio mio. Mantieni salda la tua mente e sveglio il tuo spirito. La decisione che il Sacro Collegio deve prendere è importante e richiede saggezza. Voglio aiutarti e consigliarti per il meglio.

COSTANTINO
Una questione di natura privata è diventata pubblica e politica, padre.

COSTANZO CLORO
Non fermarti alle apparenze, Costantino! Guarda oltre la superficialità degli eventi. Osserva con attenzione ciò che sta accadendo. Il caso a tutti gli effetti esula dai compiti del Sacro Collegio. Eppure è stato ufficialmente richiesto l’intervento dei nobili consiglieri e il potere vincolante di un osservatore autorevole come l’Imperatore.

Silenzio.

COSTANZO CLORO
Se devi agire da Imperatore significa che questo caso così apparentemente insignificante si è trasformato in un affare di Stato complesso e pericoloso.

COSTANTINO
E’ certo, padre.



COSTANZO CLORO
Pericoloso per almeno due motivi: il primo è dovuto al fatto che è stato richiesto l’intervento dell’Imperatore e quindi qualsiasi parere espresso da un Imperatore osservatore va ben oltre il giudizio in sé espresso dal Consiglio. Il secondo motivo è il conflitto tra cristiani e pagani che determina il senso e il valore del caso.

COSTANTINO
E la violenza carnale? E le minacce di morte?

COSTANZO CLORO
A chi interessa veramente ciò che è successo alla giovane donna?

COSTANTINO
A Teodora Donatiana, a suo padre, a sua madre, alla sua famiglia! A me! Come uomo e come Imperatore!

COSTANZO CLORO
Hai riflettuto sulla possibilità che il padre della giovane abbia formalizzato la richiesta di intervento del Sacro Collegio e dell’Imperatore non solo per ottenere giustizia ma anche per trasformare un caso di violenza carnale in un caso politico? Comprendo le tue esigenze etiche, Costantino. Sei un uomo che ha dimostrato coraggio e virtù ma sei anche e soprattutto l’Imperatore dei romani.

COSTANTINO
Di tutti i romani, padre. E’ grazie ai miei ideali di giustizia che ho potuto primeggiare sui miei nemici e ricostruire l’unità dell’Impero.

COSTANZO CLORO
La giustizia di cui parli non è la giustizia che è demandata all’Imperatore e che questi deve cercare. Un Imperatore non ha come fine il bene individuale ma il bene collettivo che va oltre le esigenze del singolo e spesso richiede, per il suo ottenimento, che quelle esigenze siano sacrificate.

COSTANTINO
L’ordine e la coesione dell’Impero sono basate sulle leggi e le consuetudini, padre. Me lo hai insegnato tu, con il tuo esempio.

COSTANZO CLORO
Hai ragione, Costantino. Tu rappresenti la legge e la rappresenti come Augusto Imperatore.

COSTANTINO
Può darsi che tu abbia ragione, padre, e che il nobile Seio Lemonio Donatiano abbia richiesto l’intervento del Consiglio del Principe per trasformare la tragica vicenda della figlia in un caso politico. Non ho intenzione per questo di rinunciare a esprimere il mio parere da osservatore. Sarà un giudizio da Imperatore, padre. Non ne dubitare.

COSTANZO CLORO
Cosa sei dunque disposto a sacrificare per il bene collettivo? Anche te stesso?

COSTANTINO
Tutto e niente, padre. Desidero che il bene collettivo sia salvaguardato e far sì che questo non contrasti con la legittima richiesta di giustizia di Teodora Donatiana e della sua famiglia.

COSTANZO CLORO
All’inizio del mio mandato, il bene collettivo era sempre nei miei pensieri. Pensavo alla politica nel suo significato più nobile. Credevo nella politica come la nobile arte dell’amministrazione pubblica. Non ci volle molto perché quella convinzione iniziasse a trasformarsi in una realtà diversa e più complessa. Fui costretto ad avallare decisioni apertamente contrarie a quelli che ritenevo i veri interessi pubblici. Decisioni che non condividevo, Costantino. In me si era creata una profonda dicotomia: da una parte la storia e dall’altra la mia individualità. Ho così iniziato a credere in qualcosa di completamente nuovo per me: come individuo non potevo fare a meno della storia, non poteva ignorarla o considerarmi autonomo da essa. Decisi di assecondare il ruolo e la funzione di Imperatore in tutte le sue caratteristiche e sfaccettature, nei suoi errori così come nelle giuste decisioni. La mia individualità ha finito per coincidere con il mio ruolo e finalmente ho trovato l’equilibrio che cercavo.

COSTANTINO
A cosa risponde la mia decisione di dare alla Chiesa di Cristo piena legittimità giuridica, potere politico e potere economico? La Chiesa è potente in cielo e in terra. Ed è soprattutto per merito mio. Dimmi, padre: l’ho fatto per la mia scelta di fede o per un mero calcolo politico da Imperatore?

COSTANZO CLORO
Solo tu lo puoi sapere, figlio mio. Ma credo tu abbia agito con intelligenza, nel rispetto del tuo ruolo. Anche io ho cercato di rispettare il mio compito, rispettando la mia vita. Ho commesso tanti errori ma ho anche aiutato la storia a compiersi.

COSTANTINO
La mia coscienza è lacerata, padre. Vorrei difendere sia i cristiani che i pagani ma qualsiasi decisione che prenderò davanti al Sacro Collegio sembra destinata a scontrarsi con le esigenze del mio ruolo e della storia.

COSTANZO CLORO
Non essere vittima, Costantino. Cavalca l’onda della storia e non fartene travolgere. Lo devi al tuo ruolo di Imperatore e alla tua vita. La soluzione sta nel rispettare te stesso come Imperatore. Lì c’è la tua individualità, quello è il tuo ruolo e la tua funzione nella storia. Non dimenticarlo.

Il fantasma di Costanzo Cloro esce.

Buio.

Entra un servitore.

SERVITORE
Sommo Augusto, Teodora Donatiana, la figlia del nobile senatore Seio Lemonio Donatiano, è morta.

COSTANTINO
Come?

SERVITORE
Suicida, nobile Augusto.

Sipario.
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO

Sipario.

Una sala del Palazzo imperiale. Davanti al cadavere di Teodora Donatiana, disteso su un piedistallo e coperto da un lenzuolo, ci sono il padre e la madre della giovane. Entra Costantino. La madre piangendo gli si avvicina e inchinandosi gli prende la mano.

CLAUDIA DOMIZIA
Divino Augusto, guarda mia figlia. La sua giovane vita è stata spenta e con essa sono morta anche io. Due sono le vittime, due. La crudeltà che si è abbattuta sulla nostra famiglia non avrà mai fine.

COSTANTINO
Nobile Claudia Domizia, porgo a te e a tua marito le mie più sentite condoglianze.

SEIO LEMONIO DONATIANO – Divino… Teodora Donatiana è morta vittima innocente. E’ morta due volte, per mano del crudele e fanatico Marco Cornelio Severo e per il male che i cristiani spargono come veleno.

COSTANTINO
Cosa è successo?

SEIO LEMONIO DONATIANO
Abbiamo trovato Teodora Donatiana distesa sul suo letto. Credendola addormentata l’abbiamo lasciata in pace. Passate diverse ore ci siamo preoccupati e ci siamo chiesti perché nostra figlia tardasse a svegliarsi. Accorsi al suo capezzale la morte ci ha accolti coprendoci di dolore e apatia. Teodora Donatiana era priva di vita, inerte. Il suo viso contratto in un’espressione di tragico dolore racconta chiaramente ciò che è avvenuto. Tra le lenzuola abbiamo trovato una boccetta vuota, il veleno che ha posto fine alla sua giovane esistenza.

COSTANTINO
Il medico ha confermato la morte per avvelenamento?

CLAUDIA DOMIZIA
Ha constatato che nella boccetta c’era del veleno e che Teodora Donatiana lo ha ingerito. Pensiamo sia stata costretta a berlo.

Silenzio

CLAUDIA DOMIZIA
Teodora Donatiana era una donna forte, amante della vita. Mai avrebbe ceduto alle lusinghe consolatorie del suicidio. Nonostante l’immane sofferenza per lo stupro e le minacce subite, nostra figlia si era dato coraggio nel combattere per la giustizia. Ti invito, Augusto, a prendere in considerazione l’ipotesi che sia stata costretta a ingerire quel maledetto veleno. Abbiamo nemici potenti e determinati qui a palazzo e in tutta Nova Roma.
SEIO LEMONIO DONATIANO
I cristiani ci odiano, Imperatore, non rispettano le consuetudini romane di reciproca tolleranza tra diversi culti e fedi. La loro ambizione è pari solo alla crudeltà e al fanatismo con cui giustificano le loro azioni scellerate!


CLAUDIA DOMIZIA
Teodora Donatiana è morta ma ciò non offusca la spaventosa ingiustizia di cui è stata vittima. L’onta della violenza l’ha distrutta. Non voglio vedere quel maiale di Marco Cornelio Severo assolto.

COSTANTINO
Il giudizio non è stato ancora emesso, Claudia Domizia. Per ciò che è in mio potere, non ci sarà alcuna discriminazione nei confronti di alcun cittadino dell’Impero.

SEIO LEMONIO DONATIANO
Noi siamo cittadini dell’Impero, Augusto! Chi ha tradito Roma e le sue tradizioni ha dimostrato di non esserlo.

COSTANTINO
I cristiani non hanno tradito Roma, Seio Lemonio Donatiano.

SEIO LEMONIO DONATIANO
Il loro obiettivo è schiacciare e annientare la religione dei nostri padri e tutte le fedi per sostituirvi il culto superstizioso del loro unico Dio fattosi uomo, crocefisso e risorto. Mirano al cuore del potere e a distruggere l’Impero.

COSTANTINO
E’ mio dovere tutelare la pace sociale e l’unità dell’Impero. In passato abbiamo sopportato con amarezza le tragiche conseguenze delle lotte fratricide e mi sono impegnato solennemente a garantire la stabilità politica e sociale in tutti i territori. I cristiani sono cittadini romani e possono professare liberamente la loro fede.

SEIO LEMONIO DONATIANO
Ma Teodora Donatiana…

COSTANTINO
Il processo presso il Consiglio del Principe andrà avanti, nobile Seio Lemonio Donatiano. Giustizia sarà fatta, secondo le leggi di Roma. A Teodora Donatiana è stato riservato il privilegio di una nobile assemblea e non il normale tribunale del Pretorio.

CLAUDIA DOMIZIA
La morte della nostra unica figlia non può essere dimenticata, Augusto.

COSTANTINO
E non lo sarà.

Costantino esce. Seio Lemonio Donatiano e Claudia Domizia si abbracciano di fronte al cadavere della figlia.

Buio.

Appartamento dei Severo a Palazzo. Marco Cornelio Severo è con il padre.

ELVIO CORNELIO SEVERO
La morte della pagana non era prevista. A questo punto la situazione si complica, figlio mio.

MARCO CORNELIO SEVERO
Non oseranno incolpare me anche del suicidio.

ELVIO CORNELIO SEVERO
Dici bene figlio mio. Suicidio. Teodora Donatiana si è avvelenata. Ma i consiglieri e l’Imperatore si porranno delle domande, indagheranno.  

MARCO CORNELIO SEVERO
Che genere di domande, padre?

ELVIO CORNELIO SEVERO
Il suicidio verrà collegato alla presunta violenza carnale. La giovane donna si sentiva così male per la violenza subita da preferire la morte a una vita di dolore? E’ stata minacciata dal presunto autore dello stupro e costretta a uccidersi? Questo genere di domande.

MARCO CORNELIO SEVERO
Non oseranno incolpare me. Io non c’entro nulla con questo suicidio!

ELVIO CORNELIO SEVERO
Non essere troppo sicuro di te! Non fare questo errore, figlio mio. Agisci con freddezza e rifletti prima di agire. Qual è dunque la nostra attuale posizione? Il Prefetto è un cristiano ma anche un abile diplomatico, non propenso a scendere a compromessi. Se la morte di Teodora Donatiana verrà indagata e messa in relazione all’accusa di stupro, devi tener conto che anche questa nuova indagine verrà effettuata dal Sacro Collegio e non in Tribunale. Uno dei consiglieri, Cleio Valerio Marziano, è senza dubbio dalla tua parte, essendo un nostro fratello nella fede. Noverio Quirino Eunapio non è cristiano ma ci è amico. In quanto al terzo consigliere, Antonino Pollio Gaio, è un ateo a noi ostile che farà valere il suo potere anche se in minoranza. Al suo fianco c’è il Questore, un altro pagano.

MARCO CORNELIO SEVERO
Le prove, padre. Non ci sono prove né dello stupro né di un mio intervento nella decisione di Teodora Donatiana di suicidarsi.

ELVIO CORNELIO SEVERO
Ai pagani non interessa la verità, Marco Cornelio Severo. Non sono come noi illuminati dalla voglia di verità, noi che riflettiamo la luce di Cristo in ogni azione che compiamo. Il consigliere Antonino Pollio Gaio eserciterà il suo potere rendendo credibili le sue argomentazioni di fronte al Consiglio e all’imperatore. E così farà il Questore. L’ateismo professato da Antonino Pollio Gaio è un altro dei volti di Satana. Diffida degli atei più degli adoratori dei falsi dei pagani, Marco Cornelio Severo, ma non temerli. Cristo ci affianca nella dura lotta contro le tenebre. Antonino Pollio Gaio e il Questore non possono nulla contro nostro Signore.

MARCO CORNELIO SEVERO
L’accusa di violenza carnale non reggerà ancora a lungo. Attendo con trepidazione il giorno in cui cadrà rovinosamente a terra, tra la rabbia di tutti coloro che non si piegano al volere di Dio.

ELVIO CORNELIO SEVERO
Violenza carnale… Una pagana abituata a fornicare e a concedere il suo corpo da puttana in ogni putrido mercimonio orgiastico e idolatra sarebbe stata violentata!? Direi piuttosto che ha sedotto con peccaminosa leggerezza un giovane cristiano timorato di Dio e lo ha tentato ai piaceri della carne. Hai fatto bene a resistere, Marco Cornelio Severo. Condanno senza riserve la donna pagana e meretrice che, mancando di rispetto al suo corpo, ha intenzionalmente voluto mettere alla prova la tua ancora fragile anima.

Buio.

L’abitazione privata del sacerdote pagano Patroclo. Sono presenti due patrizi – Calidio Fabio Onorato e Toro Falerno Ligure - due senatori di Nova Roma – Giulio Sidonio Nigrino e Tullio Romilio Amanzio - il Questore, tre giovani donne e due servitori. Tranne i servitori, immobili in piedi, tutti sono sdraiati o seduti.

PATROCLO
Ti sono grato, Questore. La tua presenza questa sera mi rincuora e conferma la stima che ho di te, amico mio.

QUESTORE
Ammetto, caro Patroclo, di essere stato tentato di non venire. Nonostante la bellezza di queste donne e la piacevole compagnia. La morte di Teodora Donatiana mi ha profondamente addolorato e riempito di rabbia.

PATROCLO
(mentre ordina a un servitore di versare da bere ai presenti)
Credi dunque che non sia stato un suicidio?

QUESTORE
Non posso dirlo ancora con certezza. Anche se si fosse uccisa, Teodora Donatiana è stata sicuramente indotta a prendere quella tragica decisione e a ingerire il veleno.

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Da chi, Questore?

QUESTORE
Dai cristiani, naturalmente. Uno o l’altro fa poca differenza. Potrebbe essere stato lo stesso Marco Cornelio Severo, rivelandosi ancora più stolto e arrogante di quello che è.

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Le tue accuse sono gravi, Questore. E pericolose. Anche se non posso che approvarle nel fare mia la condanna dei continui abusi a cui siamo costretti da parte di quei fanatici.

PATROCLO
Abusi, certo! Dici bene Giulio Sidonio Nigrino. Arriverà il giorno in cui ci sarà impedito di celebrare i nostri riti e di rendere doveroso omaggio ai nostri dei. Stasera siamo qui come autentici fuorilegge. Da quando Costantino ha bandito la celebrazione delle sacre cerimonie in abitazioni ed edifici privati, rischiamo di finire in carcere o essere condannati a morte solo per il fatto di essere qui a bere e chiavare.

TORO FALERNO LIGURE
(palpando il seno di una donna)
Rifiutare le grazie e le delizie di queste femmine non offende solo gli dei ma anche il buon senso.

Risate generali.

PATROCLO
Mio buon Toro Falerno Ligure, le tue parole ci fanno sorridere e ci inducono ancor più a godere di questi corpi caldi e lussuriosi. Non dimentichiamoci però di essere sotto assedio. Mi piacerebbe sapere che cosa intendono fare i nostri politici per impedire che questo scempio perpetrato dai barbari cristiani ci porti tutti alla rovina. Voglio rammentarvelo di nuovo, a voi tutti: non possiamo celebrare i nostri riti qui stasera e dobbiamo limitarci, sapendo che anche questo nostro piacevole incontro in amicizia è sospetto.

TULLIO ROMILIO AMANZIO
Al momento possiamo fare ben poco, divino Patroclo. Il Senato di Nova Roma è dominato dai temporeggiatori e a Roma i cristiani decidono quale sia la politica a loro più conveniente. Dopo le concessioni di Costantino, il loro vescovo ha assunto un potere politico ed economico fino a poco tempo fa inimmaginabile.

PATROCLO
Ma ci sarà pure qualcosa che possiamo fare! Costantino, il nostro amato Augusto, è pur sempre pontefice massimo ed esercita questa funzione nel solco della sacra tradizione religiosa romana.

QUESTORE
Dobbiamo fare affidamento sull’intelligenza politica dell’Imperatore e la notoria prudenza del Consiglio del Principe. Costantino è dubbioso, Patroclo. E’ un uomo saggio e non soffocherà i dubbi, lasciando che lo stimolino a ricercare ciò che è giusto fare in virtù del suo ruolo supremo.

CALIDIO FABIO ONORATO
Abbiamo tutti fiducia nell’Imperatore, Questore. Ma sappiamo anche che si professa cristiano e che i cristiani hanno un grosso ascendente su di lui. Ciò che è successo alla nobile Teodora Donatiana lo dimostra.

QUESTORE
Costantino non è stato battezzato, finora. Quel rito di legittimazione significa molto per i cristiani. Costantino è quindi in primo luogo un imperatore romano, non un burattino nelle mani di un gruppo di fanatici intolleranti!

CALIDIO FABIO ONORATO
Costantino non è stato battezzato, è vero. Ma ha già pubblicamente professato la sua fede in Cristo. Non dimenticarlo.

QUESTORE
E’ possibile professare una fede senza essere fanatici.

CALIDIO FABIO ONORATO
Ogni fede o culto che nega gli altri è di per sé esercizio di fanatismo. Non conosco alcun cristiano che non sia infiammato dal fuoco dell’intolleranza.

QUESTORE
Conosco le tue argomentazioni a sostegno del sano agnosticismo, Calidio Fabio Onorato. Ma ricorda che Costantino è un uomo avveduto. Come lo era suo padre. Costanzo Cloro, che non ha mai osteggiato i cristiani pur non professando alcuna fede nel loro Dio.

TULLIO ROMILIO AMANZIO
Siamo noi a essere osteggiati!

QUESTORE
Hai ragione, Tullio Romilio Amanzio. Ma non dall’Imperatore che pur promuovendo la nuova fede, farà di tutto per garantire la piena legittimità degli altri culti.

PATROCLO
E allora che mi dici del fatto che ha proibito le cerimonie private e abolito il culto alla sua divina persona?

TULLIO ROMILIO AMANZIO
Sono concessioni ai cristiani. Pericolose concessioni che minano nel profondo l’antica tradizione religiosa romana.

QUESTORE
Non v’è dubbio su questo, Tullio Romilio Amanzio. Ma tu sai meglio di me quali compromessi richieda la politica.

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Intendi forse battere Costantino sul piano diplomatico?
QUESTORE
Non mi batto contro Costantino, Giulio Sidonio Nigrino. Sono un alto funzionario imperiale.

PATROCLO
E allora consiglialo per il meglio, Questore. Te lo chiedo da amico e da sacerdote.

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Che ci dici a proposito del Sacro Collegio? Riuscirai a far valere le nostre ragioni e arrivare a una sentenza equilibrata che mi auguro porti alla condanna di Marco Cornelio Severo, che personalmente ritengo colpevole dello stupro della povera figlia dell’amico e sodale Seio Lemonio Donatiano?

QUESTORE
Il Prefetto è molto potente. E due dei tre consiglieri nominati parteggiano apertamente per Marco Cornelio Severo e i cristiani. Farò ciò che posso. Non abbiamo solide prove della colpevolezza di Marco Cornelio Severo e conto di trovarle al più presto oppure, in caso contrario, di convincere il Consiglio e l’Imperatore con argomentazioni logiche.

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Il vescovo Erminio è il nostro più acerrimo nemico. Di lui ho sentito cose poco gradevoli che potrebbero tornarci utili.

PATROCLO
Poco gradevoli?

GIULIO SIDONIO NIGRINO
Nonostante professi la sua fede con fanatismo e combatta i piaceri della carne, Erminio è un uomo e come tutti gli uomini non può fare a meno della sua natura. So che apprezza dilettarsi con giovani amanti, cristiani e non.

TORO FALERNO LIGURE
Maiale sodomita…

PATROCLO
Chi condanna il piacere è la prima vittima dello stesso. Naturalmente, Erminio agirà nell’ombra e consumerà i suoi desideri di nascosto, lontano dagli occhi dei suoi seguaci fanatici. Almeno anche lui è costretto come noi alla clandestinità.

TORO FALERNO LIGURE
Come potremmo utilizzare queste preziose informazioni?

QUESTORE
Nessuno ci crederebbe, Toro Falerno Ligure.

TORO FALERNO LIGURE
Perché?
QUESTORE
Erminio è un uomo potente e il potere distorce la realtà.

TORO FALERNO LIGURE
Questo dovrebbe indurci a desistere?

TULLIO ROMILIO AMANZIO
Almeno a essere prudenti e a valutare attentamente tutte le mosse.

TORO FALERNO LIGURE
L’eccessiva prudenza a volte è cattiva consigliera.

QUESTORE
Fronteggiare i cristiani non è facile, amici cari. Occorre certamente prudenza ma anche capacità di osservazione, diplomazia e, quando serve, fermezza. Agiremo contro Erminio quando e se ci saranno le condizioni per colpirlo e annientare la sua superbia fanatica. I cristiani hanno molte facce. Non è detto che non si riesca a trovare tra le loro fila qualcuno disposto a scendere a utili compromessi.

TORO FALERNO LIGURE
Utili per chi, Questore? Per noi?

QUESTORE
Inevitabilmente per tutti, Toro Falerno Ligure. Per tutti.

Sala del Palazzo vescovile. Il vescovo Erminio è con il sacerdote cristiano Dosolo. Erminio è seduto sul trono episcopale, sormontato da una grande croce dorata.

DOSOLO
Vi confesso, vescovo Erminio, che sono qui contravvenendo a un preciso ordine del mio superiore, il vescovo Ottavio.

ERMINIO
Ebbene, non lesinerò di accusarti proprio di fronte a Ottavio, che conosco molto bene. La Chiesa non tollera insubordinazioni.


DOSOLO
Vi chiedo umilmente di ascoltarmi.

ERMINIO
Prega che ne valga la pena, Dosolo. Ti ascolto.

DOSOLO
Come cristiano e come sacerdote ritengo mio dovere essere sempre testimone della fede in Cristo nostro Signore.

ERMINIO
Dio te ne rende merito, Dosolo. Veniamo al dunque.

DOSOLO
Non ritenete, vescovo Erminio, che sia un errore di superbia pretendere di adeguare la giustizia alla fede?

ERMINIO
Che intendi dire?

DOSOLO
Non ritenete, vescovo Erminio, che sia un grave peccato utilizzare il Vangelo per ottenere un verdetto che non sia di autentica giustizia?

ERMINIO
Dosolo, non ti permetto di fare volgari insinuazioni sul mio operato!

DOSOLO
Non ritenete, vescovo Erminio, che sia altamente deprecabile difendere pregiudizialmente Marco Cornelio Severo accusato di stupro e sospettato di omicidio?

ERMINIO
La tua insolenza è oltre ogni limite, Dosolo. Sei un sacerdote indegno della nostra sacra missione. Considerati esentato dal proseguire il compito. Mancando di rispetto a me, offendi la Chiesa, Cristo e tutta la comunità cristiana. Vattene!

DOSOLO
Non mi sottrarrò alla punizione che il mio superiore, il vescovo Ottavio, vorrà comminarmi. E non ho paura di dire quello che penso, da cristiano e da uomo libero.

ERMINIO
Stai pur certo che Ottavio metterà fine alla tua pretesa di avere un libero pensiero. Farà sue le mie rimostranze. Sappi che sia lui che la maggioranza dei vescovi riuniti nell’assemblea che ho convocato sostengono senza riserve le posizioni mie e del vescovo Aulo. Tutta la comunità cristiana di Nova Roma è con noi. Lo sei anche tu, Dosolo?

DOSOLO
Come vi ho detto, è mio dovere di cristiano testimoniare la fede in Cristo.

ERMINIO
Non osare ergerti a testimone esclusivo e privilegiato del Salvatore!

DOSOLO
Avete detto bene, vescovo Erminio. Salvatore. Avete mai riflettuto sul significato di questa parola? Salvatore.


ERMINIO
Non osare, Dosolo. Non osare!

DOSOLO
Cristo è morto per i nostri peccati. Sacrificandosi ci ha salvato vincendo la morte nella sua gloriosa resurrezione. Cristo è venuto a indicarci una via difficile, impervia ma chiara e definitiva. Cristo ci salva se siamo disposti a seguire quella via. Chi ne è degno, vescovo Erminio? Non basta essere vescovi per essere buoni cristiani: a Cristo non servono vesti sontuose, ricchezza e potere. Non è questa la Chiesa che ci ha chiesto di edificare.

ERMINIO
Dimentichi che Costantino, Imperatore cristiano, ha voluto che la Chiesa fosse riconosciuta come potenza terrena. Costantino, a cui Dio ha parlato legittimando il suo trono regale. Le sue azioni in difesa della vera e unica fede permettono a noi di difendere e diffondere il messaggio di Cristo. Solo così possiamo essere suoi discepoli nel mondo, come ci ha invitato a fare.

DOSOLO
Interpretate il potere come fine e non come mezzo.

ERMINIO
Interpreto il potere per quello che è e per quello che ci permette di ottenere. La comunità cristiana dell’Impero è ancora debole e necessita di tutto il nostro impegno per edificare una Chiesa forte e potente.

DOSOLO
Il potere fine a sé stesso è un tradimento del messaggio di Cristo. E’ trasformare la fede in uno strumento di dominio dell’uomo sull’uomo, di sfruttamento. Né più né meno quello che ha sempre fatto Roma con i popoli stranieri.

ERMINIO
Sei un povero ingenuo, Dosolo.

DOSOLO
Se Marco Cornelio Severo deve essere assolto perché cristiano, e ciò malgrado la sua colpevolezza, a quale ideale di giustizia cristiana potete mai fare riferimento?

ERMINIO
Non ci sono prove della colpevolezza di Marco Cornelio Severo. E io farò di tutto perché la sua innocenza non sia prevaricata mettendo a rischio la comunità cristiana di Nova Roma e di tutto l’Impero.

DOSOLO
Se Marco Cornelio Severo è colpevole, pagano o cristiano che sia, tale deve essere riconosciuto e condannato. Questo ci chiede Cristo come suoi testimoni. Anche se pagana, la giovane Teodora Donatiana merita giustizia e rispetto.

Silenzio.

ERMINIO
Ti ho ascoltato, Dosolo. Il mio tempo però adesso è finito. Parlerò con il vescovo Ottavio, non dubitare. Sarai punito per la tua presunzione e allontanato da Nova Roma. Valuteremo anche se è il caso di annullare il tuo sacro impegno sacerdotale in via definitiva e irreversibile. Non ne sei degno!

DOSOLO
Vi saluto, vescovo Erminio.

Dosolo esce.

Buio.

Negli appartamenti del palazzo imperiale appartenenti alla famiglia di Teodora Donatiana, Lucrezia, schiava della giovane defunta, ripone vestiti e oggetti della padrona in una grossa cassa. Di nascosto entra un uomo con il volto coperto. Avvicinatosi alla schiava, si scopre il volto.

UOMO
Sei tu Lucrezia, la schiava della nobile Teodora Donatiana?

Lucrezia si volta di scatto.

LUCREZIA
Sono io… Chi siete?

UOMO
Cosa stai facendo, Lucrezia?

LUCREZIA
Sistemo le cose della mia padrona.

UOMO
Perché?

LUCREZIA
I nobili genitori della mia padrona vogliono lasciare il palazzo imperiale.

UOMO
L’Imperatore ne è al corrente?

LUCREZIA
Non lo so, signore.

L’uomo inizia a camminare lentamente per la stanza. Lucrezia lo guarda sospettosa.
UOMO
Hai avuto modo di appurare se sia vero ciò che si suppone sia accaduto a Teodora Donatiana? Hai visto o udito qualcosa?

Lucrezia non risponde, visibilmente impaurita.

UOMO
Hai visto o udito qualcosa, Lucrezia?

Lucrezia non risponde.

UOMO
(avvicinandosi mette una mano sulle spalle della donna)
Non hai nulla da temere. Ciò che ti chiedo può essere utile per scoprire la verità. Non desideri la verità per onorare la memoria di Teodora Donatiana?

LUCREZIA
Certamente… Ma…Di quale verità state parlando, signore?

UOMO
Sei la schiava che Teodora Donatiana amava di più. Hai raccolto le sue confidenze, le sei sempre stata vicina… E’ su queste basi che si fonda la verità che sto cercando.

LUCREZIA
Mi è stato ordinato di parlare solo ai nobili consiglieri del Sacro Collegio.

UOMO
Ne sono stato informato. E se ti dicessi che da quei nobili consiglieri io sono stato mandato? E se ti dicessi che conoscere la verità mi permetterà non solo di fare giustizia ma anche di proteggere te, Lucrezia?

La donna, sempre impaurita, cede alle richieste dell’uomo.

LUCREZIA
Io c’ero.

UOMO
Come?

LUCREZIA
Io c’ero. Ero presente quando la mia padrona è stata violentata nel grande atrio del Palazzo imperiale. Nessuno mi ha visto arrivare. Ero andata a cercarla perché sapevo che sarebbe rientrato poco dopo. Quando l’ho vista insieme al nobile Marco Cornelio Severo, mi sono nascosta.

UOMO
E quello che hai visto e udito ti ha terrorizzata…
LUCREZIA
Sono rimasta nascosta finché il nobile Marco Cornelio Severo non se n’è andato. Temevo per la mia vita. Non ho avuto il coraggio di aiutare la padrona e ora la colpa mi sta divorando. Quando tutto è finito e Marco Cornelio Severo se ne è andato, mi sono avvicinata a Teodora Donatiana e l’ho aiutata a rialzarsi. Piangeva disperata e sanguinava per la violenza subita.

UOMO
Bene…


LUCREZIA
Credete che i consiglieri terranno conto delle mie parole?

UOMO
I consiglieri cercano la verità, Lucrezia.

Lucrezia fa un breve, timido, sorriso.

UOMO
Sei stata brava. Il tuo contributo verrà tenuto in grande considerazione. Sei una schiava fedele. Fedele fino alla fine.

L’uomo estrae un coltello e colpisce la donna mortalmente. Lucrezia geme e cade a terra senza vita. L’uomo nasconde il coltello e ricoperto il volto si avvia all’uscita. Verificato di essere solo, si allontana.

Buio.

Sala del trono. Nuova seduta del Consiglio del Principe. Sono presenti Cleio Valerio Marziano, Antonino Pollio Gaio, Noverio Quirino Eunapio e l’Imperatore.

ANTONINO POLLIO GAIO
E’ inconcepibile, divino Augusto. L’assassinio della schiava Lucrezia solleva forti dubbi sul verdetto che dobbiamo emettere. Mi domando: Marco Cornelio Severo è colpevole del reato di stupro nei confronti della nobile Teodora Donatiana, sospettato della morte di Teodora Donatiana e dell’omicidio di Lucrezia?

CLEIO VALERIO MARZIANO
Supponiamo che l’ipotesi del nobile consigliere Antonino Pollio Gaio sia plausibile. Perché mai Marco Cornelio Severo o i suoi complici sarebbero stati così stolti da eseguire il brutale omicidio di una schiava senza preoccuparsi di occultare il cadavere della vittima e nascondere così la prova inoppugnabile della loro colpevolezza?

ANTONINO POLLIO GAIO
Perché far sparire la schiava Lucrezia, magari con l’intenzione di ucciderla in un secondo momento, avrebbe comunque suscitato sospetti, come è logico che sia. Molto meglio iniziare e finire il lavoro nel più breve tempo possibile e senza lasciare tracce evidenti che possano con relativa sicurezza identificare i mandanti.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Ma nobile Antonino Pollio Gaio, sono pronto ad appoggiare le tue argomentazioni a patto che tu mi fornisca la prova che quello che affermi sia vero.

ANTONINO POLLIO GAIO
L’omicidio di Lucrezia è un fatto, nobile Noverio Quirino Eunapio. Come lo è il presunto “libero suicidio” di Teodora Donatiana.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Presunto? Il medico ha confermato che si tratta di suicidio.


ANTONINO POLLIO GAIO
Presunto “libero suicidio”, nobile Cleio Valerio Marziano. Presunto. Il medico ha confermato che il veleno è stato ingerito. Teodora Donatiana può essere stata costretta a farlo.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Dimenticavo che per voi pagani il suicidio non è un peccato di offesa a Dio ma solo un’alternativa tra le molte sulle quali la vita ci consente di scegliere.

ANTONINO POLLIO GAIO
Solo? Non essere avido di parole Cleio Valerio Marziano. Una volta, prima della tua rocambolesca e tuttora, almeno per me, misteriosa conversione, eri solito disquisire con amabile dialettica sul senso della vita e della morte.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Hai detto bene, Antonino Pollio Gaio. Una volta. In nome della nostra amicizia, rispetta la mia scelta.

ANTONINO POLLIO GAIO
La rispetto, certo. Mi conosci: non sono una persona che esercita costrizioni alla libertà altrui. Intendevi dire che devo considerare il suicidio una valida alternativa tra le tante? Ti assicuro, me ne compiaccio. Forse per te non tutto è perduto nel baratro del fanatismo cristiano.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Non assecondare la tua vanità di saggio, Antonino Pollio Gaio. La mia scelta va al di là della tua comprensione e non ha nulla a che vedere con la presunzione del sapiente. La scelta di Cristo è l’unica scelta che vale la pena di fare.

ANTONINO POLLIO GAIO
Amen.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Blasfemia! Augusto, invoco il tuo intervento!

COSTANTINO
Calmatevi, nobili consiglieri. Cristo insegna con l’umiltà dei suoi esempi, Cleio Valerio Marziano. La tua fede ti impone di non essere orgoglioso e arrogante. E ad Antonino Pollio Gaio vorrei ricordare che la tradizione romana ha fatto della tolleranza e della reciproca convivenza le migliori basi per costruire la coesione religiosa di tutti i popoli dell’Impero, cristiani compresi. L’assassinio della schiava Lucrezia è un fatto gravissimo che condiziona il proseguimento dei lavori di questo Consiglio. Vi invito, nobili consiglieri, a valutare con attenzione ciò che è successo e a cooperare affinché il colpevole o i colpevoli vengano presto assicurati alla giustizia.

Buio.   

Sala del trono. Costantino parla con il sacerdote cristiano Dosolo.

COSTANTINO
Chi ti ha mandato?

DOSOLO
Nessuno, Augusto. Sono qui per iniziativa personale.

COSTANTINO
Cosa vuoi?

DOSOLO
Donarti il conforto della fede, se è possibile… Umilmente…

COSTANTINO
La fede… La fede che tu invochi è la fede che ho accettato di professare e difendere. Qual è il risultato di questo mio immane sforzo? Cristiani e pagani sono animati solo dall’odio gli uni verso gli altri, l’Impero è dilaniato da lotte intestine. Alle frontiere premono i nemici di Roma. E’ questo ciò che ho ottenuto?

DOSOLO
Cristo ci insegna ad agire secondo coscienza.

COSTANTINO
La coscienza di un Imperatore non è la coscienza di un uomo libero. Subisco le torture del potere, annego nell’indeterminatezza, desideroso di pace ed equilibrio interiore. E’ questo che Cristo Salvatore vuole da me?

DOSOLO
Cristo ti ha già benedetto, sommo Augusto. Il segno della croce è apparso nel cielo e ti ha indicato la via. Il privilegio che Dio ti ha concesso richiede di essere ricambiato. Sei Imperatore e lo devi essere nel suo nome. E’ questo il tuo destino.
COSTANTINO
Dunque, si sta dunque compiendo il mio destino…

DOSOLO
Un destino benedetto da Cristo Nostro Signore.

COSTANTINO
Dovrei dunque assolvere Marco Cornelio Severo per nome e per conto di Cristo e della mia missione di Imperatore da Lui benedetta?

DOSOLO
Solo se lo richiede la giustizia, di cui sei tutore e legittimo rappresentante.

COSTANTINO
Giustizia è verità. Ma nessuno è pronto ad accettarla. Nemmeno i nostri fratelli cristiani.

DOSOLO
Cristo ci ha insegnato a non temere le ire del mondo, e a proclamare la giustizia senza paura.

COSTANTINO
E se avessero ragione coloro che accusano Marco Cornelio Severo, se avessero ragione i pagani che quell’accusa propugnano? Come potrei, da Imperatore, tradire la loro fiducia compiendo un atto ingiusto, loro che sono cittadini legittimi dell’Impero?

DOSOLO
I fratelli pagani non saranno traditi se la giustizia renderà loro la verità.

COSTANTINO
Fratelli?! Tu parli di fratellanza in un mondo divorato da lotte fratricide. Ammiro il tuo coraggio e la tua fede sincera, ma non posso che biasimare la tua ingenuità.

DOSOLO
Augusto, accetto il tuo biasimo e ti ringrazio. E’ per me prezioso auspicio per una testimonianza ancora più forte della fede. Quella che tu chiami ingenuità è purezza infantile di un cuore semplice, libero di amare e di essere amato da Cristo Nostro Signore.

COSTANTINO
La tua libertà è la mia schiavitù.

SACERDOTE
Sii libero nella fede, Costantino. E ciò ti aiuterà a spezzare le catene invisibili che ti tengono prigioniero. Agisci secondo giustizia. Gli uomini ti odieranno comunque, ogni tua decisione sarà criticata. Ma sarai libero solo se agirai secondo coscienza.

Il sacerdote esce. Costantino si siede sul trono. Entra il fantasma della madre Elena.

ELENA
Non mi temi più, Costantino?

COSTANTINO
No, madre.

ELENA
Ho percepito la tua sofferenza, figlio mio amato. Energie negative hanno invaso l’intera corte e tu rischi di esserne vittima. Sento che il tuo potere vacilla e la fede in Cristo è fragile e non protetta.

COSTANTINO
E’ un momento cruciale, madre. Ho bisogno di saggi consigli per assolvere nel migliore dei modi il mio compito supremo ed esercitare la missione di Imperatore di Roma.

ELENA
Cristo non ammette sconti, Costantino. E a un Imperatore illuminato dalla fede chiede più sacrifici che ad altri. Comprendo le tue difficoltà e mi addolora la tua insicurezza.

COSTANTINO
Non posso tradire la fiducia che tutti i romani, pagani e cristiani, hanno risposto in me quale Imperatore della ritrovata unità dell’Impero.

ELENA
Tradiresti questa fiducia se ti comportassi da vero cristiano?

COSTANTINO
Prima di essere cristiano sono Imperatore di Roma.




ELENA
La storia è a una svolta, Costantino. La vera e unica fede sta trionfando e la potente luce di Cristo illumina il mondo e squarcia le tenebre dell’ignoranza pagana. Tu sei il portatore di quella luce, figlio, il primo Imperatore cristiano.

Silenzio.
 
ELENA
Non lasciarti travolgere dalle parole dei sognatori. Tu non sei un cristiano qualunque. Sei l’Imperatore cristiano Flavio Valerio Aurelio Costantino, il primo di una regale discendenza. La libertà che Cristo ti ha donato è essere te stesso, l’Augusto, e adempiere la missione che Dio Padre ti ha chiaramente indicato: fare del grande Impero di Roma un Impero cristiano.

COSTANTINO
Tu parli di sognatori e appari come ombra incorporea, un fantasma appartenente al mondo dei sogni, non alla realtà.

ELENA
Figlio mio, riconosci le parole di tua madre?

COSTANTINO
Sì, certamente.

ELENA
Ringrazio Dio che mi ha concesso di farti visita. Non ti basta per credere e professare dignitosamente la tua fede? Quanti scettici, pagani, atei, vorrebbero vivere il privilegio di una simile visione per sciogliere i loro dubbi e abbracciare senza più demoniache reticenze l’unica e vera fede.

Silenzio.

Tuo padre, che da Imperatore capace e saggio ha saputo sottrarsi al delirio sterminatore che aveva colpito a morte migliaia di nostri fratelli in Cristo, non ha mai abiurato al suo ruolo. Non era cristiano ma ha aiutato gli eserciti di Cristo.

COSTANTINO
Mio padre è venuto a farmi visita. Proprio come hai fatto tu, madre.

ELENA
Lo so. Certo, ti avrà ben consigliato…

COSTANTINO
E’ mio dovere serbarne l’onore e seguirne l’esempio, madre.

ELENA
Allora è forte il ricordo che hai di Costanzo Cloro. Ti chiedo: lo è anche la tua fede in Cristo?

Silenzio.

Abbandonati a Lui, Costantino, e sii Imperatore di una nuova era di luce e speranza per tutti gli uomini.

Elena esce.

Buio.

Sala del trono. Sono presenti i tre consiglieri, l’Imperatore, il Questore e il Prefetto.

QUESTORE
E’ evidente, Augusto, nobili consiglieri, nobile Prefetto che l’ingiusto assassinio della schiava Lucrezia sia un evento che, nella sua tragicità, illumina la strada che ci deve condurre senza esitazioni alla verità. Serviva una prova e la prova è arrivata.

PREFETTO
Un indizio, nobile Questore. Un semplice sospetto. Non offendere la tua rinomata saggezza con parole e argomentazioni prive di consistenza.

QUESTORE
Offenderei la mia coscienza se non combattessi per ciò in cui credo.

PREFETTO
Credi dunque il falso?

QUESTORE
Non cadere nello stesso errore che imputi a me, Prefetto. Affermi che io dico il falso come fosse una certezza. E’ dunque una prova la tua o si tratta di un indizio, di un semplice sospetto?

CLEIO VALERIO MARZIANO
Rischiate così di offendere la sensibilità e l’intelligenza dell’Imperatore. E vi assicuro che il mio è più di un indizio.

Gli altri consiglieri ridono.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Riprendiamo la logica delle argomentazioni. E lasciamo che le ipotesi siano confermate o vengano scartate per via naturale.

QUESTORE
Nobile Cleio Valerio Marziano, converrai con me che l’assassinio di Lucrezia getta ombre funesti sulla presunta innocenza di Marco Cornelio Severo. Ombre peraltro già consistenti dopo la misteriosa morte della nobile Teodora Donatiana.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Inutile divagazione, Questore.

QUESTORE
Inutile? (rivolto a Costantino) Sommo Augusto, non sono stati convocati questi consiglieri per fare luce sull’accusa di violenza carnale e minacce di morte rivolta dalla nobile famiglia di Teodora Donatiana nei confronti del nobile Marco Cornelio Severo? (ironico) Si ritiene dunque che questo nobile consesso sia inficiato da inutili divagazioni? Non è questa un’offesa rivolta all’intelligenza e alla lungimiranza del nostro Imperatore? Non è una regola che nel dibattimento si metta a nudo la realtà dei fatti?

COSTANTINO
Sì, nobile Questore. Queste sono le regole. Invito tutti a onorarle e a fare onore al vostro mandato. Questo è il luogo dove devono trionfare le prove. Nessuna ipotesi, per quanto seducente, deve offuscare la logica del nostro ragionamento. Lo dobbiamo all’ideale di giustizia rappresentato dalla tradizione romana contro l’oscurità della barbarie. Che il Questore abbia facoltà di provare ciò che dice e il Prefetto la garanzia di poter dimostrare il contrario.

Buio.

Sala del trono. L’Imperatore congeda un messo del vescovo Erminio. Poi si avvicina al sacerdote Dosolo che, inginocchiato, prega davanti al crocefisso. Costantino si ferma al suo fianco, in piedi, e inizia anch’egli a pregare. Entra il Questore e attende in silenzio il momento opportuno per richiamare l’attenzione di Costantino.

QUESTORE
Chiedo scusa, Augusto…

COSTANTINO
(voltandosi)
Questore. Arrivi nel momento giusto. Ho ricevuto brutte notizie.

QUESTORE
Ho visto il messo del vescovo Erminio. Ciò mi ha insospettito.

COSTANTINO
Esattamente. E’ stato quel messo a portarmi notizie che avrei preferito non sentire.

Costantino si avvicina al sacerdote e lo invita a uscire.  

COSTANTINO
Erminio ci ha voluto favorire. O almeno così lui crede. Ha mandato il messo ad avvisarci che i cristiani di Nova Roma sono pronti alla rivolta per rivendicare con un’azione di forza l’innocenza di Marco Cornelio Severo. Erminio parla di fedeli timorosi di Dio esasperati, pronti a difendere la verità spronando la loro indole pacifica agendo in nome di Cristo. Come prevenire tutto questo? Agendo immediatamente per proclamare l’innocenza di Marco Cornelio Severo.

QUESTORE
Erminio è un opportunista.

COSTANTINO
E’ evidente. Finge di appoggiare il suo Imperatore mettendomi in guardia da una rivolta potenzialmente devastante e nel contempo parteggia per i rivoltosi ed è probabile, visto il suo ruolo, che sia coinvolto in prima persona nell’istigarli alla violenza.

QUESTORE
E con lui il vescovo Aulo.

COSTANTINO
Ovviamente. Il messaggio politico è chiaro: Erminio mi obbliga a pronunciarmi in modo definitivo in favore dell’innocenza di Marco Cornelio Severo.

QUESTORE
Oltraggiando la normale procedura giudiziaria e le istituzioni imperiali!

COSTANTINO
Certamente, Questore. Come Imperatore è mio dovere difendere l’autonomia del Consiglio del Principe, l’integrità delle leggi di Roma, l’unità dell’Impero e la pacifica convivenza tra i suoi cittadini.

QUESTORE
I cristiani sanno che una rivolta darebbe il via a più ampie e gravi disordini civili. Il rischio è che scoppi una guerra devastante. Erminio e Aulo giocano con il fuoco in nome del fanatismo e dell’oscurantismo. A loro interessa il potere e per il potere sono disposti a sacrificare anche vite cristiane. Non è questa, sommo Augusto, una prova inconfutabile dell’irrazionalità fanatica di una religione dannosa e mortifera?!

COSTANTINO
Dimentichi forse che a quella religione io stesso ho giurato fedeltà? Che in nome di Cristo è mio desiderio seguire il destino per me stabilito dalla storia? Tu parli di potere, Questore. E fai bene. Il potere è un piacere intenso. Ti lega a sé in un abbraccio che non riesci a sciogliere. Che non vuoi sciogliere. Il potere dà l’illusione della determinatezza. Come la natura esercita il suo dominio assecondando le sue immutabili leggi, così coloro che detengono il potere credono di dominare il mondo, di imprimere un senso alla realtà. Cristo ci insegna a non cedere alle lusinghe del potere ma ad amare il prossimo come noi stessi. Ma la Chiesa ci dice che il potere è necessario e che può esistere il potere in nome di Cristo. Perché questa contraddizione, Questore? Quale orgogliosa ambizione si cela dietro le parole del vescovo Erminio? Come possiamo, da cristiani, desiderare il potere con una brama così intensa da bruciare le carni?

QUESTORE
Augusto, potrei rispondere ai tuoi quesiti appellandomi a ciò che in me ritengo più prezioso: la razionalità. Tramite la razionalità posso ammirare la maestosità della natura e cercare di comprenderne le stupefacenti leggi. Il potere e l’ambizione che lo nutre sono parte irrinunciabile della natura umana. Eppure, i cristiani guardano il mondo con gli occhi bendati della fede, non hanno prove da presentare ma solo dogmi a cui credere senza alcuna riflessione o dubbio. I cristiani possono dire o sostenere ciò che vogliono. La fede non richiede fatica e logica dimostrativa. Per il vescovo Erminio, e così per tutti gli altri membri della Chiesa, è facile giustificare il potere in nome di Cristo. Non c’è contraddizione nell’assenza di logica.

COSTANTINO
Ed è umano, mio caro Questore, voler essere Imperatore?

QUESTORE
Sì, mio Augusto. Ed è umano prendere decisioni o scendere a compromessi. Non è possibile prescindere dai nostri limiti. Ma non farti accecare dalla tua fede, Costantino. Tienila nel tuo cuore e lasciati inspirare da essa ma sappi pensare e agire come Imperatore di tutti i romani. Non lasciare che le ambizioni di alcuni mettano a repentaglio l’unità dell’Impero e la sicurezza di tutti i suoi cittadini.

COSTANTINO
Se continuiamo a processare Marco Cornelio Severo i cristiani si ribelleranno scatenando la guerra civile; se invece proclamiamo la sua innocenza esisterà un pericoloso precedente per la pretesa di certi cristiani di ergersi sopra la legge. E saranno i pagani a ribellarsi.

Entra un soldato.

SOLDATO
Augusto, un gruppo di assalitori ha devastato il tempio di Giove. Il Prefetto li sta cercando per tutta Nova Roma.

Buio.

Sala del trono. Sono presenti Costantino e il Questore.

QUESTORE
Il tempio di Giove è stato completamente devastato, Augusto. Fino a che punto dobbiamo subire questa violenza prima che l’Impero fermi i fanatici cristiani?

COSTANTINO
L’Impero?! L’Impero è di tutti, Questore. Anche dei cristiani.

QUESTORE
Augusto, sono stati i cristiani a compiere l’azione infame. Non è segno di rispetto di un cittadino verso l’Impero.

COSTANTINO
Lo so. E sono anche certo che i miei dubbi sono ora più forti della fede che pretendo di professare. Ma la mia libertà deve fare i conti con il pesante fardello dell’essere Imperatore. Non posso permettermi di avere una coscienza tranquilla. Nonostante la desideri con tutto me stesso.

QUESTORE
Fai arrestare i due vescovi. Interroga Aulo ed Erminio. E’ più che fondato il sospetto che l’infamia della devastazione del sacro tempio di Giove abbia loro due come blasfemi ispiratori.

COSTANTINO
Tu mi inviti a incolpare due vescovi, due potenti rappresentanti della Chiesa. Credi che un Imperatore possa permettersi di accusare senza prove certe un semplice cittadino? No, di certo. E allora come pretendi che siano accusati senza prove due vescovi? Io che ho dato alla Chiesa il potere, ora mi permetto di metterlo in discussione? Sospettiamo che siano stati i cristiani a devastare il tempio, ma questo non basta.

QUESTORE
Temo che potrebbe non bastare mai, sommo Augusto.

Buio.

Sala del trono. Entra un funzionario di corte.

FUNZIONARIO
Augusto, le guardie imperiali hanno arrestato cinque cristiani. Il Prefetto è in procinto di iniziare l’interrogatorio.



COSTANTINO
Miserabili… Che si ascolti cos’hanno da dire e confessare e che venga immediatamente istruito processo nei loro confronti.

Il funzionario esce.

Buio.

Sala del trono. Entrano Aulo ed Erminio.

COSTANTINO
Eminenti vescovi. Sappiate che non ammetterò nessuna forma di pietà nei confronti dei vostri confratelli che si sono macchiati di una simile infamia. E voi? Come devo procedere nei vostri confronti?

AULO
Noi, Augusto? Di cosa ci accusi?

COSTANTINO
Ho un compito gravoso da compiere nella ricerca della verità. Sono cristiani gli autori dello scempio al sacro tempio di Giove. Cristiani! Voi siete i loro vescovi, le loro guida. Ditemi: è questo ciò che insegnano le Sacre Scritture?

AULO
Le Scritture insegnano ad agire nella fede e per la fede, Augusto.

COSTANTINO
E’ dunque la distruzione del tempio di Giove è un atto di fede?!

ERMINIO
I nostri confratelli hanno agito in piena autonomia, se è questo che ci domandi, Augusto.

COSTANTINO
Autonomia? Ti ho visto lottare per il potere di decidere su misere questioni, vescovo Erminio. Sapevi del rischio di rivolta e mi hai messo in guardia. Vuoi farmi credere che non eri al corrente di un progetto infame come distruggere il tempio? O devo pensare che entrambi non abbiate l’autorità necessaria per comandare un branco di criminali?

AULO
La nostra autorità è legittima e salda, Augusto.

COSTANTINO
E in nome del vostro potere siete disposti a mentire al vostro Imperatore?

ERMINIO
Assolutamente no, Augusto. Il nostro rispetto per voi e la vostra autorità è indiscusso.

AULO
Siamo la guida del nostro popolo, Augusto. Lottiamo per la fede e invochiamo la fine delle tenebre pagane. Anche grazie al tuo aiuto, sommo Imperatore, che hai onorato Cristo abbracciando la vera fede. Dai pulpiti indichiamo alle anime semplici la strada da percorrere. A volte, qualcuno decide di spingersi troppo in là, di difendere la fede in modo violento e intollerante. Posso condannare la sua azione, ma rendo grazie a Dio per la sua ispirazione.

COSTANTINO
Le tue parole equivalgono a un’ammissione di colpa, vescovo Aulo. Voi incitate il popolo a lasciarsi cullare nell’illusoria certezza del fanatismo.

ERMINIO
Il potere che ci attribuite viene prima da Cristo e poi da voi, Augusto.

COSTANTINO
E ne abusate in suo nome?! Siete disposti a sacrificare la vita dei vostri confratelli accusati di aver distrutto il sacro tempio di Giove? Non è questo il Cristo che ho avuto l’onore di conoscere.

ERMINIO
Parliamo dello stesso Cristo Salvatore, Augusto. Siamo coinvolti nel suo progetto, qui, nella storia di quest’epoca tumultuosa. La luce di Cristo non sarà mai offuscata e il suo abbagliante messaggio oscurerà per sempre le false illusioni dei vecchi dei.

AULO
Il popolo cristiano vuole che Marco Cornelio Severo sia liberato e dichiarato innocente. Non si fermerà e dopo aver distrutto il tempo di Giove colpirà di nuovo e sempre più violentemente. Augusto, nessun cittadino di Nova Roma ha perso la vita. Fai in modo che ciò non accada in futuro.

COSTANTINO
I cristiani hanno violato un tempio sacro. Per voi non significa nulla. A chi giova uccidere migliaia di uomini per liberarne uno? E’ questa la strada della fede?

ERMINIO
Puoi fermare la violenza, Augusto.

AULO
La liberazione di Marco Cornelio Severo è la soluzione.

COSTANTINO
Non accetterò un verdetto di innocenza che non sia confermato da prove certe.

AULO ED ERMINIO
Ma sommo Augusto…

COSTANTINO
Al momento non ho altro da argomentare, venerabili vescovi.

AULO
Commetteresti un grave errore, Augusto.

COSTANTINO
Prima di congedarvi, permettetemi di rivolgervi una domanda. Non avete mai dubbi su ciò che pensate e fate?


ERMINIO
Siamo umili servitori di Cristo, Augusto. Errare è nella nostra natura.

COSTANTINO
E quindi non potreste essere voi nell’errore?

AULO
La fede non contempla errori, Augusto. Gli uomini sbagliano, Cristo no. Possiamo sbagliare nel valutare da uomini ma non dobbiamo fallire nel giudicare da cristiani.

COSTANTINO
Ricordo le lezioni del mio maestro alla corte di Treviri. “Il dubbio è la libertà dell’uomo di conoscere la verità”.

AULO
(sorridendo ironico)
I tempi dei filosofi stanno per finire, Augusto. La fede porterà certezze e chi vorrà dubitare subirà la giusta condanna a opera di Nostro Signore Gesù Cristo e degli imperatori cristiani che come te e dopo di te siederanno sul trono di Roma.

Aulo ed Erminio escono.

Buio.

Costantino è solo nella stanza del trono. Appare il fantasma della madre Elena.

ELENA
Figlio mio, mi addolora vederti così confuso e debole. I dubbi non si addicono a un Imperatore cristiano. Affidati a Nostro Signore e lui ti illuminerà la strada.

COSTANTINO
Al tuo seno hai nutrito un Imperatore, madre. Sei sicura di aver fatto lo stesso con un buon cristiano?

ELENA
Certamente, Costantino.

COSTANTINO
Mi trovo davanti a un baratro, madre. Non riesco più a discernere ciò che è giusto compiere. I vescovi premono perché io dichiari l’innocenza di Marco Cornelio Severo. Hanno potere, madre, un potere che di giorno in giorno si fa più forte ed esteso.

ELENA
Sono strumenti nelle mani di Dio.

COSTANTINO
Credi? Cristo non insegna a liberarsi dalle tentazioni del potere? Che ne sarebbe della sua Chiesa?

ELENA
“Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”. Hai dimenticato le sue parole? Ricordi il Vangelo, Costantino? Cristo ci insegna a non disprezzare il potere, purché sia utilizzato per il bene. Ci insegna a dominarlo, non a soccombere alle sue lusinghe. Cristo ti ha benedetto con il suo segno, Costantino. Ti ha inviato come imperatore a combattere per lui. Da Imperatore! Potente e glorioso nella sua grandezza! Tu detieni il potere e in suo onore sei legittimato a usarlo.

COSTANTINO
Posso io, Imperatore cristiano, pormi al di sopra della sacra legge di Roma? Non è mio dovere conciliare gli opposti, ergermi a difensore della legalità contro ogni sopruso, difendere i cittadini dell’Impero, cristiani o pagani che siano? Come posso favorire i cristiani senza fare ingiustizia nei confronti di altri legittimi cittadini romani? Forse che gli antichi dei hanno mai chiesto un simile sacrificio ai nostri padri?

ELENA
Antichi dei?! Come osi invocare gli dei pagani figli della superstizione e delle tenebre?!

COSTANTINO
Madre…

ELENA
Tu hai abbracciato la fede cristiana, Costantino. E’ a Cristo che devi il tuo illimitato potere. Hai riunificato l’Impero perché Lui lo ha voluto, il tuo valore è al servizio della sua causa: diffondere la parola di salvezza in tutti gli angoli del mondo. Lasciati andare, figlio mio amato. Dichiara innocente il giovane Marco Cornelio Severo. Verranno tempi in cui i falsi dei pagani che ora tu invochi bestemmiando scompariranno della faccia della terra, sconfitti e cacciati da Cristo Salvatore come reietti nel fuoco degli inferi. La chiesa fondata da Gesù trionferà a Roma e nel mondo intero e la sua luce rischiarerà le tenebre.

Costantino rimane in silenzio. La madre lo osserva.

Non sarai tu a fare il grande passo, figlio mio. Un tuo successore, grande nella gloria e degno di sedere sul tuo trono, consacrerà Roma alle insegne immortali di Cristo. Ma lui non è nulla senza te che lo hai preceduto.

Elena esce.

Buio.

Entra il fantasma di Costanzo Cloro.

COSTANTINO
Padre!

COSTANZO CLORO
Costantino, la tua angoscia turba il mio riposo. Non riconosco più il figlio prediletto che a Treviri volli come mio alleato nel sacro vincolo dei Cesari.

COSTANTINO
Sommo Augusto, luce e guida del mio cammino. (si inginocchia)




COSTANZO CLORO
Non adularmi, Costantino. E non prostrarti davanti a un misero velo trasparente che nulla ha più di terreno. Sciogli il dilemma che attanaglia il tuo cuore. Giudica da Imperatore e assolvi al tuo sacro compito senza indugi.

COSTANTINO
I cristiani vogliono la loro giustizia. Ma è la giustizia di Roma?

COSTANZO CLORO
E cosa è Roma senza i cristiani, Costantino? Per quanti secoli l’Urbe eterna ha navigato in mezzo alle tempeste rimanendo fedele a sé stessa pur cambiando tutto di ciò che era? Roma segue il cammino della storia, figlio mio. Nulla è immutabile e nei secoli Roma ha dimostrato che solo cambiando e adattandosi al mondo poteva sopravvivere nei momenti bui e crescere in quelli gloriosi delle conquiste. Agli uomini spetta il compito di vivere, di plasmare il mondo e trasformarsi. Io non ho fatto altro che assecondare questo logico e semplice principio. Ho tollerato i cristiani perché il mondo ha voluto che i cristiani crescessero in gloria e potere. Roma lo ha voluto. Il tempo degli antichi dei è giunto al termine, Costantino. Alzati e cavalca il cambiamento guidando l’Impero verso una nuova era. Sarai ricordato come il primo Imperatore cristiano. Saggio, valoroso, capace e giusto. Non denigrare i tempi nuovi in nome dei tempi vecchi, Costantino. Roma ti chiede di accompagnarla nel futuro.

Esce.

Buio.

Sala del trono. Costantino riceve il vescovo Demetrio di Atene.

DEMETRIO
Ti ringrazio di avermi concesso udienza, Augusto.

COSTANTINO
Ne hai diritto, vescovo Demetrio.

DEMETRIO
Ad Atene e in tutta la Grecia si è sparsa la notizia dei fatti di Nova Roma. C’è forte preoccupazione. Cristiani e pagani della mia città discutono con veemenza e non sono mancati scontri e disordini tra le due comunità prima in pacifica convivenza.

COSTANTINO
Sono al corrente di quanto sta succedendo, vescovo. Ho diramato precise disposizioni ai Prefetti affinché i facinorosi siano fermati e perseguiti con severità.

DEMETRIO
E hai fatto bene, Augusto.

COSTANTINO
Ebbene, non hai nulla da obiettare? I vescovi Aulo ed Erminio biasimano l’azione imperiale volta unicamente alla riconciliazione tra cristiani e pagani e al ristabilimento dell’ordine. Non avete nulla da dire per perorare la causa cristiana e la preminenza dei diritti dei cristiani a scapito dei pagani?


DEMETRIO
No, Augusto. Non sono qui per difendere i miei fratelli nella fede se ciò vuol dire falsificare i fatti e produrre menzogna.

COSTANTINO
I fatti. Dici bene, Demetrio. I fatti. C’è un’accusa di stupro e minacce di morte, un suicidio sospetto, la morte violenta di una schiava e nessuna prova certa. Il giudizio è difficile e il rischio è che i fatti sfumino in interpretazioni che nulla hanno a che vedere con la verità.

DEMETRIO
Preoccupazione che condivido, Augusto.

COSTANTINO
E dunque?

DEMETRIO
Ho fatto un lungo viaggio da Atene per darti un consiglio, se permetti.

COSTANTINO
I consigli, specie se intelligenti, sono merce rara e preziosa di questi tempi.

Demetrio sorride compiaciuto.

Ebbene, ti ascolto.

DEMETRIO
So che non sei stato ancora battezzato, Augusto. E che rivendichi per te la prerogativa di pontefice massimo secondo la tradizione religiosa imperiale. Hai certamente coscienza del potere dei simboli. Il battesimo è uno di questi, e tra i più potenti, come lo è la prerogativa di pontifex maximus. La comunità cristiana di tutto l’Impero riconosce in te un legittimo e potente difensore della fede in Cristo. Tu sei cristiano e lo hai dimostrato nei fatti. Ci sarà tempo, se lo vorrai, per onorare Cristo con l’acqua della rinascita.

COSTANTINO
Il battesimo è e rimane una mia libera scelta, vescovo.

DEMETRIO
Ed è giusto che sia così, Costantino. Il mio consiglio è difendere la verità dei fatti e dei simboli. Sei un cristiano: è un fatto. Sei Imperatore: è un fatto. Sei pontefice massimo: è un fatto. Non sei battezzato: è vero ma ciò non inficia il fatto che tu sei cristiano.

COSTANTINO
Intendi forse rammentarmi le prerogative del mio ruolo?

DEMETRIO
Voglio sollecitare il tuo intervento in nome dell’autorità imperiale di cui sei legittimo interprete. Voglio che la tua coscienza di cristiano sia in perfetto equilibrio con quella di Imperatore. Se il cristiano Marco Cornelio Severo deve essere condannato, che lo sia!

COSTANTINO
Non la pensano così Aulo ed Erminio.

DEMETRIO
(ironico)
Anche tra i cristiani esistono punti di vista diversi.

COSTANTINO
Mi stai chiedendo di oppormi a due vescovi molto influenti.

DEMETRIO
Se è ciò che ti compete come Imperatore e come cristiano…

COSTANTINO
Come Imperatore e come cristiano?

DEMETRIO
Cristo ci insegna a combattere per la verità. Aulo ed Erminio sono uomini con punti di vista da uomini. Diametralmente opposti al mio. La verità di Cristo è però una sola e vale più dei singoli punti di vista.

COSTANTINO
Cos’è allora per voi il potere?

DEMETRIO
E’ uno strumento per perseguire il bene, Augusto. Per unire e non per dividere le genti. La tolleranza e il rispetto sono principi fondamentali per un cristiano. L’intolleranza e l’accumulo spregiudicato di ricchezza e potere politico porta solo alla divisione, allo sfruttamento e all’ingiustizia.

COSTANTINO
I tuoi eminenti confratelli sostengono di agire in nome di Cristo per adempiere alla missione storica di far trionfare il cristianesimo su ogni altro culto o religione.

DEMETRIO
Hai detto bene, Augusto. La storia compete a Dio ed è grave peccato di superbia per qualsiasi cristiano pretendere di manipolare i disegni divini.

COSTANTINO
Non credi dunque che la fede in Cristo sia destinata a un futuro radioso in tutto l’Impero?

DEMETRIO
Qualunque sarà l’esito della volontà di Dio, la condanna di Marco Cornelio Severo non cambierà il corso degli eventi.

COSTANTINO
Penso che Aulo ed Erminio ne siano consapevoli.

DEMETRIO
Lo credo anch’io. Ma la cecità che li induce a perseguire il fine del potere per il potere gli impedisce di vedere la realtà in tutte le sue sfaccettature.


COSTANTINO
Ti ringrazio, vescovo Demetrio. Le tue parole sono di buon auspicio al compimento ormai imminente del processo presso il Consiglio del Principe.

Buio.

Sala del trono. Sono presenti Costantino, il Prefetto, il Questore, i tre consiglieri e i genitori di Teodora Donatiana. Questi ultimi sono seduti sulla panca a destra del trono.

NOVERIO QUIRINO EUNAPIO
Sommo Augusto, nobili consiglieri, Prefetto e Questore, chiedo formalmente che Marco Cornelio Severo sia assolto dall’accusa di aver stuprato la nobile Teodora Donatiana per mancanza di prove oggettive che ne attestino la colpevolezza. Chiedo inoltre la ratifica dell’evidente inconsistenza dei fatti correlati all’accusa di stupro: il presunto omicidio-suicidio di Teodora Donatiana e l’assassinio della schiava Lucrezia non sono ascrivibili direttamente a Marco Cornelio Severo.

CLEIO VALERIO MARZIANO
Augusto Imperatore e voi tutti qui riuniti, faccio appello alla lungimirante e sapiente tradizione giuridica di Roma qui rappresentata da questo Sacro Collegio di cui mi onoro di far parte, perché si dichiari Marco Cornelio Severo innocente. L’assenza di prove non può essere considerata un banale accidente dell’azione giuridica ma la manifesta causa dell’impossibilità di giudicare Marco Cornelio Severo colpevole. La pietà dovuta alla nobile Teodora Donatiana ci deve guidare nel compito di non tradire ciò che di puro e rispettoso si rifletteva nei comportamenti e nelle parole della giovane.

ANTONINO POLLIO GAIO
Anche io, sommo Augusto, nobili amici e sodali, chiedo a gran voce la proclamazione dell’innocenza di Marco Cornelio Severo. La mancanza di prove certe è per paradosso l’argomento più chiaro e razionale a nostra disposizione. Siamo qui per fare giustizia e il nostro compito ci rende onore solo se siamo in grado di onorare Roma e le sue leggi. Con umano rammarico ammetto che, nonostante i miei e i nostri sforzi, le prove della colpevolezza di Marco Cornelio Severo non ci sono. Ho voluto difendere Teodora Donatiana e la sua famiglia così come la sacra tradizione religiosa romana ma non posso tradire le leggi imperiali e offuscare la realtà dei fatti.

PREFETTO
Ringrazio i nobili consiglieri per avere espresso, in totale unanimità, il loro parere favorevole a Marco Cornelio Severo, dichiarandolo innocente. Non resta che attendere il parere finale vincolante dell’Imperatore. Mi rallegro del fatto che oggi, qui, in questa regale sala, alla presenza dell’Imperatore, la giustizia abbia trionfato malgrado le avversità che hanno condizionato il dibattimento. Sono cristiano ma non approvo la cieca violenza che ha indotto alcuni miei confratelli nella fede a violare il tempio di Giove facendone criminale scempio. Sono cristiano e nello stesso tempo romano e nutro un profondo e sincero rispetto per chi cristiano non è, non lo è ancora o non vorrà mai esserlo. Da cristiano il mio impegno è rivolto alla pacifica convivenza tra i cittadini di tutto l’impero. Cristiani e seguaci di altre fedi possono e devono convivere pacificamente. Ciò non è possibile senza la giustizia e l’ordine garantiti dalle nostre istituzioni, in primis quella del nostro amato Imperatore. Dopo oggi guardo con fiducia al futuro dell’Impero e alla concreta possibilità che cristiani e pagani trovino spazi di confronto in reciproca e accettata dignità e libertà. Nobili consiglieri, oggi avete salvato un innocente, un cristiano e un cittadino dell’Impero.



QUESTORE
Sommo Augusto, nobili consiglieri, nobile Prefetto, nobili Seio Lemonio Donatiano e Claudia Domizia, proverò a richiamare la vostra attenzione, di nuovo, e di nuovo ancora, sulla necessità che sia resa giustizia vera alla memoria della nobile Teodora Donatiana e che la sua tragica morte, legata indissolubilmente alla violenza carnale subita, sia venerata e rispettata, compiendo un atto dovuto al ricordo di una giovane che nella sua breve vita ha sempre dimostrato di essere animata da bontà e rispetto delle leggi, dei vincoli familiari e delle tradizioni che hanno reso grande Roma. Quando il senatore Seio Lemonio Donatiano venne da me per confidarmi l’avvenuto stupro ai danni della figlia tanto amata, non esitai a credergli, pur in assenza di prove oggettive a portata di mano. Non devo io rammentarvi, nobili amici, gli innumerevoli casi in cui degli innocenti sono stati ingiustamente condannati in base a prove valutate e giudicate schiaccianti. Vi chiedo, allora: cosa è peggio? Che un innocente sia fatto passare per colpevole perché si interpretano erroneamente come prove dei semplici fatti in realtà estranei all’accusato o che un vero colpevole sia giustamente condannato non in virtù di prove interpretate come tali ma di fatti inoppugnabili? Sommo Augusto, Marco Cornelio Severo è un giovane pieno di vita e spesso irruento e aggressivo: due anni fa litigò e ferì un suo coetaneo colpevole di averlo redarguito. Questi sono fatti inoppugnabili che devono essere considerati come tali e non interpretati in modo erroneo. Così come sono fatti i comportamenti esemplari e la nomea di rispettabilità che circonda la famiglia di Teodora Donatiana e che circondava la giovane stessa. Tutti ne conosciamo le virtù, tutti a corte ne possiamo rendere testimonianza. Volete parlare di prove? Si accetti il verdetto del medico di corte, che attesta inequivocabilmente l’avvenuta violenza sessuale. Ebbene, ci si interroghi sull’assassinio della schiava Lucrezia, plausibilmente messa a tacere perché testimone pericolosa dello stupro. Nobili consiglieri, volete parlare di prove? Sia dimostrata allora senza ombra di dubbio l’innocenza di Marco Cornelio Severo. Imperatore, quella che a tutti gli effetti è solo una semplice opinione sulla presunta innocenza di Marco Cornelio Severo, viene portata in questo consesso come prova inoppugnabile di innocenza. Malgrado i fatti, quelli sì realmente verificati, dicano che Marco Cornelio Severo è un giovane aggressivo e violento, che è stato visto in compagnia di Teodora Donatiana, che la giovane non avrebbe avuto alcun interesse pratico e immediato nel denunciare uno stupro mai avvenuto, mettendo a rischio la sua stessa reputazione.

Silenzio.

Marco Cornelio Severo è cristiano. Ed è anche cittadino dell’Impero. Teodora Donatiana era pagana. Ed era cittadina dell’Impero. C’è uguaglianza in questo mentre temo che lo stesso non si possa dire per quanto riguarda il concreto della vita quotidiana dei cittadini di Nova Roma. Ho ascoltato autorevoli esponenti cristiani rivendicare giustizia solo sulla base dell’identità cristiana. Dunque, basta essere seguaci di questa religione intollerante per possedere un privilegio di cui gli altri cittadini romani, giuridicamente e moralmente eguali, non possono avere o aspirare ad avere. E’ questo ciò che si merita Roma? E’ questo il massimo rispetto che abbiamo per la nobile tolleranza romana? E’ questo il futuro che ci auguriamo per i nostri figli e discendenti?

Silenzio.

Divino Augusto, la comunità cristiana di Nova Roma, gli ultimi tragici fatti lo dimostrano, non ha alcun rispetto per la tradizione romana, le sue leggi, la sua storia. La fede professata dai cristiani è intollerante, pretende di assoggettare il mondo. Come si può convivere quando chiunque non sia cristiano non viene rispettato nella sua vita, viene umiliato e spogliato della sua dignità. In una parola, mortificato! Ognuno è libero di credere ciò che vuole. Io rispetto questo principio perché sono cittadino romano, orgoglioso dei valori che mi hanno consentito di diventare uomo. Quale libertà religiosa può mai accettare che la propria verità sia imposta con coercizione agli altri? Divino Augusto, lo stupro di Teodora Donatiana, con tutte le sue conseguenze, mette in luce le debolezze dell’epoca in cui viviamo. Invoco la tua saggezza, sommo Imperatore, perché con il tuo equo parere venga non solo onorata la memoria di Teodora Donatiana e la dignità della sua famiglia, ma venga anche protetta la società nel suo insieme, affinché il futuro dell’Impero sia nel segno del progresso e non della barbarie e dell’oscurantismo.

Costantino si alza ed esce.

Buio.

Rientra Costantino seguito da un funzionario. Il funzionario legge un foglio.

FUNZIONARIO
“Io, Marco Flavio Valerio Costantino, Augusto Imperatore di Roma, dichiaro l’imputato Marco Cornelio Severo non colpevole di tutte le accuse mosse a suo carico. Dispone altresì che alla giovane e nobile Teodora Donatiana siano garantiti funerali ufficiali e celebrazioni d’onore nel nome e per conto dell’Imperatore”.

La madre di Teodora Donatiana piange e urla, il padre si alza per intervenire ma viene zittito dal funzionario. Costantino abbraccia i due genitori ed esce, accompagnato dal funzionario.

Buio.

Entrano due soldati con un uomo prigioniero, torturato. Seguono Costantino e il Questore.

SOLDATO
Augusto, questo è l’uomo che è stato catturato questa mattina.

QUESTORE
Ha confessato?

SOLDATO
Sì.

Costantino si avvicina all’uomo.

COSTANTINO
Qual è il tuo nome?

UOMO
Verio.

COSTANTINO
Verio. Sei cittadino romano?

VERIO
Sono nato a Spalato da madre e padre cittadini romani.

COSTANTINO
Spalato… La Dalmazia… Dalla terra di Diocleziano, mio glorioso predecessore, proviene dunque la sventura da te incarnata. Perché hai ucciso la schiava Lucrezia?

VERIO
Sono stato pagato.

COSTANTINO
Da chi?!

VERIO
Un senatore… Tullio Romilio Amanzio…

COSTANTINO
Sai chi hai ucciso e perché?

VERIO
Non sono un assassino, Augusto. Il senatore Tullio Romilio Amanzio ha minacciato me e la mia famiglia. Se non facevo ciò che mi chiedeva avrebbe confiscato le terre che coltivo e di cui lui è proprietario. Ho contratto un forte debito con il senatore per colpa degli ultimi raccolti andati male.

COSTANTINO
Cosa ti ha promesso in cambio del tuo miserabile atto?

VERIO
La totale estinzione del debito e un nuovo contratto di affitto della terra, per me più vantaggioso.

COSTANTINO
Mettendo a rischio non solo la tua vita, ma anche quella della tua famiglia.

VERIO
Mia moglie e i miei figli non c’entrano, divino Augusto. Risparmiali.

Verio piange.

QUESTORE
Cosa ti ha detto la schiava prima di morire?

VERIO
Cosa?

QUESTORE
Rispondi alla domanda. Cosa ti ha detto Lucrezia prima di morire?

VERIO
La schiava ha visto e sentito tutto. La sua padrona, Teodora Donatiana, è stata violentata e minacciata nell’atrio del palazzo imperiale da Marco Cornelio Severo.

COSTANTINO
Basta!

Costantino, sconvolto, fa un segnale ai soldati di portare via Verio, che piange e implora pietà disperato. Il Questore, anch’egli sconvolto, rimane in silenzio.

COSTANTINO
Maledetto destino. Non c’è fede che potrà lenire il dolore che mi brucia dentro. Ho tradito la verità dell’uomo per assecondare la verità della storia.

Silenzio.

Che Cristo, supremo giudice, sia indulgente e mi condanni come uomo assolvendomi come Imperatore.

Buio.

Sala del trono. Il generale Ermogene, tre ufficiali e due soldati affiancano Costantino attorno a un tavolo su cui sono disposte delle carte geografiche. I soldati reggono gli stendardi imperiali con le insegne della croce.

ERMOGENE
Imperatore, le spie ci dicono che i ribelli Goti hanno attaccato le nostre guarnigioni.

UFFICIALE
Il Prefetto Galerio attende disposizioni per l’offensiva, Augusto.

COSTANTINO
Roma non può tollerare coloro che minacciano la sua legge e il suo dominio. Che l’offensiva abbia inizio. (indicando uno stendardo con l’insegna della croce) Assicuratevi che ogni legione abbia l’insegna di Cristo a guidarne il cammino.

Costantino esce seguito dagli altri.

Sipario.

FINE



Meda, Ottobre 2018