DECISAMENTE SINGLE

atto unico brillante di

Francesco Chianese


ATTO UNICO

SCENA 1

(Settembre. Nonostante in abbondante anticipo Sara è intenta a sistemare l’albero di Natale)

SARA: (mentre prepara l’albero) Stavolta non mi frega. Stavolta l’albero di Natale lo preparo     per     tempo. Non è possibile che ogni anno, presa dai tanti preparativi, arrivo a mettere su     l’albero solo l’ultimo giorno con tanto di stress e dolori alluccinanti alla testa e alla … schiena.  
Per non parlare dei regali. Tre ore di fila per comprare il profumo alla mia amica Aurora, due     ore e mezzo per l’acquisto della cravatta per mio fratello, altre tre ore per il solito orsacchiotto     di peluche a mia nipote Clara che mi accusa di essere monotona e solo perché… le compro lo     stesso     regalo da quando aveva cinque anni.
Era così felice ogni volta che, vestita da befana, scendevo le scale che dalle camere da letto     portavano al soggiorno, con in una mano una scopa e nell’altra l’orsacchiotto che le     donavo con gioia. Ora a ventidue anni non posso certo farle la befana ne tantomeno babbo     natale.

    Quest’anno no. Ho deciso di non farmi fregare dalla fretta e così l’albero lo preparo per     tempo… adesso.  Adesso, inteso come oggi… 18 settembre. Così ho tutto il tempo di scegliere     i regali e metterli sotto l’albero e andare per i negozi a comprarmi degli abiti nuovi. Alla mia     amica va bene il solito profumo, a mio fratello Enrico la solita cravatta blu a palline bianche     e per mia nipote Clara per quest’anno qualcosa di diverso: invece del solito orsacchiotto le     compro un bel…. panda di peluche. Sono convinta che stavolta sarà felice.

Per me il natale è sempre stato un giorno importante, ma questo di quest’anno lo è ancor di più.   
Ho un appuntamento importante, anzi importantissimo.
Il 21 di     dicembre e cioè il giorno dell’anti, dell’anti, dell’anti vigilia di Natale arriva…. Massimo. Ho sempre amato il nome Massimo. Chi è Massimo? Massimo è colui che ha trafitto il mio cuore con una spada, l’ha tirato fuori con forza dal petto e lo ha conficcato vicino al suo.  Ed io non posso arrivare impreparata a quest’importante appuntamento perdendomi nei preparativi di Natale.

Tutto deve essere pronto, dall’ albero ai regali. E a proposito di regalo ho pensato di fargli     trovare, sotto l’albero, una bella pipa con tanto di tabacco profumato. Lui è un patito del fumo.
Mi racconta spesso, che appena nato, da poco meno di una settimana, l’infermiera di turno,     una donna tutta d’un pezzo gran fumatrice, una sera per farlo smettere di piangere per paura     che svegliasse i bambini che     dormivano in quel reparto, non avendo niente nelle sue         vicinanze, si tolse dalle labbra l’immancabile sigaretta accesa e la mise in bocca, a mo’ di     ciuccio, al piccolo Massimo che subito si acquietò.
Con la sigaretta fu un amore a prima vista, o meglio a prima succhiata. In seguito non accettò     ciuccietti o roba simile ma solo sigarette e rigorosamente senza filtro.
    
La prima cosa che mi chiese quando lo conobbi fu: signorina lei che sigarette fuma?
Io che non avevo mai toccato una sigaretta in vita mia fui colta da un improvviso attacco di     panico…  la mia mente fu invasa da una miriade di pacchetti di sigarette che si     alternavano     nella mia fantastica visualizzazione, ma tutti, dico tutti, con il nome della marca     davanti al     pacchetto cancellato. Leggevo a malapena la dicitura “nuoce alla salute”.
Massimo notò il mio imbarazzo e per tutta risposta mi disse: “signorina, non mi dica che non     fuma. Questo non posso accettarlo”. “Si, si certo che fumo”…. Gli risposi…. “Fumo, fumo e     pure tanto… solo che ho appena finite le sigarette e mi sento nervosa e confusa al punto da     non ricordare la marca delle sigarette che fumo”.
Come la capisco, mi disse, e mi offrì una sigaretta. Mamma mia… era una marlboro con     etichetta rossa. Me l’accese e me la passò. Non so quanto fumo inghiottì quella sera e quanta     sofferenza per abortire i continui colpi di tosse… so solo     che ogni volta che ci penso mi     viene un terribile mal di mare.

Tengo nel cassetto dello scrittoio, belli pronti, due pacchetti di muratti, uno duro e uno     morbido, più due di marlboro e per non sbagliare un pacchetto di sigari Toscani. Non si sa     mai. Meglio essere sempre preparati.

Massimo è molto meticoloso anche nel vestiario. Non ammette la femmina in pantoloni.
Inoltre, ha un pessimo rapporto con i telefoni: non sopporta le discussioni per telefono ed odia     i telefonini cellulari. Ho dovuto tagliare le mie trentadue sim o schede telefoniche e buttare i     miei sette telefonini, anche quelli di ultima    generazione con tanto di facebook e wonsapp     incorporati e macchina fotografica.
Sapeste quante selfi mi sono scattata.
Foto a funcio chiuso (mima), a becco di papera, a linguaccia aperta… ma le più belle sono     certamente quelle con testa curva da una parte a mo’ torre di Pisa.  
Ma il telefono di casa no!!! almeno quello l’ho salvato.      
La femmina deve essere femmina e le femmine devono vestire da femmine, comportarsi da     femmine con l’eccezione della sigaretta che deve tenere sempre accesa. Per lui la donna     non è donna se non fuma o se porta i pantaloni. La donna perfetta deve essere un’accanita    fumatrice, non deve usare i telefonini cellulari e deve vestire sempre in gonna, meglio se corta.


SCENA 2

   (Suona il campanello di ingresso, suona due volte)

   Il postino, solo il postino suona sempre due volte e che vorrà? Vado a vedere che è meglio. (apre la porta esterna, esce un attimo, rientra con una busta chiusa in mano, poi parlando con lo sguardo rivolto all’ingresso) Mi scusi ma non ho spiccioli, la prossima volta non si preoccupi che le lascerò una bella mancia. (chiude la porta)
(apre la busta e legge il contenuto)  Comunico, stop, arrivo anticipato, stop. Sarò da te, stop, il 22 settembre, stop. Firmato Massimo. Stop. (piega il telegramma e lo butta nello scrittoio)
    
 (Turbata) Stop, stop, stop….. mamma mia…. Il 22 settembre è tra quattro giorni… ed io non ho ancora comprato la pipa e gli abiti nuovi.
E dell’albero che ne faccio?… lo smonto o lo lascio? E se lo lascio che scusa gli invento visto che siamo ancora a settembre? Cosa gli dico. Gli posso dire che quest’anno hanno deciso di far nascere prima Gesù e quindi anticipato il Natale? No, no…. non mi crederebbe.
Lo nascondo… e dove lo metto così parato.
Niente. Non gli dico niente. Di romperlo non se ne parla, dopo la fatica che ho fatto per prepararlo. Quindi lo lascio dove si trova nella speranza   non se ne accorga o in caso… vedrò cosa inventarmi al momento.   

 Mamma mia, così… ha anticipato i tempi. Non ha resistito senza vedermi l’amico e dopotutto, sono felice anch’io. Felice e, allo stesso tempo, preoccupata. Ho paura di fare brutta figura, avrei voluto più tempo per prepararmi meglio all’evento.
Menomale che le sigarette le avevo già comprate.

Devo decidere se mettermi la minigonna o abito lungo…. Forse con la minigonna farò più effetto. Si ho deciso… vada per la mini. (si accorcia la gonna con le mani) Però… che gambe.

    Mi siedo su questo bel divano con la classe che mi compete (quello che dice lo mima facendo la smorfiosa), metto doverosamente la gamba a cavallo mostrando quanto basta il ginocchio destro accavallato e con lo stile che mi contraddistingue (mette le due dita a v davati la bocca come se fumasse) fumo una bella muratti con tanto di bocchino. (si blocca)
 Già la muratti. (di corsa va verso lo scrittoio prende un pacchetto di sigarette muratti, lo apre prende una sigaretta e la mette in bocca) (ripete i gesti di prima)
E’ vero che sigaretta con bocchino e minigonna rendono la femmina particolarmente sexi e sciccosa.
Se non lo è ancora sono certo che nel vedermi così… s’ innamorerà di me e…. di brutto…. Con la classe che mi ritrovo non può succedere altrimenti.

    (si alza, posa la sigaretta nel pacchetto che mette nello scrittoio) Basta…. Devo premurarmi ad acquistare una bella minigonna per me e la pipa per Massimo che farò mettere in confezione regalo.
    Certo non la metterò sotto l’albero, ma un bel pacco regalo fa sempre piacere riceverlo. Lo metterò sullo scrittoio e vicino ci metterò un pacco di muratti, uno di marlboro e tre sigari toscani più una scatola di fiammiferi svedesi.
La minigonna la compro rossa, per essere in tinta col natale o forse è meglio di no. Essendo ancora a settembre magari di un altro colore; verde andrà meglio… o forse gialla. Bhe… lascerò che sia Michele, il bel commesso della boutique Valentino, a consigliarmi. Ho sempre amato il nome Michele.
    Michele…mmmm che bel ragazzo. Alto, sicuramente più di un metro e novanta con due mani che sembrano i guantoni che usano i giocatori di baseball. Due splendidi occhi color mare di agosto e capelli color oro, rigorosamente …. tinti.   Vorrei sbagliarmi ma mi sa che il bel tenebroso Michele abbia una storia con Valentino…. Il titolare della boutique Valentino.
Sarà per questo se non mi ha mai…sconcicato.
La pipa per il mio Massimo la compro di vero… osso.  

SCENA 3

(suona di nuovo due volte il campanello d’ingresso)

Due volte. Ha suonato due volte. Questo significa che è di nuovo il postino. Bhe due volte lo stesso giorno non era mai successo. (esce dalla porta esterna, rientrando quasi subito con la busta in mano chiusa) (con lo sguardo rivolto all’ingresso) Per la mancia mi scusi ancora, sa non sono uscita e non ho avuto il tempo di procurarmi gli spiccioli. Non si preoccupi segni che poi farò tutto un conto. (chiude la porta).

     Un altro telegramma. (apre la busta) Rettifica del primo telegramma, stop. Annullato arrivo anticipato, stop, per motivi di lavoro, stop. Verrò a trovarti, stop, alla solita data di dicembre. Stop. Firmato Massimo. Stop.

     Stop, stop, stop. Come odio questi stop.
    Così…. Niente. Falso allarme. Ed io stupida che mi ero pure illusa.
    Già pregustavo i suoi baci, anticipati, al gusto di tabacco. Luci soffuse, provenienti dal bellissimo albero alle spalle (le luci dei riflettori si abbasseranno dolcemente e si accenderanno le luci dall’albero. I riflettori sempre meno accesi, in modo da rendere visibile l’albero illuminato), e una musica galante, sognante e ruffiana… ad invitarci a… ballare

    (Sara, come se fosse con Massimo si fa trascinare dalla musica e si mette a ballare da sola)

    (la musica scema e si riaccendono i riflettori piano, piano. Le luci dell’albero verranno spente)   

    Pazienza. Vorrà dire che è tutto rimandato. O meglio ritornato al punto di partenza.


SCENA 4

(Il campanello suona ancora due volte)

    Ancora??? Può essere ancora il postino? Tre volte in un solo giorno. (stavolta guarda attraverso lo spioncino della porta) Di nuovo lui è. E adesso cosa vorrà?
    (esce e rientra con un’altra busta) (parla ancora col postino che non si vede)
    Grazie, lei è gentilissimo come sempre. Meriterebbe un bacio, solo che io non bacio gli sconosciuti quindi le darò una cospiqua mancia. Solo che per il momento sono a corto di liquidi quindi…. Pazienti ancora e le prometto che la prossima volta sarà più fortunato (chiude la porta).

    (apre la busta e legge il contenuto) Rettifica del primo e del secondo telegramma, stop. Annullato del tutto mio arrivo da te, stop. Non posso venire ne a settembre ne a dicembre, stop. E nenche dopo, stop. Dimenticavo di dirti, stop, di essere sposato, stop, e che mia moglie non dato permesso venire da te. Stop. Saluti. Firmato Massimo. Stop.

(Sta come svenire e si siede )

    Stop, stop, stop. E stavolta è lo stop conclusivo.
    Quindi Massimo è…. Massimo è…. Mi viene difficile dirlo. Massimo è… sposatoooooo. (si alza) Maritato, coniugato, ammogliato, consortato, accasato….(pausa) Disgraziato, gran maleducato, mi ha ingannato, mi ha mortificato ed io adesso…. Lo voglio morto ammazzato.

    Ho persino fatto un corso accellerato per fumatori incalliti, ho imparato a memoria tutte le marche di sigarette del mondo, fumato sigari e sigarette e adesso mi dice che è sposato. (arrabbiatissima) Grrrrrrrrrrrrrrr…. Lo voglio ammazzare, lo voglio rovinare, lo voglio castrare. Voglio prendere tutte le sigarette che ho comprato e messe nel cassetto dello scrittoio, accenderle e inficcargliele ad una, ad una in tutti i buchi che un uomo ha a disposizione, dalle narici al deretano…..

SCENA 5

(Squilla il telefono che ha posto su un tavolinetto)

    E adesso chi è???? Se è un altro telegramma lo strappo senza nemmeno leggerlo.
    (apre la porta d’ingresso mentre il telefono continua a squillare)
    Chi è… insomma chi è???
    (chiude la porta)
    Sono diventata pure pazza. Non distinguo più il suono del campanello d’ingresso dallo squillo del telefono. Certo. Massimo, il farabutto, mi ha fatto pure perdere l’abitudine di riconoscere lo squillo di un telefono.
    (va di corsa a rispondere, ma dall’altro lato hanno riattaccato).
    Pronto, pronto…. Ci siete? Io ci sono. Un po’ in ritardo ma ci sono. Pronto, pronto???
    (riattacca il telefono) Niente, si sono stancati di aspettare e così hanno riattaccato. Non fa niente. Come si dice dalle nostre parti: se è di razza si ricogghi. (pausa… ci pensa)
    E se non si ricogghi? Magari era un bell’uomo che sapendomi sola, soletta mi avrebbe chiesto un appuntamento e di passare il prossimo week end assieme.
Poi… una volta soli…. timidamente mi avrebbe preso, accarezzandola, la mano… (mima il tutto) io l’avrei ritirata per pudore ma lui avrebbe continuato ed io non avrei avuto la forza di resistergli e lo avrei abbracciato stretto, stretto.  
Avremmo fatto l’amore per sei giorni consecutivi e al settimo giorno ci saremmo riposati.
Io sarei rimasta incinta e felice sarei corsa da lui per annunciargli il lieto evento. Ma lui…
 lui mi dice che non se la sente di affrontare un peso così grande come quello di avere un figlio, che mi ama ma che non vuole certe responsabilità e…. in silenzio….. si defila lasciandomi sola con un figlio da far nascere e crescere.

(Squilla il telefono. Lei lo prende. E’ nervosa. Risponde)

(Al telefono) Razza di farabutto che non sei altro, ti sei divertita facendo l’amore con me per sei giorni consecutivi con dieci minuti di pausa ogni dodici ore, il tempo per un panino, per poi riprendere il ritmo…., non mi interrempore. Mi hai messa incinta…..non mi interrompere… e quando lo hai saputo sei corso via con la coda in mezzo alle gambe lasciandomi nei guai….. Ho detto non mi interrompere… Mi hai interrotto.
Pronto? … mi scusi… ma lei non è il  farabutto?..... Certo che non lo è…. No, no…. Non è stato lei a mettermi incinta……chiaro, non mi conosce e queste cose non capitano per…corrispondenza…..
Se il problema è solo della conoscenza…. No problem…. Mi posso sempre presentare.
 Chissà, da cosa potrebbe nascere cosa……. cosa ha detto? mi conosce già…. Ma se ha appena detto di non conoscermi?..... e invece mi conosce anche se solo di nome...  Non sapevo di essere così famosa.
Certo che sono io. …Si…. la signorina Sara Bellinzotti sono io. In carne ed ossa, signorina dalla nascita, di bell’aspetto, single ….. Ma quale incinta…..No, no, non sono incinta.
Io dicevo così per dire….
Sa… mi arriva un telegramma da Massimo….. chi è Massimo?.....il mio, diciamo, fidanzato che però non è mio fidanzato perché già sposato e sua moglie non le da il permesso di venire da me a natale e nemmeno prima e nemmeno dopo, insomma mai……
Così,  mentre facevo l’albero di natale…. Si di natale con tanto di palle e addobbi….  Si ora…. Lo so che siamo a settembre, vuole che non sappia in che mese siamo?
Poi… però…dopo il terzo telegramma, portato dallo stesso postino che ancora avanza la mancia per i primi due telegrammi….. telegramma con tanto di stop che chiude definitivamente il mio discorso amoroso con Massimo….
 Mi squilla il telefono ed io incavolata apro la porta ma non c’è nessuno perché non era la porta che squillava ma il telefono. Prendo la cornetta, pronto, pronto ma non risponde nessuno, ed io…. Resto incinta… .
Però…. Non resto incinta perché nel frattempo chiama lei che mi interrompe……
No, non ha interrotto i sei giorni d’amore… ah, l’ho detto io? forse volevo dire sei minuti… invece ho detto proprio sei giorni e a tutto spiano?
...Ma  quando mai…. Sarei morta dopo i primi tre minuti…altro che sei giorni,….
 ma…. Ma mi scusi… lei ha detto di conoscermi anche se solo di nome…… ma io…. Non ho questa fortuna, e pertanto… posso almeno sapere a chi ho l’onore di raccontare tutti i cazzi da me vita?....
Ragionier Feliciano Arcuri?...... Ho sempre amato il nome Feliciano.  Mi dispiace ma è la prima volta che sento questo nome…. Ah, è il nuovo direttore della Banca popolare dello stretto?..... piacere…. Si sono correntista presso la vostra banca….. e vuole avere il piacere di conoscermi personalmente? …. Perché no, quando desidera lei… ha detto anche subito?..... non è che possiamo fare prima?
Io mi vestirò con un gonnellino rosso a pois, una camicia bianca e una giacca verde: voglio essere nazionalista.  E TU, caro Feliciano…. Come ti vesti?..... Sei già vestito?..... certo, se sei in ufficio, non può essere altrimenti. E dove hai intenzione di portarmi….Felicianuccio…
All’ufficio prestiti e depositi?..... bha, non mi sembra molto romantico. Avrei preferito in un ristorantino di campagna, all’aperto, in mezzo alla natura. Tra vacche e scecche, galline e oche, mosche e zanzare e con ciuri, ciuri suonata con la fisarmonica come sottofondo musicale al nostro…. Amore…..
Non è amore?... bhè certo, ancora è presto ma lo sarà di certo…. Cosa dici? TU preferisci un incontro al chiuso tra assegni e carte di credito? Ma, ma…. Non mi sembra un luogo adatto.
Scusa Felicianucciu, ma perché continui a darmi il lei…. Per mantenere le distanze con i clienti?.... Ma, ma… io…. Non sono una cliente, o meglio lo sono, ma pensavo che non lo fossi perché tu…..  
Quindi, mi stai invitando a venire subito in banca per…. coprire le sei rate del prestito fatto lo scorso anno?
      Ma lo sa che LE dico, caro direttore? Che io…. Del suo invito me ne faccio un baffo.       Un suo invito non lo accetterei neanche se fosse l’unico uomo sulla terra perché LEI, caro ragioniere, non solo ha un bruttissimo nome, Feliciano, ma sicuramente sarà basso, grasso, stempiato, con mille brufoli in faccia e le puzza pure l’alito.  Arrivederla, anzi addio (stacca il telefono).


SCENA 6

(si blocca, restando ferma… parte una musichetta da sottofondo e incomincia a muoversi )

    E’ strana la vita: i giorni passano lentamente così come le ore che, a volte, sembrano interminabili.
      Lenti, interminabili… quasi con fatica trascinando mese su mese… così gli anni.
      E gli anni passano…   e con gli anni vanno via le occasioni, le speranze, i sogni.
      Non hai il tempo di coglierne il significato.
      Ti volti dietro, cerchi il tempo passato, perduto… ma vedi solo… un immenso contenitore di ricordi e rimpianti.
    
(pausa lunga)

Povera… pur se immersa nelle ricchezze.
Sola… pur se circondata da tanta gente.

(pausa, cambia tono)(la musica resta come sottofondo)

Un tempo le signorine come me di quarant’anni o giù di lì… o su di lì… che ancora non avevano avuto l’accortezza di maritarsi era chiamate “zitelle” e quasi sempre la parola zitella era accompagnata dal termine “acida”.
     Se non eri ancora sposata a quell’età, era chiaro che un motivo doveva pur esserci. O eri brutta e quindi nessuno ti cagava o avevi un pessimo carattere oppure…. Avevi avuti così tanti uomini da far invidia a Messalina e quindi eri semplicemente da evitare. Acida zitella.

Che importa, o meglio cosa importava se la causa, probabilmente era ben diversa, da riscontrare in qualcosa di veramente grave o onorevole come accudire i genitori fino all’ultimo respiro o….. per semplice scelta o altro.
      Acida zitella e basta…
     Per non incorrere o meglio per non diventare zitella ci si sposava con premura e col primo arrivato… le apparenze erano salve e le corna da lì a a venire erano, potenzialmente, innumerevoli.
      Non si sa perché, quasi un mistero, dopo anni e anni di attesa….per qualche….signorina di un tempo, quando arrivava il momento di conoscere l’uomo giusto e pronto da portare all’altare se ne presentava subito un altro, giusto anche quello, che metteva in dubbio il sentimento verso il primo. L’atroce dubbio la divorava e spesso… per non incorrere in grossi errori… si rimandava di mesi e mesi il matrimonio col primo senza rinunciare a qualche fugace incontro col secondo per poi sposarsi col primo quando l’oggetto del desiderio del secondo veniva meno, e per cancellare l’infamia macchia di zitella.
    
      Oggi, siamo state promosse sul campo…. Non siamo più zitelle ma single.
       Single… bello anche da pronunciare… ti riempie la bocca. Quasi, quasi non mi sposo per non perdere questo titolo.
    La single non è più una zitella ma una donna nubile, possibilmente in carriera che per scelta vuole rimanere libera da vincoli, magari passando da letto a letto e se ci scappa il figlio, ancora meglio…. Donna madre in carriera, cosa si pretende di più dalla vita.

    Del resto, in un periodo in cui le coppie gay chiedono la possibilità di accedere al matrimonio e di adottare un bambino, almeno noi donne restiamo coerenti nella scelta di rimanere nubili, pardon single, o tutt’al più provvedere ad una sorta di convivenza duratura.
    
      Le famiglie di oggi hanno sempre meno figli.

    Figli… (pausa breve) che parolona. Quanta tenerezza nel vedere donne con la pancia a palloncino che si trascinano.
      Oltre alla vita, non esiste dono più grande che Dio ha fatto alle donne: quello di partorire. Tra le urla di dolore il piacere di vedere una vita venire fuori, una creaturina che riempirà il resto della nostra vita.

    Eppure oggi, sono sempre più le donne che rinunciano a questa grande gioia.
    Ma la cosa che più mi fa rabbia è sapere di donne che tanto affetto hanno da donare ma che si ritrovano  a non poterlo fare…

Aumentano i divorzi. Sono sempre di più le coppie che scoppiano e crescono le separazioni…..                 il motivo? Semplice: riprendersi il pieno titolo di single, oggi in voga anche tra gli uomini.

      Ed Io???? …. A quale categoria appartengo?  Alla categoria dei non so.
    
    Non cerco l’uomo quale strumento per appagare desideri indescrivibili, ne da maritare, da portare all’altare, senza amore, per paura di rimanere sola. Ne mi interessa fregiarmi del titolo di single o avere un figlio da un uomo che non amo.
    
Amore. Una parola diventata vuota, senza senso.
Oggi, manca l’amore… l’Amore che solo a pronunciarlo ti riscalda il cuore.
      Ed io… Io cerco semplicemente questo: l’amore… semplicemente amore, lo stesso che voglio donare con tutta me stessa.
    
      (Scema la musichetta fino a spegnersi del tutto)


SCENA 7

(Suona, di nuovo, il campanello due volte)

Telefono o campanello? Campanello o telefono? Questo è il problema.
Ma se si trattasse di telefono il suono sarebbe prolungato e…. siccome il suono si è fermato a due sonate è chiaro che trattasi del campanello e dal momento che a suonar due volte il campanello è il postino si deduce che a suonare è il campanello è il postino.
 (pausa) (emette un urlo)

Il postino….. matruzza bedda. Il postino.
E’ che vorrà adesso. Magari Massimo si è pentito ed ha chiesto il divorzio dalla moglie che glielo ha concesso perchè ha capito che Massimo è perso innamorato di me o forse si sarà stancata di vederlo fumare.
O forse…. O forse se non apro il postino se ne va ed io resto nel dubbio. Meglio che vada ad aprire.

(esce come al solito e rientra con la busta che apre al momento, parla con il postino che non si vede)

Lei è proprio gentile a portarmi tutti questi telegrammi, qualcuno un po’ bruttino, qualcuno bello ma lei certamente non conosce il contenuto e quindi non può saperlo. Purtroppo le devo essere ancora debitrice della mancia. Non sono ancora uscita e non ho spiccioli con me, ma stia sicuro che le farò un bellissimo regalo appena possibile o, probabilmente per Natale.

(chiude la porta, va verso il centro palco ed apre la busta)(legge)

Ricordo ancora tuo indirizzo, stop, ma non ho il numero del tuo telefono che non esce su elenco, stop, avviso mio arrivo tua abitazione il 30 settembre, stop, sicuro di farti piacere, stop, firmato Salvatore Mancini. (adagia telegramma su tavolino)

Certo che mi fa piacere…. Solo se ricordassi di quale Salvatore si tratta.
Forse quello bassino dalla perenne raucetine o quello alto e magro dal piede 52.
Ba… non mi pare però si chiamassero Mancini di cognome.
Aspetta, aspetta…. Ma si…. Ora ricordo. Salvatore Mancini, bello affascinante, brizzolato con occhi castani, un po’ di pancetta ma che gli caratterizzavano il fascino. Ho sempre amato il nome Salvatore.
Mi chiede se mi fa piacere??? Piacerissimo non piacere.
Lo ricordo bene, ambientalista, contro la caccia e soprattutto odia il fumo. (si blocca)
Già, odia il fumo.
E ora come faccio. Dovrò buttare tutti pacchetti di sigarette che ho comprato, mangiare chili di caramelle menta per evitare si accorda che ho fumato dall’alito ormai intriso di tabacco.
Menomale che l’albero di Natale che ho parato è finto… ambientalista com è me lo avrebbe fatto portare nei boschi e ripiantarlo.
Ma resta il problema che il 30 settembre è ben lontano dal giorno di Natale e quindi dovrei nascondere l’albero… ma dove?
Ma cavolo… non poteva venire per l’otto di dicembre?
Quasi, quasi gli mando un telegramma io con suscritto: caro Salvatore, sono spiacente ma proprio per quella data sono impegnata assai, assai e non mi libero prima dell’otto dicembre, firmato la tua Sara. Be, tua Sara mi pare esagerato… Sara. Firmato Sara e non se ne parla più.

Si… ma se poi lui per quella data è impegnato e poi non può più venire? Non posso e non voglio correre questo rischio.
Salvatore è proprio il mio tipo di uomo e non me lo devo fare scappare.

L’albero lo coprirò con una gigantesca busta nera… quella che serve per metterci la spazzatura, o gli posso sempre dire di non avere avuto ancora il tempo di togliere l’abero dal natale scorso oppure … mi inventerò qualcosa al momento.

Che bello, già sento le sue grandi mani addosso e le sue forti braccia che mi tengono stretta, stretta. Un abbraccio da lasciarmi senza fiato, così come i suoi baci e la sua voce calda, viva che mi dice…. (si sente da fuori campo una voce forte)

FUORI CAMPO: (voce da uomo, ad alta voce)   Postaaaaa

SARA: Posta. Cioè… una voce calda e viva che mi dice posta???

FUORI CAMPO: Postaaaa, signora il campanello non funziona…. Mi vuole aprire che ho un         telegramma?

SARA: (si affaccia alla finestra) Arrivo, arrivo… Il campanello non funziona? Strano. (prova ad     accendere la luce di casa dall’interruttore e non accende) La luce, manca la luce.
            
    (apre la porta, esce e rientra col telegramma…. Stessa storia col postino, davanti l’uscio)

    Ormai abbiamo fatto una certa conoscenza noi due. Mi dispiace per il campanello, ma sa     manca la luce. Speriamo che torni presto, così accendo l’albero di natale…. Si l’albero di     natale a settembre… perché le dispiace se lo accendo a settembre o devo dare conto pure a     lei. Mi ha fatto arrabbiare e per questa volta …. Niente mancia.

    (chiude la porta con forza)

SCENA 8

            (apre la busta, tira fuori il telegramma e legge)

            Cara Sara, (commenta felice) Sara sono io…. Cara Sara, sono strafelice, stop, (commenta) è     strafelice…. Figuriamoci io…., sono strafelice avere fatto tua conoscenza tre anni or sono,     stop, e non ho parole per ringraziarti, - mi ringrazia pure….,-  per avermi fatto conoscere     Aurora Ballotta, -e che c’entra adesso la mia amica Aurora????-  Purtroppo, stop, non posso     più venire il 30 settembre, per sopraggiunti motivi di lavoro, per portarti personalmente         l’invito al mio matrimonio, stop, con Aurora che sarà festeggiato nella tua città l’otto         dicembre prossimo venturo, stop, a presto, firmato Salvatore Mancini.

    Razza di vipera vilinusa e roba fidanzati che non sei altra. Ed io dovrei pure venire al tuo     matrimonio col mio fidanzato che neanche ho avuto il tempo di fidanzarmi che tu me lo hai     soffiato. Sicuramente sarà stato il bel profumo che ti ragalo ogni anno per natale.
            Fitusa di un’amica che mi pugnala alle spalle senza preavviso. Certo che verrò, invece, al tuo     matrimonio, ma armata di mitra e bazuka che userò subito dopo il si davanti al prete. Verrò     al tuo matrimonio e sarò presente al tuo funerale…. Come si dice due piccioni con una fava.

SCENA 9
          (suona ancora il campanello due volte)

            E’ ritornata la luce ed è ritornato a suonare il campanello due volte.
            Ancora il postino????? No…. Non gli rispondo.
             Sarà senz’altro Massimo che nel frattempo avrà divorziato dalla moglie, oppure Feliciano     Arcuri, il bancario, che vuol chiedere la mia mano utilizzando la posta invece del telefono, o     Salvatore che dopo aver capito la differenza di alta classe che corre tra me e la mia amica     Aurora ha deciso di convolare con me a giuste nozze… oppure sarà…..

            Bhè, meglio aprire la porta e controllare personalmente.

            (esce e rientra con la solita busta, stessa scena col postino davanti l’uscio)

            Mi scusi per poco fa, ma ero nervosa perché non trovavo soldi spiccioli da darle come mancia,     certo dopo tutte le passeggiate che ha fatto per arrivare fin qui meriterebbe una banconota e     non spiccioli. Si da il caso però che non ho ne spiccioli ne banconote e quindi dovrà pazientare     ancora. Buongiorno.

            (chiude la porta) (parte una musichetta)(Sara va verso il centro del palco. Tiene la busta in     mano, la guarda… poi la strappa senza nemmeno aprirla e corre alla finestra, si affaccia e     non vede nessuno)(corre verso la porta, la apre e si blocca…. La musica scema un po’)

         (imbarazzata, indietreggia sino ad arrivare al centro del palco)
           Sei ancora qui, vedo. Forse…. Ti aspetti la mancia che non posso darti e mi dispiace. Scusa, ti     ho dato il tu…. Ti fa piacere hai detto??? Figuriamoci a me.
            Ma lo sai che a ben guardarti sei un proprio un bell’uomo? Prima ti vedevo con occhi diversi,     occhi spaventati dal contenuto del telegramma che mi facevi firmare porgendomelo con     gentilezza. A proposito di occhi, te lo hanno mai detto che hai degli occhi bellissimi?
            Capisco, è tardi e devi andare, tua moglie ti starà aspettando per pranzare assieme, com è     giusto fare…..  Non sei sposato?  Bene… cioè, volevo dire male, no…. Quale male, volevo     dire che…. Non so nemmeno il tuo nome.
             Riccardo? Riccardo hai detto? Piacere io Sara, ma questo lo sai bene e saprai che sono         “decisamente single”, anche se spero ancora per poco.
             Verresti qualche volta qui da me per un caffè, anche quando non lavori???
              Perfetto…. Anche stasera mi sta bene…. Certo, preparerò una bella cenetta per due.
             Grazie, vai pure adesso, non voglio trattenerti oltre. Ci vediamo stasera.

             (pausa lunga)

            Aspetta… un’ultima cosa: ho sempre amato il nome Riccardo.

S I P A R I O