Don Camillo

di
G.Guareschi

Adattamento teatrale
di

Valerio Di Piramo

PERSONAGGI

DON CAMILLO
PEPPONE
BRUSCO
GISELLA
MOGLIE DI PEPPONE
BIONDO
CAMONI
ANGELO
DIAVOLO
CANTANTE
VOCE DEL CRISTO FUORI CAMPO

I DUE ATTI DELLA COMMEDIA SI SVOLGONO NELLA CANONICA;
A D. CI SARA' L'ENTRATA CHE VA IN PIAZZA, A S.
L'ENTRATA DELLA CHIESA; SUL FONDO UN GRANDE CAMINO.
QUANDO D.C. PARLERA' COL CRISTO SI RIVOLGERA' VERSO
IL PUBBLICO, SIMBOLEGGIANDO LA CROCE
SOPRA L'ULTIMO SPETTATORE.


PRIMO ATTO

SCENA I°
(Buio completo; musica d'organo, poi tenue luce celeste diffusa;
inizia a parlare il Cristo, con una voce molto profonda e avvolgente)
CR. Siete sorpresi di sentirmi parlare? E perche'? In fondo don Camillo
mi sente e mi capisce tutti i giorni, e , che io sappia, non e' mai
stato sorpreso.
Ah, capisco.
Forse perche' e' tutto buio, e la gente ha paura del buio. Troppa
gente ha paura del buio.
Beh, per fortuna non e' il caso di don Camillo. E' un bravo parroco
don Camillo, anche se a volte si fa vincere da dei sentimenti che
hanno ben poco a che fare con la tonaca che indossa... oh, intendiamoci,
niente di male: qualche scappellotto, quattro sberle, ma tutta roba
distribuita a fin di bene, senza rancori personali...vedete, don
Camillo e' convinto che a volte le idee della gente non siano
sbagliate, ma solo distribuite male nella testa, e che basti una
robusta sgrollata per risistemare le cose.
E poi pare che per la gente di questo paese l'unico argomento
valido siano le mani, e se una discussione non e' condita con qualche
sberla, che discussione e'?
Sono anni difficili, questi, anni in cui il ricordo della guerra e'
ancora vivo in tutti....
(Musica d'organo e si accendono le luci all'entrata di don Camillo)
D.C. (Entra quasi di corsa) Gesu', torno ora dal comune... lo sapete chi
e' stato eletto sindaco?
CR. No... non ero presente al consiglio comunale...
D.C. Allora ve lo dico io: Peppone! Capite? Peppone sindaco!! Non e' certo
per criticare il vostro operato, ma io non avrei mai permesso che
Peppone diventasse sindaco in una giunta dove solo due persone
sanno correttamente leggere e scrivere!
CR. La cultura non conta un bel niente, don Camillo... quello che conta
sono le idee.prima di dare un giudizio, mettiamoli alla prova...
D.C. Giustissimo... mettiamoli alla prova. Io dicevo questo semplicemente
perche' se avesse vinto l'altra lista avrei avuta l'assicurazione che
il campanile della chiesa sarebbe stato rimesso a posto.
Ad ogni modo, anche se la torre ci crollera' addosso, sorgera' in paese
una magnifica casa del popolo, con sale da ballo, vendita di liquori,
bische clandestine,teatri per spettacoli di varieta'....
CR. ....e un serraglio per metterci dentro i serpenti velenosi come don Camillo...
D.C. Voi...voi mi giudicate male. gesu', lo sapete che cos'e' per me un 
sigaro? (Tira fuori un sigaro dalla tonaca) ebbene, questo e' l'ultimo
sigaro che posseggo, e guardate per amor vostro cosa ne faccio
(Lo sbriciola, poi tenta di mettersi le briciole in tasca)
CR. Bravo don Camillo, accetto la tua penitenza...pero' adesso voglio
vedere buttar via il tabacco, perche' tu saresti capacissimo di
mettertelo in tasca e fumarlo dopo nella pipa.
D.C. (Guardandosi intorno) Ma come...qui, in canonica?
CR. Non preoccuparti, don Camillo, butta pure il tabacco nel camino...
D.C. (Esegue a malincuore)
SCENA II°
(Entra Peppone dalla parte della piazza; don Camillo lo vede)
D.C. Buona sera, signor sindaco!
PEPP.Sentite, se un cristiano ha un dubbio su una cosa che ha fatto e viene
da voi a raccontarla, se vi accorgete che quello ha commesso degli
errori, voi glieli fate rilevare o potete anche infischiarvene?
D.C. Come osi mettere in dubbio la dirittura morale di un sacerdote? Il mio
primo dovere e' proprio quello di far rilevare chiaramente al
penitente tutti gli errori che ha commesso.
PEPP.Bene. Siete pronto a correggere i miei errori?
D.C. (Segnandosi) Sono pronto. Qualunque errore tu abbia commesso io te lo
faro' notare.
PEPP.(Tira fuori di tasca un foglio) Cittadini! Nel mentre salutiamo la vit-
toria della lista...(Peppone continua a leggere sottovoce, mentre DC
va dal Cristo)
D.C. Gesu', io non rispondo piu' delle mie azioni...
CR. Ne rispondo io, don Camillo... Peppone ti ha battuto, e tu devi ac-
cusare il colpo e comportarti rispettando i tuoi impegni.
D.C. Gesu', ma vi rendete conto che mi fate lavorare per i russi?
CR. Tu lavori per la grammatica, la sintassi e l'ortografia, le quali non
hanno niente di diabolico.
D.C. Ho capito (Va verso Peppone, il quale conclude la sua lettura a voce alta)
PEPP.Viva l'Italia, evviva il partito comunista italiano!
D.C. (Gli strappa il foglio di mano, poi inforca gli occhiali, si siede e
comincia a correggere; dopo circa un minuto gli rende il foglio)
Ecco: ripassati le correzioni a penna.
PEPP.(Legge il foglio ; poi) Bene. L'unica cosa che non capisco e' questa:
dove io dicevo: e' nostro intendimento far ampliare lo edificio
scolastico e ricostruire il ponte sul fosso alto voi avete scritto:
e' nostro intendimento far ampliare l'edificio scolastico, ricostruire
il ponte sul fosso alto e far riparare il campanile della chiesa... perche'?
D.C. (Allargando le braccia) E' una questione di sintassi....
PEPP.Ah, la sintassi... beati voi che avete studiato il latino e capite tutte
le sfumature della lingua! E cosi' va in fumo anche la possibilita' che
vi caschi il campanile in testa...
D.C. Peppone, bisogna inchinarsi alla volonta' del Signore... vieni, ti ac-
compagno alla porta.(Escono da ds; DC rientra quasi subito, e tenta di
sgattaiolare verso la chiesa)
CR. Bravo don Camillo; ti avevo giudicato male, e mi dispiace che tu abbia
sbriciolato il tuo ultimo sigaro: e' stata una penitenza che non avresti
meritato. Pero', siamo sinceri: e' stato un bel villano quel Peppone a
non offrirti neppure un sigaro, dopo tutta quella fatica!
D.C. (Rassegnato, tira fuori di tasca un sigaro che aveva sottratto a Peppone
e fa l'atto di sbriciolarlo) Va bene, ho capito, ho capito...
CR. Fermo don Camillo! Tu non lo hai rubato. Nel taschino di Peppone c'erano
due sigari, e tu, prelevandone uno, non hai fatto altro che prenderti la
tua parte... in fondo, com'e' che dicano nel suo partito? Quel che e' mio e' tuo...
D.C. Nessuno meglio di voi sa queste cose! (Si siede e si accende il sigaro)
SCENA III°
( Entra il Biondo di chiesa. Ha una pistola in mano, e la punta su DC)
D.C. Debbo alzare le mani?
BIO. State calmo... non voglio farvi niente... avevo paura che vedendomi
all'improvviso vi metteste a gridare.
D.C. Ah, capisco... e non hai pensato che bussando alla porta avresti evitato
di correre questo rischio?
BIO. (Dopo una pausa di riflessione) Don Camillo, quello della casa dell'argi-
ne l'ho fatto fuori io!
D.C. Quello dell'argine? Mah! Roba vecchia, roba a sfondo politico, roba che
rientra nell'amnistia...di che ti preoccupi Biondo? Con la legge sei a posto.
BIO. Io me ne frego dell'amnistia! Qui la faccenda e' un'altra. Tutte le
notti, quando spengo la luce, me lo trovo davanti quello la'... non
riesco a capire cosa sia questa storia.
D.C. Niente, Biondo, niente... dammi retta: dormi con la luce accesa.
BIO. Voi... voi dovete andar a prendere in giro quel cretino di Peppone, e non me!
D.C. In primo luogo Peppone non e' affatto un cretino, e poi per te io non
posso fare nient'altro. 
BIO. C'e' da comprare delle candele? Da fare delle offerte? Pago io! Pero'
voi dovete darmi l'assoluzione! Del resto io con la legge sono a posto.
D.C. Va bene figliuolo. Il guaio e' che l'amnestia per le coscienze non l'han-
no ancora inventata, e quindi qui si continua con il vecchio sistema
di prima... e per essere assolti bisogna pentirsi, poi dimostrare di es-
sere pentiti, quindi fare in modo di meritare di essere perdonati...
roba lunga, Biondo, roba lunga...
BIO. Pentirmi? Pentirmi di aver fatto fuori quello la'? Mi dispiace solo
di non essere riuscito ad ammazzare anche tutti gli altri!
D.C. E' un ramo nel quale sono totalmente incompetente.. d'altra parte, se
la tua coscienza ti dice che hai fatto bene,tu sei a posto... vedi, noi
abbiamo dei regolamenti ben precisi: quinto, non ammazzare; settimo,
non rubare...
BIO. Cosa c'entra questo?
D.C. Niente, Biondo, non c'entra niente...ma mi pareva di aver sentito dire
che con la scusa della politica l'avevi fatto fuori per i soldi, quello la'.
BIO. Non l'ho detto! Non l'ho detto! Ma e' vero, maledizione... e se voi
avete il coraggio di raccontarlo a qualcuno, io vi fulmino!
D.C. Non preoccuparti, Biondo, noi queste cose non le diciamo neppure al
Padreterno...tanto Lui le sa meglio di noi!
BIO. (Guardando la pistola) Bella testa che mi ritrovo... non mi ero neppure
accorto di avere la sicura...(La toglie) don Camillo, io sono stufo di
vedermi apparire quello la' tutte le notti... qui i casi sono due: o
voi mi date l'assoluzione, o vi sparo!
D.C. ( Voltandosi verso il Cristo) Gesu', questo e' un cane rabbioso, e 
sparera'...un'assoluzione concessa in condizioni simili non vale niente.
cosa debbo fare?
CR. Se hai paura assolvilo.
D.C. (Verso il Biondo) No Biondo. Non posso. Non servirebbe a niente.
BIO. Don Camillo, datemi l'assoluzione o sparo!
D.C. NO! (Il Biondo spara, ma la pistola fa cilecca;il Biondo guarda prima
la pistola, poi don Camillo, quindi se ne va in fretta sbattendo la
porta; DC si scuote) Grazie Gesu'! Grazie di avermi salvato!
CR. Non c'e' di che, don Camillo. Piuttosto, non credi che si possa far
qualcosa per quella povera anima?
D.C. E dove lo ritrovo? A quest'ora chissa' dove sara'!
CR. Don Camillo, tu disponi di due cose bellissime: una gran fede e due
enormi campane.
D.C. E Voi...Voi credete...
CR. Chissa', don Camillo...chissa'! (DC esce verso la chiesa , cambiano le
luci ed entra la cantante)
FIUME
Scorre il fiume e va
lentamente verso il mar
e la grande pianura rinasce con lui
scorre il fiume e va
trasportando verso il mar
le paure e i rimpianti che sono in noi
scorre il fiume e va
riscoprendo la realta'
e il coraggio che manca per vivere ancor
dalla notte piu' nera nuova luce nascera'
splendera' sopra il mondo portera' felicita'
scorre il fiume e va
lentamente verso il mar
e una nuova speranza rinasce con lui

( Quando e' uscita la cantante, entrano contemporaneamente il Biondo
e don Camillo, l'uno da ds e l'altro da sn, e si fermano sulla porta)
BIO. Era...era inutile che suonaste le campane...stavo gia' tornando qui...
D.C. Dopo quello che hai combinato ho piu' fiducia in un batacchio di una
campana che in quello che ti ritrovi in codesta zucca... perche' sei tornato?
BIO. Perche'...perche' voglio...voglio confessarmi.
D.C. Finalmente! Vieni in chiesa, Biondo, vieni... vedro' quello che posso
fare per te...( il Biondo va verso don Camillo, il quale lo abbraccia
e lo conduce in chiesa).
I°COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO
Questi due personaggi saranno vestiti come l'angelo e il diavolo
disegnati dal Guareschi, ed entreranno l'uno dalla chiesa e l'altro
dalla piazza.)

D. E cosi' sei riuscito a salvarne un'altro!
A. Non certo per merito tuo...
D. Lo puoi ben dire... sulla riva del fiume l'ho fatto perfino inciampare,
ma e' riuscito ad aggrapparsi ad un ramo...
A. Non si e' aggrappato a quel ramo da solo...
D. Vuoi dire... vuoi dire che tu l'hai salvato?
A. Gli ho solo offerto un appiglio, un'ultima possibilita', un'ultima
speranza...e lui l'ha afferrata.
D. Ma quando la smetterai di farmi i dispetti? Quando tornerai a svolaz-
zare in cielo suonando la tua dannatissima arpa? Quando mi lascierai
lavorare in pace?
A. Anch'io sto lavorando, e fino a quando don Camillo avra' bisogno di me,
restero'.
(Spariscono lentamente dietro le proprie porte).
SCENA IV°
(Entra il Brusco con una pergamena in mano; chiama con voce autoritaria)
BRU. Don Camillo! Don Camillo!!Puo' il clero degnarsi di ascoltare il popolo?
D.C. (Entrando dalla chiesa)Brusco,secondo te quanto pesera' quel candelabro
d'ottone che e' la' in quell'angolo?
BRU. Ma...non saprei...perche'?
D.C. Perche' ieri sera quel candelabro li' mi diceva che e' stufo di fare
il candelabro: vorrebbe cambiare mestiere...pensa, vorrebbe fare la cravatta!
BRU. Ah si'? Senti senti...
D.C. Mi diceva appunto che il suo piu' grande desiderio sarebbe quello di
girare per le strade del paese attorcigliato al collo di un rap-
presentante del popolo!
BRU. Ho capito, don Camillo, ho capito...
D.C. Allora? Cosa vuole il popolo dal clero?
BRU. (Svolgendo la pergamena e leggendo) La signoria vostra e' invitata
ad onorare della sua presenza stessa la cerimonia a sfondo sociale che
si svolgera' questo pomeriggio medesimo alle ore tre in piazza della
liberta'. Firmato, il segretario della sezione compagno Bottazzi sindaco Giuseppe.
D.C. Di' al compagno Bottazzi sindaco Peppone che non ho nessunissima intenzio-
ne di venire a sentire le sue solite stupidaggini contro la reazione e il
capitalismo...le so gia' tutte a memoria.
BRU. No, no...niente discorsi politici. Roba di patriottismo, a sfondo socia-
le. dice il capo che se non venite non capite niente della democrazia.
D.C. (Allargando le braccia) Se le cose stanno cosi' non parlo piu'.
BRU. Stanno cosi'. Dice il capo che dovete venire in divisa e con gli arnesi.
D.C. Gli arnesi?
BRU. Si',la secchia e il pennello.C'e'da benedire della roba.(Fugge insegui-
to da un libro scagliato da don Camillo)
D.C. (Al Cristo) Gesu', e' possibile che non si riesca mai a sapere cosa
combineranno quelli la'? Non ho mai visto una cosa tanto misteriosa...
cosa vorranno dire tutti questi preparativi? Tutte quelle fronde che 
stanno piantando attorno al prato vicino alla farmacia? Che razza di 
diavoleria sara'?
CR. Don Camillo fosse una diavoleria per prima cosa non la farebbero al-
l'aperto, e poi non ti chiamerebbero a benedirla. Abbi pazienza fino a oggi!
(DC annuisce con la testa ed esce da verso la chiesa; si sentono battere
le tre, le quattro e le cinque; rientra dalla porta della piazza con
il necessario per benedire; si vede che e' adirato)
CR. Don Camillo, che cos'hai? Cos'e' successo?
D.C. Una cosa orrenda! Banda,bandiera rossa,discorso di Peppone e posa della
prima pietra della nuova casa del popolo! Ed io...io ho dovuto benedire
quella pietra! Peppone schiattava di soddisfazione. Quel farabutto mi ha
anche invitato a dire due parole, cosi' mi e' toccato fare il discorset-
to di circostanza...perche' e' si' una roba di partito, ma quel mascalzo-
ne l'ha presentata come un'opera pubblica, per il bene comune! Uno scher-
zo... (passeggia nervosamente) sale di ritrovo e di lettura, biblioteca
palestra ambulatorio e teatro...un grattacielo di due piani, con annes-
so campo sportivo e gioco delle bocce. Il tutto per la miserabile
cifra di dieci milioni!
CR. Non e' caro, visti i prezzi attuali.
D.C. Gesu', perche' mi avete fatto questo dispetto?
CR. Don Camillo, non dire eresie...
D.C. Non dico eresie, Gesu'...sono sette anni che vi prego in ginocchio di
farmi trovare un po'di quattrini per impiantare una bibliotechina,
una sala di ritrovo per i ragazzi,un campo da gioco per i bambini,con
la giostra, l'altalena e magari una piccola piscina...sono sette anni 
che mi arrabatto facendo complimenti a degli sporcaccioni di proprietari 
terrieri che prenderei a sberle tutte le volte che li incontro...avro'
combinato duecento lotterie,avro' bussato a duemila porte e non sono
riuscito a niente. Arriva un pezzo di farabutto scomunicato ed eccoli 
dieci milioni piovergli in tasca dal cielo.
CR. Non gli sono piovuti dal cielo: se li e' trovati in terra. Io non
c'entro don Camillo; e' frutto della sua iniziativa personale.
D.C. Allora la cosa e' semplice: se lui e' riuscito ed io no significa
che io sono solo un povero stupido...(Pausa;poi con voce confidenziale)
Gesu'... non potreste dirmi dove ha trovato i quattrini?
CR. Don Camillo, mi prendi forse per un agente investigativo? Perche'
chiedere a Dio la verita' quando la verita' e' dentro di te? Cercala,
don Camillo, cercala e la troverai. Intanto, per distrarti un po',
perche' non vai a fare un giro in citta'?
(DC prende il cappello ed esce;musica e luci fino a simboleggiare la
sera;DC rientra dalla parte della piazza)
D.C. Gesu', e' successa una cosa pazzesca! Ho incontrato un morto, faccia a 
faccia, giu'nella strada... 
CR. Don Camillo, ragiona. Di solito i morti che si incontrano per la strada sono vivi...
D.C. NO! Lo escludo...quello e' un morto morto, perche' l'ho portato io
stesso al cimitero!
CR. Se e' cosi non dico piu' nulla... sara' un fantasma!
D.C. Macche' fantasma! I fantasmi esistono solo nella testa delle donnette stupide!
CR. E allora, don Camillo!
D.C. Gia'...allora? (Passeggia a lungo in canonica, poi e' folgorato da una
idea; esce e ritorna subito dopo seguito da Peppone e dal Brusco.)
Venite, venite...mettetevi pure comodi....sapete, vi ho fatto venire
qui perche' e' tutto il giorni che ripenso alla descrizione della
vostra casa del popolo.
PEPP.E che ve ne pare?
D.C. Magnifica! Magnifica...mi ha fatto decidere a mettere in piedi quel
localetto che ho in mente da parecchi anni. Faro' la posa della prima
pietra domenica prossima, e ci terrei molto che venissi anche tu, in 
qualita' di sindaco, si intende....
PEPP.Volentieri, volentieri. Cortesia per cortesia.
D.C. Bene. Nel frattempo cerca di restringere un pochino quel tuo progetto
della nuova casa del popolo: e' troppo grossa per il mio temperamento!
PEPP.Don Camillo, siete svanito?
D.C. Non piu' di quella volta che ho fatto una funzione funebre ad una
cassa da morto che non doveva essere chiusa molto bene, perche' oggi ho
incontrato il cadavere a spasso per la citta'!
PEPP.Che cosa...che cosa vorreste insinuare?
D.C. Niente, niente. Solo, che quella cassa a cui l'inglesi presentarono le 
armi e che io benedii, era piena di roba da te trovata in quella vecchia
villa dove prima c'era il comando tedesco, e che il morto doveva essere
giu' in cantina, vivo e vegeto.
BRU. Ah, ci risiamo con la solita storia! Si tenta ancora di diffamare il
movimento partigiano! 
D.C. Lascia stare i partigiani, Brusco. A me non mi freghi.
PEPP.Voi...voi avete poco da insinuare. Era tutta roba rubata ai tedeschi.
Argenteria, macchine fotografiche, oro ed altra roba. Se non la 
prendevamo noi la prendevano gli inglesi... era l'unici modo per farla
uscire. A casa ho tutte le ricevute, e poi c'e' anche chi puo' testimo-
niare: nessuno ha toccato una lira. Dieci milioni sono stati ricavati
e dieci milioni andranno per il popolo!
BRU. (Gridando) Quello che ha detto lui e' la pura verita', e se qualcuno
ha qualcosa da ridire so io come trattarlo!
D.C. (Molto calmo, staccando il fucile dal chiodo e puntandolo al Brusco) Anch'io.
PEPP.Don Camillo, non mi pare sia il caso di litigare....
D.C. Neanche a me. Tanto piu' che sono perfettamente d'accordo con voi....
dieci milioni di ricavato e dieci milioni andranno per il popolo...
sette con la vostra casa del popolo e tre con il mio localetto per
i figli del popolo. Io chiedo solo quello che mi spetta....
PEPP.Se non aveste quel maledetto arnese fra le mani vi risponderei che
questo e' il piu' vile ricatto dell'universo! 
(Peppone tira fuori il libretto degli assegni e ne stacca uno per DC;
quindi Peppone e il Brusco escono verso la piazza; DC riappende il 
fucile al chiodo e va dal Cristo.)
D.C. Gesu', cosa ne pensate?
CR. Sono perfettamente d'accordo con Peppone:se tu non avessi quel maledetto
affare tra le mani, direi che questo e'il piu' vile ricatto dell'univeso.
D.C. Ma io tra le mani non ho che l'assegno di tre milioni che mi ha
consegnato ora Peppone!
CR. Appunto, don Camillo, appunto... con questi tre milioni farai troppe
cose buone e belle perche' io possa maltrattarti.
D.C. Grazie Gesu'! (Esce dalla parte della chiesa e va a dormire; entra la
cantante) 
NINNA NANNA
Dormi e sogna dolce don Camillo
la tua gioia e' la verita'
cerca di vivere avvolto per sempre nel candido velo d'amor
prova a cercare negli occhi di un bimbo un candido mondo d'amor
dormi bene dolce don Camillo
noi saremo qui vicino a te
ti narreremo la storia di un Uomo che visse e mori' in umilta'
percorreremo distese di sogni perduti dall'umanita'
al mattino il sole sorgera'
coi suoi raggi tutto scaldera'
il cuore di chi ti vuol bene
trabocca di felicita'
la gente sapra' di freschezza e di carita'
dormi e sogna dolce don Camillo
la tua gioia e' la verita'.
SCENA V°
D.C. (Entra dalla parte della piazza, infuriato) Signore, e' una cosa che
grida vendetta al cielo!
CR. Che cos'e' che grida vendetta al cielo? E perche' sei cosi' infuriato?
D.C. Voi vi ricordate quando tempo fa espressi pacatamente la mia opinione
a Peppone?
CR. No, don Camillo...riguardo a che cosa?
D.C. Riguardo a quel maledetto comizio filo-russo che fu tenuto in piazza...
CR. Quelli sono affari tuoi... io non mi occupo di politica.
D.C. Mentre tornavo in canonica mi hanno preso a tradimento e mi hanno
spolverato il fondo della schiena con un palo di gaggia... che debbo fare, Gesu'?
CR. Spennellati il fondo della schiena con un po d'olio sbattuto e statti
zitto. Bisogna perdonare chi ci offende...questa e' la regola.
D.C. Va bene.(Passeggia) Qui pero' non si tratta di offese, ma di legnate!
CR. E questo cosa vuol dire, don Camillo? Forse che le offese recate al
corpo sono piu' dolorose di quelle recate allo spirito?
D.C. D'accordo Signore... ma voi dovete tener presente che legnando me che
sono vostro ministro, hanno recato offesa anche a Voi...io lo faccio
piu' per Voi che per me!
CR. Ed io non ero forse piu' ministro di Dio che te? E non ho forse perdonato 
chi mi ha inchiodato sulla croce? 
D.C. Insomma, con Voi non si puo' ragionare...avete sempre ragione Voi.(Pas-
seggia) Sia fatta la Vostra volonta'... perdoneremo. Pero' ricordatevi
che se quelli, imbaldanziti dal mio silenzio, mi romperanno la zucca,
la colpa sara' Vostra. Io potrei citare dei passi del vecchio testamento...
CR. Don Camillo, a me vieni a parlare del vecchio testamento? Per quanto
riguarda il resto, me ne assumo io ogni responsabilita'. Pero', detto
tra noi, una pestatina ti sta proprio bene, cosi' impari a fare della
politica in casa mia.
D.C. Ho capito, Gesu', ho capito... scusatemi, vado a letto.(Si avvia verso
la chiesa, ma entra Peppone).
PEPP.Buonasera don Camillo: disturbo? 
D.C. Dipende dalle tue intenzioni: cosa vuoi?
PEPP.Sono venuto a confessarmi.
D.C. Tu? Va bene, sediamoci qui.(Si segna, e pretende altrettanto da Peppone,
che lo fa in maniera goffa) E' da molto tempo che non ti confessi?
PEPP.No...dal milleenovecentootto..
D.C. Benone! Figuriamoci i peccati che hai fatti in questi quarant'anni!
PEPP.Eh si'...parecchi...
D.C. Per esempio?
PEPP.Per esempio...mezz'ora fa vi ho bastonato.
D.C. (Con ira repressa) E' grave...offendendo un ministro di Dio tu hai offeso Dio!
PEPP.Me ne sono pentito...e poi io non vi ho bastonato come ministro di Dio,
ma come avversario politico!
D.C. Si', ma le legnate sono le solite! E poi? Cos'altro hai combinato?
(Peppone sussurra nell'orecchio di DC per almeno due minuti; varie
mimiche di circostanza) Bhè, in fondo non e' roba cosi' grave come pensavo...
PEPP.(Alzandosi e avviandosi verso l'uscita) Allora reverendo arrivederci e
grazie di tutto...
D.C. Peppone! E la penitenza?
PEPP.Ah, gia'...la penitenza...
D.C. Inginocchiati qui e di' due avemarie... e quarantasei paternostri!
(Peppone si inginocchia al centro del palco; DC va dal Cristo)
Gesu', perdonatemi ma io gli rompo le ossa.
CR. Neanche per sogno,don Camillo. Io gli ho perdonato, ed anche tu devi perdonare...
in fondo e' un brav'uomo.
D.C. Gesu', non vi fidate dei rossi! Quelli tirano a fregare! Ma guardatelo
bene: non lo vedete che faccia da barabba che ha?
CR. Io vedo una faccia come tutte le altre, don Camillo...tu hai il cuore
avvelenato dall'odio!
D.C. Gesu', se fino ad oggi sono stato un vostro servitore fedele, fatemi una
grazia: lasciate almeno che gli sbatta quel candelotto sulla schiena...
che cos'e' una candela, Gesu' mio?
CR. No, don Camillo. Le tue mani sono fatte per benedire, non per percuotere.
(Don Camillo si guarda le mani, ma si piega un po' troppo, e vede i
propri piedi che spuntano dalla tonaca)
D.C. E' vero, Gesu': le mani sono fatte per benedire... ma i piedi no!
CR. E anche questo e' vero, don Camillo; pero' mi raccomando: una sola!
(DC va da Peppone e lo colpisce con una robusta pedata)
PEPP.Finalmente! Erano dieci minuti che la aspettavo!
D.C. Anch'io. Ora che hai espiato adeguatamente le tue colpe, puoi anche
andare. (Si avviano zoppicando ambedue verso porte opposte ed escono
dopo essersi guardati in cagnesco)
II° COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO
D. Angelo? Ehi, angelo, si puo' sapere dove ti sei cacciato? hai visto
cos'ha fatto il tuo don Camillo? ha rifilato una pedata a Peppone...
ti pare bello? 
A. Non sara' bello, ma a volte e' meglio una pedata che dieci preghiere.
D. In quanto a questo siamo perfettamente d'accordo: a che serve pregare?
A. Serve ad evitare di farsi crescere le corna e la coda come hai tu.
D. Non cominciamo ad offendere, eh, sottospecie di piccione spennacchiato!
Ora mi sono veramente arrabbiato: andro' subito dal tuo don Camillo e
lo indurro' a comportarsi male.
A. Vai, vai pure... ma non credo che ci riuscirai. E ne sono cosi' sicuro
che questa volta non l'aiutero' minimamente ad uscire dalla tua viscida trappola.
SCENA VI°
D.C. (Entrando dalla parte della piazza con un foglio in mano) Novita' 
importanti! Domani il nemico fa stampare un manifesto. Il tipografo me
ne ha portato una copia... sentite che roba, Gesu'...(Legge)
"Primo e ultimo avviso. Ancora ieri sera una vile mano anonima ha scrit-
to un'offensivo insulto sul nostro giornale murale. Stia in gamba quella
mano di un qualche mascalzone che profitta della ombra per svolgere
azione provocatoria, qualora il quale non la smetta dovra' poi pentirse-
ne quando tutto sara' ormai irreparabile. Ogni pazienza ha un suo
limite. il segretario della sezione: Giuseppe Bottazzi."
che ve ne pare Gesu'? Non e' un capolavoro? Pensate domani che spasso
quando la gente vedra' questi manifesti appiccicati sui muri! Non e'
roba da morir da ridere? (Il Cristo non risponde) Gesu'? Non avete
sentito che stile? Volete che ve lo rilegga?
CR. Ho capito, don Camillo, ho capito. Ognuno si esprime come puo'. Non e'
mica lecito pretendere che uno che ha fatto solo la terza elementare
badi alle sfumature stilistiche.
D.C. Gesu'! Voi mi chiamate sfumature uno scombussolio di questo genere?
CR. Don Camillo, l'azione piu' misera che si puo' commettere e' quella di
aggrapparsi agli errori degli avversari...quelli che contano sono gli
argomenti. Piuttosto, tu dovresti dire che e' bruttissimo quel tono di
minaccia del manifesto.
D.C. Si capisce, si capisce... la cosa veramente riprovevole e' il tono
minaccioso del manifesto. D'altra parte, cosa vi aspettate da questa
gente? Non capiscono che la violenza!
CR. Eppure, nonostante la sua intemperanza, quel Peppone non ha l'aria di
essere un cattivo soggetto...
D.C. Signore, ve l'ho detto e ridetto: e' come mettere del vino buono in una
botte marcia. quando uno entra in certi ambienti e pratica certe idee
sacrileghe, finisce che si guasta.
CR. Si', pero' bisognerebbe vedere se Peppone agisce spinto da naturale 
malanimo o sotto l'impulso di una provocazione... secondo te, con chi ce l'ha?
D.C. E chi lo sa?
CR. Basterebbe sapere di che genere era l'offesa. Lui parla di un'insulto
che qualcuno ha scritto ieri sera sul suo giornale murale. Quando tu,
ieri sera,sei andato dal tabaccaio, non sei per caso passato davanti
a quel giornale murale?
D.C. ...Effettivamente...si'...ci sono passato...
CR. Bene. E non ti e' capitato di fermarti un momentino a leggere quello che
c'era scritto?
D.C. Bhè, leggere veramente no... piu' che altro ho dato una sbirciatina...
ho fatto male, Gesu'?
CR. Neanche per sogno...bisogna sempre tenersi al corrente di cio' che
scrive e legge il nostro gregge. Te lo chiedevo solamente per sapere
se hai notato qualche strana scritta, quando ti sei fermato.
D.C. Vi posso assicurare che quando mi sono fermato non ho notato niente di strano.
CR. E quando te ne sei andato, don Camillo?!?
D.C. Ecco...ripensandoci bene...mi pare che quando me ne sono andato ci fos-
se scarabocchiato qualcosa a lapis rosso...(Velocemente) con permesso...
credo ci sia qualcuno in chiesa...(Tenta di andare)
CR. DON CAMILLO!!! E allora?
D.C. E allora... si'... mi e' scappato scritto qualcosa...
CR. E che cosa ti e' scappato scritto, don Camillo?
D.C. Mi e'...mi e' scappato scritto..."Peppone asino..." ma sono sicuro che
se aveste letto quella circolare, anche Voi...
CR. DON CAMILLO!! non neppure quello che fai tu, e pretendi di sapere cio'
che farebbe il tuo Dio?
D.C. Scusatemi, ho fatto una fesseria, lo riconosco... d'altra parte ora 
Peppone ne fa un'altra, mettendo fuori il manifesto, cosi' siamo pari...
CR. Pari un bel niente! Peppone si e' preso dell'asino da te ieri sera e
domani si prendera' ancora dell'asino da tutto il paese! Ti pare bello?
D.C. D'accordo, ma ai fini politici generali...
CR. Non mi interessano i fini politici generali!!! Questa storia e' una
grossa porcheria, e tu ne sei responsabile, don Camillo!
D.C. (Umile) Signore, ho la testa piena di vento...che posso fare?
CR. Non lo so. Non l'ho mica scritto io "Peppone asino." Chi fa il peccato
faccia la penitenza.(DC cammina nervosamente; entra Peppone come una furia)
PEPP.Sentite, reverendo, qui la politica non c'entra...qui si tratta di un
cristiano che si trova nei guai e viene a chiedere consiglio al prete...
posso essere sicuro che voi...
D.C. Stai tranquillo, Peppone, so qual'e' il mio dovere... chi hai ammazzato?
PEPP.Io non ammazzo nessuno, don Camillo...casomai, se qualcuno mi pesta i 
calli, faccio volare qualche sberla. Ad ogni modo questa e' un'altra
faccenda. Qui in paese c'e' un farabutto, un vigliaccone nero che tutte
le volte che appiccichiamo un manifesto con la mia firma di segretario
della sezione, si diverte a scriverci "Peppone asino".
D.C. Tutto qui? Non mi pare una gran tragedia...
PEPP.La tragedia...la tragedia scoppiera' quando lo scopro! E poi mi 
piacerebbe sapere cosa fareste voi se per dodici settimane di fila
trovaste scritto sulla tabella delle funzioni: "Don Camillo asino".
D.C. No, questo paragone non sta' in piedi. Una cosa e' dare dell'asino ad
un ministro di Dio, un'altra al capo di una banda di matti ...non hai
proprio idea di chi possa essere stato?
PEPP.E' meglio che non l'abbia, altrimenti ora quel barabba viaggerebbe con
due occhi neri come la sua animaccia...che si sappia regolare, perche'
se lo pizzico gli rompo tutte le ossa una a una. ora faccio stampare
dei manifesti e li appiccico su tutte le cantonate del paese, in modo
che li vedano lui e tutta la sua banda.
D.C. E io che c'entro? Non sono mica una stamperia...rivolgiti al tipografo.
PEPP.Gia' fatto. Ma siccome non mi piace fare la figura dell'asino, voi
dovete dare un'occhiata alla bozza prima che il tipografo stampi il manifesto.
D.C. Ma il tipografo non e' mica un ignorante, e se ci fosse stato qualcosa 
di difettoso te lo avrebbe detto.
PEPP.Figuriamoci! Quello e' un pretaccio...voglio dire, quello e' un reazionario nero come la sua animaccia, e anche se vedesse che ho scritto cuore con due q invece che una sola non fiaterebbe,pur di farmi
fare una figuraccia davanti a tutti.
D.C. Ma hai i tuoi uomini...
PEPP.Gia'! E io mi abbasso a farmi correggere il compitino dai miei inferiori! 
E poi bella roba...tra tutti non riescono a mettere insieme mezzo alfabeto!
D.C. Vediamo la bozza...(Peppone gliela porge; DC legge,poi)
Bhè! A parte gli strafalcioni mi sembra un po' troppo forte come tono..
PEPP.Forte? Reverendo non diciamo scemate! Quella e' una canaglia maledetta,
un farabutto provocatore che per dirgli tutto quello che si merita non
basterebbero sei vocabolari.
D.C. (Nel frattempo ha corretto la bozza) Ecco...
PEPP.(Dandogli una veloce occhiata) E pensare che quel vigliacco del tipogra-
fo mi aveva assicurato che era tutto a posto! Quanto vi debbo?
D.C. Sindaco, non diciamo scemate! Vedi piuttosto di tener chiusa la ciabat-
ta... non ci tengo a far sapere che lavoro per i russi.
PEPP.Ne terremmo conto nell'ora della riscossa! (Esce)
D.C. (Al Cristo) Grazie Gesu'...grazie di avergli suggerito di venire qui da me...
CR. Solo un piccolo aiuto che non ti saresti meritato... com'e' andata?
D.C. Un po' duretta, ma bene...non sospetta nemmeno lontanamente che la
colpa di tutto e' mia.
CR. Invece lo sa perfettamente. Sa benissimo che sei stato tu, tutte e 
dodici le volte. Ti ha anche visto, un paio di sere...don Camillo, stai
in guardia!Pensaci sette volte prima di scrivere ancora "Peppone asino"!
D.C. Non vi preoccupate, Gesu'. Quando usciro' lasciero' sempre a casa la
matita! (Fine primo atto; DC resta a capo chino e mani conserte mentre
parte la solita musica d'inizio e abbassano le luci; poi sipario.)


FINE I° ATTO

SECONDO ATTO

SCENA VII°
(Musica d'organo; si apre il sipario; si accendono le luci ed entra
la Gisella seguita dalla moglie di Peppone, che pero' si ferma sulla
porta.)
GIS. Don Camillo! Don Camillo, ma dove siete?
D.C. (Entrando dalla chiesa) Eccomi, eccomi! Cos'e' successo?
GIS. C'e' da battezzare della roba...(Alla moglie di Peppone) E tu, vieni
avanti!(La moglie di Peppone avanza verso il centro della scena; ha un
bambino avvolto nello scialle in braccio.)
D.C. (Guardando dentro il fardello) Chi l'ha fatto?
M.P. Io...
D.C. Con tuo marito?
GIS. Si capisce! Con chi vuole che l'abbia fatto, con lei?
D.C. E che ne so io! Non avevano detto che nel vostro partito e' di moda
l'amore libero?( Va subito dal Cristo) Avete sentito Gesu'? Gliel'ho
dato un colpetto a quei senza-Dio!
CR. Non dire stupidaggini, don Camillo... se fossero senza Dio non verrebbe-
ro qui a far battezzare i loro figli! Se la moglie di Peppone ti avesse
rifilata una sberla, te la saresti guadagnata.
D.C. Se la moglie di Peppone mi avesse data una sberla, io le avrei prese
tutte e due per il collo, e....
CR. ...E?
D.C. Niente, niente...si fa per dire...
CR. In guardia, don Camillo! (D.C. torna dalle due donne e si mette in mezzo)
GIS. Allora?
D.C. Come lo volete chiamare?
M.P. Lenin, Libero, Antonio!
GIS. Lenin, Libero, Antonio!
D.C. Vallo a far battezzare in Russia!(Le due donne escono; DC cerca di
sgattaiolare verso la chiesa)
CR. Don Camillo, hai fatto una gran brutta cosa...vai a richiamare quella
gente e battezza il bambino.
D.C. Gesu',Voi dovete mettervi in testa che il battesimo non e' una burletta.
..il battesimo e' una cosa seria! il battesimo...
CR. Don Camillo, a me vuoi insegnare che cos'e' il battesimo? A me che l'ho
inventato? Io ti dico che hai fatto una gran stupidaggine, perche' se
quel bambino muore, la colpa sara' tua se non avra' libero ingresso in paradiso! 
D.C. Gesu', non drammatizziamo! Perche' dovrebbe morire? E' bianco e rosso
come una rosa!
CR. Questo non vuol dire niente! Gli puo' cadere una tegola in testa, od
altro! Tu lo devi battezzare.
D.C. Gesu', pensateci un momentino...e se quel bambino muore dopo essere
stato battezzato?Come posso permettere che arrivi da voi con quel brutto
nome? Io lo faccio per il buon nome del paradiso!
CR. Al buon nome del paradiso ci penso io! A me interessa solo che sia un
galantuomo...e poi, che si chiami Libero o Antonio non mi interessa niente.
D.C. E va bene...io ho sempre torto...cerchiamo di rimediare.(Si avvia verso
la porta della piazza, ma entra Peppone con suo figlio in braccio)
PEPP.Di qui non esco se mio figlio non e' stato battezzato con il nome che dico io!
D.C. (Torna dal Cristo) Ecco! Lo vedete che gente? Uno e' pieno delle piu'
sante intenzioni, e guardate come lo trattano!
CR. Mettiti nei suoi panni, don Camillo...non sono sistemi da approvare ma
si possono comprendere...
PEPP.Ho detto che di qui non esco se non battezzate mio figlio come voglio io!
D.C. Signore, io mi rimetto a Voi...se volete che io ceda alle imposizioni
dei privati, io cedo. ma Voi lo sapete: guai a creare un precedente!
percio', non meravigliatevi se domani mi porteranno a battezzare un vitello!
CR. In questo caso devi cercare di fargli capire...
D.C. E se quello me le da'?
CR. Prendile, don Camillo. Sopporta, soffri come ho fatto io.
D.C. (China la testa, poi va risoluto verso Peppone) Va bene, Peppone, tuo
figlio uscira' di qui battezzato, ma non con quel nome blasfemo!
PEPP.E come vorreste chiamarlo? Libero Arcangelo Gabriele?
D.C. No Peppone, cosi' non va:cerchiamo di venirci incontro...che ne diresti
di Libero Camillo Lenin? Tanto quando c'e' un Camillo in mezzo quei
due non possono piu' far niente!
PEPP.Amen.(Vanno in chiesa)
III° COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO
A. Ben fatto, don Camillo, ben fatto!
D. Ben fatto? Ma ben fatto cosa?!? Stai a vedere che ora la gente perbene
non puo' piu' battezzare i propri figli col nome che vuole... questo
e' un sopruso bello e buono! Il battesimo non e' una burletta! Il battesimo...
A. Diavolo! Proprio a me vuoi insegnare che cos'e' il battesimo? Proprio
a me che ero presente quando e' stato inventato?
D. Allora riconoscerai che don camillo ha sbagliato!
A. Si', questo e' vero: io mi sarei comportato diversamente...
D. Finalmente! Bravo angelo, cosi' mi piaci!
A. Aspetta, fammi finire: io mi sarei comportato diversamente perche' quel
bambino l'avrei chiamato veramente Libero Arcangelo Gabriele!
SCENA II°
PEPP.(Entra Peppone dalla parte della piazza) Don Camillo, ci siete?(Vede il
Cristo, e in maniera scherzosa, togliendosi il cappello) Buongiorno compagno!
CR. Buongiorno Peppone.(Peppone si guarda intorno sorpreso; entra don Camillo
dalla chiesa)
D.C. Hai perso qualcosa?
PEPP.No, no...vi stavo cercando...ho una notizia che vi fara' senz'altro
piacere...aspettate un attimo.(Si affaccia dalla porta della piazza e
fischia;entrano la Gisella e il Brusco con un giornale sotto il braccio.)
BRU. Buondi' capo. Dica capo.
PEPP.Hai portato quello che ti ho chiesto?
BRU. Si' capo. Ecco capo.(Gli porge il giornale)
GIS. Avete visto don Camillo? Cose straordinarie!
BRU. Guardate,guardate! (Leggendo) Parroco di Ancona benedice una gallina la
quale fa' un uovo con il disegno in rilievo di un calice sacro...(Don
Camillo gli strappa il giornale di mano e legge avidamente la notizia)
PEPP.Qui c'e' proprio la mano di Dio...questo e' un miracolo bello e buono!
D.C. Adagio con i miracoli, giovinotti...prima di stabilire se e' un miracolo
bisogna indagare, accertarsi che non si tratti di un semplice fenomeno naturale.
PEPP.Si capisce, don Camillo, si capisce. Pero' un uovo cosi' sarebbe stato
meglio farlo sotto le elezioni...adesso siamo troppo lontani!
GIS. Come sei ingenuo! E' tutta questione di organizzazione... 
quando si ha una stampa ben organizzata, di uova dipinte se ne possono
sfornare anche dieci al giorno!
BRU. Che idea ci siamo lasciati scappare...pensate se l'avessimo avuta prima noi!
PEPP.Gia' mi figuro i titoli:"gallina si iscrive al partito comunista, e
dopo tre giorni partorisce un uovo recante in rilievo una falce e un martello!
GIS. No, noi non avremmo potuto farlo...loro hanno la faccenda della religio-
ne che mette tutto a posto; noi non possiamo far miracoli!
BRU. Che ci vuoi fare...c'e' chi nasce fortunato e chi no! 
D.C. (Visibilmente alterato)FUORI!!(Escono tutti ridendo come pazzi;DC va dal
Cristo) Gesu', e questa che faccenda e'?
CR. Lo sai don Camillo; l'hai letta ora sui giornali.
D.C. L'ho letta, si', ma non so un accidente di niente...uno sul giornale
puo' scrivere quello che gli pare. A me sembra impossibile un miracolo cosi'!
CR. Don Camillo! Tu non credi che l'Eterno possa fare una cosa simile?
D.C. No. Figuratevi se l'Eterno perde tempo a fare dei disegnini sulle
uova delle galline!
CR. Don Camillo, tu sei un uomo che non ha fede...
D.C. No, Gesu', questo non lo potete dire!
CR. Lasciami finire, don Camillo!Stavo dicendo che tu sei un uomo che non ha
fede nelle galline! Piuttosto, hai gia' levato le uova dal pollaio?
D.C. No. anzi, vado subito...non vorrei che quella scema di gallina rossa
le rompesse tutte come ieri! (Esce e rientra dopo circa venti secondi
con un uovo in mano e il volto trasfigurato dall'emozione e dalla
fede; poi si scuote, va alla porta della piazza e chiama) PEPPONE!!!
Vieni un po' qua...e porta pure anche gli altri due cretini!
(Entrano tutti e tre,sorpresi)Avanti, compagni, avanti! Prego, sedetevi.
(Si siedono tutti e restano muti in attesa) Signori, se io vi giuro
su quel crocifisso di dire la verita', siete disposti a credermi?
(Si voltano tutti verso Peppone, poi annuiscono; DC tira fuori l'uovo
di tasca) Giuro che quest'uovo l'ho raccolto cinque minuti fa nel nido
della mia gallina rossa, e che nessuno puo' avercelo messo perche' era
appena scodellato...(Porge l'uovo a Peppone) tieni...fai girare.(Peppone
prende l'uovo, lo guarda meravigliato e lo passa agli altri)
Cosa scriverete sul vostro stupidario murale quando avro' mostrato a tut-
ti quest'uovo che porta sopra il rilievo di un'ostia?Quando avro' fatto
venire i piu' importanti professori dalla citta' perche' lo analizzino
e dichiarino che non c'e' trucco? Scriverete che e' un'invenzione dei
giornalisti, cosi' il giorno dopo le donnette del paese vi salteranno
addosso trattandovi come sacrileghi?(Alza l'uovo; luci appropriate)
Dio, che ha fatto il cielo e la terra, e l'universo, e tutto quello che
c'e' dentro l'universo, compresi voi tre scalzacani, per dimostrare la 
sua onnipotenza non ha bisogno di un uovo! (Dicendo questo lo stri-
tola) Ed io, per far intendere a tutti la grandezza del Signore, non ho
bisogno di farmi aiutare da una stupida gallina..rossa! (Dicendo questo
si avvia deciso verso la porta della chiesa e torna dopo circa venti
secondi con una gallina rossa a cui ha tirato il collo) ECCO!
Ecco gallina sacrilega che ti permetti di immischiarti nelle cose sacre
del culto! (La getta in un angolo, poi si rimbocca le maniche) E ora...
a noi!!!(Tutti e tre vanno verso la porta)
PEPP.Un momento, don Camillo...l'uovo non l'ho mica fatto io!(Escono tutti di
corsa; DC va dal Cristo) Allora Gesu'? Ho fatto bene... o ho fatto male?
CR. Hai fatto bene, don Camillo, hai fatto bene. Forse hai esagerato un
tantino prendendotela anche con quella povera gallina rossa!
D.C. (Allargando le braccia) Gesu'...eran tre mesi che morivo dal desiderio
di farmela in pentola!
STORIE
Storie senza fine che non hanno eta'
storie che raccontano di fede e carita'
vieni accanto al fuoco li' ti scalderai
ti raccontero' una storia che non muore mai

e cercherai la strada
che non trovavi piu'
cammineremo insieme
nella semplicita'
e allora vieni corri insieme a noi
scopriremo cose dimenticate perdute dall'umanita'

storie senza fine che non hanno eta'
storie che raccontano di fede e carita'
SCENA IX°
(Don Camillo fuma tranquillamente in canonica;improvvisamente si apre
la porta ed entra il pellerossa. E'un uomo sulla quarantina;da una
occhiata a DC e si rifugia in chiesa correndo;arriva di corsa Peppone e 
fa per seguirlo, ma DC lo blocca.)
D.C. E allora? Prima corro il rischio di essere travolto da un pellerossa
sul piede di guerra, poi per poco non mi investe un sindaco infuriato!
Sono d'accordo con voi che e' carnevale, ma non potreste festeggiarlo
fuori come fan tutti?!?
PEPP.Lasciatemi,reverendo! Devo regolare un conto con Dario Camoni!
D.C. Camoni? Cosa c'entra il Camoni?
PEPP.Si...il pellerossa...e' lui!
D.C. Che cosa? LUI?!?
PEPP.Si...ricordate?
D.C. Io ricordo solo che al di la'di quella soglia c'e'la chiesa: un limite
invalicabile per chi, come te, e'animato da sentimenti di odio...
il fatto poi che il Camoni in gioventu'ti abbia fatto bere un po'd'olio
di ricino, non mi riguarda piu' di tanto.
PEPP.Ma riguarda me! E se credete che io vada senza aver saldato il conto
a quel reazionario nero, vi sbagliate di grosso!
D.C. (Spingendolo fuori)FUORI! Fuori di qui! Ne riparleremo quando sarai in
pace con te stesso!(Va dal Cristo) Gesu',illuminatemi Voi, perche' io
non capisco piu' niente.
CR. Posso solo ripetere cio'che hai detto tu a Peppone:ne riparleremo
quando sarai in pace con te stesso.
D.C. Vedete Gesu'...se quella volta il Camoni mi avesse dato un sacco di
legnate sarebbe stato un'altra cosa...sarebbe stato diverso anche se mi
avesse spaccato la zucca...ma l'olio di ricino no! Un sacerdote lo si
ammazza, non lo si purga! (Entra il Camoni dalla chiesa)
CAM.Eccomi qua. Sono proprio io in carne ed ossa...e allora?
D.C. E allora...niente, Camoni, niente...comunque,oggi come oggi sarebbe
meglio tu fossi davvero un pellerossa invece di Dario Camoni...ma che
ti e' saltato in testa di tornare?
CAM. Sono quasi sei anni che manco dal paese, e mi era venuta voglia di 
rivederlo...allora ho pensato di mascherarmi nel periodo di carnevale.
Non mi pare che fosse pensata male...
D.C. E' una ben triste storia quella di un pellerossa nero che per difendersi
dalle ire di un sindaco rosso viene a rifugiarsi qui, sotto la tonaca di
un prete...bianco! Ad ogni modo stai tranquillo: qui sei al sicuro.
(Cambiando tono) Certo, saresti ancora piu' al sicuro se tra te e me
non ci fosse quel famoso bicchiere d'olio di ricino...
CAM. Avete ancora in mente quella stupidaggine? Roba di quasi vent'anni fa,
ragazzate! (Peppone entra dalla parte della chiesa con una spranga di
ferro in mano, una bottiglia piena d'olio di ricino e due bicchieri)
PEPP.Scusate, reverendo, se mi sono permesso di entrare dalla chiesa, ma le
altre porte erano chiuse...(Il pellerossa e' terrorizzato)
D.C. Vediamo di non combinare una tragedia: cerchiamo di restare calmi!
PEPP.Io sono calmissimo, e non ho nessunissima intenzione di combinare una
tragedia...ho un'incombenza.(Mette la bottiglia e i bicchieri sul
tavolo) Ecco. Mi ha detto il dottore che hai lo stomaco imbarazzato,
e mi ha incaricato di farti bere un po d'olio di ricino...(Versa l'olio
in tutti e due i bicchieri) bevi tutti e due i bicchieri: uno alla mia
salute e uno a quella del reverendo; e' un'omaggio che gli faccio io...
spicciati, perche' questa spranga e' tutta unta, e ho una paura maledet-
ta che ti scivoli sulla zucca...(Il Camoni si addossa al muro) Bevi!!!
CAM. No.
PEPP.BEVI!!!
CAM. NO!!!
PEPP.E allora berrai per forza!(Lo insegue con la spranga levata,ma il Camoni
vede il fucile e riesce ad afferrarlo, puntandolo contro Peppone)
D.C. Non fare il pazzo! E' carico!!
CAM. Butta la spranga!(Peppone obbedisce)Bravo...e ora...BEVI!!Contero' fino
a tre...uno...due...(Peppone beve il contenuto di un bicchiere) bravo...
E ADESSO VATTENE VIA!!!(Peppone esce e il pellerossa si assicura che si
sia allontanato) Che vengano pure! Io ci rimettero' la pelle, ma non
andro' all'inferno da solo!
D.C. Ora basta con le pagliacciate. Rimetti lo schioppo dove l'hai preso e 
togliti dai piedi una volta per tutte!
CAM. Andatevene voi, piuttosto! Io li aspetto qui.
D.C. Non ti conviene, pellerossa! A parte il fatto che i visi pallidi non
verranno, ma poi, come pensi di difenderti con un fucile scarico?
CAM. E' vecchia! Non mi avrete mica preso per un ragazzino...
D.C. Guarda, io mi allontano; tu controlla pure.(Il pellerossa controlla; il
fucile e' scarico) Rimetti a posto lo schioppo, togliti quel ridicolo
travestimento e poi esci dalla parte dell'orto e prendi per i campi...
se allunghi il passo arrivi a prendere la corriera per Fontanile....ti
avverto anche che se non ti sbrighi, mi fai tornare in mente quell'aperi-
tivo che mi hai gentilmente offerto un pò di tempo fa!
CAM. (Dopo una pausa) E va bene. Paghiamo i debiti. (Beve tutto il contenuto
del bicchiere rimasto) Pari?
D.C. Pari.(Il pellerossa esce dalla parte della chiesa, e DC, visibilmente
soddisfatto, sta per andarsene, ma lo ferma la voce del Cristo)
CR. Don Camillo...
D.C. Si', Gesu'?
CR. Pari? (DC annuisce con la testa) Sicuro?!? (DC capisce, e a malincuore
va al tavolo; versa pochissimo olio in un bicchiere, ma un colpetto
di tosse del Cristo lo induce a riempire il bicchiere; lo beve tutto
d'un fiato, tappandosi il naso con due dita, quindi esce quasi di corsa)
IV°COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO
D. (Al pubblico) Signore e signori, un attimo di attenzione, prego...
abbiamo appena assistito ad un altro sopruso di don Camillo, il quale,
pur sapendo che il fucile era scarico, ha taciuto, facendo si' con il
suo comportamento che un'onesto cittadino venisse purgato!
A. Non date ascolto a questo stupido esemplare di caprone...don Camillo ha
agito cosi' solo per evitare che peppone spaccasse la zucca al Camoni.
D. Sono solo belle parole! Intanto l'olio di ricino l'ha bevuto il sindaco!
A. Cosa vuoi che sia un bicchiere d'olio di ricino al confronto di una
quindicina di punti sulla zucca?
D. Zitto,zitto...sento dei passi...vediamo cos'altro accade!
SCENA X°
D.C. (Entra di corsa dalla parte della piazza tenendo un giornale in mano)
grosse notizie, Gesu'...grosse notizie! sentite che roba: "Colpo grosso
in un paesino della bassa Padana. Sono stati vinti dieci milioni al
totocalcio. La schedina e' anche firmata a nome di Pepito Sbezzeguti,
ma le ricerche per identificare questo signore sono state vane..."
sentite, Gesu'... chiunque riceva dalla provvidenza un grosso beneficio
e lo tenga nascosto, non merita il disprezzo del prossimo?
CR. Don Camillo, ammesso e non concesso che la divina provvidenza si occupi
di totocalcio, pensi davvero che abbia bisogno di pubblicita'? Il fatto
e' noto in tutti i particolari essenziali: c'e' qualcuno che ha vinto una
grossa somma al gioco...perche' ti affanni a voler sapere chi sia questo
uomo fortunato? Interessati piuttosto della gente che non e' favorita 
dalla fortuna! (DC passeggia nervosamente su e giu' guardando il giorna
le; ad un tratto ha come un'idea, prende un lapis e comincia a scaraboc-
chiare su di un pezzo di carta;soddisfatto, va fuori e rientra poco 
dopo trascinando Peppone per un braccio.)
PEPP.Ma...ma vi sembra questo il modo? Ero nella mia officina che stavo per
finire un lavoro, quando arriva questo corvaccio spiritato che mi trasci-
na di forza nela sede del suo partito!
D.C. Peppone,se continui su questo tono ti do uno scapaccione che ti pelo la
zucca. Innanzi tutto questa non e' la sede del mio partito...l'unico
"partito",qui dentro, sei tu. Poi, quando ti avro' detto perche' ti ho 
portato qui, mi ringrazierai...capito, compagno... Pepito?!?!
PEPP.Reverendo...cosa vorreste insinuare?
D.C. Io non insinuo, affermo.Affermo che anagrammando Pepito Sbezzeguti salta
fuori qualcosa che somiglia stranamente a Giuseppe Bottazzi...
PEPP.Bravissimo!Andatelo a raccontare al direttore della settimana enigmistica...(Rumori in chiesa)
D.C. Ci deve essere qualcuno in chiesa...aspettami un attimo...(Esce)
(Entra il Brusco seguito dalla Gisella)
BRU. Capo,i reazionari hanno ripreso in pieno la loro tattica propagandistica
della calunnia...il paese e' in subbuglio.. Ti accusano di essere tu ad
aver vinto quei dieci milioni al totocalcio!
PEPP.Ma com'e' saltata fuori una storia simile?
GIS. Dalla bottega di quel calunniatore del farmacista...ha appiccicato fuori
un foglio dove dice che l'anagramma di Pepito Sbezzeguti...
PEPP.E' Giuseppe Bottazzi, lo so.
GIS. Bisogna intervenire con energia e inchiodare al muro i diffamatori!
PEPP.Dire che uno ha vinto dieci milioni al totocalcio non e' diffamazione.
Si diffama una persona accusandola di aver compiuto un atto disonesto,ma
vincere al totocalcio non e' una cosa disonesta...
BRU. Capo, la diffamazione politica avviene anche accusando l'avversario di
aver commesso un'azione onesta! Quando un'accusa porta del danno al
partito, allora e' da considerarsi diffamazione. La gente ride alle nostre spalle!
GIS. Ci vuole un manifesto! Un manifesto che parli chiaro!
PEPP.Va bene, va bene. Domani ci pensiamo...
GIS. Per non darti fastidio lo abbiamo gia' preparato noi(Tira fuori un mani-
festo)Se ti va',lo facciamo stampare subito e domani lo facciamo attac-
care sui muri."Il sottoscritto Giuseppe Bottazzi dichiara di non avere
niente in comune col Pepito Sbezzeguti vincitore dei dieci milioni al
totocalcio. E' inutile che i reazionari tentino di identificarmi con il
neo-milionario. Qui di neo c'e' solo il loro fascismo.
PEPP.Si',va bene, va bene...pero' fin che non vedo roba stampata non rispondo
con roba stampata.
BRU. Capo,mi sembra che sia sciocco aspettare che uno ci dia una schioppetta-
ta per rispondere con un'altra schioppettata! La regola e' quella di 
sparare un secondo prima degli altri!
PEPP.(Urlando) La regola e' quella di sparare una pedata nel sedere a quelli
che si occupano dei fatti miei personali! Non ho bisogno di difensori!
Mi so benissimo difendere da me!!!
GIS. (Allontanandosi) Se la prendi cosi'....
PEPP.La prendo cosi'! Ognuno per se' e il partito per tutti!!!
D.C. (Entrando) Bhè? Cosa c'e' qui, una riunione di cellula?
PEPP.Niente, niente...e voi due, fuori! (Il Brusco e la Gisella escono)
D.C. Sai, mi dispiace sinceramente che tu non sia quel Pepito che ha vinto i
dieci milioni!
PEPP.Dispiace anche a me...se non altro, adesso potrei offrirvene due o tre
per convincervi a farmi ritornare in officina!
D.C. Non preoccuparti, Peppone, io i piaceri li faccio gratis...fuori!!!
(Peppone esce; DC dal Cristo) Buonanotte Gesu'.(Esce verso la chiesa;
si sentono tre colpi di campana; luce notturna; bussano alla porta della
piazza;esce don Camillo dalla parte opposta) Eccomi, eccomi!
PEPP.(Entra come uno spiritato) Spero che non mi abbia visto nessuno... mi
pare sempre di essere spiato...
D.C. Non sei diventato matto, per caso?
PEPP.Ancora no, ma ho paura che lo diventero'.. parlo col prete o con la gaz-
zetta del paese?
D.C. Dipende.
PEPP.Io vengo a parlare col prete!
D.C. E il prete ti ascolta.
PEPP.Don Camillo,ho detto una grossa bugia...Pepito Sbezzeguti sono me!
D.C. Cosa? E perche' non l'hai detto prima?
PEPP.Io non l'ho detto neppure ora, perche' io sto parlando con il prete.
D.C. Vergogna! Un compagno,un proletario che vince dieci milioni al toto- 
calcio! Lasciale fare ai borghesi capitalisti queste porcherie!
PEPP.Reverendo, non ho voglia di scherzare...
D.C. Neanch'io scherzo. Affermo e ribadisco che un buon comunista non gioca
al totocalcio!
PEPP.Stupidaggini! Giocano tutti!
D.C. Male!E malissimo nel tuo caso, perche' tu sei un capo, uno di quelli che
debbono guidare la lotta del proletariato.. Il totocalcio e' una delle
piu' subdole armi inventate dalla borghesia capitalista per difendersi 
dal proletariato. Un buon comunista non aiuta, ma combatte fieramente il totocalcio! 
PEPP.Reverendo...
D.C. Tu,favorendo il totocalcio, tradisci la causa del popolo! E poi, siamo
sinceri: non te lo dovevano fare proprio ora che ti hanno eletto senatore!
PEPP.Reverendo,piantiamola di buttare sempre le cose in politica!
D.C. Compagno! E la rivoluzione proletaria?(Peppone pesta i piedi)Ah, capisco
...meglio dieci milioni oggi che la rivoluzione proletaria domani! 
Ebbene? Cosa vuoi da me?
PEPP.Come...come faccio ad incassarli senza che nessuno sappia niente?
D.C. Vai direttamente.
PEPP.Non posso, mi sorvegliano...
D.C. Manda qualcuno di tua fiducia!
PEPP.Non mi fido di nessuno..
D.C. Allora non so che dirti.
PEPP.(Gli mette in mano una busta) Andate voi, reverendo!(Esce con passo
deciso;DC si mette il cappello ed esce anche lui; passaggio di musica
e luci fino alla sera dopo; rientra DC con una valigetta; la posa e
va dal Cristo) Gesu', qui dentro ci sono dieci pacchi da cento biglietti
da diecimila lire l'uno. Totale, dieci milioni. Io mi permetto solo di
farvi notare che quel senza-Dio non meritava una fortuna simile...
CR. Vallo a dire a quelli del totocalcio...(Bussano alla porta; e' Peppone,
in un evidente stato di ansia)
PEPP.E allora? Dove sono?
D.C. Qui dentro.
PEPP.E ci sono tutti?
D.C. Dieci milioni. Puoi contarli.
PEPP.No, no...mi fido di voi.
D.C. (Subdolo) Certo, dieci milioni sono una bella cifra, oggi come oggi...
ma domani? Che saranno domani? Basta una notizia preoccupante e tu ti
ritrovi con un mucchio di cartaccia in mano.
PEPP.Dieci milioni sono un bel capitale..con dieci milioni ci si puo' compra-
re un discreto podere...
D.C. La terra ai contadini, dice il comunismo! Ti porteranno via tutto.
Il mondo va a sinistra, caro compagno!Il comunismo e' destinato a trionfare!
PEPP.ORO! Si puo' comprare dell'oro! Quello lo si puo' nascondere!
D.C. E quando l'hai nascosto di che te ne fai? Appena viene il comunismo
tutto e' ratizzato e statizzato, e tu l'oro non lo puoi toccare.
PEPP.E portarlo all'estero?
D.C. Ohibo'! Come un capitalista qualsiasi! E poi bisognerebbe portarlo in
America, perche' l'Europa e' destinata a diventare tutta comunista...
e poi anche l'America, rimasta isolata, dovra' capitolare davanti alla Russia!
PEPP.(Gridando) l'America e' forte! In America non arriveranno mai!
D.C. (Ridendo) Non si sa', caro compagno, non si sa'! Ora prenditi la tua
porcheria e vattene...la valigia, pero',rimandamela...quella e' mia!
(Peppone esce; DC prende la valigia scotendo la testa e va verso la
chiesa;suonano le tre; colpi alla porta; arriva DC in mutandoni, con
una coperta addosso; entra Peppone seguito da sua moglie)
PEPP.Reverendo...cercate di capire...mia moglie...vorrebbe vedere come sono
fatti dieci milioni...(DC li guarda male,poi va a prendere la valigia
e la mette sul tavolo, incrociando le braccia; Peppone apre la valigia)
M.P. Oh Dio! Giuseppe reggimi perche' io svengo! Ma sono proprio dieci milio-
ni? E sono tutti nostri?
D.C. Ancora per poco, cara compagna, ancora per poco...appena verra' il
comunismo...
PEPP.Reverendo, piantatela con questa storia!
M.P. Il reverendo ha ragione. Bisogna investirli subito.
D.C. Via, via, ora andate a dormire...la notte porta consiglio...(Escono; DC
riprende la valigia e va a dormire;suonano le quattro;colpi alla porta;
arriva DC; entra Peppone) Bhè? Non e' ancora finito il pellegrinaggio?
PEPP.Reverendo, sono venuto a prendere la valigia.
D.C. Adesso? Ma neanche per sogno!Ho sonno e ho freddo...o forse non ti fidi?
PEPP.Non e'questione di fidarsi...ma mettete il caso che...che vi venga un
accidente...come faccio a dimostrare che la valigia mi appartiene?
D.C. Non preoccuparti, la valigia e' sigillata e sopra c'e' scritto il tuo nome.
PEPP.Capisco, reverendo...comunque e' meglio che i soldi stiano in casa mia.
D.C. (Cambiando tono) Di che soldi parli?
PEPP.Come di che...dei miei! Di quelli che avete ritirato per me in citta'!
D.C. Tu sei pazzo, Peppone...io non ho mai ritirato soldi tuoi!
PEPP.La schedina era mia! Pepito Sbezzeguti sono me!
D.C. Ma se c'e' scritto sopra tutti i muri che non sei tu!
PEPP.Sono io! Pepito Sbezzeguti e' l'anagramma di Giuseppe Bottazzi!
D.C. NO! Pepito Sbezzeguti e' l'anagramma di Giuseppe Bottezzi! Tu ti chiami 
Bottazzi, non Bottezzi!
PEPP.Maledizione, ho messo una e al posto di una a...ma cosa vuol dire?
Quei soldi sono miei!
D.C. Non agitarti compagno...quei dieci milioni non li mangero'. Li distri-
buiro' ai poveretti.
PEPP.Al diavolo anche i poveretti!
D.C. Vattene via, e lasciami dormire!
PEPP.Don Camillo, datemi i miei soldi o vi ammazzo come un cane!
D.C. E va bene, porco reazionario!(Esce e rientra con la valigia; gliela
sbatte addosso) Prenditi la tua porcheria e vattene! (Peppone esce)
Ma perche' farlo vincere? Perche' rovinargli la vita?
CR. Prima mi rimproveri perche' quel denaro e' un premio non meritato...
adesso perche'quel denaro e' una punizione ingiusta...evidentemente non
ne azzecco piu' una, eh don Camillo?
D.C. Gesu'! Io non parlavo con Voi...parlavo col totocalcio!
(DC va a dormire; viene giorno; rientra DC)
SCENA XI°
D.C. Signore, egli ha esagerato, e io lo distruggero'.
CR. Non ha forse esagerato anche chi mi ha messo in croce? Ed io non ho
forse perdonato?
D.C. Chi vi ha messo in croce non sapeva quello che stava facendo...Peppone
invece lo sa perfettamente, e la sua malafede non merita pieta'.
(Bussano alla porta; DC va ad aprire; entra Peppone)
PEPP.Non ce la faccio piu'! Cosa posso fare con quei soldi?
D.C. Mettili in banca.
PEPP.Scherzate? Un senatore comunista che deposita improvvisamente dieci
milioni sul suo conto!
D.C. Cambiali in marenghi d'oro e seppelliscili in giardino.
PEPP.Non fruttano.
D.C. Compagno, vediamo di sbrigarci...cos'altro vuoi da me?
PEPP.Reverendo...quel famoso commendatore che amministra cosi' bene i quat-
trini che gli affidano...
D.C. (Brusco) Non lo conosco.
PEPP.Ma lo dovete conoscere! E' uno che si serve dei preti come intermediari,
e poi si sdebita regalando chiese, conventi e via dicendo...
D.C. Si', so chi sia, ma non sono mai stato in contatto con lui.
PEPP.So di sicuro che il parroco di Torricella e' uno dei suoi agenti.
D.C. Allora vai dal parroco di Torricella e fatti presentare al commendatore.
PEPP.Non posso, sono troppo conosciuto...
D.C. Senti, io non voglio entrarci...pero' so che il parroco di Torricella
viene tutti i venerdi' a trovare un suo vecchio zio che sta proprio qui
in paese...oggi e' appunto venerdi'. Se l'aspetti all'inizio del can-
neto non ti vedra' nessuno...
PEPP.Grazie, reverendo! Sapevo di poter contare su di voi!(Esce; DC si siede
e viene sera; rientra Peppone) Reverendo...
D.C. E allora, compagno? Com'e' andata?
PEPP.Tutto a posto...sono venuto proprio per ringraziarla.
D.C. Lascia perdere, tanto piu' che ho deciso di far sghignazzare l'Italia
alle tue spalle. Raccontero' tutta la tua storia, parola per parola.
PEPP.Voi...voi non farete una mascalzonata simile! Le bastano tre milioni?
D.C. Compagno, una proposta simile a me non dovevi mai farla...la pagherai
a parte. Abbiamo saputo che hai avuto il delicato incarico di selezio-
nare alcuni compagni fidati che accompagnerai a visitare l'unione 
sovietica. Noi non ti disturberemo nel tuo lavoro di alto concetto...
la grana scoppiera' quando sarai in russia. L'imbarazzo in cui si
troveranno i tuoi superiori aumentera' il nostro divertimento. Compagno,
tu sei liquidato! (Cambia tono) A meno che...
PEPP.A meno che? (DC gli sussurra qualcosa in un orecchio, e Peppone
comincia a ridere, seguito subito da DC) Reverendo...ah ah...voi scherzate!
D.C. (Diventa improvvisamente serio) No! E ti dico: o mangi questa minestra
o salti dalla finestra.
PEPP.Voi...voi siete pazzo! Pazzo da legare!
D.C. Proprio per questo devi pensare bene a cio' che dici...i pazzi, sono pericolosi!
PEPP.Cristo! E va bene!
D.C. Bravo compagno. Vedo che hai accettato di tua spontanea volonta', e cio'
mi riempie di gioia...ora puoi andare.(Peppone esce; DC va dal Cristo)
Gesu'...che ne pensate?
CR. Penso che quattro giorni di digiuno dovrebbero bastare a superare questa crisi.
D.C. Signore, io parlo sul serio! Alcuni giorni a contatto diretto col fior
fiore dei comunisti nostrani e con i russi!
CR. E se ti scoprono, don Camillo?
D.C. Non potranno scoprirmi...curero' molto il travestimento. Non parlo dello
abito, signore, ma del travestimento interno!E' il travestimento del 
cervello quello che conta di piu'!
CR. E' una pazzia, don Camillo.
D.C. Lo so, Gesu'.
CR. E allora parti pure...io saro' con te.
(DC resta inginocchiato davanti alla croce mentre cala la luce e resta
solo la luce del Cristo) Ecco: questa e' la terra della bassa, terra di
uomini violenti ed imprevedibili...terra dove la gente bestemmia non
perche' non crede in me, ma solo per farmi dispetto. Ma mi sento
tranquillo, perche' so che fino a quando esisteranno persone come don
Camillo e Peppone, il mondo potra' continuare il suo faticoso cammino
lungo la strada dell'amore.

DON CAMILLO

La fede trionfa nel mondo di un uomo
trionfa nella verita'
la guerra e' finita ma vive nei cuori
straziati da tanta pieta'
s'intrecciano vite e s'intrecciano storie
si spera nel sogno di un mondo migliore
si vive di quello che ci offre la terra lei sola non ci tradira'
Don Camillo rimani cosi' senza tanti perche'
la tua forza e' la fede e lo sai resta dentro di noi
il lungo cammino segnato dai tempi
risplende dentro gli occhi tuoi
quel Cristo sul muro che ascolta e ti parla
non e' solo dentro di te
cammina nel vento di buona speranza
cammina nel tempo e vieni da noi
da noi che aspettiamo una voce gioiosa
che illumini l'oscurita'
Don Camillo rimani cosi' senza tanti perche'
la tua forza e' la fede e lo sai resta dentro di noi

FINE