Una donna sull’altalena

di

Giancarlo Ferraris





I personaggi

Franca, trentenne, vittima di violenze domestiche
Anna, amica di Franca
Lui, compagno di Franca, autore di violenze domestiche
La direttrice del Centro Antiviolenza Onora la Donna
Le collaboratrici del Centro Antiviolenza Onora la Donna

I tre punti di sospensione indicano:
- brevi momenti di pausa nei discorsi dei personaggi;
- discorsi interrotti o sospesi.



Primo momento

In una città di provincia, nella prima serata di una qualsiasi domenica. Franca, una donna sui trent’anni, suona ripetutamente il campanello del monolocale dove abita Anna, sua amica da diverso tempo.

Franca
Sono io…. Franca… Aprimi, per favore…

Anna
Sì!... Arrivo!... Solo un momento…

Anna apre la porta e vede davanti a sé Franca: il suo volto è tumefatto e sotto gli occhi sgorgano dei piccoli rivoli di sangue.

Anna
Oh Dio!... Ma che ti è successo?!... Entra!... Presto!

Senza dire nulla Franca entra, fermandosi dopo pochi passi mentre Anna corre in cucina a prendere cotone, acqua ossigenata e cerotti.

Anna
Dai!... Siediti sul divanetto e dimmi che ti è successo.

Le due donne si siedono una accanto all’altra. Anna inizia a medicare il volto di Franca.

Franca
Se te lo racconto… Eh!... Se te lo racconto non ci credi… Non ci credi!

Anna
Credere a che cosa?

Franca
Hai presente… Hai presente dove sono i giardini di Piazza della Libertà?

Anna
Sì! Li conosco… E allora?



Franca
Lì… Lì c’è un’altalena… Una di quelle altalene di una volta: due catene di ferro, agganciate a un telaio dello stesso tipo, che reggono una panchetta di legno così duro che dopo appena due minuti che ti sei seduta il sedere ti fa un male da morire.

Anna smette di medicare il volto di Franca, guardandola negli occhi per alcuni lunghi attimi.

Anna
Soltanto il sedere ti fa male, eh?... Avanti, Franca: dimmi che ti è accaduto.

Franca
È successo... È successo che mi sono messa a fare la bambina, cosicché ho perso l’equilibrio, sono caduta per terra e la panchetta… Pack! Presa diritta sul muso!

Anna riprende a praticare la medicazione sul volto di Franca.

Anna
E… Lui… Lui dov’era?

Franca
Lui?... Lui non era con me… Sì!... Ero sola... Eh!... Sola…

Anna
Oh certo!… Certo!… Quando ti fai male sei sempre… Sola.

Alle ultime parole di Anna Franca si irrita muovendosi scompostamente.

Franca
Che cosa vuoi dire, eh?... Io lo so che cosa pensi!... Io lo so!... Ahh!... Mi fa male!… Mi fa male!

Anna
Stai ferma!… Ferma!

Franca si calma, senza tuttavia nascondere il suo dolore e il suo profondo turbamento.


Franca
Io… Io lo so che cosa…

Anna
Vuoi cenare e dormire qui da me?

Franca
No… No… Devo… Devo tornare a casa… Mi medicherò da sola questa sera oppure…

Anna
Oppure ti farai medicare da lui, non è vero?

Franca deglutisce con fatica.

Franca
Sì… È così…

Anna appoggia cotone, acqua ossigenata e cerotti sul divanetto, poi mette delicatamente le mani sulle spalle della sua amica, guardandola negli occhi in silenzio per qualche istante.

Anna
Franca… Io ti sono amica da tanto tempo e puoi contare sempre su di me, sulla mia amicizia. Hai capito?

Franca abbassa lo sguardo.

Anna
Franca!... Guardami di nuovo negli occhi… È la terza volta… Dico la terza volta che vieni qui malridotta… E ogni volta, guarda un po’, mi dici che hai avuto un incontro ravvicinato con un’altalena…

Franca fa un lungo respiro, trattenendo le lacrime, poi guarda Anna in volto.

Franca
Che ci vuoi fare!... Ogni tanto mi piace tornare a essere bambina, a fare un po’ la pazza sull’altalena e… Ecco!... Succede quello che succede.

Anna
Sei cresciuta abbastanza per fare la bambina, ne convieni?
Franca
Io… Io vorrei veramente tornare a essere bambina… Veramente!

Anna toglie le mani dalle spalle di Franca, lasciandole cadere stancamente.

Anna
Perché mi dici una cosa del genere?

Franca
Perché… Perché… Adesso va meglio… Grazie per la medicazione, Anna… Adesso devo andarmene.

Anna
E invece non te ne vai… Non te ne vai fino a quando non mi avrai detto la verità… Te lo domando di nuovo: che cosa è successo?

Franca si irrita notevolmente, alzando il tono della voce.

Franca
Te l’ho già detto, Cristo! Non mi è successo nulla, a parte l’incidente dell’altalena.

Anche Anna si stizzisce manifestando la propria irritazione.

Anna
Non è vero!... Non è vero per niente che non ti è successo nulla. Lui… Lui ti ha picchiato di nuovo, vero?

Franca
Non è vero!... Non è vero!

Anna
Sì che è vero!... Sei tu che non vuoi dirlo!

Franca si calma di soppiatto, lanciando ad Anna un sorriso ironico.

Franca
Sei invidiosa, Anna!... Forse anche… Gelosa…

Anna guarda incredula Franca in volto.

Anna
Ma che diavolo dici, eh?

Franca
Sì… Sei invidiosa perché io ho lui… Perché io ho un compagno… Che mi ama…

Anna
Bel modo che ha di amarti!

Franca
Io ho un uomo, tu invece non hai nessuno… Nessuno, cara la mia Anna!

All’improvviso Anna si alza dal divanetto e con una brusca tirata trascina Franca davanti a uno specchio, mettendosi dietro di lei.

Anna
Guardati, Franca!... Guardati!

Le due donne tacciono per alcuni secondi, poi Franca abbozza un sorriso.

Franca
Allora?!... Sono una donna… E anche bella!... Di certo molto meglio di altre donne che io conosco… E chi deve intendere, intenda!

Anna
Beh!... Sai che ti dico?

Franca si volta verso Anna.

Franca
Non dirmi niente, per favore!

Anna
Ti dico soltanto questo: contenta tu, contenti tutti… Sarà soprattutto contento lui… Quando ti vedrà tornare a casa…

Franca si fa cupa in volto, trattenendo nuovamente le lacrime.

Franca
Sì… È ora che ritorni… A… A casa…
Anna
Già!... Se non rientri a una certa ora sono guai!... Sennò ti tocca un altro bel giro sull’altalena, non è vero, Franca?!

Franca assume un’espressione e un contegno altero.

Franca
So badare a me stessa… Ti chiedo solo una cosa: finisci di medicarmi.

Anna
Va bene, Franca… Va bene.

Anna pratica un’altra medicazione a Franca, la quale, poco dopo, lascia l’abitazione dell’amica senza nemmeno salutarla.




Secondo momento

Primo pomeriggio del lunedì successivo. Anna sta rincasando dopo il lavoro quando, proprio nel momento in cui sta per chiudere la porta, appare lui, il compagno della sua amica Franca.

Lui
Buonasera, Anna… Sono il compagno di Franca… Posso entrare?

Anna è percorsa da un brivido di paura e di ribrezzo, pur reagisce conservando la calma.

Anna
Prego… Si accomodi…

Lui entra con fare arrogante. Istintivamente Anna non chiude dietro di sé la porta.

Lui
Scusi per il disturbo… So che Franca è venuta da lei… Me lo conferma, vero?

Anna lancia un rapido sguardo all’uomo.

Anna
Sì… Franca è venuta da me ieri sera…

Lui abbozza un sorriso tra l’ironico e il sarcastico.

Lui
Deve scusarla… Negli ultimi tempi non è completamente in sé… Ieri pomeriggio ha avuto anche un piccolo incidente…

Alle parole di lui Anna si risente moltissimo, senza però scomporsi.

Anna
Un piccolo incidente?…

Lui
Sì… Un piccolo incidente… E non è la prima volta che le succede.

Anna
È veramente sfortunata con l’altalena… Dovrebbe cambiare gioco.

Lui guarda negli occhi Anna per alcuni attimi, sempre con un sorriso tra l’ironico e il sarcastico, che all’improvviso si tramuta in un’espressione dura.

Lui
In realtà il gioco funziona... È soltanto lei che non sa… Giocare, eh!

Anna
Ma davvero?

Lui
Sì… È così… Comunque, sono venuto qui, oltre che per chiederle scusa, anche per dirle di non dare peso a quello che Franca, presumibilmente, le ha riferito… Mi sono spiegato?

Anna è percorsa da un altro brivido di paura e di ribrezzo, pur reagisce anche questa volta mantenendo la calma.

Anna
Spiegato?…

Lui
Sì… Vede, Anna, negli ultimi tempi Franca si è messa in testa delle idee un po’… Oserei dire un po’ stravaganti.

Anna
Idee stravaganti?!

Sul volto di lui si disegna un’espressione di tristezza e di preoccupazione palesemente falsa.

Lui
Sì!… Ecco… Eh!… Non so nemmeno io come dirglielo, cara Anna…

Anna
Trovi le parole giuste… Anche se per lei non sarà facile.

Lui
Già!… Eh!… Io sono un tipo pratico… Molto pratico… Preferisco l’azione ai discorsi.

Anna lancia un altro rapido sguardo all’uomo.

Anna
Le credo… Non dubiti…

Lui guarda negli occhi Anna per alcuni istanti mentre la sua falsa espressione di tristezza e di preoccupazione diventa ira malcelata.

Lui
Che intende dire?

Anna
Quello che ho detto.

Lui sorride nuovamente, sempre in modo ironico e sarcastico.

Lui
Oh! Quello che ho detto!… Voi donne siete eccezionali… Veramente!

Anna guarda negli occhi l’uomo per alcuni lunghi secondi.

Anna
Non quanto voi, uomini… O perlomeno non quanto alcuni uomini…

Lui
Credo di aver capito…

Anna
Lo credo anch’io…

Lui
No, no!… Voglio dire che sicuramente Franca, quando è venuta qui ieri, le ha detto cose… Cose particolari!… Da non prendere assolutamente sul serio.

Anna
Quando Franca è venuta qui era molto seria, mi creda.
Lui guarda negli occhi Anna per alcuni lunghi attimi, smorzando di colpo il suo sorriso ironico e sarcastico.

Lui
Anch’io, in questo momento, sono molto serio, cara la mia Anna.

Anna, nascondendo la sua paura e la sua sensazione di orrore, si scosta dall’uomo.

Lui
Vede, Anna, come le stavo dicendo prima, da un po’ di tempo Franca non è del tutto in sé… Si è messa in testa idee un po’ stravaganti e si sta comportando in maniera infantile… Dice… Dice che le piace fare la… La bambina…

Anna
Non mi dica che gioca con le bambole perché non le credo.

Lui
Magari lo facesse!... Non farebbe del male né a se stessa… Né a me… Che le voglio… Bene…

Anna guarda nuovamente negli occhi l’uomo per alcuni lunghi istanti.

Anna
Lei vuole veramente bene a Franca?

Lui abbozza un leggero sorriso, diventando però subito serio.

Lui
Il sabato e la domenica, quando non va al lavoro, Franca esce di casa senza dirmi nulla… Sparisce per ore e ore ed è sempre irreperibile al cellulare… E quando ritorna è sempre malconcia quando non si è anche fatta male!... Una volta è rientrata con maglietta e blue jeans tutti strappati… Un’altra volta con scarpe, gonna e pullover letteralmente imbrattati di fango… Un’altra volta ancora con i capelli scarmigliati, i vestiti lacerati e completamente madida di sudore… E tutte le volte mi ha detto di aver giocato con dei bambini, di essersi divertita un mondo con loro!... Di aver corso, giocato a palla, di essere andata sull’altalena…



Anna
Soprattutto sull’altalena… Ed è strano che queste cose succedano solo nei fine settimana…

Lui
Alla fine… Alla fine ho dovuto accettare la terribile realtà… Franca è malata… Malata nella mente…

Anna stringe le labbra in una smorfia di rabbia e di ribrezzo.
Anna
La sta facendo seguire da qualche esperto?

Lui
Oh certamente!... Non sa a quante visite dal neurologo l’ho accompagnata!… Ma nulla da fare… Sembra proprio che non ci sia nessun rimedio.

Anna fa un lungo respiro, cercando di darsi coraggio.

Anna
Forse il rimedio c’è.

Lui guarda Anna negli occhi con freddezza.

Lui
E quale?

Anna
Stare lontano da casa… Da lei…

Lui
È pazza?... Abbandonare Franca equivale a…

Anna alza il tono della voce, accostandosi di nuovo all’uomo e guardandolo negli occhi.

Anna
Equivale a guarirla… Direi di più…

Lui
Che cosa?
Anna
A salvarla!

Alle parole di Anna lui si risente moltissimo, trattenendo a stento la sua ira.

Lui
Ma che diavolo dice?

Anna
Avanti!... Sappiamo benissimo entrambi di che cosa soffre Franca!

Lui si tranquillizza di colpo, assumendo un’espressione beffarda e crudele.

Lui
Pensavo di trovare un’alleata, invece…

Anna
E invece?

Lui guarda negli occhi Anna, gesticolando bruscamente.

Le dico solo una cosa, Anna: stia lontana da Franca… Se non vuole che vi succeda qualcosa… Capito?

Senza aggiungere altro lui esce dall’abitazione di Anna sbattendo la porta.



Terzo momento

Prima serata della domenica successiva. Franca suona ripetutamente il campanello del monolocale dove abita Anna.

Anna
Eccomi!

Anna apre la porta e vede davanti a sé Franca: il suo volto è coperto di lividi e di ferite, alcune delle quali mandano sangue, i capelli sono spettinati e i vestiti in parte strappati.

Anna
Oh no!… No!… Un’altra volta!... È la quarta!

Franca
Posso… Posso entrare… Per… Per favore…

Anna
Su!… Entra!… Disgraziata!

Franca entra, fermandosi dopo pochi passi mentre Anna va in cucina a prendere cotone, acqua ossigenata e cerotti.

Anna
Dai… Siediti sul divanetto…

Le due donne si siedono una vicina all’altra e Anna inizia a medicare il volto di Franca.

Anna
Non mi dici questa volta quale altalena hai preso sul muso?… Quella che sta al Parco Landia?… O quella dei Giardini di Via del Liceo?

Franca socchiude gli occhi senza dire nulla.

Anna
Allora, mia sfortunata amica!… Dove hai fatto la bambina questa volta, eh?… Dove?… E, ovviamente, eri sola!?


Franca
Eh!… Io… Io… Non lo so… Non mi ricordo!

Anna
Oh sì che lo sai, invece!… Lo sai eccome!

Franca tace per alcuni lunghi attimi poi si rivolge ad Anna, piangendo.

Franca
Aiutami, Anna… Aiutami!… Ti prego!… Ti prego!…

Anna si alza dal divanetto con un brusco movimento, lasciando cadere sul pavimento cotone, acqua ossigenata e cerotti.

Anna
Che cosa vuoi da me?

Franca
Aiutami, Anna… Aiutami!… Ti prego!… Aiutami!

Anna inizia a camminare nervosamente per il monolocale, parlando sottovoce tra sé e sé.

Anna
Maledetto!... Bastardo!… Bastardo!

Anche Franca, pur essendo malconcia e sempre piangendo, si alza dal divanetto e si avvicina ad Anna abbracciandola.

Franca
Aiutami, Anna!… Aiutami!

Anna si irrita e si libera seccamente dell’abbraccio di Franca, allontanandosi dalla sua amica.

Anna
Lasciami!… Lasciami ho detto!

Franca, senza smettere di piangere del tutto, guarda Anna negli occhi.


Franca
Non vuoi aiutarmi?… Io da sola non ce la farò mai!

Anna lancia a Franca uno sguardo pieno di dolore e di ira.

Anna
A fare che cosa?

Franca
A… A liberarmi!

Anna
Liberarti da chi?

Le due donne non dicono nulla per alcuni lunghi istanti, guardandosi reciprocamente negli occhi.

Anna
Allora?… Non dici niente?

Franca fa un lungo, affannoso respiro, asciugandosi le lacrime con il palmo delle mani.

Franca
Liberarmi…

Anna si avvicina nuovamente a Franca, mettendole le mani attorno alla testa e guardandola fissa negli occhi.

Anna
Da chi?… Da chi?

Franca singhiozza, mormorando alcune brevi parole.

Franca
Da lui!… Da lui!

Anna sorride, alzando il tono della voce e guardando sempre Franca fissa negli occhi.

Anna
Dillo più forte!… Più forte!

Franca urla.

Franca
Da lui!… Da lui!

Anna abbraccia Franca, la bacia sulla bocca, poi le mette di nuovo le mani attorno alla testa e la guarda fissa negli occhi un’altra volta.

Anna
Ce l’hai fatta, Franca!... L’hai detto!... L’hai detto!

Franca
Sì!... Sì!... L’ho detto!... L’ho detto!

Le due donne ridono fragorosamente, mescolando però alle risa anche lacrime, poi si abbandonano sul divanetto, una da un lato, una dall’altro, respirando affannosamente.

Anna
Sei… Sei stata brava, Franca…

Franca
Senza di te, senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta… Mai!

Anna
Attenzione, però!... Il brutto deve ancora venire…

Franca
E fino adesso com’è stata la mia vita?!

Anna si mette seduta sul divanetto.

Anna
Dobbiamo organizzarci, Franca.

Anche Franca si mette seduta sul divanetto.

Franca
Che vuoi dire?


Anna
Semplice!... Che dobbiamo pensare, insieme o anche con l’aiuto di qualcun altro, a come toglierti dal letame in cui sei finita.

Franca lancia un rapido sguardo ad Anna.

Franca
Lui…

Anna
Lui?... Il problema!... La tragedia!... Il male!...

Franca si avvicina ad Anna.

Franca
Non dire così!... Mi fai paura!

Anna
Sì!… Bisogna chiamarlo con il suo vero nome: delinquente, bastardo, figlio di puttana…

Franca
Che cosa possiamo fare, adesso?

Anna fa un lungo respiro.

Anna
Da sole, dubito che potremo fare qualcosa… Dobbiamo chiedere aiuto.

Franca si agita, gesticolando scompostamente.

Franca
A chi?... A chi?...

Anna
Qui in città, c’è un’associazione, un Centro Antiviolenza che aiuta donne come te, Franca… Si chiama Onora la Donna… Che bellissimo nome!... Sembra l’Undicesimo Comandamento del Vangelo!... Quello che, forse, manca!


Franca
Che cosa pensi che possa fare questa gente?

Anna
Mi auguro molto… Molto per te…

Le due donne si guardano in volto per alcuni lunghi secondi.

Franca
Voglio restare qui, questa sera e anche nei prossimi giorni… Non me la sento di tornare a casa… Tanto lui è partito per un viaggio di lavoro e non tornerà che nel prossimo fine settimana.

Anna abbozza un leggero sorriso amaro e ironico.

Anna
Immagino che la sera e la notte non sarà mai solo.

Franca
Che cosa?

Anna
Nulla… Nulla… Sono contenta che resterai da me, Franca… Ci faremo compagnia e domani pomeriggio andremo insieme al Centro.

Franca abbassa lo sguardo.

Franca
Ce la faremo?... Ce la farò?

Anna osserva Franca con amore e compassione.

Anna
Certo che ce la faremo… Ce la farai, Franca!... Ce la farai!



Quarto momento

Pomeriggio del lunedì successivo. Franca e Anna sono al Centro Antiviolenza Onora la Donna in attesa di essere ricevute dalla direttrice.

Franca
Te l’ho già domandato ieri sera, Franca… Che cosa potrà mai fare per me questo Centro?

Anna
Mi auguro che possa veramente aiutarti…

Franca
E come?

Anna
Lo sapremo tra poco.

Una collaboratrice del Centro
Prego… Seguitemi… La nostra direttrice, adesso, è a vostra disposizione.

La collaboratrice accompagna Franca e Anna in un’ampia stanza dove, seduta dietro una scrivania, vi è una donna di mezza età, che non appena le vede entrare subito gli si fa incontro, abbozzando un leggero sorriso e stringendo la destra a entrambe.

La direttrice
Buonasera!... E benvenute tra noi.

Anna lancia un rapido sguardo, tra il sorpreso e il sospettoso, alla direttrice.

Anna
Tra noi?!

La direttrice
Sì!... Tra noi donne… Tra noi donne che sappiamo che cosa significa essere donna.

Anna replica subito alla direttrice.


Anna
Non sono qui per me, ma…

La direttrice
Noi siamo qui per tutte le donne… Soprattutto, ma non solo, per quelle che hanno conosciuto, che hanno provato sul loro corpo l’odio e la violenza dell’altra cosiddetta loro metà… Ma, prego... Accomodatevi.

Franca e Anna si siedono su due poltrone davanti alla scrivania della direttrice, che subito dopo torna al suo posto.

Anna
Come le dicevo…

La direttrice
Lasci parlare me e la sua amica… Ci ascolti, però, con attenzione e sia, comunque, sempre pronta a intervenire per sostenerla.

La direttrice
Come ti chiami?

Franca
Franca… Mi chiamo Franca.

La direttrice
Molto bene, Franca… Possiamo darci del tu, non è vero?!

Franca
Sì… Tu…

La direttrice
E che cosa fai nella vita, Franca?

Franca
L’impiegata all’Ufficio Regionale del Lavoro.

La direttrice
Bene… Molto bene… E dimmi, Franca, perché sei venuta qui?

Franca tace per alcuni lunghi attimi, abbassando lo sguardo e assumendo un’espressione e un contegno pervasi da un misto di strana estasi, di apatia e di paura.

La direttrice
Allora?... Guardami negli occhi, Franca… Perché sei venuta qui?

Anna si volta verso Franca e le appoggia la destra su un braccio.

Anna
Dai, Franca… Dì alla signora perché sei venuta qui…

Franca deglutisce, poi pronuncia alcune brevi parole, tenendo sempre lo sguardo basso.

Franca
Io… Io… Sono venuta qui… Perché…

La direttrice
Perché?

Franca alza gli occhi, guardando in modo sfuggente la direttrice.

Franca
Perché là non posso più starci…

La direttrice lancia un rapido sguardo, dapprima ad Anna, poi a Franca.

La direttrice
Là… Dove?...

Franca
A casa…

La direttrice
Non ti piace più la tua casa?

Franca sgrana gli occhi.

Franca
La mia casa una volta era bella… C’erano tanti colori… E io ero felice... Ma poi…
La direttrice si fa in avanti sulla poltrona.

La direttrice
Ma poi che cosa?… Che cosa è successo?

Franca
All’improvviso i colori sono…

La direttrice lancia un altro rapido sguardo, dapprima ad Anna, poi a Franca.

La direttrice
I colori sono?... Continua, Franca… Continua…

Franca
I colori sono appassiti… E poi sono morti…

La direttrice fa un lungo respiro, appoggiandosi nuovamente allo schienale della poltrona.

La direttrice
Perché i colori sono appassiti e sono morti?... Che cosa vuoi dire, Franca?

Franca inizia a piangere sommessamente.

Franca
La mia casa è diventata tutta buia, senza più luce… E senza luce i colori non possono vivere, ma soltanto morire.

Anna si alza dalla poltrona avvicinandosi a Franca, l’abbraccia e le mormora alcune brevi parole per rincuorarla, poi si risiede sulla poltrona.

La direttrice
Senti, Franca… Perché hai detto che la tua casa è diventata tutta buia e i colori prima sono appassiti e poi sono morti?

Franca
Perché…

La direttrice
Perché?
Franca
Perché a casa c’è... Lui…

La direttrice si fa in avanti sulla poltrona un’altra volta.

La direttrice
Lui!?... Chi è lui?

Franca
È il mio compagno… Il mio uomo…

La direttrice
Perché non mi parli del tuo compagno, del tuo uomo?... Come vi siete conosciuti?

Franca fa un lungo respiro, continuando a piangere sommessamente.

Franca
Due anni fa… In una località di mare… Era la fine dell’estate… Lui era lì per lavoro… Fa l’agente di commercio… Anche adesso fa l’agente di commercio… Anche io ero lì per lavoro, come referente dell’Ufficio.

La direttrice
Vi siete conosciuti al mare e poi?

Franca
Dopo esserci risentiti e visti per un paio di volte, abbiamo deciso di andare a vivere insieme nell’appartamento che mi hanno lasciato i miei genitori… Lui mi avrebbe raggiunto qui in città.

La direttrice
Come sono i vostri rapporti?

Franca fa un altro lungo respiro, continuando a piangere sommessamente.

Franca
I nostri… Rapporti?!

La direttrice
Sì, Franca!... Come vi trovate insieme?

Franca socchiude gli occhi per alcuni istanti, poi li riapre con un battito veloce.

Franca
All’inizio i nostri rapporti sono stati splendidi… Non c’era cosa che non condividessimo, che non facessimo di comune accordo… Poi però…

Per la terza volta la direttrice lancia un rapido sguardo, dapprima ad Anna, poi a Franca.

La direttrice
Perché hai detto: «All’inizio i nostri rapporti sono stati splendidi… Poi però…» Che cosa è successo?

Franca
È successo che lui…

Anna si volta verso Franca un’altra volta e le appoggia di nuovo la destra su un braccio, guardandola in volto.

Anna
Dai, Franca… La direttrice è qui per aiutarti…

Franca
È successo che lui… Che lui è cambiato…

La direttrice
Cambiato come?

Franca
È diventato… Strano… Malsano…

La direttrice socchiude leggermente le labbra, celando una smorfia di sdegno e di compassione.

La direttrice
Che cosa intendi per strano… Per malsano…

Franca
Intendo dire…

Franca scoppia in lacrime. Immediatamente Anna si alza dalla poltrona avvicinandosi alla sua amica, l’abbraccia e le mormora nuovamente alcune brevi parole per rincuorarla, poi si risiede sulla poltrona.

La direttrice
Guardami, Franca… Sono qui per aiutarti… Ci sto riuscendo… Ci stiamo riuscendo… Insieme… Devi soltanto dirmi come si comporta lui… Il tuo compagno… Avanti, Franca… Parla!

Franca si asciuga le lacrime, continuando a piangere sommessamente e guardando, di tanto in tanto, la direttrice.

Franca
È strano… Malsano…

La direttrice
Questo l’hai detto già… Devi dirci che cosa intendi per strano e malsano...

Franca
È strano perché mi dice cose… Assurde!

La direttrice si appoggia di nuovo sullo schienale della poltrona.

La direttrice
Cose assurde?

Franca
Sì… Mi dice che mi vorrebbe diversa da quella che sono e che gli piacerei e mi amerebbe sicuramente di più se lo fossi… Poi, però, subito dopo, mi dice che gli vado bene anche come sono nella realtà perché una donna come me è difficile, quasi impossibile, incontrarla in tutto il mondo.

La direttrice lancia l’ennesimo sguardo, dapprima ad Anna, poi a Franca.

La direttrice
E oltre a questo che cos’altro di strano ti dice?

Franca abbassa lo sguardo, continuando a piangere sommessamente e ad asciugarsi le lacrime.
Franca
Tante… Tante altre cose!

Anna si volta verso la sua amica, mettendole le mani sulle ginocchia.

Anna
Forza, Franca!… Dai!… Continua!…

Franca
Mi dice… Mi dice che è stato fortunato a incontrarmi, ma che io sono stata più fortunata di lui… Mi dice anche che lui è pazzo di me e che il nostro amore è…

All’improvviso Franca cessa di piangere e sbarra gli occhi, mentre sul suo volto si disegna un’espressione di terrore.

Franca
Che il nostro amore è?…

La direttrice si fa in avanti sulla poltrona ancora una volta.

La direttrice
Che il vostro amore è?…

Franca
Che è eterno!… Che mai nessuno potrà distruggerlo!… Poi, però, dice anche che soltanto una persona potrebbe rovinare il nostro grande amore: io.

Anna guarda Franca costernata e allibita.

Anna
Non… Non mi avevi mai raccontato nulla di tutto ciò!

La direttrice si alza dalla scrivania cupa in volto, si avvicina a Franca, le si inginocchia davanti, le mette le mani sulle spalle e la guarda fissa negli occhi.

La direttrice
Guardami negli occhi, Franca… Ora mi devi dire se è lui la causa di questi lividi e di queste ferite…

Franca fa un lungo respiro.

Franca
Lui… Lui si arrabbia tantissimo quando dice che io potrei rovinare il nostro grande amore e allora…

La direttrice
E allora?

Franca
Allora mi fa fare un gioco…

Sul volto della direttrice si disegna un’espressione di sgomento e di ribrezzo.

La direttrice
Un gioco?

Anna guarda fissamente la sua amica, muovendo leggermente la testa in segno di profondo diniego.

Anna
Un gioco!… Adesso capisco!… Adesso capisco!

Franca si accascia sulla poltrona, senza più forze. Subito Anna e la direttrice la soccorrono, sostenendola e aiutandola a sedersi come prima.

Anna
Forza, Franca… Adesso torniamo a casa…

La direttrice
È meglio che vi fermiate tutte e due al Centro per almeno un’ora… Qui non manca nulla in fatto di assistenza… Poi potrete andare dove volete… Tranne dove c’è lui, ovviamente!

Subito la direttrice chiama alcune collaboratrici del Centro, che intervengono immediatamente accompagnando Franca in un’altra stanza.

La direttrice
Voglio sapere che gioco è … Lo devo sapere!

Anna guarda la direttrice in volto.
Anna
Glielo dico io che gioco è: l’altalena!… Quel figlio di puttana la fa andare su una di quelle rudimentali altalene che si trovano nei parchi e nei giardini pubblici e giù botte!… Pensi che Franca mi ha detto che le piace andare sull’altalena, che prova gusto a essere di nuovo bambina!... E lui, il suo compagno, che è venuto a trovarmi, mi ha detto che Franca, nei fine settimana, sparisce di casa e quando rientra è sempre malridotta, come un ragazzaccio scapestrato che si diverte a giocare con la palla nel fango e ad andare sull’altalena!

La direttrice
Tra vittima e persecutore spesse volte si crea un rapporto strano, di perversa complicità alimentato dalla paura, dai pregiudizi, anche da un certo tipo di educazione femminile… Ma, com’è quest’uomo? Lei, Anna, l’ha visto?

Anna
Soltanto una volta… Un tipo comunissimo… Anonimo… Insignificante, ma anche tronfio di sé, arrogante, prepotente… La banalità del male…

La direttrice assume un’espressione perplessa.

La direttrice
È però molto strano… Diamine!... Qualcuno li avrà pure visti!… Un uomo che picchia una donna non può passare inosservato in un luogo dove c’è sempre tanta gente!... Ed escludo che ci siano andati di notte, dal momento che quando è buio parchi e giardini sono chiusi al pubblico.

Anna
Prima che venissimo qui al Centro, Franca ha avuto un momento di crisi.

La direttrice guarda Anna negli occhi.

La direttrice
Che cosa vuole dire?

Anna
È venuta a casa mia e mi ha chiesto aiuto… Voleva che l’aiutassi a liberarsi da lui perché da sola non ce la faceva… Alla fine ha gridato: «Da lui!»… Abbiamo riso e pianto insieme ed è stato in quel momento che ho avuto l’idea di portarla qui, dove, invece, è sempre stata molto calma… Lei, direttrice, che mi dice di tutta questa storia?

La direttrice si appoggia alla scrivania.

La direttrice
L’ambiente del Centro è fatto apposta per tranquillizzare le sue ospiti… Per quanto concerne la storia di Franca siamo di fronte, mi pare ovvio, a episodi reiterati di violenza domestica.

Anna
Violenza domestica? È così che adesso si chiama la violenza contro noi donne?

La direttrice
Sì… Ed esiste anche la definizione ufficiale del fenomeno, formulata nel 1996 dal World Health Organization: Ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo… Secondo gli esperti per una donna il rischio di subire violenza da parte di un altro membro della famiglia è mediamente molto più elevato rispetto a quello di essere aggredita per strada da sconosciuti… Kofi Annan, l’ex segretario delle Nazioni Unite, ha detto che la violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa e più pervasiva: una violenza che non conosce limiti geografici, culturali o di ricchezza e, fintanto che continua, non sarà possibile dichiarare di aver fatto reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace… E se queste frasi le sembrano, in un certo senso, edulcorate, le statistiche parlano in modo molto più diretto e brutale: in Italia più di sei milioni di donne, tra i quindici e i settant’anni, hanno dichiarato di essere state vittime, almeno una volta nella loro vita, di violenza fisica o sessuale; e circa il 15% delle donne ha affermato di essere stata oggetto di violenze da parte del partner o dell’ex partner, marito o compagno che sia.

Anna
Non… Non pensavo che fosse così… Così mostruosa la situazione!

La direttrice inizia a camminare avanti e indietro per la stanza.
La direttrice
La violenza contro le donne si esprime in molti modi in tutte la parti del mondo… La violenza domestica viene esercitata soprattutto nell’ambito familiare o nella cerchia dei conoscenti attraverso minacce, atteggiamenti persecutori, maltrattamenti fisici e psicologici, abusi sessuali, uxoricidi passionali o premeditati… Inoltre noi donne, nei luoghi di lavoro, siamo sottoposte a molestie e a ricatti sessuali e nei paesi orientali le giovani sono vittime di matrimoni coatti, vengono indotte alla prostituzione, sottoposte alla mutilazione dei genitali, all’aborto selettivo, che le costringe a generare solo figli maschi perché più accettati socialmente, all’aborto forzato, alla sterilizzazione o alla gravidanza forzata… Un campionario di orrori con conseguenze devastanti, nella sfera fisica, sessuale e comportamentale…

Anna osserva sgomenta la direttrice, che le si avvicina per poi fermarsi, guardandola negli occhi.

La direttrice
La violenza contro le donne è un problema degli uomini… Sembra un controsenso, ma è così. E ogni storia segue sempre lo stesso percorso inizia con l’amore e la vita, finisce con l’odio e la morte…

Anna
Ma lo Stato che cosa fa?...

La direttrice fa un lungo respiro.

La direttrice
Lo Stato fa la sua parte… Con le leggi… Che sono importanti, ma che funzionano bene o meglio soltanto se noi donne vinciamo la paura e parliamo, denunciamo, gridiamo con tutta la voce e con tutta la forza che abbiamo dentro quello che ci succede… La violenza contro di noi è ancora un fenomeno sommerso.

Anna
E come sono queste leggi?

La direttrice
In realtà c’è una sola legge con risvolti civili e penali e il cui obiettivo è quello di contrastare in maniera incisiva i casi di violenza dentro le mura domestiche… Per essere precisi questa legge ha due obiettivi: prevenire il pericolo di violenze fisiche e morali in seno alla famiglia e recuperare i rapporti dentro la famiglia stessa.

Anna abbozza un sorriso ironico e pieno di disgusto.

Anna
Dubito che si possa recuperare chi ti riempie di botte!

La direttrice assume un’espressione triste e fiera al tempo stesso.

La direttrice
Su richiesta della persona offesa il giudice può ordinare a chi ha tenuto la condotta violenta la cessazione delle violenze e l’allontanamento del soggetto violento dalla casa familiare, anche se questa è di sua proprietà, oltre al divieto di farvi ritorno per un periodo di almeno sei mesi; il divieto di frequentare i luoghi dove si reca la persona offesa, come il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine e dei parenti prossimi; il pagamento di un assegno periodico a favore delle persone conviventi, che per effetto del provvedimento di allontanamento sono rimaste prive di mezzi adeguati… Oltre a tutto questo il giudice può, in presenza di situazioni di forti tensioni riscontrate nel nucleo familiare, disporre l’intervento dei servizi sociali e dei centri di mediazione familiare del territorio nonché delle associazioni che abbiano come fine il sostegno e l’accoglienza di donne e di altre vittime di abusi e maltrattamenti.

Anna sorride leggermente, guardando in volto la direttrice.

Anna
Conosce molto bene la legge!

La direttrice
Per fortuna sì… Eh!... In realtà dovrei dire: purtroppo e non per fortuna…

Anna
Il Centro come intende aiutare Franca?... Ovviamente contate su di me, sul mio modesto aiuto!

La direttrice
Il Centro è nato per accogliere le donne che hanno subito violenza e per aiutarle a uscire da questa spirale perversa. Insulti, minacce, ricatti, privazioni economiche, percosse, uccisione della propria moglie o della propria compagna fino a non molto tempo fa erano considerati normali conflitti familiari, fatti privati in cui nessuno si doveva intromettere… Poi noi donne siamo insorte e abbiamo detto: basta!... È stato per merito nostro se la violenza domestica è stata portata alla luce del giorno, definita in tutta la sua complessità e portata all’attenzione dei governanti come un vero problema sociale… Oggi parlare di violenza domestica non è più un tabù e rompere il silenzio per noi donne non è soltanto un diritto, ma un dovere… Il Centro svolge essenzialmente due tipi di consulenza: quella psicologica e quella legale. Io, come ha visto, seguo la prima parte del percorso che, comunque, è legata alla seconda… Ho voluto non soltanto conoscere la situazione in cui si trova Franca, ma anche creare un legame emotivo con lei, legame che è fondamentale per aiutarla a uscire dalla sua tragedia. Tra pochi minuti riprenderemo il nostro incontro e sarà proprio questo il momento in cui passare all’azione, non solo approfondendo il legame tra me e Franca, ma focalizzando i suoi bisogni e stabilendo come intervenire, cosa fare concretamente… Non sarà facile, cara Anna, ma ce la faremo.

Anna scuote la testa, facendosi cupa in volto.

Anna
Povera Franca!... È una cosa atroce quella che le è capitata.

La direttrice
Succede a tantissime donne… A tantissime di noi!

Anna
Terribile!... Terribile!

All’improvviso la direttrice si illumina negli occhi, gesticolando leggermente.

La direttrice
Si ricorda, Anna, che cosa ha detto Franca all’inizio dell’incontro?... Che è venuta qui al Centro perché a casa sua non può più starci… Che la sua casa una volta era bella, che c’erano tanti colori e che lei era felice… Poi, però, ha detto che i colori sono appassiti e sono morti perché la sua casa è diventata tutta buia, senza più luce… E che senza luce i colori non possono vivere, ma solo morire… E tutto questo perché c’è lui, il suo persecutore.

Anna
Sono evidenti allusioni simboliche a quello che le è successo… Se ben ricordo dopo aver parlato della casa e dei colori Franca ha iniziato a parlare del suo rapporto con lui: che all’inizio andava tutto bene, ma che poi lui è cambiato, diventando strano, malsano… Che la desidera diversa da quella che è, ma che, comunque, gli va bene anche così… Che si considera un uomo fortunato perché l’ha incontrata, ma che lei è stata più fortunata di lui a incontrarlo… Che è pazzo di lei… Che il loro amore è eterno, ma che Franca potrebbe rovinare questo amore… E quindi… Sappiamo poi che cosa succede.

La direttrice
Inizia il gioco dell’altalena e giù botte!

Anna
È così!

La direttrice
Il significato delle parole di Franca, per quanto riguarda la casa e i colori ovviamente, secondo me, è più concreto e meno simbolico di quanto possiamo credere… E mi domando che cosa sia, in realtà, questa altalena: è il gioco o meglio la tortura che noi pensiamo o è qualcos’altro, dal momento che, come dicevo prima, non ci sono testimoni?

Anna abbassa lo sguardo pensierosa.

Anna
Questa faccenda, come si dice, si sta colorando di giallo!

La direttrice
Ogni episodio di violenza contro noi donne, in fondo, è un giallo perché ciò che spinge lui ad aggredirci, a colpirci, talvolta a ucciderci è un mistero: un mistero che nasce nella sua mente, nel suo cuore, nella sua anima… Ammesso che lui abbia una mente, un cuore, un’anima.

Anna guarda in volto la direttrice.


Anna
Mi aiuti a capire.

La direttrice si risiede alla scrivania, Anna sulla poltrona di prima.

La direttrice
Vorrei tanto poter essere una mosca ed entrare nella casa di Franca per vedere che cosa c’è, oltre per sapere veramente, anche se ne siamo a conoscenza, quello che accade tra lei e il suo persecutore.

Anna
Perché non informiamo la Polizia o i Carabinieri?... Loro, con l’autorizzazione del giudice, possono sicuramente entrare nella casa di Franca.

La direttrice si stizzisce, alzando il tono della voce.

La direttrice
Possiamo farlo… Solo che vorrei evitare di provocare in Franca un altro trauma, un altro shock oltre a quelli che ha già subito e sta subendo… Voglio aiutare Franca come psicologa, non come detective.

Anna
Forse, questa volta, dovrebbe indossare i panni di Sherlock Holmes… Per il bene di Franca.

La direttrice
Li ho già indossati, mi creda… Nel senso che sto riflettendo, dovrei dire indagando, sulle sue parole, che sono delle vere e proprie testimonianze.

Le due donne tacciono per alcuni secondi, guardandosi reciprocamente negli occhi.

Anna
Forse è opportuno tornare a parlare con Anna, non appena si sarà ripresa.

La direttrice
È quello che voglio fare… Per andare fino in fondo a questa orrenda storia.

In quel momento le collaboratrici del Centro riaccompagnano Franca nella stanza della direttrice.

La direttrice
Eccoci qui, di nuovo… Siediti, Franca…

Sostenuta dalle collaboratrici del Centro Franca si siede sulla sua poltrona. Subito dopo anche la direttrice e Anna si siedono ai loro posti.

La direttrice
Bene, Franca… Guardami!... Come ti dicevo prima sono qui per aiutarti… E ci sto riuscendo… Con il tuo aiuto... Tra noi due è nata una grande amicizia: io sono tua amica e tu sei mia amica… Tra noi due non ci devono essere segreti… Dobbiamo parlare… Parlare… Aprirci l’una all’altra…

Franca abbozza un leggero sorriso, rasserenandosi un poco in volto.

La direttrice
So che stai vivendo un momento particolare, difficile della tua vita, Franca, e che proprio per questo hai bisogno del mio aiuto… So che la causa di questo tuo momento, tu stessa me l’hai detto poco fa, è il tuo compagno, il tuo uomo.

Franca
Lui… Il mio compagno… Il mio uomo…

La direttrice e Anna si guardano negli occhi per alcuni attimi.

La direttrice
Prima… Prima, Franca, mi hai detto che nella tua casa c’erano tanti colori, che però sono appassiti e poi sono morti e che è diventato tutto buio… Che cosa hai voluto dire?

Franca socchiude leggermente gli occhi, facendo un lungo respiro, poi li riapre con un battito veloce.

Franca
La mia casa era colorata… Mio padre, pittore, l’aveva fatta così: con tanti fiori dipinti sulle pareti… Ma poi è arrivato lui e li ha cancellati tutti, un po’ per volta!... Più passava il tempo e più era come se i fiori appassissero… E al loro posto ha fatto delle pitture nere orribili, orrende… Tutta la mia casa, adesso, è nera come se fosse sempre notte.

La direttrice e Anna, sbalordite, si guardano nuovamente negli occhi per alcuni istanti.

Anna
Cristo!... Questo è pazzo!... Completamente pazzo!

La direttrice
Non mi sono sbagliata, Anna, quando le ho detto che non erano soltanto allusioni simboliche!

Anna
È pazzo!... Totalmente pazzo!

La direttrice
E senti, Franca, tu prima hai anche detto che lui, il tuo compagno, il tuo uomo, insomma, è strano, malsano... E che ti fa sempre andare sull’altalena… Vuoi spiegarmi che cosa succede di preciso?

Franca socchiude leggermente gli occhi un’altra volta, facendo un lungo respiro, poi li riapre con un battito veloce.

Franca
Lui… Lui quando siamo a casa mi dice… Mi dice che mi vorrebbe diversa da come sono, ma che gli vado bene anche così… Che sono stata molto fortunata a incontrarlo… Che è pazzo di me… Che il nostro amore non finirà mai, ma che io potrei rovinare questo grande amore… Lui, allora, si arrabbia…

Anna
Queste cose già le sappiamo.

La direttrice
Zitta, Anna!... Zitta!...

Franca abbassa lo sguardo mentre le lacrime le rigano il volto.



Franca
Si arrabbia… Si arrabbia… E allora mi fa andare sull’altalena… Ne ha messa una nella nostra camera da letto e quando ritorna dal lavoro, nei fine settimana, mi lega alla panchetta e alle catene, mi fa andare su e giù… E quando gli sono vicina mi colpisce… Mi colpisce… Mi colpisce…

Alle parole di Franca la direttrice e Anna rimangono attonite e al tempo stesso colme di sdegno e di rabbia.

Anna
Bastardo, delinquente, figlio di puttana!

La direttrice
Ecco perché nessuno li ha mai visti nei parchi e nei giardini!... Il criminale ha messo un’altalena in casa!… Pazzo!... Veramente pazzo!

Franca si accascia sulla poltrona un’altra volta, senza più forze. In men che non si dica Anna e la direttrice la soccorrono, reggendola e aiutandola a sedersi come prima, poi la direttrice chiama alcune collaboratrici del Centro che accompagnano Franca in un’altra stanza.

Anna
E adesso che si fa?

La direttrice
Si passa all’azione, mia cara Anna… E senza perdere tempo… Lei ha dato la sua disponibilità ad aiutare Franca, vero?

Anna
Sì… Pienamente disponibile.

La direttrice
Molto bene… Mi ascolti con attenzione, Anna… La prima cosa di cui Franca ha bisogno è la pace, cioè la cessazione immediata delle violenze… La seconda cosa è il riposo, cioè un periodo di tranquillità assoluta - sarebbe il caso che Franca non andasse al lavoro - e insieme il calore umano, che solo una persona come lei, data la vostra vicinanza, può offrile, può darle… Terza cosa è opportuno trovare a Franca un luogo diverso in cui abitare, almeno per un certo periodo di tempo: è vero che l’appartamento è di sua proprietà e che, a maggior ragione, il giudice può intervenire e decretare l’allontanamento del soggetto violento, ma sono più propensa a far ospitare Franca in un’altra casa, considerando tutta la storia dei fiori appassiti, delle pitture nere e dell’altalena… Ovviamente informerò la Magistratura, che di certo interverrà con i suoi strumenti, in base a quanto prevede la legge, anche perché abbiamo a che fare con un vero pazzo criminale e la situazione, già di per sé grave, si complica ulteriormente… Comunque il fatto che Franca sia venuta qui e abbia raccontato la sua storia equivale, a tutti gli effetti, a una vera e propria denuncia di violenza domestica… Toccherà poi a Franca effettuarla formalmente, ma il bubbone è esploso.

Anna
Ospiterò Franca a casa mia… Lei stessa, l’ultima volta che ci è venuta, me lo ha chiesto espressamente… È vero che abito in un monolocale, ma per un’altra persona il posto c’è… E poi non è un problema di spazi, mi creda… Non so che cosa farei per aiutare Franca!… Non voglio più vederla soffrire… Non voglio più vederla sanguinante… Che orrore!  Che orrore!

La direttrice
Stia, però, attenta, Anna… Voglio dire stia attenta a lui, anzi state entrambe attente a lui… Al compagno di Franca: sarà furibondo quando saprà dove è stata la sua donna, il suo grande amore!

Anna assume un’espressione fiera ed energica.

Anna
Non ho paura di lui… Non voglio avere paura di lui… E poi so di non essere sola… O meglio, io e Franca sappiamo di non essere sole e quindi non vogliamo, anzi non dobbiamo avere paura… Perché sappiamo di avere tutte le altre donne dalla nostra parte!

La direttrice sorride e abbraccia Anna ricambiata. In quel momento le collaboratrici del Centro riaccompagnano Franca nella stanza della direttrice.

La direttrice
Franca!... Vedo che stai meglio!... Su!... Coraggio!... Andrai a vivere da Anna, la tua amica, sei contenta?... E ricordati una cosa molto importante: non dovrai mai più andare sull’altalena... Mai più!

Franca annuisce senza dire nulla. Pochi secondi dopo Anna e Franca, abbracciate l’una all’altra, escono dal Centro.



Quinto momento

Successivamente all’incontro presso il Centro, Franca trascorre alcuni giorni in casa di Anna.

Franca
Sapessi come sono contenta di essere qui, con te.

Anna
Anch’io!… In questi giorni abbiamo anche scoperto di avere tantissime cose in comune!… Molte di più di quanto pensavamo di averne.

Franca
Donne!... Se non ci fossero bisognerebbe inventarle!

Anna
Proprio così!

All’improvviso Franca ha un sussulto.

Franca
Che giorno è oggi?

Anna
Venerdì.

Sul volto di Franca si disegna un’espressione di profonda angoscia.

Franca
Venerdì… Venerdì…

Anna lancia un rapido sguardo a Franca.

Anna
Che ti prende?

Franca
Oggi è venerdì… E lui, verso sera, ritornerà a casa!... Non mi vedrà e inizierà a cercarmi… Verrà subito qui, perché sa che tu sei mia amica… Lui verrà qui… Lo so… Lo so… Io… Io devo ritornare a casa… Subito… Subito…
Anna si avvicina a Franca, le mette le mani sulle spalle e la guarda diritta negli occhi.

Anna
Guardami e ascoltami bene, Franca… Ti ricordi della direttrice del Centro Antiviolenza?... Mi ha detto che nella tua vecchia casa non ci devi tornare, almeno per un certo periodo di tempo… Ci potrai ritornare soltanto dopo l’intervento del giudice…

Franca si agita, gesticolando scompostamente e scostandosi da Anna. All’improvviso i suoi occhi si illuminano e il suo volto acquista un’espressione fiera e decisa.

Franca
No!... Invece deve trovarmi!... Deve trovarmi proprio a casa!… Perché è venuto il momento!... È venuto il momento, Anna!

Anna
Ma che stai dicendo, Franca?

Franca si avvicina nuovamente ad Anna.

Franca
Ti ricordi… Ti ricordi l’ultima volta che sono venuta da te piena di lividi e di ferite sanguinanti?

Anna
Come potrei essermene dimenticata?!

Franca
Quella volta lì, con il tuo aiuto, sono riuscita a… A liberarmi da lui…

Anna sorride.

Anna
Quella volta lì ti sei liberata da lui diciamo solo in maniera simbolica… Certo, il passo successivo, l’essere andata con me al Centro Onora la Donna, è stato un atto concreto.




Franca
Ora Anna… Ora è venuto il momento di liberarmi da lui realmente, ma posso farlo soltanto se ritorno nella mia casa… Soltanto se lo aspetto nella mia casa e lo affronto… Lo affronto da sola.

Anna si irrita subito.

Anna
Sei pazza, Franca?... Non devi assolutamente rimettere piede in quella casa, anche se è di tua proprietà… Ci penserà a breve il giudice e sistemare tutto…

Franca
No, Anna… Io ci devo ritornare… E lo devo affrontare… Lo devo affrontare… Da sola…

Anna
Io te lo impedirò, Franca… Per il tuo bene… Per la tua salvezza.

Franca mette le mani sui fianchi di Anna, guardandola negli occhi.

Franca
Vedi, Anna… Vedi, Anna… Ci sono momenti della vita in cui bisogna rischiare di perdere tutto, anche la propria vita, per riconquistarla e questo, per me, è uno di questi momenti… La vita, la libertà, la dignità non sono dei regali che chiunque può darti o prenderti quando ha voglia, ma sono dei diritti che ognuno di noi ha e che ognuno di noi deve difendere, anche quando li sta perdendo o li ha già persi… Diceva una nostra grande amica, che se ne è andata tanti anni fa e che si chiamava Virginia Stephen, ma che da tutti era conosciuta come Virginia Woolf, che la vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo… Bene io ora voglio tornare a sognare, anche se so che un giorno dovrò svegliarmi morendo. Mi capisci, Anna?... Mi capisci?

In quel momento il cellulare di Anna, rimasto casualmente nella sua borsa, suona. Subito la donna va a rispondere, distogliendo per un attimo l’attenzione da Franca, che con un gesto rapidissimo fugge dal monolocale.

Anna
Franca!... Dove vai!... Fermati!... Fermati!

Anna, abbattuta per ciò che è appena successo, si siede sul pavimento.

Anna
Franca!... Oh Dio!... E adesso?!....



Sesto momento

Franca è ritornata nella sua casa. Munitasi di vernici e pennelli ha dipinto dei grandi fiori colorati sulle pareti, cancellando quasi del tutto le pitture nere. Ha appena terminato di dipingere quando lui rientra.

Lui
Franca!… Ma?!... Che hai fatto?!... Che cosa hai fatto, disgraziata?!

Franca
Ciao, amore!... Guarda!... Ti piace il mio capolavoro?... Eh?... Dimmi che ti piace!... Non ci sono più quelle orribili pitture nere!... Sparite!... E la nostra casa è tornata a essere luminosa!

Lui osserva allibito e pieno di ira le pareti, lanciando, di tanto in tanto, sguardi colmi di odio a Franca.

Lui
Tu sei pazza, donna!... Sei pazza!... Lo dicevo io che avresti rovinato il nostro grande amore!

Franca
No!... Non sono io la pazza, ma tu!... Sei tu il pazzo, il criminale, il bastardo!... Sei tu quello che ha rovinato tutta la nostra storia!... Soltanto tu!

Lui si avvicina a Franca con fare minaccioso.

Lui
Adesso te la faccio pagare, donna… Te la faccio pagare molto caramente!

Franca assume un atteggiamento aggressivo.

Franca
Vuoi picchiarmi, vero?... Tanto questa è la sola cosa che sai fare!... E lo sai fare benissimo!... Avanti!… Forza!… Riempimi di lividi, fammi sanguinare come hai già fatto altre volte!… Che aspetti?!

Franca corre nella camera da letto, si siede sull’altalena ed inizia a dondolarsi. Subito lui, schiumante di rabbia, la raggiunge.
Franca
Dai!… Picchiami!... Sull’altalena!... Lo so benissimo che è questo il posto dove mi fai del male!… Hai creato una camera di tortura in quello che dovrebbe essere il nostro nido d’amore, brutto bastardo schifoso!

Lui rimane interdetto di fronte all’inaspettato comportamento di Franca.

Lui
Io… Io…

Franca
Dai!… Dai!

Lui
Io ti ammazzo!… Ti ammazzo veramente, brutta troia!... Sei finita!... Finita!

Franca
No! Ti sbagli di grosso!… Sei tu che hai finito di fare il nazista con me!… Però… Però prima ti voglio far divertire ancora una volta… L’ultima volta.

Lui esplode in una risata sonora e folle.

Lui
Vuole farmi divertire la puttana!

Franca
Lo sai, amore mio… Lo sai dove sono stata in questa settimana mentre tu eri fuori?... In un Centro che assiste le donne vittime della violenza di certi uomini… Donne come me… E uomini come te.

Lui
Adesso basta!… Basta!

Con un gesto repentino Franca scende dall’altalena ed estrae da sotto il vestito un pesante martello di cui si era munita prima di rincasare e con il quale inizia a colpire ripetutamente l’altalena, generando in lui terrore e disperazione.

Lui
No!… La mia altalena!… No!… Nooo!
Franca
Tieni! Tieni, maledetta altalena!... E maledetto sii anche tu!

Franca continua a colpire con forza l’altalena fino a distruggerla completamente mentre lui si accascia sul pavimento, rantolando senza più alcuna parvenza di vita.

Franca
Ti ho fottuto!… Non mi farai mai più del male!… E non lo farai neppure ad altre donne, ad altre sventurate come me… Non ci sarà mai più nessuna altalena nella mia vita… Mai più!… Mai più!…

Franca apre un mobile, ne tira fuori una bottiglia d’acqua e ne rovescia il contenuto sul suo capo.

Franca
Sono veramente libera, adesso!… Libera!… Liberaaa!

Voce fuori campo
Rispetta, o uomo, la donna: la donna dà la vita e ogni volta che tu oltraggi una donna, oltraggi la vita.