Ecco l’eroe

di

Giancarlo Ferraris



I personaggi

Daniele Fabriz, l’eroe
Virginia Moriat, moglie di Fabriz
Colonnello Maxim, ufficiale della Polizia Segreta
Gabriele, figlio di Fabriz
Adolfo Sibert, capo del Governo
Liliana Redd, moglie di Sibert
Sofia, figlia di Sibert
Anton Molder, responsabile dell’Ufficio Sicurezza
Martin Ditel, coordinatore degli Orfani della Vita
Primo responsabile Sezioni Orfani della Vita
Secondo responsabile Sezioni Orfani della Vita
Terzo responsabile Sezioni Orfani della Vita
Quarto responsabile Sezioni Orfani della Vita
Delz Folding, responsabile dell’Ufficio Informazioni
Aris Roland, pubblico accusatore
Il cancelliere del Tribunale del Popolo
Il presidente del Tribunale del Popolo
Emil Virt, infiltrato al processo
Primo testimone
Secondo testimone
Terzo testimone
Quarto testimone
Quinto testimone
Sesto testimone
Settimo testimone
Il mendicante vestito di nero

Inoltre: gli agenti della Polizia Segreta, il servitore di casa Sibert, la corte del Tribunale del Popolo, la difesa dell’imputato, il pubblico presente al processo, il popolo del Lidenburgo, i membri degli Orfani della Vita, il boia e i suoi aiutanti, il direttore e il medico del Carcere della Centrale della Polizia Segreta, i cineoperatori al servizio del Governo.

I tre punti di sospensione indicano:
- brevi momenti di pausa nei discorsi dei personaggi;
- discorsi interrotti o sospesi.



Primo atto


Prima scena

A Charta, capitale del Lidenburgo, un piccolo Stato posto all’estremità dell’Europa, retto da un regime dittatoriale, nato da una rivoluzione ancora in corso, ma osteggiato all’interno da un suo membro e da un’organizzazione clandestina nonviolenta chiamata Orfani della Vita.

Casa di Daniele Fabriz, domenica 20 marzo 2011, mattina presto. Il campanello suona ripetutamente, svegliando di soprassalto Daniele e la moglie Virginia che stanno ancora dormendo. Con un gesto rapido Fabriz accende la lampada del comodino.

Fabriz
Hai sentito?

Virginia
Sì!... Chi è?... Chi è?... A quest’ora?!

Fabriz
Non lo so… Stai calma!... Ora vado a vedere.

Virginia
No! Ti prego!... Non andare di là… Non lasciarmi sola!

Fabriz
Virginia!?... Ma tu hai paura!?… E stai piangendo.

Virginia
Sono mesi che vivo nell’angoscia… Che ho un brutto presentimento… Che loro vengono qui!… Per portarti via!

Fabriz
Chi dovrebbe venire qui per portarmi via?... Chi?

Virginia
La Polizia Segreta!... Nessun altro!… Sono loro, Daniele!... Sono i poliziotti che vengono per portarti via.



Fabriz
Stai calma!... La Polizia Segreta non può farmi nulla… Io faccio parte del Governo e per tutti sono l’eroe… Mi capisci?... Sono l’eroe della rivoluzione… Nessuno oserà toccarmi.

Virginia
Tu… Tu hai sempre tanto coraggio, sei sempre così sicuro di te stesso, così sereno che io… Io mi trovo ogni volta a disagio, ho sempre tanta paura e sento sempre tanta angoscia dentro di me… E mi domando se…

Fabriz
Non devi domandarti nulla, Virginia… Nulla!... Mi capisci?... Devi soltanto stare calma… Niente di più.

Il campanello continua a suonare con insistenza. Fabriz scende dal letto, esce dalla camera e va nell’ingresso, accende le luci e apre la porta. Davanti a lui compaiono cinque agenti armati della Polizia Segreta. L’ufficiale che li comanda gli parla senza muoversi, mentre i poliziotti entrano in casa e iniziano a perquisirla.

Colonnello Maxim
È lei Daniele Fabriz?

Fabriz
Lei sa bene chi sono, colonnello.

Colonnello Maxim
Le ho chiesto se lei è Daniele Fabriz. Deve rispondermi sì o no.

Fabriz
Lei lo dice… Io lo sono.

Colonnello Maxim
In nome della legge la dichiaro in arresto… Lei è accusato di cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali… Lei è un traditore e un nemico dello Stato... Ecco il mandato di arresto.

Fabriz
L’hanno imbeccata bene, colonnello, ma lei non è un bravo attore!... E… Chi gliel’ha dette tutte queste belle cose?... Un membro del Governo non può essere arrestato, non lo sa?... E, mi dica, che cosa credono o sperano di trovare qui, a casa mia, i suoi uomini?... Me lo dica, cortesemente?!

Colonnello Maxim
Non sono tenuto a fornirle delle spiegazioni… Io sono solo un militare e obbedisco agli ordini che mi vengono dati.

Fabriz
Oh, certamente, colonnello!... Lei è solo un militare e, come tale, è ligio al dovere e tenuto a obbedire agli ordini che le vengono dati senza porsi nessuna domanda.

Colonnello Maxim
Prenda le sue cose… Devo portarla al Carcere della Centrale di Polizia.

Fabriz
Lei, colonnello, mi ricorda tanto alcuni “signori” che, diverso tempo fa, ma non poi così lontano dai nostri giorni, si sono macchiati di delitti orrendi solo perché obbedivano a degli ordini… «Un ordine è un ordine» dicevano per giustificarsi… Avrà sentito parlare di questi “signori” o avrà letto qualcosa su di loro nei libri di storia!?

Colonnello Maxim
Non mi interessano le sue riflessioni… Glielo ripeto… Prenda le sue cose, che dobbiamo andare.

Fabriz guarda il colonnello negli occhi in silenzio per alcuni attimi.

Fabriz
So che anche lei ha fatto la rivoluzione e ha combattuto… Ma vedo che ha dimenticato completamente ciò per cui ha rischiato la vita… E stoltamente è passato dalla parte sbagliata dove si sta comportando egregiamente.

Alle parole di Fabriz il colonnello si irrita.

Colonnello Maxim
Le sue provocazioni non le serviranno a nulla.



Fabriz
Colonnello!... Prima che lei faccia il suo dovere mi permetta di esporle il significato di alcuni concetti che, di certo, conosceva, ma che, sicuramente, ha dimenticato… Il primo concetto è quello di libertà… Lei sa cos’è la libertà?... No, che non lo sa!... Glielo dico io che cos’è… La libertà è la condizione in base alla quale ogni uomo può decidere di agire senza alcuna costrizione, usando la propria volontà per compiere azioni definite e ricorrendo alla scelta, svincolata da qualsiasi obbligo, degli obiettivi e degli strumenti che ritiene utili per metterla in atto… Detto in altre parole, colonnello, la libertà è la capacità di scegliere come si vuole, senza intimidazioni, senza costrizioni, senza che un determinato sistema ti inghiotta… Essere libero significa anche resistere, rischiare la vita, schierarti per le proprie convinzioni per il solo fatto che esse sono tue… Mi ha capito, colonnello?

Colonnello Maxim
Raccolga le sue cose… Dobbiamo andare.

Fabriz
Il secondo concetto è quello di giustizia… Stessa domanda: lei, colonnello, sa che cos’è la giustizia?... Credo proprio di no… Glielo dico io, allora… La giustizia è l’ordine dei rapporti umani, è una virtù morale per la quale si osservano in se stessi e negli altri il diritto e il dovere… La giustizia è la volontà, costante e perpetua, di riconoscere a ogni uomo ciò che gli è dovuto; è l’ufficio, il giudice o il luogo, che nel nostro disgraziato paese mancano, dove si amministra la giustizia; giustizia è anche ogni azione volta a tutelare i diritti del singolo, ad ascoltare le sue richieste, ad accordargli ciò che è giusto… E la negazione della giustizia o meglio la mancata applicazione dei criteri della giustizia si chiama ingiustizia… E quest’ultima parola, colonnello, lei la conosce molto bene, non è vero?

Colonnello Maxim
Prenda le sue cose.

Fabriz
Terzo concetto: la pace. Ahh!... Che bella parola!... Tutti se ne riempiono la bocca… Di certo lei non sa che cos’è la pace… La pace è un valore universalmente riconosciuto capace di superare qualsiasi barriera, qualsiasi pregiudizio, qualsiasi intolleranza, qualsiasi incomprensione in modo tale da evitare conflitti tra le persone, tra i popoli… Ma la pace non è soltanto questo... La pace è tante altre cose: è rispetto della vita; è rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali; è cessazione della violenza e soluzione nonviolenta dei conflitti; è dialogo; è educazione; è cooperazione e sviluppo… La pace è una vera e propria cultura nella quale far crescere le nostre menti e i nostri cuori… Potrei passare tutta la mattina a parlarle della pace, colonnello.

Colonnello Maxim
Raccolga le sue cose... Il suo atteggiamento e tutti i bei discorsi che ha fatto non cambiano minimamente la sua posizione.

Fabriz
Quarto e ultimo concetto: la vita… Parola che, più passa il tempo, più nel Lidenburgo diventa sconosciuta… Scommetto che anche lei ne ignora il significato… Anzi, le dirò di più: non ne conosce neppure il suono… Mi ascolti bene, colonnello: la vita è il bene più prezioso dell’uomo, il bene che è fondamento di tutti gli altri beni: la pace, la giustizia, la libertà, la felicità, il benessere… La vita è il primo diritto, in senso assoluto, dell’uomo… Rinunciare o togliere la vita significa depredare l’uomo di tutto, annullarlo, renderlo un mero oggetto… Non c’è umanità senza la vita e non c’è vita senza l’umanità, colonnello Maxim!... E questo vale anche e soprattutto per coloro i quali si arrogano il potere di decidere della vita degli altri e di togliergliela a loro piacimento.

Colonnello Maxim
Avanti!... Si muova, dannazione!

Fabriz abbassa la testa, socchiudendo gli occhi.

Fabriz
Ecco!... Ora ne sono consapevole, ne ho la certezza… Anche io, per la prima volta, ho paura: vogliono la mia morte, loro!... È arrivato il momento… Mi sono scontrato con la cricca di assassini e di ladri che governa il Lidenburgo e gli assassini e i ladri hanno deciso la mia sorte… Loro sono più forti di Daniele Fabriz, l’unico che avesse la statura per opporsi, e vinceranno… Dentro o fuori le regole… Tanto per loro è la stessa, identica cosa… Nessuna distinzione tra il bene e il male, tra la vita e la morte… Nessuna!

Fabriz si avvicina a una libreria e ne tira fuori un piccolo volume, lo apre e ne legge un capoverso.

Fabriz
Ascolti queste parole, colonnello… Hanno più di due secoli, ma è come se fossero state scritte oggi… Vittorio Alfieri: Della tirannide:

Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d’impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Non le sembra, questa, una fotografia dell’attuale Governo del Lidenburgo?... Prima la rivoluzione entusiasmava; ora, invece, ridotta com’è a un perenne mattatoio, con il pretesto che occorrono vigilanza ed energia, non può che generare orrore… E sono convinto che in gioco non ci sia soltanto il Lidenburgo, ma il bene di tutti gli uomini. Ahh!… Se volete il potere non amate nessuno e non fatevi amare da nessuno... Ecco la grande differenza, l’abisso che esiste tra me e voi: io amo la vita, il mio paese, la mia famiglia… Voi, invece, amate soltanto il potere e la ricchezza.

Colonnello Maxim
Le ho già detto di muoversi… Mi ha già fatto perdere troppo tempo.

Fabriz
Prima che mi arresti voglio vedere e salutare la mia famiglia.

Colonnello Maxim
Lei è già in arresto e non può vedere nessuno... E adesso andiamo.

Fabriz lancia uno sguardo fulminante al colonnello.

Fabriz
Le ho detto che voglio vedere Gabriele e Virginia, colonnello. Mi ha inteso?... Io amo la mia famiglia… È sacra e nessuno la può toccare.
Virginia, che da una fessura della porta della camera ha visto e in parte sentito tutto, si precipita nell’ingresso.

Virginia
Che sta succedendo?... Che cosa vuole da Daniele?... Me lo deve dire, colonnello!... La scongiuro!

Colonnello Maxim
Suo marito è in arresto, signora... Le accuse sono gravissime.

Virginia
Mio marito è innocente!... Totalmente innocente!... Deve lasciarlo stare!... Mi ha capito?!

Fabriz
Voglio vedere mio figlio, colonnello... E le dico chiaramente che nessuno me lo potrà impedire.

Colonnello Maxim
Le do tre minuti… Non un attimo in più… Si sbrighi, maledizione!

Fabriz abbassa nuovamente la testa, socchiudendo gli occhi.

Fabriz
Un barlume di umanità ha illuminato un essere brutale... La speranza è l’ultima a morire.

Fabriz va nella cameretta di Gabriele. Il piccolo sta giocando ai piedi del letto, con i soldatini, alla debole luce della lampada del comodino.

Fabriz
Gabriele… È così presto e ti sei già alzato… Oggi è domenica e non c’è scuola… Perché non ritorni a letto?

Gabriele
Non ho sonno… E poi sono stato svegliato da dei rumori.

Fabriz
A che stai giocando?

Gabriele
A soldatini!... Guarda!... C’è stata una grande battaglia e sono tutti morti.

Fabriz
Gabriele… Non voglio che tu faccia questo gioco.

Gabriele
La mamma mi ha detto che tu, da piccolo, ci giocavi con i soldatini!… Erano in soffitta, in un baule.

Fabriz
È un gioco vecchio… Andava di moda quando io ero bambino… La violenza, le armi e la guerra non sono più cose dei giorni nostri… Non devono più esserlo… Nemmeno se si tratta di un gioco… Tu sei ancora piccolo e molto ingenuo, non sai che cosa significa realmente combattere, uccidere, morire… E voglio che tu non lo sappia mai… Ed è anche, forse e soprattutto per questo, che sto combattendo un’altra guerra con altre armi: perché quello che ho vissuto io tu non possa neppure immaginarlo.

Gabriele guarda il proprio padre negli occhi in silenzio. Pochi istanti dopo il colonnello Maxim entra nella cameretta seguito da Virginia.

Colonnello Maxim
Il suo tempo è scaduto.

Virginia
Daniele!… Gabriele!… Colonnello!… Che succede?... Che state facendo?… Io… Io sto impazzendo!

Colonnello Maxim
Non si immischi, signora.

Fabriz bacia prima sulla guancia destra Gabriele, che ritorna a letto, poi sulle labbra Virginia.

Fabriz
C’è poca luce qui dentro… Ho bisogno di più luce… Virginia Moriat!… Scusami se ultimamente ti ho procurato tanti dispiaceri, tanta apprensione… Se sono stato freddo con te… Essere la moglie di Daniele Fabriz, l’eroe, non è cosa da niente e non è per nulla facile… Lo si vede solo dal tuo aspetto che, poco alla volta, è peggiorato... Ma sei sempre bella… Dovrai aspettare solo qualche altro giorno e poi vedrai, con i tuoi stessi occhi, quanto vale questo tuo uomo, che rimproveri sempre di essere troppo coraggioso, troppo sicuro di se stesso, pericolosamente presuntuoso quando dice che è intoccabile... Prestissimo diventerai la signora di tutto il Lidenburgo, sarai la donna più famosa di questo nostro sventurato paese.

Virginia
Ma che stai dicendo, Daniele?... Stai cercando di farmi capire quello che non vuoi dirmi?... Forse, forse ciò che io temo più di ogni altra cosa, in realtà, lo temi anche tu?!... Devi dirmelo, in nome dell’amore che ho per te e per Gabriele… Io... Io lo so che sono una donna fragile, che ho sempre paura e so anche che tu avresti meritato una moglie totalmente diversa da quella che sono… Ma sappi che andrò oltre la mia fragilità e troverò nell’amore che ho per te il coraggio e la forza che non ho… Tu, Daniele, potrai sempre contare su di me, su Virginia… Ti sarò sempre vicina e ti aiuterò sempre, anche se in realtà, lo so benissimo, riuscirò a fare ben poco.

Fabriz si scosta da Virginia, nascondendo un’espressione di dolore.

Fabriz
Colonnello, adesso sono tutto suo.

Colonnello Maxim
Non prende nulla con sé?

Fabriz
Fa dell’ironia, adesso, colonnello?... È di cattivo gusto, glielo assicuro… Voglio però rispondere alla sua domanda, alla sua provocazione: sono sicuro che non mi servirà nulla nel luogo dove sta per portarmi.

Fabriz e il colonnello escono dalla cameretta seguiti da Virginia che piange. Nell’ingresso tre poliziotti prendono in consegna Fabriz e lasciano la sua abitazione; vi restano il colonnello e un agente.

L’agente
La perquisizione, signor colonnello, è avvenuta in tutta la casa, ma in modo superficiale come aveva detto lei e…

Colonnello Maxim
Avete eseguito gli ordini… Possiamo tornare alla Centrale.

Il colonnello e il poliziotto escono anche loro dalla casa di Fabriz, dove rimane soltanto Virginia in lacrime.



Seconda scena

Casa di Adolfo Sibert, domenica 20 marzo, prima mattina. Seduto a una scrivania, nel suo studio, sotto la fioca luce di una lampada, il capo del Governo del Lidenburgo sta esaminando dei documenti e delle foto. La moglie Liliana gli si avvicina.

Sibert
Che cosa vuoi?

Liliana
Adolfo... È tutta la notte che sei in piedi… Che cosa c’è di tanto importante?... È successo qualcosa di grave?

Sibert
Ho dovuto prendere una decisione in queste ore, dopo giorni di travaglio… Una decisione molto importante, che non avrei mai voluto prendere… Ma ho dovuto farlo… Per la salvezza del Lidenburgo… Per la nostra salvezza.

Liliana mette le mani sulle spalle del marito, poi con le labbra gli sfiora l’orecchio destro, mormorando alcune brevi parole.

Sibert
Liliana!… Smettila!... Dai!

Liliana si scosta lentamente da Sibert.

Liliana
Adolfo!... Ti do veramente tanto fastidio?... E, per favore, non tirarmi fuori la tua solita massima.

Sibert
Quale massima?

Liliana
Dimostrare il proprio amore apertamente è una volgarità.

Sibert
Scusami, Liliana!... Ma non è proprio il momento… Questo.


Liliana
Lo sai, Adolfo… Lo scorso mese tu ti sei ammalato e sei stato a letto per tre giorni di fila… Ebbene sono stati tre giorni di felicità per me… Per tre giorni ti ho avuto, ti ho contemplato, ti ho amato… Avevi un volto tragico, ma quella tua maschera ti donava tantissimo.

Sibert
Mi rincresce sapere che tu mi ami soltanto quando sono malato… Ecco, forse, l’amore che tu hai per me nasce solo dalla pietà.

Liliana
Non volevo dire questo, Adolfo… Te lo giuro!

Sibert
Lo so… Lo so… Ma vedi, Liliana, noi due, in fondo, ci conosciamo così poco… Tendiamo le nostre mani l’uno verso l’altra e viceversa, cerchiamo di capire vicendevolmente i nostri pensieri, di comprendere i nostri sentimenti, ma alla fine siamo sempre soli.

Liliana
Vuoi forse farmi capire che non mi ami più?

Sibert si volta verso Liliana.

Sibert
Ascoltami!... Gli avvenimenti di questi ultimi giorni, di queste ultime ore stanno letteralmente inghiottendo il mio essere… Posso dire che, oggi, non possiedo più emozioni… Sono soltanto un cervello infiammato e concentrato su una sola cosa.

Liliana
Non mi ami più, vero?

Sibert
Liliana Redd: voglio soltanto farti intendere che, in questo momento, sei nuovamente una donna libera.

Liliana
Ciò… Ciò che sta succedendo tra noi due non è neppure colpa nostra, ma di quello che ci sta attorno.

Sibert
Che diavolo dici?

Liliana abbassa la testa, facendo un lungo respiro.

Liliana
Fino a qualche tempo fa eravamo tutti entusiasti per la rivoluzione, che era la nostra fede; ognuno di noi avrebbe sacrificato se stesso, le sue cose per essa… Oggi… Oggi la rivoluzione è fredda, lenta, pesante… E c’è tanto sangue!... Sono sempre di più quelli che hanno perduto l’entusiasmo di una volta… Anche i più ferventi si scoraggiano… Questa situazione pesa sulla vita di…

Sibert
È bene che tu non dica mai a nessuno quello che mi hai appena detto... A nessuno… Per il tuo bene… Per il nostro bene… Intesi?

Liliana lancia un rapido sguardo sulla scrivania di Sibert.

Liliana
Ma quelle foto?!… Quello è Daniele Fabriz!… L’eroe!

Sibert
Anche tu lo chiami così… Dimentica il suo nome, il suo volto… Dimentica chi è, che cosa ha fatto… Dimenticalo!

Liliana
Perché quelle foto e quei documenti?

Alla domanda di Liliana Sibert si innervosisce.

Sibert
Non posso dirti nulla... Nulla!... Mi capisci?... Io… Io vorrei… Vorrei…. Credimi!... Vorrei che tu mi capissi e che io mi convincessi che quello che sta accadendo sia veramente per il bene di tutti noi.

Liliana
Non è necessario che tu mi dica qualcosa… Ho già capito tutto, Adolfo!… Tutto!


Sibert
Che cosa avresti capito, Liliana?... Su... Dimmelo!

Liliana
Che tu e il tuo Governo avete deciso della vita di Daniele Fabriz… Ma avete commesso o state commettendo un errore terribile… Un errore che pagheremo caro… Molto caro... Tutti!

Sibert
Che ne sai, tu?

Liliana
Io non so nulla… Ma di te?!… Mi basta vedere in che stato ti trovi.

Sibert
E va bene, Liliana… Va bene… Sappi che Daniele Fabriz è un traditore, un nemico dello Stato… Su di lui pesano accuse gravissime… È per il bene del Lidenburgo, per il nostro bene che, poco fa, la Polizia Segreta lo ha arrestato.

Liliana
Chi viene arrestato dalla Polizia Segreta è…

Sibert
Taci donna!... Taci!

Liliana si avvicina di nuovo a Sibert.

Liliana
No, Adolfo! Non taccio... Daniele Fabriz fa parte del tuo Governo… Insieme avete fatto la rivoluzione e la guerra... Lui per la gente è l’eroe della rivoluzione, è un idolo intoccabile... È il solo uomo che nel nostro paese parla di libertà, di giustizia, di pace, di vita - cose diventate rare da queste parti! - e che lotta perché la rivoluzione sia prima di tutto un cambiamento dentro gli uomini… Ma di tutto ciò non te ne importa niente, vero?!

Sibert
Liliana!... In realtà non sai nulla, tu.


Liliana
I diritti umani!... Non te li ricordi più, ehh?... Eppure, eppure erano il tuo, il nostro pane quotidiano quando lottavamo tutti insieme contro la tirannia… Ti aiuto io a ricordarli, se vuoi… Senti:

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza… Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona… Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù… Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura… Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica… Tutti gli individui sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a una eguale tutela da parte della legge… Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Sibert
I diritti umani non c’entrano niente!... Paradossalmente essi, in questo preciso momento, sono soltanto il più infame pretesto per attentare alla sicurezza del Lidenburgo e al bene del suo popolo…Tu… Tu, Liliana, non puoi immaginare neppure lontanamente a quale prova mi sono dovuto sottoporre… L’arresto di Daniele Fabriz è, comunque, una questione politica … Una questione che investe la Ragion di Stato.

Sibert e Liliana si guardano negli occhi in silenzio per alcuni lunghi attimi.

Liliana
Nostra figlia Sofia sta male… Di lei, almeno, qualcosa ti importerà!?

Sibert
Sta soffrendo molto per la sua malattia… E non riesce a guarire.

Sibert si alza dalla scrivania e va nella cameretta di Sofia. La giovane giace nel letto, ma è sveglia; il suo volto è tenuemente rischiarato dalla luce della lampada del comodino.

Sibert
Sofia… Sono io… Tuo padre.
Sofia
Mi sono già svegliata… E sto soffrendo.

Sibert
Guarirai, Sofia… E presto.

Sofia
Ho fatto un sogno strano, papà… Ho sognato che era buio e stavamo cenando… Qualcuno ha suonato il campanello di casa e tu sei andato ad aprire la porta… Era un mendicante, tutto coperto di stracci neri, non gli si vedeva neppure il volto, che ha allungato la mano per avere l’elemosina… Tu però gli hai fatto cenno di andarsene via… Allora io mi sono alzata dalla tavola e gli ho dato un pezzo di pane e lui… Lui mi ha preso la mano e io ho sentito la sua… Era una mano strana… La mano di una donna… Poi mi sono svegliata.

Sibert
I sogni sono soltanto fantasie… Non sono realtà.

Sofia
Sto male, papà… Sto… Tanto… Male.

Sofia reclina il capo verso destra e con un gesto della mano lo copre con il lenzuolo. Sibert ritorna nello studio.

Liliana
Allora?... Hai visto tua figlia?... Le hai parlato?

Sibert
Mi ha raccontato un sogno che ha fatto…

Liliana
Lo ha raccontato anche a me.

Sibert
La notte respira pesantemente sulla terra e si tramuta in un sogno confuso. Tutti i pensieri, i desideri, le azioni, le angosce, le paure e gli orrori che alla luce del giorno se ne stanno nascosti, nel buio della notte ricompaiono, acquistano forma e penetrano nel mondo silenzioso dei sogni.

Liliana
Che stai dicendo, Adolfo?!... Non ti seguo.

Sibert
Nulla!... Niente di importante… Soltanto una riflessione… Sofia è malata, Liliana, e i medici sono impotenti… Lo sappiamo tutti e due.

Liliana
Siamo condannati al dolore, Adolfo… Ma per liberarcene basterebbe soltanto chiudere la porta dietro di noi.

Sibert
Il dolore… È da tanto, troppo tempo, che sento i suoi morsi.

Il servitore di casa Sibert entra nello studio.

Il servitore
Eccellenza, il colonnello Maxim vorrebbe conferire con lei.

Sibert
Lo faccia entrare… Lasciateci soli, adesso.

Il colonnello Maxim entra lentamente nello studio di Sibert, che si siede di nuovo alla scrivania mentre Liliana e il servitore ne escono. Liliana piange sommessamente.

Sibert
Allora, colonnello… Mi faccia il rapporto.

Colonnello Maxim
L’arresto di Daniele Fabriz è avvenuto questa mattina presto, come da suo ordine, eccellenza. L’arrestato non ha opposto resistenza… Ha soltanto parlato un po’ e, prima che i miei uomini lo portassero via, ha voluto vedere e salutare i familiari.

Sibert
Che cosa ha detto di preciso, Fabriz?

Colonnello Maxim
Quando gli ho letto i capi d’accusa mi ha chiesto chi me li aveva detti… Mi ha specificato che chi fa parte del Governo non può essere arrestato e mi ha chiesto anche che cosa credevano di trovare a casa sua i miei agenti mentre la stavano perquisendo.

Sibert
E poi?

Colonnello Maxim
Io gli ho risposto che obbedivo a degli ordini e che non dovevo fornirgli alcuna spiegazione, eccellenza.

Sibert
E lui?

Colonnello Maxim
Ha fatto riferimento agli uomini di Hitler… Al fatto che anche loro obbedivano agli ordini.

Sibert
Lo immaginavo.

Colonnello Maxim
Quindi ha cominciato a fare discorsi sulla libertà… Sulla giustizia… Sulla pace… Sulla vita… Infine si è messo a leggere un libro… Un libro sulla tirannide, mi pare.

Sibert
Il Della tirannide dell’Alfieri!... Non poteva essere diversamente… Grande Daniele Fabriz!… Non solo eroe della rivoluzione, ma, adesso, anche apostolo della libertà, paladino della giustizia, messaggero della pace, promotore della vita… E tra poco avrà anche la palma del martire… Io lo ammiro!... È strano!... Lo so!... Ma io ammiro quell’uomo!

Colonnello Maxim
È tutto, eccellenza.

Sibert
Bene, colonnello… Torni pure alla Centrale.

Il colonnello esce dallo studio di Sibert mentre il servitore vi entra.


Il servitore
Il capo della Sicurezza Anton Molder è arrivato, eccellenza.

Sibert
Lo faccia passare e poi torni pure di là.

Molder entra a passo deciso nello studio di Sibert mentre il servitore ne esce.

Molder
Che è successo, Adolfo?

Sibert
Buongiorno, Anton!

Molder
Buongiorno a te, Adolfo!… Che c’è?

Sibert
Questa mattina, la Polizia Segreta, su mio ordine, ha arrestato Daniele Fabriz.

Molder guarda, sbalordito, Sibert negli occhi in silenzio per alcuni istanti.

Molder
Sei impazzito, per Dio?... Perché hai fatto una cosa del genere? Perché?... Senza consultare il Governo!… Senza informare l’Ufficio Sicurezza che io comando e da cui dipende la Polizia!… In pratica hai firmato tu, al posto mio, un mandato di arresto!… Complimenti!... Stai prendendo il mio posto e vedo, con mio sommo dispiacere, che la Polizia ti ha obbedito... Spero solo che tu ti renda conto della grandissima responsabilità che, con la tua azione, ti sei preso.

Sibert alza il tono della voce, allungando la destra verso Molder.

Sibert
Stai calmo, Molder!... Tu resterai al tuo posto!... La responsabilità di quanto è accaduto è totalmente mia… E con l’occasione ti preciso che l’arresto di Daniele Fabriz è stato motivato dalla Ragion di Stato… È stato dettato da ragioni di salute pubblica... E poi, secondo te, avrei dovuto informare il Governo e quindi lo stesso Fabriz che lo avrei fatto arrestare, ehh?
Molder
Salute pubblica?... Ma dove credi di essere, Sibert? Forse in Francia ai tempi di Danton e Robespierre?

Sibert si alza dalla scrivania adirato e inizia a camminare per lo studio.

Sibert
Ho dovuto farlo, Anton… Credimi!… Mi sono sforzato oltre ogni limite per evitarlo, ma… Non ho avuto altra scelta.

Molder
E quali sarebbero le accuse?

Sibert
Cospirazione contro il Governo, attività sovversiva, attentato alle istituzioni statali… In sostanza, Daniele Fabriz è un traditore, un nemico dello Stato del Lidenburgo.

Molder
Abbiamo le prove?

Sibert
Sì… L’opposizione che egli fa al Governo e l’attività svolta da quella maledetta organizzazione chiamata Orfani della Vita con cui Fabriz stesso, nutro forti sospetti in merito, ha legami molto forti… Addirittura potrebbe esserne il capo!

Molder scuote la testa, sedendosi su una poltrona.

Molder
Temo che tu abbia esagerato e sia andato fuori dal seminato, Adolfo… Daniele Fabriz fa parte a tutti gli effetti del Governo del Lidenburgo e, in virtù della legge che noi stessi abbiamo fatto, chi è membro del Governo non può essere perseguito né per le opinioni espresse, né per il suo operato, né, se sospettato di qualcosa, può essere messo in stato di accusa e neppure arrestato… Questa legge è una nostra invenzione… Per tutelarci… E fare liberamente e meglio quello che riteniamo opportuno. Tu inoltre mi dici di sospettare che Fabriz sia impelagato con gli Orfani della Vita, ma questa è soltanto una tua supposizione, una tua idea personale. E ciò che è personale va, sempre e comunque, messo da parte nelle questioni che riguardano lo Stato.
Sibert si ferma all’improvviso, guardando Molder negli occhi in silenzio per alcuni secondi.

Sibert
Anton!... Daniele Fabriz è un pericolo… Un pericolo per il Governo, un pericolo per noi, un pericolo per il Lidenburgo… E va eliminato!... Subito!

Molder
Tu dimentichi un fatto molto importante, Sibert… Daniele Fabriz è l’eroe della rivoluzione… Ha tanti meriti… La sua popolarità è grande… La gente ricorda le sue imprese e gli è infinitamente grata per tutto quello che ha fatto… La sua popolarità sta crescendo sempre di più da quando egli parla apertamente di libertà, di giustizia, di pace, di vita… Di tutte quelle cose che il Governo del Lidenburgo, cioè noi, ritiene alquanto pericolose per il suo potere… Per il nostro potere… E ti ricordo che mettere sotto accusa uno dei capi, uno dei protagonisti della rivoluzione come Daniele Fabriz equivale a distruggere la rivoluzione stessa alle radici, a distruggere la fede che la gente ha in essa.

Sibert
Appunto, Anton!... Proprio per quello che tu stesso hai detto, proprio per il fatto che Daniele Fabriz parla di cose pericolose per il Governo va affrontato senza nessun indugio, senza nessuna pietà… E ti ricordo due cose, caro Anton: la prima è che Daniele Fabriz è soltanto un uomo, mentre noi siamo la rivoluzione, che non è ancora finita, siamo il Governo del Lidenburgo; la seconda è che bisogna sacrificare Daniele Fabriz per evitare di essere travolti: io, tu e tutti gli altri che stanno con noi.

Molder
Ma, secondo te, la gente che venera Fabriz che cosa potrà mai dire o fare quando verrà a sapere, perché prima o poi tutto il Lidenburgo lo saprà, che l’eroe è stato arrestato? Ehh?... Su!... Dimmelo!... C’è il rischio, concreto, di una rivolta generale, di un’insurrezione popolare che ci travolga sul serio… C’è insomma il pericolo che, proprio sacrificando Daniele Fabriz, accada esattamente quello che tu, con questa misura, intendi invece scongiurare… Fino a questo momento con i nostri metodi l’abbiamo evitato, ma ora, con quello che hai fatto, non potremo più tenere sotto controllo il Lidenburgo.

Sibert fa un lungo respiro, socchiude gli occhi per alcuni attimi, poi li riapre.

Sibert
Ascoltami, Molder!... Tu, io e altri abbiamo fatto la rivoluzione, abbiamo combattuto una guerra, ci siamo liberati di un regime tirannico e abbiamo dato vita a una nuova realtà, a un nuovo mondo… Ma tutto ciò non è bastato… Il mondo che abbiamo creato è pieno di nemici che devono essere scovati ed eliminati ed è quello che noi stiamo facendo: Daniele Fabriz è uno di questi nemici, anche se ha fatto la rivoluzione, anche se ha combattuto insieme a noi, anche se fa parte del Governo, anche se le sue parole sembrano… Giuste… Lui è nemico del Governo e quindi nostro nemico e del Lidenburgo.

Molder assume un’espressione cupa e pensierosa.

Molder
Abbiamo iniziato lottando contro una dittatura e abbiamo finito per trasformarci in dittatori, con la convinzione, sincera o calcolata questo lo ignoro, che ciò sarebbe stato la salvezza del Lidenburgo… Siamo diventati dei boia, Adolfo!… La rivoluzione è diventata un supplizio, una tortura. E la gente ci sta maledicendo… Fino a quando dovremo uccidere?

Sibert
Fino a quando saremo costretti a lottare, a combattere per evitare, a qualsiasi costo, la catastrofe, il suicidio, la fine della rivoluzione e con essa la fine del Lidenburgo.

Molder
Non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto poc’anzi… Che cosa faremo quando la gente avrà saputo che Daniele Fabriz, l’eroe, è stato arrestato?

Sibert
Tocca a Delz Folding, responsabile dell’Ufficio Informazioni e anche a te, responsabile dell’Ufficio Sicurezza, gestire al meglio le notizie e ciò che ne seguirà… È chiaro che gli amici di Fabriz, venuti a conoscenza dell’arresto, faranno subito il diavolo a quattro senza che noi potremo fare molto per impedirglielo… Ma appena sarà passata la prima ondata emotiva interverremo in maniera oculata e la notizia dell’arresto di Daniele Fabriz, ben motivata dalle accuse che sappiamo e preparata con cura dai nostri giornalisti, secondo le modalità da noi stabilite, verrà riproposta all’opinione pubblica.

Alle parole di Sibert Molder si indigna.

Molder
Oh, certo!... Preparata con cura!... Manipoliamo l’informazione, come facevano i signori che abbiamo fatto fuori!… Soltanto per sostituirci a loro… E questo è il minimo!... Per non parlare, eccellenza Adolfo Sibert, della gente che marcisce nelle galere e di tutti quelli che la nostra Polizia Segreta fa sparire ogni giorno!

Sibert
Anton!... Sappi che la difesa dello Stato, del bene supremo, come diceva Machiavelli, cancella tutte le macchie e che il bene del Lidenburgo, che è poi il nostro bene, ci impone di essere più che mai duri.

Molder
Ho capito, Adolfo… Hai intrapreso una strada e so che, quando imbocchi un percorso, non torni mai indietro… Ti ricordo però, ancora una volta, la grandissima responsabilità che ti sei assunto.

Sibert guarda Molder negli occhi in silenzio per alcuni istanti, abbozzando sulle labbra un leggero sorriso.

Sibert
In primo luogo dobbiamo cambiare la legge… Immediatamente, Anton… Chiunque faccia parte del Governo o di un’altra istituzione del Lidenburgo può essere perseguito per le opinioni espresse e per il suo operato quando ciò costituisce un attacco allo Stato da dentro lo Stato e, conseguentemente, può essere messo in stato di accusa e tradotto in arresto... In secondo luogo dobbiamo decidere con quale strumento affrontare quella che, da questo momento in poi, chiameremo semplicemente la questione Fabriz… Ebbene, questo strumento sarà il nostro organo giudiziario, sarà il Tribunale del Popolo: voglio agire alla luce del sole, con un procedimento giudiziario, non segretamente… Daniele Fabriz verrà sottoposto a un processo nel quale l’imputazione dovrà essere sostenuta nel suo complesso dal nostro pubblico accusatore Aris Roland; il processo dovrà tenersi nelle prossime ore.

Molder si indigna un’altra volta.

Molder
Un atto legale, quindi, Adolfo… Daniele Fabriz sarà posto nella condizione di non nuocere più subendo un processo… Che di giudiziario avrà ben poco o nulla, vero?... Oltre al fatto che facendo arrestare Fabriz hai violato la legge, prima ancora di cambiarla, ovviamente.

Sibert si siede di nuovo alla scrivania.

Sibert
Ascoltami, Anton!... La questione Fabriz non è una questione giuridica… Il diritto e la giustizia non c’entrano nulla o meglio c’entrano solo in quanto strumenti del Governo del Lidenburgo, che deve lottare contro tutti i suoi nemici… Il Tribunale del Popolo non deve salvare gli innocenti e punire i colpevoli… Esso è soltanto un mezzo, un’arma con cui noi schiacciamo, distruggiamo i nostri nemici, che poi sono i nemici del Lidenburgo… Di questo dobbiamo essere tutti ben consapevoli… Consapevoli che dobbiamo sacrificare la nostra coscienza, come dobbiamo sacrificare anche la nostra vita.

Molder
Chiarissimo, Adolfo!... Sappi che l’ho capito, anche senza la tua spiegazione.

Sibert
Molto bene, Anton… In terzo luogo, come già ti accennavo, dovremo informare molto oculatamente e, aggiungo adesso, educare - intendi che cosa voglio dire con questa bella parola? - la gente dell’arresto di Fabriz e del processo che lo attende… In questo senso Folding potrà dare un contributo fondamentale alla nostra azione… In ultimo, cosa che spetta a te, Anton, la Polizia Segreta dovrà operare, con determinazione, ma anche con discrezione, per reprimere eventuali agitazioni. Hai capito?

Molder
Ho capito, Adolfo!... Certo che ho capito!... Che Dio ci aiuti... Perché soltanto Dio potrà farlo.



Sibert
Adesso lasciami riposare per un po’… Non ho dormito questa notte… Dovrai pensare tu a mettere al corrente delle novità Folding e Roland.

Molder
Va bene, Adolfo… Va bene.

Molder esce dallo studio di Sibert lentamente, mormorando alcune brevi parole.




Terza scena

Casa di Martin Ditel, coordinatore degli Orfani della Vita, domenica 20 marzo, prima mattina. Il campanello suona con insistenza.

Ditel
Chi è?

Virginia
Sono io, Martin… Sono Virginia.

Ditel apre rapidamente la porta.

Ditel
Virginia!?... Che ci fai, tu, qui?!

Virginia
Hanno arrestato Daniele, Martin!... Me lo hanno portato via.

Ditel
Chi è stato?... Quando è successo?

Virginia
La Polizia Segreta… È accaduto questa mattina, Martin.

Ditel
Dannazione!... Vieni dentro… Presto!

Ditel chiude velocemente la porta.

Virginia
Devi aiutarmi, Martin!... Devi aiutarmi!... Ti prego!... Ti scongiuro!

Ditel
Vieni con me.

Ditel conduce Virginia in una stanza segreta scarsamente illuminata.

Ditel
Ti ha visto qualcuno venire qui?

Virginia
Lo sai… Lo sai anche tu che la Polizia Segreta ha occhi e orecchi dovunque.

Ditel
Devi dirmi che cos’è successo di preciso.

Virginia
La Polizia Segreta è venuta questa mattina in casa… Ha arrestato Daniele e lo ha portato via … Ora è nel Carcere della Centrale della Polizia.

Ditel
E tuo figlio Gabriele?

Virginia
Prima di venire qui l’ho portato in un posto dove nessuno lo potrà mai trovare.

Ditel
Almeno lui è al sicuro.

Virginia
Sono disperata, Martin… Ho passato dei minuti terribili… Non… Non sapevo che cosa fare, dove andare… Poi ho pensato di venire qui, da te.

Ditel
Daniele come ha reagito?

Virginia
Oh, lui!... Lo puoi immaginare anche tu!... Lui è l’eroe!... E in ogni momento della sua vita lo sarà.

Ditel abbassa la testa, toccandosi la fronte.

Ditel
È accaduto quello che tutti temevamo… Negli ultimi mesi, in particolare nelle ultime settimane, Daniele si è esposto troppo… E Sibert ha reagito.

Virginia
Dobbiamo fare qualcosa, Martin!

Ditel rimane immobile in silenzio per alcuni attimi.

Ditel
Forse… Forse abbiamo sbagliato tutto, Virginia… Io, Daniele e tutti gli altri orfani… Avremmo dovuto continuare a lottare con le armi in pugno, come abbiamo fatto contro il vecchio regime, anche dopo la vittoria, contro Sibert e i suoi quando abbiamo capito e visto quelle che erano le loro intenzioni e le loro azioni… Invece Daniele ha voluto che intraprendessimo un altro tipo di lotta: la nonviolenza.

Virginia
Io… Io so solo che Daniele è in pericolo… Lo sappiamo tutti che quando la Polizia Segreta arresta qualcuno…

Ditel mette le mani sulle spalle di Virginia, guardandola negli occhi.

Ditel
Calmati!... Daniele ancora non è perduto!... Non siamo ancora perduti! Non credo proprio che Sibert sia così stolto da… Da fare qualcosa di irreparabile a Daniele… Lo sa anche lui che Daniele Fabriz è l’eroe.

Virginia
Che cosa intendi fare, Martin?... Devi dirmelo!

Ditel
Prima di tutto bisogna convocare i nostri amici, i responsabili delle Sezioni degli Orfani… Subito… Insieme dobbiamo valutare la situazione e poi… Poi decidere… Decidere che cosa fare.

Ditel si avvicina a una piccola stufa, l’accende e vi brucia dei pezzetti di carta.

Ditel
Tra non molto i nostri amici saranno qui, Virginia.

Poco dopo i responsabili delle Sezioni degli Orfani della Vita sono tutti riuniti nella stanza segreta, seduti a un tavolo insieme a Ditel e a Virginia.

Ditel
Amici!… Questa è una situazione di emergenza!… Daniele Fabriz è stato arrestato.

Primo responsabile
Dannazione!

Secondo responsabile
La notizia non è stata divulgata… Nessuno sa nulla.

Terzo responsabile
È scontato che Sibert e combriccola abbiano tenuto segreta una cosa del genere… È facile immaginare che cosa potrebbe accadere se si sapesse dell’arresto di Daniele.

Quarto responsabile
E adesso che facciamo?

Per alcuni lunghi secondi si fa silenzio in tutta la stanza segreta.

Ditel
Amici… Abbiamo dinanzi a noi due strade… Due strade entrambe percorribili… Dipende soltanto da noi quale delle due intraprendere… La strada della lotta con le armi, la strada della violenza… La strada, la nuova strada che Fabriz ci ha insegnato, quella della nonviolenza… Tocca a noi scegliere.

Primo responsabile
Dobbiamo imbracciare di nuovo il fucile e farla finita… Farla finita per sempre con Sibert, Molder e tutti gli altri… E per il Lidenburgo sarà l’inizio di una nuova vita… Sarà realtà tutto quello che Daniele ci dice: la libertà, la giustizia, la pace, la vita stessa.

Secondo responsabile
Sì!… Facciamola finita!… Organizziamo le Sezioni… E attacchiamo il Palazzo del Governo e la Centrale della Polizia Segreta… Facciamo fuori Adolfo Sibert, Anton Molder, il colonnello Maxim e tutti gli altri.

Terzo responsabile
Sarebbe la fine… La fine di ciò che Daniele ci ha insegnato.

Quarto responsabile
Riprendere le armi significherebbe tradire Daniele… Tradire la fiducia che egli ripone in noi… Tradire noi stessi.

Terzo responsabile
Daniele è stato arrestato perché il Governo è diventato troppo forte, ha accumulato nelle sue mani troppo potere, ha oltrepassato la sfera delle proprie competenze.

Quarto responsabile
Che intendi dire?... Spiegati meglio.

Terzo responsabile
Intendo dire che bisogna sottrarre all’attuale Governo del Lidenburgo, agendo con tatto e con cautela, quella quantità di potere, di autorità che oltrepassa le sue funzioni, le sue competenze e ridividere questo potere tra i vari organi competenti, riportarlo nell’ambito originario, legale delle sue funzioni.

Quarto responsabile
Con tatto e con cautela, ridividere il potere, organi competenti!?… Bah!... Bella lezione di scienza della politica, la tua!... Peccato che sia anche tanto ingenua!... Ti sei forse dimenticato che qui, nel Lidenburgo, c’è ormai un regime totalitario che governa?… Sibert e compari controllano pressoché tutto.

Primo responsabile
Aspetta un momento!... Solo un momento…. E… Come faresti a sottrarre al Governo di Sibert parte del suo potere, della sua autorità?

Secondo responsabile
Ve lo dico io che cosa bisogna fare: organizziamo le Sezioni, come già dicevo prima, e attacchiamo… Facciamoli fuori una volta per tutte… Di fronte alla volontà della massa, manifestata direttamente, in modo esplicito, che è poi il solo linguaggio che certa gente conosce, Sibert, Molder e gli altri non potranno opporre nessun tipo di resistenza… Anche se dispongono di quella banda di assassini che loro chiamano Polizia Segreta.

Ditel alza la destra, richiamando l’attenzione di tutti i presenti.

Ditel
Amici!… Lasciate che, adesso, sia io a parlare… Ciò che sto per dire è ciò che Daniele vorrebbe sentire da noi… Daniele Fabriz è un rivoluzionario, un combattente… Lo era quando imbracciava il fucile e lo è anche adesso che combatte con un’altra arma: la nonviolenza… Ma i suoi obiettivi erano e sono sempre gli stessi: la libertà, la giustizia, la pace, la vita... Per raggiungere una meta giusta, amici, ci deve essere sempre identità tra il fine e il mezzo e l’unica, la sola strada percorribile è quella dei metodi pacifici, è quella di usare amore… Sì, amici! Amore!... Amore verso quello che consideriamo il nostro nemico, distinguendo il peccato dal peccatore e mentre verso il primo ci si deve scagliare con forza, verso il secondo ci si deve comportare fraternamente; non si deve cercare la distruzione di quello che è il nostro avversario, ma la sua conversione per arrivare alla convivenza pacifica di entrambi… E la morte… Già!... La morte, amici!... La morte non ci deve spaventare perché è soltanto un dono, il regalo estremo che possiamo offrire alla nostra causa e al nostro avversario… Queste non sono parole vuote, amici… E a testimonianza di ciò vi riporto due episodi della storia… La marcia del sale, ideata da quel grande, straordinario uomo di nome Gandhi… Il Governo inglese aveva imposto una tassa sul sale, che colpiva pesantemente tutta la popolazione indiana, in particolare i ceti più poveri. Gandhi e i suoi amici partirono in poche decine di persone e quando arrivarono, dopo una marcia di ventiquattro giorni, alle saline erano diverse migliaia… Gandhi raccolse un pugno di sale e quelle migliaia di persone, disarmate, in modo ordinato e con il sorriso sulle labbra, andarono incontro alla Polizia inglese che, giunta sul luogo per sedare la rivolta, iniziò a colpire i manifestanti, i quali, tuttavia, continuarono ad avanzare silenziosi e senza paura. Alla fine furono i poliziotti a sentirsi impotenti e a cedere… Seconda guerra mondiale, in Norvegia, all’indomani dell’occupazione tedesca, le scuole opposero una resistenza nonviolenta alle truppe d’occupazione naziste. I tedeschi avevano imposto il loro ordinamento educativo, ma gli insegnanti insieme ai genitori degli studenti scioperarono appoggiati anche dalla Chiesa locale. Centinaia di docenti furono arrestati e inviati nei campi di concentramento, molti furono torturati, ma pochi cedettero... Alla fine i tedeschi rilasciarono gli insegnanti che avevano imprigionato e le scuole norvegesi riaprirono senza i programmi nazisti.

Il discorso di Ditel colpisce profondamente i responsabili delle Sezioni.

Primo responsabile
Le tue parole sono dolci e dure, Ditel.



Secondo responsabile
Sono parole che non si possono non ascoltare… E non si possono non ricordare.

Terzo responsabile
Dobbiamo andare avanti lungo la strada segnata da Daniele.

Quarto responsabile
Ma dobbiamo anche liberarlo!
Virginia si alza dal tavolo e si avvicina a Ditel.

Virginia
Sì!... Dobbiamo liberare Daniele… La sua vita vale più di qualsiasi pensiero, di qualsiasi azione, di qualsiasi altra cosa… Martin!… Se vuoi essere veramente degno della mia amicizia, della mia stima, del mio affetto e anche dell’amicizia, della stima e dell’affetto di Daniele devi…

Ditel guarda Virginia negli occhi.

Ditel
Lo so, Virginia!... Lo so che la vita di Daniele è la cosa più importante… Ma proprio per questo dobbiamo agire in modo ordinato e organizzato, senza lasciarci sopraffare dall’emotività, dallo sdegno, dalla rabbia… Non dobbiamo improvvisare nulla… Ascoltatemi tutti con attenzione... Liberare Daniele con un assalto al Carcere dov’è rinchiuso sarebbe un massacro senza nome, un’azione che Daniele stesso condannerebbe duramente e che non ci perdonerebbe mai… Un’azione la cui natura violenta ci ripugna enormemente. Per questo dobbiamo agire concentrando tutte le nostre forze in un’azione nonviolenta, in un’azione politica, rinnovando gli attacchi che già Daniele muoveva contro il Governo di Sibert e nello stesso tempo dobbiamo informare il Lidenburgo di ciò che è accaduto: la gente deve sapere che Daniele Fabriz, l’eroe della rivoluzione, è stato arrestato ingiustamente e che il suo arresto è stato un atto illegale; conosco la legge ed essa stabilisce che i membri del Governo non possono essere perseguiti né per le opinioni espresse, né per il loro operato, né, se sono sospettati di qualcosa, possono essere messi in stato di accusa e arrestati.

Primo responsabile
Sibert e i suoi scagnozzi non potranno tenere nascosto l’arresto di Daniele per tanto tempo… Sono sicuro che escogiteranno le peggiori nefandezze e che cercheranno in tutti i modi di farle credere alla gente diffondendo notizie false.

Secondo responsabile
Sarà una guerra di informazioni, le loro contro le nostre.

Ditel
Non solo una lotta di informazioni, ma anche una lotta legale, ammesso che questa parola abbia ancora qualche significato qui da noi.

Terzo responsabile
Credo di capire ciò che vuoi dire.

Quarto responsabile
Lo capisco anch’io, ma…

Primo responsabile
Ma?!... Che vuoi dire?... Avanti!... Parla, maledizione!

Quarto responsabile
Forse… Forse attaccare il Palazzo del Governo e la Centrale della Polizia Segreta, come è stato detto prima, rimane la soluzione più facile… Forse… Forse è la strada che risparmierebbe tanti dolori: a noi, a Daniele, a Virginia, a tutto il Lidenburgo.

Ditel si alza in piedi e, a voce alta, si rivolge a tutti i presenti.

Ditel
No!... Niente violenza!... Mai!... Ascoltatemi ancora… Sono certo che Daniele verrà sottoposto a un processo, anch’esso illegale come l’arresto… Sibert e Molder sono troppo furbi per sbarazzarsi di un uomo come Daniele, di un eroe, ricorrendo a un delitto commesso nel buio di una cella… Sanno bene che avranno gli occhi di tutto il Lidenburgo puntati su di loro quando la notizia dell’arresto di Daniele Fabriz si sarà diffusa e per questo dovranno giustificare l’uscita dalla scena politica di Daniele con un atto palese. È per noi di vitale importanza divulgare la notizia dell’arresto di Daniele ed essere presenti al processo a cui verrà sottoposto, seguire punto per punto l’andamento del dibattimento processuale e tenere costantemente informata la gente… So già chi dei nostri potrà seguire in incognito, mescolandosi tra il pubblico, l’andamento del processo: Emil Virt… Lo conosco da tempo ed è un uomo abile e discreto, che già durante la guerra ha svolto diverse missioni segrete con successo… Tutto il Lidenburgo deve sapere che Daniele Fabriz, l’eroe della rivoluzione, colui che parla apertamente di libertà, giustizia, pace e vita è stato arrestato ingiustamente e sta subendo un processo iniquo… E vedrete che la gente scenderà nelle strade e nelle piazze di Charta e anche delle altre città e chiederà la liberazione immediata dell’eroe… Toccherà allora a noi, agli Orfani della Vita, guidarla lungo la via che Daniele stesso ci ha insegnato… E per tutti sarà l’inizio, veramente, di una nuova vita.

Primo responsabile
Non abbiamo molto tempo a disposizione per organizzarci.

Secondo responsabile
Dobbiamo darci da fare subito… Non c’è un istante da perdere.

Terzo responsabile
Forza, allora!

Quarto responsabile
Avanti!... Muoviamoci!

Ditel
Penserò io ad attivare Virt e a far preparare i testi per i nostri organi d’informazione... La dittatura non soffocherà tanto facilmente la nostra voce e il popolo del Lidenburgo sarà con noi perché sa che noi siamo i suoi difensori.

Pochi attimi dopo Ditel e i responsabili delle Sezioni escono dalla stanza segreta, dove rimane solo Virginia, che si inginocchia e inizia a pregare.




Quarta scena

Hotel Drias, domenica 20 marzo, metà mattina. In una saletta, dalle finestre dipinte e poco illuminata, Sibert, seduto a una piccola tavola imbandita per la prima colazione, sta parlando con Molder, Folding e Roland in attesa che gli agenti della Polizia Segreta gli conducano Fabriz.

Molder
Vorrei tanto sapere il perché di questa tua mossa… Sbaglio o sei stato proprio tu a dirmi, una volta, che incontrare Daniele Fabriz e dialogare con lui equivale a tirarsi una rivoltellata in testa?

Sibert
Non nego ciò… Ma voglio tentare lo stesso… Voglio far capire a Fabriz in che condizione è venuto a trovarsi e che gli offriamo una possibilità di salvezza.

Molder
Stai tranquillo, Adolfo! Fabriz ha già capito tutto.

Sibert stringe i pugni, come per prepararsi alla sfida che lo attende.

Sibert
Voglio fare questo tentativo anche se so già come finirà… Daniele Fabriz ribatterà puntualmente e abilmente a tutto ciò che gli dirò… Lo conosco molto bene e so quali sono le sue straordinarie qualità: possiede un cervello perfetto; un’attenzione sempre desta, che afferra al volo, infaticabilmente, le idee e gli avvenimenti; una memoria che li registra e li classifica; un’immaginazione che li elabora liberamente e che, con una tensione continua e segreta, inventa, senza mai stancarsi, i più disparati argomenti i quali si manifestano in lampi improvvisi.

Molder
Butterai via soltanto un po’ del tuo tempo.

Sibert
L’organizzazione di Fabriz, quei fottuti Orfani della Vita, non si è fatta attendere… Avremmo dovuto arrestare anche la moglie e il figlio di Daniele… Di certo quella Virginia Moriat ha avvisato subito i compari del marito…

Folding
Gli uomini del mio Ufficio hanno individuato qui, a Charta, una piccola stazione radiofonica, un minuscolo sito web e una tipografia altrettanto piccola che stava stampando volantini e manifesti.

Molder
La Polizia Segreta ha soppresso immediatamente la stazione radiofonica, oscurato il sito web e fatto chiudere la tipografia… Sette persone, di certo tutti membri degli Orfani della Vita, sono state arrestate... Altri arresti sono poi stati eseguiti in diverse parti del Lidenburgo e in alcune occasioni i miei uomini hanno aperto il fuoco… Ci sono stati dei morti tra la gente.

Folding
E ovviamente, come diceva Adolfo prima, i nostri organi d’informazione hanno riproposto all’opinione pubblica la notizia dell’arresto di Daniele Fabriz.

Sibert si rilassa per un momento, sogghignando leggermente.

Sibert
Francamente mi aspettavo una reazione molto più energica da parte degli amici di Fabriz… Invece la notizia dell’arresto e quella del processo - hanno capito subito che ci sarà un processo! - sono state date in maniera tenue insieme a qualche piccolo attacco contro di noi e la gente non ha manifestato a favore di Fabriz… Tu, Molder, a parte questi piccoli episodi di cui mi hai appena riferito, temevi addirittura un’insurrezione popolare… Che esagerato!

Molder
Credo che sia giusto, nelle mie funzioni di responsabile della sicurezza del Lidenburgo, pensare sempre al peggio. Anche tu, comunque, hai parlato di agitazioni.

Sibert
La mia strategia è stata vincente: abbiamo informato il Lidenburgo dell’arresto di Fabriz, del perché di questo arresto e lo abbiamo convinto della necessità assoluta, inderogabile di tale provvedimento, eseguito per il suo stesso bene. Ora, però, mi domando: che cosa faranno di nuovo gli Orfani della Vita?

Roland lancia uno sguardo sospettoso, prima a Sibert, poi a Molder.

Roland
Quella che svolgete è soltanto un’operazione di polizia… Che cosa c’entra la giustizia?... Perché volete tirare in ballo il Tribunale del Popolo?

Sibert
Perché voglio che la questione Fabriz sia risolta legalmente. Mi capisci, Aris?

In quel momento il colonnello Maxim entra nella saletta.

Colonnello Maxim
Ho condotto il prigioniero, eccellenza. È qui, dietro la porta.

Sibert
Lo faccia entrare e poi se ne vada… La stessa cosa vale per voi tre.

Il colonnello fa entrare Daniele Fabriz nella saletta; un agente della Polizia gli toglie le catene. Il colonnello Maxim, l’agente, Molder, Folding e Roland se ne vanno mentre Sibert e Fabriz restano.

Sibert
Buongiorno, Daniele… Accomodati pure.

Fabriz
Buongiorno, Adolfo… Quanto ben di Dio c’è su questa tavola!... E pensare che tantissima gente nel Lidenburgo soffre la fame.

Sibert
Scusami, Daniele… Forse è un po’ tardi per la colazione… L’ho fatta preparare espressamente per te.

Fabriz
Non solo per me… Ma anche e soprattutto per te.

Fabriz e Sibert si siedono uno di fronte all’altro.

Fabriz
È forse l’ultima colazione, questa che hai organizzato?... Questa saletta sembra già una tomba.
Sibert
Ne faremo di colazioni insieme, se sarai ragionevole… Su!... Avanti!... Serviti pure.

Fabriz non tocca nulla di ciò che è stato preparato per la colazione.

Fabriz
Che cosa vuoi da me?

Sibert
Che tu la smetta di fare opposizione in seno al Governo di cui fai parte e che i tuoi Orfani della Vita cessino immediatamente la loro attività criminale: manifestazioni di piazza, cortei lungo le strade di Charta e delle altre città, scioperi, occupazione di fabbriche, scuole e università, boicottaggio dei prodotti della nostra economia, istigazione a non pagare le tasse e a disobbedire alle leggi… Tu forse, Daniele, non te ne sei reso ancora conto, ma dal momento in cui ti sei schierato contro il Governo hai perso. Ti manca però il coraggio di arrenderti.

Fabriz
Faccio opposizione in seno al Governo perché ho un motivo, uno solo, ma grande e giusto… Per quanto riguarda gli Orfani della Vita non so proprio di che cosa tu stia parlando dal momento che non ho nessun rapporto con loro… Sono però convinto che la loro attività criminale, come la chiami tu, sia soltanto una manifestazione spontanea della gente del Lidenburgo… Non sono poi io quello che ha perso perché si oppone al tuo Governo e non sono io quello che deve arrendersi… Caso mai è l’esatto contrario.

Sibert si guarda rapidamente intorno, come per trovare le parole adatte con cui ribattere a Fabriz.

Sibert
E quale sarebbe questo motivo che tu definisci grande e giusto… Avanti!… Dimmelo!

Fabriz
Faccio opposizione al tuo Governo perché esso è una dittatura … Mi capisci, Adolfo?... È una dittatura sanguinaria. Te lo dico in tutta franchezza… Anzi, colgo l’occasione per ricordarti che cos’è la dittatura, anche se lo sai benissimo: la dittatura è una forma autoritaria di governo, in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani di un solo individuo detto dittatore… Potere che non è limitato da nessuna costituzione, da nessuna legge o da altri fattori politici e sociali interni allo Stato... In senso lato, la parola dittatura ha, quindi, il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastato di una sola persona o di un ristretto gruppo di persone, che detengono un potere imposto con la forza… Esattamente quello che sei tu Adolfo Sibert… Tu insieme ai tuoi amici.

Sibert
Dopo questa bella lezioncina, ti ricordo che anche tu fai parte del Governo, di quello stesso organismo che tu dici essere dittatoriale e sanguinario.

Fabriz abbozza sulle labbra un sorriso ironico, che però si smorza quasi subito.

Fabriz
Io faccio parte del Governo solo perché mi oppongo a esso, soltanto perché ogni giorno voglio combatterlo in prima persona, voglio vedere tutti i giorni i volti e gli occhi di coloro i quali hanno le mani lorde del sangue di tanti innocenti.

Sibert
Sappiamo, contrariamente a quanto tu affermi, che sei molto vicino agli Orfani della Vita o, addirittura, che ne sei il capo e che tutto ciò che questa dannata organizzazione fa nasce dalla tua mente.

Fabriz
Le tue informazioni sono totalmente sbagliate, Adolfo... Totalmente!… Anzi ti dirò di più: inventati qualcos’altro… Che il tuo colonnello Maxim e la tua Polizia Segreta si inventino qualcos’altro… Siete falsi e bugiardi e avete eretto la menzogna a verità assoluta.

Sibert accusa visibilmente la pesantezza delle parole di Fabriz.

Sibert
Tu dici che il mio governo è una dittatura sanguinaria. Ebbene io ti dico che non è assolutamente vero… Il mio governo è un governo forte, pienamente consapevole e responsabile di ciò che sta facendo in questo momento… Oggi è impensabile, impossibile allentare la tensione… Se lo facessimo sarebbe la fine del Lidenburgo e di tutto ciò che la rivoluzione ha conquistato.

Fabriz
No Adolfo!... Non sarebbe la fine, né del Lidenburgo, né di ciò che la rivoluzione ha conquistato… Sarebbe soltanto la fine del tuo potere, di te e della tua cricca di criminali.

Sibert
Potrei ordinare al colonnello Maxim di riportati subito in galera, ma ho voluto incontrarti proprio per farti ragionare, per farti tornare dalla nostra parte… Dalla parte del Governo e…

Fabriz si fa in avanti sulla sedia, mostrando i palmi delle mani.

Fabriz
Perché dici ragionare?… Tornare dalla nostra parte?... Perché?... Io non sono mai stato dalla tua, dalla vostra parte anche se appartengo anch’io al Governo del Lidenburgo, che odio e disprezzo, per quello che fa ogni giorno, più di ogni altra cosa… Sei tu, siete tutti voi che dovete venire dalla mia parte.

Sibert
Fabriz!... Il Governo del Lidenburgo ha deciso, almeno per il momento, di non toglierti di mezzo e di non…

Fabriz
Ohh!!!... Togliere di mezzo un eroe popolare come me, far fuori di punto in bianco Daniele Fabriz, l’eroe della rivoluzione, non è di certo quella che si dice una buona mossa… Potrebbe avere, anzi avrebbe sicuramente, se ciò accadesse, conseguenze irreparabili per chi ha pensato e messo in atto un’azione del genere.

Sibert appoggia le mani sulla tavola, rilassandosi leggermente.

Sibert
Il Governo ha deciso, almeno per adesso, di non farti fuori… Anzi intende anche ritirare le accuse che ha formulato nei tuoi confronti e lasciarti di nuovo libero, ma solo se tu tornerai - te lo ripeto di nuovo chiaramente - dalla nostra parte.

Fabriz
Anch’io te lo ripeto, di nuovo e chiaramente, Adolfo: io faccio parte del Governo solo perché mi oppongo a esso, ma non sono con voi… Io sono soltanto con il Lidenburgo… E il bene del Lidenburgo è la mia unica legge… Questa è la mia risposta.

Sibert
Va bene, Daniele… Ti lascio il campo libero… Fammi le tue proposte per il Lidenburgo… Poi ti farò le mie, che sono quelle del Governo.

Fabriz fa un lungo respiro, guardando Sibert negli occhi in silenzio per alcuni attimi.

Fabriz
Prima di tutto bisogna ridare la libertà alla gente… Sì, Adolfo!... La libertà!... Dai tuoi occhi mi pare proprio che questa parola ti suoni alquanto strana e susciti, nel tuo animo e nella tua mente, i sentimenti del sospetto, del pericolo, della paura… Eppure, eppure fino a poco tempo fa noi due, uno a fianco dell’altro, abbiamo lottato, abbiamo rischiato la vita per essa… Era la nostra unica ragione di vita… Ora, invece… La gente ha bisogno subito di libertà; solo con la libertà potremo risollevarci tutti quanti dalle condizioni terribili, disumane in cui siamo precipitati… Le prigioni del Lidenburgo sono così piene che il tuo Governo ha dovuto adibire a carcere non so quanti altri palazzi… E la Polizia Segreta sta spargendo il terrore ovunque con le sue custodie protettive, le torture, le esecuzioni capitali che ogni giorno insanguinano la nostra terra… È ora di porre fine a questo… Mi capisci?... Basta!... In secondo luogo bisogna ristabilire la giustizia… Quella vera!... Quella a cui ogni cittadino - ammesso che la parola cittadino esista ancora da noi - può rivolgersi senza paura, ma con fiducia per essere ripagato di un torto subito… In senso più ampio, Adolfo, bisogna rifare le leggi e abolire tutti quei provvedimenti speciali che il tuo Governo ha emanato in questi mesi: sono provvedimenti illegali, te lo dico chiaramente, che hanno snaturato del tutto il concetto di diritto, di giustizia; il Tribunale del Popolo, poi, è l’esempio più osceno e più orrendo di questo sistema così denso di formalità, così oppressore e così omicida che impera nel nostro sventurato Lidenburgo… Tutto ciò non trova nessuna ragione, nessuna giustificazione di esistere, se non nell’arroganza, nella sete di potere e di dominio di te e del tuo Governo... E io mi sento colpevole, tanto colpevole per non aver fatto quello che avrei potuto, anzi dovuto fare al punto che chiedo perdono a Dio e agli uomini… Adolfo!... Il diritto, il vero diritto, deve subentrare all’arbitrio e la legittima difesa alla punizione… Ogni individuo del Lidenburgo deve beneficiare dei suoi diritti senza però danneggiare gli altri… E la forma di Stato che andremo a creare dovrà essere come un vestito capace di modellarsi docilmente sul corpo della gente… Terzo punto: il Lidenburgo ha bisogno di pace… Mi comprendi? Pace!... Abbiamo vinto la guerra contro il regime che prima ci opprimeva; abbiamo punito chi per tanto tempo ci ha soggiogato; ora è giunto il momento di vivere in pace, di beneficiare dei frutti che abbiamo conquistato con il nostro sangue… La pace deve essere il premio per me, per te, per tutti coloro i quali hanno sofferto e stanno ancora soffrendo. Mai dono più bello potrebbe esserci di questo, che è anche la condizione essenziale per tornare a vivere… Quarto punto: il rispetto per la vita, che è il primo diritto di ogni uomo e il fondamento di tutti gli altri: l’ho già detto al tuo colonnello Maxim, ieri mattina, quando è venuto a casa mia per arrestarmi… Ma non voglio perdermi in discorsi filosofici con te…. Tutt’altro!... Ti dico che cosa bisogna fare concretamente, oltre a ristabilire la libertà, la giustizia e la pace di cui ti parlavo poc’anzi… Bisogna rilanciare l’economia… Nel Lidenburgo - te l’ho detto anche prima - tantissima gente soffre la fame, non ha una casa decente dove poter vivere… Le strade sono piene di mendicanti che chiedono l’elemosina, di bambini abbandonati, di giovani donne che si vendono, di disperati che ti tagliano la gola per un pezzo di pane… Dobbiamo agire immediatamente… Dobbiamo varare un piano per dare impulso alle nostre industrie, per rendere produttive le nostre campagne, per rilanciare i commerci in modo tale che il benessere si sostituisca alla povertà, alla miseria… Dobbiamo varare un piano finanziario che ci permetta di contenere e di battere l’inflazione, di superare la differenza abissale che esiste tra una minoranza di ricchissimi e la miseria di tantissima gente… Quinto e ultimo punto, quello che riepiloga tutto: dobbiamo ricostruire il Lidenburgo… La nostra rivoluzione deve continuare non con le armi, ma con gli strumenti della libertà, della giustizia, della pace, del progresso… La nostra rivoluzione deve - non tra un po’ di tempo, ma adesso, subito - passare dalla lotta alla ricostruzione… Soltanto in questo modo nel nostro paese, che tanto amiamo, ma che tanto soffre per colpa nostra, la vita potrà essere una realtà da godere pienamente.

Sibert scruta intensamente Fabriz in silenzio per alcuni lunghi istanti.

Sibert
Le tue proposte sono interessanti, Daniele… Sono profonde… Sono straordinarie… Sono degne di te… Degne di un eroe… Ma… Ma, credimi, te lo dico sinceramente, sono solo dei sogni… Mi intendi?... Sono soltanto dei sogni!... Anch’io ho diversi argomenti da esporti… In primo luogo tu sei soltanto un rivoluzionario, un combattente, oserei dire un personaggio da romanzo - finalmente l’ho capito!... Come finalmente ho compreso l’errore commesso quando ho creato insieme a te il Governo di questo paese! - non sei un uomo di governo, non sei quello che si dice un intelletto politico… Non hai minimamente chiara quella che è la cosiddetta Ragion di Stato… O che brutta parola che ho detto!... La Ragion di Stato!… Parola che sa di vecchio, di libro di scuola, che fa ricordare tante cose accadute nella storia… Ed è il più comodo degli argomenti per giustificare ogni azione di chi ha la responsabilità di governo!... Eppure, Daniele, devi credermi: la Ragion di Stato è la sola legge, la sola regola, la sola sacrosanta verità a cui chi governa deve attenersi e deve rendere conto… Per la salvezza sua e degli altri… Per la salvezza di tutti… Sarò più esplicito: per la salvezza del Lidenburgo… Tu, prima, mi hai parlato di libertà… Bellissima parola, ma priva di concretezza… Vuota, astratta, perché non è ridando subito la libertà ai lidenburghesi che essi torneranno veramente a essere liberi e che noi tutti ci risolleveremo dalle condizioni in cui versiamo… La situazione generale del Lidenburgo è ancora grave, molto grave… Dare la libertà come dici tu equivale a far precipitare il Lidenburgo nel caos, nel disordine più totale, nell’anarchia, in una parola nella catastrofe… Ci sono ancora tantissimi nemici pronti a saltarci addosso al primo segno di cedimento… Nemici che si nascondono tra la gente che, pure, è dalla parte della rivoluzione, che si celano anche tra di noi… E spetta a noi, a noi che governiamo, combatterli con gli strumenti più efficaci e più potenti, anche duri, di cui disponiamo. Non è questo il tempo per la tolleranza… La giustizia… Che cosa dovrei fare, secondo te, in una situazione di perenne emergenza, di pericolo costantemente presente, come quello che stiamo vivendo, se non tutelare con provvedimenti rigorosi, efficaci, pronti e inflessibili il Lidenburgo stesso e assicurare, con essi, il diritto, la giustizia, la vita stessa ai lidenburghesi? Oggi, nonostante la situazione drammatica, i lidenburghesi possono, finalmente, rivolgersi con fiducia alla nostra giustizia a differenza di quanto accadeva solo poco tempo fa… Non è necessario rifare le leggi, se mai perfezionare quelle che già esistono… E i provvedimenti a cui accennavo prima trovano la loro giustificazione, la loro ragione di esistere proprio nella situazione tragica che viviamo e nella necessità di opporsi a essa, per non esserne travolti, per non assistere, impotenti, al fallimento della rivoluzione, alla fine del Lidenburgo, alla fine di noi stessi… La pace… Tu, Daniele, mi dici che abbiamo vinto la guerra contro il regime che ci opprimeva e che abbiamo punito chi ne faceva parte… Questo è vero, verissimo!... Ma la rivoluzione, da cui ha avuto origine la guerra stessa, da cui è nato il Lidenburgo non è finita, non deve finire, come invece traspare dalle tue parole, né deve restare incompiuta o a metà: sarebbe la nostra tomba… La rivoluzione non finirà mai, è una necessità connaturata all’esistenza del Lidenburgo, all’esistenza di noi stessi… Rivoluzione e Lidenburgo si identificano l’una nell’altro e viceversa… Per noi la pace sarà una conquista difficile, così difficile che, forse o sicuramente, non riusciremo mai a raggiungerla… Perché ci saranno sempre nemici da abbattere… Sempre!... Alla generazione che ci seguirà lasceremo una grande, preziosissima eredità alla quale dovrà conformare la sua esistenza: ciò che la rivoluzione, ciò che noi abbiamo conquistato; ma le lasceremo anche un grosso peso: la necessità di difendere ogni giorno la rivoluzione stessa. Soltanto operando in questo modo - anch’io, esattamente come hai fatto tu prima, voglio evitare discorsi filosofici - riusciremo ad assicurare e a tutelare veramente la vita nel Lidenburgo… Venendo poi ai dettagli… L’economia… Hai veramente un bel coraggio nel parlare di rilancio dell’economia quando gli Orfani della Vita - e non mi dire che non sai nulla degli Orfani perché non ci credo minimamente - organizzando manifestazioni di ogni tipo contro il Governo, bloccano anche l’attività produttiva del Lidenburgo… Ebbene, ti posso dimostrare, statistiche alla mano, come la situazione della nostra economia e delle nostre finanze e come le condizioni di vita della nostra gente, con la rivoluzione e con il Governo che presiedo, siano indubbiamente migliorate rispetto a quanto avveniva sotto il regime che abbiamo buttato giù…. Sono però necessari ancora degli sforzi, dei sacrifici, da tutte le parti, per sostenere la rivoluzione, l’unica, la sola strada che ci permetterà di superare anche questi problemi… E la ricostruzione, a cui accennavi, dovrà avvenire, anzi potrà avvenire, sempre e soltanto attraverso la lotta, attraverso la rivoluzione: sarà la rivoluzione l’unico strumento che ci permetterà di raggiungere, lottando, la libertà, la giustizia, la pace, il progresso e che ci consentirà di realizzare totalmente la vita e di goderne pienamente, come tu stesso dicevi.

Fabriz osserva profondamente Sibert in silenzio per alcuni lunghi secondi.

Fabriz
Vedo che hai imparato molto bene il lavoro di politico… Hai smontato tutte le mie proposte… In apparenza hai anche ragione, ma in realtà sei dalla parte del torto… Completamente, Adolfo!

Sibert
No, Daniele!… Sei tu dalla parte dell’errore… Sei tu - te lo ribadisco - che non conosci la politica e le regole con cui si governa uno Stato… Soprattutto in una situazione drammatica come la nostra… E sappi, inoltre, che io per fare il mio dovere di governante, che ha come fine ultimo il bene del Lidenburgo, non mi fermerò davanti a nessuno e sarò pronto, fin da adesso, a sacrificare tutto e tutti.

Fabriz
Anch’io ti ribadisco un concetto; ho a cuore soltanto una cosa: il destino del Lidenburgo, le sorti della sua gente… Ecco la mia unica politica… Quella vera, quella sincera, quella che alla fine vincerà… E non dimenticare che io sono l’eroe… L’eroe della rivoluzione, che ha dalla sua parte il popolo… Tu, invece, ti nascondi dietro la maschera di uomo di governo, ma in realtà ti interessano soltanto il potere assoluto, il denaro e la gente non è di certo con te.

Sibert
La mia coscienza è pulita, Daniele.

Fabriz
Certamente!... Non l’hai mai usata!… Per questo è immacolata!... E ti dirò di più: la tua coscienza è soltanto uno specchio freddo e muto, dinanzi al quale, ogni giorno, si riflette una divisa militare che in realtà è la palandrana di un boia con le mani lorde di sangue.

Sibert si irrita, gesticolando leggermente.

Sibert
Sei arrogante, Daniele!... Ma, d’altra parte, che cosa devo aspettarmi dall’eroe, da un divo, da una “prima donna” se non ciò che tu hai appena detto?!

Fabriz
E io che cosa devo aspettarmi da un tiranno, da un dittatore, se non, alla fine di questo incontro, il male e poi la morte?!

Nella saletta cala un silenzio greve.



Sibert
La mia intenzione, con questo incontro, era quella di farti capire in che situazione - al di là di questa tua performance oratoria - ti sei venuto a trovare e, insieme, di offrirti una possibilità di uscita… Vedo però che è stato inutile… Ma vorrei - e tu non immagini quanto lo desideri! - sapere da te, e proprio da te, chi è davvero Daniele Fabriz.

Fabriz assume un aspetto fiero e solenne, guardando Sibert negli occhi.

Fabriz
Ascoltami bene, Adolfo Sibert… E non dimenticare mai queste mie parole… Io sono Daniele Fabriz… Tutti mi conoscono come l’eroe della rivoluzione. Ma prima di essere Daniele Fabriz, prima di essere l’eroe come lo intendi tu, come lo intende la gente che mi conosce, io sono un uomo… Mi comprendi, Adolfo?... Un uomo… È una parola tanto semplice questa, eppure l’abbiamo scordata… Come abbiamo dimenticato che possediamo una mente per capire e un cuore per sentire, che possiamo amare e non soltanto odiare, che abbiamo la facoltà di creare e non solo il potere di distruggere, che possiamo fare esclusivamente il bene e non il male, che siamo ospiti in questo mondo e non i padroni di esso… È per questo motivo, per il semplice fatto che ho capito che io sono un uomo e che tutti noi siamo degli uomini, che parlo di libertà, di giustizia, di pace, di vita: cose che non sono regali, come qualcuno crede, ma diritti fin dal momento in cui veniamo al mondo e di cui talvolta, troppo spesso, dobbiamo riappropriarci… Libertà, giustizia, pace, vita… Parole diventate così rare da noi al punto che, come la parola uomo, non le conosciamo più… Ecco chi è Daniele Fabriz!… O chi vuole veramente essere… Un uomo… E per questo un eroe… Ecco l’uomo... Ecco l’eroe.

Sibert si agita un poco, gesticolando leggermente.

Sibert
Io ti ammiro, Daniele… Sì!... Te lo confesso!... Ti ammiro: ammiro quell’abisso di umanità, che si cela dietro i tuoi atteggiamenti da eroe e quella volontà, che ti spinge a lottare e il cui slancio soltanto la morte potrà spezzare.

Fabriz
Che cosa?!

Sibert
Ora però, per me, per Adolfo Sibert, capo del Governo del Lidenburgo, Daniele Fabriz è soltanto un pazzo!... Sì!... Un pazzo.

Fabriz
No, Adolfo!... Anche questa volta ti sbagli, come hai fatto fino a ora...
Non sono io il pazzo, ma tu.

Nella saletta si fa nuovamente silenzio.

Sibert
Molto bene, Daniele… Hai messo una firma in calce al tuo destino… E non credo proprio che potrai cancellarla.

Fabriz
Anche tu, Adolfo, hai fatto esattamente la stessa cosa… Senza che te ne sia reso conto.

Sibert
Colonnello Maxim!
Il colonnello Maxim entra a passo sostenuto nella saletta.

Sibert
Colonnello, accompagni nuovamente il prigioniero nel Carcere della Centrale… Ma prima lo conduca nella Stanza dei Colloqui… Daniele Fabriz deve dirci alcune cose molto importanti: chi sono questi Orfani della Vita suoi amici, che cosa ha realmente in testa e tanto altro ancora… Lo sai, Daniele, perché ho fatto verniciare di rosso la Stanza dei Colloqui? Perché ho voluto omaggiare un dipinto di Van Gogh, il Caffè di notte… Van Gogh scrisse che il caffè è un luogo in cui ci si possa rovinare, diventar pazzi e commettere un delitto... Intendi?

Fabriz
Ho già inteso tutto prima che mi invitassi a questa colazione… Ma ho voluto venire lo stesso... Per farti capire… Inutilmente… Addio, Adolfo... E buona fortuna… A te… E soprattutto al Lidenburgo.

Il colonnello Maxim accompagna Fabriz fuori dalla saletta, dove un agente provvede subito a rimettergli le catene. Pochi attimi dopo Molder, Folding e Roland entrano guardinghi nella saletta.

Molder
Allora? Come è andata?

Folding
Avanti! Dicci tutto!

Roland
Siamo tutt’orecchi.

Sibert rimane assorto nei suoi pensieri in silenzio per alcuni attimi.

Sibert
Avevi ragione tu, Anton… Ho perso soltanto un po’ del mio tempo… Ho avuto solo conferma di quanto potente sia il cervello di Daniele Fabriz e come sia fornito di una logica ferrea e di una fantasia che abbaglia… Credo veramente che alla base del successo di Fabriz non ci siano soltanto le sue azioni, così celebrate, osannate, ma anche e soprattutto le sue parole, rimaste scolpite, al pari delle sue gesta, forse di più, nella testa e nell’animo della gente.

Molder
Le parole non sono sempre e soltanto forma… In molti, tanti casi della storia, sono sostanza.

Folding
Già!... Le parole!... Pensiamoci bene: qual è stata la molla che ha scosso il Lidenburgo nelle sue fondamenta dando così avvio alla rivoluzione? Le parole… Soltanto le parole.

Molder
Certo è che la rivoluzione ha fatto una bella fine da quando siamo al potere!... E le parole di cui tu dici ce le siamo dimenticati tutti.

Folding
Che diavolo vuoi dire?

Molder
Dico quello che tutti noi sappiamo benissimo, ma che nessuno di noi ha il coraggio di…


Roland
Dire apertamente, vero?

Sibert si alza dalla tavola e con un movimento della destra richiama l’attenzione di Molder, Folding e Roland.

Sibert
Adesso basta, signori!... Il mio tentativo di riconciliazione con Fabriz è fallito e ora è guerra aperta: il Governo del Lidenburgo contro Daniele Fabriz e gli Orfani della Vita… Dobbiamo agire e risolvere la cosiddetta questione Fabriz.

Molder e Folding assumono un contegno quasi marziale, mentre Roland appare dimesso e anche perplesso.

Folding
L’Ufficio Informazioni è pronto.

Molder
L’Ufficio Sicurezza è sempre pronto.

Roland
Anche il Tribunale del Popolo lo è… Nel senso che voglio capire bene che cosa dovrò fare.

Sibert
Ascoltatemi bene… Ricapitolando… Primo punto: bisogna cambiare subito la legge sui membri del Governo… Secondo punto: in fase di processo sarà necessario evidenziare i tre capi d’imputazione mossi a Fabriz, vale a dire cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali… Egli dovrà apparire come un nemico del Lidenburgo, come un traditore della rivoluzione, insomma come un uomo estremamente pericoloso e non più come l’eroe: e tutto ciò dovrà essere motivo di così grande scandalo, di così diffusa e profonda indignazione in tutto il Lidenburgo che la gente, per forza di cose, odierà Daniele Fabriz… Terzo punto: gli Orfani della Vita dovranno apparire come un’organizzazione terroristica, come dei banditi, dei fuorilegge altrettanto pericolosi come Fabriz, di cui dovrà essere detto e ripetuto durante il processo che ne è il capo… Quarto punto: l’opinione pubblica dovrà essere tenuta costantemente e adeguatamente informata, secondo le nostre indicazioni, degli sviluppi del processo e di tutto quello che ne emergerà contro Fabriz... Quinto punto: la Polizia Segreta dovrà intensificare la sua azione di controllo e di repressione su tutto il territorio… Sono stato chiaro?... E ora andate… C’è molto lavoro da fare.

Molder, Folding e Roland escono dalla saletta mentre Sibert, spossato, si sdraia su un divanetto.



Quinta scena

Carcere della Centrale della Polizia Segreta, domenica 20 marzo, tardo pomeriggio. Scortata da due agenti, Virginia si appresta a fare visita a Fabriz.

Primo agente
Può vedere e parlare con il prigioniero solo per poco tempo, signora, e alla presenza di almeno due agenti… Motivi di sicurezza.

Virginia
Voglio vedere Daniele… Subito.

Secondo agente
Avanti… E faccia presto.

Virginia, insieme ai due agenti, entra nella cella dove è detenuto Daniele: un ambiente piccolo, malamente illuminato. Fabriz è sdraiato su un lettuccio, coperto da una tela cerata che gli nasconde anche il volto. Ogni tanto emette dei lamenti. Virginia gli si inginocchia accanto.

Virginia
Daniele!… Daniele… Mi senti?… Sono io… Sono Virginia.

Fabriz
Chi sei?!… Che cosa vuoi da me?… Vattene!… Io… Io non ti conosco… Vattene via.

Virginia
Ma che stai dicendo, Daniele?!… Che stai dicendo?… Sono Virginia… Sono… Virginia!

Fabriz
Io sono Daniele Fabriz… L’eroe della rivoluzione… L’eroe del Lidenburgo… L’uomo che parla di libertà, di giustizia, di pace, di vita… Ma è stato tutto inutile… Perché i tiranni hanno vinto.

Virginia
Ma che dici?… Daniele!… Non riesco a vedere il tuo volto.

Fabriz
No!... Non guardarmi… Ti prego!… Non guardarmi.
Virginia scosta la tela cerata e vede il volto di Fabriz tumefatto e pieno di ferite, che mandano ancora sangue.

Virginia
Daniele!… Ma che ti hanno fatto?!… Daniele!

Fabriz
No!… Non guardarmi.

Virginia si volta verso gli agenti, gridando, poi si volta di nuovo verso Fabriz.

Virginia
L’avete torturato!… Maledetti!... Siate maledetti!

Primo agente
Se grida di nuovo, signora, vi sparo in testa… A tutti e due… Mi ha capito? Vi ammazzo come cani rognosi!

Virginia si volta di nuovo verso Fabriz.

Virginia
Daniele!… Fatti vedere… Oh Dio!… Ma che ti hanno fatto?!... Che ti hanno fatto?!

Fabriz
Io sono Daniele Fabriz… L’eroe della rivoluzione e del Lidenburgo… L’uomo che parla di libertà, di giustizia, di pace, di vita… Ma non è servito a nulla… Perché hanno vinto loro… Hanno vinto i tiranni.

Virginia
Oh Dio!… Sangue!... Sangue!... Tu… Stai male!... Sei ferito!... Hai bisogno di un medico che ti curi!… Subito!

Fabriz gesticola scompostamente, parlando con fatica.

Fabriz
No!… Non mi serve nessun medico… Non mi serve niente... Io… Io mi sono illuso che Adolfo Sibert, quel mostro, fosse, in realtà, un essere umano e… E invece di andargli dietro, perché questa era l’unica, la sola possibilità di salvezza che avevo, gli ho sciorinato tutto ciò che avevo dentro… Gli ho fornito tante di quelle prove contro di me che mi sono letteralmente rovinato… Mi sono condannato.

Virginia
Io… Io ti devo portare all’Ospedale, Daniele.

Secondo agente
Lei è pazza!… Il prigioniero non può lasciare il Carcere per nessun motivo.

Virginia si volta di nuovo verso gli agenti, gridando, poi verso Fabriz.

Virginia
Siete dei vigliacchi!… Siete dei mostri senza cuore… Ti curerò io, Daniele, ti curerò io… Non temere.

Fabriz
Che cosa vorresti fare?… Dimmelo!… Che cosa vorresti fare?

Virginia gesticola scompostamente, balbettando alcune brevi parole incomprensibili.

Virginia
Io… Io… Ti curerò e poi… Poi ti porterò via da qui… Sì!… Ti porterò via da qui.

Fabriz
No, Virginia… Tu non potrai fare nulla… Io sono perduto… Mi capisci?… Perduto.

Virginia
Perché dici queste cose?… Perché?… Dio ti aiuterà… Ci aiuterà.

Fabriz
No, Virginia… Dio non potrà fare nulla per me… Per te… Per noi due… Dio mi ha abbandonato… Ci ha abbandonato.

Virginia
Non devi dire queste cose, Daniele… Dio non abbandona mai nessuno… Mi capisci?

Fabriz tossisce ripetutamente, agitandosi.
Fabriz
No, Virginia… Dio mi ha abbandonato… Tu, forse, non ricordi le parole che Cristo disse quando fu inchiodato sulla croce e vi rimase sofferente… Io non le ho dimenticate, non ho mai dimenticato il Vangelo anche quando impugnavo il fucile… In quel momento Cristo fu preso da un dubbio veramente grande, proprio poco prima di morire e questo dubbio dovette essere la più atroce delle sofferenze: il silenzio di Dio… È lo stesso sentimento che provo io, in questo momento, insieme ad altri, forse peggiori, per un essere umano: il silenzio dell’uomo, il suo odio, la sua indifferenza.

Virginia
Tu non sai più quello che dici… Ascoltami, Daniele… Martin Ditel ha detto che il tuo arresto è stato un atto illegale e che anche il processo che subirai lo sarà… E inoltre ha detto tutto il Lidenburgo scenderà nelle strade e nelle piazze per chiedere la tua liberazione.

Fabriz abbozza un sorriso ironico sulle labbra, che si tramuta subito in un’espressione di profonda tristezza.

Fabriz
Come sei ingenua, Virginia!... Come sei ingenua!… Sei una bambina con l’aspetto di donna.

Virginia
Che mi vuoi dire?… Dimmelo!… Ti scongiuro!

Fabriz
Il processo che mi attende non sarà affatto un procedimento giudiziario, ma un atto politico… E la politica è schiava di meccanismi che non hanno nulla a che fare con la giustizia… Questo processo sarà soltanto un astuto, demoniaco espediente per eliminarmi.

Virginia guarda attonita Fabriz negli occhi in silenzio per alcuni lungi attimi, scuotendo leggermente la testa.

Fabriz
E poi… Credi veramente che il Lidenburgo si mobiliterà per me?… Pensi realmente che la gente scenderà nelle strade e nelle piazze per me, per Daniele Fabriz, per l’eroe?… Avrebbe già dovuto farlo non appena saputo del mio arresto, notizia che, suppongo, sia stata diffusa... In realtà il cosiddetto popolo si è già dimenticato di me, della mia esistenza… Sono solo… Siamo soli…. Come lebbrosi… Come appestati… Tra qualche ora il Governo ci verrà addosso e ci farà a pezzi… Tu, Martin e gli altri vi state soltanto illudendo… E volete illudere anche me… Ma in fondo alle vostre menti e ai vostri cuori sapete che, in realtà, non c’è nulla da fare... Prima ancora che tutto inizi.

Virginia
Daniele!… Tu stai parlando come… Come un uomo che non ha più nessuna speranza di vivere… Perché?… Perché?

Fabriz
Io conosco bene i mostri contro cui mi batto… E so che hanno già deciso… Tutto!… Hanno deciso tutto ancor prima di incominciare… Virginia: loro vogliono la mia morte. Mi capisci?… Solo la mia morte.

Virginia
Ma tu… Tu hai il diritto di vivere… Tutti gli uomini di questo mondo, sei stato tu stesso a insegnarmelo, a ripetermelo tante volte, hanno il diritto di vivere.

Fabriz
Ogni uomo ha dei diritti fino a quando è capace di difenderli… Quando non può più farlo, allora, questi diritti non esistono più… E il primo diritto a scomparire è proprio quello alla vita… Del resto, forse, è meglio morire piuttosto che vivere e vedere il Lidenburgo nelle mani di banditi senza che io possa fare qualcosa per fermarli nella loro opera di devastazione… Mi viene da pensare una cosa orribile: che la mia vita sia stata soltanto una disgrazia… E che anche la mia morte lo sarà… Anche se sono state tutte e due grandi.

Virginia accarezza il volto di Fabriz, poi lo bacia sulle labbra, più volte.

Fabriz
Che cosa fai?… Lasciami… Lasciami!

Fabriz tossisce di nuovo ripetutamente, agitandosi.

Virginia
Le mie carezze e miei baci ti guariranno, Daniele.

Fabriz
Ho detto: lasciami!

Virginia
Perché non vuoi che ti accarezzi? Perché non vuoi più che ti baci?… Forse… Forse non sai più baciare?… Fino a poco tempo fa dalle tue parole, dai tuoi sguardi era come se il paradiso scendesse su di me e tu mi baciavi con passione, con forza che quasi mi soffocavi… Ora le tue labbra sono fredde, sono mute e le tue parole hanno come soffocato i tuoi baci… Dov’è l’amore che avevi per me? Dov’è?

Fabriz
Virginia!… Te lo ripeto: io sono un uomo morto... Morto!… Per questo le mie labbra sono fredde, sono mute come dici tu… Tutto il mio corpo è muto, è freddo, ma devi sapere, Virginia, che ti amo… Ti amo, piccola mia!… Anche se sono ridotto a un rottame e non posso provartelo, se non con le parole… Ehh!... Forse… Forse è la prima volta che mi guardi come si guarda un essere umano, vero?

Virginia piange.

Virginia
Oh Daniele!… Sono una miserabile egoista… Tu stai soffrendo e io parlo di amore, pretendo che tu mi baci.

Fabriz
No, Virginia… Non sei una egoista… Il tuo amore è così grande che non si arresta di fronte al male, nemmeno dinanzi alla morte… C’è soltanto una cosa che puoi fare realmente per me: trovami una tomba, che sia la più semplice, la più povera possibile… Una tomba vicina a quella dove riposa mio fratello, che è morto combattendo insieme a me… Dicono… Dicono che solo nella tomba ci sia il vero riposo, la vera quiete, la vera calma, addirittura la vera felicità, che inseguiamo tutti i giorni della nostra vita senza mai raggiungerla… E dicono anche che la tomba uccida ogni persona, ma ne faccia vivere per sempre il ricordo... Ma più di me, spero che vengano ricordate le mie parole, le cose giuste per le quali mi sono battuto… Non è vanità, Virginia… Non lo è nella maniera più assoluta, credimi.

Virginia
Io… Non lo so… Non lo so, Daniele.
Fabriz
Oh, se solo potessi veramente lottare!… Invece è come se fossi stato gettato in un pozzo con le mani e i piedi legati e gli occhi bendati in attesa di essere ucciso da una macchina, quella inventata da Sibert, Molder e gli altri… Sono un sepolto vivo in attesa della decomposizione che è già iniziata prima della mia stessa morte.

Un agente
Il tempo è finito, signora… Avanti.

Fabriz
Coraggio, Virginia!… Coraggio.

Scortata dai due agenti della Polizia, Virginia esce dalla cella sempre piangendo.




Secondo atto


Prima scena

Aula del Tribunale del Popolo, lunedì 21 marzo, prima mattina. Sta per iniziare il processo a Daniele Fabriz davanti a un pubblico numeroso, seduto su panche rudimentali, tra cui vi è Emil Virt, membro degli Orfani della Vita. In successione entrano la corte, il pubblico accusatore, la difesa e per ultimo l’imputato. Agenti della Polizia Segreta al comando del colonnello Maxim presidiano l’aula.

Il cancelliere
In piedi, entra la corte… Entra il presidente della corte… Entra il pubblico accusatore Aris Roland… Entra la difesa… Entra l’imputato.

Daniele Fabriz fa il suo ingresso scortato da quattro agenti. È incatenato e indossa una lunga tunica rossa. Sul volto porta i segni della tortura, ma il suo sguardo è fiero. Viene fatto sedere su una sedia rozza e gli vengono tolte le catene.

Il presidente
L’imputato comunichi le sue generalità a questa corte.

Fabriz
Ma come? Portate qui colui che da tutti è chiamato l’eroe e non sapete neppure come si chiama?! Ahh! Bella questa!

Il pubblico ride.

Il presidente
Silenzio!… Allora, imputato: vuole dirci il suo nome?

Fabriz
Non io, ma la rivoluzione, il popolo del Lidenburgo possono dire il mio nome.

Il presidente
Dai documenti che la corte ha in suo possesso sappiamo che lei si chiama Daniele Fabriz.

Fabriz
Allora, egregio presidente, se conoscete il mio nome perché me lo avete chiesto? Forse non siete sicuri di ciò che state facendo o temete l’eroe al punto che non osate neppure ricordare e pronunciare il suo nome?

Il presidente
Che il dibattito processuale abbia inizio.

Roland
Signori della corte! L’imputato Daniele Fabriz è accusato di cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali.

Fabriz
E queste imposture sarebbero un atto di accusa? Eh?… Sarebbero un atto di accusa?… Mi fai ridere Roland!... Mi fai proprio ridere!... Non ti dico altro perché non voglio sporcarmi di più la bocca.

Il presidente
L’imputato non può parlare.

Fabriz
Invece parlerò, urlerò tutto il giorno, tutta la notte se sarà necessario e poi ancora il giorno e la notte che verranno... L’intero Lidenburgo sentirà la mia voce, che respingerà senza alcuna fatica queste falsità… Ve lo dico chiaramente, signori: io non temo il verdetto che inevitabilmente emetterete e vi ripeto che so benissimo che il mio nome, tra poco, sarà scritto nella storia; ma nonostante ciò non aspettatevi una difesa rassegnata da me, da uno che ha fatto e continua a fare la rivoluzione.

Il pubblico bisbiglia e si muove rumorosamente.

Il presidente
Silenzio in aula!

Roland
Imputato! Le ricordo, esclusivamente per il suo bene, che la sfrontatezza è tipica di chi è colpevole, la calma, invece, di chi è innocente.

Fabriz
La sfrontatezza, Roland, non è un difetto, ma un grande pregio, una grande capacità, una grande virtù quando essa è lo strumento con cui lottare per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… Ed è proprio con questo strumento che io combatterò, qui dentro, per il Lidenburgo.

Il presidente
L’imputato non può parlare… Soltanto il suo avvocato può farlo.

Fabriz
Il mio avvocato?… Intendi dire questo tirapiedi del Governo che sta accanto a me?

Il presidente
Imputato, silenzio!

Fabriz
Non ho mai avuto paura a fare qualsiasi cosa purché giusta e onesta… E non vedo proprio perché dovrei aver paura a parlare in questo posto.

Il presidente
Iniziamo il dibattimento.

Fabriz
Che cosa stai dicendo, presidente?!… Tu, voi tutti, illustri signori, in realtà, non volete iniziare nessun dibattimento perché, l’ho già detto, avete già deciso quale sarà la mia sorte e avete già pronta la sentenza nelle vostre teste… Questo processo è soltanto un teatro!

Roland
Signor presidente! L’imputato sta impedendo il normale svolgimento del processo. Chiedo che vengano presi dei provvedimenti nei suoi confronti.

Il presidente
Imputato! Glielo ripeto: non ha diritto alla parola. Per lei parlerà il suo avvocato.

Fabriz si rivolge al pubblico presente in aula.

Fabriz
Popolo di tutto il Lidenburgo!… Io sono stato e sono tuttora la tua anima, la tua voce, la tua guida… Il mio nome segna ogni pagina della tua storia… Per anni ho lottato contro i tiranni per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… Ora continuo a lottare per le stesse cose.

Il pubblico mormora e si scompone chiassosamente.
Il presidente
Silenzio!… Silenzio o faccio sgomberare l’aula!

Fabriz
Ahh, caro presidente!… Non sai altro che dire se non la solita, famosa frase da film!… Non potrai mai far tacere il popolo del Lidenburgo… Mai!

Roland
Signori della corte!… Forse abbiamo dimenticato che siamo in un’aula di Tribunale?!… Forse abbiamo dimenticato che siamo qui per giudicare un uomo accusato di crimini gravissimi?!… Forse la sua oratoria, seducente e falsa, ci sta ammaliando, facendoci dimenticare la realtà?!

Fabriz
Nessuno ha dimenticato la realtà, Roland! Sei tu che vorrebbe che essa venisse dimenticata e siccome ciò non è possibile che accada stai provando a stravolgerla.

Roland
L’imputato ha offeso il pubblico accusatore. Chiedo che venga immediatamente allontanato.

Il presidente
Imputato!... Glielo ripeto per l’ultima volta: non ha diritto alla parola. Se continua a farlo non potrà più assistere al dibattimento.

Fabriz
Voi, signori, volete far credere che questo processo sia già finito, mentre non è ancora iniziato… Più un uomo ha coraggio, più ci si accanisce contro per schiacciarlo, più un uomo è buono e onesto più gli si cuciono addosso tutte le infamie del mondo. È un sistema infallibile, che questo Tribunale negli ultimi tempi ha perfezionato.

Roland
L’imputato ha offeso il Tribunale del Popolo. Chiedo nuovamente che venga allontanato subito.

Fabriz
Io non me ne vado, Roland… E tu, voi tutti che mi state giudicando, non mi caccerete mai da quest’aula.
Il presidente
Questo lo dice lei, Fabriz.

Fabriz
Sì! Lo dico io. E lo ribadisco non una, ma cento, mille volte se è necessario… Perché voglio che tutti coloro i quali sono presenti in quest’aula sappiano che razza di criminali siete e sappiano perché mi volete morto.

Il pubblico freme e si agita fragorosamente.

Il presidente
Silenzio!… Silenzio!

Roland
Signori della corte! Avete udito con i vostri stessi orecchi… Siamo stati offesi un’altra volta.

Fabriz si rivolge di nuovo al pubblico presente in aula.

Fabriz
Ascoltatemi! Io faccio parte del Governo del Lidenburgo, e di questo mi vergogno profondamente, ma il farne parte mi permette, ogni giorno, di oppormi alle sue decisioni, di combattere contro quegli uomini che non vedo in questo Tribunale, ma che sono poi gli stessi che mi hanno portato qui… Ebbene c’è una legge, secondo la quale i membri del Governo non possono essere perseguiti né per le opinioni espresse, né per il loro operato, né essere messi in stato di accusa e neppure arrestati… Invece, io, Daniele Fabriz, l’eroe, come potete ben vedere, sono stato arrestato, imprigionato, torturato e infine trascinato davanti a questa corte che mi accusa di cose semplicemente assurde, che vuole mettermi il bavaglio e che mi rimprovera di essere sfrontato solo perché mi difendo con tutta l’energia, con tutte le forze che ho dentro… Ma io, prima che tutto sia finito, toglierò la maschera a coloro che hanno voluto colpire me e insieme a me la rivoluzione, il Lidenburgo… E li ricaccerò nel fango, nel letamaio, nell’abisso, nelle tenebre da cui sono venuti.

Il pubblico si indigna profondamente alle parole di Fabriz mentre il presidente e il pubblico accusatore non sanno replicare.


Fabriz
Ora, invece, vi spiego che cos’è il Tribunale del Popolo e come funziona. Tribunale del Popolo! Che bel nome, si direbbe!... Finalmente un organismo a cui ogni cittadino può rivolgersi con fiducia per chiedere giustizia!... Ma, ehh! non è così… Non è così… Il Tribunale del Popolo è un’orrenda macchina burocratica per opprimere, condannare e uccidere. Sì!... Mi avete capito bene: per condannare e uccidere... Contrariamente ai consolidati principi di diritto processuale i giudici che compongono il Tribunale del Popolo sono ben pochi e sono tutti funzionari del Governo; all’imputato, il quale ottiene spesso visione dell’imputazione soltanto un giorno o addirittura poche ore prima dell’inizio del processo, non è concessa la libera scelta del proprio difensore, dal momento che tale nomina è soggetta all’approvazione del presidente del Tribunale e lo stesso avvocato difensore, che poi è soltanto un funzionario governativo, ne è sottoposto al controllo... La prerogativa principale di ogni giudizio che avviene davanti al Tribunale del Popolo è l’inappellabilità della sentenza da parte dell’imputato, facoltà consentita invece al pubblico accusatore; in altre parole, e questo in totale dispregio ai più fondamentali principi del diritto penale, l’imputato non ha diritto a un secondo grado di giudizio; al contrario la pubblica accusa può ricorrere e richiedere un inasprimento della pena comminata, pena che è sempre quella di morte… Questo è il Tribunale del Popolo.

Il presidente
Il Tribunale del Popolo agisce nel rispetto dell’ordinamento giuridico del Lidenburgo.

Fabriz
E che dire della Polizia Segreta, il braccio armato del Tribunale del Popolo e del Governo del Lidenburgo?!… Questi signori, che indossano sempre eleganti uniformi scure, con il pretesto di difendere il Lidenburgo, stanno spargendo ovunque il terrore e il loro agire delittuoso non è limitato dalla legge, né è soggetto a revisione giudiziaria… Questa Polizia non ha alcuna responsabilità e agisce impunemente… Essa ci dimostra chiaramente che cosa può diventare un organo dello Stato quando dal servizio di una nazione passa a quello di una fazione: il suo potere e le sue armi, che le sono date in origine per tutelare i cittadini e i loro diritti, diventano strumenti di sopruso e di morte…Di certo avrete sentito parlare della cosiddetta custodia protettiva e sicuramente vi avranno detto che si tratta di un provvedimento eccezionale, che viene adottato soltanto in casi gravi… È una menzogna questa, soltanto una menzogna!… La custodia protettiva è un pretesto per incarcerare le persone senza procedimento giudiziario e viene sempre applicata dalla Polizia Segreta… Sempre!... Mi capite?!… E tutti coloro i quali subiscono questo trattamento devono addirittura firmare il decreto di arresto… Firma che viene estorta con la tortura, praticata in moltissime altre occasioni dagli aguzzini in divisa di questa Polizia, i quali procedono poi, su larga scala, a esecuzioni capitali.

Il presidente
La Polizia, come il Tribunale del Popolo, agisce nel rispetto della legge del Lidenburgo. Nulla di più.

Fabriz
E ora, finalmente, potrete sapere perché questo Tribunale mi vuole morto… Sono il solo che può rispondere… Il Tribunale del Popolo mi vuole morto perché dico la verità… Perché mi oppongo alla dittatura che oggi governa il Lidenburgo e sono per questo una minaccia… Perché faccio paura… Sì! Io, Daniele Fabriz, l’eroe della rivoluzione, faccio paura perché parlo di cose che qui, nel nostro paese, sono dei reati: la libertà, la giustizia, la pace, la vita.

Il pubblico applaude alle parole di Fabriz. Molti dei presenti si alzano in piedi in segno di solidarietà nei suoi confronti.

Il presidente
Colonnello Maxim, riporti l’ordine in aula!

A un ordine del colonnello Maxim gli agenti della Polizia Segreta inducono i presenti a non applaudire più e a sedersi di nuovo.

Fabriz
Io sono sempre stato uno dei sostenitori, dei difensori, chiamatemi come volete, della giustizia… Ora mi ritrovo qui, in quest’aula, di questo Tribunale che non amministra la giustizia come dovrebbe fare, ma l’ingiustizia. Sì! Avete capito tutti benissimo: amministra l’ingiustizia.

Il presidente
Lei è fuori di senno, Fabriz! E ha totalmente dimenticato di essere imputato proprio di fronte a questo Tribunale.


Roland
È la quarta volta, Fabriz, che offendi i membri di questo Tribunale… La quarta volta!

Fabriz
Non è vero, Roland! Io non ho proprio offeso nessuno perché ho semplicemente detto la verità. E adesso ti faccio una domanda alla quale dovrai rispondere: dove sono i testimoni, eh? Dove sono le prove di ciò di cui questo Tribunale mi accusa? Cospirazione contro il Governo, attività sovversiva, attentato alle istituzioni statali… Sono delle belle accuse, non c’è dubbio, ma… Dove sono le prove?... Io, Daniele Fabriz, l’eroe della rivoluzione, esigo, pretendo che i miei accusatori vengano in quest’aula di Tribunale a esibire le prove della mia colpevolezza… Che si confrontino con me… Li voglio qui, davanti a me… Soltanto dopo potrà iniziare il vero dibattimento, il vero processo.

Il pubblico applaude nuovamente e più fragorosamente di prima alle parole di Fabriz, lanciando grida in suo sostegno e invettive contro il Tribunale del Popolo e il Governo.

Il presidente
Basta!... Silenzio!... Silenzio!

Fabriz alza il tono della voce fin quasi a gridare.

Fabriz
Perché non vengono convocati i testimoni? Perché questa mia richiesta non viene soddisfatta? Eppure, nonostante che nel Lidenburgo l’illegalità e l’infamia siano state erette a sistema giudiziario, la legge prevede ancora che chi è imputato in un processo abbia, oltre a un cosiddetto avvocato, uno o più testimoni in sua difesa. Allora, presidente, pubblico accusatore e membri della corte, dove sono i testimoni? Dove sono? Volete, forse, negarmeli? Ah adesso capisco! Vi siete resi conto, improvvisamente, di aver commesso una debolezza nel riconoscere questo diritto a chi è imputato e ora vi trovate in serio imbarazzo e in grossa difficoltà… E non solo… Ehh! Non solo per questo… I testimoni che io chiedo non è gente sconosciuta, ma sono, paradossalmente, gli stessi uomini che mi accusano, che mi hanno arrestato, incarcerato, torturato e portato qui: uomini che sanno bene che io, Daniele Fabriz, l’eroe, sono innocente e che se dovessero comparire in questo Tribunale a testimoniare sarebbero costretti a dire la verità su di me, quella stessa verità che tutto il Lidenburgo conosce, ammettendo così che le accuse contro di me sono del tutto infondate e che loro sono dei bugiardi manipolatori.

Roland
Soltanto chi è colpevole parla così e invoca con tanta forza i testimoni… Chi, invece, è innocente non chiede che venga dimostrato nulla perché sa di non essere colpevole.

Fabriz
Ti sbagli, Roland. Io so di essere innocente…  Io sono innocente e invoco i testimoni per dimostrare ulteriormente la mia innocenza… Per dimostrarla a voi, se mai ciò servisse, e a tutti coloro i quali stanno assistendo a questo processo.

Il presidente
La seduta è momentaneamente sospesa… Riportate l’imputato in carcere.

Gli agenti della Polizia Segreta incatenano di nuovo Fabriz e lo riconducono in carcere mentre anche la corte, il pubblico accusatore e la difesa lasciano l’aula dove rimangono soltanto il pubblico e gli agenti della Polizia Segreta.



Seconda scena

In una saletta attigua al Tribunale del Popolo, Sibert e Molder hanno assistito al dibattimento processuale. È la prima mattina di lunedì 21 marzo.

Molder
Hai visto e sentito tutto?!

Sibert
Sì.

Molder
Non sai dirmi altro che uno stentato sì?

Sibert
E che cosa vuoi che ti dica di più?

Molder
Vorrei un commento a caldo da te, Adolfo, su quello che è appena successo.

Sibert fa un lungo respiro, socchiude gli occhi per alcuni attimi, poi li riapre.

Sibert
Fabriz è come un torrente in piena… Inarrestabile!… E sta riuscendo a portare dalla sua anche il pubblico, che pure dovrebbe stare con noi.

Molder
Già! Quell’idiota di Roland gli ha lasciato dire tutto quello che voleva, dannazione!

Sibert
Credo che sia impossibile o quasi fermare Fabriz… Che grande che è Daniele Fabriz!... Sa di essere perduto, eppure, in questo momento, è lui il vincitore.

Molder osserva con sguardo sornione Sibert in silenzio per alcuni istanti.

Molder
Tu hai sempre ammirato Fabriz, vero Adolfo?

Sibert
Lui ha quello che io non avrò mai: uno spirito forte e un cuore tenero.

In quel momento Roland, cupo e agitato, entra nella saletta.

Molder
Roland! Ma che diavolo stai facendo in aula, ehh? Stai dalla nostra parte o dalla sua?

Roland
E vi pare una cosa semplice tappare la bocca a Fabriz, per Dio?!

Molder
Questo è compito tuo, Roland. Il Governo si aspetta da te maggiore risolutezza… Fino adesso non hai fatto un bel niente!... Non hai sottolineato a dovere le accuse mosse a Daniele Fabriz, non lo hai fatto apparire come nemico del Lidenburgo e come traditore della rivoluzione, non hai accennato minimamente agli Orfani della Vita… Eppure Adolfo ti ha dato indicazioni adeguate e dettagliate per agire.

Roland fa un inchino ironico, abbozzando sulle labbra un leggero sorriso.

Roland
Prego!... Ti cedo volentieri il mio posto, Molder!... Accomodati pure!... Non appena il dibattimento sarà ripreso, va pure nell’aula del Tribunale del Popolo e vedrai che aria tira… E sappi, con l’occasione lo rammento anche a te, Sibert, che contro Daniele Fabriz non c’è proprio nulla... Mi capite?... Nulla!

Molder
Ci stai prendendo in giro?!

Sibert
Adesso basta!... Tacete tutti e due.

Molder
Come intendi procedere contro Fabriz?

Sibert
Non lo so.

Molder compie alcuni passi brevi e nervosi, gesticolando scompostamente, poi si ferma all’improvviso.

Molder
Come sarebbe a dire non lo so, Adolfo? Ieri avevi pronta una scaletta di cose da fare!... Te la sei dimenticata?

Sibert
Ho detto che non lo so e basta.

Molder
Complimenti, Adolfo!

Sibert
Vedete, cari signori, la questione Fabriz ha una genesi complessa, è una questione complicata e pericolosa… È un dilemma… È indubbio che dobbiamo vincere, ma anche se vinciamo c’è, comunque, il rischio di uscirne sconfitti… Dinanzi al Lidenburgo, dinanzi alla rivoluzione, dinanzi a noi stessi.

Molder
La tua è solo filosofia, Adolfo. Trova una soluzione al problema.

Roland
Non sarà facile riaprire il dibattimento. Nessuno riuscirà a fermare Fabriz.

Sibert lancia un rapido sguardo a Molder e a Roland.

Sibert
E invece dobbiamo fermarlo.

Molder
Ma se non sai neppure tu come… Sei caduto in una crisi profonda… Svegliati prima che sia troppo tardi, dannazione!

Roland
In base alla legge dobbiamo concedere a Fabriz i testimoni. È un suo diritto. Inoltre vi ricordo che, in questo momento, siamo noi i primi a essere fuori dalla legge: un membro del Governo è stato arrestato, imprigionato, torturato e sottoposto a processo in totale dispregio dell’immunità di cui beneficiano tutti gli appartenenti al Governo del Lidenburgo… La legge dice chiaramente: Nessun membro del Governo può essere perseguito per le opinioni espresse e per il suo operato, né può essere messo in stato di accusa e neppure arrestato.

Nella saletta si fa silenzio per alcuni lunghi secondi.

Sibert
La legge è stata revocata con un decreto lampo, con la seguente motivazione: tutelare lo Stato anche da pericoli che possono nascere dentro le sue stesse istituzioni.

Roland
E questo decreto quando è stato emanato? Io non ne sono stato minimamente informato. E, suppongo, neppure gli altri uomini di legge del Lidenburgo.

Sibert si accosta a un tavolino sul quale ci sono dei fogli bianchi e una penna. In piedi scrive, rapidamente, una lunga frase, poi porge il foglio a Roland.

Sibert
Ecco qui il decreto. Contento?

Roland
Incredibile, Sibert! Veramente incredibile!... Ascoltami, Adolfo... Io sono un giudice, un uomo di legge… Non sono un politico, un uomo di potere… Io amministro la giustizia in nome del popolo del Lidenburgo e…

Sibert
Il popolo!? Che parola vecchia e pesante!... Mi fa tornare in mente le lezioni di storia a scuola… Il popolo non conta nulla, non ha mai contato nulla, e questo lo sai anche tu, Roland… La giustizia è opera nostra, del Governo del Lidenburgo e tu l’amministri in nome nostro, non in nome del popolo… Nulla è cambiato, mio caro pubblico accusatore Aris Roland, e mai nulla cambierà: il potere è e sarà sempre nelle mani di pochi.




Roland
Sibert… Io sono un giudice… Il mio dovere è quello di far rispettare e applicare la legge, non di assecondare i capricci di chi la fa e la disfa a suo piacimento.

Sibert si avvicina a Roland e gli mette le mani sulle spalle, guardandolo fisso negli occhi.

Sibert
Ascoltami, Aris Roland!... L’ho già detto ad Anton, ieri… La questione Fabriz non è una questione giuridica, non riguarda il diritto, la giustizia che, in questo particolare contesto, sono soltanto dei mezzi, degli strumenti con cui il Governo del Lidenburgo, vale a dire noi, può, anzi, deve abbattere questo suo nemico, che è poi un nemico del Lidenburgo.

Roland
Questa è una palese violazione del diritto, Adolfo... Non posso accettarla senza oppormi.

Sibert
Roland!... Te lo dico chiaramente: tu non sei un giudice… Anzi ti dirò di più: tu credi, ti illudi di essere un giudice, ma in realtà non lo sei, per il semplice fatto, pur paradossale, che ricopri il ruolo di pubblico accusatore in questo processo… Aris Roland!... Tu non sei un giudice!... Tu sei un boia… Sì!... Un boia, un carnefice, un giustiziere… Sei colui al quale il Governo del Lidenburgo consegna i suoi nemici affinché siano eliminati… E se non lo farai il prossimo processo vedrà te come imputato... Hai capito, Aris Roland? Hai capito, maledizione?!

Roland
Che cosa dovrei fare, allora?

Sibert inizia a camminare per la saletta, gesticolando leggermente.

Sibert
Il tuo compito, come giudice, visto che il tuo ruolo, che ti piace così tanto, è proprio questo, è quello di guidare il processo verso la condanna di Daniele Fabriz... Spetta a te motivare e chiedere la condanna dell’imputato… E se ciò costituirà un atto illegale dovrai, comunque, assolvere la tua funzione e compiere questo atto illegale.

Roland
Fabriz ha richiesto, a gran voce, i testimoni, coloro che lo accusano… Cioè noi.... Come intendi risolvere questo problema visto che quello dell’immunità dei membri del Governo l’hai risolto, così brillantemente, con carta e penna pochi attimi fa?

Molder
Perché non emaniamo un altro decreto lampo?

Roland
Un altro? E quando mai è stato emanato il primo?!

Sibert si ferma di colpo, lanciando uno sguardo fulminante a Roland.

Sibert
Taci, Roland!... Taci, per Dio!... E in che cosa consisterebbe questo secondo decreto lampo?

Molder
Un provvedimento in base al quale il Tribunale del Popolo deve proseguire un processo senza alcuna interruzione ed escludere dal dibattimento tutti quegli imputati che, con le loro parole e il loro comportamento, ovviamente richiesta di testimoni compresa, ne impediscano il regolare e corretto svolgimento... Proprio come ha fatto Daniele Fabriz… La storia è piena di episodi di questo genere.

Sibert si siede su una poltrona, fa un lungo respiro alzando il capo verso l’alto e rimane in quella posizione in silenzio per alcuni attimi.

Sibert
Credo invece, anzi ne sono profondamente convinto, che dovremo concedere a Fabriz i testimoni.

Molder
Sei folle? Fabriz chiede che vengano ascoltati, come testimoni, i componenti del Governo, cioè noi, che lo accusiamo.

Sibert si alza di scatto dalla poltrona e riprende a camminare per la saletta.



Sibert
In sede di dibattimento Fabriz ha chiesto i testimoni, ma non ha fatto nessun nome… Non avete colto questo dettaglio, questa sfumatura così importante?... Daniele non ha chiesto come testimoni me, Molder e gli altri membri del Governo, ma solo coloro che lo accusano… Bene!... Noi lo accontenteremo… Con la bella differenza, però, che gli daremo i testimoni che noi vogliamo dargli, i quali diranno ciò che noi vogliamo che dicano, non quelli che richiede lui.

Roland
Testimoni falsi, in poche parole, vero Sibert?! D’altra parte, come ti ho già detto, contro Fabriz non c’è nulla… Di conseguenza, l’unica strada percorribile per farlo fuori è quella delle testimonianze fabbricate ad arte.

Molder
Eh sì!… Testimoni falsi!… Non ci sono alternative!

Sibert si ferma all’improvviso e rimane immobile per alcuni istanti.

Sibert
La posta in gioco è alta, cari signori!… Troppo alta… Per questo dobbiamo agire con grande incisività, anche con cinismo… Non è questo il momento per essere giusti… Il perché, o meglio i perché, li conoscete benissimo anche voi: Fabriz cospira contro il Governo opponendosi a esso, svolge attività sovversiva con i suoi Orfani della Vita, attenta alle istituzioni statali, predica cose dannose e pericolose per il Lidenburgo… Daniele Fabriz è un traditore, un nemico: nostro e del Lidenburgo. E va eliminato. Anche se lui è l’eroe della rivoluzione.

Molder si avvicina a Sibert con fare provocatorio.

Molder
Sei riuscito, quasi o del tutto, a convincerti, ehh?!... E anche gli altri non hanno nessuna altra scelta, se non quella di seguirti… Passando a cose concrete, domando: dove li troviamo questi testimoni?

Roland
Sono sicuro che Adolfo Sibert, capo del Governo del Lidenburgo, lo sa.



Sibert
Questo è soltanto un dettaglio tecnico… Il nocciolo della questione è un altro: come gestire i testimoni.

Molder
Già!... E come?

Roland
Un altro bel problema!

Sibert
Signori!… Non avete fantasia!… Non siete minimamente creativi!... Ho proprio dei collaboratori inefficienti, ma, in fondo, la colpa è soltanto la mia che mi sono circondato di gente come voi.

Molder e Roland trattengono a stento il loro risentimento.

Sibert
Prima che il processo riprenda facciamo il punto sulla situazione. Intanto chiamatemi Folding… Allora… Prima di tutto la scaletta di cui parlavi, caro Anton, non l’ho dimenticata affatto. Anzi è giunto il momento di perfezionarla… Ma procediamo con ordine. Innanzitutto consideriamo risolta, con il nostro decreto lampo che dovrà, comunque, in maniera oculata, essere reso noto, la questione della legge dell’immunità di cui godono i membri del Governo; in secondo luogo, in fase processuale il nostro esimio pubblico accusatore Aris Roland, il quale, ne sono certo, questa volta sarà molto bravo nell’espletamento delle sue funzioni, dovrà rimarcare le tre accuse mosse a Fabriz, farlo apparire come un nemico del Lidenburgo e come traditore della rivoluzione e tirare in ballo gli Orfani della Vita intesi come organizzazione terroristica, guadagnando così tempo: quel tempo che servirà a te, Anton, e a Folding, per preparare adeguatamente i nostri testimoni, che sceglierete insieme al colonnello Maxim tra quanti stanno in galera. È scontato che dovrete optare per gente “affidabile” e in questo sarete molto aiutati dalla Polizia Segreta, la quale ha dei metodi molto persuasivi per attivare collaborazioni.

Molder
Il tempo a disposizione è pochissimo. Ce la faremo?


Roland
Io sono un giudice, non un burattino! Devo condurre un processo, devo attenermi ai miei obblighi di uomo di legge.

Sibert lancia un altro sguardo fulminante a Roland.

Sibert
Ricordati che tu sei al servizio del Governo, Aris, non del diritto e che, quindi, devi fare quello che il Governo ti dice di fare.

Molder
Vorrei sapere come intendi utilizzare i testimoni.

Sibert
Avete mai sentito parlare dello scherno fascista?... Dall’espressione dei vostri volti mi pare proprio di no… Ebbene, ve lo dico io che cos’è lo scherno fascista: si racconta, con illimitata insistenza, che un certo personaggio famoso, che si vuole imprigionare, è brutto, sporco e cattivo, lo si imprigiona realmente, poi lo si presenta all’opinione pubblica in condizioni così orribili che la gente non può non dire che è veramente brutto, sporco e cattivo; dopo di che lo si elimina, con l’approvazione e il plauso di tutti. Sono stato chiaro?

Molder
Chiarissimo!

Roland assume un aspetto distaccato.

Roland
Notevole espediente Sibert!... Sappi, però, che il diritto non è con te.

Sibert sbuffa, trattenendo uno scatto d’ira.

Molder
E poi, Adolfo?

Sibert
I testimoni che daremo a Fabriz dovranno ribaltare totalmente l’immagine che tutti hanno di Daniele Fabriz, l’eroe: e questo in rapporto alla rivoluzione che si è fatta negli anni addietro, alla guerra che ne è seguita e anche al presente… Sarà proprio con i nostri testimoni, illustri signori, che gestiremo come vogliamo noi l’andamento del processo… Anche la sua dannata organizzazione, gli Orfani della Vita, dovrà apparire come una banda di criminali, di terroristi… E i capi d’accusa, oltre a quelli attuali di cospirazione contro il Governo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali, saranno i più disparati: omicidi, stragi, violenza alle donne, furti, rapine, saccheggi, devastazioni, incendi, prostituzione, spaccio di droga insieme a manifestazioni di piazza, cortei, scioperi, occupazione di aziende, scuole e università, boicottaggio dei prodotti della nostra economia, istigazione a non pagare le tasse e a disobbedire alle leggi.

In quel momento Folding entra nella saletta.

Sibert
Benvenuto, Delz.

Folding
Buongiorno, Adolfo… E buondì anche a voi, signori.

Sibert
Bene, Delz… Tra pochissimo Molder ti darà i ragguagli su ciò che è successo e su quello che abbiamo deciso di fare… È arrivato il momento di spingere l’acceleratore… D’ora in poi Daniele Fabriz sarà il peggior criminale mai apparso nel Lidenburgo… Su di lui dovranno circolare le notizie più orrende, tutte egregiamente attestate… E la gente dovrà odiarlo come lo ha amato fino a ieri… In quanto a te, Anton, sai benissimo, è inutile che te lo ripeta, che cosa il tuo Ufficio di Sicurezza e la Polizia Segreta dovranno fare su scala sempre più ampia.

Senza aggiungere altro Sibert esce dalla saletta a passo sostenuto.



Terza scena

Casa di Martin Ditel, lunedì 21 marzo, prima mattina. Ditel, Virginia e i responsabili delle Sezioni degli Orfani della Vita sono nuovamente riuniti nella stanza segreta, seduti a un tavolo.

Ditel
Emil ancora non arriva...

Virginia
Speriamo che la Polizia Segreta non l’abbia arrestato.

Ditel
Non credo… Emil è in gamba… Poi, per carità, tutto può accadere.

Virginia
Sono tanto preoccupata… Che Dio possa aiutarlo e possa aiutare tutti noi.

Pochi attimi dopo Virt arriva, ansimante e madido di sudore.

Ditel
Emil!... Finalmente!... Dicci tutto.

Virginia
Hai visto Daniele?... Come sta?

Virt lancia un rapido sguardo a tutti i presenti.

Virt
Se ho visto Daniele?... Eccome se l’ho visto!... E se l’ho sentito!... Un dio in terra!

Primo responsabile
Che vuoi dire?... Spiegati meglio, dannazione!

Secondo responsabile
Sii più chiaro!

Terzo responsabile
Che aspetti?
Quarto responsabile
Avanti!... Parla!

Virt si toglie il cappello e il soprabito che appoggia noncurante sul tavolo, si asciuga il volto dal sudore, poi si siede su uno sgabello.

Virt
Che cosa avete perso!... Uno spettacolo indimenticabile!... Credo che sia impossibile riferirvi quello a cui ho assistito.

Ditel
Invece ce lo devi riferire e nel modo più dettagliato possibile.

Virt lancia un altro rapido sguardo a tutti i presenti.

Virt
Daniele ha detto che le accuse che gli sono state mosse sono soltanto delle imposture, che anche davanti al Tribunale del Popolo continuerà a fare la rivoluzione e a battersi per la libertà, la giustizia, la pace, la vita e che il processo che lo vede imputato è soltanto una messa in scena... Ha poi denunciato l’illegalità del suo arresto, l’illegalità del Tribunale del Popolo che amministra l’ingiustizia e non la giustizia, i metodi crudeli della Polizia Segreta e ha chiesto i testimoni.

Virginia
I testimoni?!

Virt
Sì, Virginia… I testimoni!… Daniele vuole che coloro i quali, lo sappiamo tutti chi sono, lo hanno accusato, fatto arrestare, incarcerare, torturare e sottoporre a un processo, vengano convocati davanti al Tribunale del Popolo in modo tale che ci sia un confronto diretto tra lui e loro.

Ditel
Daniele è un eroe… Anzi, è l’eroe… Non dimentichiamocelo mai.

Primo responsabile
Come ha reagito il Tribunale?


Secondo responsabile
Per legge a Daniele devono essere concessi i testimoni.

Ditel
Per legge!... Una bella parola che nel Lidenburgo vale e conta però ben poco… Esattamente come la parola giustizia.

Terzo responsabile
Credete veramente che il Tribunale del Popolo soddisferà la richiesta di Daniele?

Quarto responsabile
Bisogna aspettarsi soltanto il male da quella gente.

Ditel alza la destra, richiamando a sé l’attenzione dei presenti.

Ditel
Dobbiamo agire… Dobbiamo continuare a informare tutto il Lidenburgo di quello che è accaduto e soprattutto di come sta andando il processo, riportando la testimonianza di Emil, che per Sibert e il Governo è schiacciante.

Primo responsabile
Ci siamo già mossi, subito dopo l’arresto di Daniele e prima che il processo iniziasse, ma gli scagnozzi del Governo ci sono venuti addosso.

Secondo responsabile
La nostra stazione radiofonica di Charta è stata soppressa, il nostro sito web oscurato, la nostra tipografia chiusa, sette dei nostri arrestati senza contare i morti tra la gente innocente.

Ditel allarga le braccia, restando immobile per alcuni attimi.

Ditel
Altre povere vittime della dittatura di Sibert!… Possiamo ricreare in un baleno la stazione radio e il sito e con questi strumenti contrattaccare e colpire, come intendiamo noi, il Governo di Sibert.

Terzo responsabile
Dobbiamo continuare la lotta in questo modo.

Quarto responsabile
Con le armi che ci appartengono.

Ditel
Giusto amici!... Noi siamo dei nonviolenti e proprio per questo dobbiamo lottare.

Le parole di Ditel colpiscono profondamente e visibilmente Virginia, Virt e i responsabili delle Sezioni.

Ditel
Ascoltatemi con attenzione… Come già vi dicevo è di vitale importanza continuare gli attacchi nonviolenti, come faceva Daniele, contro il Governo di Adolfo Sibert… In secondo luogo è fondamentale rivelare alla gente del Lidenburgo i particolari più inquietanti del processo che vede imputato Daniele: un innocente, un uomo che si batte per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… Un eroe… Anzi, l’eroe… In terzo luogo dobbiamo essere pronti a guidare il popolo del Lidenburgo quando esso scenderà per le strade e nelle piazze.

Virt
Mi chiedo se riusciremo veramente a liberare il Lidenburgo e riportarlo a una vita nuova.

Ditel
Ci riusciremo, Emil!... Ci riusciremo!

Primo responsabile
Come vorrei poter riabbracciare degli amici innocenti, che sono finiti nelle orrende prigioni del regime!… Sperando che siano ancora vivi.

Terzo responsabile
Tutti abbiamo avuto parenti e amici tra le vittime di Sibert.

Secondo responsabile
Troppo sangue, troppo orrore in questo nostro piccolo Lidenburgo.

Quarto responsabile
Deve finire… Deve finire tutto.

Con un movimento repentino Virginia si alza dal tavolo e assume un atteggiamento insolitamente energico, a tratti aggressivo.

Virginia
Voi avete denunciato alla gente l’arresto di Daniele e il processo che sta subendo, state lottando contro il Governo, progettate di guidare il popolo del Lidenburgo una volta che esso sarà sceso per le strade e sulle piazze… Ma di Daniele, dell’uomo, della sorte a cui sta andando incontro, vi preme qualcosa?!... Io sono disposta a tutto, ai più ignobili sacrifici, pur di salvargli la vita… Mi capite?... Sono pronta ad andare da Sibert, a strisciare davanti a lui, a pregarlo, a supplicarlo, anche a concedermi, perché liberi Daniele e non lo uccida.

Tutti i presenti osservano sorpresi Virginia, che è scossa da un fremito profondo.

Virt
Uccidere Daniele... Hai detto quello che nessuno di noi ha mai osato dire, ma che ciascuno di noi ha pensato nella parte più profonda di se stesso.

Ditel si alza dal tavolo, si avvicina a Virginia e le mette le mani sulle spalle, guardandola negli occhi.

Ditel
Virginia!... Io comprendo in quale orribile condizione ti trovi… E che stai soffrendo molto, molto più di noi… Credi che Adolfo Sibert ti ascolterà o avrà un momento di pietà per te e per Daniele?... Lo credi veramente?

Virginia
Io… Io…

Ditel
Tu, forse, non conosci bene con chi hai a che fare… Io sì!... Conosco sia Adolfo Sibert, che Daniele Fabriz, mia cara Virginia… Li conosco fin dai tempi della rivoluzione, quella che ci vedeva tutti uniti contro il vecchio regime, e dai tempi della guerra… Sibert, fin da allora, era ossessionato dall’idea di dominare ogni singolo uomo fino al midollo e di trasformarlo nel suo ideale di umanità, di asservirlo al suo modo di pensare e di fare… Era aggressivo, autoritario, monopolizzava sempre ogni cosa e soltanto con un grande sforzo era capace di farsi obbedire, ma non di farsi amare… Daniele, invece, era esattamente l’opposto: posso dire che lui conosceva veramente la natura degli uomini, non l’aggrediva mai come faceva Sibert, ma la corteggiava, la compiaceva… Gli bastava pronunciare poche parole perché tutti quelli che gli stavano accanto lo ascoltassero, lo adorassero, lo seguissero anche sulla strada più folle.

Virginia è nuovamente scossa da un fremito profondo, pur nondimeno non desiste dai suoi propositi.

Virginia
Martin!... Io devo salvare la vita di Daniele… Devo fare tutto ciò che posso fare e anche di più… Ho in mente di scrivere una lettera a Sibert e di fargliela recapitare personalmente… Una lettera con cui dico, con parole chiare come la luce del sole e grandi come i monti che ci stanno attorno, che Daniele era intenzionato a ritornare dalla parte del Governo e che adesso desidera fortemente di non essere ricordato come nemico.

Ditel
Vuoi chiedere perdono per conto di Daniele, Virginia!?... Un atto estremo di umanità, che per il tuo interlocutore equivarrà non solo a un gesto di follia, ma soprattutto a un’ammissione di colpa, a un’autodenuncia palese di tradimento, a una confessione aperta dei reati che sono stati ascritti a Daniele.

Virginia
Te lo ripeto, Martin… E lo ripeto a tutti voi: io devo salvare Daniele.

Ditel si volta verso i responsabili delle Sezioni.

Ditel
Saremo tutti noi, gli Orfani della Vita, a salvare Daniele Fabriz e a cambiare il corso delle cose nel Lidenburgo. Ma perché ciò accada, l’ho già detto e non mi stancherò mai di ripeterlo, è necessario seguire la strada che Daniele stesso ci ha insegnato e agire secondo lo schema che prima vi ho indicato.

Primo responsabile
Diamoci da fare.

Secondo responsabile
È bene non perdere altro tempo.
Terzo responsabile
Avanti, allora!

Quarto responsabile
Dai!... Avanti!

Ditel fa un balzo indietro e allarga le braccia, fermando i responsabili delle Sezioni che si sono alzati dal tavolo e stanno per uscire dalla stanza segreta.

Ditel
Fermi, amici!... Non ho ancora finito… Lasciate che vi dica ancora soltanto una cosa, che Daniele stesso, in un’occasione, mi ha detto illuminandomi: i fatti che si sono susseguiti in questi anni, fatti che noi tutti chiamiamo rivoluzione, hanno dimostrato che l’uomo ha la capacità di spezzare le catene che lo rendono schiavo di altri uomini e di volare verso la libertà. Ebbene, questa è la rivoluzione che noi tutti abbiamo fatto, che dovremmo più correttamente chiamare prima rivoluzione, e che è stata una lotta palese combattuta a viso scoperto… Ora stiamo facendo un’altra rivoluzione, che dovremmo chiamare seconda e che si presenta invece come una lotta contro gli intrighi, i complotti e le infamie tessuti da coloro i quali non molto tempo fa combattevano insieme a noi, ma che, una volta conquistato il potere, sono diventati peggiori di quelli che c’erano prima… E ora andiamo… Andiamo.

Tutti i presenti lasciano la stanza segreta in silenzio.




Quarta scena

Aula del Tribunale del Popolo, lunedì 21 marzo, metà mattina. Sta per riprendere il processo a Daniele Fabriz. In successione entrano la corte, il pubblico accusatore, la difesa e infine l’imputato. L’aula è presidiata da agenti della Polizia Segreta comandati dal colonnello Maxim.

Il cancelliere
In piedi, entra la corte… Entra il presidente della corte… Entra il pubblico accusatore Aris Roland… Entra la difesa… Entra l’imputato.

Daniele Fabriz, incatenato e con indosso la tunica rossa, fa il suo ingresso scortato da quattro agenti. Viene fatto subito sedere sulla solita sedia, poi gli vengono tolte le catene.

Il presidente
Bene. Dopo questa pausa riprendiamo il dibattimento.

Fabriz
Riprendiamo il dibattimento! Ohh! Che senso dell’umorismo, presidente! L’ho già detto prima e lo ripeto: questo non è un processo, ma un teatro il cui epilogo è stato già definito.

Il presidente
Se l’imputato è così cortese da…

Fabriz
Così cortese? Come è gentile, signor presidente!… Ahh! Allora devo proprio preoccuparmi! Quando la gente che sai che vuole farti fuori inizia a adularti, puoi stare certo che per te è veramente finita.

Il pubblico bisbiglia e si muove rumorosamente.

Il presidente
Silenzio in aula!… La parola al pubblico accusatore.

Fabriz
La parola viene sempre e soltanto data all’accusa, mai alla difesa, che, comunque, fino a questo momento non ha aperto bocca. Fra l’altro, dove sono i testimoni che ho richiesto?

Il presidente
Imputato, silenzio!… La parola al pubblico accusatore.

Roland
Signori!... Questo Tribunale deve decidere di un uomo su cui pesano accuse terribili: cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali… Sono tre accuse già di per sé gravi e infamanti, tre accuse che già di per sé segnano e condannano inevitabilmente chi ne viene imputato… E se l’accusato è poi un uomo che tutti conoscono e che tutti, fino a questo momento, hanno chiamato e continuano a chiamare l’eroe, allora ci troviamo di fronte a dei crimini orrendi.

Fabriz
Crimini orrendi? Ma che dici Roland?! Che dici?!... Le accuse che mi vengono mosse sono assurde, senza prove - chiedo di nuovo i testimoni! - addirittura ridicole… Tu hai corso troppo, Roland, sei andato troppo avanti!... Hai paura, esimio pubblico accusatore!... Avete tutti paura di me, illustri membri del Tribunale del Popolo, e volete sbrigarvi a farmi fuori, a eliminarmi… Ma vi dico che ciò non solo non sarà facile, ma non accadrà mai… Né ora, né poi.

Il pubblico mormora e si scompone chiassosamente, poi applaude alle parole di Fabriz.

Roland
C’è molto entusiasmo in quest’aula, oggi… Ciò significa, chiaramente, che in ballo c’è qualcosa di grande e di rilevante: qualcosa che riguarda tutti. E proprio in virtù di questo fatto io, ora, come pubblico accusatore e come cittadino del Lidenburgo, che come tanti altri lidenburghesi ha partecipato e partecipa ancora alla rivoluzione, pongo a me stesso e a tutti voi, signori della corte, questa domanda: il Tribunale del Popolo, nell’espletamento della sua funzione giudicante, deve tenere in considerazione di più Daniele Fabriz, il cosiddetto eroe, che è però imputato dei reati di cui tutti sono, anzi siamo a conoscenza, o il bene e la sicurezza del Lidenburgo a cui Fabriz attenta?... Vi ricordo che altri individui, colpevoli anch’essi di cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali sono stati giudicati da questo Tribunale senza favoritismi; è forse opportuno riservare un trattamento privilegiato a Daniele Fabriz, che è colpevole degli stessi identici reati, solo perché lui è Daniele Fabriz?... Già! Daniele Fabriz, quello che tutti conoscono come l’eroe, che tutti chiamano l’eroe... La verità, signori, è un’altra: Daniele Fabriz ha partecipato, ciò è fuori discussione, alla rivoluzione, eppure la rivoluzione non è stata, non è soltanto opera sua, ma di tutti noi, di tutto il Lidenburgo; è chiaro, quindi, che il titolo di cui egli si fregia e che lui si è attribuito - non sono stati gli altri a farlo - potrebbe essere benissimo assegnato a ciascun lidenburghese che abbia fatto e fa tuttora la rivoluzione.

Fabriz
Complimenti Roland!... Veramente!... Complimenti per la tua arringa. Peccato però per due cose: primo, non è farina del tuo sacco; secondo, è soltanto un insieme di menzogne, sia pur ben confezionato.

Il presidente
Attento a quello che dice, imputato.

Fabriz
Mi sta mettendo in guardia, presidente? Non ho bisogno né dei suoi avvertimenti, né della sua tutela, mi creda.

Fabriz si rivolge alla corte e al pubblico presente in aula.

Fabriz
Ascoltatemi tutti molto bene… Io non sono colpevole di nulla e tutti coloro i quali sono presenti qui lo sanno bene. Tutti! Soprattutto quelli che mi stanno giudicando. E per dimostrare che ciò è vero chiedo, ancora una volta, che vengano convocati i testimoni… E non sono sicuramente io a essere un pericolo, una minaccia per il bene e per la sicurezza del Lidenburgo, bensì lo sono coloro i quali mi hanno portato qui e che ora mi stanno giudicando: individui per i quali la libertà, la giustizia, la pace e la vita stessa sono una minaccia, un delitto, un crimine.

Il pubblico approva le parole di Fabriz, annuendo sentitamente.

Il presidente
Glielo ripeto, imputato: stia attento a quello che dice.

Fabriz
Ascoltatemi di nuovo… L’ho detto anche prima: sono un membro del Governo del Lidenburgo ed essendolo, per legge, non posso essere…

Il presidente
La legge è stata revocata questa mattina con un decreto.

Fabriz
Formidabile!... Fate e disfate le leggi a vostro piacimento… Questa sì che è vera libertà!... Perché non sono stato adeguatamente informato?

Il presidente
Lei, Daniele Fabriz, è in stato di arresto e sotto accusa per i reati di cui sa e non fa più parte del Governo del Lidenburgo. Conseguentemente non è tenuto a ricevere informazioni che non la riguardano più.

Fabriz
Lo credete voi, signori di questo Tribunale!... Soltanto voi, nessun altro!… Il pubblico accusatore Aris Roland pone la domanda se questo Tribunale deve tenere di più in considerazione me, Daniele Fabriz, l’eroe o il bene del Lidenburgo. È una domanda idiota perché io, Daniele Fabriz, l’eroe, e il Lidenburgo siamo esattamente la stessa, identica cosa! E imprigionando me avete imprigionato il Lidenburgo intero!

Roland
L’imputato ha offeso palesemente il pubblico accusatore oltre a esternare affermazioni palesemente senza senso!

Il presidente
La richiamo all’ordine e al rispetto di questa corte, imputato!

Fabriz
Guardatemi tutti!... Sono stato imprigionato e torturato, ora vengo sottoposto a un processo che non ha nulla di giuridico, ma è soltanto un atto politico. È questo, forse, il trattamento di favore di cui parla Roland e che viene riservato a Daniele Fabriz, l’eroe?... Non lo è nel modo più assoluto!... Sono d’accordo con Roland quando lui afferma che la rivoluzione è stata e continua a essere opera di tutto il Lidenburgo. C’è però un dettaglio che gli sfugge: noi, è vero, abbiamo fatto e facciamo ancora la rivoluzione, ma è anche vero che la rivoluzione ha fatto e continua a fare noi: essa è nostra madre e nostra maestra, noi suoi figli e suoi scolari. E come in tutte le realtà, anche nella nostra, ci sono figli buoni e figli cattivi, scolari studiosi che imparano tante cose e scolari svogliati che non vogliono imparare nulla. E tutti nel Lidenburgo, non solo chi si trova in questo posto orrendo, sanno chi sono gli uni e chi gli altri… Non sono stato poi io a creare la leggenda di Daniele Fabriz, l’eroe, un titolo che, come diceva prima Roland, può giustamente essere attribuito a chiunque abbia fatto la rivoluzione; in realtà a chiamarmi l’eroe sono stati tutti coloro i quali insieme a me hanno combattuto e anche tutti coloro per i quali noi tutti ci siamo battuti… E tra costoro, paradossalmente, c’erano anche quegli uomini che ieri mi hanno arrestato, martoriato e che oggi vogliono uccidermi.

Il pubblico applaude di nuovo alle parole di Fabriz, urlando in suo sostegno e inveendo contro il Tribunale del Popolo e il Governo.

Roland
Signori della corte e pubblico presente in quest’aula, concedetemi una piccola esternazione personale: io conosco l’imputato Daniele Fabriz, ho combattuto dalla sua stessa parte e mi addolora profondamente sapere che lui, l’eroe come tutti lo chiamano, si è reso colpevole dei crimini di cui sappiamo… E posso dire, con lucidità e con serenità, che pur addolorandomi di ciò, essendo un uomo di legge non abbasserò minimamente la mia guardia e non sarò minimamente disposto a fare sconti… Io, pubblico accusatore in questo processo, porterò avanti il mio incarico, la mia missione, con estremo rigore, con estrema fermezza per il bene e la sicurezza di tutto il Lidenburgo. Inoltre… Inoltre… Ci siamo forse dimenticati degli Orfani della Vita?... Dietro Daniele Fabriz si muove questa organizzazione criminale, responsabile di tanti disordini, di tanti reati, qui a Charta come in molte altre parti del Lidenburgo: cortei, manifestazioni di piazza, scioperi, occupazione delle fabbriche, delle scuole e delle università, boicottaggio dei prodotti delle nostre aziende, istigazione a non pagare le tasse con gravissime conseguenze su tutti noi e a disobbedire alla legge… Sarebbe facile mettere tutti sotto accusa, molto facile… Eppure molti di coloro che vanno contro il Governo, che poi significa andare contro il Lidenburgo, sono in buona fede - non per questo, tuttavia, sono meno colpevoli - e sono indotti a compiere tali azioni solo perché sedotti, ammaliati, traviati da Daniele Fabriz… Ecco un altro motivo, che è forse - ma che dico! - sicuramente è il più importante di tutti, che mi spinge a fare fino in fondo il mio dovere.

Fabriz
Ti stai sbagliando clamorosamente, Roland… Per prima cosa io non ti conosco come combattente, come rivoluzionario, nemmeno come uomo di legge che tu dici di essere, ma solo come uomo di potere, drogato dal potere, asservito al potere, che usa il potere per fare i suoi interessi e compiere le sue vendette personali e quelle del Governo da cui dipende… In secondo luogo non credo minimamente che tu possa addolorarti per qualcosa che non ti interessa personalmente e che riguarda solo gli altri, me nella fattispecie, posti i reati di cui mi si accusa come veri… Terzo: l’organizzazione che tu dici criminale non è affatto criminale; i veri criminali, i veri banditi, i veri delinquenti sono altri: e tu sai, tutti sanno, di chi sto parlando. Inoltre la gente che si oppone al Governo non va affatto contro il Lidenburgo, ma si batte per il Lidenburgo stesso e lo fa con piena consapevolezza, senza subire nessuna seduzione, senza nessun condizionamento.… Ohhh!!!... Voi tutti, membri di questo Tribunale, e mi rivolgo anche a quegli altri signori che costituiscono il Governo del Lidenburgo, siete convinti che la rivoluzione abbia bisogno sempre di sangue per andare avanti, che non si possa governare se non con la dittatura e la violenza e che l’umanità, parola, fra l’altro, a voi sconosciuta, si possa rinnovare soltanto in questo modo… Vi sbagliate di grosso e sbagliando ponete già, senza rendervene conto, le premesse per la vostra prossima rovina.

Il presidente e Roland si lanciano un rapido sguardo d’intesa.

Il presidente
Che entrino i testimoni.

Il cancelliere
Entrano i testimoni.

Lentamente, sette testimoni, quattro uomini e tre donne, fanno il loro ingresso in Tribunale, accompagnati da altrettanti agenti della Polizia Segreta. Pochi attimi dopo si siedono dirimpetto a Fabriz.

Fabriz
E questi chi sono?... Non so chi siano!... E non ho nulla a che fare con loro!

Il presidente
Sono i testimoni di cui lei ha chiesto con tanta insistenza… D’altronde la legge riconosce a chi è imputato in un processo il diritto di convocare testimoni.



Fabriz
Sono ben altri i testimoni che ho richiesto… Io voglio che Adolfo Sibert e gli altri membri del Governo del Lidenburgo vengano qui, a testimoniare… E subito!

Il presidente
Imputato!... Lei è sotto accusa per i reati di cui è a conoscenza, è in stato di arresto e non fa più parte del Governo del Lidenburgo… Di conseguenza non può avanzare una simile pretesa… La legge non glielo riconosce.

Fabriz
Sbagliato, Roland!... Sba-glia-to… La legge riconosce a chi viene sottoposto a un processo il diritto di richiedere i testimoni... Ma la questione, in realtà, è un’altra, l’ho già detto e lo ripeto: i signori che mi hanno fatto arrestare, picchiare a sangue e mandare sotto processo hanno paura di me!… Sì!... Paura!... Non hanno il coraggio di venire qui, a confrontarsi, faccia a faccia, con Daniele Fabriz, l’eroe!... E so anche il perché… Anzi i perché: perché sanno che le loro accuse sono false, perché sanno che li posso distruggere in un baleno, e soprattutto perché sono dei vigliacchi!

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il primo testimone.

Il primo testimone si alza in piedi.

Roland
Conosce l’imputato, signore?

Primo testimone
Sì.

Roland
Vuole dirci il suo nome?

Primo testimone
Daniele Fabriz.
Fabriz
Ogni lidenburghese mi conosce.

Roland
Dica a questa corte ciò che sa.

Primo testimone
È accaduto due anni fa, quando c’era la guerra contro il regime che ci opprimeva… Un giorno di maggio, un gruppo numeroso di quelli che venivano chiamati ribelli arrivò nel nostro piccolo paese. Subito gli andammo incontro - per noi erano i liberatori - per festeggiarli e per accoglierli nelle nostre case, perché immaginavamo che fossero stanchi e avessero bisogno di cibo e di riposo. La loro reazione, però, ci sorprese e ci spaventò…

Roland
Che cosa intende dire?

Primo testimone
Quegli uomini scesero rapidamente dai loro automezzi e facendosi largo tra noi con urla, spintoni e armi in pugno, si precipitarono nelle nostre case e iniziarono a saccheggiarle e a devastarle… Ruppero i mobili, rubarono il poco da mangiare che c’era, i vestiti, i pochi soldi e il poco oro che trovarono, poi appiccarono il fuoco a ogni edificio e anche ai campi tutt’intorno… In piedi, su una jeep, c’era un uomo che, gridando come un ossesso, impartiva ordini a tutti gli altri e, di tanto in tanto, sparava dei colpi di pistola in aria… Eravamo terrorizzati e allibiti perché da quegli uomini, che consideravamo tutti come dei salvatori, non ci saremmo mai e poi mai aspettato un trattamento del genere.

Roland
È in grado di dire a questa corte chi fosse quell’uomo?

Primo testimone
Sì.

Roland
È forse l’imputato presente in quest’aula?

Primo testimone
Sì.
Il pubblico rimane sorpreso e turbato dalle parole del primo testimone.

Fabriz
Non conosco affatto quest’uomo!... È la prima volta che lo vedo!

Roland
Che cos’altro potrebbe dire un colpevole per discolparsi se non le solite cose?!... L’imputato manca totalmente di fantasia!

Fabriz
Invece tu e i tuoi compari di fantasia delinquenziale ne avete veramente tanta!

Roland
Signor presidente! L’imputato ha oltraggiato il pubblico accusatore!

Fabriz
Meriteresti ben altro che questo, Roland!

Il presidente
Imputato, silenzio!

Fabriz si guarda intorno, imprecando a bassa voce e gesticolando.

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il secondo testimone.

Il secondo testimone si alza in piedi.

Roland
Conosce l’imputato in questo processo, signore?

Secondo testimone
Lo conosco.

Roland
E, come si chiama?

Secondo testimone
Fabriz… Daniele Fabriz.

Fabriz
Ci risiamo con la cantilena.

Roland
Ci informi su quello che sa.

Secondo testimone
Ho preso parte anch’io, come tanti lidenburghesi, alla rivoluzione e alla guerra... Facevo parte di un piccolo gruppo che, dopo diverse azioni, era stato incorporato, forse o sicuramente per un errore, in un gruppo più grande. Un gruppo strano, direi, che non aveva nulla di militare come gli altri, ma assomigliava molto di più a una banda… Con mia sorpresa e anche disgusto venni a sapere che questo gruppo non combatteva, ma operava nelle retrovie, ufficialmente con azioni di sabotaggio e di disturbo delle truppe governative.

Roland
Perché dice: «Con mia sorpresa e anche disgusto?»

Secondo testimone
La realtà era ben diversa: questo gruppo non era formato da rivoluzionari, da patrioti, ma da banditi, che, oltre a trattenere per loro quello che veniva sottratto ai governativi, invece di consegnarlo al fondo comune, rubavano e rapinavano. Io e due miei amici ci rifiutammo di diventare ladri e rapinatori e ci mancò poco che non ci uccidessero… La sera stessa in cui riuscimmo a fuggire dall’accampamento, sentii dire da due membri del gruppo che tutto quello che era stato rubato e rapinato negli ultimi giorni doveva essere portato nella villa del capo.

Roland
Sa chi fosse questo capo?

Secondo testimone
Certamente.

Roland
È l’imputato in questo processo?

Secondo testimone
È lui.

Il pubblico si sorprende e si turba di nuovo alle parole del secondo testimone.

Fabriz
È tutto falso!... Nient’altro che falso!... L’intero Lidenburgo sa perfettamente che io ho guidato…

Roland
Sicuramente, imputato!... Lei ha guidato un’orda di briganti spacciandola per armata di liberatori, ingannando tutti… Ma, come vede, la verità, alla fine, è venuta fuori.

Fabriz
Confondi la verità con la menzogna, Roland! Sei fuori di senno! Totalmente!

Roland
Il pubblico accusatore è stato offeso nuovamente.

Fabriz
Come sei suscettibile, Roland!

Il presidente
Richiamo l’imputato al silenzio!

Fabriz socchiude gli occhi, nascondendo una smorfia di dolore.

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il terzo testimone.

Il terzo testimone si alza in piedi.

Roland
Signora, conosce l’uomo che è imputato in questo processo?


Terzo testimone
Sì… Lo conosco.

Roland
Come si chiama?

Terzo testimone
È stato lui!... È stato lui!

Roland
Che cosa vuole dire?

Terzo testimone
È stato quest’uomo a… Ohhh!

Il testimone si accascia sul pavimento dell’aula, senza più forze.

Roland
La prego, signora!

A un cenno del presidente del Tribunale, il colonnello Maxim e alcuni agenti della Polizia Segreta soccorrono la donna e l’aiutano a rialzarsi.

Roland
Stava dicendo?

Terzo testimone
È… È stato lui a… A violentarmi.

Il pubblico ha un fremito di sdegno e si scompone rumorosamente.

Fabriz
Non so chi sia questa donna... Non l’ho mai vista, né l’ho mai toccata.

Roland
E come potremmo credere alle sue parole, imputato?... Come potremmo mai credere a quello che lei dice?

Fabriz
L’importante è che sia il Lidenburgo a credere alle mie parole. E di ciò ho la certezza.
Roland
Non è opportuno che il testimone rilasci una dichiarazione più dettagliata. Il pubblico accusatore si ritiene sufficientemente informato.

Fabriz
Il pubblico accusatore informato! Ahhh! Ahhh! Ahhh! Ahhh! Ahhh! Informato di menzogne!

Il presidente
Silenzio!

Fabriz
È veramente un teatro questo processo, con tanto di prima donna che sviene!

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il quarto testimone.

Il quarto testimone si alza in piedi.

Roland
Conosce l’imputato, signore?

Quarto testimone
Sì.

Roland
Ci dice il suo nome.

Quarto testimone
Daniele Fabriz.

Fabriz
Fa piacere essere riconosciuto subito.

Roland
Dica a questa corte ciò di cui è a conoscenza.

Quarto testimone
Entrarono con forza nello studio dove facevo pratica legale, proprio qui a Charta. Erano in quattro, armati fino ai denti. Ci prelevarono tutti - io, il titolare dello studio, la sua segretaria - e ci condussero fuori, nel cortile interno del palazzo... Pioveva... Restammo diversi minuti all’aperto, sotto la pioggia, senza nessun riparo, con la schiena contro un muro… Poi arrivarono altri uomini armati, che parlavano a voce alta, scherzavano e ridevano... Tra questi ve ne era uno che portava un cappello nero e indossava un impermeabile scuro. Si avvicinò all’avvocato e gli disse che aveva delle prove inconfutabili.

Roland
Può essere più preciso?

Quarto testimone
Gli disse che era venuto a conoscenza del fatto che lui e la sua segretaria stavano dall’altra parte e che per questo motivo erano stati giudicati colpevoli... Un secondo dopo quell’uomo estrasse da sotto l’impermeabile una pistola, la puntò alla testa dell’avvocato e sparò. La segretaria lanciò un urlo di terrore e io mi voltai inorridito, chiudendo gli occhi... Subito dopo sentii un altro colpo... Rimasi immobile nella mia posizione mentre sentivo che quegli uomini se ne stavano andando via. Quando mi voltai vidi che anche la segretaria era stata uccisa allo stesso modo dell’avvocato.

Roland
Può dire a questa corte chi fosse quell’uomo con il cappello nero e l’impermeabile scuro?

Quarto testimone
Sì.

Roland
È forse Daniele Fabriz presente in quest’aula?

Quarto testimone
Sì.

Il pubblico si emoziona profondamente alle parole del quarto testimone.


Fabriz
Sono un rivoluzionario che ha combattuto e combatte per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… Non sono un assassino.

Roland
I criminali si presentano spesso come eroi. Daniele Fabriz ne è un esempio palese.

Fabriz
I veri criminali sono quelli che stanno al potere. Come voi! Come tu, Roland, che vali anche di meno rispetto a loro perché, in fondo, sei solo un servo.

Roland
L’imputato ha offeso un’altra volta il pubblico accusatore.

Fabriz
La verità, quella vera, fa sempre molto male, Roland!

Il presidente
Imputato, silenzio!

Fabriz scruta intensamente Roland e il presidente.

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il quinto testimone.

Il quinto testimone si alza in piedi.

Roland
Conosce l’uomo imputato in questo processo, signora?

Quinto testimone
Lo conosco.

Roland
Sa come si chiama?

Quinto testimone
Fabriz… Daniele Fabriz.

Fabriz
Sono proprio popolare!

Roland
Vuole riferirci quello che sa?

Quinto testimone
Era notte… Saremo stati in venti, tra uomini e donne… Eravamo in un piccolo campo sportivo, rischiarato da quattro grandi fari la cui luce ci abbagliava, dopo un viaggio durato parecchie ore su dei camion coperti… Davanti a noi c’erano degli uomini armati, gli stessi che ci avevano portato lì… A un certo punto udimmo una voce, che attraverso un altoparlante, disse di metterci in fila e di seguire le indicazioni che ci sarebbero state date.

Roland
Sia più chiara, cortesemente.

Quinto testimone
Uno di questi uomini armati si pose all’inizio della fila e ci disse di seguirlo mentre gli altri, che ci tenevano sotto tiro con le loro armi, si misero ai nostri lati senza dire nulla… Percorremmo parecchi metri fino a raggiungere un tunnel, rischiarato da fari che emanavano una luce molto fioca.... Eravamo appena entrati in questo tunnel che all’improvviso i fari si spensero… Fu la mia salvezza: al buio non vidi un fossato che stava a lato del punto dove mi ero fermato. Bastò che mi muovessi di pochi centimetri e ci caddi dentro… In quel momento i fari si riaccesero con una luce fortissima… Sporsi leggermente la testa dal fossato per vedere che cosa stesse succedendo e vidi un uomo dare ordine, con un gesto della mano, agli altri che iniziarono subito a sparare all’impazzata con i fucili e i mitragliatori contro le persone della fila… Io… Io…

Roland
Sa indicare chi fosse quest’uomo?

Quinto testimone
Senz’altro.
Roland
È l’imputato per il quale è stato istruito questo processo?

Quinto testimone
È lui.

Il pubblico rimane immensamente sconvolto dalle parole del quinto testimone. Si levano molte grida contro Fabriz: «Assassino!», «Criminale!»

Fabriz
Attribuite a me i vostri delitti, i vostri crimini!... E lo fate attraverso gente che non conosco!

Roland
I testimoni sono sopra le parti.

Fabriz
Non avete avuto il coraggio di affrontarmi direttamente, ehh?!

Roland
È stata rispettata la procedura penale stabilita dalla legge.

Fabriz
Avete tutti più paura di prima… Fantastico!

Il presidente
Richiamo l’imputato al silenzio.

Fabriz muove scompostamente la destra, poi si lascia andare con tutto il corpo sulla sedia.

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il sesto testimone.

Il sesto testimone si alza in piedi.



Roland
Voi tutti, signori della corte, pensate che i crimini commessi dall’imputato appartengano soltanto al nostro, pur recente, passato… Non è così… L’imputato di questo processo si è reso colpevole di altri reati anche dopo la fine della lotta contro il regime che ci opprimeva… Anche ai giorni nostri.

Fabriz
L’unico vero reato che ho commesso è stato quello di non essere stato capace di oppormi completamente ai criminali che governano il Lidenburgo… E questo lo so già.

Roland
La domanda di rito è sempre la stessa: conosce l’imputato, signore?

Sesto testimone
Sì.

Roland
Parli pure.

Sesto testimone
C’è un veleno che è sparso per tutto il mondo e che è arrivato anche nel Lidenburgo: si chiama droga… Ce n’è veramente tanta… Mio fratello è morto per questo veleno… Prima di andarsene mi ha detto che la roba gli veniva fornita da una banda di trafficanti guidata da un uomo insospettabile: un notissimo esponente della vita politica del Lidenburgo.

Roland
L’uomo insospettabile di cui parla è l’imputato Daniele Fabriz?

Sesto testimone
È lui.

Il pubblico ha un fremito di sdegno e si scompone ancora una volta chiassosamente.

Fabriz
Ne avete inventate veramente tante per farmi fuori!... Segno evidente che mi considerate veramente pericoloso per il vostro potere e i vostri luridi affari!

Il presidente
La parola al pubblico accusatore.

Roland
Chiamo a depositare il settimo testimone.

Il settimo testimone si alza in piedi.

Roland
Crimini di ogni genere sono stati commessi dall’imputato… Una sequenza veramente indicibile.

Fabriz
Tutto ciò che è stato detto su di me è soltanto un cumulo di orrende menzogne… Menzogne che tra non molto vi ricadranno addosso e vi travolgeranno, signori miei...

Roland
Stessa domanda di prima: conosce l’imputato, signora?

Settimo testimone
Lo conosco.

Roland
Riferisca pure.

Settimo testimone
Mia figlia è stata rapita e costretta a prostituirsi… Diverse altre ragazze hanno subito la stessa sorte… Dal momento del suo rapimento non l’ho mai più rivista, né ho avuto più notizie da lei… Un’altra mamma, una donna disperata come me, mi ha però riferito di sapere chi c’è dietro questi rapimenti: un uomo del Governo, che si fa bello davanti alla gente con le sue azioni e le sue parole, ma che è colpevole di cose terribili.

Roland
E l’uomo di cui parla è l’imputato in questo processo?

Settimo testimone
Sì.

Il pubblico rumoreggia, senza però scomporsi più di tanto.
Fabriz
Sono sempre più deboli e sempre meno recitate con convinzione queste testimonianze contro di me… Come mai?... Ehh?!... Lasciatemi dire solo una cosa: valete tutti meno del letame.

Roland
Dopo questa esternazione, non ho altro da aggiungere.

Il presidente
Che l’imputato sia ricondotto immediatamente in carcere... La seduta è nuovamente sospesa.

Subito gli agenti della Polizia Segreta incatenano di nuovo Fabriz e lo riconducono in carcere. Anche la corte, il pubblico accusatore e la difesa lasciano l’aula dove rimangono soltanto il pubblico e gli agenti della Polizia Segreta.



Quinta scena

Nella saletta attigua al Tribunale del Popolo, Sibert e Molder hanno assistito alla seconda fase del dibattimento processuale. È la tarda mattina di lunedì 21 marzo.

Molder
Dannazione!… Dannazione!… Dannazione!!!… Quel maledetto Fabriz!… Ci sarà ben un modo per farlo tacere!

Sibert
Lo sapevo.

Molder
Che diavolo vuoi dire, Adolfo?!

Sibert
Quello che ho detto.

Molder inizia a camminare per la saletta, gesticolando nervosamente.

Molder
La colpa è di Roland e anche del Tribunale!… Gli abbiamo dato tutti gli strumenti necessari per guidare il processo: revocata la legge sull’immunità dei membri del Governo, rimarcate le tre principali accuse nei confronti di Fabriz che è stato presentato come nemico del Lidenburgo e traditore della rivoluzione, tirati in ballo gli Orfani della Vita e accusati anche loro, sentiti sette testimoni, da noi adeguatamente preparati, che hanno esibito prove gravissime… E lui?!… Niente!… Fra l’altro, non mi sembra proprio che il tuo cosiddetto scherno fascista stia funzionando: Fabriz è ridotto male, ma ha una forza incredibile.

Sibert
Roland fa quello che può… Altri non riuscirebbero a fare neppure questo… L’ho detto prima, Anton… La questione Fabriz è complessa… Complessa nella sua genesi, nel suo sviluppo, nella sua gestione… E lo sarà anche nella sua fine.

In quel momento Roland, turbato e adirato, entra nella saletta.

Molder
Ecco il nostro esimio pubblico accusatore.
Roland
Rinuncio alla mia funzione… Dove sono carta e penna?… Vi scrivo subito la lettera di dimissioni.

Molder
Certo che così è facile!… Non sei riuscito a guidare il processo verso l’obiettivo stabilito e ora te ne vai, come se niente fosse… Lasciandoci in un casino fottuto.

Roland
Dove sono carta e penna?... Prima li ho visti…

In quel preciso istante il cellulare di Molder squilla.

Molder
Cosa?!... Dannazione!... Muovetevi!… Sapete benissimo come agire.

Pochi attimi dopo Folding entra nella saletta.

Folding
Ho delle brutte notizie… Gli Orfani della Vita hanno informato la gente sull’andamento del processo a Daniele Fabriz e stanno attaccando il Governo con slogan offensivi… Di certo c’è una loro spia tra il pubblico.

Molder
Ho appena saputo dalla Centrale che la gente, migliaia e migliaia di persone, è scesa per le strade e nelle piazze, non solo qui a Charta, ma anche in altre città, e sta manifestando, sicuramente sotto la guida degli amici di Fabriz, per la liberazione di Fabriz e contro di noi… Sembra proprio che quello che hanno detto i nostri testimoni al processo e che abbiamo subito diffuso non sia stato minimamente creduto dalla gente.

Roland
Accuse inutili! Testimoni inutili! Ergo, processo inutile.

Sibert si avvicina a Molder, Roland e Folding e li guarda negli occhi in silenzio per alcuni lunghi attimi.



Sibert
Calma e sangue freddo, signori!... Anche se non è facile mantenere la calma in situazioni del genere… Vediamo almeno quello che possiamo fare... La partita non è affatto chiusa anche perché soltanto noi possiamo chiuderla.

Molder
Che hai in mente?

Roland
Come intendi procedere contro Fabriz e gli Orfani?

Folding
Bisogna agire subito, non c’è un solo istante da perdere.

Sibert
Interverrò io stesso al processo

Molder, Roland e Folding non riescono a celare le loro emozioni.

Molder
Che hai detto?

Roland
Eh già!... Io sono la legge… E faccio tutto quello che mi pare!

Folding
Potrà servire a qualcosa questo tuo intervento?

Sibert nasconde a stento la sua irrequietezza.

Sibert
State zitti!... Tutti e tre… Ci siamo lasciati fregare dagli amici di Fabriz e la responsabilità di ciò è di Delz e di Anton, che non si sono attivati in maniera incisiva, come invece avrebbero dovuto fare, per controllare le notizie e il territorio… Ma non voglio approfondire l’argomento… Lo farò quando sarà il momento opportuno… Adesso c’è un’altra cosa ben più grave, anche se connessa alle vostre mancanze, da affrontare… Orbene, alle accuse contro Daniele Fabriz che già conosciamo, e mi riferisco in particolare a quelle depositate al processo dai testimoni, le quali, credute o meno dalla gente - questo dettaglio non mi importa! - devono essere continuamente divulgate, ne aggiungeremo altre due, gravissime: complotto contro il Lidenburgo e tentativo di colpo di Stato.

Molder
Inutile!… Fabriz reagirà egregiamente anche a questo nuovo assalto.

Roland
Sono d’accordo con Anton.

Folding
Prepariamoci al peggio.

Sibert
Questa volta non potrà fare nulla… Perché non ci sarà un dibattimento processuale, ma un atto risolutivo da parte nostra… E se anche quest’ultima accusa non sarà sufficiente, allora colpiremo in un altro modo… Questa volta Fabriz verrà messo a tacere e insieme a lui i suoi fottuti Orfani della Vita… Per sempre… Fate venire qui il colonnello Maxim e teniamoci pronti… Tra poco inizierà la fase finale della partita… E come vi dicevo prima, saremo noi a chiuderla.

Un silenzio pieno di attesa cala nella saletta.



Sesta scena

Casa di Martin Ditel, lunedì 21 marzo, tarda mattina. Ditel, Virginia e i responsabili delle Sezioni sono, ancora una volta, riuniti nella stanza segreta attorno a un tavolo.

Primo responsabile
La gente si è indignata all’ennesima potenza per il processo che sta subendo Daniele… Bene!... Molto bene!

Secondo responsabile
Alla fine il popolo si è svegliato… Speriamo solo che non si addormenti di nuovo.

Terzo responsabile
Invece dei soliti Abbasso il Governo!, Vita e non morte!, Viva la libertà! forse dovremmo usare altri slogan più forti, più incisivi…

Quarto responsabile
L’importante è che la gente sia scesa per le strade e nelle piazze e stia manifestando contro Sibert e per la liberazione di Daniele.

Virginia
Ho paura… Paura!... E sento una profonda, indescrivibile angoscia dentro di me… Io… Io scrivo la lettera a Sibert e gliela porto… Personalmente… Subito.

Ditel
Stai calma, Virginia… Tra non molto sarà tutto finito… Daniele sarà di nuovo tra noi e il Lidenburgo sarà libero.

In quel preciso momento Virt entra nella stanza segreta. Subito tutti i presenti si alzano dal tavolo e gli si avvicinano.

Primo responsabile
Emil!

Terzo responsabile
Che novità ci sono?


Secondo responsabile
Parla!

Quarto orfano
Forza!... Che aspetti, dannazione!

Virginia
Hai visto Daniele? Come sta?... Che cosa ha detto?

Virt fa un lungo respiro, poi lancia uno sguardo lungo e profondo, dapprima a Ditel e a Virginia, poi ai responsabili delle Sezioni.

Virt
Il pubblico accusatore Roland ha rinnovato le accuse contro Daniele facendo anche lunghi discorsi aggiuntivi, ma lui gli ha sempre risposto a tono ogni volta. Avreste dovuto esserci anche voi: uno spettacolo straordinario e terribile nello stesso tempo… Poi è venuta la volta dei testimoni, che Daniele ha chiesto con tanta insistenza… Siamo stati tutti ingannati, amici… Tutti!

Ditel
Che vuoi dire?

Virt
I testimoni sono stati pilotati da Sibert e hanno rovesciato una quantità tremenda e orribile di menzogne e di infamie su Daniele e sugli Orfani della Vita: siamo stati tutti dipinti come dei criminali… Questo è un duello politico camuffato da processo…

Le parole di Virt turbano fortemente tutti i presenti.

Primo responsabile
Organizziamo le Sezioni e attacchiamo il Palazzo del Governo e la Centrale della Polizia… Ora che la gente sta manifestando sarà più facile e potremo contare sul suo appoggio diretto.

Secondo responsabile
È la nostra occasione… Forse l’ultima…

Ditel
No! Fermi!
Terzo responsabile
Basta, Martin!... Basta!... Abbiamo perso fin troppo tempo... Dobbiamo farla finita con Sibert, eliminarlo… Prima che sia lui a eliminare tutti noi.

Quarto responsabile
Dobbiamo intervenire… E in modo radicale.

Ditel alza le braccia, fermando due responsabili delle Sezioni che vogliono uscire dalla stanza segreta.

Ditel
Ho detto: fermi!... Fermi!... Non dobbiamo lasciarci prendere dall’emozione, dal panico, dalla foga di fare.

Primo responsabile
Lasciaci passare, Martin!

Secondo responsabile
Fatti da parte.

Virginia si agita e gesticola scompostamente.

Virginia
Che cosa volete fare?... Che cosa vo-le-te fa-re?

Terzo responsabile
Liberare Daniele!... Salvarlo!... E far fuori Sibert e compagnia bella!... Ecco che cosa vogliamo fare.

Quarto responsabile
Forza, allora!

Ditel si mette di lato rispetto ai responsabili delle Sezioni, facendo un inchino ironico.

Ditel
Prego, amici!… Fate pure!… Fate quello che ritenete opportuno… Prima, però, spiegatemi qual è il vostro piano… Avrete, di certo, un piano da mettere in atto, suppongo.

Un silenzio carico di tensione e di incertezza scende nella stanza segreta.

Ditel
Amici!... Non finirò mai di ripetervelo… Noi siamo dei non violenti, che combattiamo con l’arma dell’amore per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… E l’abbiamo fatto standocene, sicuramente per troppo tempo, nell’ombra… Ora è venuto il momento di uscire dalla clandestinità più o meno latente e di combattere, con la nonviolenza, alla luce del sole… Il tempo è maturato: la gente del Lidenburgo è scesa in massa, come non si era mai visto prima, per le strade e nelle piazze del Lidenburgo... È scesa per Daniele e contro il Governo… È scesa per se stessa… Ora, come già vi accennavo, tocca a noi, Orfani della Vita, unirla e guidarla sulla via che l’eroe ci ha insegnato…

I responsabili delle Sezioni si adirano, replicando duramente alle parole di Ditel.

Primo responsabile
Ma non hai sentito quello che ha appena riferito Emil?

Terzo responsabile
Sibert e compari hanno creato dei testimoni falsi… Di certo Sibert starà già diffondendo, con tutti i mezzi di cui dispone, queste testimonianze e la gente ne resterà condizionata.

Secondo responsabile
Non è escluso che il popolo, che noi amiamo tanto, ci si volti contro… Ce lo avremo tutto addosso!

Quarto responsabile
In questo caso avremo fallito completamente e saremo spazzati via… Senza nessuna pietà.

Ditel si irrita e compie alcuni passi nervosi nella stanza segreta. Poi si ferma di colpo, guardando in volto i responsabili delle Sezioni.

Ditel
Dannazione!... Allora non avete capito!?... Eppure la situazione è sotto i vostri occhi, i nostri occhi!

Secondo responsabile
Capito che cosa?


Terzo responsabile
Cha diavolo vuoi dire, Martin?

Ditel fa un lungo respiro, stringendo i pugni.

Ditel
È evidente, per Dio!... Il Lidenburgo non ha creduto alle testimonianze esibite contro Daniele durante il processo, altrimenti non sarebbe mai sceso per le strade e nelle piazze contro il Governo!... Ora noi, dico proprio noi che siamo in questa stanza mezza buia, dobbiamo entrare nell’aula del Tribunale del Popolo, dove si sta svolgendo il processo, dire chiaramente, senza paura alcuna, quello che pensiamo e quello che desideriamo per il Lidenburgo… E se Sibert ha escogitato delle false accuse, delle false testimonianze contro Daniele Fabriz e contro di noi, noi gli risponderemo a tono, esibendo le prove concrete, reali, non inventate, dei crimini che lui e il suo Governo hanno commesso: crimini che tutti conoscono, ma sui quali, per paura, tutti hanno sempre taciuto… Dobbiamo soprattutto dimostrare che noi, Orfani della Vita, insieme a tutto il Lidenburgo, siamo disposti a ogni sacrificio - cito alcune parole di Daniele - per riappropriarci della libertà, della giustizia, della pace, della vita, cose che non sono regali, ma diritti fin dal momento in cui veniamo al mondo… Sono stato chiaro?... E adesso, seguitemi.

Tutti i presenti escono dalla stanza segreta.




Settima scena

Aula del Tribunale del Popolo, lunedì 21 marzo, tarda mattina. Sta per riprendere il processo a Daniele Fabriz. In successione entrano la corte, il pubblico accusatore, la difesa, poi l’imputato. L’aula è presidiata da agenti della Polizia Segreta.

Il cancelliere
In piedi… Entra la corte… Entra il presidente della corte… Entra il pubblico accusatore Aris Roland… Entra la difesa… Entra l’imputato.

Incatenato e con indosso la tunica rossa, Daniele Fabriz viene condotto nell’aula del Tribunale del Popolo da quattro agenti e fatto immediatamente sedere sulla solita sedia, quindi gli vengono tolte le catene. Pochi attimi dopo Adolfo Sibert entra in aula. La sua improvvisa comparsa sorprende e turba tutti i presenti, che si alzano in piedi mentre i poliziotti scattano sull’attenti. Anche Fabriz viene fatto alzare in piedi.

Sibert
Chiedo la parola al Presidente di questo Tribunale.

Il presidente
La parola al capo del Governo del Lidenburgo.

Sibert si avvicina al podio riservato al pubblico accusatore, che si fa da parte.

Sibert
Comodi, signori… Comodi…

La corte, il pubblico accusatore, la difesa, Fabriz e il pubblico tornano seduti in silenzio, i poliziotti in posizione di riposo. Sibert assume un aspetto dapprima marziale, poi si rasserena.

Sibert
Ho aspettato molto, forse troppo, prima di intervenire in questo dibattimento, che è così importante per il Lidenburgo… Così importante per tutti noi… Per diverso tempo i nostri occhi, pur essendo sempre aperti, attenti e vigili, non hanno visto il nemico crescere attorno a noi, tra di noi, e levarsi contro di noi… Per diverso tempo siamo stati sedotti da un uomo, dalle sue azioni, soprattutto dalle sue parole e non ci siamo accorti che quest’uomo era proprio il nemico cresciuto attorno a noi, tra di noi, e levatosi contro di noi… Adesso, finalmente, questo nemico è stato scoperto, è stato smascherato… Ogni nostro colpo è andato a segno… E basterà guardarlo nel volto, negli occhi perché non possa più nuocere al Lidenburgo, a tutti noi…

Fabriz
Di chi stai parlando, Adolfo?... Forse di me?... Allora perché non dici il mio nome?

Il presidente
Imputato, silenzio!

Sibert
Lo lasci pure parlare, presidente!... È l’unica cosa che può fare.

Fabriz lancia uno sguardo fulminante a Sibert.

Il presidente
La parola al capo del Governo.

Sibert
È stato alquanto doloroso e terribile per me decidere di procedere legalmente contro l’imputato qui presente, contro quest’uomo, con il quale ho condiviso una parte importante della mia vita, per garantire la salvezza del Lidenburgo, la nostra salvezza… Su quest’uomo, di cui non oso pronunciare il nome per rispetto nei suoi stessi confronti e perché tutti sanno chi è, pendono accuse gravissime: non solo per la loro natura, ma perché esse riguardano un uomo che tutti chiamano l’eroe, che è popolarissimo e che ogni giorno, orrendamente, oscenamente, parla di libertà, di giustizia, di pace, di vita… Qualcuno mi ha detto che l’aver messo sotto accusa uno dei capi, uno dei protagonisti della rivoluzione è stato come voler distruggere la rivoluzione stessa alle sue fondamenta, come voler demolire la fede che la gente ha in essa… Ebbene io ho risposto dicendo che questo capo, questo protagonista della rivoluzione altro non è che un uomo solo e che, in realtà, la vera, l’autentica rivoluzione, che non è ancora finita, sono il Lidenburgo e il suo Governo… Siamo noi… E ho anche detto che lotteremo, che combatteremo sempre per evitare, costi quel che costi, la catastrofe, il suicidio, la fine della rivoluzione e insieme a essa la fine del Lidenburgo… Qualcun altro mi ha parlato dei diritti umani, addirittura mi ha rimproverato di averli dimenticati… Ma non è così... Io li ricordo perfettamente, ma sono altrettanto perfettamente consapevole quando essi - ed è quello che sta accadendo adesso! - diventano il pretesto più comodo, più vile, più indegno, più crudele per attentare al Lidenburgo e al suo popolo, in una parola a tutti noi… E se poi qualcun altro ancora dice che si è proceduto contro l’imputato, in totale dispregio della legge che tutela i membri del Governo, io risponderò dicendo che il Governo del Lidenburgo non ha voluto proteggere un suo membro e con ciò farsi complice dei misfatti di lui, ma al contrario è stata subito sua massima preoccupazione, sua massima cura, individuarlo, isolarlo e metterlo, legalmente, nelle condizioni di non nuocere più al Lidenburgo… Eppure… Eppure anche in questa situazione, anche in questo momento così difficile, così triste, così tragico ho voluto dare all’imputato una possibilità di… Salvezza… O meglio la possibilità di ritornare con noi, con il Governo del Lidenburgo, con il Lidenburgo stesso… Ma non è servito a nulla!... Anzi… Nella mia persona il Governo è stato oltraggiato: la sua forza, la sua consapevolezza e la sua responsabilità, che ogni giorno manifesta per far fronte a situazioni drammatiche, sono state completamente travisate dall’imputato… E anche i concetti di libertà, di giustizia, di pace, di vita sono stati totalmente alterati dall’imputato stesso, per il quale libertà vuol dire anarchia, giustizia mancanza di rigore, pace fine della rivoluzione e con essa del Lidenburgo, vita esistenza vuota e sterile… Allora, solo allora, ho capito veramente chi è l’imputato… Chi è Daniele Fabriz… Quest’uomo ha dato spettacolo di sé in questo processo che lo vede imputato… E che spettacolo!... In una sola parola: ignobile!... Il fatto di essere chiamato l’eroe lo ha indotto a considerarsi intoccabile, a ritenersi emblema della rivoluzione e del popolo del Lidenburgo, a riempirsi proditoriamente la bocca, come è nel suo stile, di parole quali libertà, giustizia, pace e vita, a essere sfrontato, provocatorio, profondamente offensivo nei confronti del Governo del Lidenburgo, del Tribunale del Popolo e della Polizia Segreta… Ha affermato, palesemente, che il Tribunale del Popolo amministra l’ingiustizia e che ha già pronta la sentenza, che il processo che lo vede imputato è solo un teatrino e che si vuole colpirlo perché fa paura… Menzogne!... Nient’altro che menzogne!... Il Tribunale del Popolo amministra solo ed esclusivamente la giustizia… La sentenza verrà emessa dal Tribunale soltanto al termine dell’intero dibattimento processuale, come del resto prevede la legge. Con l’occasione, ricordo che il Governo del Lidenburgo opera per il bene del Lidenburgo e che il Tribunale del Popolo e la Polizia Segreta agiscono nel pieno rispetto dell’ordinamento giuridico del Lidenburgo… Se c’è poi una persona, l’unica in quest’aula, che ha avuto atteggiamenti teatrali, questa persona è proprio l’imputato!... E, paradosso dei paradossi, sono solidale con lui quando dice che fa paura… Certamente!... Daniele Fabriz fa paura perché è un pericolo per il Lidenburgo, un pericolo per la rivoluzione!... Di ciò siamo ben consapevoli, altrimenti non saremmo qui, oggi: noi e lui. Ma non è finita!... Quest’uomo, Daniele Fabriz, ha richiesto con insistenza che venissero convocati i testimoni…Orbene la legge riconosce a chi è imputato il diritto di avere testimoni in sua difesa… Il fatto è che testimoni e prove in difesa di Daniele Fabriz non esistono!... Di ben altro contenuto, infatti, sono state le deposizioni dei testimoni che sono sfilati in quest’aula!... Deposizioni che hanno rivelato chi è veramente l’uomo che tutti chiamano l’eroe, di quali orribili crimini si è macchiato nel nostro recente passato e ai quali si aggiungono, oggi, altre accuse, anch’esse terribili e di cui io, Adolfo Sibert, capo del Governo del Lidenburgo, ho le prove: non solo cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva e attentato alle istituzioni statali, ma anche complotto contro il Lidenburgo e tentativo di colpo di Stato!... Perché l’imputato in questo processo, che ha un potere di seduzione infinitamente nefasto, è il capo di una organizzazione criminale nota come Orfani della Vita, che con disordini e altri gravi reati, attenta ogni giorno al bene e alla sicurezza del Lidenburgo e mira a rovesciarne il Governo... Proprio in questo momento migliaia di lidenburghesi, molti dei quali - ne sono certo! - in perfetta buona fede, spinti dagli appartenenti a questa organizzazione criminale, stanno manifestando contro il Governo, qui a Charta e in altre città... Avanti!... Scendiamo anche noi nelle piazze e per le strade!... Interveniamo subito!... Opponiamoci a Daniele Fabriz e ai suoi criminali, combattiamoli con tutta l’energia che abbiamo e con tutte le armi di cui disponiamo o sarà la fine della rivoluzione, del Lidenburgo, di tutti noi!

Il pubblico, raggelato dalle parole di Sibert, non dice nulla e rimane per alcuni secondi pressoché immobile, poi si agita e si alza, quindi, rumorosamente, si precipita verso le porte per uscire dall’aula.

Fabriz
Adolfo!... Dal momento che prima hai detto che l’unica cosa che posso fare è parlare, risponderò a tono a tutto ciò che hai detto fino adesso.

Le parole tonanti di Fabriz hanno l’effetto di bloccare il pubblico mentre sta per uscire dal Tribunale. Anche Sibert, la corte, il pubblico accusatore e la difesa si fermano all’improvviso, puntando gli occhi sull’imputato.



Fabriz
Ascoltatemi tutti… Anche tu, Adolfo… Soprattutto tu… Hai detto che l’aver deciso di farmi arrestare, torturare e mandare sotto processo ti ha procurato dolore… Menzogne, Adolfo!... Soltanto menzogne!... Il tuo dolore, Adolfo Sibert, nasce soltanto dalla preoccupazione che l’aver agito contro di me, contro Daniele Fabriz, contro l’eroe - come vedi non ho alcuna difficoltà a fare il mio e il tuo nome! - possa pregiudicare in qualche modo il tuo potere e quello della cricca di mascalzoni che ti segue… La salvezza del Lidenburgo, tranne quando non ti fa comodo come in questo caso, è il tuo ultimo pensiero, Adolfo!... Hai poi detto che parole quali libertà, giustizia, pace e vita suonano come delle oscenità quando le pronuncio io… Ohh!... Quando sei stato tu a pronunciare queste parole ho avvertito il tanfo della materia organica umana uscire, come una creatura mostruosa, dalla tua bocca, diffondersi tutt’intorno e rendere ancora più orribile questo luogo, dove - lo so benissimo! - è stata già decisa la mia fine!... Parole di cui, fra l’altro, tu ignori totalmente il significato mentre ti sono ben più familiari altre parole quali tirannide, ingiustizia, violenza e morte… E in quanto alle accuse lo sanno tutti che sono false… Hai poi detto, Adolfo, che mettere sotto accusa uno come Daniele Fabriz equivale a distruggere la rivoluzione alle sue fondamenta, distruggere la fede che la gente ha in essa… Ebbene, ti do pienamente ragione!... Sì!... Hai capito benissimo, avete capito tutti benissimo!... Hai voluto colpire me, Adolfo, hai voluto colpire l’eroe, e colpendo me, colpendo l’eroe, hai colpito la rivoluzione, il Lidenburgo, il suo popolo!... Non ti do ragione, invece, quando dici che la vera rivoluzione è il Governo che tu presiedi, perché ciò che è sublime non può, per sua natura, andare a braccetto con ciò che è immondo e non ti credo neppure quando affermi che tu e i tuoi amici lotterete per evitare la fine della rivoluzione e del Lidenburgo perché io so, perché tutti sanno, che lo scopo della vostra lotta è il potere e il denaro… Hai osato tirare in ballo anche i diritti umani!... Dette da te, Adolfo Sibert, queste parole sono una solenne bestemmia e non solo perché sono uscite dalla tua bocca, ma per quello che hai detto subito dopo: che i diritti umani - aiutami un po’ a ricordare i termini che hai usato - sono un comodo, ignobile, vigliacco pretesto per attentare al Lidenburgo e al suo popolo!... Follia, Adolfo!... Pura follia!… E tu, tutti voi qui presenti, sapete benissimo che è così… E adesso guardatemi, se non lo avete ancora fatto!... Guardatemi in volto!… Guardatemi tutto!... Io sono ancora un membro del Governo del Lidenburgo e di ciò mi vergogno profondamente quando penso ai crimini che questo Governo compie ogni giorno… Ma quando si vede il male e lo si riconosce non bisogna fuggire, al contrario si deve restare per combatterlo: esattamente quello che ho fatto io per non farmi complice, anch’io, dei criminali che governano il Lidenburgo… Tu, Adolfo, hai detto che facendomi arrestare e processare hai voluto scongiurare un pericolo per il Lidenburgo… In realtà hai voluto soltanto scongiurare un pericolo per te e per la tua combriccola di delinquenti… Quando ci siamo incontrati, ieri mattina, Adolfo, al di là di tutto quello che ci siamo detti, mi hai fatto soltanto una proposta indecente: stare dalla tua parte. Che orrore, che orrore!... Tu hai anche detto che ho offeso, nella tua persona, il Governo del Lidenburgo e questo solo perché ti ho messo di fronte alla verità dicendoti che il tuo Governo è una dittatura di sangue… E quali risposte potrei dare, Adolfo Sibert, a quello che hai detto dopo?!... Ti dico solamente che la libertà è il sale del mondo, che la giustizia ne è un fondamento, che la pace è il coronamento di ogni rivoluzione e che la vita è gioia e pienezza… E ti dico anche che non hai capito per nulla chi è Daniele Fabriz… Tu, Adolfo, hai anche detto che ho dato spettacolo di me stesso in quest’aula. Ebbene, ti dico che hai ragione… Ogni mezzo, ogni occasione, ogni luogo è buono per lottare per ciò in cui io credo: la libertà, la giustizia, la pace, la vita… E ti do ragione anche quando hai detto che sono il simbolo della rivoluzione e del popolo di questo sventurato paese che si chiama Lidenburgo… Anzi, egregio capo del Governo, ti dirò di più: sono l’emblema non di una, ma di due rivoluzioni: quella che abbiamo fatto, tutti insieme, apertamente, a volto scoperto, contro il regime che ci opprimeva e quella che il Lidenburgo sta facendo, ma soltanto insieme a me, contro il nuovo regime di cui tu, Adolfo, sei il capo, contro tutti gli intrighi, i complotti e le infamie del tuo Governo, contro il tuo Tribunale del Popolo, contro la tua Polizia Segreta: Governo che opera per la rovina del Lidenburgo, Tribunale che condanna innocenti come me per i quali ha già pronta la sentenza, Polizia che commette delitti; in poche parole una sequenza di orrori legittimata dalla legge che tu e i tuoi complici avete fatto appositamente per voi, per i vostri luridi comodi, per i vostri sporchi interessi… E io sono, forse, il solo che ha il coraggio di sbatterti in faccia la verità, senza timore alcuno… Ecco perché ti faccio paura, Adolfo Sibert!... Ho chiesto, la legge ancora lo consente, i testimoni… Testimoni, non la passerella di menzogne che è sfilata davanti a me e davanti a tutti quelli che sono qui dentro!... I testimoni che ho chiesto, l’ho già detto, sono coloro i quali mi hanno fatto arrestare, torturare e mandare sotto processo: sono Adolfo Sibert, Anton Molder, Delz Folding, Aris Roland, il colonnello Maxim… Loro, però, non sono venuti a testimoniare, a confrontarsi con me perché hanno paura… Ma io… Io posso chiamare a deporre in mio favore e contro di loro un altro testimone, il più grande che ci sia, che sta al di sopra di tutte le parti: il popolo intero del Lidenburgo. Sì!!!... Mi avete capito bene: il popolo del Lidenburgo, tutti coloro i quali soffrono per colpa del regime, tutti coloro i quali sono stati gettati nelle prigioni del regime, tutti coloro i quali sono stati uccisi dal regime, tutti coloro i quali, ogni giorno, scendono, come è accaduto anche oggi, per le strade e nelle piazze di Charta e delle altre città del Lidenburgo e manifestano contro il regime… Ecco i miei testimoni, ai quali nessuno potrà mai mettere il bavaglio… E a te, Adolfo Sibert, che mi accusi di cospirazione contro il Governo, di attività sovversiva, di attentato alle istituzioni, di complotto contro il Lidenburgo e di tentativo di colpo di Stato, dico che tutto ciò di cui mi accusi è assolutamente vero: ho cospirato contro un Governo di assassini e di ladri, ho attentato a istituzioni crudeli e malsane, ho complottato contro il Lidenburgo e ho tentato il colpo di Stato per liberare il mio paese da una banda di briganti... Io, Daniele Fabriz, riconosco e rivendico pienamente tutte queste accuse che, in realtà, per il resto del mondo non sono accuse, ma lo sono solo per gli uomini che governano il Lidenburgo.

All’improvviso le porte dell’aula del Tribunale del Popolo si aprono con uno schianto violento e una folla imponente di uomini e donne, molti dei quali membri degli Orfani della Vita con indosso delle tuniche bianche macchiate di nero e di rosso, vi entra rumorosamente. A guidarla sono Ditel e Virginia, insieme agli altri responsabili delle Sezioni degli Orfani della Vita.

Il presidente
Che succede?

Sibert
Maledizione!... Agenti, fermateli!

Gli agenti della Polizia Segreta non riescono a fermare la folla entrata nell’aula del Tribunale, anzi alcuni di loro, insieme al pubblico presente al processo, solidarizzano con essa mentre altri vengono spinti contro le pareti e impossibilitati a usare le armi.

Fabriz
Sono qui! Daniele Fabriz, l’eroe è qui!

La corte, il pubblico accusatore e la difesa, spaventati, cercano di uscire, invano, dall’aula. Sibert lancia uno sguardo carico di odio verso Fabriz, il quale gli risponde con un sorriso ironico.
Fabriz
Ecco gli Orfani della Vita, Adolfo!... Ecco il popolo del Lidenburgo!... Sono venuti tutti per me!

Sibert
Tradimento!... Attentato!... Maledetti!... La pagherete cara questa volta!... Per sempre!... Che la Polizia intervenga subito!

Fabriz
No, Sibert! Non siamo noi i traditori, gli attentatori, ma tu e i tuoi complici... Siete voi che avete tradito la rivoluzione e il nostro paese, siete voi che, in realtà, avete fatto il colpo di Stato.

Virginia
Daniele è innocente e voi l’avete fatto arrestare e torturare! Questo non è un processo, ma un carnaio!

Ditel si avvicina al podio da dove Sibert ha tenuto la sua arringa. Con un movimento rapido, il capo del Governo, rabbioso, se ne allontana.

Ditel
Ascoltatemi tutti!... L’ora è venuta!... L’ora di ciò che vogliamo per noi e per tutto il Lidenburgo: la libertà, la giustizia, la pace, la vita… Nessun sacrificio sarà troppo grande…  Guardate le nostre tuniche: sono bianche come la libertà, la giustizia, la pace, la vita, ma hanno tutte delle macchie nere e rosse: nere come i delitti che questo Governo ha commesso e rosse come il sangue innocente che è stato versato...

Fabriz
Ci chiamiamo Orfani della Vita perché, anche se siamo vivi, in realtà non abbiamo quello che per l’uomo è il bene più prezioso: la vita.

Sibert
L’ho sempre saputo che dietro loro c’eri tu.

Ditel
Ascoltatemi ancora!... Daniele Fabriz, l’eroe è stato accusato di crimini ignobili e orrendi… Che peccato, per coloro i quali lo accusano, che ciò sia falso!... Sono invece assolutamente veri - e non c’è bisogno di ricorrere a testimoni, autentici o falsi che siano poco importa, per dimostrarlo - i crimini commessi dal Governo di Adolfo Sibert, di cui tutti nel Lidenburgo sono a conoscenza: arresti arbitrari, incarceramenti, torture, processi iniqui, omicidi, stragi, corruzione, peculato, appropriazione indebita e altro ancora… Le prove?... Basta visitare le prigioni, dove ci sono le cosiddette stanze dei colloqui, che poi altro non sono che camere di tortura, e quelle dove vengono eseguite decine di condanne capitali al giorno o assistere a un processo, ignobile e farsesco, tenuto davanti al Tribunale del Popolo o farsi un giro per le strade di Charta e vedere la paura e la miseria che vi incombono o entrare nelle case dei lidenburghesi, luoghi dove si soffre palesemente la fame, o ancora entrare nelle zone sorvegliate dalla Polizia Segreta e interdette ai più, zone nelle quali risiedono i signori che ci governano e vedere con i propri occhi le smisurate ricchezze che essi hanno accumulato.

All’improvviso un appartenente agli Orfani della Vita entra, ansimante e sconvolto, nell’aula del Tribunale del Popolo portando una notizia terribile.

Orfano della Vita
La Polizia!... La Polizia fuori sta arrestando e ammazzando tutti!

Pochi attimi dopo un grosso reparto di poliziotti comandato dal colonnello Maxim fa irruzione nell’aula del Tribunale del Popolo minacciando con le armi tutta la folla, che viene contemporaneamente immobilizzata. Molder e Folding lo seguono guardinghi.

Sibert
Colonnello Maxim!... Presto!... Li porti in carcere… Sono tutti quanti traditori e nemici del Lidenburgo!... Ecco la conferma, lampante e inconfutabile, delle accuse a cui accennavo prima: complotto contro il Lidenburgo e tentativo di colpo di Stato!

Colonnello Maxim
Siete tutti in arresto!... Agenti, portateli via!

Virginia
Daniele!!! Daniele!!!

Fabriz
Io sono Daniele Fabriz, l’eroe! Lo avete, forse, dimenticato?

Le parole tonanti di Fabriz, per la seconda volta, hanno l’effetto di bloccare in aula la corte, il pubblico accusatore, la difesa, Sibert e il colonnello Maxim, che non possono non guardare l’imputato.

Fabriz
Ascoltatemi tutti!... Sì… Ascoltatemi tutti… Per l’ultima volta… Io lo so che sono stato condannato a morte ancor prima che iniziasse questo processo… Lo so dal momento in cui sono venuti ad arrestarmi a casa mia… Il mio destino è segnato… Ma sappiate tutti che senza di me, senza Daniele Fabriz, l’eroe, non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione, non ci sarebbe stata nessuna resistenza a questa masnada di esseri spregevoli che ci governa e nessuno avrebbe mai parlato e lottato, con la nonviolenza, per la libertà, la giustizia, la pace, la vita… E ho creduto fino all’ultimo, anzi lo credo ancora, in questi ultimi attimi che mi rimangono, che nel nostro Lidenburgo, presto, libertà, giustizia, pace e vita saranno realtà…

Nell’aula del Tribunale cala un silenzio glaciale.

Sibert
Sei sempre il solito, Daniele… Sempre il solito!... Perché?... Perché?

Roland
Alla luce di tutti gli avvenimenti la pubblica accusa si dichiara soddisfatta.

Il presidente
La seduta è tolta… Definitivamente… L’imputato sia ricondotto in carcere.

Agenti della Polizia Segreta incatenano Fabriz e lo riconducono per la terza volta in carcere. Anche la corte, il pubblico accusatore e la difesa lasciano l’aula mentre i poliziotti, sotto la minaccia delle armi, fanno uscire la folla. Rimane soltanto Sibert, che si guarda attorno per alcuni attimi, poi, a testa bassa, lascia anche lui l’aula del Tribunale.



Ottava scena

Aula del Tribunale del Popolo, lunedì 21 marzo, primo pomeriggio. Soffocato nella violenza il moto popolare, si sta per chiudere il processo a Daniele Fabriz. In successione entrano la corte, il pubblico accusatore e la difesa. Né Fabriz e la moglie Virginia, né Ditel e altri membri degli Orfani della Vita sono presenti in aula dove ci sono soltanto Molder, Folding, il colonnello Maxim e agenti della Polizia Segreta.

Il cancelliere
In piedi, entra la corte… Entra il presidente della corte… Entra il pubblico accusatore Aris Roland… Entra la difesa.

Il presidente
Il Tribunale del Popolo dello Stato del Lidenburgo riunito in seduta ordinaria, oggi, 21 marzo 2011, preso atto delle accuse di cospirazione contro il Governo del Lidenburgo, attività sovversiva, attentato alle istituzioni statali, complotto contro il Lidenburgo, tentativo di colpo di Stato, omicidi, stragi, violenza alle donne, furti, rapine, saccheggi, devastazioni, incendi, prostituzione, spaccio di droga, manifestazioni di piazza, cortei, scioperi, occupazione di aziende, scuole e università, boicottaggio dei prodotti della nostra economia, istigazione a non pagare le tasse, istigazione a disobbedire alle leggi mosse nei confronti degli imputati di questo processo, procede alla lettura della sentenza… In riferimento agli articoli del codice penale del Lidenburgo afferenti ai capi d’imputazione sopracitati, gli imputati Daniele Fabriz, Martin Ditel e Virginia Moriat sono condannati a morte mediante impiccagione… I loro beni saranno confiscati a vantaggio dello Stato del Lidenburgo… L’esecuzione dei suddetti imputati avverrà oggi, 21 marzo 2011, nel Carcere della Centrale della Polizia Segreta a Charta e verrà resa nota sul territorio dello Stato attraverso i normali organi d’informazione… Su tutti coloro i quali sono stati tratti in arresto, in quest’aula e anche fuori, nella giornata odierna, con l’evidente accusa di far parte del complotto ordito contro il Governo del Lidenburgo, il Tribunale del Popolo si pronuncerà nei giorni a venire. Si proceda.

Molder
Faccia presto, colonnello… Il patibolo è già pronto, vero?

Colonnello Maxim
Non era necessario che me lo ricordasse, signore!… Mi creda.

Tutti i presenti lasciano in silenzio l’aula del Tribunale del Popolo.


Nona scena

Carcere della Centrale della Polizia Segreta, lunedì 21 marzo, primo pomeriggio. Daniele Fabriz sta attendendo di essere condotto al patibolo. È solo, dal momento che la moglie Virginia e Martin Ditel sono stati rinchiusi in altre celle. Seduto su un lettuccio riflette amaramente a voce alta su ciò che è accaduto. Sul suo volto non ci sono segni né di paura, né di rimpianto.

Fabriz
È finita… E non solo per me, per Daniele Fabriz, l’eroe… Anzi, eh!... Paradossalmente per me non è finita, anzi non è neppure iniziata… La vita nella storia… Eterna… Ohh!... Vanità dell’uomo che sta per morire… Tutto qui nel Lidenburgo si sfascerà senza di me… Tutto!... Gli uomini saranno presi dal terrore e dalla rabbia oppure dall’apatia e dalla disperazione e il male vincerà… Sarà la fine di ogni cosa… Soprattutto sarà la fine della rivoluzione, che diventerà un mattatoio sempre più impregnato di sangue per colpa della dittatura di Sibert che l’ha tradita, continua a tradirla e continuerà a farlo fino a quando… Fino a quando… Ahh!... Muoio lasciandomi dietro un caos terribile, indescrivibile, innominabile… Le cose che volevo e per le quali mi sono battuto - la libertà, la giustizia, la pace, la vita - verranno conquistate con la violenza, con il sangue - che orrore! - oppure non lo saranno mai - un altro orrore benché diverso dal primo! - e per il Lidenburgo sarà la fine… Ho avuto il grande merito di aver denunciato questo regime di violenza e di morte, di essermi opposto a esso con l’arma della nonviolenza, cosa che nessuno osava fare per paura, per ignoranza, per pregiudizio… Ma facendo così ho messo nelle mani di Sibert l’arma con cui lui mi ha schiacciato… Adolfo Sibert: così accecato dal potere e dalle sue idee assolute e così sordo a ogni richiamo di umanità da non vedere in me la salvezza di se stesso e del Lidenburgo... Adolfo Sibert: politico ignorante e rozzo, che si ritiene, stoltamente, uomo di governo dotato di visione strategica delle cose, ma che ha sbagliato tutto, perché non ha compreso minimamente che le mie parole sono, in realtà, il grido di dolore di tutto il popolo del Lidenburgo e ha fatto le sue scelte in base all’utilità immediata senza minimamente pensare a ciò che accadrà domani… Adolfo Sibert: essere spregevole, che ha fatto condannare a morte uno come me, un predicatore nonviolento, un uomo che parlava di libertà, di giustizia di pace e di vita: cose che lui ha ritenuto criminali e pericolose per il suo potere, ma che in realtà fanno parte della natura dell’uomo e che è quindi impossibile cancellare, estinguere, distruggere… Oh Adolfo!... Tu mi uccidi il giorno in cui hai perduto la ragione, ma mi rimpiangerai il giorno in cui la riacquisterai di nuovo… Tra poco ti dispererai e ti pentirai per ciò che avrai fatto, ma la tua disperazione e il tuo pentimento non ti potranno salvare dalla sconfitta che ti sei inflitto da solo... E ti dico anche un’altra cosa, Adolfo Sibert: la tua casa sarà distrutta e di te nessuno si ricorderà… E anche se verrai ricordato lo sarai soltanto per i tuoi crimini e sarai, quindi, sempre e soltanto odiato e mai amato… Le mie idee e la mia lotta, invece, resteranno per sempre nel ricordo degli uomini e saranno per sempre amate… E il nome di Daniele Fabriz sarà ricordato come quello di colui il quale ha sostenuto, a prezzo della sua stessa vita, tutte le speranze del Lidenburgo… Perché io sono l’eroe e un eroe non muore mai.


Decima scena

Carcere della Centrale della Polizia Segreta, lunedì 21 marzo, metà pomeriggio. In un’ampia sala, senza finestre e illuminata da una forte luce biancastra, è stato allestito un palco di legno sul quale si erge il patibolo. Il boia, insieme ai suoi aiutanti, attende che gli agenti della Polizia Segreta gli conducano i condannati a morte. Sono presenti anche Molder, il colonnello Maxim, il direttore e il medico del Carcere, cineoperatori al servizio del Governo pronti a filmare l’esecuzione. Pochi attimi dopo Fabriz, Ditel e Virginia, incatenati e con indosso lunghi abiti neri, fanno il loro ingresso, in fila, nella sala, scortati da parecchi agenti della Polizia Segreta guidati dal colonnello Maxim. Il piccolo gruppo si ferma ai piedi del patibolo.

Fabriz
Ha sentito, colonnello?

Il colonnello Maxim guarda Fabriz in volto senza dire nulla.

Fabriz
Il rumore dei nostri passi… A Parigi, durante il Terrore giacobino, gli imputati per comparire davanti al Tribunale Rivoluzionario, che aveva sede nel palazzo della Conciergerie e che emetteva soltanto sentenze di morte, proprio come il Tribunale del Popolo del Lidenburgo, dovevano attraversare una sala che era chiamata “sala dei passi perduti”: una chiara allusione alla sorte a cui essi andavano incontro… Sembra che ancor oggi si sentano, di tanto in tanto, questi passi.

Virginia
Gabriele… Daniele… Colonnello, voglio rivedere mio figlio, prima di morire.

Colonnello Maxim
Ciò è impossibile, signora.

Virginia, gridando, si avventa sul colonnello Maxim. Subito gli agenti di scorta la bloccano e la riportano nella fila, senza peraltro che si calmi del tutto.

Virginia
Voglio rivedere Gabriele!



Colonnello Maxim
Suo figlio è morto, signora... È morto, insieme ad altri bambini, in un incendio scoppiato questa notte nella casa dove lo aveva nascosto.

Virginia rimane impassibile alla notizia mentre un’espressione di dolore straziante si disegna sul suo volto.

Virginia
Ho freddo… Non ho mai sentito così tanto freddo… Eccola!... Arriva la notte.

Ditel
Ho combattuto per anni in prima fila, senza mai avere paura di nulla… Per la prima volta nella mia vita, oggi, ho paura… Credevo di essere più forte, di poter sopportare l’abbraccio della morte, ma mi sbagliavo.

Fabriz
Coraggio!… Stiamo per fare il nostro ingresso nella storia e nell’eternità… E per vivere nella storia e nell’eternità bisogna soltanto abbandonarsi alla morte.

Colonnello Maxim
Si proceda all’esecuzione.

A un cenno del boia, gli agenti fanno salire sul palco i tre condannati. Fabriz rifiuta il cappuccio, che viene messo a Ditel e a Virginia. A ognuno di loro viene fatta passare una corda attorno al collo.

Fabriz
Sono contento di morire perché la mia morte non potrà che fare del bene al Lidenburgo… Gabriele!... Virginia!... Oh, Dio!... Non vi vedrò mai più!… Ma anche tu, Adolfo Sibert, anche se in modo diverso, mi seguirai…. E presto.

Ditel e Virginia, incappucciati, non dicono nulla.

Colonnello Maxim
Si esegua la sentenza.

Il boia aziona la leva che apre la botola sotto i piedi dei condannati. Poi un agente della Polizia Segreta annuncia, con lugubri squilli di tromba, la morte di Fabriz, Ditel e Virginia mentre le luci nella sala si vanno lentamente spegnendo fino al buio totale.


Undicesima scena

Hotel Drias, lunedì 21 marzo, tardo pomeriggio. Adolfo Sibert è nella saletta dove, la mattina della domenica precedente, ha incontrato Fabriz. Non ha voluto assistere all’esecuzione di Daniele, Ditel e Virginia. È solo, coricato su un divanetto, gli occhi socchiusi, immerso nei suoi pensieri. All’improvviso nella saletta entra Molder.

Molder
Adolfo!... Sei qui!... Ti ho cercato ovunque.

Sibert
Che cosa vuoi?

Molder
Vittoria totale, Adolfo!... Daniele Fabriz non è più un pericolo per noi e per il Lidenburgo… Tra poco il Tribunale del Popolo si pronuncerà anche su tutti i suoi complici… Gli Orfani della Vita, tra qualche giorno, non esisteranno più… Ironia della sorte, sono stati loro stessi, invadendo l’aula del Tribunale del Popolo, a fornirci l’occasione per l’atto risolutivo di cui tu parlavi.

Sibert
E allora?!

Molder
Ascoltami, Adolfo: è giunto il momento di completare la rivoluzione… E questo compito spetta a te.

Sibert
Quale compito?!

Con un movimento repentino Molder si inginocchia davanti a Sibert.

Molder
Io… Io ti capisco, Adolfo… Ti capisco, anche se tu stenti a crederlo… Ti attende un compito difficile, che dico, terribile. Eppure non puoi non accettarlo, non puoi rifiutarlo… Adolfo Sibert: tu sei il responsabile della vita e del destino del Lidenburgo e non solo… Sei il responsabile della salvezza e della realizzazione completa, totale, definitiva della rivoluzione… Che poi sono la stessa, identica cosa.

Sibert
Ti sbagli, Anton… Non mi attende nessun compito… Tutto attorno a me è crollato.

Molder
Che cosa?

Sibert
Tutto ciò in cui credevo, tutto ciò per cui ho lottato fino a poche ore fa non esiste più… Mi capisci?... È tutto finito… Finito!... La rivoluzione, il Lidenburgo, il nostro potere… Tutto si è dissolto come neve al sole.

Molder guarda Sibert negli occhi in silenzio per alcuni attimi.

Molder
Ma che dici?

Sibert fa un lungo respiro, socchiude gli occhi per alcuni istanti, poi li riapre di scatto.

Sibert
Ascoltami, Anton… Ascoltami molto bene… Abbiamo eliminato chi avrebbe sfasciato tutto… Daniele Fabriz, da tutti chiamato l’eroe, era in realtà un pericolo, per noi e per il Lidenburgo… Chi è al potere ha l’obbligo, il sacrosanto dovere di domare tutte le passioni degli uomini per il loro bene, per la loro stessa sopravvivenza, è legittimato dal suo ruolo a compiere il male per avere il bene… Daniele Fabriz parlava di cose belle, che tutti gli uomini amano e ritengono giuste, ma che in realtà sono la fine di tutto… E chi è al potere non può permettere la fine di tutto in nome di cose belle e giuste… La gente da oggi mi odierà ancora di più, mi maledirà, ma chi verrà dopo non potrà che ringraziarmi per il cosiddetto male che ho fatto.

Molder
Il tuo ragionamento e il tuo discorso non fanno una piega, Adolfo.

Sibert
Allora perché?!...

Molder
Che stai dicendo? Spiegati!

Sibert
Perché mi sento così nudo, Anton? Perché?

Molder
Ma che dici, Adolfo?!... Che dici?

Sibert
Si nasce nudi e si muore allo stesso modo… Nella culla piangiamo, nella tomba facciamo lo stesso… E questa è la mia tomba... La tomba non tanto del mio corpo, ma di ciò in cui ho creduto e per cui ho lottato...

Molder
Sei diventato pazzo, Adolfo… Il processo a Fabriz ti ha sconvolto.

Sibert
Non sono pazzo, Anton. Mi sto solo rendendo conto, adesso, dopo che tutto si è compiuto, che se Daniele Fabriz ha perduto la vita io ho perso tutte le mie certezze... Per questo mi sento tanto nudo.

Molder si alza in piedi, continuando a guardare Sibert negli occhi.

Sibert
Vinceranno loro!… Vinceranno con le armi che Fabriz gli ha messo non solo nelle mani, ma nella mente e nel cuore e da cui è impossibile estirparle… Vinceranno con tutto ciò contro cui noi ci siamo battuti fino a poche ore fa… Vincerà il popolo del Lidenburgo, ma non come volevamo noi, non sotto la nostra guida e insieme a noi, ma contro di noi, contro il Governo di Adolfo Sibert, contro le nostre scelte, le nostre decisioni… Abbiamo sbagliato, Anton… Le nostre idee così assolute e così certe, le nostre leggi, i nostri tribunali, i nostri poliziotti, i nostri metodi repressivi, crudeli e sanguinari, hanno fallito…. Fallito!... Mi comprendi?

Molder
Credo, anzi sono sicuro, che tu stia errando, Sibert. Un conto sono le situazioni normali, a cui noi arriveremo; un conto sono le situazioni di crisi e di emergenza, come quelle che abbiamo vissuto fino a questo momento e che stiamo ancora vivendo… Spetta a noi, spetta a te in particolare, come ti dicevo prima, completare l’opera che tutti noi ben conosciamo per dare vita a un mondo nuovo… Bisogna andare avanti, Adolfo… Potrai pensare e dire qualsiasi cosa, anche la più scurrile, anche la più tremenda, anche la più folle… Ma sarai tu a doverci guidare verso la meta.

Sibert
Ascoltami, Anton… Tu prima mi hai detto che dobbiamo portare a compimento la rivoluzione in tutto il Lidenburgo, che devo essere soprattutto io, in prima persona, a creare quello che tu hai chiamato mondo nuovo... È una mole immensa, spaventosa di lavoro da fare.

Molder
E allora?!

Sibert
Bisogna ridare la libertà al Lidenburgo… La gente ha bisogno della libertà… Mi capisci, Anton?!... È il presupposto per fare tutto il resto del lavoro… La nostra Polizia Segreta deve diventare un corpo di agenti onesti e efficienti che tutelino la gente, non che l’arrestino impunemente, la torturino e l’ammazzino… Poi c’è bisogno di giustizia nel Lidenburgo… Giustizia vera… Il Tribunale del Popolo deve essere veramente al servizio del popolo… Dobbiamo rifare le leggi e togliere tutti quei provvedimenti speciali che io e te conosciamo bene… Vedrai che insieme alla libertà e alla giustizia verrà la pace… Dobbiamo anche rilanciare l’economia del Lidenburgo, aiutare i poveri che sono la quasi totalità della gente… Soprattutto dobbiamo fare in modo che la vita sia una realtà da godere pienamente… Ecco, Anton… In poche parole ti ho illustrato il lavoro enorme che c’è da fare nel Lidenburgo, insieme al Lidenburgo e per il Lidenburgo… Soltanto in questo modo, soltanto con la libertà, la giustizia, la pace e il rispetto della vita potremo portare a compimento la rivoluzione.

Molder porge a Sibert la sua pistola.

Molder
Sei pazzo e depresso, Adolfo!... Tieni!... Che aspetti a farla finita?

Sibert si alza con fatica dal divanetto, appoggiandovi i gomiti, poi guarda Molder negli occhi.

Sibert
Anton!... Quell’angelo demoniaco di Daniele Fabriz è entrato dentro di me… Ora io penso e parlo come lui... È come se la ragione fosse tornata in me e solo ora capisco di aver sbagliato tutto… Le sue proposte di ieri sono diventati i miei, i nostri progetti di oggi per domani… E in questo modo io, tutti noi dovremo ammettere il nostro fallimento e riconoscere il suo trionfo, la sua vittoria… Quella che noi ritenevamo un’utopia diventerà realtà e ciò che noi volevamo sarà, invece, irrealizzabile… Mi sto disperando, Anton, e pentendo delle mie azioni… Ma tutto ciò non cambierà nulla perché sono, comunque, condannato a perdere la grande partita della mia vita e nulla, neppure la morte, potrà salvarmi dalla sconfitta… E questa mia sconfitta travolgerà anche voi… Ti ricordi, Anton, che cosa ho detto?... Che la questione Fabriz è un dilemma… Che dobbiamo vincere, ma anche se vinciamo c’è, comunque, il rischio di uscirne sconfitti dinanzi al Lidenburgo, dinanzi alla rivoluzione, dinanzi a noi stessi… Esattamente quello che tra poco accadrà… Anzi sta già accadendo.

Molder
Tu, Adolfo, stai sicuramente male… Di certo hai la febbre molto alta, altrimenti non parleresti in questo modo… Sarà bene che ti accompagni a casa e che chiami anche un medico.

Sibert
Non ho la febbre, Anton… Anche se sto malissimo… La causa della mia malattia è un’altra… Si chiama Daniele Fabriz… Noi oggi non l’abbiamo giustiziato - dovrei dire assassinato! - ma l’abbiamo disseminato, l’abbiamo moltiplicato… La sua morte ha già iniziato a dare i primi frutti… Partendo proprio da me… E ciò che ho appena detto ne è testimone… Daniele Fabriz ha iniziato a vincere la sua battaglia e con lui tutti quelli che lo seguivano… Perché Daniele Fabriz non lo si può uccidere... Perché lui è lo spirito immortale che vive dentro ogni uomo.

Molder si avvicina di nuovo a Sibert e lo fa alzare dal divanetto, aiutandolo poi a mettersi il pastrano e il cappello.

Molder
Forza… Usciamo.

Appena usciti, sulle scale dell’Hotel Drias, Molder e Sibert sono avvicinati da un mendicante vestito di stracci neri, il volto coperto, che allunga una mano per ricevere l’elemosina. Molder con la destra gli fa cenno di allontanarsi.


Sibert
Che c’è?

Molder
Nessuno… Solo uno straccione... È sparito.

Pochi istanti dopo arriva, affannato, il servitore di casa Sibert.

Il servitore
Eccellenza!... Eccellenza!

Sibert
Che ci fai, tu, qui?!

Il servitore
Eccellenza!

Sibert
Che vuoi? Non dovresti essere a casa con la signora e Sofia?!

Il servitore
Eccellenza!... Ho… Ho una notizia da darle.

Molder
Che diavolo vuoi dal capo del Governo?

Sibert
Che è successo?... Maledizione!... Vuoi dirmi che è successo?

Il servitore
Eccellenza!… Mi segua!… Presto!

Sibert
Se non parli subito ti faccio arrestare e impiccare!

Il servitore
Una disgrazia, eccellenza!

Sibert
Voglio la verità, altrimenti sai che cosa ti succede.

Il servitore
La signora Liliana e sua figlia Sofia sono… Morte.

Sibert lancia uno sguardo fulminante al servitore.

Sibert
Ma che stai dicendo, uomo?

Il servitore
La signora, all’improvviso, ha iniziato a dire cose senza insensate… Continuava a ripetere: «Il dolore… Basta soltanto chiudere la porta dietro di noi per liberarcene.» Poi è andata nella cameretta di Sofia, ha preso la bambina e, prima che io potessi impedirglielo, si è gettata insieme a lei dalla finestra.

Sibert si accascia lentamente sulle scale dell’Hotel Drias.

Sibert
In questi due giorni ho trovato la mia rovina, il mio dolore, la mia condanna, il mio patibolo… E sono impotente dinanzi al futuro, che è sotto il segno del morto di oggi, sotto il segno di Daniele Fabriz… Ti prego, Anton, aiutami a rialzarmi che dobbiamo andare.

Molder
Dove Adolfo?... E che vorresti fare?

Sibert
Dobbiamo andare, Anton!... Non lo capisci?... Tocca a noi… Tocca a noi, adesso.