Ecco la verità

Commedia in un atto di

Antonio  Sapienza

Tratto dalla commedia in tre atti di Luigi Pirandello “ Così è … se vi pare”


Personaggi:

Lamberto Laudisi
La Signora Frola
Il Signor Ponza
La Signora Ponza
Il Consigliere Agazzi

Sulla spoglia scena ci sono il Consigliere di Prefettura  Agazzi e il signor Laudisi, suo cognato. Essi sono posizionati uno a destra, l’altro a sinistra della scena. Al centro, al buio, appariranno, come evocate i personaggi di Frola, di Ponza e della moglie.
Musica adatta. Dal fondo entra nel cono di luce la signora Frola.

Frola- Sono dolente e chiedo scusa a lor signori d'aver mancato fino ad oggi al mio dovere di rendervi visita. E il signor Consigliere vorrà scusarmi, spero, e scusare anche mio genero...-
Agazzi- Ma le pare…Questo signore è mio cognato, il signor  Laudisi. (inchino di Laudisi)-
Frola – Molto lieta. (a Laudisi, poi ad Agazzi) Grazie. Già. ( a tutti e due) Ma sapete la tragedia, il terremoto…il trasferimento in questa città, nuova per noi…(pensierosa) Già, Il terremoto…che tragedia. Sapete? Io non avevo solo una sorella, con una figliuola anche lei, ma nubile, perite tra le macerie. Ma per il mio povero genero la sciagura fu assai più grave. La madre, due fratelli, una sorella, e poi cognato, cognate, due nipotini.
E sono sciagure per tutta la vita! Si resta come stordite!...
Non si pensa più a nulla. Si manca senza volerlo, signor Consigliere.-
Agazzi- Ma no, a cosa pensa mai. Ma mi dica: perché se ne sta qui tutta sola in questo palazzo?-
Frola - Così sola, è vero?
Già, ecco, pare strano, per essere sinceri.
Eh, Ma... sa, io son d'avviso che, quando un figliuolo o una figliuola sposano, si debbano lasciare in libertà...-
Laudisi - Benissimo! Giustissimo! A farsi la loro vita, che dev'essere per forza un'altra, nelle nuove relazioni con la moglie o col marito, i figli...-
Frola - Ecco, sì... sì, grazie! È proprio così, signore! No, nessun figliuolo, ancora. E forse, ormai, non ne avrà più. Sono già sette anni che è sposata. (poi ad Agazzi) Mia figlia ha da fare, in casa, certo...Noi sa? noi siamo abituate, nei piccoli paesi, a star sempre in casa, anche da sole...-
Agazzi- Ma lei ha una figlia…l’andrà a trovare.-
Frola - Ah, certo! Come no? Una o due volte al giorno ci vado...Eh, però... no... non salgo, veramente... sarebbero troppe per me... Non salgo... La mia figliuola s'affaccia dalla parte del cortile e... e ci vediamo, ci parliamo...eppoi, ecco... bisogna che io dica... Non vorrei che loro pensassero della mia figliuola ciò che non è; che abbia per me poco affetto, poca considerazione... E anche di me che sono la mamma... novanta, cento scalini non possono essere impedimento a una madre, sia pur vecchia e stanca, quando si tratti di stringersi al cuore la propria figliuola? Ma non pensino male di lui! Di mio genero. È un così bravo giovine! Buono, buono... Lor signori non possono immaginarsi quanto sia buono! Che affetto tenero e delicato, pieno di premure, abbia per me! E non dico l'amore e le cure che ha per la mia figliuola. Ah, credano, che non avrei potuto desiderare per lei un marito migliore!-
Agazzi: Si dice che le proibisce…-
Frola - Proibire, no! Chi ha detto proibire? Siamo noi, signor Consigliere, io e mia figlia che ce ne asteniamo, spontaneamente, creda, per un riguardo a lui.
Senza offesa, signor Consigliere... È un sentimento... un sentimento difficile forse a intendere.... Quando si sia inteso, però, non più difficile - credano - a compatire, quantunque importi senza dubbio un sacrificio non lieve, tanto a me, quanto alla mia figliuola...-
Agazzi: Ma suo genero…-
Frola - No, no! E che c’entra? Sa, il nostro accordo è perfetto! Siamo contente, contentissime, tanto io, quanto la mia figliuola. No, no gelosia.
Per la madre? Gelosia? Non credo che si possa chiamare così... benché, non saprei, veramente... Ecco: egli vuole tutto, tutto per sé, assolutamente, il cuore della moglie, fino al punto che anche l'amore che la mia figliuola deve avere per la sua mamma -e l'ammette, come no? altro!- ma vuole che mi arrivi attraverso lui, per mezzo di lui, ecco!-
Agazzi - Oh! Ma scusi! Mi sembra una crudeltà bella e buona, codesta!-
Frola - No, no... non crudeltà... non dica crudeltà, signor Consigliere! È un'altra cosa, creda! Non riesco a esprimermi... Natura, ecco... ma no... forse, una specie di malattia, come dire? È una pienezza di amore - chiusa - ecco! una totalità esclusiva d'amore, nella quale la moglie deve vivere, senza mai uscirne, e nella quale nessun altro deve entrare!
Ma un egoismo che si dà tutto, come un mondo, alla propria donna! - Egoismo, in fondo, sarebbe forse il mio, a voler forzare questo mondo chiuso d'amore, a volermici per forza introdurre, quando so che la mia figliuola è felice; così adorata... Questo a una madre, signori miei, deve bastare, non è vero? - Del resto, se io la vedo la mia figliuola e le parlo...
Il panierino che vado a tirare là nel cortile, porta su e giù, sempre, due paroline di lettera, con le notizie della giornata... - Mi basta questo. - E ormai, già mi sono abituata... Rassegnata, là... se vogliono... Non ne soffro più.
E’ tanto buono - credano! Come non potrebbe essere di più! - Abbiamo ognuno le nostre debolezze, è vero? e bisogna che ce le compatiamo a vicenda.
Agazzi – Ci crediamo. Ci crediamo. Grazie per la visita.-

Buio. Esce Frola.  Breve stacco musicale- Dal buio compare Ponza-

Agazzi -Venga, venga avanti, signor Ponza! Le presento il signor Laudisi, mio cognato. - S'accomodi.-
Ponza - Grazie. Un momento solo, e tolgo l'incomodo.-
Agazzi - Vuol parlare da solo con me?-
Ponza - Posso... posso parlare anche davanti al signor Laudisi... Anzi... è... è una dichiarazione doverosa, da parte mia...-
Agazzi - Oh, ma se è per la visita della sua signora suocera, può farne a meno, sa? Perché...-
Ponza - Non è per questo, signor Commendatore. Tengo anzi a dichiarare che la Signora Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la signorina avessero la bontà di degnarla d'una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo assolutamente tollerare che ella faccia visite o ne riceva.-
Agazzi - Ma perché, scusi?-
Ponza - (innervosendosi) Mia suocera avrà parlato a lor signori della sua figliuola, è vero? Avrà detto loro che io le proibisco di vederla, di salire in casa mia?-
Agazzi - E che s'astiene lei, di salire in casa dalla figliuola, per un riguardo a un suo sentimento, che noi francamente le diciamo di non comprendere...ci è parsa una crudeltà, ecco! una vera crudeltà!-
Ponza - Sono qua appunto per chiarir questo, signor Commendatore. La condizione di questa donna è pietosissima. Ma non meno pietosa è la mia, anche per il fatto che mi obbliga a scusarmi... a far qui davanti a loro una dichiarazione, che soltanto...soltanto una violenza come questa poteva costringermi a fare.(pausa) La signora Frola è pazza.-
      Agazzi - Pazza?-
Ponza - Da quattro anni.-
Laudisi - Come, pazza?-
Ponza - Non pare, ma è pazza. E la sua pazzia consiste appunto nel credere che io non voglia farle vedere la figliuola.
Quale figliuola, in nome di Dio, se è morta da quattro anni la sua figliuola?-
Laudisi -  Morta? - Oh!... –
Agazzi - Come? - Morta?-
Ponza - Da quattro anni. È impazzita proprio per questo. Vedano, signori,
io mia moglie l'ho sposata da due anni. È la mia seconda moglie. Ed è stata, se così può dirsi, la fortuna di mia suocera: Quando, dalla finestra della stanza dove la tenevano custodita, mi vide passare per via, la prima volta, con questa mia seconda moglie, si mise improvvisamente a ridere, a piangere, a tremar tutta di felicità: volle rivedere la sua figliuola, viva, in questa mia seconda moglie, e scampò dallo stato di tetra disperazione in cui era prima caduta, in quest'altra forma di pazzia, lucida, che consiste appunto nel credere che non è vero che la sua figliuola è morta, ma che sono io che voglio tenermela tutta per me e non voglio più fargliela vedere.
Insomma, si rianimò tutta; si calmò d'un tratto; è quasi come guarita, tanto che - lor signori l'hanno veduta, l'hanno sentita parlare - non sembra affatto pazza. E lei lo dice a tutti che è sua figlia. Ed è per me, veramente, piena di affetto e gratitudine... Perché credano che io faccio di tutto per assecondare, anche a costo di gravi sacrifici, questa pietosa follìa.... Mi tocca tener due case; obbligo mia moglie, che per fortuna si presta caritatevolmente, a secondare anche lei la follia.... S'affaccia alla finestra, le parla, le scrive... - Ma, carità, ecco, dovere - fino a un certo punto, signori! Non posso costringere mia moglie a convivere con lei... Intanto è come in carcere, quella disgraziata, chiusa a chiave, per paura che ella le entri in casa. È tranquilla, sì, e così mite, d'indole... - ma, capiranno... farebbero raccapriccio a mia moglie le carezze... sarebbero anche uno strazio...
Signor Commendatore, intenderà che io non potevo permettere, se non forzato, questa visita.-                                                                                                                   Agazzi - Ah, intendo ora perfettamente, e mi spiego tutto!-
Ponza - Chi ha una sventura come questa, deve starsene appartato. Costretto a far venire qua mia suocera, era mio obbligo fare innanzi a loro questa dichiarazione, non potendo, da pubblico funzionario, per rispetto al posto che occupo, permettere che si creda di me, in paese, una cosa così disumana: che io, cioè, per gelosia o per altro, impedisca a una povera madre di veder la propria figliuola.
Chiedo scusa d'avervi involontariamente turbato.
Signor Commendatore!   
                                                                                                                                              Va nel buio
      
Agazzi - Eppure... eh! dal modo come parlava...-                                           Laudisi -Tu avevi già capito?.
Agazzi - No... ma, certo che... non sapeva lei stessa come dire...
Già, ma è appunto questa la prova che è pazza! In questo scusare il genero... che poi non lo scusava affatto...Se non fosse pazza, scusa, potrebbe accettar quelle scuse, queste condizioni di non veder la figliuola se non da una finestra?
Tu che ne dici?
Laudisi - Io? Niente!

Dal buio esce di nuovo la Signora Frola.

Frola - Permesso?-
Agazzi- Venga, venga avanti, signora.-
Frola - Abbiano pazienza un momento (con profondo rammarico) Ah, meglio lo sgarbo, signori, Non avrei mai supposto che mi si dovesse costringere a questa mia seconda visita, di cui purtroppo avevo previsto le conseguenze!
Non è uscito di qua or ora mio genero?
Agazzi - Ah, sì... - Ma è venuto... è venuto, signora, per parlare a me di... certe cose d'ufficio...
Frola -  Eh... codesta pietosa bugia che ella mi dice per tranquillarmi...-
Agazzi - No no, signora, stia sicura... le dico la verità...
Frola - Era calmo, almeno? Ha parlato calmo ?-
Agazzi - Ma sì, calmo, calmissimo - è vero?-                                                 Laudisi - …pareva…-
Frola - Oh Dio, signori, loro credono di rassicurare me, mentre vorrei io, al contrario, rassicurar loro sul conto di lui!-
Agazzi: E su che cosa, signora? Ma no, creda...Se ha parlato con me di cose d'ufficio...-
Frola - Ma io vedo come mi guardano... Abbiano pazienza! Non si tratta di me! Dal modo come mi guardano, m'accorgo ch'egli è venuto qua a dar prova di ciò che io per tutto l'oro del mondo non avrei mai rivelato! Mi sono testimoni che poc'anzi io qua, alle loro domande che - credano - sono state per me molto crudeli, non ho saputo come rispondere... ho dato loro di questo nostro modo di vivere una spiegazione che non può soddisfare nessuno, lo so! Ma potevo dirne loro la vera ragione? O potevo dir loro - come va dicendo lui - che la mia figliuola è morta da quattr'anni e che io sono una povera pazza che la crede ancora viva e che lui non me la vuol far vedere?-
Laudisi - Ah...-                                                                                                Agazzi - ma come? La sua figliuola?-
Frola - Vedono che è vero? Perché vogliono negarlo? Ha detto loro così, è vero?Ma lo so! E so quale turbamento gli cagiona il vedersi costretto a dir questo di me! - È una disgrazia, signori, che con tanti stenti, attraverso tanti palpiti e tanti dolori, s'è potuta superare - ma così, a patto di vivere come viviamo... Purtroppo, capisco, deve dar nell'occhio alla gente, provocare scandalo, sospetti... Ma d'altra parte, se lui è un ottimo impiegato, zelante, scrupoloso... Lei lo avrà già sperimentato, certo...-
Agazzi - No... per dir la verità, ancora...è qui da dopo…-
Frola - Per carità non creda alle apparenze! - È ottimo - lo hanno dichiarato tutti i suoi superiori! E perché si deve allora tormentarlo con questa indagine della sua vita familiare, della sua disgrazia - ripeto - già superata e che - a rivelarla - potrebbe comprometterlo nella carriera?-
Agazzi - Ma no, signora, non s'affigga così... Nessuno vuol tormentarlo... Che compromissione?-
Frola - Dio mio, come vuole che non m'affligga nel vederlo costretto a dare a tutti una spiegazione... assurda, via, inverosimile... Possono loro credere sul serio che la mia figliuola è morta? che io sia pazza? che questa che ha con sé è una seconda moglie? - Ma è un bisogno, credano... è un bisogno per lui! - Gli s'è potuto ridar la calma, la fiducia, solo a questo patto. Si eccita solo, si sconvolge tutto, quando è costretto a parlarne, perché sente lui stesso la violenza che fa, a dir certe cose - lo avranno veduto..-.
Laudisi - …in effetti...-                                                                                          Agazzi-  …difatti era eccitato...-
Frola - No, per carità, signori! Che credono? È solo questo tasto che non gli dev'esser toccato! Ma scusino, lascerei io forse la mia figliuola così sola con lui, chiusa?... Ma poi la prova è lì, all'ufficio, dove adempie a tutti i suoi doveri come meglio non si potrebbe!-
Agazzi – Lasci perdere i doveri d’ufficio. Ah, ma bisogna che lei ci spieghi, signora! Possibile che suo genero sia venuto qua a inventarci tutta una storia?-
Frola - Sissignore, sì, ecco, spiegherò loro tutto! Ma bisogna compatirlo, signor Consigliere!-
Agazzi - Ma come? Non è vero niente che la sua figliuola è morta?-
Frola - Oh no! Dio liberi!-
Agazzi - Ma allora il pazzo è lui!-

Laudisi riesce a stento a trattenere il sorriso.

Frola - No, no... guardi...No, guardino... guardino... Non è neanche lui!... Mi lascino dire... Lo hanno veduto - è così forte di complessione... violento... Sposando, fu preso da una vera frenesia d'amore... Rischiò di distruggere, quasi, la mia figliuola, ch'era delicatina... Per consiglio dei medici e di tutti i parenti - anche dei suoi - che ora poverini non ci sono più! - gli si dovette sottrarre la moglie di nascosto, per chiuderla in una casa di salute. E allora lui, già un po' alterato, naturalmente, a causa di quel suo.... soverchio amore - non trovandosela più in casa... - ah, signore mie... cadde in una disperazione furiosa... credette davvero che la moglie fosse morta, non volle sentir più niente, si volle vestir di nero; fece tante pazzie; e non ci fu verso di smuoverlo più da quest'idea. Tanto che - quando, dopo appena un anno, la mia figliuola, già rimessa, rifiorita, gli fu ripresentata - disse di no, che non era più lei, no, no... la guardava... ma no, no... non era, non era più lei... Signore mie, uno strazio... le si accostava... pareva che la riconoscesse... e poi di nuovo, no, no... E per fargliela riprendere, con l'ajuto degli amici, si dovette simulare un secondo matrimonio...Sì; ma non ci crede più, certo, da un pezzo, neanche lui! Ha bisogno di darlo a intendere agli altri; non può farne a meno! Per star sicuro, capiscono? Perché forse, di tanto in tanto, gli balena ancora la paura che la mogliettina gli possa essere di nuovo sottratta.
Se la tiene chiusa a chiave, perciò - tutta per sé. Ma l'adora!... Sono sicura, e la mia figliuola è contenta.
Me ne scappo, perché non vorrei che tornasse subito da me, se è così eccitato...Ci vuol pazienza... Quella poverina deve fingere di non esser lei, ma un'altra... e io... eh! io - d'esser pazza, signore mie! Ma come si fa? Purché stia tranquillo lui... Non s'incomodino, prego, so la via... Riverisco, signori, riverisco...

Entra nel buio-

Laudisi - Mi guardi? …Eh! La verità…Ah! ah! ah! ah!-


Agazzi – Non mi rassegno. Chiamo il commissario Centuri. (prende il telefono) Pronto!... - Sì... Parlo con Centuri?... Ebbene?... Sì, bravo...
Ma come, scusi? è possibile?...Lo capisco, ma mettendocisi con un po' d'impegno!...È proprio strano, scusi, che non si possa...risalire all’identificazione. Ma all’anagrafe?...Capisco, sì... capisco...Tutto distrutto! …Basta, veda un po'... A rivederla... (posa il telefono, poi a Laudisi) Niente. Tutto disperso, tutto distrutto... Municipio... archivio... stato civile...Niente... Dice che non si ha notizia di superstiti, se pure ce ne sono... Ricerche difficilissime! Purtroppo! Ora, a chi credere?-
Laudisi – (ironico) Vuoi seguire il mio consiglio? Credi a tutti e due!-
Agazzi - Ma come! che dici?-
Laudisi – (sempre piùironico) E allora, non credere a nessuno dei due!-
Agazzi: Ma i dati di fatto…-.
Laudisi – I dati di fatto... già! Che vorresti desumerne?-
Agazzi - Ma scusa! Purtroppo non c'è nulla - ma c'erano - se la signora Frola è lei la pazza - doveva esserci, si potrà trovare domani l'atto di morte della figliuola. - Oppure, non c'è e non si potrà trovare perché non c'è stato mai - e allora il pazzo è lui, il signor Ponza suo genero!
Potresti negar l'evidenza, se domani quest'atto ti venisse presentato?- Laudisi - Io? Ma non nego nulla io! Me ne guardo bene! Sei tu che hai bisogno dei dati di fatto, dei documenti, per affermare o per negare! Io non so che farmene, perché per me la realtà non consiste in essi, ma nell'animo di quei due, in cui non posso entrare, se non per quel tanto che essi me ne dicono.-
Agazzi - Benissimo! E non dicono appunto che uno dei due è pazzo? - O pazza lei, o pazzo lui - di qui non si scappa! Quale dei due? È qui la questione!-
Laudisi - Prima di tutto, non è vero che lo dicano entrambi. Lo dice lui, il signor Ponza, di sua suocera. La signora Frola lo nega, non soltanto per sé, ma anche per lui. Se mai, lui - dice - fu un po' alterato di mente per soverchio amore. Ma ora, sano, sanissimo...-
Agazzi - Ah dunque tu propendi, come me, verso ciò che dice lei, la suocera? Certo che, stando a ciò che dice lei, si può spiegar tutto...-
Laudisi - Ma si può spiegar tutto ugualmente, stando a ciò che dice lui, il genero!-
Agazzi - E allora - pazzo - nessuno dei due? Ma uno dev'essere, perdio!-
Laudisi - E quale? Non puoi dirlo tu, né può dirlo nessuno! E non già perché codesti dati di fatto, che vai a cercare, siano stati annullati da un accidente qualsiasi - un incendio, un terremoto -; ma perché li hanno annullati essi in sé, nell'animo loro, vuoi capirlo? - creando lei a lui, o lui a lei, un fantasma che ha la stessa consistenza della realtà, dov'essi vivono perfettamente, di pieno accordo! E non potrà essere distrutta, quella loro realtà, da nessun documento, poiché essi ci respirano dentro, la vedono, la sentono, la toccano! - Al più, per voi potrebbe servire il documento, per togliervi voi una sciocca curiosità. Vi manca, ed eccovi dannati al meraviglioso supplizio d'aver davanti, accanto, qua il fantasma e qua la realtà, e di non poter distinguere l'uno dall'altra!-
Agazzi - Filosofia, caro, filosofia!  Lo vedremo, lo vedremo adesso se non sarà possibile!
Abbiamo inteso prima l'uno, poi l'altra; mettendoli insieme, ora, di fronte, vuoi che non si scopra dove sia il fantasma, dove la realtà?-                                Laudisi -Io vi chiedo licenza di poter seguitare a ridere alla fine.-
Agazzi - Va bene, va bene; vedremo chi riderà meglio alla fine. (esce)-


(Va un po' in giro per lo studio, sogghignando tra sé e tentennando il capo; poi si ferma davanti al grande specchio su la mensola del camino, guarda la propria immagine e parla con essa)

 Eccoti qua...Eh caro... Chi è il pazzo di noi due?

(Alza una mano con l'indice appuntato contro la sua immagine che, a sua volta, appunta l'indice contro di lui. Sghigna ancora, poi.)

Eh, lo so: io dico: tu - e tu dici: io! - Tu! tu! - E già, io...- Va' là, che così a tu per tu, ci conosciamo bene noi due! - Il guajo è che come ti vedo io, non ti vedono gli altri! E allora, caro mio, che diventi tu? Dico per me che, qua di fronte a te, mi vedo e mi tocco - tu, per come ti vedono gli altri - che diventi? - Un fantasma, caro, un fantasma! - Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in sé stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa...-
Agazzi – (rientrando) Ma allora... allora ha ragione lui?
Laudisi – (come se avesse già intuita la domanda) Eh... cerchi i dati di fatto! L'atto del secondo matrimonio - a quanto pare - parla chiaro. E già! Parrebbe lei...Sì. Ma perché l'atto può essere benissimo - come ha assicurato la signora Frola - un atto simulato, messo su con l'ajuto degli amici per secondare in lui la fissazione che la moglie non fosse più quella, ma un'altra. Cioè, cioè... con quel valore… con quel valore che ognuno gli vuol dare! Non ci sono, scusi, anche le letterine che la signora Frola dice di ricevere ogni giorno dalla figliuola per mezzo del panierino, là, nel cortile? Ci sono queste letterine, è vero? Ebbene: documenti, signora! Documenti, anche queste letterine! Ma secondo il valore che tu vuoi dar loro! Viene il signor Ponza e dice che sono finte, fatte per secondare la fissazione della signora Frola.
Come niente, come niente, scusa... non esageriamo! I giorni della settimana, quanti sono? Sette: lunedì, martedì, mercoledì... E i mesi dell'anno? Dodici: gennajo, febbrajo, marzo...
Ma sì! È indegno, è indegno, hai ragione! Tanto più che comincia a parermi evidente che dev'esser lei! –
Agazzi - Lei, lei, lei...-
Laudisi - Ma appunto perché ne sei così sicuro : dev'esser lei!
(facendosi in mezzo) Ed ecco, signori, scoperta la verità! Ah! ah! ah! ah!-                                                                                               Agazzi- Ridi, ridi.-                                                                                                 Laudisi - Sì, sì... Non dico!... Ma scusa... - se ci pensi bene: - ha ragione la signora Frola? e allora chi c'è là, per lui? Il fantasma d'una seconda moglie. O ha ragione lui, il signor Ponza, e allora là, per casa, c'è il fantasma della figliuola! - Tutto sta ora, se questo fantasma per l'uno o per l'altra è poi una persona per sé! Arrivati a questo punto, mi sembra che sia anche il caso di dubitarne!-
Agazzi - Ma va' là! Tu vorresti farci impazzire tutti quanti appresso a te!-
Laudisi - No, bada, bada che forse in quella casa non c'è altro che un fantasma!-
Agazzi – Un fantasma? E di chi?-
Laudisi – Della moglie! E Non scherzo affatto, Chi l'ha veduta? Scusa! Non l'ha mai veduta nessuno! - Ne parla lui; e lo dice lei, la signora Frola, che la vede...Chi le si affaccia? Ma tu, ne sei sicuro?-
Agazzi - Ma come no? ma come no? Ma se l'hai detto tu stesso, scusa!-
Laudisi - Io, sì, se lassù c'è veramente una donna... una donna qualunque. Ma bada che una donna qualunque lassù non ci può essere! non c'è! non c'è di certo! Io almeno dubito adesso che ci sia! Eh... Dimmi, se - dico se – ma no…-
Agazzi – Se cosa? parla!-
Laudisi - …se lì ci fosse veramente la figlia di lei e la moglie di Ponza?-
Agazzi – Come sarebbe?-
Laudisi – Come sarebbe? Che ne so… può darsi che il buon Ponza abbia sposato la figlia … della sua amante?-
Agazzi –Ma non dire idiozie! Quella chiusa in casa  è la seconda moglie-
Laudisi – Può darsi, ma vedremo, vedremo...-                                                                                           Agazzi: E se, invece,  fosse vessazione? (rivolto al pubblico) -

Dal buio entra Ponza-

Ponza: Vessazione, scusi... - intende, da parte mia? (poi a Laudisi)  E lei come si permette di fare insinuazioni oltraggiose! No! allora me ne vado! Me ne vado, signor Consigliere, perché non posso tollerare quest'inchiesta accanita, feroce, che finirà di compromettere, guasterà irreparabilmente un'opera di carità che mi costa tanta pena e tanti sacrifici!  Signor Laudisi, Io venero più che una madre quella povera vecchia, e mi sono veduto costretto, qua, jeri, a investirla con la più crudele violenza. Ora l'ho trovata di là, in tale stato d'avvilimento e d'agitazione... eppoi, queste sue basse insinuazioni, che fanno diventare la tragedia più intollerabile. (guarda di sbieco Laudisi, il quale fa un leggero inchino)-
Agazzi – Non si parli più di questa stupida supposizione Lamberto! (Laudisi annuisce, poi a Ponza) Scusi, è strano! Perché la signora, con noi, ha parlato sempre calmissima. Tutta l'agitazione, invece, l'abbiamo finora notata in lei, signor Ponza, e anche adesso...-
Ponza - …Perché loro non sanno quello che mi stanno facendo soffrire!-
Agazzi - Via, via... si calmi, caro Ponza... Che cos'è? Ci sono qua io! E lei sa con quale fiducia e quanto compatimento io abbia ascoltato le sue ragioni. Non è così?-
Ponza - Mi perdoni. Sì, lei.... E gliene sono grato, signor Consigliere.-
Agazzi - Poiché venera come una madre la sua povera suocera, scusi, deve pensare che abbiamo tanta curiosità di sapere, appunto perché s'interessano molto della signora...-
Ponza - Ma la uccidono, e l'ho fatto notare!-
Agazzi - Bene, bene... Finiranno, appena si sarà chiarito tutto: ora stesso, guardi! Non ci vuol niente. - Lei ha il mezzo più semplice e più sicuro di levare ogni dubbio e non a me, perché io non ne ho.-
Ponza - Ma se non vogliono credermi in nessun modo!-
Agazzi - Questo non è vero. - Quando lei venne qua, dopo la prima visita di sua suocera, a dichiararci ch'era pazza, noi tutti - con meraviglia, ma le abbiamo creduto.
Ma subito dopo, tornò sua suocera... Dunque, è chiaro. Lei o sua suocera.- Ora se lei è sicuro di dir la verità, non può aver nulla in contrario, certo, che sia ripetuta qua, ora, dall'unica persona che possa affermarla, all'infuori di voi due.-
Ponza - E chi?-
Agazzi - Ma la sua signora...-
Ponza- (sbalordito) Mia moglie? Qui? Ah, no! Mai, signor Consigliere!-
Agazzi - E perché no, scusi?-
Ponza - Portare mia moglie qua a dare soddisfazione a chi non vuol credermi?-
Agazzi - A me ! Scusi... Può aver difficoltà?-
Ponza - Ma signor Consigliere... no! mia moglie, no! Lasciamo stare mia moglie! Si può ben credere a me!-
Agazzi - Ma mi pare che lei voglia far di tutto per non essere creduto!
Tanto più che ha cercato anche d'impedire in tutti i modi - anche a costo d'un doppio sgarbo a mia moglie e alla mia figliuola - che la suocera venisse qua a parlare...-
Ponza - Ma che vogliono loro da me? In nome di Dio! Non basta quella disgraziata? vogliono qua anche mia moglie? No, io non posso sopportare questa violenza! Mia moglie non esce di casa mia! Io non la porto ai piedi di nessuno! Mi basta che mi creda lei! E del resto vado a far subito l'istanza per andar via di qua!-
Agazzi - Senta signor Ponza le dico che comincia a dar da pensare anche a me codesta sua ostinazione nel rifiutare una prova che le chiedo io e non altri, nel suo stesso interesse, e in cui non vedo nulla di male!  Possiamo bene, io e il signor Laudisi ricevere una signora... - o anche, se lei vuole, venire a casa sua...-
Ponza - Lei dunque mi obbliga?
Agazzi - Le ripeto che gliel'ho chiesto nel suo interesse. Potrei anche chiederglielo come suo superiore!-
Ponza - Sta bene. Sta bene. Quand'è così... porterò qua mia moglie... pur di finirla! Ma chi mi garantisce che quella poveretta non la veda?-
Agazzi - Ma possiamo andar noi in casa della signora...-
Ponza - Nossignore. - Io lo dico per loro. Che non mi si faccia un'altra sorpresa, che avrebbe conseguenze spaventevoli!-
Agazzi - Ma no, per carità, che pensa! Se no... ecco... a suo comodo potrebbe condurre la signora alla Prefettura.-
Ponza - No, no - subito, qua... subito... Starò io, di là, a guardia di lei. Vado subito, signor Consigliere sarà finita, sarà finita!-

Buio. Esce. Entra la signora Frola

Agazzi - No! chi l'ha chiamata? –                                                                         
Laudisi – (allargando le braccia)  È venuta da sé!-
Frola - Signori miei, per pietà! per pietà! Lo dica lei a tutti, signor Consigliere!-
Agazzi - Io le dico, signora, di andar via subito! Perché qua lei, per ora, non può stare!-
Frola - E perché? perché? Va bene, sì, me ne vado! Me ne vado oggi stesso! Me ne parto, signor consigliere! per sempre me ne parto!-
Agazzi - Ma no, in questo momento, sia buona, basta che lei si ritiri. Mi faccia la grazia! -
Frola - Ma perché?... Che cos'è? Che cos'è?-
Agazzi - Deve tornare subito qua suo genero, ecco! Ha capito?-
Frola - Ah! Sì?... E allora, sì... sì, mi ritiro... mi ritiro subito! Volevo dir loro questo soltanto: che per pietà, la finiscano! Loro credono di farmi un bene, così, e mi fanno tanto male! Io sono costretta ad andarmene, così, a partirmene oggi stesso! perché lui sia lasciato in pace! - Ma che vogliono, che vogliono ora qua da lui? Che deve venire a fare qua lui?... - Oh, signor Consigliere, voi mi priverete dell'unico bene, dell'unico conforto che mi resta: vederla almeno da lontano la mia figliuola!-
Agazzi - Ma chi glielo dice? Perché? Lei non ha bisogno di partirsene! Le diciamo di ritirarsi ora per un momento. Stia tranquilla!-
Frola - Ma è per lui! per lui, signor Consigliere! Io sono venuta qua a pregare tutti per lui, non per me!-                                                                                 
Agazzi - Sì, va bene... E lei può star tranquilla anche per lui, gliel'assicuro io. Vedrà che ora si accomoderà tutto...-
Frola - E come? E come? Li vedo qua tutti accaniti addosso a lui!-                   
Agazzi - No, signora! Non è vero! Ci sono qua io per lui! Stia tranquilla!-                 Laudisi – (avvicinandolesi)  Stia tranquilla, nulla di serio, vedrà.-                                          
Frola - Ah! grazie! Vuol dire che lei ha compreso...-                                                  
Laudisi - Sì, sì, signora, io ho compreso...benissimo.-                                                                
Frola - E io l'ho detto qua, a tutti ... È una disgrazia già superata... veda! su cui non bisogna più ritornare...-                           
Agazzi - Sì, va bene, signora... Se le dico che abbiamo compreso!-                                       
Frola - Ecco, sì, signor consigliere! Se lui ci costringe a vivere così - non importa! Non ci fa niente! Perché noi siamo contente... La mia figliuola è contenta così, e questo mi basta!...  Ci pensi lei, ci pensi lei... perché, se no, non mi resta altro che andarmene, proprio! e non vederla più, neanche così da lontano... Lo lascino in pace, per carità!-

Dal buio entra la signora Ponza: E’ misteriosa, velata e cammina lentamente.     

Frola : Oh Dio... Eccola... Oh Dio... Ah! Lina... Lina... Lina...-

Ponza (uscendo dal buio)-  Giulia!... Giulia!... Giulia!...

Signora Ponza -  ( a Ponza)  Conducila via... Andate, andate...
( agli altri) Che altro possono voler da me, dopo questo, lor signori? -
Agazzi - Ma noi vogliamo, vogliamo rispettar la pietà, signora... Vorremmo però        che lei ci dicesse...-
Signora Ponza - Che cosa? la verità: è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola,  e la seconda moglie del signor Ponza; sì, e per me nessuna! nessuna!-
Agazzi - Ah, no, per sé, lei, signora, sarà l'una o l'altra!-
Signora Ponza - Nossignori. - Per me, io sono colei che mi si crede! (esce lentamente e va verso il buio) -
Laudisi– (sempre ironico) Ecco come parla la verità! Siete contenti? Ah! ah! ah!-

Fine