Esercizi di distruzione. L’importanza di chiamarsi Erostrato

di

Tommaso Urselli



Io sono un inventore ben più meritevole di tutti quelli che mi hanno preceduto.
A. Rimbaud

Ecco cosa vorrei, sbalordirli tutti.
J.P. Sartre

Troverò ben io il modo di farvi attoniti, o stolti; dovrete ripetere in perpetuo il mio nome.
Se per oneste imprese mi ricusaste la fama, vi sforzerò darmela per sempre con una trista.
A. Verri

Nota

Il testo è costruito in forma di monologo; le battute contrassegnate da un trattino sono citazioni dall’opera di autori e artisti famosi cui il nostro personaggio, un “Erostrato contemporaneo”, si ispira; tali battute potranno essere dette dallo stesso attore in tempo reale o dalla sua voce fuori campo.




Penombra. Erostrato, di schiena, accasciato sul tavolo in mezzo a un mucchio di giornali. La luce si alza lentamente. Erostrato si desta dal suo torpore, si rivolge a qualcuno tra il pubblico.


Lei come si chiama?
Il nome
Il suo nome, dico
Mai sentito
Non la conosco
Nessuno la conosce

Anonimo!

Anonimi!

Sì ma non fatevene una colpa

Capisco che lei per esempio, di fronte a me, si senta…giustamente…una merda
Ma non ne ha nessuna colpa, gliel’assicuro

Non ne avete nessuna colpa
Più che altro è che anche come merde voi non siete un granché
Perché io sono più merda
Ma non vi preoccupate, per questa vita è andata così
Ritentate, sarete più fortunati
Mi sento buono da fare schifo!

Non vi fate un po’ schifo?
Vi capisco vi capisco
E’ che quando ci prende questa roba
Questo sentimento molliccio di
Di condivisione, ecco
Di solidarietà tra umani
Questa sensazione equa e solidale

Ecco mi viene da vomitare!

Il fatto è che prima mi sentivo superiore e basta
Poi l’altro giorno non lo so che cosa mi è successo
M’ha preso questa sensazione di debolezza alle gambe
Di vertigine
E sono caduto in basso
Qua da voi

- Del resto, che colpa ne ha l’ottone se si risveglia tromba?

Rimbaud!

Nessuna dico io
E così eccomi qua con voi!

No scusate
E’ che vi guardavo ieri da lassù e mi sembravate così ridicoli…
Formiche, formiche…
Mi sarebbe stato così facile schiacciarvi, lì, dal sesto piano

Lei a che piano abita
Al piano terra?
Guardi oggi mi sento così simile a lei: un terrestre di merda
Mi sputi la prego mi sputi
Guardi che pago eh
Allora facciamo così: se non mi sputa io le sparo

Sì, ma poi, cosa le sparo a fare
Chi è lei?
Nessuno!
Ma dico io, perché non fa il Papa
Su, diventi Papa
Così le sparo e divento famoso
Avanti!!!

Non-vuole-diventare-Papa???
Se non mi diventa Papa qui, ora, seduta stante, io qua faccio un’ecatombe che non si salva nessuno

Lei è giornalista? Allora possiamo metterci d’accordo
Basta che si parli un po’ di me sul giornale di domani
Avanti, prenda appunti, scriva scriva

Anch’io scrivo ogni tanto
Mi porto sempre dietro carta e penna
Non si sa mai, se mi viene l’ispirazione di scrivere l’opera immortale

- Cosa sarà meglio scrivere per i posteri: testi profetici? Poemetti? Racconti dell’orrore? Odi oraziane? Manifesti del modernismo? Testi filosofici? Poemi epici? Quartine popolari? Megalomani testi politici? Libri di teosofia? Sdolcinate letterine d’amore? Una brutta copia del Faust? Oroscopi?

Non sono dubbi miei eh…l’ha detto Pessoa!

Ssss, silenzio
Mi sta venendo in mente una sceneggiatura: io faccio la parte principale, lei la secondaria, e come comparsa chiamiamo Al Pacino

Voi non scrivete così di getto?

Ho capito, siete dei riflessivi
Scrivete con un progetto in testa
Sì sì ho capito
Va be’, dai, ognuno ha un suo metodo

Comunque anch’io faccio dei progetti
Sì, ogni tanto ne butto giù uno, qualcuno funziona e qualcun altro no ma che importa
L’importante non è il risultato
L’importante è progettare
E soprattutto, il piacere di progettare

Non è che ci metto tanto a farli questi progetti
No no
E’ un attimo: mi s’accende qualcosa qua dentro la testa, e via
E non solo la testa mi s’accende: no no. Comincia a bruciarmi tutto, qua, qua, qua, mi viene la febbre alta, e alla fine, to’, il frutto della creazione
Che ci volete fare
E’ l’istinto è l’istinto

Adesso per esempio ce n’ho per le mani uno, di progetto
Non è come gli altri
E’ un progetto un po’ speciale
E’, come dire, il progetto finale

M’è venuto in mente l’altro giorno
Un giorno grigio come tanti
Stavo seduto e mi annoiavo
Un po’ come Isaac Newton quando si annoiava sotto l’albero e gli cadde in testa la mela e si disse, tra uno sbadiglio e l’altro: dai, oggi scriviamo la formula della gravitazione universale
Ecco io ero là seduto senza albero ma mi sentivo proprio come lui, come Isaac, nella sua stessa condizione, quella più favorevole alla creazione: starsene lì spaparanzato ad annoiarsi come un Dio
E aspettare
Semplicemente aspettare
La mela che ti cade in testa
La lampadina che improvvisamente s’accende
Il fulmine che ti fulmina
Insomma me ne sto lì seduto in questo giorno grigio, tranquillo a occhi chiusi, quando a un certo punto le nuvole si devono essere diradate perché un raggio di sole mi colpisce qua, proprio qua, sulla palpebra, e vedo tutto rosso
Allora le socchiudo, le palpebre
E il sole mi incendia gli occhi
E mi viene l’idea
Sissignori, è stato proprio guardando il sole in faccia, che semplicemente ho pensato: ma sì, io, qua, per farmi notare un po’, brucio tutto

Lo so, lo so che può sembrare un progetto non del tutto originale, questo del brucio tutto
Che qualcuno l’ha già fatto prima di me
Come, chi...

Erostrato!

Più di duemila anni fa questo Erostrato, un pastore, le prova tutte pur di diventare famoso: prova a fare il poeta, il musicista, il guerriero, il prete…Macché…Non eccelle in niente

Finché, anche a lui a un certo punto, pum, non gli s’accende la lampadina
Anzi, più che la lampadina, accende un tempio a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo: le colonne, imponenti, incastonate di pietre preziose; al centro, la sala della dea, piccola e ovale; e nel mezzo della sala, una pietra conica, nera, segnata da dorature lunari: è Artemide, o Diana se preferite, si dice custodisse i frammenti di Eraclito

- …Tutto scorre…Se non fosse sole, sarebbe notte…Questo cosmo non lo fece nessuno degli dèi né degli uomini, ma sempre era, ed è, e sarà, fuoco sempre vivente…Sapiente il fuoco…Verrà e si impadronirà di tutte le cose…

Grande Eraclito!
Erostrato lo prende in parola: e in una notte - la stessa notte in cui sarebbe venuto alla luce un altro grande, Alessandro Magno - il tempio di Efeso…centovent’anni di lavori per costruirlo…puff, va in fumo

Grande Erostrato!
Un creativo
Il suo gesto brilla ancora, dopo più di duemila anni, come un diamante nero

Beh io ve l’avevo detto eh
che il mio progetto del brucio tutto non era poi così originale
Che ormai tutto è già stato inventato
Che, come dice sempre mio zio, nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma

Però, quell’Erostrato lì
ma cos’è che ha bruciato, in fondo in fondo
Un tempietto
Una chiesetta

Come se io decidessi di incendiare
che ne so
il Duomo

No no

Io voglio fare le cose in grande
Io voglio bruciare tutto
Ma proprio tutto tutto

E non per vendetta eh
Non perché ce l’ho col genere umano che non mi capisce
No
Solo per il bisogno
secondo me legittimo
di fare un po’ di luce in una giornata grigia
Per vederci più chiaro, ecco
E perché mi si veda più chiaramente
Perché la visibilità è importante
Altro che la vendetta
Che non ce l’ho con nessuno io
Ma i morti siete voi
Non sono morto io
Comunque non preoccupatevi
perché tra poco qui ci sarà una gran luce
E’ la mia idea che sta per brillare
E l’idea è mia, solo mia
La lampadina s’è accesa a me

Fermi!
Troppo tardi per tornare indietro
Il progetto è già cominciato

Lo sentite questo rumore?
Questo crepitio di sottofondo?
Questa musica
Questa sinfonia che tra un po’ salirà salirà e avvolgerà tutto?
E’ il fuoco

Sissignori, stasera voi siete dei privilegiati
Ho deciso di cominciare da qua per mandare a fuoco il mondo

(guarda un lampadario a forma di palla)

Il mondo, questo grosso essere assurdo, presente dappertutto, davanti, dietro
Ma da dove esce fuori
Come mai esiste un mondo invece che niente
Mah
Questo mondo così…
così mondo ecco
così terrestre ecco
Questa palla
inutile ingombrante palla che non fa altro che girare dalla mattina alla sera
pallosa palla di merda rotante attorno al proprio asse
Scusami Isaac non volermene eh
ma sovvertiamole un po’ queste leggi gravitazionali
variamolo un po’ questo movimento

(tira giù il lampadario a forma di palla)

Io gli do un calcio, al mondo
To’, rotola
Rotola, rotola
Prima o poi ci sarà da qualche parte un buco che ti ingoierà

E non guardatemi così
Non sono un pazzo
E nemmeno un piromane
No no
Anzi io li odio i piromani
Soprattutto quei piromani estivi che s’esaltano tanto di ferragosto e poi coi primi freddi si spengono e chi li sente più, puff, fuochi fatui
Sì, va be’, qualche boschetto lo illuminano
Ma alla fin fine chi sono
Dico, il nome, di questi stagionali dell’incendio, chi se lo ricorda
Il fatto è che non hanno uno scopo
Lo fanno così
Per curiosità?
Boh

E invece devi avercelo, uno scopo, se vuoi davvero farti vedere
Se vuoi diventare qualcuno
Se vuoi farti un nome
E’ importante il nome
Cosa stai là a sprecar fiammiferi se poi nessuno si ricorda nemmeno come ti chiami

Guernica…
Picasso!
Non si fa in tempo a dire il nome dell’opera che già negli occhi appare a caratteri cubitali quello dell’autore
Nelle orecchie ti sembra di sentire il peso, di ognuna di quelle sillabe
PI-CAS-SO
Blocchi di piombo che si posano a uno a uno
buum
buum
buuum
sul ventre della terra
per comporre quella parola: il nome
Il nome dell’artista
Del genio
Del Dio

Ma senza un nome, che Dio sei
Un Dio così, tanto per essere Dio
Un po’ generico, no?

E invece tu devi essere IL DIO
Quello che tutti ricordano
che tutti dicono
che tutti sentono
che tutti vedono
Dappertutto

Camminano a testa in aria
a testa in giù
si voltano
e ci sei tu
C’è il tuo nome
Il tuo nome negli altoparlanti e negli schermi delle stazioni e degli aeroporti
Il tuo nome tradotto in onde radio che galoppa per l’etere e attraverso le antenne si insinua nelle case
Il tuo nome sui giornali
nelle prime ma anche nelle ultime pagine e in quelle degli annunci
Il tuo nome scritto sui muri
Il tuo nome dappertutto
Perché, il nome il nome
cos’è il nome?
E’ il logo del Dio
Il suo marchio
Che Dio sei, senza un marchio

Sì, direte voi, ma ormai tutti ce l’hanno, un marchio!

E allora il mio sarà un marchio diverso
Più visibile
Più immortale
Un marchio più
più fiammeggiante ecco
Splenderà più di tutti gli altri
Si vedrà da là
da là
e anche da là
Sempre
Di giorno e di notte
Un marchio di fiamme, fiamme vive che bruciano in eterno, in ogni punto della terra, per sempre, nel tempo e nello spazio

- Una goccia di fuoco! Ah ecco! I polmoni mi bruciano, le tempie mi rintronano! La notte rotola nei miei occhi, con questo sole! Il cuore…le membra…Dove si va? Al combattimento? Fuoco! Fuoco su di me! Su! O mi arrendo…Vigliacchi! Mi ammazzo! Guardate come il fuoco s’innalza! Brucio come si deve. Non avvicinatevi. Certamente puzzo di bruciato…Perché il poeta è un ladro di fuoco

Rimbaud!
Un grande
E io?

- Il mio volto. Non ci capisco nulla di questo volto. C’è tuttavia una cosa che mi piace vedere, al di sopra delle guance, al di sopra della fronte. E’ questa bella fiamma rossa che indora il mio cranio, sono i miei capelli. Sono contento d’esser rosso. Se la mia fronte portasse una di quelle capigliature smorte che non arrivano a decidersi tra il castano e il biondo, il mio volto si perderebbe nel vago, mi darebbe la vertigine

Sartre!
Grande anche lui
Un Dio

Allora, capito dove siete capitati stasera?
Dove sto cercando di condurvi?

- Più vicino del consueto al cuore della creazione

Paul Klee!

In pratica, sull’Olimpo
Guardate
(tira fuori dalle tasche una pallina e la fa girare)

Guardatela
Come gira

La terra
il merdoso formicaio dove eravate fino a poco fa
Gira
gira
e voi formiche gli girate sopra
ogni giorno nello stesso senso
mesi
stagioni
anni secoli millenni
sempre-nello stesso-senso

Ma basta
non ci deprimiamo troppo
Che stasera, tutto è un po’ più lontano

(mostra la pallina)

Guardatela
com’è lontana

Lasciatela girare da sola
Perché voi adesso, non siete più sulla terra
No
Questo è il dono che io vi faccio
Vi sollevo poco a poco da questa…
Questa-stupida-cosa-qui…
Ma cosa giri…
Perché giri…
Cosa giri a fare…

(lancia la pallina lontano da sé)

Domanda: perché tutto gira?
Lo sapete?
No?
Non avete tutti i torti
Nemmeno io
Questione di gravitazione, direbbe il nostro amico Newton

Sì, ma perché
Perché la gravitazione, dico
Perché tutto

Nulla
Buio

(la luce comincia a calare)

E a me, questo nulla così buio, m’angoscia

(guarda terrorizzato il buio che avanza)

Ed è perciò che stasera dico basta
basta col fare le formiche
col piegare sempre la testa
col nascondersi

(è buio fitto)

Facciamoci vedere
sentire
facciamo una festa
un rave
accendiamo un falò universale

(tira fuori un accendino e lo accende)

Va bene
non sarà un falò
va bene

Ma un guizzo di fiamma
una scintilla
una particellaaa

(la luce comincia a salire)

La particella di Dio
Eh, ne avevo sentito parlare
Mi ero informato da tempo, e stavo in campana
Avevo studiato a memoria posto data e ora esatta dell’avvenimento, non potevo mancare: Ginevra, l’acceleratore di particelle sotterraneo, 10 settembre, ore 9,30, neanche troppo presto: se Dio ci sarebbe stato, ci sarei stato anch’io

Non importa quale Dio, se quello cristiano, induista, musulmano
Non mi sono mai fatto di questi problemi
Sono una mente semplice, io, un Dio qualsiasi sarebbe andato bene
L’importante era riuscire a incontrarlo faccia a faccia, farci due chiacchiere, io gli avrei parlato un po’ dei miei problemi e lui dei suoi
Perché li avrà avuti anche lui, prima di diventare famoso, no?

Allora mi nascondo là, in quel tunnel a forma di ciambella a cento metri sotto terra, incurante di tutte le chiacchiere su pericoli vari

…E se fosse l’apocalisse?...
…E se si formasse un buco nero?...
…E se tutta la terra ne venisse inghiottita?...
Meglio!
In questo caso gran parte delle mie questioni si sarebbero automaticamente risolte

Ma sarebbe stato troppo semplice

E dato che proprio non ci credo nelle soluzioni semplici, mi sono preparato spiritualmente: appena gli scienziati avrebbero dato il via all’esperimento, sarei scattato anch’io: uscito dal mio nascondiglio, mi sarei messo a correre all’impazzata per tutti i ventisette chilometri dell’acceleratore di particelle, sorpassando protoni elettroni e neutroni, pioni gluoni e muoni, e lo avrei raggiunto: lui, il bosone di Higgs, la particella presente al momento del grande Big Bang iniziale e che poi mai più nessuno ha rivisto, la particella di Dio
Per parlargli
Per sapere
Per domandargli, a Dio
come si fa
dimmi come si fa a non farsi vedere per milioni e milioni di anni
e restare lo stesso famosi

Il piano era perfetto: se l’acceleratore accelera le particelle, accelererà anche me, ho pensato
E in un batter d’occhio raggiungerò Dio
o almeno un suo pezzetto
E così sarebbe andata
se non fosse stato per quello stupido barattolo

Sì, durante l’accensione dell’acceleratore, il fascio di protoni ha colpito una lattina di birra che qualche disgraziato aveva lasciato lì
E il meccanismo nucleare si è inceppato

Ma non mi sono perso d’animo
No, anzi
ho cercato di reagire
di approfittare della situazione

Mentre sono tutti lì preoccupati a capire cosa c’è che non va, salto fuori all’improvviso, afferro la lattina, e mi metto a urlare a squarciagola a quei tromboni di fisici nucleari

Sono io
sono stato iooo
è mia la colpa se oggi non abbiamo potuto vedere Diooo
sono io il sabotatore sacrilego che ha mandato tutto in fumo
sono Erostrato
sono tornatooo
e ora dovrete ricordare il mio nome almeno per altri duemila anniii

Gran caos, chi corre a destra, chi corre a sinistra
Adesso mi arrestano, ho pensato; ce l’ho fatta, sto per diventare famoso, domani la mia foto con in mano la lattina sarà su tutti i giornali!

E’ stato l’ultimo pensiero prima di essere calpestato da quell’orda di scienziati impazziti che s’avventano non su di me ma sulla lattina, mi danno uno spintone e me la strappano di mano per analizzarla, dopodiché quelli che sento sulla faccia sono i loro piedi

E poi, notte!

Riapro gli occhi, sono tutto un dolore
Chissà quanto tempo è passato
Minuti, ore, giorni?
Mi rialzo, mi faccio un giro, mi guardo intorno: mi sembra di essere in una scena di Solaris: non c’è più nessuno, l’acceleratore di particelle a forma di ciambella lunga ventisette chilometri a cento metri sottoterra è completamente deserto
Per fortuna si sono dimenticati la porta protonica aperta
Esco

Fuori è ancora buio

Ma tra un po’ farà alba

E si diraderà questa coltre oscura che si frappone tra me e il sole

No, non è Rimbaud!
E’ mia
sono io che parlo
Erostrato
o, se preferite, la sua reincarnazione, il suo degno erede
E sto finalmente per vedere la meritata luce

Ahhh, eccolo, il primo raggio di sole
E, come dice mio zio, m’illumino d’immenso

Ora scusatemi
bisogna che corra a prendere i giornali del mattino

(si rivolge a un immaginario edicolante, verso il tavolo dove sono ammucchiati i giornali)

Edicolante
edicolanteeee
mi dia il giornale

Come quale
Tutti, li prendo tutti
i quotidiani i mensili i settimanali gli inserti gli allegati

Li sfoglio avidamente
uno dopo l’altro

Edicolante
edicolanteeee
dove sono?

Come, cosa…
Io
dove sono io
Qui non ci sono!
E’ sicuro di avermi dato i giornali di oggi?
Allora dov’è la foto!

Come, quale foto…
La mia
quella con la lattina distruttrice, no?

No!
Non c’è nessuna foto che mi riguarda. Solo un grande primo piano dell’acceleratore di particelle e, nel trafiletto sottostante, due righe appena: ”Il giro di prova del fascio di protoni rovinato da una lattina di birra lasciata nel tunnel da uno sconosciuto”

Hai capito: uno sconosciuto!

Io, che ho sabotato la realizzazione di un evento di portata mondiale

Che dire, non ci sono più le distruzioni di una volta
La fama non la si ottiene più tanto facilmente
La concorrenza è tanta
Ecco, ecco qua

(sfoglia i giornali e legge)

1972, Roma, lo scultore ungherese Laszlo Toth entra in San Pietro e vibra 15 martellate su La Pietà di Michelangelo al grido di “Sono Gesù Cristo”
1978, Londra, National Gallery, il disoccupato italiano Salvatore Borzi danneggia a colpi di coltello un quadro di Poussin
1987, sempre Londra, sempre National Gallery, Robert Cambridge spara alcuni colpi di rivoltella a un disegno di Leonardo da Vinci
1989, Roma, un uomo su sedia a rotelle lancia liquido infiammabile sulla “Madonna di Foligno” di Raffaello e cerca di darle fuoco con un accendino…Eh, però qua non c’è il nome!
1993, Padova, Maurizio Pasquino spruzza spray rosso su un affresco di Andrea Mantegna
1999, Roma, Piero Cannata imbratta con un pennarello una tela di Pollock
2008, Firenze, un tal Francesco Nassi dà fuoco in poche settimane a 60 auto; la polizia trova le pareti della sua stanza tappezzate di foto: Francesco Nassi con Raffaella Carrà, Francesco Nassi che abbraccia Milly Carlucci, Francesco Nassi con Massimo Giletti, Francesco Nassi che conduce uno show

Sì ma in fondo in fondo chi sono
tutti questi qua
Epigoni
epigoni
Sono io il primo artista contemporaneo
io ho inventato l’arte concettuale
l’happening
il creare la distruzione
Io, Erostrato,
giusto un paio di millenni fa
E adesso cosa vogliono questi…

Ma intanto sul giornale la foto di chi compare?
La loro, mica la mia!

Ah ma comunque io ho preso le mie precauzioni
non sono proprio uno sprovveduto
E così alcune delle mie imprese me le sono immortalate da solo

(mostra delle improbabili diapositive che lo ritraggono travestito da personaggi famosi: “Erostrato come Salvador Dalì”, “Erostrato Regina d’Inghilterra”, “Erostrato che sbarca sulla luna”, etc.)

Ne manca solo una: quella del matrimonio
Io sono uno all’antica, ci tengo a certe cose, per me il matrimonio è una cosa seria
E’ che il mio matrimonio è stato un naufragio
Letteralmente, intendo
Poche migliaia di anni fa, un paio direi, la nave che ci trasportava durante il viaggio di nozze è affondata al largo di Lemno, e quelle acque crudeli ingoiarono, insieme alla nave, anche mia moglie, e restituirono invece me alla terra

E così, eccomi qua: io, Erostrato…l’acqua si prende mia moglie, e io cerco la fama con il fuoco…simbolico, no?

E non date retta a quello che dicono: non sono un impotente
Certo, qualche problema non nego di averlo
Ma…
se faccio il poeta, e qualcuno lo fa meglio di me
partecipo a un concorso come musicista, e mi dicono che non ho estro
mi arruolo, e l’esercito viene sconfitto
predico, e nessuno mi ascolta
mi sposo, e mia moglie annega il primo giorno di nozze…
A chi è che non verrebbero dei problemi?

Se poi aggiungiamo che mia madre sognava il fuoco tutte le notti, ne era ossessionata e ossessionava mio padre…e così mi abbandonano sulle rive di un fiume che ero ancora in fasce…e quindi non mi sono vissuto proprio bene quella cosa che chiamano fase di prima socializzazione, ovvero la fiducia che il genitore dovrebbe infondere al figlio nei primi tre anni di vita...si capisce che rientro a pieni voti nella categoria “artista in crisi con alle spalle situazione familiare disastrosa”, no?

Per il resto, tutto a posto!

Lo volete un autografo?
Guardate che io sono uno postumo
Tra un po’ di tempo parleranno tutti di me, e allora
ma quanto varrà, quanto varrà questa firmetta

Ho capito, non vi basta la firma
volete anche la foto accanto a me
così si parlerà anche un po’ di voi
Perché in fondo è per questo che siete qui stasera, no?

Dite la verità
siete qui perché vi riconoscete in me
Io sono un po’ il vostro specchio
Sì, va bene, vi piaceva prima crogiolarvi nel buio di questa sala
ma in fondo in fondo anche voi, come me, cercate la luce
E per tutto questo tempo non avete fatto altro che sperare che quel faretto lassù si spostasse un po’, e vi illuminasse al mio posto
Avanti, confessatelo!

Guardate che non dovete vivervela male questa faccenda della luce, sapete?

Certo, non bisogna fissarsi
Perché se diventa un chiodo fisso, allora buonanotte, non si vive più!

Bisogna avere pazienza

Lei, per esempio…
mica tutti possono stare a guardare solo lei!
Eh, bisogna accettare di passare inosservati, ogni tanto
Ma non sempre, giusto!

Ah se li conosco, quelli come voi…
sono come quelli come me!
In fondo c’è un po’ di me in voi e di voi in me

- Sissignori, io mi sento multiplo. Sono una sola moltitudine. Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici che distorcono in riflessi falsi un’unica anteriore realtà che non è in nessuno ed è in tutti. E chi diventerà famoso? Chi raggiungerà l’anelata fama?

Pessoa!

Scusate, lo so, questa cosa delle citazioni comincia a essere ridondante, confesso di non riuscire ad averne il controllo, e anzi comincia anche a darmi un po’ fastidio

Sciò Pessoa sciò!

- La fama può essere delle cose o degli uomini; noi ci occuperemo degli uomini. La fama può essere incidentale o fondamentale; un uomo morto in circostanze misteriose può diventare famoso, ma a noi interessa la fama fondamentale. La fama può essere artificiale o naturale: un re è famoso dalla nascita per sua natura; a noi però interessa la fama artificiale. La fama può essere buona o cattiva...le idee di bene e di male, in costante evoluzione, a volte complicano il problema…mentre alcuni vedranno in lui un assassino, altri vedranno un uomo temerario…mentre alcuni vedranno un martire, altri vedranno un poveretto…

Basta così, Pessoa!
Capisco che la tua molta solitudine ti faccia venire voglia di parlare
ma non approfittarne, adesso

- Lasciatemi solo aggiungere che vi è una fama morta e una fama viva…Una fama che lavora e s’approfondisce, e una fama che è come una statua o come un’iscrizione su una tomba, una sopravvivenza senza vita…Mozart vive e lavora…

Va bene, Pessoa…
Mozart è un genio, vive e lavora ancora oggi
Ma vorrei vivere e lavorare anch’io, che sono un povero Salieri, chiedo troppo?
Questa fama, non possiamo un po’ distribuirla?

Ma dov’è che eravamo rimasti
Ah sì, la storia degli specchi
Che voi…tà-tà…siete me
E io…tà-tà…sono voi…tà-tà-tà-tà-tà

Pensate forse che stia facendo del Futurismo spicciolo?

Beh, in effetti ci avevo pensato, qualche anno fa
Sarebbe stato in tema con i centenari da osservare
le ricorrenze da rispettare
Così avevo cercato di autoconvincermi
E di osservarle, ‘ste ricorrenze

(sale sul tavolo)

Sono un futurista
sono un futuristaaaaaaa

(assume una grottesca forma contorta)

Forma unica nella continuità dello spazio

(si dà dei pugni in testa)

Zang-zang-tumb-tumb

(urla)

Avanti, lanciamo pel mondo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria… Una nuova visione della realtà… Velocità + Arte + Azione…Più veloce della luceee

(nell’eccitazione cade)

Va be’, questo era Superman, non era proprio futurista futurista…
Ma un po’ dadaista sì, dai
Nemmeno!
Allora ci riprovo col Futurismo

Vado in centro e riempio piazza Duomo con 500.000 palline colorate
Oppure vado a tingere di rosso l’acqua della fontana di piazza Castello

Già fatto già fatto, lo so, a Roma, quel tal Cecchini

E allora io faccio un’installazione a Milano: impicco due bambini – veri, questa volta – all’albero di piazza XXIV maggio

Banale?
E va be’, ma allora siete voi che non vi va mai bene niente!
Che come pubblico
pretendete pretendete pretendete!

Ma allora cosa deve fare per farsi apprezzare
un povero artista di oggi…

Giusto!
Sono d’accordo!
Deve smetterla di fare i futurismi
di stare sempre dietro alle ricorrenze
E basta con questi ismi…con queste enze…
Qui ci vuole qualcosa di più radicale!

Così pensò Erostrato…
…così pensai io…
…così pensate voi…
…che poi siete me…
…che tutti quanti siamo lui…

Che sofferenza!

- Non è grazie al genio ma alla sofferenza che smettiamo di essere una marionetta

Ecco! Bravo, Cioran!

Ché, quanto a sofferenza, io ne ho da vendere
e sono stanco di fare la marionetta
perché da vendere ho anche un insopprimibile desiderio di distinguermi
di farmi vedere
di apparire
di smetterla di restare nell’ombra come un vampiro assetato
non di sangue ma di luce
di riflettori
di un flash che mi doni l’immortalità
E perciò dico basta
smettiamola con questa fissazione
quest’idea antiquata che la fama se la devono godere solo i geni
che i nomi che restano devono essere solo di quelli che creano
che edificano
Io distruggo
che c’è di male
è un mestiere anche il mio come gli altri
Sono convinto che tutto comincerà a funzionare per il verso giusto
quando mi sarò dotato di un valido ufficio stampa
Sì, solo così cesserà questa carenza di fama che mi ammazza
mi assilla
non mi fa dormire
Cos’è che chiedo in fondo
se non che il mio nome venga ricordato nei secoli dei secoli
non per aver realizzato opere grandiose
ma per averne distrutto con altrettanta passione
E non mi si venga a parlare di etica
di morale
perché io sostengo che se noi Erostrati
fossimo ufficialmente riconosciuti
al genere umano potrebbero derivarne solo vantaggi
Quanti sono infatti quelli tra noi
che stanchi di perseguire la loro innata vocazione
sono passati dall’altra parte della barricata
e che pur di conquistare l’agognata fama
hanno scelto di mascherarsi
di presentarsi al mondo sotto mentite spoglie
di millantare un genio e una grandezza d’animo che non apparteneva loro
bluffando spudoratamente
e recando solo danni all’umanità:
cabarettisti falliti improvvisatisi presidenti
pittori incompresi riciclatisi dittatori
colonnelli frustrati travestiti da papi
squallidi assassini armati di bisturi al posto dei coltelli
Se tutti costoro fossero stati legittimamente riconosciuti…
Se fossero stati concessi spazi opportuni
dove potersi sfogare…
Se fosse stato loro offerto un personale tempio di Artemide
su cui esercitare la propria vera passione
magari con la promessa di un posticino in Pantheon e Famedi vari…
Ecco allora forse tutti questi signori, questi Erostrati falliti
non avrebbero compiuto così tanti atti contro natura
Naturalmente è solo un’ipotesi
E comunque l’Erostrato doc terrà sempre fede
a certi sacri principi
Non sarà vero Erostrato colui che
pur animato da sano individualistico desiderio di gloria
utilizzerà la propria furia distruttrice contro gli esseri umani
che noi Erostrati amiamo con tutti noi stessi
in quanto in ognuno si cela, suo malgrado
un Erostrato potenziale
Vi ho già raccontato
che la stessa notte che incendiai il tempio a Efeso
nacque colui che i maghi denominarono
la ruina del mondo
quell’Alessandro la cui sete di gloria
non fu certo inferiore alla mia…
Lui la placò con imprese
che suscitarono il terrore in nazioni intere
con sanguinose guerre
incendi molto più vasti e dannosi del mio…
Quell’Alessandro venne poi denominato Magno!
E io che non ho versato una goccia di sangue
dovrei sentirmi in colpa?
E comunque non potrà fregiarsi
del fiammeggiante marchio di Erostrato
nemmeno chi crederà di poter derubare
e arricchirsi impunemente
perché la furia di un Erostrato
non ha altro fine se non quello
di raggiungere la notorietà
E anzi spesso là dove ci sarà stato il suo operato
l’ingegno umano sarà favorito
potendo erigere opere
ancora più belle delle precedenti
come accadde con il tempio di Artemide
duemila anni fa…
anche se poi venne nuovamente distrutto
non da Erostrato ma da una guerra
e questa volta la cosa, chissà perché
non fece tanto scalpore…
Io non mi preoccupo di essere giudicato folle
per la mia azione distruttrice…
non più di quanto dovrebbero preoccuparsi i costruttori di certi edifici
e opere di dubbio gusto
realizzate magari con risorse pubbliche
D’altro canto non sarà Erostrato
neanche chi crede che la fama
piova dal cielo
e che gli sia dovuta così
senza muovere un dito…
Aspiranti cantanti…pseudoattori di fiction…avvenenti veline…ospiti più e meno famosi di reality grandi fratelli e isole varie…utenti di facebook che aggiornate di secondo in secondo i vostri profili raccontandoci di che umore siete, quanti sorrisi fate, quanti peli avete, sperando che qualcuno vi noti…
Tutti voi insieme appassionatamente
molto probabilmente
chi sia Erostrato
neanche ve lo chiedete
Non sento nei vostri gesti
non scorgo nei vostri sguardi
non intravedo nei vostri peli
nemmeno un frammento
di quella sincera scintilla incendiaria…
Ma in fondo in fondo
che compassione che mi fate!

- E’ lecito pensare che esista una sorta di grandezza in Erostrato. Una grandezza che non condivide con banali arrivisti che hanno raggiunto inopinatamente la fama. Essendo lui greco, si può pensare che abbia posseduto una raffinata sensibilità e quel tranquillo delirio di bellezza che ancora contraddistingue il ricordo dei suoi grandissimi avi. E’ dunque concepibile che abbia incendiato il tempio di Diana in un’estasi di dolore, bruciando parte di sé nella furia della sua impresa scellerata. Il suo atto può essere paragonato a quel tremendo momento dell’iniziazione dei Templari i quali, dopo aver dato prova di essere assolutamente credenti in Cristo, dovevano sputare sul crocefisso al momento dell’iniziazione

Ecco, con queste ultime parole di Pessoa mi piace salutarvi
Ma non prima di avervi informati che il tempio di Artemide sarà a breve ricostruito per la terza volta

(prende un giornale e legge)

Una Fondazione turca ha stanziato 150 milioni di euro per il faraonico progetto. Verrà istituita una commissione sorteggiando rappresentanti tra 196 Paesi delle Nazioni Unite. Ogni rappresentante proporrà due scultori, che realizzeranno un’opera ispirandosi a un pensiero di Eraclito di Efeso: “La guerra è padre di ogni cosa”

Ecco qua un esempio di iniziativa costruttiva!
Attendiamo fiduciosi il calore e il crepitio delle fiamme
La fama prima o poi arriverà

Tutto il resto è silenzio
Shakespeare

Buio.