FIGLIA DI UN DIO BURLONE
di
ANNA MAURO
Dedicato a:
Alessandro Maria Jetti – Matildei – Musichella – Lu gufu – Beavit – Seta – Voltaire – Ceridwen – Serenacas – Barsine – Massimo Guisso – Tommy3 – Mariella T – Processionedeimisteritp – Ulysses 54 - Xenix – Agostina – Bardak – Ventodeltempo – Marcoro – Filugello – Barcaccia – Pinky – AC/DC – Gutemberg1 – Abigaille – Amodeo – Ma_rea – Golden Tosca – Mostro – Ipotesi – Raimondo – Blughiaccio – Vantheman – Marimari – Melacavo – Bruco – Prufrock – Roverandom – Lucrie – La Chapelle – Maggy – Swimjack – S.B. – Frh451 – Rossella M.L.Bartolucci – Loto – Cesare Mimmi – Okkam – Penna-rello – La vedova nera – Chrisno1 – Giacomo Saplut – Il negro – Heathen – Maestrale – Stefano Paolocci – Perciabosco – L.Luzi – Malatesta – Dream-on – Ancoramare – Massimo Legnani – Moti – A.B.C. – Bloody soul – Alberico Viendalvento – Baccarat – Frei_gei st – Cru – Lena – Angelo – Ferri – Rorocarta – Lupa – Gaia2 – Simy – Carmine Burana – Carver – Solo Malatesta – Moti – PeppeS – Lonewolf_56 – Fabris – Cyb – Sturmundrang – Cherrycherish – Soffiobinario – Dedelphi – PetiteG – Sibilla79 – Savy – Rosaly – Nordin – Giampiero – Leo – Carla1985 – Luna rossa – Rania – Cicala celeste – The pig one – Aldo Reina
Personaggi
Camilla
Il dio burlone
La maestra Donatella
La maestra Marisa
Marilia
La semenzara del festino
Pepè, il garzone della spesa
Assunta
Il maestro Maurizio
Pissi Pissi
Il maniaco
Sipario.
Sottofondo musicale. L’occhio di bue illumina a destra un computer, alla cui postazione siede una donna (Camilla) di età compresa fra i 40 e i 45 anni. Ha i capelli raccolti in cima alla testa da una pinza e indossa un abito sobrio e raffinato, sul quale è annodato un vistoso grembiule da cucina.
Fragore di piatti in frantumi.
CAMILLA
Oh,no! E’ caduto di nuovo lo scolapiatti.
(si alza di scatto per correre verso la cucina ma, alla vista degli spettatori in platea, si blocca e li guarda)
Embè?
Nella vita faccio moltissime cose, troppe cose, però non c’è una cosa che faccia bene. Basta leggere come scrivo. Con i piedi… forse perché ho sempre le mani impegnate. Mi manca sempre il tempo per tutto quello che mi piacerebbe fare e non posso fare. .
Di me si dice che faccio la prima colazione mentre mi lavo i denti. Che la mia forma di stitichezza cronica derivi dal pensiero di sprecare sette week-end all’anno in espulsioni fisiologiche che dovrebbero andare da sè. Che significa? Allora… cinque minuti in bagno al giorno per trecentosessantacinque giorni all’anno fanno milleottocentoventicinque minuti all’anno, ossia trecentoquattro ore all’anno. Trecentoquattro diviso ventiquattro ore al giorno uguale? Sette week-end all’anno! Ecco, ci siete arrivati anche voi
Sono una moglie. Mio marito non ha mai una camicia stirata, né un paio di calzini appaiati. La camicia è da stirare sempre all’ultimo minuto e comunque… anche stirata… assomiglia più ad una fisarmonica che ad un capo d’abbigliamento…Il calzino invece è da cercare nella cesta della biancheria pulita (?!) che ha un’altezza media di tre metri circa.
Ho due figli. Pasti caldi neanche a parlarne. Proprio quando mi sciupo, li cucino tutti in una volta, in quantità industriale, e li conservo sotto vetro per tutto l’anno. Il riempimento delle dispense segue l’andamento degli sconti…tre per due, cinque per sei, sconti vari presenti nei vari supermercati cittadini. Basta aprire la dispensa per sapere cosa propone il mercato alimentare in quel mese. Mais: quaranta barattoli; sottaceti: venti… patè d’olive: trentadue… uova: quaranta dozzine, scadenza a tre giorni… carta igienica, zero rotoli perché non c’erano gli sconti; fazzolettini di carta, come sopra: tovaglioli di carta, venticinque pacchi, per fortuna qui lo sconto c’era… eccome!… pluriutilizzati in tutte le camere della casa, bagni compresi.
Io pedalo…la cyclette naturalmente, mentre prendo il sole e mentre leggo l’ultimo best-seller. Risultato? Non perdo un etto, non mi abbronzo e non capisco un tubo di quello che c’è scritto nel libro. Devo rileggere all’infinito il paragrafo mentre le lettere sembrano ballare al ritmo indiavolato dei pedali. Sono una picacista: sniffo benzina ai distributori fai da te…e cerco sempre di rimanere in panne, così mi faccio riempire una bottiglia e, dopo averla parzialmente travasata, me l’appiccico al naso, così non mi viene voglia di darle fuoco e lanciarla sull’auto del primo automobilista che m’ingiuria perché vado troppo piano. Sono un’onicofaga. Mi rosicchio le unghie per non sbranare le persone.
La mia passione è lavorare all’uncinetto…mi scarica…soprattutto in auto a fianco del marito che guida. Se guido io…uguale…non cambia niente. Sfrutto i semafori rossi ed i passaggi a livello chiusi e lo farò fin quando il ministro Sirchia non deciderà di togliermi punti dalla patente. I miei lavori non godono di apprezzamenti da parte di alcuno; mio marito, specialmente, dice che sono opere di una mente schizzata.
Quand’ero piccola, in classe, insistevo sul fatto che, in cielo, esistevano due dii. La mia maestra, una suora, si segnava scandalizzata col segno della croce e, dopo avermi messa dietro la lavagna, mi ribadiva che il dio mitologico al plurale faceva “dei” e che il Dio dei cristiani, non aveva plurale. Io, già da allora, pur non sapendo cosa fossero, mi facevo le “pere”. Lei, imperterrita, continuava…”noi tutti siamo figli di Dio…”. Ed io rispondevo “Non è vero, non è vero che tutti sono figli di Dio, io no!" E lei, biascicando avemarie e sbaciucchiandosi il crocifisso che aveva al collo, mi guardava con gli occhi strabuzzati come se fosse in presenza dell’incarnazione del suo acerrimo nemico Lucifero, invisibile compagno delle sue nottate da single.
Nel corso della mia vita, invece, ho verificato che avevo ragione, …non proprio tutti sono figli di Dio. Io, per esempio, sono figlia di un dio burlone. Un dio tanto simpatico, tanto affettuoso che però… appena sto per raggiungere, a seguito di immani sacrifici e difficoltà inenarrabili, un obiettivo, fa sì che improvvisamente… quell’obiettivo non esista più. Scomparso! Sparito! Volatilizzato!
…se, per caso, dovessi raggiungerlo, misteriosamente crea un effetto di ritorno che va ad annullare i benefici ottenuti. Io lo so. Sono nata per farlo divertire. Sono nata per farlo sghignazzare. Se la ride… eccome!… e si diverte moltissimo. Chissà, forse senza di me si sarebbe annoiato per l’eternità…
Dio burlone
(si materializza alle spalle di Camilla. E’una figura inquietante, a metà fra il celestiale e il demoniaco)
Ah! Ah! Ah!
E’ pazza? No, non è pazza.
Io, si io, il dio burlone.
Ah! Ah! Ah!
Me la rido, me la spasso, mi diverto.
M’insinuo, raggiro, mi burlo di voi
Non potrete mai liberarvi di me.
Donne, donne, donne… voglio la mia vendetta.
E vendetta sia!
Quando starete per arrivare, v’incepperò.
E se qualcuna di voi oserà giungere al fine, entrerò in gioco io.
E con la velocità del pensiero e l’effetto di un boomerang annullerò tutti, dico tutti, i benefici che avrete ottenuto.
Donna, costola di Adamo, superfluo del creato, io esisto!
Io, la burla, la beffa, la stessa di cui vi serviste quando minaste la perfezione del paradiso terrestre, quando osaste raccogliere quella mela dall’albero del peccato.
Ridevate voi… sghignazzavate davanti a quella mela.
Ridevate, oh come ridevate dinanzi a quel disgraziato da cui avevate preso forma e vita.
Allora?
Adesso rido io.
Donne, causa di tutti i mali del mondo
Donne, tutte figlie di un dio burlone
Donne, tutte figlie mie.
Crudele? Giammai!
Io starnazzo, mi sollazzo, vi schernisco e vi raggiro.
Penetro nella vostra quotidianità, v’inganno, v’illudo e vi colpisco.
Sono la vostra punizione, il retaggio della vostra colpa.
Quando riuscirò a strappare dal vostro viso l’ignobile e oscena aria di sicurezza che ostentate, solo e solo allora mi fermerò. Voglio vedervi con la stessa espressione che Eva, la madre di voi tutte, stampò sul viso di quel pover uomo che fu classificato dai posteri come il gran coglione.
Ah! Ah! Ah!
Ah! Ah! Ah!
Ah! Ah! Ah!
Buio. Quando si riaccenderanno le luci sul palco, in scena ci saranno due sedie.
Seconda scena: La maestra Donatella e la maestra Marisa
Donatella
(al cellulare) Ciao Pissi Pissi, che sorpresa! Che cosa? Ma come faccio? Giusto giusto oggi che ho gli scrutini? Parti per tre giorni? Oh no! Ma come faccio ad incontrarti? Devo ancora correggere un gruppo di compiti. Aspetta, aspetta. Mi è venuta un’idea. Adesso parlo con Marisa, quella mia collega brutta, anziana, vediamo cosa posso fare. Tu non ti muovere…(Marisa entra in scena) Marisa, Marisa, mi sento male! Sto male, sto malissimo (simula un attacco d’asma) Ho l’allergia…Non posso rimanere. Mi sostituisci tu? Per favore, sto svenendo, devo andare in ospedale.
La maestra Marisa
Ma certo, non ti preoccupare. Ci penso io.
La maestra Donatella
Un’ultima cosa: Devo ancora correggere qualche compito. Lo faresti tu, per piacere?
La maestra Marisa
(scocciata) Dammeli.
La maestra Donatella
Grazie, grazie Marisa . (La bacia)
La maestra Marisa
(rimane sola a correggere e a commentare)
Vediamo un po’ di chi è questo compito…(apre un compito e legge) Luca Gidolo.(commenta compiacente) Luca, grazioso questo ragazzino …(legge) Tema. La diversità. Svolgimento. L’aereo vola, il treno no. .(commenta) Mah! …(legge) Il mare è salato, il lago è dolce. .(commenta) Mah! (legge) Le foglie si muovono e le montagne stanno ferme. .(commenta) Mah! Ma che razza di temi lascia questa? Io lasciavo certi bei temi…La tua famiglia…il giorno più bello della tua vita…una gita da ricordare…No questo! La diversità. Mah! (legge) L’uomo è maschio, la donna è femmina, il finocchio egghei.(commenta) Ma il finocchio è un ortaggio! Che significa egghei? E gi gi acca e i. Ah, ho capito? E’ gay …gi acca e i…così si scrive! No tutto attaccato! (legge) La coca cola fa fare gli erutti, i fagioli fanno fare gli scorreggi. Eh, Luchino, faggioli si scrive con due gi, no con una! Questo è un errore grave, te lo segno blu. (legge)Il tè fa fare la pipì, il minestrone fa fare la pupù. (Sghignazza) (legge) Papà ha la barba in faccia, la mamma sotto la pancia. (Sghignazza) (legge)
La maestra Donatella di italiano è bravissima, la maestra Marisa di matematica…(esulta) io ci sono, io ci sono, vediamo cosa dice di me…(legge) è una stronza, vecchia, racchia e arraggiata perché è ancora zitella.Però tu maestra non ce lo dire senò mi mette zero tagliato nelle tabellini.
Luca Gidolo terza elementare sezzione C (arrabbiata) E no, caro Luchino, te lo metto nel compito zero tagliato.
IL DIO BURLONE
(si materializza alle spalle di Marisa, che rimane immobile)
Cosa credete? Di non avere più nulla da imparare e la vita da insegnare?
Ah, ah, ah!
In cattedra…
Immodeste ed altezzose
Superbe e boriose
Truculente e spocchiose
In cattedra…
A sentenziare
Pontificare
Giudicare
In cattedra…
Nella scuola e nella vita.
Io? Ah, ah, ah!
Sarò il giudizio dei vostri alunni
Il più oculato, il più giusto!
E quindi …
Il peggio di voi. Ah, ah, ah!
Buio
Terza scena: la signora dei gerani
La signora dei gerani (irrompe in scena, sfidando il pubblico con lo sguardo)
Questa ve la voglio raccontare.
Ieri pomeriggio, all’uscita dalla scuola, mentre sguazzavo le braccia nella borsa alla disperata ricerca delle chiavi della macchina, mi sono ritrovata fra le mani una banconota dispersa da cinque euro.
Io ho un grande difetto: quando trovo dei soldi (ieri è stata l’unica volta nella mia vita), devo spenderli subito.
Che mi compro? Mi sono chiesta, anche se conoscevo già la risposta.
Piante di gerani.
Sono la mia passione. Adoro i colori, le forme, le varietà.
Così sono passata dal mio amico tunisino Totò (non che in Tunisia si chiama Totò, si chiama in un altro modo…solo che se io lo chiamo in tunisino con quel nome che non riesco neppure a pronunciare, lui neanche mi risponde).
E’ uno di quei fiorai che mi fa l’offerta di tre gerani a cinque euro.
Li ho scelti…rosso Martini, rosso Aperol e rosso Lambrusco e sono tornata a casa.
Dalla strada ammiravo i miei due balconi sul prospetto…un’esplosione di fiori, di colori, di allegria.
Mi sono guardata allo specchietto retrovisore e mi sono congratulata con me stessa.
E sì, perché io detesto i balconi privi di vita, con le antenne paraboliche ed i condizionatori in bella vista, dove i piccioni fanno il loro nido e poi cagano sulla biancheria pulita degli altri stesa ad asciugare.
Ho posteggiato e, dopo varie acrobazie per mettere la borsa a tracolla, il pane all’ascella, la giacca fra i denti, i sacchetti della spesa all’avambraccio destro, un vaso di gerani nella mano sinistra, uno nella mano destra e uno in equilibrio tra i due, mi accingevo a salire quando una vicina di casa, incrociandomi, con estremo garbo e grande diplomazia, ha esclamato: Signora…i suoi balconi sono bellissimi però…c’è troppa terra…bla…troppi petali…bla bla…troppe foglie…bla bla bla…basterebbe un po’ d’attenzione…bla…la mia donna di servizio… bla bla…scopa tutti i giorni bla bla bla…
Logorroica da non finirla piu’. Io, resa ancora psicologicamente piu’ labile dall’equilibrio instabile degli oggetti che avevo indosso, la pregavo mentalmente di zittirsi.
Vado a toglierli subito…le ho detto a denti stretti, ma non tanto stretti da non permettere alla giacca di scivolare dalle labbra (frenata, per fortuna, dai sacchetti della spesa).
Non ho ascoltato la risposta, volevo solo che si zittisse.
Ero scioccata. Prima di allora le avevo visto aprire la bocca solo per dire buongiorno buonasera buonanotte.
No, sicuramente qualcosa non andava per il verso giusto. Fisiologicamente qualcosa non andava per il verso giusto.
Ora…io abito da ventidue anni in questo condominio e, vorrei sottolineare che io ho spazzato petali e foglie secche provenienti da un balcone posto qualche piano più in alto del mio. Non che spazzassi volentieri! Però mi bastava alzare lo sguardo per riempirmi il cuore. Che splendore! Che nota di colore davano tutti quei gerani rampicanti rosa in quel palazzo anonimo! Che balconi!
I miei, invece, erano sprovvisti di fiori perché i miei figli, piccoli, anticipando le mode di oggi, avevano l’abitudine di mangiarli.
Anch’io…pensavo…quando cresceranno i bambini, avrò balconi come quelli! E c’ero riuscita, altroché se c’ero riuscita, erano anche più belli.
Ma avevo fatto male i conti.
I miei figli sì erano cresciuti, ma la mia vicina…era entrata in menopausa !!!
A casa ho rientrato le balconiere e ho messo i rossi Aperol con i rossi Aperol, i rossi lambrusco con i lambrusco, i rossi arteriosi con gli arteriosi, i venosi con i venosi e così via tutti all’interno.
Mi sono seduta e…meraviglia delle meraviglie, stupore degli stupori!!!…ho avuto l’impressione di trovarmi in Trentino e non nel profondo Sud dove abito.
Improvvisamente sulla ringhiera si è posato un piccione. (si paralizza, immaginando il piccione ) Aveva uno sguardo strano, tipico dei soggetti stitici, che non prometteva nulla di buono.
L’ho guardato fisso negli occhi e gli ho detto…Scusa, potresti andare a cagare due piani più giù e cioè lì da dove sei venuto? Quantomeno perché lei ha la persona di servizio e io no. No, ti prego, non la fare qua, non la fare qua… E che schifo! (finge di sporgersi dalla ringhiera per rimproverare la vicina di casa) Signora, si riprenda il suo piccione, ma sistemi quattro piante, ma non butti le molliche sul balcone. Non ce la faccio più coi suoi piccioni, non ce la faccio più, non ce la faccio più, non ce la faccio più.
Oddio! Mica starò entrando in menopausa pure io?
Il dio burlone
(si materializza sghignazzando alle spalle della signora dei genitori)
Ah, ah, ah!
Le altre invecchiano?
Voi le seguirete a ruota.
E quando meno ve l’aspetterete
Sarò la ruga, l’avvizzimento,
La logorrea….
L’amenorrea.
Ah, ah, ah!
LA SEMENZARA DEL FESTINO
Lattine, birra, cocaaa!
Simenza, luppina, cicirii!
Babbaluuuci!
Tinissi ‘cca signora mia…
E chi su? Vulissi sapiri picchì ammuttanu accussì…
Ma picchì spincinu?
Signora, vinissi ‘cca, si stassi o latu a mia, un si stassi mezzu a ‘sti foddi. Si voli assittari? Tinissi ‘cca ‘stu vanchiteddu.
Lattine, birra, cocaaa!
Simenza, luppina, cicirii!
Babbaluuu…Mih! E’ tutta surata signò.
Ahhh! Viene dal palazzo reale? Signò è pericoloso…no, perché ci possono venire un sacco d’infezioni…ecchizzemi, ‘nzituna, papule…
Lattine, lattine agghiacciate!
Ma poi signò, guardi a quello come starnuta…Maronna mia, ne che è cinese? No, perché si può morire quando starnutano i cinesi. E’ pericoloso! Cu tutta sta sarsa chi c’è in Cina…
Lattine, birra, cocaaa!
Ma chi fa signoraaa, n’è che si mastica così la simenza! Guardi a me…si fa così. Si spacca la scorcia col centro dei denti di sotto e di sopra e la simenza ci esce direttamente sopra alla lingua.
Brava, così, lei si vede che è una persona intelligente.
Ma guardi là, signora…ci vede? Là, la cattedrale. Che ce ne pare? Ci pare che a me mi piace quest’anno come l’hanno fatta ‘sta cattedrale…Tutte ‘ste nuvole che ci hanno messo…pure mio nipote di sette anni le sapeva fare…Ce lo potevano dare pure a una scuola elementare questo lavoro e pagavano i picciriddi…
Lattine, birre, cocaaa!
Signò, signò, guardi là…sul carro…Sta uscendo la santa.
Viva Palermo! Viva Santa Rusulia! Santa Rusulia mia, aiutami a mia!
…Però ch’è laria, signò…La potevano fare meglio… Ma poi lo vede che scuro che c’ è…ma poi non c’è manco una banda…E ‘sti tamburi si stanno sucannu ‘u cirivieddu…Ma giusto giusto per il festino dovevano sparagnare? Ci pare che ce li danno a noi poveri i soldi che sparagnano? No, che non ce li danno a noi, a noi ce li danno i turisti come a voi, che vengono e si comprano le cose. Io lo capisco, che ci pare? Lo so che a lei ci pare bello…ma perché è la prima volta.
Luppina, luppinaaa!
Lo vede a quello, lo vede? Come chi? Quello…è il sindaco…bell’uomo, non è vero signò?
Bello, secco secco, abbronzato…E’ che quando ride, pare una cavallo. Mischino! Che lari denti che ha…
Però ci devo dire che a me, il sindaco che c’era prima, mi faceva sangue, mi piaceva di più. E, se proprio lo devo dire, ci piaceva di più pure alla Santuzza mia. La vede signò? A questo manco lo guarda. Ci ha la testa in alto. O forse è lui, il sindaco, che la fa fare dai pittori che non lo può guardare…perché l’ha capito che la santa ci fa le soverchierie…L’anno scorso, signò, s’è fermata…pum…di botto…per due ore e non ha voluto camminare più. E tutta la gente…guardava il sindaco e ci faceva fischi, piriti, pernacchie…E io gridavo più forte…Lattine, birre, cocaaa! Un burdiellu, signò. Quanto mi sono divertita ! No no, ce lo dico io, a questo sindaco ci fa le soverchierie, lo tratta come alla peste… A chistu, manco il Palermo in serie A ci fa iri…a chistu!
Invece…l’altro sindaco era più grosso…però signò, mi deve credere…quando gridava: Viva Palermo! Viva Santa Rosalia! …sudava tutto, s’abbracciava alla santa, ci metteva un sacco di luci, gli angeli…quanti angeli!, un sacco di carri con la gente sopra tutta vestita…e poi, signò…scendeva dal carro e ci stringeva la mano a tutti…noi gridavamo…Luca! Leoluca! Perché ci davamo del tu all’altro sindaco, che ci pare! E lui s’asciucava i sudori c’un fazzulettu chi pareva un lenzuolu. Ch’era simpatico, signò! A me, quando mi dava la mano, mi s’arrizzavano i carni…Mi sentivo una gran signora come a lei. Mi sentivo importante… Una vota ci offrivi un babbaluci e iddu s’u sucò, m’abbrazzò e mi vasò…Peccato chi ‘stu sindaco canciò e lei non lo incontrò…Arrivederci signò!
Lattine, birre,cocaaa!
Simenza, luppina, cicirii!
Babbaluuuci!
Fine Primo atto
Secondo atto
La vecchia attrice di teatro
Dunque, abitualmente noi, fra un giochetto e l’altro, parliamo di tante piccole cose: raccontiamo barzellette e ci facciamo, anzi ci facevamo, considerando che il tavolo si è rotto, tante risate. Orbene, alcune settimane fa la baronessa Salina, occasionalmente invitata, vista la gioviale atmosfera che si veniva a creare, ci suggerì di registrare le nostre conversazioni per poterle riascoltare, a distanza di tempo, con calma. L’idea sembro a tutti interessante, tuttavia andò scemando con il prosieguo del gioco.
Punto.
Oggi pomeriggio solito tavolo: io, la marchesa, la pittrice Bruscolini-Scotti e la farmacista Salvatini-Rosti. Soliti giochetti, solita posta, solito the, soliti pasticcini. Nulla lasciava presagire ciò che sarebbe successo. Intorno alle 18, invece, la Carolis Pecorellis Vofà-Vofà fa saltare fuori un registratore dicendoci: “Ho in serbo una sopresa per voi, ho registrato, a vostra insaputa, quest’incontro. Ascoltiamo insieme la cassetta. Se vi piace ve la duplico.”
Tutto questo lo diceva con fare ampolloso, brillante e plateale, come se avesse avuto un’idea geniale. Noi tre, invece, eravamo lì lì per svenire.
Dunque, inizialmente la marchesa rideva di gusto nel risentire la nostra conversazione. Poi, improvvisamente, è successo ciò che non doveva succedere: Noi speravamo ancora nell’impossibile. Che la cassetta fosse nel frattempo finita...nel momento in cui la padrona di casa era andata in cucina a preparare il the. Invece, che disdetta, non solo la cassetta era più che capiente ma finanche il registratore era sensibilissimo... La voce della marchesa, più nitida che mai...(imita la voce della marchesa) “ Le cinque... è l’ora del the.”... ed ancora più nitidi i suoi passi mentre si dirigeva in cucina. E la registrazione che continuava imperterrita a martellare i nostri pettegolezzi alle sue spalle... “se n’è andata?” “Si,si” “Mariamariamaria! Ora dobbiamo bere in quelle tazze schifiate?...” e giù risate a crapapelle...la Bruscolini-Scotti “...con la grascia che c’è in questa casa, viene la nausea solo ad entrarci, figuriamoci ad ingurgitare le sue brodaglie brrr...” e tutte a fingere di vomitare...e la Salvatini-Rosti “facciamo finta che ci casci il the, tanto lei, spilorcia per com’è, non ce ne offrirà sicuramente un altro” e giù a sghignazzare...
La marchese era pietrificata; ha spento il registratore, ci ha preso ad una ad una dalle spalle con due dita e ci ha sbattuto fuori nel pianerottolo, senza profferire parola. Avrei voluto morire.Non ci ha lasciato neppure il tempo di spiegare. Ha, quindi, riaperto la porta e con finta signorilità ha depositato le nostre borse sullo zerbino d’entrata apostrofandoci con voce perentoria: “Da questo momento in poi, la vostra presenza in questa casa non sarà più nè richiesta, nè gradita, nè tollerata. E questa porta, per voi, resterà chiusa per sempre. Addio!
DIO BURLONE
Ciarlare, cianciare, spettegolare, pettegoleggiare.
Ancora, ancora e ancora
E ancor di più nel tramonto della vita
Sono il progresso,
l’evoluzione
l’occhio di una telecamera
l’orecchio di un registratore.
Vedrò, ascolterò e colpirò
Ah! Ah! Ah1
Donatella
Ciao Pissi Pissi, sono tornata in questo momento. Ma tu perché non sei venuto?…Sempre tua moglie, sempre lei. (Suonano alla porta) Chi è?
Pepè
Io
Donatella
Io chi?
Pepè
Io, Pepepè.
Donatella
Ah, sei tu Pepè. Un attimo che mi sto cambiando…(al telefono) E’ il garzone della spesa….
Ma starai scherzando!…come puoi essere geloso di Pepè…Lo conosco da quando era piccolo…è ..è …balbuziente, ha i tic e poi, per me è come un figlio?
Pepè
Come un figlio?
Donatella
Come un figlio, come un figlio .E scusa, non per nulla sono una girotondina.
Cignora, sto facendo i filini
Donatella
Dai pissi pissi, non fare così, in fondo siamo tutti uguali e io lo tratto con rispetto, come tratto tutti gli altri. Sono una girotondina, o no? Dai Pissi pissi canta con me L’utero e me lo gesti…Scusami Pissi pissi ho sbagliato canz 68
Compagni insieme,
lotta continua,
libertà, fraternità, legalità.
Pepè
Cignora! E’ a casa?
Donatella
Un attimo Pepè. Pissi Pissi ( bacia la cornetta) non vedo l’ora di vederti…Ma lo sai che ti farei in questo momMa perché te ne devi andare sempre sul più bello…Tua moglie, tua moglie, sempre tua moglie. Vorrei sapere com’è, magari anche in fotografia. Voglio saper se è più bella di me Se non fossi una girotondina, vi pedinerei…Ogni tanto mi sorge il dubbio che questa moglie non esiste..Va bè, ok, vai vai.
Pepè
Cignora, mi apre?
Donatella
Apro Pepè, apro.
(Buio. Pepè sale sul palco. Luce su Pepè e Donatella)
Donatella
E buongiorno Pepè, ma perché ti sei conciato così?
Pepè
Per non farmi riconoscere
Donatella
E da chi?
Pepè
Da una ragazza che mi piace.
Donatella
Siediti, siediti, raccontami tutto.
Pepè
Per lei sono come un figlio?
Donatella
Uhm!
Pepè
A bobò?
Donatella
Ma levati! (Squilla il telefono)… Ciao Geri!…la febbre? (a Pepè, facendolo alzare in piedi) Fammi sedere…(al telefono) Che peccato! Sapessi…Un girotondo, ma un girotondo, ma un girotondo. Io, sissi, desirè, pucci, prurè. Bepi… tutta l’intelligentia cittadina per mano...Io? Jeans di Fendi, foulard di Gucci e borsa Louis Vuitton. Peccato che non è venuto Nanni…Sarebbe stato tutto perfetto. Più tardi, quando vengo, ti racconto tutto…Ciao Geri, a più tardi. (si alza, canticchiando) L’utero è mio, me lo gestisco io.
Pepè
Mio?
Donatella
Allora, che cos’è la storia di questa ragazza?
Pepè
Mi ciono innamorato. Ma lei non lo sa che porto la spesa a domicilio. Per questo mi sono travestito ma non è ciolo questo. Io non le posso parlare, ho i tic, balbetto. Come faccio?
Donatella
Ci penso io che sono bravissima. Tu devi imparare a respirare correttamente.
Pepè
Ente
Donatella
Tu ti devi rilassare, devi stare calmo
Pepè
Almo
Donatella
e se fai ancora l’eco ti spacco la faccia . Ohm! Ohm…(Pepè si addormenta) Fallo tu, adesso.
Pepè
Ohm…Finta! Ohm… olè. Ohm…
Donatella
Bravo, hai visto che te l’ho insegnato? Perché io sono brava. Adesso scrivi una poesia
Pepè
Fatto
Donatella
Già fatto? Avanti leggila
Pepè
La sosò a memoria
Donatella
Fammela sentire. Dai, lo sai, tu per me sei come un figlio.
Pepè
La primavera è giunta
I fiori sbocciano
E pure il mio amore per te.
Donatella
Ma fa schifo! Troppo infantile, troppo bambinesca E se gliela reciti quella scappa e se gliela dai scritta così a zampe di gallina, quella te la tira
Pepè
Me la tira’ Allora ci vado. Paro cretino
Donatella
Infatti sei un cretino, un deficiente , un demente sei un del piero. Ma chi vuoi che ti avvicini
Pepè
Ma come cignora non ero come un figlio? L’ho sentito al telefono
Donatella
Ma quale figlio e figlio…c’è da spararsi ad avere un figlio come te
Donatella
E a bobò? Ma và curcati Levati di mezzo alle scatole…ma levati di mezzo alle …che mi stavi facendo dire…Io sono una signora
Pepè.
A bobò cignora. Siamo tutti uguali
Donatella
Vattene via (richiude la porta e canticchia) Libertà, legalità, fraternità..
DIO BURLONE
Baloccarsi, trastullarsi, gingillarsi
Divertire, spremere e gettare
Libertà, legalità, fraternità.
Parole, parole, canzone
E i fatti?
L’utero è mio e me lo gestisco io?
Vedremo, vedremo.
ASSUNTA
Rinnovarsi il guardaroba… che goduria!
Griffes, casual, prêt à porter e… usato, la mia passione.
Il martedì mattina gli straccivendoli del mercatino rionale siglano il mio arrivo stropicciandosi le mani e lanciandosi profondi sguardi d’intesa.
Il motivo di tale eccitazione è dovuto al fatto che, appena mi tuffo sulla prima bancarella che incontro, vengo immediatamente imitata da una nutrita schiera di persone che, fino a quel momento, si è aggirata sulla scena con aria di sufficienza e con la puzza sotto il naso. Costretta ad assumere la classica posizione cestistica del tagliafuori, gambe divaricate e gomiti in fuori, per occupare quanto più spazio possibile, inizio la mia cernita con grande entusiasmo e allegria.
Dieci capi? Dieci euro. L’equivalente del prezzo di sette carciofi in offerta speciale. Poi, di corsa, in tintoria.
Oggi ho ritirato i capi puliti e li adagio contentona sul letto matrimoniale.
Metto da parte il cellophane e comincio la sfilata sotto gli occhi compiaciuti dei miei due gatti.
“ Come mi sta ‘sto pantalone, Sciusciù? “
“ Miao “ risponde la femmina biancacomelaneve che è molto più scaltra e intelligente del maschio.
“ E questa gonna, Salem? “
“ Meo “ risponde lo scemotto nerocomelapece che non capisce un tubo di moda, ma emula la compagna.
“ E questo, ragatti? “ “Miu mau”
“ E quest’altra? “ “Mio mio miaou”.
Concludo indossando una maglia in cachemire color champagne…Ma ecco che i due si bloccano stupefatti, mi squadrano, e, all’unisono, guardano, prima me, poi qualcosa sul muro, me, il muro, me, il muro, bung, bong, bung, bong, bung bong.
Non capisco… comincio a seguire il loro rimpallare di sguardi, bung, bong, bung, bon…ecco sì… guardano una foto in cornice appesa al muro, in cui io indosso una maglia uguale, la stessa maglia, la maglia che io, qualche tempo prima, ho messo nel sacco dei poveri.
DIO BURLONE
Frivole, vacue, vanesie
Camaleontiche, caleidoscopiche
Trasformiste
Imprevedibili? (muove il dito in senso di negazione)
Io, l’imprevedibile!
(La maestra Marisa entra in scena piagnucolando e si fa il segno della croce, il maestro Maurizio la raggiunge trafelato)
MAURIZIO
(sottovoce) Marisa, tu mi devi aiutare.
MARISA
Eh?
MAURIZIO
(più forte) Marisa, tu mi devi aiutare
MARISA
Sssh!
MAURIZIO
Come ti pare questa supplente Donatella?
MARISA
Biih!
MAURIZIO
Che cosa mi sai dire di lei?
MARISA
Biih!
MAURIZIO
Ma, secondo te…oggi verrà?
MARISA
Boh!
MAURIZIO
Ma tu lo sai che è atea e che non è mai entrata in una chiesa? (Marisa si risucchia scandalizzata facendosi il segno della croce) Ma oggi deve presenziare. E’ il funerale della maestra che lei ha sostituito. (Marisa piagnucola commossa). Basta, basta, non piangere più. Ma chi è questo Pissipissi con cui parla sempre al telefono?
MARISA
Buh!
MAURIZIO
Lui è sposato
MARISA
Bah!
MAURIZIO
Bi bu bo ba ma eh …Ti sto dicendo più cose io, che tu a me. Appena arriva chiamala, così io sto insieme a voi….A me piace Donatella.
MARISA
Uhhhhh!
MAURIZIO
U lupu. Eccola! (Donatella entra in scena piangendo e abbraccia Marisa; Maurizio le abbraccia tutt’e due)
(Il parroco entra in chiesa e canta insieme al coro. Inizialmente dà le spalle al trio, poi si gira verso i tre maestri)
Donatella
(quasi soffocando per un attacco d’asma)
Pissi pissi (ha riconosciuto nel parroco il suo amante)
LA SEMENZARA DEL FESTINO
E sono qua. Avevo guadagnato per il festino? E mi sono spesa tutti i soldi. Lì, lì. Come, dove lì? Come si chiama…la linceria. Un negozio bellissimo che ci vendono le mutande con la lince. Argh! Dove ci avevano pure le mutande con le piume e i slip dei maschi perzino con le palle di dentro. Finte, naturalmente. Io, macari macari, m’affruntavo. Ma poi mi sono detta…n’è che lo sto rubando? E così m’accattavu una tanga fuchissia fosforescente chi s’avi a viriri puru cu scuru…un pelizona…anche se ancora non capisco qual è il perdidietro e qual è il perdavanti. Vabbè, l’importante è che si vedono i peli. Infatti… peli-zona. Poi mi sono comprata un pisciap. N’è che è una mutandina! Anche se si chiama pisciap. E’ un bello reggipetto che appena mu mettu…i minne m’acchianano fino ‘e tonsille, accussì quannu riru, ririnu puru iddi. E ririemu tutti. E scarcagnamu tutti. Sé, scarcagnamu…ma picchi? Picchì? Maria, staiu addivintannu fuoddi. Parru sula. Passio e parru sula…parru sula e passiu. Certu, n’è ca mi manca niente. A casuzza popolari l’aiu…a bella mobilia puru…a machina nuova m’accattavu…u telefonino cu vibratore puru…ora aiu puru a linceria!! Ma chi mi manca? M’accattavu puru ‘sta sciarpa aggressiva, u stivaletto pandante …puru aggressivo. A manicure m’a fici, a pedicure m?a fici…a picca ci mancava ca m’allustrava puru a cura…Où, un m’arristaru mancu cincu euro. Si mi finisci a benzina, mi pozzu arristari cca’. Mancu cincu euro. Niente. Ma chi mi manca, Signuri Dio, chi mi manca? A sostanza mi manca. A sostanza. E sugnu ccà. Mi risseru ca nà sta zona c’è…(buio.In platea una luce illumina il maniaco, che finge di scoprire le sue parti basse)
MANIACO
(a qualche donna in platea) La vuole vedere la mia minc? (sale sul palco).
LA SEMENZARA
Ccà è!
MANIACO
La vuole vedere la mia minc?
LA SEMENZARA
Finalmente!
MANIACO
E allora dammi cinque euro
LA SEMENZARA
Non ce li ho.
MANIACO
E allora…niente euro…niente minch! (La semenzara si accascia su una panchina)
DIO BURLONE
Donne! Quante volte vi siete chieste…Ma cos’ha l’uomo in più di noi?
E la risposta era sempre la stessa.
Un lembo di carne in più.
Adesso ditemi…
Come posso essevi padre e non patrigno se per uno come Adamo…come questo (entra Maurizio) o quest’altro (entra Pepè) o questo ancora (entra Pissi Pissi) vi siete giocate il paradiso. Tutto per un lembo di carne in più…Ah! Ah! Ah! (canticchia)L’utero è mio e me lo gestisco io.
(urla e sghignazza) Gestitevelo.
SIPARIO