Figlie d’Egitto
ovvero Le Supplici
di Sofia Bolognini
© 2016. Tutti i diritti sono riservati
PERSONAGGI
Coro delle Supplici
Corifea
Coro dei Cittadini di Argo
Principe d’Egitto
Sovrano di Argo
1.
Egitto.
Il Coro delle Supplici esegue un rito di propiziazione, bruciando ghirlande e passandosi un fazzoletto bianco di lana.
CORO DELLE SUPPLICI
Nel nome della terra riarsa, bruciata, sconfitta
sorgi Concordia, con volto di donna.
Notte cupa di ferro, notte profonda di fuoco.
Sorgi Concordia, punisci il fratricidio.
Attendi il Principe d’Egitto,
prosegui sul mare, oltre la sponda di Argo.
Né marito, né padre.
Impalati, entrambi
la prima notte di nozze.
Sorgi Concordia, partorisci l’ultimo Dio.
Annuncia i temporali in arrivo.
Ti supplichiamo:
non perdonarci.
Nel nome della terra riarsa, bruciata, sconfitta
distruggi questa generazione maschia
di uomini sciocchi votati alla guerra.
Spaventa l’umanità inconsapevole.
Noi siamo fantasmi, divinità antiche
selvagge vendicatrici
con corpo di donna.
Sorgi Concordia fra gli uomini sepolta nel fango.
Nome di donna, violata e distrutta.
Vendetta tremenda che sorge al limitare dell’alba.
Fratelli macchiati di sangue
fu il primo omicidio nella caverna
dove c’incontrammo
e col sangue scrivemmo la legge:
Oriente attacca, Occidente distrugge.
Entra il Principe d’Egitto, il Coro si apre e rivela la Corifea: tiene in bocca il fazzoletto di lana, che penzola tra le sue labbra come una lunga lingua. La litania prosegue a voce più bassa, il principe d’Egitto sembra non accorgersene. Si siede sul trono e, armato di specchietto, comincia a truccarsi.
PRINCIPE D’EGITTO
Eccomi, è mattino. Sorridi, è arrivato il tuo principe. (Si mette il fondotinta)
Mia madre dice che sono bello. Mio papà che sono un campione. Hanno ragione tutti e due. (Si mette l’eyeliner)
Sono l’astro nascente d’Egitto. Il toro focoso del Nilo.
Silenzio.
Quando sarò faraone, mi costruiranno una statua d’oro e d’argento. (Si mette il rossetto)
Mi aspetto grandi cose da te. Tuo padre ti ha presentata a dovere, brav’uomo.
Silenzio.
È stato detto al tuo principe che sei di buona costituzione. Questo è importante. Partorirai per me cinquanta figli, maschi. Lavoreranno nei pozzi di petrolio e diventeremo la famiglia più ricca del mondo.
Silenzio.
Voglio una ricostruzione fedele del mio sesso, per la mia statua d’oro e d’argento. Dovrà esserci la mia asta, in tutta la sua lunghezza, in tutta la sua possanza. Mi raccomanderò con i miei schiavi. (Indossa la parrucca)
È stato detto al tuo principe che sei una donna di buona famiglia, addomesticata, obbediente. Passerai tutta la vita in cucina, lavando i piatti e preparando il caffè. (Sospira. Le lancia un’occhiata di striscio)
Che lingua lunga che hai. Mi annoi. Ma da quando le donne hanno diritto a parlare così tanto?
Silenzio.
È stato detto al tuo principe che sei docile a letto, che sei brava a succhiare. (Tornando ad ammirare l’immagine di se stesso riflessa nello specchio)
No per carità non parlare. Stai zitta. Sei bella quando stai zitta. Sembri intelligente. (Ridacchia, compiaciuto. Si alza in piedi)
Sono la cosa più eroica che io abbia mai visto. Alla gente piacerà. Alla gente piacciono gli eroi. Lo sai che Dio è maschio? Guarda la potenza maschile (slacciandosi i pantaloni). L’Oriente, con le sue città e le sue infinite ricchezze, è opera di uomini. Ma tu che puoi saperne. Ti lascio, vado a vivere i miei momenti di gloria. (Si volta e vede la Corifea in piedi che guarda dritto davanti a sé)
Allora? Che cazzo fai là impalata? Ho detto che voglio uscire, devi allacciarmi i sandali.
La Corifea lentamente si avvicina, si inginocchia, esegue.
Di colpo il Principe la afferra per i capelli.
Va bene dài forza. Spogliati.
Lei non fa nulla.
Ci senti? Ho detto che ti devi spogliare. Ho il cazzo duro. Ti conviene approfittarne. (Si spoglia, lentamente)
Ecco così. Brava. Allora capisci la mia lingua.
La Corifea si spoglia del tutto, fazzoletto in bocca.
Il Principe inizia a farsi una sega, poi si ferma.
No sei troppo secca. Sembri un insetto. Non ci riesco.
La Corifea sta in silenzio guardando dritta davanti a sé.
Guarda, me lo hai fatto ammosciare. (Gridando improvvisamente) Spero tu ti renda conto che non mi porti un minimo di rispetto! (Pausa. Torna calmo) Togliti. Mi farò scopare da qualche schiava più degna di te.
Di colpo, il Coro delle Supplici gli si fa intorno.
Lo vedi come sono maschio? Non ho bisogno di te. Sono pieno di donne.
Il Coro gli gira attorno in cerchio, in una sorta di danza sacra, ripetendo la litania.
CORO DELLE SUPPLICI
Nel nome della terra riarsa, bruciata, sconfitta
sorgi Concordia, con volto di donna.
PRINCIPE D’EGITTO
Che cosa stai facendo?
La Corifea estrae lentamente il fazzoletto dalla bocca.
CORO DELLE SUPPLICI
Notte cupa di ferro, notte profonda di fuoco.
Sorgi Concordia, punisci il maschio corrotto.
PRINCIPE D’EGITTO
Fermati!
CORO DELLE SUPPLICI
Femmina bestemmiatrice
femmina empia.
PRINCIPE D’EGITTO
Ti ordino di fermarti!
CORO DELLE SUPPLICI (si avventa sul Principe: comincia il pestaggio)
Distruggi questa generazione maschia
di uomini sciocchi votati alla guerra.
PRINCIPE D’EGITTO
Aiuto! Guardie, arrestatela! Impalatela! Uccidetela!
CORO DI SUPPLICI
Ti supplichiamo:
non perdonarci!
PRINCIPE D’EGITTO
Chi sei? Perché sei venuta a prendermi?
Perché proprio adesso?
Ti prego fermati!
Ti prego, risparmiami!
Aiuto!
Muore impiccato. La litania si interrompe all’istante. Il fazzoletto si tinge di rosso.
Buio.
2.
Grecia.
Il luogo: un rialzo sacro. Spiccano alberi e simulacri di dèi, abbandonati e divorati dai rovi. La vista spazia sul mare e sulla città di Argo. Il Coro di Supplici è immobile. Indossano frasche d’ulivo e fasce di lana tinta di rosso.
CORO DI SUPPLICI
Terra madre: deserta. Terra patria: nessuna.
*Addio, terra rasente la Siria.*
*Migriamo.* Come è destino.
Assassine, fuggiamo la pena di morte.
*Che Paese più umano di questo potrebbe farci da meta
a noi che impugniamo i fregi dei supplici: frasche inghirlandate di lana?*
(Macchiata di sangue d’Egitto).
Né schiave né spose.
Bestemmiamo il Dio degli uomini.
Ci appelliamo alla sacralità della Terra Generatrice.
Al culto del fuoco nascosto.
Alla virtù che dal fango fiorisce.
Anche l’uomo nasce da ventre di donna.
Attraversiamo i Paesi cercando accoglienza,
unica missione diffondere pace.
Aborriamo l’imperialismo e la virtù del possesso,
portiamo nel cuore la cura, il rispetto
della femmina verso il suo piccolo,
e di tutto quanto ci rende più umani,
finalmente degni di perdono.
Eccolo arriva, il maschio greco.
Così occidentale, così ben vestito.
Sorelle, non abbiate paura.
Concordia vi circonda, vi protegge.
Entra il Sovrano di Argo, scortato dal Coro dei Cittadini di Argo composto da uomini e donne armati di giacche, tailleur e iPhone.
SOVRANO DI ARGO
*Gruppo sorto da dove, questa sfilata, questo fascio di veli, d’esotiche fasce, cui va il mio saluto? Non ha nulla di greco.
Le vostre tuniche accese non sono moda di donne d’occidente. Che audacia spingervi qui, senza avviso, senza padroni, prive di scorta. Tremate? Eppure sembra di no.* Avanti signore sfacciate, che parli qualcuna.
Le Supplici porgono le ghirande e le fasce.
Che cos’è questa roba? (Scoppia a ridere). Riponete pure le vostre bandiere, non sono doni graditi per l’Occidente. Vedete, da noi non si usa credere in Dio. Siamo figli delle borse, del petrolio, della penicillina. (Rivolgendosi al Coro dei Cittadini) Povere cagne, non capiscono una parola. Prendete queste fasce, facciamole contente. Poi bruciatele al rogo.
CORIFEA/CONCORDIA
Lingua appuntita è la tua. Non era forse la Grecia una terra civile?
SOVRANO DI ARGO
Chi parla? Vieni avanti.
Il Coro si apre rivelando la Corifea, il volto coperto. È incinta.
Dunque conosci la mia lingua.
CORIFEA/CONCORDIA
Ho studiato. (Pausa)
SOVRANO DI ARGO
Sei incinta. Il padre?
CORIFEA/CONCORDIA
Morto. Tutti i nostri mariti sono sepolti oltre il mare. Scappiamo dalla guerra. Le città sono state distrutte, seppellite dai bombardamenti. *Ma io con chi sto parlando? Uomo qualunque, ministro di culto o capo di stato?*
SOVRANO DI ARGO
Sono il sovrano del luogo mia cara. Ti consiglio prudenza.
CORIFEA/CONCORDIA
Non sono che una donna, nel mio paese mi hanno insegnato ad essere docile.
SOVRANO DI ARGO
Mi sembra un ottimo costume. Dunque ricominciamo daccapo. Che cosa volete?
CORIFEA/CONCORDIA
Rifugio. Nasciamo in Egitto, terra rasente la Siria. Non abbiamo mariti né casa. Non abbiamo un lavoro. Tutti i nostri padri sono stati ammazzati. Moriamo di fame, sete e stanchezza.
SOVRANO DI ARGO
La nostra terra è arida, l’economia vacilla. I nostri giovani non hanno lavoro. Le strade sono piene anche qui di mendicanti che dormono sotto le arcate della stazione. Non abbiamo nulla da offrirvi.
CORIFEA/CONCORDIA
Non possiamo viaggiare ancora. Siamo state tre giorni sul mare. Se non ci accogliete subito, moriremo di stenti.
SOVRANO DI ARGO
Mi dispiace, non possiamo aiutarvi.
CORIFEA/CONCORDIA
Concedeteci soltanto un po’ di ristoro. Ripartiremo nei prossimi giorni, alla volta del continente. Non vogliamo restare.
SOVRANO DI ARGO
Oggi siete venti, domani sarete un milione. Che ne sarebbe della nostra gente se sfamassimo tutti coloro che vengono a bussare alla porta? (Rivolgendosi al Coro dei Cittadini) Avanti, respingete questa zattera in mare.
Il Coro afferra le Supplici per i capelli, trascinandole via. Breve colluttazione.
CORIFEA/CONCORDIA
Vi supplico, così ci ammazzate.
SOVRANO DI ARGO
Non è niente di personale. Siamo un paese civile. La legge è uguale per tutti.
CORIFEA/CONCORDIA (gridando)
Porto in grembo il faraone d’Egitto.
Il Coro dei Cittadini di Argo si immobilizza.
Sono la moglie del Principe. Nelle vene di tutte scorre il sangue reale.
SOVRANO DI ARGO
Stai mentendo, sciagurata?
CORIFEA/CONCORDIA
Lo giuro, su tutte le divinità sacre al Nilo: dico la verità.
SOVRANO DI ARGO
Non giurare davanti a me. Non ce n’è bisogno. (Si avvicina) Se è vero quello che dici e se è vero che porti in grembo l’astro nascente d’Egitto, l’esercito del tuo popolo verrà presto a prenderti.
CORIFEA/CONCORDIA
È sicuro, ci proveranno.
Silenzio.
SOVRANO DI ARGO (scambia rapide occhiate con i cittadini)
Allora? Avete sentito? Nelle loro vene scorre il sangue reale. Lasciatele immediatamente, oppure vi sparo.
CORIFEA/CONCORDIA
Restiamo?
SOVRANO DI ARGO
Non ancora, donna. Riunisco il Parlamento, lasciamo che decida lo Stato.
CORIFEA/CONCORDIA
Guardami. Sono fuggitiva, supplice, randagia. Porto in grembo un feto sacro. Non puoi lasciarmi morire.
SOVRANO DI ARGO
Io non sono il faraone d’Egitto. Non decido il bello e il cattivo tempo del mio paese. Noi occidentali teniamo molto alla democrazia, al voto del popolo. Restate qui sulla riva. *Io intanto riunisco la gente, ne discuto con tutti.* (Fa un cenno verso i cittadini) Portate loro delle bottiglie d’acqua. Ci riuniamo in consiglio.
CORIFEA/CONCORDIA
Che Dio ti benedica, potente e saggio Sovrano. Che Dio benedica le ricche terre di Argo.
Il Sovrano e i cittadini escono.
CORIFEA/CONCORDIA
Sorelle, preghiamo.
CORO DELLE SUPPLICI
Unadikum ashuddu ‘ala eyadikum wa ebussu’l’arda tahte ni’alikum wa equlu efdikum wa uhdikum deya ‘ayneyy wa dif’el qalbi a’tikum Fe me’sati’lleti ahya Nasibi min ma’sikum Ena ma huntu fi watani wa la sagghartu ektafi waqaftu bi wachi’zullamî Yetimen ‘ariyen hafi Hameltu demi ‘ala keffi wa ma nakkestu a’lami wa suntu’l’ushbe’l akhdara Fawqa quburi eslafi. («Vi chiamo tutti vi stringo le mani bacio la terra sotto i tuoi piedi e dico: offro la mia vita per la vostra vi do la luce dei miei occhi come regalo e il calore del mio cuore. La tragedia che vivo è che il mio destino è lo stesso tuo destino. Vi chiamo tutti vi stringo le mani non sono stato umiliato nel mio paese e nemmeno mi sono ritratto dalla paura rimango in piedi davanti ai miei oppressori orfano, nudo, scalzo ho portato il mio sangue sulle mani e non ho abbassato le bandiere ho preservato l’erba verde sulle tombe dei miei antenati. Vi chiamo tutti vi stringo le mani.»)
Rientrano il Sovrano di Argo e il Coro dei Cittadini.
CORO DEI CITTADINI
Cinquanta, sessanta, settanta
mila dollari.
Chi offre…?
Cinquanta, sessanta, settanta
mila euro.
Per le pecorelle smarrite
chi offre
di più?
SOVRANO DI ARGO
*Argo s’è espressa.*
CORIFEA/CONCORDIA
E dunque?
SOVRANO DI ARGO
Il Parlamento è una matassa composta, difficile. Abbiamo discusso a lungo per accontentare tutti. La proposta di legge è stata rivalutata e corretta più volte. La democrazia è come il piatto di una bilancia: necessita di equilibrio.
CORIFEA/CONCORDIA
Le tue parole di uomo politico mi confondono. Arriva al sodo. Qual è il verdetto di Argo?
SOVRANO DI ARGO
Potete restare.
CORIFEA/CONCORDIA (si volta verso il Coro delle Supplici)
Nahn yakhl. (*«Siamo salve»*)
Le Supplici cantano di gioia e si inginocchiano.
Il Sovrano le interrompe con un gesto della mano.
SOVRANO DI ARGO
Tuttavia. Il popolo sovrano ha previsto per voi alcune leggi da rispettare. Diritti, doveri. Limiti, clausole.
CORIFEA/CONCORDIA
Comandi.
SOVRANO DI ARGO
Dormirete divise nelle dimore dei cittadini. Avrete diritto a due pasti caldi al giorno. Un medico vi visiterà regolarmente. Sarete al sicuro. In cambio, offrirete alla gente di questo Paese commissioni e servigi. Affiancherete lavoratrici e lavoratori nelle quotidiane mansioni, e qualunque cosa vi domanderanno voi la accetterete con garbo.
CORIFEA/CONCORDIA
Scappiamo dalla guerra: non temiamo la fatica.
SOVRANO DI ARGO
L’Occidente è una terra laica e civile. La nostra legge prevede che la gente per strada mostri il suo volto. Dovrete togliervi il velo. Cerimonie sacre, riti e balletti all’aperto sono proibiti. Avrete diritto ad un solo giorno a settimana per sacrificare ai vostri culti, lontano dal centro città.
CORIFEA/CONCORDIA
Se questa è la parola di Argo, accettiamo.
SOVRANO DI ARGO
Bene. (Rivolgendosi ai cittadini) Accompagnatele dentro le mura. Questo è tutto. È stato un piacere fare affari con te. Stringimi la mano.
CORIFEA/CONCORDIA
Lei è nobile, immenso. Grazie per sempre.
Nell’istante in cui le loro dita si toccano, il Sovrano di Argo ha un malore.
I cittadini spaventati gli si fanno subito attorno.
SOVRANO DI ARGO
Fermi, fermi. Lasciatemi. Sto bene. Un leggero capogiro. Nulla di più. Mettetemi in piedi. (Guarda la Corifea dritto negli occhi)
Bevenuta in Occidente, straniera. No, resta qui. Tu stanotte dormirai nel mio appartamento.
3.
Grecia.
Il Coro delle Supplici intona dei canti con le labbra socchiuse. Sono braccate dal Coro dei Cittadini di Argo, che le costringono a spogliarsi dei loro abiti orientali e indossare tailleur e tacchi a spillo.
CORO DEI CITTADINI DI ARGO
Accoglienza è la nostra missione.
Al di là del centro di raccolta,
ti attende una società civile.
Ti strapperemo i veli dal volto.
Ti insegneremo una lingua che non conosci.
Presto, io prendo la più giovane, io voglio la più vecchia.
Facci vedere il tesserino.
Facci vedere le ginocchia.
Ti mostreremo come si lavora in Occidente.
Abiterai in una casa, dormirai in un letto con le altre donne.
Avrai diritto a due pasti caldi al giorno,
e un medico ti visiterà regolarmente.
Tu in cambio…
Accoglienza è la nostra missione.
Al di là del centro di raccolta,
ti attende una società civile.
Straniera, dimentica la guerra.
Stringi con le dita il tuo permesso di soggiorno.
Oramai
sei finalmente in Occidente.
Inginocchiati, spolvera, pulisci
accudisci i miei figli
sistema la casa
la democrazia è sacrificio
la civiltà ha un prezzo.
Questa è la fabbrica,
questo è il cantiere
se il lavoro nobilita l’uomo
nobiliterà anche voi donne.
Vedi, ti regaleremo l’indipendenza
E tu in cambio…
Ti faremo dimenticare i tuoi dèi.
Ti insegneremo come sacrificare al denaro.
Purificheremo il tuo corpo coi saponi industriali.
Ti riempiremo lo stomaco di detersivi.
Ti insegneremo i tramonti radioattivi
sulle piste degli aereoporti.
Ti insegneremo i cappotti di cemento addossati contro la periferia.
E tu in cambio…
Cinquanta, sessanta, settanta
mila dollari.
Chi offre…?
Cinquanta, sessanta, settanta
mila euro.
Per le pecorelle smarrite
chi offre
di più?
Luce sul proscenio. Il Sovrano e la Corifea. Il Coro dei Cittadini li circonda, ripetendo sottovoce la litania.
SOVRANO DI ARGO
Che cosa stai guardando?
CORIFEA/CONCORDIA
Il mio popolo.
Silenzio.
SOVRANO DI ARGO
E che cosa vedi?
CORIFEA/CONCORDIA
Un disastro.
Silenzio.
SOVRANO DI ARGO
Trentatré notti. Nessuno viene ancora a prenderti.
La Corifea non risponde.
Se fossi veramente la moglie del Faraone, dovrebbero essere già alle porte. Se scopro che mi hai mentito, ti uccido.
CORIFEA/CONCORDIA
Dovresti essere felice che gli egizi non siano ancora venuti. Per Argo sarebbe la guerra.
SOVRANO DI ARGO
Lo scontro armato non mi spaventa. Se non fosse per noi, il tuo popolo combatterebbe ancora con le lance e i cavalli. Li vinceremmo in un istante. Non hai ancora capito? La Repubblica è fondata sul sangue, sulle esplosioni, sulle bombe.
Silenzio.
La prima volta che ti ho toccata, sulla spiaggia. Sono quasi svenuto.
CORIFEA (lentamente)
Un leggero capogiro. Nulla di più.
SOVRANO DI ARGO (interrompendola)
No. Non era un capogiro. Toccandoti…
Ho avuto una visione.
CORIFEA/CONCORDIA
Impossibile. Le visioni non sono cose che accadono ad un uomo civile.
SOVRANO DI ARGO (avvicinandosi)
Uccidevi il tuo sposo nel letto di nozze, e dopo averlo sgozzato, gli mangiavi la testa.
Silenzio.
(Sibilando) So chi sei. Né profuga, né moglie. Non scappi dalla guerra, ma dalla giustizia. Sei un’assassina. Atroce, impura, indegna.
CORIFEA/CONCORDIA
Strano a dirsi: un uomo ateo crede alle proprie allucinazioni. Ma se il Sovrano di Argo dice di me che sono un’assassina, allora è vero.
SOVRANO DI ARGO
L’ho saputo fin dal primo giorno, là fuori, sulla spiaggia. Eppure ho parlato al mio popolo. Ti ho accolta. Ho protetto le tue sorelle. Ti ho dato da mangiare, ti ho insegnato la civiltà. E tu in cambio ti devi spogliare. Spogliati, straniera.
La Corifea non fa nulla. Il Sovrano le si getta addosso. Inizia lo stupro.
CORIFEA/CONCORDIA
Lasciami!
SOVRANO DI ARGO
Mi aspetto grandi cose da te. Partorirai per me cinquanta figli, maschi.
CORIFEA/CONCORDIA
Non farmi del male.
SOVRANO DI ARGO
Lavoreranno nei pozzi di petrolio e diventeremo la famiglia più ricca del mondo.
CORIFEA/CONCORDIA
Ti prego.
SOVRANO DI ARGO
Sta’ zitta e obbedisci. Oramai ti ho addomesticata. Passerai tutta la vita in cucina, lavando i piatti e preparando il caffè.
CORIFEA/CONCORDIA
Aiuto! Qualcuno mi aiuti!
SOVRANO DI ARGO
Passerai tutta la vita in questa metropoli grigia, enorme, svuotata. La tua casa è il mio letto, e il tuo corpo sarà la mia casa.
CORIFEA/CONCORDIA
Non riesco a respirare.
SOVRANO DI ARGO
Comprerò per te abiti occidentali con i quali svestirti ogni volta che voglio.
CORIFEA/CONCORDIA
Mi ammazzi così, mi ammazzi…
SOVRANO DI ARGO
Ti insegnerò le buone maniere.
CORIFEA/CONCORDIA
Non respiro, sto morendo…
Oramai il Coro è stretto attorno a loro.
SOVRANO DI ARGO (raggiungendo l’orgasmo)
Oddio, sì.
La prima volta che ti ho vista
c’era il deserto
e io ero lo scorpione
e tu la terra
rossa
viva e tenera
tra le mie gambe.
CORO DEI CITTADINI DI ARGO
Signore, gli egizi sono alle porte. Ci attaccano.
SOVRANO DI ARGO (si alza in piedi di scatto, allaccia i pantaloni, si passa una mano tra i capelli. Rivolgendosi alla Corifea, riversa sul pavimento, che cerca disperatamente di riprendere fiato)
Véstiti.
Tremante, la Corifea riesce ad alzarsi in piedi. Il Sovrano le getta addosso una tunica.
Sei bellissima.
4.
Grecia.
Coro delle Supplici e quello dei Cittadini di Argo. Il Sovrano si rivolge al pubblico.
SOVRANO DI ARGO
Signori. Non vi lasceremo queste donne. Si sono presentate innanzi alle nostre terre, profughe, supplici. Chiedevano accoglienza e noi le abbiamo accettate tra la nostra gente, popolo degno.
Ora ci appartengono come sorelle. Viviamo in armonia e rispetto reciproco. Siamo una città civile: non combattiamo con le armi, ma con la parola. Sono certo che comprendete la necessità di difendere le nostre care sorelle (acquisite). Si sono da subito perfettamente integrate. Abitano con noi nelle nostre case, mangiano ricchi cibi industriali, parlano la nostra lingua. Credono nei nostri stessi valori. Guardando la mia gente, neppure le riconoscereste. Siamo uguali.
Che questa integrazione perfetta sia d’esempio per tutto il mondo: i popoli non si odiano. Anche la cultura più selvaggia può essere digerita, rimasticata, o come dico sempre: addomesticata.
La nostra felice convivenza ne è la prova: Oriente e Occidente si somigliano.
Che questa notte sia la prima di una lunga e festeggiata alleanza. Condivideremo le nostre ricchezze e insieme costruiremo un mondo migliore.
Il tavolo delle trattative è aperto da trentatré notti. Eccovi finalmente, fratelli d’Egitto, come previsto dai patti. (A un suo cenno del braccio, un cittadino conduce la Corifea sul proscenio, tirandola per i capelli)
CORIFEA/CONCORDIA
Traditore!
SOVRANO DI ARGO
Questa donna porta in grembo l’astro nascente. Faraone, vostro dio sacro. Avete offerto cinquanta, sessanta, settanta mila dollari per averla indietro. Consideriamo la vostra offerta come un dono gradito.
Argo s’è espressa. Il Parlamento è una matassa composta, difficile. Abbiamo discusso a lungo per accontentare tutti. La proposta di legge è stata rivalutata e corretta più volte. La democrazia è come il piatto di una bilancia: necessita di equilibrio.
Divideremo con voi i pozzi di petrolio delle vostre regioni, esattamente a metà. In cambio, stabiliremo in Oriente le nostre fabbriche e vi insegneremo come costruire le armi.
Fare affari con voi è stato un vero piacere. Ecco, come da accordi, la vostra prigioniera.
Il Coro dei Cittadini di Argo afferra la Corifea, che tenta disperatamente di liberarsi.
CORIFEA/CONCORDIA
Maledetti! Non toccatemi!
CORO DELLE SUPPLICI (disposto attorno, esegue dei canti)
Nel nome della terra riarsa, bruciata, sconfitta
Concordia fra gli uomini sepolta nel fango.
Nome di donna, violata e distrutta.
Fratelli macchiati di sangue
fu il primo omicidio nella caverna
dove c’incontrammo
e col sangue scrivemmo la legge:
Oriente attacca, Occidente distrugge.
CORIFEA/CONCORDIA (gridando)
Sei uno sciocco, sovrano. Non provengo dalle terre del Nilo, ma dalle voragini della terra. Il mio nome è Concordia tra i popoli, sepolta nel fango. Le nostre sorelle non portano fasce inghirlandate di lana, ma ideali di pace. Hai frainteso il mio sesso: non sono né uomo né donna. Il figlio che porto in grembo non suggella alcun patto. Un uomo ateo non promette, compra. Ascolta le mie parole. Cadranno dal cielo tutti i vostri giuramenti corrotti, e la compravendita meschina riempirà le case di sangue. Sorgerà un’alba di bagliori e di schianti. Le ombre torneranno a imprimersi sui muri. La terra carica di veleni abbatterà le vostre gole superbe. Temporali immensi, in arrivo. Accadrà un’esplosione atroce, nel silenzio totale, che spazzerà via tutto per sempre. Precipiteranno nell’universo i frammenti di ciò che eravamo: polvere, angosce, deserti.
Ecco mio figlio, l’ultimo Dio.
Se vi riesce,
salvatelo. (Estrae un pugnale)
SOVRANO DI ARGO
No!
La Corifea si pugnala il ventre, più e più volte.
Dall’utero sgorgano flutti neri.
CITTADINI DI ARGO
Petrolio!
Buio.