FOGLIA  DI  FICUS

Commedia in due atti di

Antonio  Sapienza



Turri Lifo, marzo 2019



Personaggi:

Carlo………………………………………………..sessantenne, pittore;

Marta……………………………………………… sua moglie;

Lilli…………………………………………………sua figlia;

Cristina………………………………………….…più che ammiratrice di Carlo


Sulla scena viene ricostruito il soggiorno di una normale famiglia.

All’apertura del sipario, in scena c’è Marta che parla al telefono.


Marta- Si, sono io. Ciao!!! Ma come stai? Da quanto tempo… certo, certo capisco. Allora, dimmi… eh, no! Questo non dovevi dirmelo così di getto: Ti sposi? Ma che notizia! E quando la cerimonia? Ah, non avete fissato… comunque augurissimi, mia cara.? Aspetta, fammici pensare… certo, si potrebbe… Lo conosco lo sposo? Ah, lo conosco! E dimmi, dimmi… nooooo l’imbianchino! Ma sei ammattita, ti metti con gli scarti delle altre? Ma allora sei caduta veramente in basso, mia cara. Certo, certo, capisco: necessità obbliga legge. Hai trentacinque anni, ma non potevi trovare di meglio? Ci hai provato, vero? E com’è successo? Stavate insieme ad una mostra… racconta dai… E lui ti ha proposto di vedere le sue opere – a casa sua? E ci sei andata… e ti ha pure affascinato… e gli hai comprato un quadro… Bello, sembra una telenovela, cioè, volevo dire: una vicenda sentimentale, tipo colpo di fulmine… ah no? Ci avevi ragionato? Tutto calcolato?  Beh, lo credo, dato i precedenti … E senti, non potresti convivere con lui per qualche mese e poi decidere se sposarlo oppure no? Ah, non te lo lasci scappare …t’ha capito…ma tu hai capito me?… (tappando il microfono dell’apparecchio) Che figlia di puttana, anzi: che puttana! (rimettendosi in comunicazione) Certo, certo, capisco, la novità, probabilmente… E senti, dove andrete ad abitare? Nella casa al mare dei tuoi genitori? Oh, che bella cosa: sarete in perenne villeggiature. E chi vi manterrà? Ah, i tuoi vecchi ti passano la paghetta… capisco… e lui imbratterà tele? Ah, gli stai preparando lo studiolo… bene, bene… e tu ti prenderai cura di lui? Bene, bene…Ma come farai cara, tu non sai cucinare un uovo sodo. Ah, stai imparando? Alla televisione? Dai grandi chef? Ma dai… e cosa hai imparato a fare? Gli spaghetti alla Tourneau? E come si fanno? Con la pasta? hai scoperto l’America… ah, volevi dire con la pasta di grano duro di Manduria? E dimmi, dimmi, poi? Aspetto che scrivo la ricetta. (cerca un foglietto, poi la penna, infine scrive; da questo momento in poi porre in evidenza la caricatura della ricetta) Sono pronta, vai: Due etti di spaghetti di grano duro di Manduria, numero tre. Ho capito tre! Si, si ho capito, è fondamentale, continua pure. Due etti di pomodoro ciliegino di Pachino; 50 grammi di parmigiano reggiano; basilico ligure gr. 4; mirto sardo grammi 3; olio d’oliva toscano, cl. 0,32; olive dell’Etna, sgusciate, gr. 21; mezza cipolla di Tropea; due noci di Sorrento, due nocciole di Giffone Vallelunga; uno sbuffo di Tocai; mezza mela tridentina; sale di Trapani gr.4. E tartufo d’Alba niente? Ah, quello no! No, sai avremmo fatto così il giro d’Italia. Scherzavo, dai. Sto scrivendo, sto scrivendo. Bene poi? Far cuocere gli spaghetti – evidente – scolarli al dente…si…-

Entra  Carlo, si avvicina alla donna e la bacia sulla guancia, lei ricambia distrattamente.

Marta-  Scusami era Carlo, allora, dicevi, scolarli al dente…raguttarli in casseruola e servirli ben caldi, si… ok ,benissimo, grazie per la ricetta, ma ora ti devo lasciare, Carlo vuol pranzare. Tanti auguri carissima, a dopo. Ciao, ciao-
Carlo- ( tre se) E forse, finalmente si mangia. (a Marta) Cosa hai preparato per pranzo?-
Marta- ( temporeggiando) Diciamo toast? Ti andrebbero, vero?-
Carlo- Toast? Ma insomma sono tre giorni che non cucini… però dalle amiche le ricette te le fai dare.-
Marta- Caro, ho poco tempo, eppoi mi piace fare l’amica interessata dalle ricette originali.-
Carlo- E io pranzo con l’originalità. Va bene, esco, vado in trattoria. Tu vieni?-
Marta- Verrei volentieri, ma ho una riunione di lavoro…-
Carlo-…di passatempo, con l’associazione “Donne in attività” Ma sarebbe meglio che vi chiamaste “Donne in eterna passività”. (alzandosi ).
Marta- Ma aspetta, che diamine. Vediamo cosa posso rimediare…(guarda nel pensile) Dunque, ci sono fagioli in scatola, marmellata, succo di frutta, pomodoro pelato, un pacco di maccheroni, sale, zucchero, caffè…-
Carlo- Basta, ti prego: facciamo due spaghetti aglio e olio…-
Marta- …che non ci sono…ma potrei fare un po’ di polenta (prende il pacchetto) Eccolo il nostro pranzo: polenta e fagioli.-
Carlo- (rassegnato) E va bene, cucinala, il vado nello studio a terminare una tela.-
Marta- Ma lo sai la Giusy con chi sta?-
Carlo- (disinteressato) Sono tutto orecchie.-
Marta- Con Pino Simoni.-
Carlo- E chi sarebbe?-
Marta- Come chi sarebbe? E’ Simoni, il tuo collega pittore…insomma l’imbianchino.-
Carlo- Ma certo, Giuseppe Simoni. Ma non è imbianchino. Tutt’al più imbrattatele. Certo lo ricordo.-
Marta- E si stanno per sposare.-
Carlo- Auguri. (sta per uscire)-
Marta- E sai dove abiteranno?-
Carlo- (con pazienza) No, dimmelo tu.-
Marta- Nientemeno che nella casa al mare dei suoi genitori.-
Carlo- E allora? –
Marta- Come allora? Questo significa che vivranno sulle spalle dei vecchi genitori di lei.-
Carlo- Meglio così. Se doveva essere Giuseppe a mantenerla, sai che fame.-
Marta- E dice che l’ha conosciuto in galleria e che gli ha comprato una tela.-
Carlo- Dai Marta, piantiamola qui con Giusy e Giuseppe e fai la polenta.-
Marta- Sei materialista… altro che artista.-
Carlo- Anche gli artisti devono mangiare, non ti pare?-
Marta- Allora dovrebbero mantenersi una cuoca…-
Carlo- Davvero?-
Marta- Davvero! E anche una cameriera.-
Carlo- E niente maggiordomo e autista?-
Marta- …che non sarebbe certamente un male.-
Carlo- E perché non ti sei sposata con…con un Guttuso?  O con De Chirico?-
Marta- Spiritoso…-
Carlo-(per cambiare discorso)  Lilli si ferma in facoltà?-
Marta- Credo di si.-
Carlo- Beata lei…-
Marta- Cosa intendi dire?-
Carlo- Io? Nulla.-
Marta- No hai sott’inteso qualcosa.-
Carlo- Chi io?-
Marta- Proprio tu, allora?-
Carlo- Allora? Allora beata lei che forse a pranzo almeno mangerà.-
Marta- La ragazza si sa organizzare.-
Carlo - Non ne ho il  minimo dubbio.-
Marta- Certamente. (offesa)   Eppoi, intanto che ci siamo, ti vorrei pregare che in sua presenza, tu la smettessi di contraddirmi, di trovare scuse per litigare, insomma non dovremmo fai mai più le nostre solite scenate, Ecco!-
Carlo- E per non fare le scenate di fronte a nostra figlia, tu vorresti avere campo libero per le tue bizzarrie? No, mia cara moglie, io sono buono e caro, ma non puoi pretendere di mettermi a tacere e di spadroneggiare in casa mia. Esigo il diritto al dissenso.-
Marta- Esigilo pure, ma in casa nostra, se non ti dispiace.-
Carlo- Touché. Va bene, mi correggo, in casa nostra. Allora sai cosa facciamo?-
Marta- Cosa?-
Carlo-Facciamo…facciamo… oh, al diavolo .-
Carla –Cosa c’entra il diavolo. Allora, facciamo?-   
Carlo- Facciamo che…nell’attesa del pranzo io sono di là. (esce da destra)-  
Marta- Sua eccellenza sarà servita. (tra se) Che pretese, che pretese. Allora, mezzo litro d’acqua (legge la ricetta nella confezione) duecento grammi di polenta, portare l’acqua a bollire, quindi versale la farina lentamente e mescolare… per…per cinque  minuti…Iniziamo. (esegue)  

Marta traffica coi fornelli e intanto parla al telefono.

Marta- Pronto? Ciao sono Marta…come stai? Mi fa piacere…io sto magnificamente bene. Scusami Gigliola, ma ti devo assolutamente mettere da parte di una notizia…quale? Una bomba! Indovina chi si sposa? …Ma Giusy… si proprio lei! E    con Pino Simoni, figurati… non è tanto male? Ma Gigliola, hai presente il tipo? Certo, certo, questo l’ho capito…Ah, lo sapevi già, ti aveva già informata Cettina…ma bene, allora… ora scusami devo preparare il pranzo per Carlo. (chiude in fretta) Che pettegole! Che pettegole! (accorgendosi che la polenta è andata a male, diventando colla) Accidenti. Accidentaccio! E ora cosa do a quell’affamato? ( va verso destra) Carlo, Carlo! –

Entra Carlo, indossa il camice da lavoro.

Carlo- Che succede?-
Marta- Succede che questa polenta era…era…guasta. Guarda com’è diventata.-
Carlo- (Alzando il mestolo e vedendo il pasticcio) Era da immaginarselo. L’hai tenuta troppo sul fuoco.-
Marta- Macchè, pochi  minuti.-
Carlo- Ma l’hai rimescolata?-
Marta- Sempre… quasi sempre…insomma forse…-
Carlo- Ho capito, sta volta vado davvero in trattoria (si toglie il camice, indossa la giacca e si appresta ad uscire) Ciao…tesoro.-
Marta- Come sei suscettibile…-
Carlo- Ah, io sarei suscettibile.-
Marta- Ma certamente. In fin dei conti, mica è cascato il mondo…può succedere a tutti…-
Carlo- No, cara! Non può succedere a tutti. Succedono a te! Perché stai sempre attaccata a quel telefonino parlando, anzi, sparlando con le amiche, guardando messaggini, vedendo video d’ogni tipo e sorta. Insomma, tu sei tutt’una con quel…quell’aggeggio.-
Marta- (facendo la bambina mortificata) Ma cosa faccio di male?-
Carlo- Tutto! Fai male tutto! Perché non ci stai più con la testa sulle cosa che fai, ma su quelli che pensi.-
Marta- Cosa ci posso fare se sono una donna di pensiero?-
Carlo- Ma di quale pensiero d’Egitto parli!-
Marta- Sui pensieri alti, quelli dei filosofi, degli intellettuali, di moralisti.-
Carlo- Che mi venga un accidenti. Non sapevo d’avere una moglie di tal fatta. Pensierosa… e arruffona!-
Marta- Dai facciamo pace…-
Carlo- (calmatosi) Che fa? Pranziamo?-
Marta- (maliziosa) Io avrei un’altra ideuzza…(si atteggia a donna provocante)-
Carlo- (sbalordito) Proprio ora?-
Marta- L’amore non ha tempo ne… età.-
Carlo- Una tua nuova sentenza?-
Marta- No, una speranza.-
Carlo- Niente da fare.-
Marta- (scandalizzata) Mi rifiuti?-
Carlo- Non sono io che ti rifiuto, ma i miei ormoni che non ne voglio sapere… se almeno calassero dopo le cinque, come una volta. -
Marta- Già, adesso dobbiamo aspettare che calino dopo le cinque…diciamola  tutta: stai invecchiando (piagnucolando) …prima volevi farlo dove ci trovavamo…anche qui in cucina.-
Carlo- Prima, già. Ma per te tutto deve rimanere fermo come venticinque anni fa? Non ti sorge il dubbio che le passioni si affievoliscono? Insomma!-
Marta- Capisco… capisco, non mi ami più.-
Carlo- Carlo- (rabbonendola) Ma dai, come la fai lunga… forse è anche la fame che non mi aiuta. Ma lo sai che ti amo…dai finiscila.-
Marta- La finisco, la finisco subito. (esce sbattendo la porta)-
Carlo- Ecco le donne: dal torto alla ragione, nel giro di pochi minuti. (davanti alla porta, chiamandola ) Dai Marta, datti una calmata, poi sai cosa potresti fare? Mi potresti venire a trovare in galleria e ci faremmo una bella pizza. ( tra se) Almeno qualcosa la faremo: finalmente mangeremo!-
Marta- (Da fuori scena) Se mi va!-
Carlo- (facendo il rassegnato) E va bene… se ti va… allora ciao.-

Ritorna in scena Marta.

Marta- (prendendo il telefonino) Si, lui dice… sempre attaccata a questo cosa… e lui che sta sempre attaccato ai pennelli…(compone un numero) va bene, è un artista, va bene, mantiene la famiglia… va bene tutto: Tranne le sue pretese: vuole pranzare…Poi, poi, accidenti! lui sta crescendo, sia intellettualmente, sia artisticamente…io invece resto ferma a quella che ero prima: una semplice, opaca, chiacchierona casalinga. Ah, pronto?  Ciao Cecilia, ti disturbo? No… grazie, come sei gentile…come stai? Cosa stai facendo? Ah, stai cucinando… non è che ti disturbo? No? sei una amore di amica… Sai, ti telefono perché m’è venuta una certa idea circa la giornata della misericordia…si, proprio quella che stiamo organizzando per domenica prossima… ah, non ci sarai? Come mai? Ah, vai a fare il fine settimana con Vittorio a Taormina…ah, è il regalo per l’anniversario? Ma benissimo, mia cara, benissimo, tanti auguri anticipati… e adesso ti devo lasciare, sto preparando il pranzo per Carlo. Ciao, ciao, ciao.( tra se) Tutte le scuse sono buone per non impegnarsi… ora ci mette pure l’anniversario… loro, che le corna se li stampano reciprocamente un giorno si e uno no! Che gente. Che gente. E ora cosa faccio? Mi mangio un toast e aspetto Lilli, la mia cara figliola, tutta casa e università…speriamo che abbia già pranzato…No, da Carlo non ci vado proprio proprio…lui li è nel suo regno, io nel mio fottutissimo purgatorio. Basta…per adesso basta…ho detto basta!-


Atto  II
                                                    

Sulla scena, c’è Carlo che è seduto su una panchina di un giardino pubblico. Dietro il sedile si intravvede una ramo di ficus. A destra vi è una balaustra panoramica. Entra  da destra, una giovane donna in tailleur, che si siede nella panchina, accavallando elegantemente le gambe e attende, con fastidio e insofferenza che Carlo parli.

Carlo – (facendo atto d’alzarsi) Ciao. Come stai?-
Lilli – Ciao. Bene.-

Breve silenzio.

Carlo - Grazie d'esser venuta.-
Lilli - Me l'hai chiesto... ( buttando all'indietro un ciuffo di capelli neri, lunghissimi)-
Carlo - Si, te l'ho chiesto io, grazie ancora.-
Lilli - Ma, mi hai fatto venire fin quassù per dirmi solo grazie?-
Carlo - Io? no, niente; cioè si. Volevo dire: nulla di personale.  Insomma, ti volevo parlare, da sola. ( espressione confusa)-
Lilli - Siamo soli, parla.-
Carlo- Come se fosse facile! Ma cosa credi che mi sia semplice dirti quello che ho da dirti?-
Lilli  - (canzonatoria) Se non ti è facile e semplice dirmi quello che mi devi dire, vuol dire che non mi dirai ciò che mi dovresti dire. e tanti saluti. Va bene così? ( espressione  sarcastica)-
Carlo - No, che non va bene!  L'argomento è molto, ma molto serio, bella mia, per  ironizzare sui preamboli, come fai tu.( lunga pausa ad effetto) Io ti debbo aprire il mio cuore, e non mi sarà facile farlo, proprio con te, Capisci? ( con un soffio di voce, dall’effetto strappalacrime)-
Lilli -  Ma guarda un po’ adesso ti diventano gli  occhi rossi?  piangi?( irritata)-
Carlo - Macchè! E' stato un moscerino. (girandosi platealmente di spalle)-
Lilli - Già il solito moscerino tempista. Istrione! ( sibillina, poi con calma) Dai, parla. Ma cosa credi che sia facile anche per me, dover ascoltare quello che, immagino mi dovrai dire?  Sono in imbarazzo quanto te, se non di più.-
Carlo – Tu… lo immagini?( speranzoso d'averla commossa)-
Lilli -  Cosa credi che in questi giorni, a casa, non abbia  avuto occhi, ne' orecchi?-
Carlo - Bene, meglio così. ( lunga pausa, come   colui che ha l'animo travagliato) Ci sono situazioni particolari, momenti curiosi,  accadimenti strani, forse anche fatalità, che   interreagiscono, inaspettati e insidiosi, nella vita di un  uomo, soprattutto di un certa età, - quindi più  vulnerabile.  Prudenza vorrebbe che costui non si facesse mai - mai! -  trovare sotto scopa. I sentimenti, imprevedibili e padroni, - Dio mio, com'è  possibile parlartene in modo distaccato - i sentimenti  tiranni, se inseriti in quell'ambito, ti tengono in pugno e  ti stringono fino a stritolarti...-
Lilli – (interrompendolo)  Cosa stai cercando di dirmi? Stai mettendo le mani avanti?  Con me puoi farne a meno! So anch’io di sentimenti…risparmiami pure le tue riflessioni pseudo-pirandelliane, e vai subito ai fatti, ti prego.-
Carlo -  Si, si scusami... hai detto bene: sentimenti…. passioni! Si   si... ma si! sicuro: sentimenti e passioni mi hanno  avviluppato proprio in questa critica età - navigo verso i  sessanta, sai?  - e mi strozzano, mi dilaniano.( tono patetico) Chi me lo doveva dire che avrei, che avrei...-
Lilli - ... amare, contemporaneamente, due donne ... ( con un sorriso sornione)
Carlo - Sai già? ( sospiro, di sollievo, come dire: il grosso era fatto)  Ebbene, si!  proprio così: contemporaneamente!  Con l’una, un'estrema intensità di passioni, prima, ma poi con sentimenti pacati, sereni dopo… con l’altra, cioè tua madre, come ben sai, con sentimenti e passioni… beh un po’ appassiti. Per il resto, caratterialmente, non c’è nulla che ti devo dire.-
Lilli- Purtroppo. Ma tu non fai nulla per rimediare.-
Carlo- Ma allora fai finta di non capire? Sono anni che ci tento, ma bisogna essere in due per riuscire. E lei è ormai in un altro universo.-
Lilli – Lasciamo perdere. Avanti, dai: dimmi chi è, e dove l'hai conosciuta.-
Carlo - Come corri! Dal preambolo vuoi arrivare subito al finale?   Diamine, almeno dammi il tempo di trovare le parole giuste.  (pausa riflessiva) Chi è. Chi è... ma è poi così importante sapere chi è?   E'.. è una donna...-
Lilli -  ... bella scoperta...-
Carlo - ... affascinante...-
Lilli - ... occhi verdi, capelli biondi, coscia alta...-
Carlo -  E dalle! con quest'ironia, mi rendi tutto più difficile!  E' una donna non tanto bella, in verità; ma è molto, ma  molto affascinante. E' colta, spiritosa. Ha trent'anni, e  l'ho conosciuta al mare… e mi guardava insistentemente, insomma, ciò solleticava la mia vanità, capisci; in fondo, onestamente, sono ancora un...un bell'uomo, mi pare...uno e ottanta, niente pancia, tutti i capelli - anche se un po' bianchi.- (si alza e si  pavoneggia dinanzi a lei) E non guardarmi così, mi metti in imbarazzo! Sii seria.-
Lilli - Impressionante! traumatizzante! (  sbalordita, poi conciliante) E non te la prendere, dai siediti: quindi ti sei lasciato ammaliare.-
Carlo - Non proprio. Mi turbava, questo si, ma non più di tanto. Poi non la vidi più  per lungo tempo. Ma alla mia penultima mostra, mentre spiegavo il significato di certe opere ad una scolaresca, ecco che avverto sul mio fianco, a destra, la pressione di qualcosa di morbido e di caldo: era  lei, col suo grande seno sinistro, adagiato discretamente, con noncuranza, sul mio avambraccio,- mentre mi guardava bevendo letteralmente le mie parole...-
Lilli -  E allora?-"
Carlo -  E allora, le chiesi di ritornare il giorno seguente, da sola; ed ella ritornò, puntualmente; ed io le illustrai  tutte le opere del vernissage...-
Lilli -  ... che lei seguiva con molto interesse.-
Carlo - Infatti!-
Lilli - E d'allora...-
Carlo - ... che ci vediamo. Si, ci frequentiamo...insomma, stiamo  bene insieme.-
Lilli - Ci vai a letto?-
Carlo - Oh, ma sono domande codeste? ... insomma, ebbene, si. Ci sono andato, si! -
Lilli  - Patatrak!-
Carlo –Non correre, non correre, ti prego, anche perché adesso ha…insomma ha…-
Lilli- Ha, ha, ha, ma si può sapere cosa ha?-
Carlo- Un problemuccio fisico, forse passeggero. Ma ciò non cambia nulla, i sentimenti sono solidi.-
Lilli- Benissimo, e da me cosa vuoi? Comprensione? o che altro?-
Carlo - Voglio aiuto!-
Lilli - Da me? ma sei matto!-
Carlo - Da te, sissignore!( poi con voce suadente) Sentimi, mia cara, se tu potessi parlarne con... con...-
Lilli -  Con mamma? ( l’uomo annuisce vistosamente) Tu sei matto, caro babbo!  Fallo  tu! ti manca il coraggio? Ma che uomo sei?  Eppoi mi sembra estremamente indelicato - per mamma! Ma che idea...no! tu hai fatto la frittata e tu la rivolti. ( si alza, fa atto d'andarsene, pur rimanendo ferma sul posto) -
Carlo -  Ecco come sono i figli: quando ne hai più di bisogno, ti abbandonano! accidenti! Ma, insomma capiscimi, questo è il mio problema: come ti ho già detto, amo ancora la mamma, nonostante tutto quello che mi combina, e amo l’altra di un amore bello, tranquillo, armonioso. Ora, se lascio l'una per restare con l'altra, faccio del male all'una e non all'altra; e viceversa. Ma io, ma io! il male me lo faccio ugualmente, sia che resti con l'una, sia che resti con l'altra! Capisci!  Capisci?-
Lilli -  Questo lo capisco. Quello che non comprendo è cosa possa fare io.-
Carlo - Se tu volessi...Vorrei che tu sondassi mamma...se fosse  possibile...con un po' di buona volontà... a volte...-
Lilli - Babbo carissimo ( guardando significativamente l'orologio) per il genere d'aiuto che chiedi, dovresti rivolgerti ad paraninfo. Lui - si!  Sarebbe più adatto, no? ( poi duramente, con occhi di ghiaccio) Allora, tanto per capirci, sappi che io, in questa storia, non voglio entrarci  neanche lontanamente: chessoio, per sbaglio, per distrazione, per puro caso, per volontà degli astri!  Ho reso l'idea, babbino?  (e, intanto, una foglia di ficus, staccandosi dal ramo di un ficus cade sopra il capo di Carlo e gli si poggia sui capelli. Lilli la prende la esamina attentamente, ostentatamente, rivoltandola da tutte le parti, poi, mettendola sotto gli occhi del padre, dice con voce più distesa, quasi dolce) Vedi babbo, tu sei questa foglia, la mamma è quello ramo ( indica il ramo sulla testa di Carlo, poi passandogli   delicatamente la foglia sulla guancia, sussurra) Ormai tu sei come questa foglia di ficus: se ti stacchi dal ramo, appassisci e muori. Pensaci, eh? pensaci! Ed ora scusami, debbo correre in Facoltà. Ciao.( getta per aria la foglia e si allontana,  con passo agile, uscendo di scena da destra)-
Carlo- E se la foglia fosse mamma? ed io il ramo? ( grida)

Ma Lilli si gira appena, appena, senza fermarsi; e assumendo, per un attimo quell'aria lievemente  interrogativa, come a voler dire " Ma dici sul serio, sciocco babbino? ", quindi scuotendo la testa, esce. L’uomo lascia morire in bocca il resto della frase:

Carlo – Ma un ramo secco può germogliare…(raccoglie la foglia e la rigira nella mano)-

Intanto da sinistra, entra una donna, è Cristina, seduta su una sedia a rotelle.

Carlo non se ne accorge e rimane assorto nei suoi pensieri, appoggiato alla balaustra del giardino, a contemplare il tramonto.

Cristina- (riferendosi allo spettacolo del tramonto) Bello vero?-
Carlo- (girandosi meravigliato) Ah, sei tu? Già bello.-
Cristina- Sai, ti stavo, diciamo così, spiando. E’ andato male l’approccio con tua figlia, vero?-
Carlo- Proprio così.-
Cristina- Ma cosa t’aspettavi che ti desse ragione?-
Carlo- No. Ma che mi potesse dare una mano, si.-
Cristina- (accostandosi a lui e ammirando il tramonto, musica adatta) Sei stato troppo ottimista. Tua figlia non poteva aiutarti e lo sai. Ella, per istinto, difende la madre.-
Carlo- Ma io non volevo mica che si schierasse con me, ma che mi aiutasse solamente a preparare Marta…a farle capire…possibilmente…-
Cristina – Carlo, tu sei nel tuo mondo di fantasia. Scendi coi piedi a terra: Non puoi stare con due donne che sappiano l’una dell’altra. Dovrai necessariamente scegliere.-
Carlo- No, non scelgo. Non voglio fare del male a nessuno. Vuol dire che… che continuerò come adesso: amore platonico con tutte e due. –
Cristina- (Accostandosi di più a Carlo, che d’istinto le cinge le spalle) E comunque con me sarà facile…(indica la carrozzella)-
Carlo- (tentennando il capo) Purtroppo. E con Marta è già in corso, senza problemi… Dai godiamoci questo spettacolare tramonto.-
Cristina- Faccio una foto e poi, tu, se vuoi, ne farai un quadro.-
Carlo- Cristina, io filtro la bellezza coi miei occhi, col mio cervello e mia arte. Non attraverso una macchina fotografica.-
Cristina- Già, l’artista…Ma cosa fai con quella foglia di ficus in mano?-
Carlo- Aspetto che appassisca.-

Musica e sipario