Foglie di carta

di

Alessandro Mauri

 

Personaggi:

Verne: Un uomo
Tommaso: Un vecchio 

-SCENA I-

Buio. Cresce una luce fievole. Entra Verne, noncurante, con un block-notes e un penna. Si guarda attorno, sperduto. Comincia a scrivere qualcosa sul blocco. Strappa il foglio, lo appallottola, lo getta per terra. Ripete il gesto più volte.

-SCENA II-

Verne_ si riprende, scuotendosi come dal sonno. Guarda il pubblico. Ora, non fraintendetemi. Certo che sono pazzo. Mi dicono che ci voglia coraggio per andare avanti, per guardare al futuro, per “superare”. Superare, si dice così. Allora, se di superare si tratta, io non so neanche mettere la freccia a sinistra. Non so neppure di star guidando, per capirci. Niente ingranare la marcia, niente frizione/acceleratore/partenza. Io mi siedo a aspetto. Aspetto che il passato mi raggiunga. Ci vuole coraggio anche a guardarsi indietro. Non è mica facile. prova a guardarsi le spalle. Gira per qualche istante su se stesso. Cosa aspetti, che il passato non torna?, direte voi. Il passato non torna. Mica vero. Aspettatelo. Sedetevi. Provateci. Sempre camminare col paraocchi verso il futuro, sempre tenere la testa pulita, alta e razionale comincia a marciare con le mani a fare da paraocchi Sempre marciare verso la prossima. Sempre marciare verso la prossima. La prossima. Io aspetto quella di prima. pausa Lei. Qui ci chiediamo dove poi sia caduta. Faceva l’astronauta... Entra Tommaso, bastone e lobbia in testa, si guarda attorno, col bastone sposta i fogli. Ne raccoglie uno, non lo legge, lo mette in tasca Ripete l’azione alcune volte...Viveva in un satellite a un duecento, trecentomila milioni di chilometri e qualche metro dal paese. Ma verso l’alto... Lei viveva sopra. Sopra le nostre teste. Qualcuno si aspettava gli cadesse giù, nel tinello, in cucina, sull’orto. Pensava già a come spiegare all’assicuratore che mica si erano messi d’accordo, di farla cadere proprio lì, che come si faceva a mettersi d’accordo… Era caduta, mica l’aveva fatto apposta. 

Tommaso_ Quando facevo l’assicuratore ne sentivo di ogni. Le storie più assurde, di quelle panzane… Da avere vergogna a pensarle, anche senza dirle. Pausa Poi quando ho cominciato a fare l’assicurato le ho riciclate tutte. Non sai mai nella vita. Oggi ti imbarazzano domani li imbarazzi tu.

Verne_ Insomma lei ad un certo punto l’hanno messa in un missile, e avrebbe fatto Milano-Roma in un niente, se fosse andata a Roma. Invece andava per aria, dove non ci arrivi neanche con gli aerei. Andava sopra l’aria, fuori dal mondo. Dal finestrino guardava le stelle. Ma mica come le vediamo noi qua sotto. Lei le guardava negli occhi. Pausa Chissà che occhi... 

Tommaso_ Due.

Verne_ Si interrompe, guarda T., che continua a passeggiare e raccattare fogli. Guardare le stelle negli occhi. Chissà che occhi...

Tommaso_ Due.

Verne_ come sopra Dicevo, chissà che...

Tommaso_ Due. Oppure uno se l’altro l’ha perso.

Verne_ Cosa !?!

Tommaso_ L’occhio, l’occhio. Ne avrà due anche una stella, no? Alla peggio sarà orba da uno. A meno che una stella non sia come la Luna, che ha due facce, nel qual caso gli occhi potrebbero essere perfino il doppio: capisce, due facce, due occhi per faccia…

Verne_ lo ignora ...A guardarle negli occhi e a farsi soffiare sulla faccia. Ogni tanto avrà guardato giù? Ci avrebbe visti? Tommaso prende uno dei fogli e lo spiega. Sembra leggerlo con attenzione. Mi avrebbe visto? Io la vedevo. Brillava. Non era una stella, ma da lontano faceva la sua luce, e a guardare bene per aria la vedevo.

Tommaso_ legge ad alta voce “Ho paura di piegare il collo”

Verne_ Ora, saranno passati sì e no 12 mesi...

Tommaso_ “Sento batter con albagia alla porta”

Verne_ ... Lei è scesa. Ci chiedevamo se sarebbe mai scesa, e mentre noialtri al paese ce lo si chiedeva, lei è scesa.

Tommaso_ Albagia?

Verne_ Il macellaio pensava sarebbe rimasta su per sempre. Ma non ce nulla che sia per sempre, soprattutto per un macellaio. Chi maneggia i coltelli tende ad esser troppo definitivo.

Tommaso_ Alba…

Verne_ Lei è scesa come era salita: a razzo. Ma stavolta il razzo aveva il sedere dalla parte sbagliata...

Tommaso_ Albagia? gira il foglio, lo controlla minuziosamente. Sarà un errore. 

Verne_ Un razzo illustre, ma col naso verso terra. Come i cani quando annusano. Un razzo è come un cane da caccia...

Tommaso_ Abbazia.... No non c’entra niente...

Verne_ Il cane da caccia deve tener il naso per aria per seguire le piste. Se ha il naso per terra non funziona…

Tommaso_ Alpaca, auriga, auspicio, aprico...

Verne_ Oppure cerca un cagnetta. In quel caso vale annusare per terra. Fin quando non la trova, almeno...

Tommaso_ Attica, Apatia! Apatia! “Sento battere con Apatia alla porta”...

Verne_ Comunque cadde. Non si sa dire dove. Noi ci aspettavamo cadesse almeno in paese. “Si torna sempre a casa”, diceva il prete. Ma chi maneggia la Bibbia ha una visione troppo domestica delle cose. Invece lei venne giù fuori porta, come una gita. Non si sa dove, ecco tutto. Nel deserto, magari...

Tommaso_ Anacoretico, anarchia...

Verne_ Chissà che caldo. Forse nell’oceano...

Tommaso_ Forse aritmia, anabasi, anacoluta...

Verne_ Chissà che bagnato. Magari in una città....

Tommaso_ Attila... L’unno...

Verne _ Chissà che traffico...si ferma ad ascoltare T.

Tommaso_ Bussar con Anagogia alla porta... si accorge di esser osservato. Si ferma e fissa V.

Verne_ Albagia.

Tommaso_ rilegge il foglio. C’è un errore. 

Verne_ No. Albagia. Come boria, senso di superiorità.

Tommaso_ E perché non hanno scritto boria?

Verne_ Puzzava di vecchio.

Tommaso_ Spero non mi capiti mai.

Verne_ Di puzzare di vecchio?

Tommaso_ Anche. Dicevo la boria.

Verne_ Buon proposito.

Tommaso_ Ne ho sempre un paio di scorta. Mantengono giovani.

Verne_ I propositi?

Tommaso_ Un uomo deve avere qualcosa da fare...

Verne_ Lo terrò a mente...

Tommaso_ Non fare qualcosa, sia chiaro! Avere qualcosa da fare.

Verne_ Oh.

Tommaso_ Oh.

Verne_ E lei cosa avrebbe da fare?

Tommaso_ E lei?

Verne_ Scrivo.

Tommaso_ Io leggo.

Verne_ Adesso racconto.

Tommaso_ Io ascolto.

Verne_ Non so se le interessa.

Tommaso_ Alla peggio racconto io e ascolta lei. Se poi non le interessa facciamo cambio di nuovo.

Verne_ pausa. Torna a guardare il pubblico Stavo dicendo... Lei è caduta. Una brutta caduta, a quel che si dice. Di quelle che ci si rimane.

Tommaso_ tira fuori dalla tasca un altro foglio “Sempre la prima a sedersi a tavola, l’ultima ad alzarsi”

Verne_ Prima era su.... Poi era giù. Ma proprio giù... A terra, intendo. Sbram! Un disastro.

Tommaso_ “Non vedi che sono impegnato?”

Verne_ Fuoco di sopra, fuoco di sotto... Fiamme a mancina, fiamme a dritta... 

Tommaso_ “Voglio che tu abbia questo...”

Verne_ E lei in mezzo. Al centro preciso. Con la tuta ignifuga. “GnaGnaGna, brutto incendio invadente!”. Da una tuta ignifuga una può permettersi di fare le linguacce al fuoco, capite...

Tommaso_ Alza gli occhi dal foglio Ma questo cosa?

Verne_ Non che lei fosse il tipo di persona che fa le linguacce a chicchessia... ma in quella situazione. Tutta cadente come certi petti di signora, prima di rifarsi.

Tommaso_ alza e abbassa gli occhi dal foglio “Questo”, puntini puntini.... Voglio tu abbia... Questo...

Verne_ Lei è educata, composta... Insomma, a lei il caldo di quel forno crematorio faceva giusto arricciare i capelli...

Tommaso_ C’è da perderci il sonno...

Verne_ E infatti, quando l’hanno tirata fuori avrà avuto i capelli gonfi, tipo permanente...

Tommaso_ Che problema...

Verne_ Poi la tv si è spenta. Puf. Via la corrente. Insomma, io tutto questo mica potevo dal vivo. C’era un filmato, e lo mandavano in televisione. In paese ne abbiamo due. Una io, che nonso cosa farmene, e una la moglie del sindaco, che siccome non sa cosa farsene del marito ci passa tutto il giorno, col televisore. Ma quel giorno mi serviva eccome, il televisore. E invece si spegne. Che fregatura.

Tommaso_ Concordo. silenzio. Si fissano. 

Verne_ Cioè, io sono un diretto interessato, dovevano pure farmi vedere se l’avevano tirata fuori tutta o no... invece... Sono 12 mesi domani... magari è diventata la regina della California, per quel che ne so. E buonanotte.

Tommaso_ Cos’è che doveva avere?

Verne_ pausa Cosa?

Tommaso_ allunga il foglio “Voglio che tu abbia questo...” E’ scritto così. Ma cos’è “questo”?

Verne_ Non saprei...

Tommaso_ Si dovrebbe cercare chi lo ha scritto...

Verne_ Credo che neanche lui lo sappia...

Tommaso_ Se non lui, chi potrebbe saperlo?

Verne_ Nessuno.

Tommaso_ Allora bisogna trovare lui. Chi l’ha scritto saprà cosa voleva avesse l’altro...

Verne_ L’altra.

Tommaso_ Come?

Verne_ L’altra. Era una donna, quella a cui parlava. Non si capisce?

Tommaso_ Capire mi rovina la digestione. Acciacchi dell’età.

Verne_ Era una lei. Si capisce. 

Tommaso_ E non si capisce per cosa sta “Questo”?

Verne_ Non si deve mica capire. E’ la frase in sé...

Tommaso_ La frase cosa?

Verne_ E’ la frase il significato. Non ha un significato, è un significato. Le parole. Il suono. Non vuol dire niente. Solo far ricordare quelle parole.

Tommaso_ Perché?

Verne_ Perché sono state dette. 

Tommaso_ Da chi?

Verne_ Da due persone.

Tommaso_ Quali persone?

Verne_ Un’astronauta.

Tommaso_ E l’altra?

Verne_ E l’altro no. pausa Cercava qualcuno?

Tommaso_ Io no, grazie. E lei?

Verne_ Io sì, grazie.

Tommaso_ sfila un altro foglio “Mi piacerebbe ballare”

Verne_ Mi spiace, mai stato un ballerino.

Tommaso_ Guardi che leggevo ad alta voce, mica...

Verne_ Lo so.

Tommaso_ Credeva le chiedessi...

Verne_ No, affatto.

Tommaso_ Allora perché...

Verne_ Perché risposi così, all’epoca.

Tommaso_ Oh pausa, legge “Fai sempre quella faccia...

Verne_ ...Quando ti offendi”

Tommaso_ No, no. Dice “Quando non mi capisci” E’ scritto così.

Verne_ Lei disse così, ma aveva torto. Io la capivo benissimo, fingevo.

Tommaso_ Perché?

Verne_ Perché ero offeso.

Tommaso_ Da cosa?

Verne_ Da tutto. Non lo so. Non lo sapevo neanche allora. Dall’incuranza, forse. Dal fatto che fosse normale che lei non capisse me...

Tommaso- Non capisco.

Verne_ Appunto. Le faccio un esempio, ma lei stia attento: siamo ad una festa e io tra tutti che devono e si divertono ad un certo punto mi commuovo e comincio a piangere...

Tommaso_ A una festa?

Verne_ Era la mia festa. E’ vietato commuoversi alla propria festa?

Tommaso_ E’ vietato farlo notare...

Verne_ Comunque, io piangevo tutto bello sorridente, perché se ti commuovi mica sei arrabbiato, o triste... Non la cercavo, non avevo bisogno che lei venisse. E lei invece PAM! Bella come si diventa con due dita di vino di troppo, che mi scoppia a ridere in faccia...

Tommaso_ Ecci credo...

Verne_ E, vede, mica lo capisce che io ero serio, piangevo sul serio, sorridevo sul serio...

Tommaso_ Sto seguendovi...

Verne_ “Era una battuta, era una battuta! Non l’hai capita?”Diceva... si ferma. tira fuori quaderno e penna, scrive qualcosa. Strappa il foglio e lo getta via. Dicevo... Insomma capisc...

Tommaso_ raccoglie il foglio; legge “Era una battuta, era una battuta! Non l’hai capita?”

Verne_ Dicevo, insomma... Capisce?

Tommaso_ Assolutamente no.

Verne_ ...

Tommaso_ Ma, se mi consente...

Verne_ Prego...

Tommaso_ Non mi pare ci sia nulla da capire. 

Verne_ Io però ci rimasi male.

Tommaso_ Brutta abitudine...

Verne_ Rimanerci male?

Tommaso_ Rimanerci. Una cosa che t’ammazza. pausa

Verne_ ricomincia a scrivere passeggiando qua e là.

Tommaso_ aspetta qualche secondo, quindi comincia a raccogliere i fogli...

Verne_ si ferma di colpo Se me li raccoglie tutti lei non serve a niente!

Tommaso_ Veramente io sto pulendo il parco.

Verne_ Lo lasci. Lo porterà via il vento.

Tommaso_ lascia cadere il foglietto, che naturalmente cade perpendicolarmente al suolo.
Non è che soffi la bora...

Verne_ Prima o poi soffierà. E comunque un posto vale l’altro. Purché ci passi...

Tommaso_ Chi?

Verne_ L’astronauta, no?

Tommaso_ E cosa dovrebbe farsene dei foglietti, un’astronauta?

Verne_ Leggerli, cosa sennò?

Tommaso_ E poi?

Verne_ Poi cosa?

Tommaso_ Dopo averli letti?

Verne_ Li terrà con sé perché le ricorderanno il passato. O li butterà via perché le ricordano il passato. Quando non era ancora salita e non era ancora caduta.

Tommaso_ Non è bello far notare a qualcuno che è caduto.

Verne_ Ma è umano.

Tommaso_ E se non passa di qui? Se non li leggesse mai?

Verne_ Se ne metto abbastanza li leggerà. Le capiteranno sotto gli occhi. Sono parole sue. O lo erano, perlomeno…

Tommaso_ E adesso?

Verne_ pausa Gliele rendo.

Tommaso_ E poi?

Verne_ E poi cosa?

Tommaso_ Lei... Tu cosa ci guadagni?

Verne_ Niente. Ricomincia a scrivere e a strappare le pagine dopo un poco si ferma di nuovo Però vuoi mettere la soddisfazione di averla fatta felice una volta?

Pausa

Tommaso_ Non dovrebbe sporcare il giardino, neppure per una buona causa.

Verne_ Lo dice anche lo spazzino, su al paese. Ma cosa vuole farci, chi maneggia la scopa ha una visione così asettica della vita.

Tommaso_ Eppoi qualcosa dovremo pur fare, mentre ci dimentichiamo del resto.

Verrne_ Il resto cosa?

Tommaso_ Cosa?

Verne_ Il… Cosa?!?
Tommaso_ Oh.

Verne_ Oh.

Pausa. 

Sipario.