I MONDI DI RIEMANN

di

Michele Miglionico





PERSONAGGI (in ordine di apparizione):

Claudio Fazzin
Ugo Pezzini
Luca Fazzin
Caboto
Presidente
Alieno innominato (solo voce)



Dedicato ad Olga, che per prima e ultima 
ha avuto la pazienza di leggerlo


SCENA PRIMA

Lo scenario è particolare, emana candore in ogni aspetto; rappresenta una stanza a forma di tronco di piramide con le basi tagliate obliquamente all'altezza, e in direzioni convergenti fra loro, così come le pareti verticali.
Uno dei due protagonisti, Claudio Fazzini, indossa una divisa bianca, di tessuto sintetico molto aderente. E' sdraiato su uno dei due letti presenti: il suo è frontale rispetto al pubblico, il secondo è laterale e inizialmente non occupato.

Claudio si sveglia, si massaggia la schiena con una smorfia di dolore, poi apre gli occhi.

CLAUDIO (spaventato) - Ah! Aiuto!
(con affanno) - C’è qualcuno? 

Chiude gli occhi, li riapre, prova ad alzarsi, ha un capogiro e rovina per terra. 
Mentre parla, tasta l'ambiente intorno a sé, toccando le lenzuola, il muro e il pavimento.

CLAUDIO (bisbiglia) - Non riesco a camminare! Ho le vertigini!! Devo avere una labirintite o peggio! Anche qualcosa agli occhi, non riesco a guardare questa camera senza sentirmi male! Ma che mi è successo? In che ospedale sono? Dove sono?! Aiuto! Perché non vengono a dirmi cos’ho!? Questo non è l’ospedale di Pisa...

Una porta scorrevole, opposta al secondo letto (quindi laterale e poco visibile), si apre. Sulla scena entra Ugo Pezzin, un uomo abbastanza vecchio, austero, con indosso la stessa mice di Claudio. Ha in mano un bicchiere dalla strana forma.

CLAUDIO - Dottore! Finalmente… mi aiuti!

UGO - Ben risvegliato. Tieni, bevi questo (gli porge il bicchiere, mentre Claudio è ancora per terra)

CLAUDIO - (prende il bicchiere e lo porta vicino al naso) Che puzza, che medicina è? Ho già la nausea, e questa roba mi dà il voltastomaco... e questo bicchiere, come l’hanno fatto? Sembra disegnato da Gaudì!

UGO - Bevi, che ti farà bene. So che sei confuso, ma posso spiegarti tutto.

CLAUDIO - (finisce di bere, avendo iniziato mentre parlava Ugo; fa una smorfia di disgusto e si pulisce la bocca con il dorso della mano) Che mi è successo? E' un ospedale questo?

UGO - Una specie. Siamo in un'area per la quarantena. (gli porge la mano)

CLAUDIO - Quarantena? Cosa? Ho la SARS? (intanto ricambia il gesto e si alza facendo forza su Ugo, solo per ricadere sul letto)

UGO - La cosa? Aspetta, fammi spiegare. Tu stai benissimo. E' il mondo intorno a te che non va. (si accomoda accanto a lui).

CLAUDIO (si mette le mani nei capelli) - Sono impazzito.

UGO - Non ancora. Ma presentiamoci: io sono Ugo Pezzin. (gli porge di nuovo la mano)

CLAUDIO - Piacere, io sono Claudio Fazzini... (ricambia il gesto)

UGO - Bene. Ora, ragazzo, dimmi una cosa: qual è l’ultima cosa che ricordi?

CLAUDIO - Stavo giocando al computer, mi è venuta un’idea per risolvere un... problema, la stavo buttando giù prima che mi sfuggisse di mente… e mi sono sentito male! Come non credevo avrei mai potuto, in maniera intensa. E ho ceduto subito... ho perso i sensi.

UGO - Quel problema aveva a che fare con il quinto postulato di Euclide?

CLAUDIO - Come? Ah. Sì, io... oddio, ho dimostrato il quinto postulato, sì! (si porta le mani in testa) Prima di svenire! Ma che c'entra? E lei che ne sa?!

UGO - A me è successa la stessa cosa, cinquant'anni fa.

CLAUDIO - Non capisco.

UGO - Neanch'io, sono appunto cinquant'anni che cerco di capire, ma ormai lo accetto.

CLAUDIO - Ma di che sta parlando?! Fatemi uscire... (poggia la testa al muro e chiude gli occhi)
.
UGO - (gli poggia la mano sulla spalla) Ragazzo mio, la dimostrazione del quinto postulato di Euclide a partire dai precedenti quattro comporta quello che è successo a noi. Siamo stati risucchiati in un altro universo.

CLAUDIO - Cosa?! (scatta in avanti, pur rimanendo seduto; accusa un altro capogiro)

UGO - So che fatichi a crederlo, ma è così. Avrò tutto il tempo del mondo per spiegarti. Ma ti basta guardarti intorno (indica con la mano l'ambiente): ti sembra tutta una prospettiva distorta, mal riuscita, vero?

CLAUDIO - (si guarda intorno stranito) Sì, ma...

UGO - Questa Terra è fondata su una geometria ellittica. Fattene una ragione.

CLAUDIO - Non ha senso.

UGO - Dipende dai punti di vista. Adesso rilassati, ché ho un regalo per te. (Mette una mano in tasca e ne estrae una piccola palla; gliela dà in mano) Ecco, tieni, concentra lo sguardo su questa: la sfera è l'unica forma in comune con il nostro universo. La uso sempre quando sono troppo nervoso per guardare queste linee a casaccio.

Claudio prende la palla, comincia a fissarla, poi scoppia a piangere.

UGO (imperturbabile) - Se ti stai chiedendo perché sono così brutto, ti assicuro che mezzo secolo fa non ero così. Più passa il tempo, più il corpo si adatta verso una geometria ellittica.

CLAUDIO (piagnucolando) - Era l’ultimo dei miei pensieri.

UGO - Sei così giovane e sei arrivato ad un risultato così brillante. Questo vuol dire che sei un ragazzo in gamba. Puoi anche affrontare questa cosa, soprattutto con il mio aiuto.

CLAUDIO - Perché non mi sveglio?

UGO - Lo sai benissimo che non è un sogno. La differenza si sente. Guardami negli occhi, Claudio, e mettiti nei miei panni. (lo afferra per le spalle e lo fissa in volto) Pensa a quello che ho passato io, quando sono arrivato qui. Non avevo nessuno che mi spiegasse cosa mi fosse capitato. Tu hai me. Ma, sfogati se ne hai bisogno, ti fa bene. (Lo spinge sulla propria spalla).

Claudio piange sulla spalla di Ugo, abbracciandolo.
Calano le luci.

SCENA SECONDA

Si riaccendono le luci.
La situazione è la stessa che abbiamo lasciato alla fine della scena precedente.
Si sente improvvisamente una voce fuori campo, che fa un annuncio in parole incomprensibili.

CLAUDIO (si stacca da Ugo e guarda in alto) - Chi era? Cos’hanno detto?! (si asciuga il volto dalle lacrime)

UGO - Non posso crederci! E’ in arrivo un altro terrestre!

CLAUDIO - Vuol dire che qualcun altro ha scoperto il segreto del quinto postulato?

UGO - Sì, e lo stanno portando qui.

Per qualche secondo cala un silenzio di smarrimento.

UGO - Da dove venivi?

CLAUDIO - Toscana. Lei?

UGO (con aria perplessa) - Anch'io, se non ricordo male.

CLAUDIO (a bassa voce) - Andiamo bene...

UGO - E' passato tanto di quel tempo...

CLAUDIO - Quando è arrivato qui? Lo ricorda?

UGO - Era il lontano 1951….

CLAUDIO - Oh. Strano riuscire a sopravvivere a lungo in un posto del genere.

UGO - Infatti, stanno ancora cercando di capire come sia possibile. Forse il segreto è che le curve propriamente dette non presentano sostanziali differenze tra i due mondi, questo vale per la forma dei corpi celesti o per le loro orbite e quelle delle particelle. Anni addietro ho calcolato una deviazione standard, se così posso chiamarla, per equiparare la curvatura locale con la vostra.

CLAUDIO - Nostra? Lei…

UGO - Ormai non sento più di appartenere alla Terra da cui siamo provenuti. Neanche a questo mondo, in realtà, ma perlomeno è la mia casa. Piuttosto, cosa è successo in mia assenza?

CLAUDIO (si gratta la testa) - Ehm… è caduto il comunismo… l’uomo è andato sulla Luna…

UGO - Davvero!? Ma è fantastico!

CLAUDIO - Sì, certo, ma non si immagini colonie o simili… ci vuole ancora tempo per quelle cose…. 

La porta scorrevole si apre ancora. Sulla scena irrompono due personaggi, ingolfati in una sorta di tuta protettiva, rigorosamente bianca; stanno trasportando un letto, su cui è sdraiato un ragazzo, Luca Fazzini. Lasciano il letto di seguito a quello su cui sono seduti Claudio e Ugo, i quali si agitano. Uno dei due personaggi (anonimo) va via, l'altro (Caboto) rimane.

CLAUDIO - Luca! Oddio! (si protende verso l'altro letto)

UGO - Lo conosci? 

CLAUDIO - E' mio fratello! (si rivolge al fratello privo di sensi) Ma cosa hai fatto…

UGO - Claudio, ti presento Caboto, è il nostro personale ambasciatore. Conosce l'italiano e mi ha insegnato la loro lingua. (indica il personaggio con la tuta)

CABOTO - Piacere. 
Il personaggio parla con un accento particolare, essendo un alieno. Ha un tono di voce ed una gestualità freddi.

CLAUDIO - (mano alla testa per l'emozione) Pia-piacere. Come sa l’italiano?

CABOTO - Me l’ha insegnato chi vi ha preceduto. 

CLAUDIO - Come sta mio fratello?

CABOTO - Si riprenderà presto, anche tu hai subito lo shock del viaggio. Adesso devo salutarvi, il vostro arrivo mi rende molto impegnato. A presto. (Esce dalla porta).

Si sente rumore di spifferi.

UGO - Sta sterilizzando la sua tuta protettiva nel disimpegno.

CLAUDIO - Ma noi rimarremo confinati qua dentro? Tutti e tre?!

UGO - La quarantena non dura davvero quaranta giorni, la loro tecnologia permette di renderci sterili e innocui in poche ore.

CLAUDIO - Vuol dire che potremo uscire?

UGO - Da questa stanza? Sì. Da questo centro? Non ne sarei così sicuro.

CLAUDIO - Tu hai visitato questo mondo, no?

UGO - Una volta, mi pare.

CLAUDIO - Come? Sei sempre…. 

UGO - Sono praticamente prigioniero in questo centro ricerche da cinquant’anni.

CLAUDIO - Oh, no, come temevo! Ma… ma…. non sei impazzito?!

UGO - Sta a te giudicarlo.

CLAUDIO - Io… non so più cosa pensare. Non è “Scherzi a parte”, vero? Non sono famoso... forse è un nuovo format.... Oh, avrei mille domande da fare, sta succedendo tutto così in fretta.

UGO - Ti capisco, io ho avuto più tranquillità per capire. Come ha fatto tuo fratello a seguirti?

CLAUDIO - Deve aver letto le mie ricerche!

UGO - Non sono state trasportate con te? Dovrò chiedere a Caboto.

CLAUDIO - Non credo. Non li stavo scrivendo su carta.

UGO (sorpreso) - E dove, di grazia?

CLAUDIO - E’… difficile da spiegare, poi la aggiornerò sulle nuove tecnologie. 

Claudio si avvicina a Luca, fissandolo con apprensione mentre si muove e si lamenta.

UGO - Si sta risvegliando?

CLAUDIO - Lo spero! Luca? Luca! (scuote il fratello)

LUCA (biascicando) - Ah… allora siamo vivi 

CLAUDIO - Luca, ma che ci fai tu qui?

LUCA - Qui dove? (cerca di rialzarsi e mettersi seduto)

CLAUDIO - Siamo su un altro mondo!

LUCA - E come ci siamo finiti?

CLAUDIO - Non lo so, qualcosa che a che fare con Euclide! Hai letto i miei appunti?

LUCA - Ovvio.

CLAUDIO - Maledizione… 

LUCA - Guarda che li ho letti di proposito! 

CLAUDIO - Cosa? Sei matto?

UGO (si schiarisce la gola con il pugno alla bocca) - Ahem.

CLAUDIO - Oh, scusa. Luca, lui è Ugo, è arrivato qui più di cinquant’anni fa.

LUCA - Cosa? Oh, scusi, piacere… (stringe la mano a Ugo) Ora potete spiegarmi un po’ cosa succede? Sono a dir poco confuso, il cuore va a mille da quando mi sono svegliato... me lo sentivo che eri vivo, ma come è possibile questo? 

UGO - Questo non lo so neanch’io, ragazzo, ma è così. (si alza e si siede sul proprio letto, il laterale di fronte alla porta)

LUCA - Allora, prima che dia di matto, puntualizziamo ciò che sappiamo. Posso iniziare io, fintanto che sono ancora lucido?

CLAUDIO - Va bene, dimmi!

LUCA - Ero alla Scuola, no? Sono venuto in camera e non c'eri, avevi lasciato il computer acceso. La sedia era per terra. Stavi lavorando sulla tua tesina. Ho aspettato, cercato, ma non ti ho trovato. 

CLAUDIO - Ero arrivato qui!

LUCA - Lo so. Ho incontrato il professor Cremona, che ti cercava, è saltato fuori che non sapevo dove fossi, e mi ha raccontato una storia assurda quanto questa situazione. Che aveva letto il tuo lavoro, aveva capito che avevi davvero ottenuto dei risultati e voleva fermarti. Dice che nel mondo accademico, di voi matematici intendo, circola questa leggenda, secondo cui chi dovesse riuscire a dimostrare il quinto postulato di Euclide, a partire dai precedenti quattro, scomparirebbe nel nulla.

CLAUDIO - Eh? E come faceva a saperlo?

LUCA - Sembra che Beltrami vide sparire davanti ai suoi occhi un allievo, o un amico, che aveva appena scoperto questo segreto. Per questo si diede da fare nelle sue ricerche per dimostrare l'indimostrabilità del postulato, in modo da evitare che succedesse ancora!

CLAUDIO - Non ci posso credere! Allora era davvero una montatura?

LUCA - Sì, altrimenti non saresti riuscito a demolire le sue ricerche e non avresti potuto spingerti tanto oltre nella ricerca della dimostrazione!

CLAUDIO - E Cremona sapeva di questa leggenda e voleva fermarmi?

LUCA - Sì, ma ovviamente aveva molti dubbi sul fatto che fosse vera. Ma ormai ne ha avuto la conferma, no?

CLAUDIO - E tu che c'entri in tutto questo?

LUCA - Sentivo che eri vivo, da qualche parte, e ho voluto rischiare. Ho stampato la dimostrazione e l'ho letta. L'ho capita... e sono svenuto. Prima, però, ho lasciato una lettera in cui facevo intendere che siamo fuggiti all'estero e che siamo irrintracciabili.

CLAUDIO - Mamma e papà impazziranno. Non saresti dovuto venire.

LUCA - Io… lo so, ma sarei impazzito anch’io. Non potevo non provare. Dio, mi sento male se ci penso. Però… ti rendi conto del privilegio?

CLAUDIO - Lo so che tu ami la fantascienza più di me e che questo ti rende meno triste…

LUCA - A prescindere dai gusti! Cazzo, siamo su un altro mondo, in un… para-verso! Ed è successo solo a due persone prima di noi!

CLAUDIO - Per quello che ne sappiamo.

LUCA - A proposito, tocca a te! Cosa mi sai dire su tutto questo?

CLAUDIO - Non sappiamo perché la scoperta del postulato ci abbia portati qui. E' un universo basato su una geometria ellittica, cioè a curvatura positiva, ossia il nostro piano euclideo, qui, è una sfera. Con tutte le conseguenze che puoi vedere. Ah, tieni questa e fissala, ti farà bene. (gli porge la pallina)

LUCA - (prende la pallina e la guarda) Mitico. 

CLAUDIO - Ugo ha dimostrato il quinto postulato nel '51, e da allora è qui dentro.

LUCA - In questa stanza? Da cinquant'anni?!

UGO - No, nell'edificio. 

LUCA - Siamo bloccati qui, allora?! (armeggia con la pallina)

UGO - Non disperate.

CLAUDIO - Io mi sento stanchissimo... (si distende)

UGO - E’ normale, i vostri organismi stanno facendo ogni sforzo possibile per conciliare la vostra fisionomia alla nuova struttura spaziale. Forse è meglio che vi riposiate.

LUCA - Sì. Anche se ho l'adrenalina a mille, il sonno ci ristorerà e ci schiarirà le idee (si distende).

Calano le luci.

SCENA TERZA

Si riaccendono le luci.
La situazione è la stessa che abbiamo lasciato alla fine della scena precedente.
Luca si risveglia.

LUCA (si guarda intorno, disteso) - Oh, mamma, è tutto vero!

UGO - Dormito bene? 

LUCA - Più o meno. (si stropiccia gli occhi con i pugni) Ma… cos’è quella? (indica la parete virtuale verso il pubblico)

UGO - Hanno aperto... una finestra sulla città, così che possiate vedere all’esterno. Vuoi una mano per alzarti ed avvicinarti?

LUCA - Sì… grazie. 

UGO - Aspetta, hanno portato queste per voi. (prende un vassoio da sotto il letto, su cui ci sono due bicchieri dalla forma strana; si alza, si avvicina a Luca e gliene porge uno).

LUCA - (prende il bicchiere, ha un'espressione inorridita) Cos’è questa sbobba?

CLAUDIO - (con voce alterata da uno sbadiglio represso, si tira su) E’ ciò che mangeremo per il resto della nostra vita.

UGO - Ce n’è anche per te. (gli porge il suo calice e nasconde il vassoio sotto il letto di Claudio)

LUCA - (con voce lamentosa) A te è piena la metà della mia!

CLAUDIO - (sorride) Io ho avuto prima la mia razione, tu devi recuperare. Ti blocca lo stomaco, ma forse è meglio così…

UGO - (si avvicina al letto di Luca, che sta bevendo a fatica) Oltre a nutrirti, serve anche per purificarti da eventuali patogeni che hai portato. Non vorrai rischiare di falcidiare la popolazione locale, no?

CLAUDIO - Nel dormiveglia, mi è parso di capire che quella è una finestra. Maghi dell’arredamento? (ingurgita la "sbobba")

UGO - In realtà è un… proiettore di immagini.

LUCA - Scherzi? Che risoluzione assurda dovrebbe avere?!

CLAUDIO - Già, sembra vero, tanto che dovrei avvicinarmi per vedere qualcosa…

UGO - Su, dovete imparare a reggervi. Venite, così vedrete un paesaggio inedito.

Ugo offre le braccia ai due ragazzi, che vi si appoggiano per alzarsi. Tutti e tre, poi, guardano la parete virtuale.

CLAUDIO - (dall'equilibrio incerto) Wow! Ma cos’è?

UGO - Una ripresa dell’esterno.

LUCA - Puoi dirlo forte… è bellissimo.

UGO - Vi piace? La prima volta che l’ho visto sono stato male. Tutte quelle strane forme…

CLAUDIO - E’ quello il bello. Sembra che abbiano affidato l’architettura del paese a Picasso, Dalì e De Chirico! 

LUCA - Ma perché è tutto così… irregolare?

CLAUDIO - No, dai, io vedo in ogni angolo uno sforzo di trovare un’armonia.

LUCA - Invano! Aspetta, guarda, delle persone… ma sono lontanissime… (indica lo schermo immaginario, fessurando gli occhi)

CLAUDIO - Sembrano quasi normali da qui. Un po’ sproporzionate, forse…. Voglio studiare la geometria di questo posto!

UGO - Ti ho preceduto, caro ragazzo. Anni fa ho scritto un grosso trattato con dozzine di modelli di geometrie non-euclidee… ovviamente questo mondo ne rispetta uno. Immaginate il classico disegno del viale alberato. (inizia a mimare ciò che descrive) I cigli della strada sono paralleli, ma rappresentandoli in prospettiva sono rette convergenti! E qui noi vediamo come se tutto fosse concretamente così, disegnato in prospettiva. Ecco perché siete così confusi e avete fastidio nel guardarvi tra di voi, o nel fissare me, gli unici elementi fuori-prospettiva... che è poi il motivo per cui sembriamo mostruosi agli occhi degli altri. Siamo un po' come personaggi pre-giottiani... e non è tutto. Nella prospettiva, le linee verticali sono convergenti, ma le orizzontali sono ancora parallele... e qui questo non c'è. Vedete i nostri letti? Dovrebbero essere dei parallelepipedi, ma... sembrano dei tronchi di piramide, con base un quadrilatero irregolare. Chiaro?

LUCA - Più o meno ho capito, ma mi sfugge una cosa. Praticamente il piano è una sfera. Capisco che avvertiamo le circonferenze come rette perché sono geodetiche. Ma perché non ci sono rette parallele?

UGO - Perché le uniche “rette” ammesse sono le circonferenze massime. Se fai mente locale, capirai che non possono essere parallele. Del resto, pur essendo una limitazione, le circonferenze massime sono infinite.

LUCA - (annuisce) Sì, ho capito. Però… anche sulla Terra, è come se vivessimo su un piano sferico.

UGO - E’ solo un’approssimazione, a livello locale non è la stessa cosa. Ma è utile per capire. Non solo che qui non esistono “paralleli” ma solo “meridiani”, ma anche per comprendere un altro aspetto fondamentale di questo universo: le rette non sono infinite, essendo essenzialmente circonferenze. Il che ridimensiona molto la possibile visione locale delle cose.

LUCA - Agghiacciante.

CLAUDIO - (si rivolge a Ugo) Hai visto gli alieni in faccia, da vicino?

UGO - Certo. Sono abbastanza mostruosi per noi. Come sto diventando io, pian piano. Ma loro pensano lo stesso di noi.

LUCA - Come possono considerarci brutti?

UGO - Ognuno ha i suoi canoni, Luca, e in genere è ciò a cui si è abituati. In realtà invidiano la nostra spaventosa simmetria.

LUCA - (chiude gli occhi e porta una mano alla fronte) Oddio, la testa, devo distendermi... (fa quello che dice)

UGO - Ti abituerai.

Cala qualche secondo di silenzio.

CLAUDIO - Lei non ha idea di come sia possibile quello che ci è successo?

UGO - E quale spiegazione chiedete? La matematica è tutto.

LUCA - Fino ad un certo punto.

UGO - No, no. E' la matematica che ci ha permesso di dominare e trasformare il nostro pianeta. Tuo fratello mi ha accennato alla conquista dello spazio... questo vuol dire che ci permetterà di alterare ulteriormente la realtà, l'universo intorno a noi. Il viaggio tra le dimensioni che abbiamo fatto, in maniera spontanea, è la forma più sublime di controllo della realtà che abbia mai visto compiere alla matematica.

LUCA - (a bassa voce) Delira, vero?

CLAUDIO - (a bassa voce) Solo un po' . (alza il tono e si volta verso Ugo) Professore... 

UGO - Non chiamarmi così: ero poco più grande di te, quando sono arrivato qui, e ben lungi dall'essere un professore.

CLAUDIO - Per noi è un luminare, signor Pezzin. Nel vero senso della parola.

UGO - Chiamami Ugo. Allora, cosa stavi per chiedermi?

CLAUDIO - C'è qualcosa che non mi quadra. Ammesso e non concesso che abbiamo rivelato uno dei maggiori misteri dell'universo, la chiave per il multiverso e bla bla bla... secondo me non ha senso. Abbiamo addirittura immaginato l'esistenza di mondi come questo e non è successo niente! Mi sembra una scoperta molto più importante della dimostrazione in sé.

UGO - Devo averci pensato anch'io, decenni fa, e la risposta credo sia stata: abbiamo saltato un passaggio. Non è il quinto postulato in sé a fornire la chiave: era solo un tassello mancante. Non ne sono sicuro, ma se qualcuno avesse dimostrato il postulato prima delle teorie di Gauss, Lobacevskj e Riemann... non sarebbe arrivato qui.

CLAUDIO - Dovrebbe esserne sicuro, invece. Gli alieni non le hanno detto se è arrivato qualcuno prima di lei?

UGO - Sono certo solo del precedente di cui vi ho accennato, morto poco prima che arrivassi io. Anch'egli italiano. 

LUCA - Sai cosa stiamo per chiederti.

UGO - Cosa so di quest'uomo? Non molto più di voi. Che era un brillante alunno dell’illustre Beltrami. Ma non so granché altro. Immagino fosse a causa sua che il mio professore voleva farmi desistere dalle sue ricerche sul quinto postulato, invano. Ma credo che tutto sommato siano riusciti ad evitare altri viaggi non programmati, fino a voi.

CLAUDIO - Sì, è grazie agli studi di Beltrami e Houel che non c’è stata una scomparsa di massa.

LUCA - (con tono accusatorio) Ma possibile che non sappia altro?

UGO - Potrebbero avermi nascosto la verità. Non sarebbe la prima volta che lo fanno.

LUCA - Sono molto diffidenti?

UGO - Non immaginereste quanto. Imparerete tutto col tempo. Sappiate comunque che vi trovate nello stato di Acita.

LUCA - Acita? Che nome…

UGO - L’acitano è una lingua con una maggioranza di suoni vocalici finali. Come l’italiano.

LUCA - Che coincidenza.

UGO - Non è l’unica. E’ un Paese con una grande identità tra clero e politica. 

CLAUDIO - L’Italia è un paese laico.

UGO - Ufficialmente… 

CLAUDIO - Sono cambiate molte cose in questi anni.

UGO - Probabile. Ma le città sono sempre magnifiche, vero? Pisa era certamente bella negli anni '50...

CLAUDIO - Era a Pisa quando è scomparso?!

UGO - Certo, studiavo alla Scuola Normale Superiore. E’ lì che ho scoperto il segreto del quinto postulato.

CLAUDIO e LUCA - Sta scherzando, vero? (strabuzzano gli occhi e si guardano sorpresi)

UGO - Perché?

LUCA - Perché noi studiamo lì. Ed è lì che abbiamo… cioè, che Claudio ha capito tutto.

UGO - Allora probabilmente ci troviamo davvero nel corrispettivo dell’Italia, e in particolare di Pisa.

CLAUDIO - (scuote la testa) No, io non riesco a crederci. (si rivolge al fratello) Ti rendi conto di quante connessioni tra la Scuola e questa storia ci sono? Beltrami ha studiato a Pisa, conosceva Riemann e il vecchio rettore, Betti, per non parlare di tutti gli altri…

LUCA - Di questo non mi meraviglio. La nostra Scuola è stata… è... la principale fucina di talenti matematici del nostro Paese.

UGO - In che anno eravate, esattamente? Duemila…?

CLAUDIO - 2006.

UGO - Mm. Da quello che ho capito in questi decenni, anche qui siamo nel 2006.

CLAUDIO - Che vuol dire? Questa non è la nostra Terra.

UGO - E’ una delle terre possibili, però.

CLAUDIO - Non ha molto di terrestre.

UGO - Oh, è più terrestre di quanto sembri e di quanto dovrebbe, credimi, visto e considerato su cosa è basata. Loro dicono che veniamo da Terra 2, come nome in codice, pur non essendo certi che si tratti di un universo parallelo. O para-verso, come lo chiamate voi. 

LUCA - Ok, ma… nel 2006, dici, ma sembrano più avanzati di noi.

UGO - Molto, molto! Per quanto hanno potuto, la natura e la storia hanno seguito un percorso il più simile possibile al nostro. Ma c’è un fattore da considerare: è più facile vivere nel nostro mondo che qui. Per giustificare un universo siffatto, a tratti incomprensibile, hanno sviluppato una forma di teosofia.

CLAUDIO - Dice? Per me dovrebbero essere abituati, non è come per noi estranei.

UGO - No, pensaci. L'idea di due rette parallele, della loro simmetria, della similitudine tra le figure geometriche... tutti aspetti della realtà che hai inconsciamente assimilato da piccolo, nei tuoi schemi mentali... non pensi siano idee confortanti, rilassanti? Questa umanità si è dovuta invece affannare per cercare nella scienza delle risposte, un senso, una simmetria nell'ordine delle cose che implicitamente non riuscivano a trovare. E, come dicevo prima, per la finitezza delle rette il concetto di infinito è, paradossalmente, più limitato del nostro.

LUCA - Non ci avevo pensato.

UGO - Io ho avuto anni per capirlo, ma mi fa piacere potervi dare la pappa pronta. Di certo, l’arrivo dell’allievo di Beltrami ha fatto rivoltare come un guanto la loro cultura.

LUCA - Immaginate se fosse successo da noi, se all’improvviso fosse sbucato dal nulla un alieno! 

UGO - Non solo! Conoscerci ha permesso loro di fare un ulteriore balzo in avanti nel loro progresso. E sicuramente contano di accelerare il processo grazie a voi.

CLAUDIO - Ma se quello che dicevi è vero… perché si affannano a concedersi anima e corpo alla ricerca, per trovare un senso all’universo? Scoprire delle rette parallele dovrebbe aver ribaltato la loro visione delle cose!

UGO - Questi processi non sono mai veloci e indolori come puoi immaginare. Ci vuole tempo perché la mentalità di un popolo cambi. Senza contare che, accantonato un problema, se n’è affacciato un altro. Innanzitutto, si sono aperte intere branche sulla fisica inter-dimensionale, sulle geometrie non-ellittiche, sulla storia aliena e quant’altro. E questo li impegna già a tempo pieno. In più, com’è possibile che un viaggio inter-dimensionale avvenga spontaneamente? E’ la più insolubile questione che si sia presentata loro da secoli, forse millenni.

CLAUDIO - Li capisco. Lo trovo inconcepibile persino io che ci sono passato.

UGO - Questo fa anche vacillare il loro credo: il nostro arrivo è segno della presenza di una mente superiore, ai loro occhi.

LUCA - Anche ai miei.

CLAUDIO - No, Ugo ha ragione: si tratta solo del controllo della realtà che la matematica ci garantisce.

LUCA - Ugo, se non si fosse capito, lui è ateo e io sono agnostico. Del resto lui è un matematico ed io un fisico.

UGO - Capisco. Ad ogni modo, gli Acitani riveriscono solo un’entità al di là dei concetti di scienza e natura. Anche se non so bene cosa sia, o meglio non l’ho mai compreso bene.

CLAUDIO - Di che si tratta?

UGO - Probabilmente è lo spaziotempo, ma quando Caboto cerca di spiegarlo, parla sempre di qualcosa di più… sottile, una sorta di campo che pervade l’universo e che, creando la molteplicità dall’unità, ha reso possibile l’esistenza della Terra così com’è. Mi ha sempre fatto storcere il naso, perché mi sembra uno scivolare nella mitologia.

LUCA - (si mette seduto, esaltato) Mitologia? Affatto! Mi sembra affascinante e ridicolo allo stesso tempo, ma credo che adorino il campo di Higgs!

UGO - Vuoi dire che anche da voi si parla di qualcosa del genere?

LUCA - A livello puramente teorico, sì. Si tratta di un campo scalare, presente in tutto il cosmo, che farebbe differenziare l’unica forza universale nelle forze fondamentali, ossia l’elettromagnetica e le due forze nucleari, forte e debole. 

UGO - Affascinante davvero.

LUCA - Puoi dirlo forte. Questo vuol dire che esiste davvero! Devo farmene parlare da Caboto.

UGO - Per dirla tutta, so che avrebbero tutti i mezzi per viaggiare tra le stelle, ma che non l’abbiano fatto per rispetto al tessuto della realtà.

LUCA - Che conoscano anche il viaggio nell’iperspazio?

CLAUDIO - E’ un paradosso se la loro stessa devozione alla scienza frena il loro progresso

LUCA - Sottoscrivo. Se non vogliamo che questa avventura sia inutile, dobbiamo farglielo capire!

UGO - E non pensi a quante conseguenze potrebbe portare quest’interferenza?

LUCA - Abbiamo tempo per pensare a queste implicazioni. Non fai altro che sottolinearlo, no?

UGO - E’ superfluo parlarne a loro, stanno registrando e analizzando costantemente quello che diciamo. Sta’ certo che il messaggio è arrivato.

CLAUDIO - Mi inquieta questa cosa alla Grande Fratello…

UGO - Bellissimo “1984”. Lo lessi poco prima di… scomparire.

LUCA - Oh. Sì. Non si riferiva esattamente a quello, ma… sì (sorride). Claudio, come fai a stare ancora lì in piedi?

CLAUDIO - (guarda ancora verso il fondo del teatro) Combatto le vertigini con la curiosità. Quando mi ricapita di rivedere questo spettacolo?

UGO - Ogni giorno, per il resto della tua vita.

CLAUDIO - Vedrai che riusciremo a tornare a casa. E cambieremo il corso della storia. 

LUCA - Ma che dici? Ammesso e non concesso che trovassimo un modo… chi ci crederebbe? Quali prove potremmo portare?

CLAUDIO - Io… forse hai ragione, ma con quello che impareremo stando qui, hai idea del contributo che potremo dare alla scienza? Ugo è stato qui per cinquant’anni! E a proposito di lui, non dovrebbero credergli vedendolo tornare dopo tanto tempo?

LUCA - Chiedigli se vorrebbe tornare, innanzitutto. Ma è inutile pensare a queste cose. Dobbiamo parlare a fondo con… gli alieni, prima di poter parlare di “ritorno a casa”. Ora ci tocca abituarci all’idea di essere prigionieri di un altro mondo.

CLAUDIO - Mamma, che nostalgia mi prende. E’ fantastico stare qui, ma sarebbe bello anche stare alla Scuola. 

LUCA - A studiare “Teoria delle stringhe”? No, grazie.

CLAUDIO - Adesso ti sembrerebbe tutto più semplice, no? E non avremmo vertigini e nausea da ore e ore.

UGO - Cos’è che stavi studiando?

LUCA - Un esame su una nuova teoria per spiegare l’unificazione delle forze… anche se adesso non so quanto sia compatibile con la certezza che esiste il campo di Higgs.

UGO - Stringhe. Un nome bizzarro. Di che parla?

LUCA - Secondo questa teoria, il nostro è uno spazio a sedici dimensioni, compattato fino a quattro...

UGO - Cosa? (scatta in piedi, esagitato) Per la miseria, è ciò che aspetto di sentirmi dire da quarant'anni!

LUCA - Contento tu...

UGO - La teoria sui creatori a sedici dimensioni assume tutto un senso adesso! Volete scoprire la verità su Dio?

LUCA (sottovoce) - E' completamente partito...

UGO - (punta il dito contro Luca) Stammi a sentire, giovanotto! Forse mi sono giocato la mia igiene mentale per capirlo, ma ho avuto molto tempo per scoprire il segreto del creato!

LUCA - Sentiamo, tanto non abbiamo niente di meglio da fare. (mette le braccia conserte, con aria di sfida) 

UGO - Bene. L'universo, o forse è meglio dire multiverso, è come una struttura a scatole cinesi. Il tutto è regolato da una funzione matematica, che dipende dalle dimensioni spazio-temporali dell'universo in considerazione. Ogni universo ha il quadrato delle dimensioni del precedente.

CLAUDIO - Non la seguo.

UGO - Vi faccio un esempio: il nostro universo ha quattro dimensioni. L'universo di grado superiore ne ha sedici, quello inferiore ne ha due... e così via.

LUCA - Vediamo dove va a parare...

UGO - Gli abitanti di ogni universo regolano la vita di tutti o alcuni abitanti dell'universo più piccolo; in pratica ne sono gli dei.

LUCA - Ok, ne ho sentito abbastanza di questo delirio.

UGO - Fammi finire! Ti faccio un altro esempio: con la narrativa, di qualunque genere, noi creiamo una miriade di universi, in genere concentrandoci su un numero ristretto di abitanti. Sono universi a due dimensioni, perché noi definiamo solo uno spazio e un tempo nelle nostre storie; e ci concentriamo solo su pochi personaggi perché è ciò che la nostra mente è in grado di gestire; ed essi sono simili a noi perché lo scarto tra 2 e 4 è minimo. Ma con gli esseri a sedici dimensioni... la differenza è più significativa, potrebbero essere déi, tra virgolette, in grado di gestire tutta la vita sulla Terra, con scopi e mentalità completamente differenti dai nostri.

CLAUDIO - E' una teoria assurda, anche se affascinante.

LUCA - E sentiamo: quindi gli esseri a sedici dimensioni ci avrebbero spedito qui? E non eri proprio tu a dire che era colpa della matematica?

UGO - In teoria sì, ma parlerei solo di esseri del livello superiore; non sappiamo a quale livello ci troviamo.

LUCA - Ma come? Il nostro mondo ha quattro dimensioni, è fuori discussione!

UGO - Potrebbe essere un'illusione. I personaggi dei nostri libri non pensano forse di trovarsi in un mondo come il nostro? E con quello che mi hai appena detto, hai confermato la teoria. Il nostro mondo ha sedici dimensioni teoriche e quattro pratiche. Non possiamo sapere se qualcuna di queste è reale. I nostri dèi, invece, dovrebbero vivere in universo a sedici dimensioni reali. Inconcepibile per noi.

LUCA - Mi spiace, ma non mi convince.

UGO - Guarda che questa teoria sta prendendo piede anche qui tra le alte sfere, dopo il mio arrivo. Ragazzi, noi viviamo in uno degli infiniti possibili mondi di Riemann!

CLAUDIO - Che vuoi dire?

UGO - Come saprete, Riemann ha parlato di varietà n-dimensionali e di curvature. Teoricamente si possono avere infinite dimensioni, ma limitiamoci a sedici. E ci sono quattro tipi di curvature note: variabile, costante nulla, come il nostro mondo, costante positiva, come questo mondo, e costante negativa. Solo combinando questo numero di dimensioni e le possibili curvature costanti, otteniamo quarantotto mondi paralleli diversi. Ovviamente un numero finito non ha senso: si possono avere più di sedici dimensioni e si possono inserire ulteriori variabili, fino a creare infiniti mondi. 

LUCA - Un universo a due dimensioni è stato già descritto. In “Flatland” da Abbott. E da Dewdney in "Planiverso".

UGO - Flatland! Sì, mi pare proprio di averlo letto. Potrebbe aver ispirato il mio lavoro (assume un'espressione meditabonda)

CLAUDIO - Sì, me li hai fatti leggere, Luca. Che tu sappia, qualcuno aveva parlato di un universo del genere? (indica l'ambiente che li circonda)

LUCA - Non che io sappia. In realtà in quei due libri i mondi erano a tre dimensioni, contando il tempo.

CLAUDIO - Lasciamo perdere le dimensioni temporali, è già abbastanza difficile raccapezzarsi così. Non avrei mai potuto immaginare di collegare le varietà di Riemann alla fisica degli universi paralleli.

UGO - Visto? Non so se sono stati i nostri dei a creare queste Terre, o se sia da imputare a esseri ancora superiori…

LUCA - Questo paradosso è stato risolto da Aristotele millenni fa, Ugo. Anche se un'intelligenza superiore ci avesse creati, qualcuno deve averla creata a sua volta. Andando a ritroso, si può solo risalire ad un principio motore divino.

UGO - Infatti. Corrisponde all'universo a infinite dimensioni.

LUCA - Oh, certo...

Sulla scena irrompe Caboto. Stavolta non indossa uno scafandro, ma un abito di foggia esotica, con un cappuccio che lo copre alla visione del pubblico; si mantiene laterale alla platea per rimanere nascosto. Ha due bastoni nella mano opposta al pubblico.

CLAUDIO e LUCA (gridano spaventati nel vedere Caboto) - Argh!

UGO - Devi scusarli, Caboto.

CABOTO - Non preoccuparti, li capisco. Mi sono spaventato anch’io quando vi ho visti la prima volta. Come vedete, non ho più bisogno di protezione. Non siete più pericolosi dal punto di vista sanitario, né io lo sono per voi. Potete uscire dalla stanza.

LUCA - Fantastico! 

CABOTO - Vi faremo visitare il centro.

CLAUDIO - Evviva!

CABOTO - Tenete questi, vi serviranno (porge loro i bastoni; possibilmente, devono essere tenuti in mano in modo che divergano - non esistono linee parallele in questo mondo e, quando possibile, dimostriamolo).

LUCA (prende il bastone) - Non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi, non siamo in condizioni di camminare senza.

UGO - Buon giro.

CLAUDIO - Tu non vieni?

UGO - No, grazie, conosco fin troppo bene il posto.

CLAUDIO - A dopo, allora… (si alza, poggiandosi sul bastone)

Calano le luci.

SCENA QUARTA

Si riaccendono le luci. 
Nella solita stanza, Ugo è seduto da solo sul proprio letto, finché non rientrano Claudio e Luca e lo fanno rianimare.

UGO - Allora, com’è andata?

Luca e Ugo si siedono sui loro letti e poggiano i loro bastoni.

CLAUDIO - E’ stato… abbastanza eccitante.

LUCA - Abbiano conosciuti gli altri che lavorano qui! Ci guardavano come cavie da laboratorio.

CLAUDIO - Già! La cosa più inquietante di questi Terrestri, probabilmente, sono i loro occhi, incredibilmente lontani, quasi come per gli uccelli del nostro mondo. Per compensare la “bombatura” dell’universo, immagino. Per non parlare della generale mancanza di simmetria del loro corpo e dei loro lineamenti. 

LUCA - Quello che possiamo capire che gli abitanti di questo mondo hanno la faccia... strana, per così dire, per poter vedere agevolmente 

CLAUDIO - Sì, devono avere una specie di vista stereoscopica... anzi, il contrario!

LUCA - Sì, più probabilmente è il contrario di "stereoscopico", anche se non esiste un termine del genere.

UGO - In nessuna lingua terrestre, temo.

CLAUDIO - Scusa se ti annoiamo con considerazioni che avrai fatto migliaia di volte...

LUCA - Comunque questo "centro di xenoscienze" è un incrocio tra l'Area 51 e il SETI. Belli i laboratori che ci hanno fatto vedere.

CLAUDIO- Caboto dice che dopo il vostro arrivo, le leggende su questo posto si sono amplificate esponenzialmente, perché siamo comparsi in mezzo alla strada, seppur di notte.

LUCA - Non sanno se riusciranno a mantenere il riserbo.

UGO - Chissà. Siete andati in bagno?

LUCA - Sì, è forte! Ci hanno avvisati del lavaggio viscerale che hanno fatto prima che ci risvegliassimo...

CLAUDIO - ... il che spiega il prurito che abbiamo da ore. (si gratta il fondoschiena)

LUCA - Ehi, dimentichi la cosa più folle che abbiamo visto!

UGO - Vittorio?

LUCA - Esatto! Che impressione, vedere quest'uomo, vestito come un tizio dell'Ottocento e immerso nella formalina. 

CLAUDIO - Non mi dimenticherò mai la targa: Vittorio Carone, 1843 d.C. - 1930 d.C. Un matematico mai sentito, ma dev'essere scomparso prima di lasciare qualsiasi traccia di sé. Ah, se non lo ricordi, Ugo, è arrivato qui nel 1864, una data compresa nel periodo che Beltrami ha passato a Pisa, guarda caso.

UGO - Ecco una notizia che mi mancava.

LUCA - Forte la traduzione in... acitano della targa! Scrivono in maniera diversa da noi, un alfabeto mai visto.

UGO - Mi sembra alquanto improbabile che avrebbero potuto utilizzare un linguaggio uguale ad uno del vostro mondo.

LUCA - Ormai non mi meraviglierei più di niente. Per quel che ne so, potrebbero scrivere in sanscrito o in etrusco lineare B.

CLAUDIO - Ci stavamo chiedendo se nella maggior parte delle eventuali Terre parallele alla nostra si parlino le stesse lingue. Gli idiomi sono entità così mutevoli e imprevedibili in certi loro aspetti che forse sono unici nel loro genere, di volta in volta.

UGO - Statisticamente, i contributi che ogni individuo dà all'evoluzione di un linguaggio sono abbastanza molteplici da rendere praticamente impossibile l'esistenza di una stessa lingua in due mondi diversi. Hai ragione.

LUCA - Quindi, anche se qui avete una lingua molto diversa da quelle che noi conosciamo, questo non vuol dire che non siamo in una Terra parallela.

UGO - Sì, ma se l’universo fosse a curvatura variabile, potremmo provenire da un pianeta molto distante da questo, con geometria differente.

CLAUDIO - Non esiste questo genere di coincidenze in natura!

LUCA - Non c’è nessuna legge che lo escluda, in effetti.

CLAUDIO - Falsificazionismo spicciolo…

LUCA - Tornando alla visita, Caboto ci ha fatto vedere Carone, ma non ci ha detto niente di lui, né granché del resto. Perché tanto riserbo?

UGO - E’ una questione politica, ragazzi. Questo Paese ci detiene come un’arma. Su questa Terra, più che altrove, vale il detto “La conoscenza è potere”: i segreti sul nostro mondo sono monopolio di questa nazione, il che la rende la più potente del mondo.

CLAUDIO - Mmm, potrebbe anche darsi, però, che ci siano altri Terrestri in altre nazioni.

UGO - Se è così, non ne so niente.

CLAUDIO - Sarebbe poco probabile che tutti comparissero nel territorio di Acita. E in fondo tutti e quattro eravamo a Pisa quando è successo quello che è successo!

LUCA - Cosa ne sappiamo di altri matematici scomparsi?

CLAUDIO - Quell’indiano geniale… Ramanujan…

UGO - Non si occupava certo di geometria. Ed è morto di malattia.

CLAUDIO - Chi lo sa?

LUCA - Per non parlare di Majorana!

UGO - Lo stesso per lui. E prima di scomparire prelevò soldi in banca, dubito pensasse di usarli qui. Fidatevi, ho avuto molto tempo per fare certe ipotesi, solo per smontarle poco dopo.

CLAUDIO - Uffa, possibile che siamo solo noi?

LUCA - Quando eravamo piccoli, un professore di Economia della Sapienza scomparve.

CLAUDIO - Chi, Caffè?

LUCA - Sì, lui!

CLAUDIO - Ma era un economista, dubito potesse avere a che fare con Euclide. E poi, scusa, se fossero scomparsi davvero tanti matematici, qualcuno se ne sarebbe accorto, no? E poi, come dice Ugo, è improbabile che prima della scoperta delle geometrie non-euclidee qualcuno potesse arrivare qui.

LUCA - Non mi convince. Il segreto del quinto postulato non si è diffuso proprio perché chi l’ha scoperto è sparito dalla circolazione. Possibile che nessuno ne fosse venuto a capo nei secoli precedenti?

CLAUDIO - Se ripensi al ragionamento che ho fatto nella mia tesina… anche se la dimostrazione non ha a che fare, nello specifico, con le geometrie non-euclidee, non ci sarei mai arrivato se non ne avessi mai sentito parlare.

LUCA - Hai ragione, hai ragione. E’ una questione di approccio mentale. Hai trovato un compromesso tra le posizioni che esistevano prima. E quella vigente, secondo cui la coerenza delle altre geometrie affermava l’indimostrabilità del postulato.

CLAUDIO - Sì, e come ho detto al mio prof, era una soluzione soddisfacente per tutti, ma frettolosa e superficiale. Una pezza a colori. Che ne pensi, Ugo?

UGO - (scrolla la testa) Scusate, ero soprappensiero. So solo che io so troppo di questo universo perché mi lascino andare impunemente. Per voi c’è ancora una speranza, non siete ancora stati istruiti.

CLAUDIO - Perché, forse sanno come mandarci indietro?

UGO - Non ancora, ma in teoria ci sarebbe un modo per tornare a casa…

LUCA - Cosa? (si alza) E lo dici solo adesso? (si appoggia al muro per mancanza di equilibrio)

UGO - Non voglio darvi false speranze. Siete ragazzi svegli, ma io vi ho rinunciato trent'anni fa.

CLAUDIO - A cosa?

UGO - Faccio un piccolo passo indietro: questo mondo non conosce le rette parallele e non riesce nemmeno a concepirle. Vi siete chiesti perché?

CLAUDIO - Perché non ne hanno mai viste?

UGO - Esatto, Claudio. Noi abbiamo rette parallele e incidenti e, con un certo sforzo di fantasia, avremmo potuto immaginare un universo come questo. Ma loro... loro no. Hanno solo uno dei due esempi. 

LUCA - Professore, lei ha la brutta tendenza a divagare.

UGO - Se permette, giovanotto, sono quarant'anni che non parlo con qualcuno di umano! E dammi del tu, ho detto...

LUCA - Ha ragione, ma se lei permette, vorrei sapere come tornare a casa.

UGO - Va bene, va bene! Forse c'è un motivo per cui siamo capitati proprio in questo universo e non in un altro. Ho avuto tutto il tempo di studiare le teorie geometriche di questo posto... e decenni fa ho scoperto una sorprendente analogia. Anche loro hanno un personale "quinto postulato di Euclide", anche se si chiama "quinto postulato di Nalsi".

CLAUDIO - Nalsi? Ha forse scritto gli "Elementi"?

UGO - Sembrerà buffo, ma è così. E neanche loro sono riusciti a dimostrarlo. Tant’è che nessuno è mai traslocato nel nostro universo per averne carpito il mistero. Questo perché, per loro, è infinitamente più difficile dimostrarlo.

LUCA - Di che si tratta, nello specifico?

UGO - La controversia è esattamente opposta alla nostra. Il postulato recita: "Data una retta e un punto al di fuori di essa, esistono infinite rette che la incontrano e non esiste alcuna retta che non possa incontrarla".

CLAUDIO - Accidenti! Sconfessa l'esistenza delle rette parallele!

UGO - Esatto. Per loro è evidente che non esistano rette che non si incontrano mai, ma il geniale Nalsi sentì la necessità di inserire questo postulato nella sua costruzione, suscitando però l'imbarazzo di colleghi e successori.

LUCA - E' proprio il caso di dirlo: quanti parallelismi con la nostra storia!

UGO - Puoi dirlo forte. Nalsi ha postulato che non esistono rette parallele, anche se nessuno ne aveva mai sentito l’esigenza, ma non riesce a dimostrare che questo è vero. Il problema è proprio che le parallele teoricamente esistono, anche se non in questo universo! Ora, anni fa ho tentato di dimostrare il postulato, o di dimostrare la sua indimostrabilità. Invano.

CLAUDIO - Geniale! E' sicuro che la dimostrazione ci porterà a casa! Ma abbiamo bisogno del materiale, di sapere esattamente cosa dicono le definizioni e i primi postulati...

UGO - Posso anche procurarvi tutto questo, ma non infondete troppa fiducia in questa via di scampo. Tra l'altro, anche se i matematici si dibattono da secoli sulle "rette che non si incontrano mai", il sentimento generale è di diffidenza contro il quinto postulato. La nostra esistenza ha reso palese l'esistenza delle rette parallele, ma solo agli scienziati delle più alte cariche, e se si dovesse dimostrare matematicamente qualcosa, in questo mondo così ossessionato dalla scienza... be', gli effetti sulla società potrebbero essere ancora più devastanti di quelli del nostro arrivo.

LUCA - Non se spariremo con la dimostrazione!

CLAUDIO - Se ci lasciassero fare, potremmo essere dei messia per questo mondo, portando messaggi inediti, di speranza, di mondi migliori… ma nessuno qui vuole cambiare così bruscamente il corso della storia. Quindi, tanto vale provare ad andarcene.

LUCA - (grida verso l'angolo del soffitto, con le mani a megafono) Caboto! Ci senti?! Dobbiamo parlare!

CLAUDIO - Non ci resta che aspettare. (si siede in posizione più comoda)

LUCA - Mi sembra strano, però, che con tutta la loro tecnologia non siano riusciti a scoprire come viaggiare tra le dimensioni.

UGO - Sono molto avanzati, vero, ma hai idea di cosa comporta costruire un veicolo per viaggi inter-dimensionali? E’ qualcosa di così complesso che anche per loro necessita più di un secolo di ricerche. Forse manca un decennio perché completino il primo prototipo. Ma, per dirla tutta, credo che i problemi che hanno nella progettazione siano legati proprio alle rette parallele….

La porta scorrevole si apre e lascia entrare Caboto, sempre nel suo pseudo-cappotto con cappuccio.

CABOTO - Mi avete chiamato, vero?

LUCA - Sì, dobbiamo parlare.

CABOTO - Ho sentito di cosa. Non credo sia possibile.

CLAUDIO - Ma come?! Dovete mantenerci in vita per anni. Non è meglio cacciarci e far sparire con noi la prova dell’esistenza delle rette… che non si incontrano mai? 

CABOTO - Chiederò ai miei superiori, se proprio insistete. Il problema è che non vogliamo rischiare un flusso migratorio inter-dimensionale, una volta scoperto e diffuso il segreto del viaggio.

LUCA - E non volete lasciarci andare, altrimenti non sareste all’altezza delle altre nazioni, no?

CABOTO - Scusate, vado a discutere il vostro caso. A dopo.

Caboto gira i tacchi ed esce di scena.

LUCA - (sbuffando) Che palle… 

CLAUDIO - Ugo, tu che li conosci… cosa pensi che decideranno?

UGO - Sono davvero molto confuso. Quando iniziai a lavorarci, per poi essere bloccato, erano passati anni e anni, sapevo già moltissimo della loro cultura. Per voi dovrebbe essere diverso. Ma siete comunque preziosi per la comunità.

CLAUDIO - Anche adesso, non possiamo far altro che aspettare.

Calano le luci.




SCENA QUINTA

Si riaccendono le luci.
La situazione è la stessa che abbiamo lasciato alla fine della scena precedente, tranne per il fatto che i tre personaggi sono distesi sui rispettivi letti.

LUCA (con il braccio adagiato sulla fronte) - Mi sento male.

CLAUDIO - Non mi sto abituando per niente, va sempre peggio...

LUCA - Scusa, da quant’è che siamo qui?

CLAUDIO - Boh, ho perso la cognizione dello spazio, figurati quella del tempo. 

LUCA - Anch’io, ma penso che sia passata una giornata delle nostre, anche se sembrano trascorse settimane.

Caboto rientra in scena.

CABOTO - Ve la sentite di alzarvi? Il Presidente ha premura di conoscervi

CLAUDIO - Per la miseria... va bene.

LUCA - Cosa dobbiamo fare?

CABOTO - Parlare se interpellati. Io sarò il vostro interprete.

LUCA - Con tutta la vostra tecnologia, non avete un traduttore universale? 

CLAUDIO – Zitto, Spock. Piuttosto, che vuol dire Presidente nella vostra... concezione politica?
.
CABOTO- Dovrebbe avere lo stesso vostro significato. Abbiamo un Presidente della nazione, con ampie competenze decisionali, accerchiato da vari Ministri. Io ero un Ministro degli Esteri, fino a qualche decennio fa, quando arrivò Vittorio. Poi mi sono dedicato esclusivamente allo studio del vostro mondo. Ovviamente le cariche politiche sono rivestite da persone dal riconosciuto valore culturale.

LUCA - Quest'ultimo passaggio segnala una grooossa differenza....

CABOTO - Poi mi spiegherete. Ugo, vieni con me.

Ugo si alza ed esce di scena con Caboto.
Pochi secondi dopo, Caboto rientra con il Presidente, che indossa la tuta protettiva.

PRESIDENTE - (scandisce la parola come un bambino) Benvenuti.

CLAUDIO e LUCA - Grazie.

CABOTO - Il Presidente è così bardato per motivi di sicurezza nazionale. Se dovesse contagiarsi in qualsiasi modo...

CLAUDIO - Capiamo.

Il Presidente parla nell'orecchio di Caboto, il quale traduce ciò che ha sentito; a sua volte, riferisce al Presidente, sempre nell'orecchio, ciò che hanno dichiarato Claudio e Luca. Vale per tutto il dialogo.

CABOTO - Possiamo cominciare. Mi hanno detto che anche voi, come il nostro ospite Ugo, siete giunti per caso nel nostro mondo.

LUCA - Esatto. Non avevamo intenzione di dare fastidio.

CABOTO - Sembrate creature sagge e assennate. Quali sono le vostre attuali intenzioni, ora che vi trovate qui?

CLAUDIO - Noi vogliamo solo poter trovare un modo di tornare a casa.

CABOTO - Abbiamo valutato attentamente le vostre richieste. Abbiamo deciso che vi consentiremo di studiare una via d’uscita, perché non conoscete ancora bene il nostro pianeta. Ma non subito. E’ un grosso rischio per noi la possibilità che voi torniate indietro, per questo non risponderemo più alle vostre domande sul nostro mondo.

CLAUDIO- Grazie, davvero!

CABOTO - In cambio, prima di lasciarvi alle vostre ricerche, dovrete aggiornarci nei minimi dettagli sulla storia recente e sulla fisica della vostra terra, ed eventualmente integrare e correggere le informazioni già in nostro possesso.

LUCA - Volentieri.

CABOTO - Bene. Però, abbiamo sentito che i vostri risultati nella vostra geometria sono rimasti in un supporto digitale.

CLAUDIO - Esatto.

CABOTO - Questo è motivo di inquietudine per tutto il Consiglio. Ad ogni modo, anche qui lavorerete su un supporto simile, in modo da lasciarne traccia. Abbiamo bisogno di un modo per contrastare un’eventuale invasione.

CLAUDIO - Come preferite, anche se non c’è questo pericolo.

CABOTO - Lo speriamo anche noi. E' stato un onore conoscervi. A presto.

CLAUDIO e LUCA - Arrivederci!

Caboto e il Presidente escono di scena, rientra Ugo.

UGO - Tutto bene?

CLAUDIO - Sì, è stato molto gentile! Ci ha concesso di lavorare sul postulato delle parallele.

UGO - Fantastico.

CLAUDIO - Già! Almeno abbiamo una speranza, qualcosa su cui lavorare.

LUCA - Anche perché non abbiamo niente di meglio da fare.

CLAUDIO - Infatti. In cambio, però, dobbiamo aggiornarli sulla nostra Terra.

UGO - E’ il minimo che dovevate aspettarvi.

LUCA - Lo immaginiamo. Tu conosci già il Presidente, no?

UGO - Sì, abbastanza bene. Ci siamo salutati fuori.

Caboto entra nella stanza, con una pseudo-ventiquattrore in mano.

CABOTO - Ho riesumato la mia vecchia traduzione in italiano degli “Elementi” e gli appunti scritti decenni fa da Ugo.

CLAUDIO e LUCA - Grazie! (guardano con avidità la valigetta)

CABOTO - Ma ho precisi ordini: non potete guardare niente finché non faremo un’approfondita seduta di Storia recente del vostro mondo.

LUCA (sottovoce) - E te pareva.

CABOTO - E, Ugo, ovviamente non sei autorizzato a collaborare con loro.

UGO - Lo so. Buon lavoro, ragazzi. (si distende nel letto e si rivolge verso il muro)

CLAUDIO - Peccato, tre menti sono meglio di due. O di una, in realtà.

LUCA - Ehi, pensi possa essere d’intralcio?!

CLAUDIO - Dai, scherzavo…

CABOTO - Ragazzi, un po’ d’attenzione. (si siede tra Claudio e Luca, apre la valigetta e ne estrae un computer portatile).

CLAUDIO - (guarda stupito il monitor del computer) Per la miseria! Ma com'è? Non ha una tastiera!

CABOTO - E' un doppio schermo, su uno dei quali sono rappresentati le lettere del loro alfabeto. Spingendo l'immagine della lettera....

LUCA - Capito. Un touch screen.

CABOTO (armeggia con il pc) - Ecco, questi sono i dati che abbiamo su di voi, sono in caratteri... romani, giusto? Un dizionario italiano-acitano, una storia di Terra 2 e una serie di trattati con tutte le informazioni che siamo riusciti a raccogliere da Vittorio e Ugo sul vostro universo. Non troppo, in realtà, e probabilmente non troppo attendibile: non erano certo onniscienti.

CLAUDIO - Sembra molto, però!

CABOTO - Molto, che dovrete correggere e integrare. Conoscete altre lingue oltre l'italiano?

LUCA - L'inglese, e qualcosa di francese e spagnolo.

CABOTO - Le ho sentite nominare. Vittorio ci ha dato le maggiori notizie in merito, soprattutto con elementi di... tedesco. 

UGO - (dal letto) Caboto, visto che per ora lavoreranno solo sul trattato di storia, posso rimanere, no?

CABOTO - Per ora sì. (ai ragazzi) Mi sembra sappiate usare questo genere di apparecchio, no?

CLAUDIO - Più o meno.

CABOTO - Ottimo. Se non serve altro…

LUCA - Una curiosità: tutti i vostri computer sono così?

CABOTO - Computer, li chiamate? Sì, tranne che non hanno installata l’interfaccia per il vostro linguaggio. 

CLAUDIO - Grazie, non credo serva altro. Magari chiediamo ad Ugo.

CABOTO - Buon lavoro, allora. (Si alza ed esce di scena).

Claudio e Luca si avvicinano, incrociano le gambe sul letto e si posizionano per meglio leggere lo schermo del portatile.

LUCA - Vediamo cosa avete scritto...

Calano le luci.








SCENA SESTA

Le luci si riaccendono e troviamo Claudio e Luca appoggiati sul muro, dormendo a bocca aperta con il computer in bilico sulle gambe.
Claudio si sveglia, si guarda intorno, si sgranchisce le braccia.

CLAUDIO - Oh, svegliati. (scuote con una mano il fratello)

LUCA - Dio, mai fatti incubi così in vita mia.

CLAUDIO - E’ una difesa della tua mente. Fa in modo che il risveglio sia comunque un sollievo, nonostante il mondo terrificante in cui ti desti.

LUCA - Grazie, sapientone. Dove eravamo rimasti?

CLAUDIO - Alla caduta del muro? Mamma, che stanchezza. Questo lavoro non è una passeggiata. Non lo sarebbe stato se avessimo “solo” (mima le virgolette con le dita) dovuto revisionare un testo di storia mondiale, ma in questo caso le aggravanti sono numerose. Questo schermo a curvatura positiva deforma tutti i caratteri e la scarsa leggibilità non fa che aumentare la mia nausea e le miei vertigini, non so a te. Poi, i resoconti di Vittorio e di Ugo sono più colmi di errori di quanto si potesse immaginare: per errate trascrizioni o traduzioni, o per errate interpretazioni dei fatti...

LUCA - Non c'era bisogno di questo riepilogo, ne abbiamo già discusso abbastanza. Tra poco do di matto, però. Ci prendiamo una pausa, prima di ricominciare?

CLAUDIO - Ma se ci siamo appena svegliati!

LUCA - Che c'entra, ho solo bisogno di distrarmi, di parlare d'altro. Per esempio, secondo te questo mondo, governato dalla scienza, ti sembra migliore?

CLAUDIO (ride) - Alla faccia della pausa di relax! Comunque, non ne so abbastanza per rispondere, ma direi di sì. Non sarà un’utopia, ma ci si avvicina molto. Un po’ come la Repubblica che sognava Platone.

LUCA - Vero, eppure qualcosa mi inquieta. (Inizia a bisbigliare). Qualcosa che ha contaminato Ugo e potrebbe farlo anche con noi. Hai mai la sensazione che Ugo non ci dica tutto quello che sa?

CLAUDIO (risponde a tono) - Certo, ma credo sia normale, per due motivi. E’ molto legato a questo posto e a Caboto: al mio arrivo, avrà avuto forti disposizioni dall’alto su quello che poteva e non poteva dirci. Tieni conto che ci ascoltano sempre, forse ci riescono anche adesso.

LUCA - Bello. E poi?

CLAUDIO - E poi… credo che sia un miracolo che sia così lucido, nonostante le tue battute in merito. A parte lo shock psicologico di rimanere confinato qui per cinquant’anni… immagina il suo sistema nervoso. Posso capire che la pelle, o comunque che la maggior parte degli organi siano riusciti ad adattarsi. Ma il sistema nervoso, con le sue cellule perenni… quale adattabilità ha? Praticamente nulla.

LUCA - Forse l’hanno aiutato con qualche sostanza. Avevo letto su "Le Scienze", mi pare, che hanno scoperto delle cellule staminali nel cervello. Ma sai che non me ne intendo di biologia.

CLAUDIO - Neanch’io, sono fermo al liceo come te. Pensi che diano sia a lui sia a noi qualcosa che ci aiuti a sopravvivere, quindi che stimoli anche queste cellule?

LUCA - Vedo che la nostra empatia ha superato indenne anche una gita in un para-verso!

UGO - Vi lascio soli.

Ugo si alza, con espressione contrariata, e lascia la stanza, sotto i sorrisi imbarazzati di Luca e Claudio. Qualche secondo dopo, entra Caboto.

CABOTO - Tutto bene?

LUCA - Sì, grazie, ci stiamo rilassando un attimo.

CLAUDIO - Posso farti una domanda?

CABOTO - Falla e vedrò se posso rispondere.

CLAUDIO - Va bene… Ugo è psichicamente sano, secondo i vostri standard?

CABOTO - Be’, Ugo è impazzito, quando è arrivato. Per anni è stato intrattabile, impossibile comunicare con lui. Con devozione e pazienza sono riuscito a recuperarlo, dopo molto molto tempo, quando ormai tutti pensavano che non avremmo cavato un ragno dal buco con lui. 

LUCA - Non è successo lo stesso con Vittorio?

CABOTO - Infatti, era la mia principale obiezione. Ero già il capo del Centro, allora, ed ero molto impegnato, ma sacrificai tutto il mio tempo per lui, e così mi sono trasformato in un factotum.

LUCA - Capisco.

CLAUDIO - Ma se riuscissimo a trovare un modo di tornare---

CABOTO - No, no. Ormai Ugo è abituato a questa realtà, così come il suo organismo. E’ vecchio e non credo potrebbe sostenere un ritorno alla vostra vecchia geometria. E’ troppo debilitato.

CLAUDIO - E’ un po’ cambiato, ma…

CABOTO - Posso confermarvi che, con ciò che chiamate “sbobba”, vi somministriamo regolarmente medicinali che rallentano indefinitamente la degenerazione del vostro corpo. Come vedete, con Ugo funzionano bene.

LUCA - Quindi il nostro organismo sta degenerando.

CABOTO - Certo, sarebbe strano il contrario. Vi nutriamo e fortifichiamo con le sostanze più compatibili con il vostro metabolismo.

LUCA - Altra curiosità: come fai a sapere così bene l’italiano? “Ragno dal buco”... 

CABOTO - Sono molto portato per le lingue. E ho avuto più di cento dei vostri anni per imparare la vostra lingua accanto a Vittorio.

LUCA - Cosa? Non ci avevo pensato: quanti anni hai?

CABOTO - Centonovantadue. Non meravigliatevi: se non distruggerete il vostro mondo, prevedo che entro un secolo anche l’aspettativa di vita dei vostri uomini raggiungerà un livello simile.

CLAUDIO - Lo spero. Quanto ha vissuto l’uomo più vecchio di questa Terra?

CABOTO - In realtà non potrei rispondervi, ma… nessuno dovrebbe capire cosa stiamo dicendo. Duecentoventi anni. Come vedete, tra poco morirò.

CLAUDIO - Voi non pensate ci sia niente dopo la morte, vero?

CABOTO - No, almeno da mille anni. Però crediamo molto nella memoria lasciata, sia a livello fisico sia a livello mentale.

LUCA - Fantasmi?

CABOTO - Non conosco questa parola.

CLAUDIO - Lasciamo perdere… forse è meglio se torniamo al lavoro.

CABOTO - Come preferite. 

CLAUDIO - Di’ a Ugo di tornare, non volevamo offenderlo!

CABOTO - Va bene. A dopo.

Caboto lascia la stanza.
Claudio e Luca si rimboccano le maniche delle loro divise.
Calano le luci.

SCENA SETTIMA

Le luci si riaccendono, Claudio e Luca sono sui loro letti, impegnati con il computer portatile, Ugo è sul proprio, e la loro attenzione viene calamitata dall'ingresso di Caboto, che cammina stranamente, come se non si sentisse bene.

UGO - Caboto, cos’hai? E' arrivato qualcun altro?

CABOTO - (con mano sul petto) Io… mi hanno appena comunicato… 

CLAUDIO - Che succede? Ti è morto qualcuno?

CABOTO - No… il Presidente… ha deciso di parlare al mondo di voi.

CLAUDIO - Oh madonna! 

LUCA - E’ incredibile!

UGO - Per gli dei! Quando?

CABOTO - Meno di un’ora fa, ha parlato a… a…

CLAUDIO - Reti unificate?

CABOTO - Credo si possa dire così.

LUCA - Possiamo vedere?

CABOTO - Non esattamente. Ma vi traduco cosa è stato detto, vi va?

CLAUDIO - Magari!

Caboto prende dalla tasca un foglio e comincia a leggerlo. E' implicitamente in acitano, lo traduce all'impronta, quindi tutto ciò che legge lo dice con una certa incertezza.

CABOTO - "Questa è una giornata storica, che avrebbe dovuto avere luogo centosessantun anni fa. E’ stata una scelta delle precedenti amministrazioni mantenere il riserbo su questa questione, nonostante questo atteggiamento abbia generato ogni genere di leggenda e pettegolezzo. Sono anche conscio di attirare il risentimento delle altre nazioni con questa dichiarazione, ma il principio su cui si fonda la nostra società è la ricerca della conoscenza, ed è in base a questo che tutto ciò che sa il vostro governo dev’essere divulgato a tutti. 
"Non abbiamo ancora avuto nessun genere di contatto con esseri extraterrestri appartenenti a questo universo. Ma centosessantun anni fa il nostro Paese ha ricevuto la prima di quattro visite da parte di esseri provenienti da un altro universo. Per motivi di sicurezza, ciò non è mai stato reso pubblico. Ho deciso di cambiare rotta perché ieri, dopo decenni di silenzio, abbiamo ricevuto la visita degli ultimi due viaggiatori. I nostri esperti, che lavorano sin dall’inizio sulla questione, ritengono non ci sia alcun pericolo in questo, sono state adottate tutte le precauzioni possibili. Tra l’altro, gli extra-terrestri non hanno viaggiato dal loro universo al nostro volontariamente, ma accidentalmente, il che esclude ipotesi di invasioni o simili". (alza lo sguardo) Hanno chiesto come avete fatto ad arrivare qui. (ricomincia a leggere) "Questo è un punto molto delicato della questione. Per quanto possa sembrare incredibile, non ne abbiamo idea, così come non ne hanno i nostri visitatori. Presto divulgheremo tutti i dati a nostra disposizione sulla cosiddetta Terra-2, per poter usufruire dell’apporto degli studiosi di tutto il mondo. E invitiamo le altre potenze cognitive a divulgare eventuali simili dati". (alza lo sguardo) Hanno chiesto se vi avrebbero visti. (ricomincia a leggere) "Non è mia intenzione nasconderli, ma voglio che sia anche una loro decisione mostrarsi. Purtroppo, però, devo avvisarvi che la loro vista potrebbe turbare per sempre le vostre menti. Sono molto diversi dai nostri canoni estetici, pur avendo una fisiologia molto simile. E’ giusto anche che sappiate qual è la particolarità del loro mondo. E’ l’affermazione più scioccante che farò oggi e per questo l’ho riservata per la conclusione. Il loro universo è basato su una diversa geometria, la cui differenza principale con la nostra è che… esistono rette che non si intersecano mai." (alza lo sguardo) A questo punto è scattato un certo panico. Hanno fatto altre domande. (ricomincia a leggere) "I nostri esperti hanno imparato il loro idioma e riescono a comunicare con notevole scioltezza. I nostri amici alieni sono innocui da quel punto di vista, sono stati resi sterili subito dopo il loro arrivo. Siamo noi che potremmo rappresentare un pericolo per la loro salute. Con questo, chiudo la conferenza stampa e vi auguro un buon lavoro". Stava per scoppiarmi il cuore in gola. (piega il foglio e lo rimette in una pseudo-tasca)

UGO - Lo credo bene!

CLAUDIO - Il Presidente è una persona davvero illuminata, ne abbiamo avuto la conferma.

CABOTO - Certo, altrimenti non l’avremmo eletto. Vi confesso che questo è il giorno più bello della mia vita, ha dato senso a tutto il mio lavoro.

LUCA - Lo immaginiamo. Avrai molto da fare, adesso. 

CABOTO - Infatti... scusate, mi dicono qualcosa (preme sull'orecchio nascosto al pubblico, come se avesse un'auricolare) Il Centro è circondato da migliaia di persone, ciò che temevamo è successo: il pianeta è nel caos.

CLAUDIO - Non volevamo scatenare tanto putiferio.

LUCA - Da quanto è in carica questo Presidente così audace?

CABOTO - Quasi... uno dei vostri anni. Evidentemente, maturava questa decisione da tempo e il vostro arrivo gli ha dato la giusta spinta.

LUCA - Sì, ma sarebbe stato più facile far sapere la sua esistenza (indica Ugo), che è assodata da tempo, piuttosto che la nostra, che ai vostri occhi potrebbe sembrare ancora pericolosa.

UGO - (borbotta verso Claudio) Dopo tanta convivenza, non li capisco ancora appieno. Del resto, ne ho conosciuti sì e no due scarse dozzine di loro! Statisticamente son troppo pochi per farsi un quadro di tutto il contesto.

CABOTO - Non avete tutti i torti. Adesso, però, occorre che vi mettiate in posa. Dobbiamo divulgare le vostre foto. (prende dalla tasca una piccola macchina fotografica digitale)

CLAUDIO - Che vergogna...

Ugo si alza subito, Claudio e Luca a fatica si reggono mantenendosi il muro, manifestano come sempre senso di vertigine. Tutti e tre si mettono ritti. Caboto li inquadra nell'obiettivo.

LUCA - Sorridete...

Un flash abbaglia il palco, che cade immediatamente dopo nel buio.

SCENA OTTAVA

Caboto entra nella stanza, dove Richard è seduto sul suo letto e i due fratelli sono sempre presi dal loro lavoro.

CABOTO - A cosa state lavorando?

LUCA - (alza la testa in sua direzione) Fisica contemporanea.

CABOTO - Bravi. E' stato molto istruttivo il vostro lavoro in Storia Post-Contemporanea, ma... da quello che ci avete raccontato, siamo un po’ allarmati.

LUCA - Perché?

CABOTO - Ugo ci aveva descritto un progresso dall’andamento lento, rispetto ai nostri canoni. Già allora l’uso della bomba atomica ci aveva inquietato. Voi ci avete parlato invece di un aumento esponenziale della tecnologia in tutti i campi.

UGO - Caboto, lascia che integri le tue parole. (si rivolge a Claudio e Luca) Ragazzi, dovete sapere che su questa Terra, come vi ho detto la Scienza è tutto. Questo, però, implica anche un profondo e religioso rispetto delle forze naturali che tanto bene si conoscono. L’energia nucleare, la… ingegneria genetica, mi pare abbiate detto… vanno contro i loro principi. Sbaglio?

CABOTO - No, Ugo.

CLAUDIO - Be’, in parte vanno contro anche i nostri, di principi. Di qualsiasi scoperta o invenzione si può farne un uso positivo e un uso negativo. Buon per voi che le vostre… convinzioni vi guidino verso le scelte giuste.

CABOTO - Non sempre. Volete per esempio un aggiornamento su quello che sta succedendo qui?

LUCA - Certo!

CABOTO - Molti dei miei simili sono andati oltre la loro diffidenza iniziale, e adesso guardano con venerazione la geometria dei vostri corpi. Pensano che siate delle divinità. Molti altri, invece, pensano che siate demoni. E’ un orrore.

LUCA - Grazie della considerazione.

CABOTO - Sapete cosa intendo. Questo potrebbe significare una regressione di secoli nella nostra mentalità. Dovete fare una smentita pubblica di queste dicerie.

CLAUDIO - Va bene, se può essere utile!

CABOTO - Siete pronti per farlo adesso?

LUCA - Penso di sì.

CABOTO - Bene. Guardate verso la finestra di immagini e dite ciò che dovete. (indica la parete immaginaria)

LUCA - Cla', ci pensi tu?

CLAUDIO - Ci provo... ahem (pugno alla bocca, si mette dritto)... Vogliamo comunicarvi che non siamo creature soprannaturali di alcun tipo, che non abbiamo intenzione di insegnarvi niente o di influire attivamente sulla vostra società e sulla vostra storia. Vi ringraziamo per l’interesse nei nostri confronti. 

CABOTO - Ottimo, Claudio. Conciso ed efficace. Torno presto.

Velocemente, le luci si spengono e si accendono.

LUCA - Com'è andata?

CABOTO - L'hanno trasmesso da poco, con la mia traduzione, e già riceviamo centinaia di messaggi.

CLAUDIO - Li hai letti?

CABOTO - Sì, e non mi piacciono troppo. Lamentano che voi siete prigionieri qui, che Ugo e Luca non hanno parlato, non si fidano o della mia traduzione o della sua spontaneità (fa cenno verso Claudio)... insomma, l'opinione è molto divisa.

LUCA - Come possiamo fare?

CABOTO - La situazione è complessa e le decisioni non spettano solo a me, pur essendo il responsabile principale del vostro... caso. Inizio a pensare che sia stato un errore diffondere la notizia della vostra esistenza: troppi traumi allo stesso tempo.

UGO - (enumera ciò che dice contando con le dita delle mani) Esistono forze superiori (uno) che permettono di viaggiare ad altri esseri senzienti (due), simili ma diversi a noi, provenienti da una dimensione (tre) in cui esistono le rette parallele. (quattro)

CABOTO - Ottimo riassunto. Credo sia più di quanto la società possa sopportare.

LUCA - Cosa dicono gli altri Paesi?

CABOTO - Sono tutti chiusi nel più totale riserbo, il che ci fa sospettare che sulla Terra ci siano altri come voi. Adesso devo lasciarvi, perché ho l'ennesimo incontro con il Presidente. Voi tornate pure alle vostre... mansioni. A dopo.

Caboto volta i tacchi ed esce di scena.

LUCA - Accipicchia. Se anche da noi un membro del governo parlasse pubblicamente di alieni o simili, ci sarebbe uno sconvolgimento totale. 

CLAUDIO – Già, non oso immaginarlo. Cosa abbiamo scatenato?!

UGO – Siete riusciti in quello in cui ho fallito io: cambiare la storia di un altro mondo.

Claudio e Luca si guardano, intimoriti
Le luci calano.

SCENA NONA

Caboto rientra in scena con un libro non rilegato in mano.

CABOTO - Avete fatto un ottimo lavoro nell'aggiornamento dei dati su Terra-2. Cioè, sul vostro mondo... Vi invitiamo a contribuire ulteriormente, nel caso vi viene qualcos'altro in mente.

CLAUDIO - Questo comporta qualcos'altro? Ci sono novità?

CABOTO - A parte gli ulteriori messaggi che vi abbiamo fatto registrare, abbiamo deciso di farvi lavorare sul quinto postulato di Nalsi.

CLAUDIO - Grazie!

CABOTO - Per quanto personalmente mi dispiace, riteniamo sia auspicabile un vostro ritorno a casa, per gestire più facilmente la situazione locale.

LUCA - Giusto.

CABOTO - Questo è uno stampato del trattato e degli appunti scritti da Ugo. (porge loro una risma di fogli)

CLAUDIO - Finalmente! Non ci speravo più! (prende i fogli e li sfoglia rapidamente) E’.. incredibile! Sono… centinaia di modelli di geometrie differenti! Ma sono affidabili?

CABOTO - Ugo sostiene di sì.

CLAUDIO - (guarda ancora il trattato) Che meraviglia… alcuni li conoscevo e sono famosi, ma altri… assolutamente inediti! Con tutte le difficoltà di rappresentare i modelli euclidei e iperbolici… 

CABOTO - Buon lavoro e... arrivederci, nel caso vi coglie un'improvvisa soluzione del problema! 

Caboto esce. 

UGO - Sono convinto che tornerete presto a casa.

LUCA - Da quando sei così ottimista?

UGO - Da quando ho imparato a conoscervi. Siete in gamba.

LUCA - Perché noi dovremmo riuscirci, quando tu hai fallito?

CLAUDIO - Se hai questo approccio, stiamo freschi! Per farti contento, ci ho già pensato. Abbiamo un sacco di marce in più.

LUCA - Un sacco, addirittura…

CLAUDIO - Innanzitutto, siamo in due. Abbiamo una base su cui partire. Abbiamo cinquant’anni di matematica in più nel nostro bagaglio. E, per ora, non siamo osteggiati dalla comunità scientifica.

LUCA - Ah, se non ci fossi tu!

CLAUDIO - Dai, iniziamo a leggerne e discuterne, prima che il mal di schiena mi uccida.

UGO - Io devo lasciarvi per ordini dall'altro, lo sapete... (si alza) a più tardi!

Calano le luci.
SCENA DECIMA

Claudio e Luca sono soli nella stanza, intenti a smanettare con il computer.

LUCA - Non ti suona strano questo passaggio? (indica qualcosa sul monitor)

CLAUDIO - Aspetta, fammi controllare nel dizionario (spinge freneticamente i tasti del computer) ... ecco!

LUCA - Dev'essere un errore di traduzione, o perlomeno di interpretazione!

CLAUDIO - Sì, se cambiamo… tutto acquista maggiore senso… 

LUCA - Mi sembra tutto più semplice così.

CLAUDIO - Infatti! Senti qua... usando ancora lo stesso approccio che ho usato con Euclide, con la correzione acquista tutta un senso! 

LUCA - Rileggiamo!

Per qualche secondo i ragazzi fissano lo schermo.

LUCA - Funziona?!

CLAUDIO - Secondo me... sì!

Luci intermittenti si spengono e si accendono, suona un allarme.
Quando torna l'illuminazione normale, la stanza è vuota. 
Entrano di corsa Caboto e Ugo, agitati.

UGO - Accidenti… sono davvero spariti?!

CABOTO - Sembra proprio di sì.

UGO - (indica il computer sul letto) Su quello schermo, è conservata la più importante scoperta matematica della storia di questo pianeta.

CABOTO - E, con tutta probabilità, il segreto per viaggiare tra i mondi...
Calano le luci.
SCENA UNDICESIMA
Lo scenario cambia idealmente, ma per evitare stravolgimenti di scenografia, vediamo illuminati con un occhio di bue (o simili) solo Claudio e Luca, che sono riversi per terra, mentre tutto il resto è in penombra.
I due personaggi si risvegliano, rimanendo seduti per terra.

CLAUDIO - Ce l’abbiamo fatta!!

LUCA - Sì, ma dove siamo? Questa non è la nostra stanza.

CLAUDIO - Luca, questo non è il nostro mondo.

LUCA - Oddio. Ma stiamo girando il film dei “Viaggiatori”?!

CLAUDIO - Dimmi che non è vero... (indietreggia, strisciando con le mani sul pavimento).

LUCA - Vorrei. Ma… anch’io vedo tutto… male. Deformato. 

CLAUDIO - Porca puttana!!! Pensavo di essere alla Scuola… (porta le mani in faccia e piange)

LUCA - (gli dà una pacca sulla spalla) Dai, Roby, cerchiamo di capirci qualcosa… qui mi sembra tutto il contrario. Una bombatura inversa a quella di Acita.

CLAUDIO - Siamo su una pseudosfera di Beltrami. O più semplicemente in un mondo a geometria iperbolica. 

LUCA - La cosa si fa eccitante...

CLAUDIO - Contento tu…

LUCA - Avrei solo voluto salutare Ugo e Caboto.

CLAUDIO - Forse gli sarebbe piaciuto visitare un altro universo ancora.

LUCA - Ehi, ma ti sei focalizzato su quest’ultimo concetto!?

CLAUDIO - Preferisco di no.

Cala il silenzio.

CLAUDIO - Che facciamo? 

LUCA - Ma non è che siamo ancora su Acita?

CLAUDIO - No, vedi la geometria… neanche volendo potrebbero simulare---

Si sente un ronzio, l'attenzione dei due viene attirata ancora verso il fondo del teatro, la già citata parete immaginaria.

VOCE ALIENA - Complimenti, siete i primi esseri a tre dimensioni a raggiungere la nostra dimensione. 

LUCA - Anche… lei parla italiano?

VOCE - Tutti vogliono delle spiegazioni e vi accontenteremo, fintanto che siete ancora lucidi.

CLAUDIO - Grazie... (con mano sulla fronte)

VOCE - Allora: avete indovinato, questo universo è basato su una geometria iperbolica. Anche se vi sentite e vi sentirete male per lo stress fisico, stazionare qui compenserà la deformazione che avete subito in questi ultimi giorni.

LUCA - Ah.

VOCE - Non basta una sola bussola per orientarsi in un mondo così complesso, dove per un punto esterno ad una retta non passa una semplice parallela, o addirittura nessuna. La pseudosfera ha un grado di infinità maggiore del piano, che a sua volta ha un grado maggiore di quello della sfera. Per questo non potete classificare la nostra civiltà facilmente. Un termine improprio per definirci, pescato dalla vostra letteratura, potrebbe essere “tecnomanti”.

CLAUDIO - Tecnomanti?

VOCE - Scienza e magia, come un’unica disciplina. Non sottovalutate il potere della parola, riconducibile alla capacità della mente umana, diretta o meno, di alterare la realtà. Non si tratta di incantesimi come quelli che popolano le vostre leggende, ma qualcosa di molto più raffinato. Ci sono infinite cose che si possono fare grazie alla scienza, ma non è abbastanza. Le leggi naturali possono essere anche sfidate. Noi siamo in grado di vincere la sfida, nella maggior parte dei casi, grazie alla nostra conoscenza della “magia”, che altro non è se non la scienza metafisica, lo studio e il controllo delle forze più intime dell’universo. O meglio, della Forza.

LUCA - Skywalker, salvaci tu.

CLAUDIO - Scemo, sta parlando di quel campo di… di Higgs di cui tanto eri entusiasta.

VOCE - E’ così che abbiamo operato un incantesimo sugli altri universi. Chi fosse stato in grado di carpire i segreti delle altre geometrie multiversali, avrebbe avuto accesso al nostro mondo.

CLAUDIO - Adesso tutto acquista un minimo di logica!

LUCA - Ma… voi siete stati sugli altri mondi, sulla nostra Terra?

VOCE - Prima non parlavo casualmente di “maggior parte dei casi”. Non siamo ancora riusciti a operare un autonomo viaggio inter-dimensionale. Riusciamo ad agire solo indirettamente sul resto del multiverso. Possiamo trasportare informazioni, che sono entità astratte, da un universo all’altro. Per la materia, è tutta un’altra questione. Dovete sapere che persino per lanciare l’incantesimo che vi ha portati ad Acita e fin qui, è stato necessario un sacrificio umano per operarlo, il che lo ha confinato in un evento isolato.

LUCA - Per fortuna, non vogliamo morti sulla coscienza.

VOCE - Non è certo colpa vostra, è stato il nostro amore per la conoscenza a spingerci così in basso. Purtroppo sembra impossibile per noi materializzarci nei vostri universi, dalla geometria troppo incompatibile.

CLAUDIO - Per noi non è forse così?

VOCE - Voi siete a metà strada, per questo avete organismi più adattabili e potete tollerare lo scarto di una parallela in più o in meno.

LUCA - Come fate a sapere tutte queste cose, a parlare la nostra lingua…?

VOCE - Possiamo studiare la Storia di tutti gli universi del nostro livello, o inferiori.

CLAUDIO - Qual è il nostro livello?

VOCE - Non posso dirvelo.

LUCA - Perché non siamo a quattro dimensioni, vero? Siamo burattini a due dimensioni, i personaggi di un racconto?!

VOCE - La questione è eccezionalmente più complessa di quanto tu possa immaginare. Nel giro di qualche mese potrei farvi avere il quadro della situazione.

LUCA - Non sono cerebroleso!

VOCE - Nessuno l’ha detto. E’ il problema delle dimensioni ad essere troppo importante per essere sviscerato in una battuta.

CLAUDIO - Hai detto “qualche mese”?! Avete intenzione di trattenerci qui?

VOCE - Avete di fronte la più allettante scelta che sia mai stata concessa ad un essere umano. Tornate a casa e riprendete la vostra vita, evitando di comportarvi come dei profeti per la vostra singolare esperienza; oppure rimanete qui a scoprire tutti i misteri del multiverso, solo per tornare sulla Terra quando i tempi saranno maturi perché tutti sappiano.

LUCA - Ovvio che rimaniamo!

CLAUDIO - Cosa? Aspetta, possiamo parlarne in privato?

VOCE - Fate pure. Non avrei parlato di “scelta”, altrimenti,

LUCA (verso Claudio) - Ma sei fuori? Hai addirittura dubbi?

CLAUDIO - Certo! Se accettiamo di rimanere qui, saremo praticamente prigionieri! Mamma e papà moriranno definitivamente di crepacuore, se non torniamo! E nessuno saprà mai niente di questa storia…

LUCA - Ha detto che al momento giusto…

CLAUDIO - E chi dice che possiamo fidarci? Se ci lasciano davvero tornare, potremo sconvolgere il mondo.

LUCA - Non possiamo parlarne a nessuno di quello che è successo, se non al tuo professore! Ce lo impediranno, hai visto come sono potenti? E anche se potessimo, ci porterebbero in manicomio, a casa.

CLAUDIO - Ma…

LUCA - Niente ma, togliti strane idee dalla testa. Sarà retorico, ma se c’è una cosa che ho capito in tutto questo casino… è che non siamo simili come pensavamo o lasciavamo credere.

CLAUDIO - Non per questo dobbiamo separarci!

LUCA - Evidentemente, invece, è così. Io preferisco rimanere. (si rivolge al fondo del teatro) Ma prima devo domandare una cosa…

VOCE - Prego.

LUCA - Potrò mandare dei messaggi sul nostro mondo?

VOCE - Previamente controllati, sì, ma non puoi rivelare la nostra esistenza o l’essenza del vostro viaggio. Capiamo l’esistenza di legami affettivi che preferite conservare. Ma capite anche che non vogliamo sconvolgere il naturale corso delle cose sulla Terra.

LUCA - Allora rimango.

CLAUDIO - Va… va bene. Io invece vi chiedo il permesso di andare.

VOCE - Come preferisci, anche se probabilmente te ne pentirai.

I fratelli si fissano per qualche secondo, per poi abbracciarsi. 
L'ennesima porta scorrevole si apre su un nero assoluto. Claudio accarezza la guancia di Luca e attraversa il varco. La porta si chiude alle sue spalle.

CLAUDIO (fuori scena): Argh!

Luca china la testa.
Cala il sipario.

FINE