L’INFINITO PAZZO
Monologo sghembo di
Nicola Di Vincenzo
Blog dell’autore:
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Come voi sapete nel teatro antico c’era quasi sempre un momento in cui l’autore si incontrava con il pubblico per parlare dei suoi lavori, della rappresentazione, e un po’ anche di se stesso,,,
Ora seguendo questa efficace e simpatica tradizione, dovrei parlare dell’Infinito, argomento difficile tanto è vero come voi avete già potuto leggere sul volantino è definito un’astrazione spaventosa.
L’aggettivo spaventoso deriva non tanto dalla complessità dell’argomento ma piuttosto da un nostro atteggiamento mentale che ci fa credere erroneamente che ciò che accade nel finito debba accadere anche nell’infinito, ora questo non sempre è vero: ciò che è vero per una donna non sempre é vero per un uomo e viceversa.
E’ facile notare che un insieme infinito è più ricco di un insieme finito perchè oltre a possedere dei sottoinsiemi finiti possiede anche dei sottoinsiemi infiniti: basti pensare all’insieme dei numeri naturali 1,2,3,4,... e l’insieme dei numeri pari 2.4.6.8,.... tutti e due infiniti anche se i numeri pari sono un sottoinsieme dei numeri naturali; ma addirittura gli studiosi ci dicono che la vera caratteristica di un insieme infinito è quella di possedere almeno un sottoinsieme che ha lo stesso numero degli elementi dell’intero insieme, relazione che negli insiemi finiti non si verifica mai. Il ragionamento mano a mano che andiamo avanti invece di semplificarsi diventa sempre più complesso ma anche più avvincente, ormai le sinapsi neuroniche si sono riscaldate a tal punto da poter affrontare con disinvoltura anche l’assoluto, l’ultima astrazione; se pensiamo all’assoluto come a un tipo di infinito, ci viene da dire che l’assoluto non è altro che un infinito in cui i suoi sottoinsiemi sono tutti infiniti, cioè l’assoluto non avrebbe sottoinsiemi finiti e non abbiamo nemmeno una parvenza di esempio.
A questo punto il pubblico potrebbe dire: a che pro tutto questo disquisire e sottilizzare per un concetto che concretamente forse non incontreremo mai?
La risposta non è semplice ma comunque noi proviamo a dire la nostra: il nostro teatro con i mezzi che gli sono propri: attori, coro, pubblico, testi, scenografia, luci, tende a una più equa ridistribuzione del sapere convinti che una equa cultura fra le persone e i popoli eliminerà i conflitti, le guerre, la miseria, lo sfruttamento.
La fonte di questo monologo sono degli appunti comparsi su internet di un soldato o soldatessa americano dislocato in Iraq 2006.
Gli appunti sono difficili da ordinare e da decifrare.
Per avere un’idea riportiamo la carta d’identità.
CARTA D’IDENTITA’
Genitori 2
Guerre 2
Pagina 6
Battaglie 7
Medaglie 1
Ferite 9
Torture 4
Cella 6
Peso 66
Altezza 170
TOTALE 273
più infinito
273
Dopo questo rompicapo; è saggezza proseguire con il coro...
Coro, 1° canto:
Mottetto: Alle-psallite cum-luia” della suola di Notre Dame ( XII-XIII sec.)
Pagina 6
(MONOLOGO) gsdafayf fbhfu ffsrw gkjhoh hero fiu yrtgb hgf sjgtòa gbjfg teru hfje fbjtò nhjhlo .....
To be or not to be. Questo è il problema:
mettere la bottiglia grande dentro la bottiglia piccola
introdurre la bottiglia grande dentro la bottiglia piccola
collocare la bottiglia grande dentro la bottiglia piccola
sistemare la bottiglia grande dentro la bottiglia piccola
mettere, introdurre, collocare, sistemare il grande nel piccolo
questo è il problema
Orizzonti infiniti:
l’infinito potenziale
l’infinito attuale
l’infinito discreto
l’infinito denso
l’infinito continuo
l’infinito numerabile.
Orizzonti astratti:
Aleph 0, Aleph 1, Aleph 2, Aleph 3, Aleph n
Orizzonti sognati:
una pecora, due pecore, tre pecore, quattro pecore, 100 pecore, 1000 pecore, 1.000.000 di pecore, eccetera, eccetera, eccetera.
Eccetera eccetera è il ritmo di fondo dell’infinito potenziale; questa tiritera è uno dei mezzi più potenti della nostra mente per creare nuove idee, ma nelle prigioni, contesti altamente irrazionali e disumani, lo stesso processo viene usato per trasformare i mal capitati in esseri senza identità, dispersi nel nulla: senza un proprio spazio e un proprio tempo: hanno annullato le nostre coscienze.
Ma io che cercavo nel sonno la sopravvivenza, nemmeno la classica tiritera del conteggio delle pecore mi faceva dormire, anzi, stranamente, le mie facoltà mentali invece di affievolirsi si illuminavano, si ingigantivano, infatti dopo diversi conteggi addirittura navigavo nell’infinito e con stupore scoprii che il coma terapeutico del prigioniero non è il sonno, ma l’infinito. Ma quale infinito: quello potenziale, quello attuale, quello denso, quello discreto, quello continuo... Da qui la ricerca del mio infinito: l’infinito delle mie domande.
Se consideriamo l’insieme dei numeri naturali senza le pecore: 1,2,3,4,5,6,7,... 100,... 1000 eccetera, eccetera come una realtà che si realizza passo passo nel tempo allora noi siamo nell’infinito potenziale, cioè nel divenire; mentre se noi consideriamo l’insieme dei numeri naturali come una realtà data, conclusa in se stessa, allora noi siamo nell’infinito attuale, attuale come una mela, una pera, un oggetto qualsiasi. Non c’ è da meravigliarsi se il concetto non è chiaro perchè Pitagora, Platone, Aristotele, Euclide, Archimede, Galileo che trattarono l’argomento non ne vennero a capo, ma gettarono le basi per le future soluzioni.
Aristotele e Euclide sostanzialmente dicono che l’infinito è possibile solo in potenza e non in atto, tanto è vero che Euclide elabora i cinque assiomi del suo famosissimo libro gli Elementi solo ricorrendo all’infinito potenziale. Galileo apre la via agli infiniti attuali notando che l’insieme dei numeri naturali 0,1,2,3... e l’insieme dei loro quadrati 0,1,4,9,... sono infiniti; quello dei quadrati pur essendo più piccolo contiene tanti numeri quanti sono i naturali perchè ad ogni naturale si può far corrispondere un quadrato e viceversa; questa è la via che seguirà Georg Cantor per classificare gli infiniti realizzando il paradiso degli infiniti.
Gli studi e le riflessioni di Aristotele, Euclide, Galileo e altri sull’infinito, vennero completati da Dedekind e Cantor che intorno al 1870 introdussero il concetto di infinito attuale, mediante il concetto di corrispondenza biunivoca ben evidenziato anche da Galileo. Ma anche con la consapevolezza dell’infinito attuale il sonno non veniva; si diceva in giro che non c’era da preoccuparsi perchè il sonno sarebbe arrivato con un altro tipo di infinito: l’infinito pazzo.
Solo per aver affermato che l’utilizzo della scienza per uccidere è un reato sono stata rinchiusa in una prigione militare in pieno deserto. Nella prigione per aver detto, en passant, che in base al diritto naturale mi spettavano delle ferie retribuite, fui sottoposto per conto delle forze armate a un test d’intelligenza invasivo. Mi opposi al test perchè provocava dolore, e al culmine della disperazione affermai che li avrei denunciati alle organizzazioni umanitarie: alla Mafia, al Mossad israeliano, all’FBI, alla CIA, e infine ai sommi M15, M16.
Mi rinchiusero in una cella di massimo isolamento, perchè secondo gli esperti io potrei essere una testimone inquietante dell’infinito attuale.
I militari hanno paura dell’infinito perchè il pensiero sull’infinito genera dubbi, contestazioni, conoscenza, ma soprattutto perchè rende gli esseri umani responsabili delle loro azioni, e ciò è in netto contrasto con la disciplina militare.
Cercavano l’infinito nel mio corpo con evidenza miopia attraverso le cause.
Ricerche inutili perchè nel ritornare dall’infinito al finito gli effetti finiti perdono il loro contatto con le cause, perchè le connessioni e i processi logici che dovrebbero essere rintracciati mediante il famoso principio causa-effetto vengono stirati, aggrovigliati, compressi e deformati in modo irreparabili.
Le idee relative alla libertà, al diritto, alla ricerca, alla tolleranza se vengono inserite con le relative risposte in contesti culturalmente più poveri facilmente degenerano in sistemi oppressevi, intolleranti, totalitari.
Il nuovo motto è: più sei brutto e più sei bello
più sei diverso e più sei bello
più sei strano e più sei bello
più sei deforme e più sei bello
La famiglia dei gobboni, canto veneto, 2° canto del coro
L’infinto nel finito crea nella mente un caos neuronico, provocato dalla presenza contemporanea di due ordini diversi: per noi il finito viene prima dell’infinito, ma nell’ordine delle cose l’infinito viene prima del finito.
A rimettere nel suo giusto posto il divino cioè l’infinito ci pensò Dedekind:
Un insieme si chiama infinito se è equipotente a una sua parte propria, nel caso contrario si chiama finito.
Dal libro “ Il finito e l’infinito “ di Dedekind
La definizione capovolge il nostro millenario comune modo di pensare dal finito all’infinito perchè si definisce il finito come un non-infinito, mentre prima si diceva che l’infinito era un non-finito.
Dopo questo capovolgimento del pensiero, che parte dall’infinito e non più dal finito, mi sottoposero a un lifting così light che mi fece meritare l’appellativo: la diva con gli occhi rossi.
Un martedì mattina, tra l’infinito e il finito, mentre stavo meditando sugli atti degli apostoli come San Pietro riuscì a uscire sano e salvo da una prigione sorvegliata e chiusa, mi trovai all’improvviso fuori dalla prigione.
“ Pietro dormiva in mezzo a due soldati, legato con due catene, mentre le sentinelle davanti alla porta facevano la guardia alla prigione. Ed ecco un angelo del Signore gli si avvicinò e una luce risplendente nella cella. L’angelo scosse Pietro ad un fianco e lo svegliò dicendogli: < Alzati, presto! >.
Le catene gli caddero dalle mani.
L’angelo gli disse: < Mettiti la cintura e legati i sandali > .
Così fece.
Poi gli dice: < Avvolgiti nel mantello e seguimi >.
E uscito lo seguiva, ma non si rendeva conto che era vero ciò che gli stava accadendo per mezzo dell’angelo: gli sembrava piuttosto di vedere una visione. Oltrepassato il primo posto di guardia e il secondo, vennero alla porta di ferro che metteva in città. Essa si aprì da sola davanti alloro. Uscirono si avviarono per una strada e improvvisamente l’angelo si dileguò da lui “ ( At 12, 6,11 )
In questo momento io penso che la mia liberazione non sia avvenuta per mezzo di un angelo, ma per il solo fatto che in un attimo riuscii a concepire e a comprendere il finito come realtà non-infinita; il che vorrebbe significare che se tu vedi un oggetto come realtà finita allora esso diventa uno spazio chiuso, mentre se concepisci un oggetto come un non-infinto allora esso diventa uno spazio aperto: da qui la mia liberazione.
Debbo anche dire che in questi giorni sul mio cellulare ho trovato il seguente messaggio inquietante: “ Non dimenticare che la guerra è l’arte dell’inganno “ (Sun Tzu VI secolo a.C. Cina) Il che potrebbe significare che io non ero in prigione ma ero fuori dalla prigione.
Mi addormentai morto nel deserto, e nel sonno mi apparve un infinito tenebroso, deforme, instabile, pauroso,, un ammasso di essiri deformi fra i quali con molta sorpresa notai Einstein, Fermi, Von Braun, e altri insigni: letterati, religiosi, comandanti.
La paura fu tale che i peli mi sollevarono il corpo; mi misi a correre come un pazzo, ma per venire fuori dalle tenebre non serve a niente correre, piuttosto occorre trovarsi un altro infinito, ma per trovare un altro infinito, la via non è semplice, occorre imparare a navigare e a pescare nell’infinito , che a loro volta dipendono dall’avere appreso l’essenza dell’assioma della libertà .
La libertà è difficile, perchè è un pensiero infinito, e l’infinito è un pensiero sui limiti e non il limite del pensiero.
L’assioma della libertà o della scelta dice: se c’è un cesto di mele, un cesto di pere, un cesto di arance, e ti è possibile scegliere una frutta da ogni cesto e disporle in un altro cesto allora tu già sei nell’interno dell’assioma della scelta, e precisamente all’inizio del tuo infinito: l’infinito delle tue domande.
L’assioma della scelta, che noi chiamiamo assioma della libertà, generalizza questa esperienza e dice: se hai una famiglia non vuota, di insiemi non vuoti, esiste un insieme che contiene un elemento di ciascun insieme della famiglia. ( Ernest Zermelo 1871- 1953 )
Dagli infiniti per scelta puoi realizzare altri infiniti personali.
Mediante l’assioma della scelta e il sacco-pentagonale-regolare-infinito si può con un po’ di intuito viaggiare e pescare nell’infinito, perchè il sacco-pentagonale-infinito è una rete così fitta che permette di affacciarsi oltre il sapere: negli spazi del dio dei vuoti.
Il Pentagono, figura infinita, non a caso è l’edificio simbolo delle forze armate USA che spaziano dovunque: portando le loro risposte.
IL PENTAGONO : figura infinita
Una figura infinita
Ogni pentagono contiene se stesso; la successione non ha nè un inizio e nè una fine.
Il dodecaedro è un solido formato da 12 pentagoni regolari quindi anch’esso un solido infinito. Con un dodecaedro si può realizzare uno spazio a curvatura negativa che osservato dall’interno da l’impressione di vivere in uno spazio cellulare formato da infiniti dodecaedri deformati da illusioni ottiche. La figura infinita pentagonale potrebbe filtrare il tempo per pescare in uno spazio senza tempo.
Pagina 28
Fdu bvhv fsgylo v hkc ... col sacco-pentagonale-infinito applicando l’assioma della scelta, partii alla ricerca del mio infinito. Al primo tentativo la sorte volle che dall’infinito al finito trassi un ricalcitrante ateo che nel finito è ateo ma nell’infinto è religioso, infatti nel salto si mise a blaterare: se è vero che il perfetto va con il perfetto e l’imperfetto va con l’imperfetto è normale ritenere che dio è formato da sei persone, perché il numero perfetto non è il tre, ma come dicono gli dei e i matematici è il numero sei.
Una volta assodato che il sei è il primo numero perfetto, e che il primo va con il primo, e il gobbo con il gobbo, e ricordando Parmenide che dice che l’Essere è unico, in quanto il molteplice implicherebbe il non essere, si deduce facilmente che se vogliamo un dio in sei persone, cioè sei in uno, è necessario che siano della stessa natura divina,, il che vorrebbe dire che dio contiene non sei ma infiniti altri dii, e ognuno di questi dii altri infiniti dii, il che vorrebbe dire che per ogni essere umano ci sono infiniti dii che lo stanno a guardare: l’uomo è l’attore degli dei che recita dio. Un dio con più dii interni conferma la tesi che nell’infinito l’interno ha più infiniti che l’esterno.
Ma il girovago ateo, che veniva dall’infinito, per crearsi nuove strade nel finito affermò che dio all’inizio era uno solo: il dio degli ebrei, ma poi venne il dio dei cristiani, e poi il dio dei musulmani.
Mi raccomando di non divagare troppo con questi dii;
Rricordati uomo che la parola credere non implica nessuna verità perchè è essa stessa la verità
Annota uomo che la parola credere non implica nessuna verità perchè è essa stessa la verità
Scrivi uomo che la parola credere non implica nessuna verità perchè è essa stessa la verità;
La verità è nel credere e non in ciò in cui uno crede
La verità è nella domanda
L’attore.
Su delle palme, da lontano, stavano a osservare, come inviati dell’ONU: Giunone, Mercurio, Venere, Minerva e altri dei, le mosse di questi nuovi dii solitari e strani: Javè, Dio, Allah: con sembianze femminili.
I tre atipici maschi mentre vagavano fra il Sahel e il deserto dicevano ad alta voce: tre infiniti non possono esistere,, in mezzo alla polvere sollevata dalle loro possenti voci scorsero uno strano essere che a riguardarlo era ancora più strano.
Didascalia: ( entrano i tre dii e mentre si sistemano sul palcoscenico: allineati, ravvicinati e rivolti verso il pubblico, guardano il Testo come per avere una spiegazione ... Chi è?)
I tre: Chi è ! ( guardano il Testo)
Testo: non dovete guardare me , ma dall’altra parte perchè da lì viene l’asino, riprovate
I tre: Chi è! ( Guardano dall’altra parte verso il Dio-asino e dopo averlo riconosciuto, gli rivolgono la domanda: Chi sei?)
I tre: chi sei ?
Dio-asino: Come chi sono! Io sono il dio della steppa
Allah: Sopportiamo, ma come ti chiami?
Dio-asino: Il nome non ha nessuna importanza, io sono il Dio-asino
Testo: senti asino non ti puoi presentare con le orecchie d’asino sotto il braccio, te le devi ficcare in testa . ( Con voce perentoria )
Dio-asino: così
Testo: così va bene adesso sei riconoscibile: sei asino; riproviamo tutto daccapo
I tre: Chi è ! ......... chi sei ?
Dio-asino: Come chi sono! Io sono il dio della steppa
Allah: Sopportiamo, ma come ti chiami?
Dio-asino: Io non mi chiamo , io sono il Dio-asino
I tre: non è possibile
Dio: Un dio asino! un dio non può essere asino! Un asino infinito è contro ogni regola: quante zampe dovrebbe avere?
( I tre mutamente si misero a ridere come degli invasati con gli occhi rivolti verso il basso )
Testo: girate le teste all’ insù, riprovate
( I tre: mutamente si misero a ridere come degli invasati con le teste in su )
Dio-asino: nel finito solo un asino può essere dio. Un dio infinito non può esistere, mentre un Dio-asino sì, perchè per ogni infinito esiste sempre un altro infinito più grande che in un certo senso annulla il dio precedente,, e non un asino più grande che annulla l’asino precedente. L’infinità non ha niente a che vedere con dio mentre l’asinità sì
Allah: Noi soli siamo eterni, infiniti, onniscienti, onnipotenti
Dio-asino: Ma non reali
Dio: Questo Asino è proprio asino, non distingue il vero dal falso,, sparisci se non vuoi che ti scuoiamo e ti lasciamo nudo: alla polvere, al sole, al freddo
Dio-asino: Non solo voi non mi potete spellare perchè io ho la pelle dura, ma addirittura voi, poveri illusi, non potete spellare nemmeno voi stessi
Javè: Ecco la sfida degli asini suicidi: i nuovi Kamikaze del vento divino
Dio: Bravo l’asino, con una fava-bomba vorrebbe prendere tre dii !
Dio-asino: La sfida vuole solo portarvi a riflettere sulla vostra sbandierata onnipotenza
Allah: E tu, villoso dio della steppa hai riflettuto sulla tua?
Dio-asino: Certo che ho riflettuto, io sono il Dio-asino, il dio degli spazi vuoti
Javè: Ma allora non solo sei asino, ma anche stupido. ( Con ironia Se un dio si suicida gli altri che dovrebbero fare?
Dio-asino: nel finito solo l’asinità porta a dio e non il ragionamento
Allah; Se tu sei un dio, visto che sei un asino, noi chi siamo?
Dio-asino: Semplici miraggi
Javè: chi l’ha detto? ( con gli occhi rivolti verso il basso come se cercasse una conferma nelle cose per terra )
Testo: gli occhi verso il cielo, ripeti
Javè: chi l’ha detto? ( Con gli occhi rivolti verso il cielo )
Dio-asino: Si vede che non leggete i quotidiani, dimenticavo voi siete anche onniscienti, l’ha detto Satana sul suo giornale “ L’INFERNO “
I tre: Chi?
Dio-asino: Satana il sommo teologo
Dio: Che cosa ha detto ?
Dio-asino: Ha detto: “ L’infinito di Dio è finito”
Dio: Non è possibile, perchè nell’inferno la parola dio non esiste e pertanto non è possibile non solo scriverlo, ma nemmeno pensarlo perchè l’Inferno è un luogo senza dio; il che significa che tu sei un imbroglione e pertanto devi essere castigato perchè hai sfidato dio.
I tre: adesso proviamo la tua resistenza, asino di palude ( Minacciosi)
Testo: non di palude, ma asino della steppa, ripetete l’azione investendo il Dio-asino con i fogli, spinte pugni, schiaffi, e sparite dietro le quinte
I tre: adesso proviamo la tua resistenza, asino di steppa ( Spinte e calci e spariscono dietro le quinte; voci sfasate e borbottii)
Testo: (rivolto al pubblico ) scoppiò una tale rissa, che un cammelliere scroccone ben nascosto su una palma non poté fare a meno di esclamare:
Cammelliere: “ Vergognatevi! tre contro uno... come avete fatto a perdere “.
Testo: non puoi venire da dietro le quinte, devi scendere dalla palma
Cammelliere: qui non c’è nessuna palma
Testo: si poteva provare con una fune a scendere dall’alto, così non va bene
Cammelliere: che facciamo? ( rivolto verso il Testo)
Testo: è vero che stiamo nell’interno di un monologo, ma è un monologo sghembo che non annulla del tutto la scenografia
Cammelliere: ma tu chi sei ?
Testo: Io sono il testo, e devo pur essere rispettato
Cammelliere: Ah! un altro dio, il dio dell’inchiostro, ( con ironia il dio nero!
Testo: una pioggia salutare inondò il deserto; gli osservatori dell’ONU increduli e bagnati salirono sull’Olimpo e riferirono al sommo Giove: Javè, Dio, Allah, e il Dio-asino sono dei falsi dii, non sono dei, non esistono, è stato uno scherzo del deserto: un miraggio: ombre colorate. Il cammelliere scroccone annotò sull’arida sabbia:
Cammelliere:
In nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole
a) i datteri non sono infiniti
b) gli dei non sono infiniti
c) un solo dattero non serve a niente
d) un solo dio non risolve niente
e) l’unico infinito auspicabile è: l’infinito dei datteri
f) i datteri sono finiti
La cultura è insopportabile ( Butta il testo verso il pubblico)
L’attore.
Dopo questi eventi la terra fu inondata da una pioggia di ambigui ragionamenti.
L’ateo oracolando affermò che la parola in-finito non significa stare nell’infinito ma bensì dentro il finito, una persona che sta in-casa non significa che sta fuori casa ma bensì dentro casa, il che significa che l’infinito è nel finito.
I vari infiniti temporali, spaziali, attuali, non possono esistere perchè sarebbero delle evidenti contraddizioni del concetto infinito in quanto verrebbero a limitarlo. Il vero infinito quello attuale potrebbe esistere solo a livello dello zero assoluto: a meno 273 gradi centigradi, perchè a quella temperatura tutto è fermo come nell’infinito attuale: luogo ideale dell’infinito potenziale. L’essenza dell’infinito attuale è la stacità, l’immobilità, il freddo assoluto.
I Maghi, della cabala del lotto, affermarono che siccome i giorni di un mese non sono mai inferiori a vent’otto si arguisce facilmente che anche il 28 è un numero perfetto, il che significa che deve essere rispettato, onorato e giocato come il sei; il 28 e il 6 devono essere giocati ogni mese obbligatoriamente.
I sindacati affermarono che si doveva lavorare solo il VI e il XXVIII giorno di ogni mese, perchè solo il perfetto va rispettato.
La setta dei veggenti industriali attaccò la suddetta teoria sostenendo che la matematica non è una preghiera ma solo un semplice ed efficace linguaggio, infatti Galileo rilevò molto tempo fa, che la natura è scritta in simboli matematici, ma non disse mai che dio è un numero, pertanto il 6 e il 28 non possono essere giorni di riposo o giorni di preghiera, ma giorni di lavoro come tutti gli altri giorni del mese.
Nel teatro-religioso, di XXX...X, gli attori affermarono che siccome molte religioni ritengono che solo il tre è un numero perfetto si deve dedurre che, siccome le religioni sono infallibili perché se fosse diversamente sarebbero delle filosofie e come tali potrebbero venire ad insegnare ai loro fedeli l’errore, il che sarebbe in contraddizione con la missione e il privilegio delle religioni, si deve dedurre che il 6 e il 28 sono semplici simboli pubblicitari del tre, infatti si potrebbe dire che sono dei multipli del tre, il che significa che in loro non c’è la perfezione, ma con una presenza ingannevole parlano della perfezione del tre. Che il 6 è un multiplo di tre è evidente: 6=2*3, mentre per il 28 basta sottrarre 2 dall’8 ( 28 , 8-2 = 6 ) per ritornare al 6.
Da dietro le quinte alcuni sussurrano che dalle religioni infallibili potrebbero discendere contemporaneamente A e non A, nasce: il mistero.
Dal mistero nasce il vuoto mentale.
Dal vuoto mentale nascono i mostri: i draghi, le streghe, le fate, i diavoli, l’inferno, il paradiso, dio, il peccato: i vuoti del vuoto.
Il mistero è un sacco vuoto, e dentro questi sacchi vuoti dei paranoici rinchiusero ad arte gli antichi e i nuovi dii dando luogo al celeberrimo mistero: il vuoto si fece parola e la parola carta.
Le attrici risucchiate dalla ridda delle argomentazioni, in fretta e furia calando il sipario annunciarono l’ultimo mistero:
i biscotti divini non contengono il divino.
Ormai la cultura attuale si è spostata fra i fornelli, le pietanze, le ricette, le porchette, le sagre; l’organo di riferimento del pensiero non è più la mente, ma il gusto: il gusto di mangiare, il gusto di bere, il gusto di cucinare,,, e noi per non essere da meno vi presentiamo una ricetta che viene dal Medioevo: la frittura vegetariana.
IN MONDO VISIONE
FRITTURA VEGETARIANA
Ingredienti:
1 cipolla
1 melanzana piccola
1 ciuffetto di salvia
1 ciuffetto di basilico
2 patate
2 fiori di zucca
2 foglie di borragine
2 bicchieri di vino bianco
4 foglie di lattughe
Farina di frumento, sale e olio extravergine d’oliva ( gentile di Chieti )
Preparazione.
Il giorno precedente impastare la farina, l’olio, il vino e il sale per ottenere una pastella morbida: tipo miele; mettere a riposare in frigorifero.
Il giorno dopo, poco prima della frittura, pulire, tagliare le verdure e tuffarle nella pastella.
Friggere in abbondante olio.
I quantitativi dipenderanno dall’appetito.
Pagina 496
Un martedì mattina l’ateo scoppiò dando alla luce un corvo nero... dal corvo nero risalii agli animali antichi, dagli animali all’anima, dall’anima agli insiemi infiniti, all’assioma della scelta, agli infiniti di Leopardi, agli infiniti che contengono se stessi in se stessi, al corvo che parla:
Corvo: “ Imbecille! il segreto della vita è nel nero”
Imbecille a me , tu che sei nero!
Corvo: “ Stolto! la verità sta nell’errore “
A questa provocazione non ci vidi più, ritornai sui testi classici: Aristotele, Euclide, Plauto, Cristo, Galileo, Manzoni, Prigogine e cominciai a riesaminarli alla luce del nuovo suggerimento: l’errore. Mi accorsi, con stupore, che questi autori ai bordi delle loro strade culturali avevano lasciato cumuli di materiali indecifrabili,, spinto dalla curiosità mi misi a scartocciare e a catalogare quei resti, e dopo diversi anni di studio, indice del mio alto quoziente intellettivo, mi accorsi con stupore che quegli scarti appartenevano tutti allo stesso tipo di robaccia: erano ammassi di errori per fortuna non radioattivi.
Aiutata dall’entropia mi accorsi che gli errori per la loro eccezionalità sono a bassa entropia il che significa che sono eventi molto più ricchi di informazioni che non gli non-errori, e di conseguenza molto più complessi e difficili da trattare che i non-errori, e capii anche che furono scartati per la loro alta complessità e non perchè erano errori.
Scoprii che le vie del sapere dei non-errori sono nel contesto culturale quelle più comode, pianeggianti, senza curve, vie con un bassissimo grado di informazione.
A favore dei classici è da dire, che è vero che rifiutarono di trattare gli errori ma ne sentirono a tal punto il fascino da introdurli nei loro scritti sotto falsi nomi: scherzi, frottole, balle, menzogne, sofismi, eresie, scomuniche, miracoli, antinomie, tutto questo per non riconoscere agli errori la loro giusta dignità.
Dall’analisi degli errori mi accorsi che l’errore non appartiene alla negazione ma alle affermazioni: la donna non è un uomo.
L’errore che si ripresenta spesso sta a significare che il simbolismo o il linguaggio che utilizziamo non sono più idonei a trattare la realtà sottostante.
L’errore è una crepa , una nuova finestra della realtà di cui avverti la presenza, nelle strutture portanti del pensiero dominante: l’errore è tutto.
A questo punto le attrici alzarono il sipario e dissero:
l’uomo è l’unico errore vivente.
L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
( Giacomo Leopardi 1798-1837)
Blog dell’autore:
a questo punto per risollevare il morale distribuiremo delle bustine di zucchero anche se è doveroso ricordare che Leopardi per quanto era corto e malfatto resta sempre divino conforme a quando stavamo dicendo che il divino si frantuma nel finito.
L’Infinito è strutturato su due infiniti potenziali; uno spaziale: ma sedendo e mirando, interminati / spazi ...; e uno temporale: e mi sovvien l’eterno / e le morti stagioni...
L’Infinito è diviso in due blocchi uguali dal punto centrale dell’ottavo verso.
Prima del punto centrale abbiamo l’infinito potenziale spaziale e dopo l’infinito potenziale temporale. Il tempo e lo spazio sono considerati come coordinate neutre della realtà. Nella fisica attuale lo spazio e il tempo non sono più indipendenti dalla realtà ma reagiscono con la materia come qualsiasi altro oggetto.
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Un martedì mattina il corvo nero scoppiò dando alla luce una donna pelosa che aveva studiato con gli animali al tempo dei briganti… Diceva che ai suoi tempi i briganti non erano briganti e che i ladri non erano ladri, solo gli animali erano animali.
Prima di addentrarmi nel labirinto dei racconti della donna pelosa, debbo dirvi, come voi fra poco constaterete, che il linguaggio di questa donna anche se è dura è molto significativa come quello degli animali: porco, cane, mulo: in quel tempo erano gli unici esseri che parlavano.
Quando d’inverno il fuoco era poco e il freddo bussava alla porta, allora mia nonna iniziava i suoi racconti incredibili.
Per amore della famiglia: il dio Crono, il signore dell’universo, divorava i figli appena nati per paura di perdere il trono.
Atene: tre farabutti di cui non riportiamo i nomi, uccise Socrate
Roma: il generale Claudio Marcello seconda guerra punica, uccise Archimede
La chiesa: il papa Gregorio IX nell’anno 1231 istituì l’inquisizione, per rischiarare le tenebre bruciò una mandria di pecore, pardon di donne.
A questo punto prima di proseguire qualcuno giustamente si potrebbe chiedere, ma perché vuoi raccontare i racconti di tua nonna, e non quelli della donna pelosa? La risposta, forse, la potremmo trovare fra le analogie, o anche perchè mia nonna teneva il pelo sul petto.
Dunque, da quando il mondo è mondo, si racconta non solo per farsi compagnia, ma anche per trovare nuovi amici.
Dicevamo che quando la neve turbinava, e le strade erano bloccate, in cella le favole diventavano realtà.
Ma se il fuoco era poco, e in quel tempo la legna spesso scarseggiava, i racconti diventavano strani, incomprensibili, irritanti.
Gli amici: fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.
Gli amici Matteo e Luca fecero di tutto, in buona fede, per far discendere Cristo dal re Davide tramite Giuseppe, lavoro inutile in quanto Giuseppe non era il padre di Cristo, ma involontariamente peggiorarono la situazione perchè il re Davide era anche un assassino.
Il re Davide per possedere liberamente la bella Betsabea le fece uccidere il marito: Uria.
“ Davide scrisse una lettera a Gioab e la mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: < Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura, poi ritiratevi da lui, perchè sia colpito e muoia > < così sono morti alcuni servi del re ed è morto anche il tuo servo Uria l’Hittita“
(2 Samuele11)
I pacifisti.
Per paura della pace uno spaurito gruppetto di premi nobel: Fermi, Oppenheimer, Einstein, ferventi pacifisti e paladini della libertà realizzarono con cura e amore la prima bomba atomica, e il libertario Truman per paura dei bimbi, delle donne, dei vecchi, delle persone disarmate, e di un conflitto ormai alla fine, un bel mattino fece calare il primo ordigno nucleare su Hiroshima.
In quel giorno si levò un gran pianto di innocenti.
I fanatici del potere.
Roma: il generale Scipione Emiliano, adottò lo sterminio di massa contro Cartagine nella terza guerra punica 149-146 a.C.
La Germania: i nazisti, adottò lo sterminio di massa nella seconda guerra mondiale contro gli ebrei, zingari, omosessuali, andicappati.
Gli egoisti
Noi per evitare i crudi racconti delle guerre di sterminio del sanguinario capo dei tartari Gengis Khan, delle crociate, il genocidio degli Indiani d’America, e gli stermini nei paesi comunisti: Stalin, Tito, Mao,...
Offrivamo alla nonna un buon bicchiere di vino cotto.
Non siamo riusciti mai a capire il perché, ma di fronte al vino cotto, la nonna immediatamente passava dagli stermini di massa alla poesia delle formule matematiche, disegnate con il carbone, che per incanto apparivano sui mattoni del focolare insieme alle scintille della legna verde.
La formula più popolare di tutta la matematica, diceva mia nonna, è quella di Einstein, che esprime l’equivalenza fra la massa e l’energia:
E = MC^2.
Dovete sapere che l’io di una formula, spesso identificato con la sua verità, è un mistero insondabile e non definibile in quanto trascende la sua realtà.
Le attrici.
Le attrici andando via dissero: meglio una formula sbagliata che una bomba esatta.
Le tenebre della sharia
Donne ascoltate:
Dovete stare sempre dentro casa
Se uscite dovete essere accompagnato da un uomo
Non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza
Quando uscite dovete indossare il burqa
Non dovete parlare se non per rispondere
Non dovete guardare negli occhi gli uomini
Non dovete ridere in pubblico
Per ogni infrazione sarete bastonate
Non dovete dipingervi le unghie; in caso contrario vi sarà tagliato un dito
Alle donne è proibito frequentare la scuola
Alle donne è proibito lavorare
Se vi renderete colpevoli di adulterio, sarete lapidate
(Parte riferita alle donne: volantino talebano 1996 distribuito a Kabul )
Le donne
Le donne andando via dissero: siamo contro ogni fanatismo: religioso, politico, tecnologico, razionale o di altro tipo, ma andando via non chiusero la porta
La porta aperta.
La porta aperta fece entrare una nuova antica parola: DEMOCRAZIA
DEMOCRAZIA
Tucidide 460-395 a.C. La guerra del Peloponneso;
Elogio di Pericle alla democrazia.
“ Noi abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini, e non solo non imitiamo gli altri, ma anzi siamo noi stessi di esempio a qualcuno.
Quanto al nome, essa è chiamata DEMOCRAZIA, perchè è amministrata non già per il bene di poche persone, bensì di una cerchia più vasta: ma di fronte alle leggi tutti nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e secondo la considerazione di cui uno gode, poichè in qualche campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito viene preferito nelle cariche pubbliche; nè, d’altra parte, la povertà, se uno è in grado di fare qualche cosa di utile alla città, gli è di impedimento per l’oscura sua posizione sociale.
Noi che serenamente trattiamo i nostri affari privati, quando si tratta degli interessi pubblici abbiamo un’incredibile paura di scendere nell’illegalità: siamo obbedienti a quanti si succedono al governo, ossequienti alle leggi e tra esse in modo speciale a quelle che sono a tutela di chi subisce ingiustizie, e a quelle che, pur non trovandosi scritte in alcuna tavola, portano per universale consenso il disonore a chi non le rispetta “
Un martedì mattina la donna pelosa scoppiò dando alla luce un grillo il quarto elemento del mio infinito: un ateo, un corvo nero, una donna pelosa, un grillo...
Ultimo canto del coro:
Frottola a quattro voci: “ El grillo è buon cantore ”
di Josquin des Pres ( 1450-1521)
( Volantino da distribuire all’entrata del teatro )
L’infinito pazzo
L’infinito è un’astrazione spaventosa David Hilbert ( 1862-1943)
Si presenta spesso il caso che vengano confusi tra di loro... i concetti di infinito potenziale e di infinito attuale, malgrado la loro differenza essenziale... Il primo denota una grandezza variabile finita, che cresce al di là di ogni limite finito; il secondo ha come suo significato un quanto costante, fisso in sé, tuttavia posto al di là di ogni grandezza finita.
Avviene un’altra frequente confusione con lo scambio tra le due forme dell’infinito attuale, e precisamente quando si mettono insieme il transfinito e l’assoluto, mentre questi due concetti sono rigorosamente separati, in quanto il primo è relativo a un infinito attuale, sì, ma ancora accrescibile, il secondo (a un infinito) non accrescibile e pertanto non determinabile matematicamente.
Georg Cantor (1845-1918)
Il coro, maestro Giovanni de Nobile, eseguirà della Scuola di Notre Dame ( XII-XIII sec.) “ Alle-psallite cum-luia” Mottetto, e di Josquin des Pres ( 1450-1521) “ El grillo è buon cantore “ Frottola a quattro voci miste.
Frittura vegetariana
Ingredienti:
1 cipolla
1 melanzana
1 ciuffetto si salvia
1 ciuffetto di basilico
2 patate
2 fiori di zucca
2 foglie di borragine
2 bicchieri di vino bianco
4 foglie di lattughe
Farina di frumento, sale e olio extravergine d’oliva: gentile di Chieti
Preparazione
Il giorno precedente impastare la farina, l’olio, il vino e il sale per ottenere una pastella morbida: tipo miele; mettere a riposare in frigorifero.
Il giorno dopo, poco prima della frittura, pulire, tagliare le verdure e tuffarle nella pastella.
Friggere in abbondante olio.
I quantitativi dipenderanno dall’appetito.
FINE