LEZIONI DI TEATRO

di

Alberto Di Matteo


Personaggi:

Massimo 1
Massimo 2


Scena: una stanza con una scrivania piena di fogli, fascicoli, oggetti; alcune sedie; alle pareti manifesti con slogan e parole d’ordine a caratteri cubitali. Rumori da fuori scena.


SCENA 1


(Massimo 1, in giacca e cravatta, è in piedi con il cellulare all’orecchio, ma non parla, forse ascolta: ogni tanto si lascia scappare un cenno e un suono d’assenso. Massimo 2 è seduto vicino al tavolo e aspetta. Massimo 1 fa qualche passo senza una direzione precisa. Dopo un po’ riattacca, appoggia il cellulare sulla scrivania e sembra cercare qualcosa).

MASSIMO 1 Scusi ma… (Pausa) la situazione è grave… Ora magari lo spengo. Diceva?
MASSIMO 2 Ci possiamo dare del tu?… Mio padre e tuo padre si conoscono da molto tempo, ti ricordi? Abbiamo lo stesso nome. 
MASSIMO 1 Davvero? Massimo?
MASSIMO 2 Appunto. E una volta ci si dava del tu.
MASSIMO 1 (distratto) Ah, già. Certo…

(Pausa).

MASSIMO 2 Stavo dicendo che, non so se lo sai, io mi occupo di teatro da vent’anni, cioè… da professionista. Sono attore, autore, regista, insegnante… di teatro. Abbiamo una compagnia e una scuola per attori. Siamo là al Teatro dell’Arco. Il nostro nome è…

(Pausa).

MASSIMO 1 Che c’è?
MASSIMO 2 Niente.
MASSIMO 1 Insomma: perché lei è qui?
MASSIMO 2 Lei chi?

(Con un gesto MASSIMO 1 indica MASSIMO 2).

MASSIMO 2 Abbiamo detto che ci diamo del tu, Massimo.
MASSIMO 1 Ah, sì… Massimo. 
MASSIMO 2 Sono venuto per… non sono qui per avere una raccomandazione. E neanche per cercare un protettore politico. Non è nel mio carattere… neanche nel tuo, credo (Pausa). Ora mi rendo perfettamente conto che ci sono problemi ben più gravi…
MASSIMO 1 (interrompendolo) Viviamo un momento di grande confusione. Il paese sta attraversando un periodo… non facile. Le persone non sanno se arriveranno alla fine del mese. E poi questa guerra che da un momento all’altro… molta gente vive al di sotto della soglia di povertà… il degrado nelle famiglie, nelle scuole… non c’è più… non c’è più un qualcosa che... c’è il vuoto, il nulla... il senso e la ragione si perdono davanti a questi nuovi fenomeni che non riusciamo a… la stessa sopravvivenza è diventata difficile. (Accennando al fuori scena) Senti?

(Entrambi si mettono in ascolto).

MASSIMO 2 Non sento niente.
MASSIMO 1 Sono vicini. Sono dappertutto ormai.
MASSIMO 2 Io non sento niente.
MASSIMO 1 Più vicini di quello che credi.

(Pausa).

MASSIMO 2 Già. Però per quel finanziamento… se si potesse sbloccare. Sai, per noi è una questione di vita o di morte…
MASSIMO 1 (interrompendolo) Questione di vita o di morte?! Dice: questione di vita… Qui non sappiamo se domani riusciremo a pagare gli stipendi ai lavoratori! Qui ci sono famiglie che non sanno che futuro dare ai loro figli. Qui ci sono persone… i laureati, la classe media, dico: la classe media, che non ha prospettive. Le più grandi industrie del paese chiudono, falliscono… E poi questa paura, questa paura in strada, nelle piazze, nei palazzi, nei luoghi di lavoro, nei bar, nei circoli. Sì, paura… ormai non si sa più di cosa, ma paura. Caro amico, prima preoccupiamoci di queste cose, prima. Poi, solo in un secondo momento, viene il teatro, l’arte, la cultura… Dopo!

(Pausa. MASSIMO 2 si alza).

MASSIMO 2 Va bene, scusami se ti ho disturbato…
MASSIMO 1 Non c’è rimasto più nessuno. Ora tocca a te, mi hanno detto.
MASSIMO 2 Come?
MASSIMO 1 La situazione è grave. E io mi devo candidare. Tocca a me. Mi presento alle elezioni. 

(Pausa).

MASSIMO 1 Lei si interessa di teatro, ha detto?
MASSIMO 2 Lei chi? Sì, faccio teatro.
MASSIMO 1 E insegna anche?
MASSIMO 2 L’ho detto prima.
MASSIMO 1 Mi faccia capire: lei insegna alle persone a recitare, giusto? Bene, le faccio una proposta. Io ho bisogno di una persona competente, professionale che insegni a parlare bene, a muoversi, a gesticolare… insomma, a stare in scena, davanti al pubblico…
MASSIMO 2 A chi?

(Pausa).

MASSIMO 2 Un attore? 
MASSIMO 1 Non proprio. Diciamo che è una persona che vuole migliorare la propria immagine. Non che abbia una cattiva immagine, non che non sappia parlare in pubblico. E’ un uomo pieno di capacità e… comunque il teatro non c’entra niente, non è un attore.
MASSIMO 2 E allora che mestiere fa?
MASSIMO 1 Troppe domande.
MASSIMO 2 Io ho bisogno di saperlo per…
MASSIMO 1 Diciamo che è una persona… come definirla? Onesta, nella media… istruita, con una lunga esperienza alle spalle, che ha bisogno di arricchire il proprio bagaglio di… modalità strategiche, di strumenti comunicativi, chiaro?
MASSIMO 2 No.
MASSIMO 1 E va bene: sono io. Quella persona sono io. Per la campagna elettorale ho bisogno di lezioni di recitazione. Naturalmente te lo chiedo in via amichevole, visto che mio padre conosce il tuo e siamo quasi compagni d’infanzia, caro… Massimo. Si tratta di un lavoro, un lavoro a tutti gli effetti. Ma non posso pagarti. Per te, però, può essere interessante perché ti puoi fare un’esperienza in un campo diverso da quello solito. E’ un investimento. Ecco: consideralo un investimento. E poi, come si dice, da cosa nasce cosa… Ah, ti chiedo anche la massima discrezione: questo deve rimanere un segreto fra te e me, nessuno lo deve sapere, neanche tua moglie, neanche tua madre! D’accordo?

(Pausa).

MASSIMO 2 Sì, però…

(MASSIMO 1 tende la mano a MASSIMO 2, che esita a stringerla).

MASSIMO 2 Per quel finanziamento?
MASSIMO 1 Vedremo, vedremo.

(MASSIMO 1 afferra la mano di MASSIMO 2 e la stringe vigorosamente).

MASSIMO 1 Ah, un’ultima cosa, Massimo: non è che voglio che mi insegni a fingere. Ci mancherebbe! Io voglio essere me stesso.
MASSIMO 2 Che vuol dire?

(Musica. Si abbassano le luci).

SCENA 2


(MASSIMO 1 è in proscenio, in piedi, con la faccia rivolta verso la platea. MASSIMO 2 è accanto a lui e lo sta guardando).

MASSIMO 2 Oggi lavoriamo sul tema dell’Altro.
MASSIMO 1 L’altro chi?
MASSIMO 2 E’ un concetto, un’idea, vuole significare… tutto ciò che è altro da te, chiaro?
MASSIMO 1 No.

(Pausa).

MASSIMO 2 Per esempio, guardali bene, Massimo. (Indica verso la platea)
MASSIMO 1 Guardali chi?
MASSIMO 2 Immagina. Fra poco tu parlerai e loro ti ascolteranno. Sono venuti per questo, per ascoltarti. Chi sono? Alcuni li conosci, altri no. Tutti però sanno chi sei. Cosa pensano di te? Come ti vedono? E in questo preciso momento cosa passa nelle loro teste? Tu devi avere un’idea prima di cominciare. Ti devi essere fatto un’idea. Su, provaci, vai a ruota libera, quello che ti viene…

(Pausa. MASSIMO 1 esita. Con un gesto Massimo 2 lo incita ad andare avanti. Massimo 1 allora guarda fisso davanti a sé).

MASSIMO 1 Mi odiano. Mi odiano tutti. Se potessero mi darebbero una coltellata nella schiena. Però io servo. E loro servono a me. Non vedi come mi guardano male? Non mi fido, non mi fido di nessuno di loro. Da un momento all’altro possono dire qualcosa contro di me. 
MASSIMO 2 Sei sicuro? Magari i tuoi compagni di partito…
MASSIMO 1 Anche i compagni di partito. Di certo stanno tramando contro di me.
MASSIMO 2 Ma come fai a dirlo? Sono compagni, amici…
MASSIMO 1 Amici!? Non ci sono amici in questo posto e in questo tempo. Fuori c’è una guerra all’ultimo sangue. Le persone sono spiate, controllate, schedate. Cammini per la strada e sono pronti a saltarti addosso. Mi seguono, sono sicuro. Qualcuno mi segue per strada e un giorno o l’altro… Io non posso sbagliare. Fai un errore, anche un piccolo errore, e ti mordono, ti sbranano come cani arrabbiati. L’unica cosa da fare è non scoprirsi, stare nell’ombra, pronti a saltare. Oppure arrivare prima: prendere il potere e menare, battere, picchiare forte, prima che lo facciano loro.
MASSIMO 2 Hai paura?
MASSIMO 1 Io non ho detto questo.
MASSIMO 2 Però magari un po’… 
MASSIMO 1 (alterato) Io non l’ho detto! 

(Silenzio).

MASSIMO 2 Va bene. Ora un po’ di domande e risposte.
MASSIMO 1 No. Niente domande. Faccio il discorso.
MASSIMO 2 E come fai se ti trovi in una conferenza stampa? Oppure in un faccia a faccia, in un dibattito…?
MASSIMO 1 Non faremo dibattiti.
MASSIMO 2 Perché?
MASSIMO 1 Troppi imprevisti. 
MASSIMO 2 Ma la politica è dialogo, è… dialettica, confronto di idee, incontro-scontro. Non so se mi spiego…
MASSIMO 1 No, non ti spieghi. Niente domande. (Pausa) Va bene, sì: facciamo domande e risposte.

(Pausa).

MASSIMO 2 Ti faccio la prima. Ascoltami bene: (assumendo il tono dell’intervistatore) ci può dire chi sono i suoi elettori, i suoi sostenitori e soprattutto i suoi finanziatori? 
MASSIMO 1 Non ho capito bene. Mi può ripetere…
MASSIMO 2 Ehi! Con me questi trucchi non funzionano.
MASSIMO 1 Me li dovresti insegnare tu, questi trucchi.
MASSIMO 2 (offeso) Io non insegno trucchi. Io insegno teatro!
MASSIMO 1 Va bene, scusami. Ti chiedo scusa. Scusa.
MASSIMO 2 Andiamo avanti. Vediamo questa: (assumendo di nuovo il tono dell’intervistatore) cosa intende fare per assicurare finanziamenti trasparenti alla politica e ai partiti?

(Pausa).

MASSIMO 2 Dai, devi rispondere subito. Il contraddittorio è così. Dai, veloce!
MASSIMO 1 Cosa rispondo?
MASSIMO 2 Così… di getto.
MASSIMO 1 Io sono abituato a pensare prima di rispondere.
MASSIMO 2 Questo è il guaio: pensi troppo, sei cerebrale. Non pensare. 
MASSIMO 1 Ma devo pensare a quello che sto dicendo!
MASSIMO 2 Certo. Voglio dire: usa il pensiero analogico, cioè vai per associazione di idee. Di’ la prima cosa che associ al concetto principale della domanda. E’ un’intuizione, un lampo, un flash che viene alla mente così, all’improvviso. Te lo dico in un altro modo: pensa con il corpo. Eh? 

(Pausa).

MASSIMO 2 Passiamo alla prossima: (con il tono da intervistatore) cosa pensa dei nostri servizi segreti?
MASSIMO 1 (assumendo il tono dell’intervistato) Penso che… che i nostri servizi segreti… hanno sempre, in ogni occasione servito… fedelmente… No, fedelmente no.
MASSIMO 2 Perché no?
MASSIMO 1 I cani sono fedeli, chi è fedele non è molto intelligente.
MASSIMO 2 Allora “lealmente, servito lealmente”.
MASSIMO 1 No, troppo usato. “Devotamente… servito devotamente”
MASSIMO 2 Troppo religioso. Così si incazzano i cattolici. Costantemente?
MASSIMO 1 Non mi piace: si può essere costanti, ma per niente convinti di quello che si fa.
MASSIMO 2 Convintamente? No, è brutto.
MASSIMO 1 Fidatamente?
MASSIMO 2 Si usa “fidatamente”?
MASSIMO 1 Boh!
MASSIMO 2 Schiettamente: “servito schiettamente”.
MASSIMO 1 Sì, il vino è schietto! Sinceramente?
MASSIMO 2 Sincero è un amico. Onestamente?
MASSIMO 1 Virtuosamente?
MASSIMO 2 Probamente?
MASSIMO 1 Legittimamente?
MASSIMO 2 Democraticamente?
MASSIMO 1 Equamente?
MASSIMO 2 Trasparentemente?
MASSIMO 1 Pulitamente?
MASSIMO 2 Lucidamente?
MASSIMO 1 Chiaramente?
MASSIMO 2 Limpidamente?
MASSIMO 1 Limpidamente?
MASSIMO 2 Sì, limpidamente.
MASSIMO 1 Va bene, mi piace. (assumendo di nuovo il tono dell’intervistato) Allora, per tornare alla domanda, penso che i nostri servizi segreti hanno sempre, in ogni occasione servito limpidamente lo Stato e… un momento… no, non si può.
MASSIMO 2 Che c’è?
MASSIMO 1 Questo non lo posso dire, non è vero.
MASSIMO 2 Cosa?
MASSIMO 1 Questo, cazzo! I servizi segreti non hanno sempre servito limpidamente… Come faccio? Che dico?
MASSIMO 2 …. Se non è vero, dillo come se fosse vero.
MASSIMO 1 Come se?
MASSIMO 2 Come se fosse vero. Il teatro è questo, no? Cose che sembrano vere, e infatti non lo sono, ma è come se fossero vere. Dai, passiamo alla prossima.
MASSIMO 1 Aspetta, fammi pensare. Come se…
MASSIMO 2 Non hai tutto questo tempo.
MASSIMO 1 (autoritario) Sta’ zitto. Sì che ce l’ho

(Pausa. Massimo 2 prende dal tavolo dei foglietti e comincia a leggerli ad alta voce).

MASSIMO 2 (con il tono dell’intervistatore) Quali sono le misure che intende proporre per combattere il lavoro nero, il lavoro sottopagato, il lavoro precario senza domani, il lavoro senza misure di sicurezza? Come far sì che non ci siano più morti sul lavoro?

(Silenzio).

MASSIMO 2 E per lo sfruttamento minorile, la pedofilìa, la violenza nei confronti dei bambini? Per i nostri figli…? 

(Silenzio).

MASSIMO 2 E per la scuola? L’università… Per il futuro dei giovani?

(Silenzio).

MASSIMO 2 E per gli ospedali? Le lunghe liste d’attesa…

(Silenzio).

MASSIMO 2 E i rifiuti, l’inquinamento, l’effetto serra, le catastrofi ecologiche, i mutamenti climatici?


(Silenzio).

MASSIMO 2 E per la sicurezza? Le organizzazioni criminali, che fanno milioni con la droga, la tratta delle prostitute, dei clandestini, il traffico delle armi… 

(Silenzio).

MASSIMO 2 Rispondi, brutto bastardo! Che cazzo fai? Di’ qualcosa…

(Senza troppo rendersi conto, MASSIMO 2 getta via i foglietti e afferra l’altro per la giacca, scuotendolo violentemente. Ma si ferma quasi subito e lo lascia. Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 3


(MASSIMO 1 è in proscenio e ha dei fogli in mano. MASSIMO 2 è di lato e sta squadrando l’altro da capo a piedi, un po’ a distanza).

MASSIMO 2 Oggi lavoriamo sul non verbale. Che è importante anche quello. Anzi, forse di più… Vediamo i gesti, i movimenti e le posture senza le parole. Per esempio, quando fai un discorso in pubblico…?

(Sguardo interrogativo di Massimo 1). 

MASSIMO 2 Come ti metti? Fammi vedere…

(MASSIMO 1 china la testa sui fogli come a leggere il suo discorso).

MASSIMO 2 Sempre così? Ogni tanto alza la testa e guarda il pubblico! Altrimenti ti chiudi, ti rinchiudi…

(MASSIMO 1 alza la testa e guarda il pubblico). 

MASSIMO 2 Bene. Così va meglio: è come se tu indirizzassi con lo sguardo ogni singola parola verso ogni singolo spettatore… Non stare così, con i piedi a papera!

(MASSIMO 1 cerca di raddrizzare i piedi).

MASSIMO 2 E tirati su, non ciondolare così! Devi dare un senso di forza, di coraggio, di sicurezza. Ogni tanto cambia la direzione dello sguardo. Non guardare sempre lo stesso spettatore. (Indicando in due direzioni diverse verso la platea) Per esempio, passa da questo a quell’altro…

(MASSIMO 1 fissa gli occhi in un’altra direzione in platea).

MASSIMO 2 Ora guardalo bene questo spettatore. Anche nei particolari. Come è vestito, quanti anni ha, uomo, donna, giovane, vecchio… Valuta un attimo: che effetto gli farà il tuo discorso? Le tue parole… arrivano?
MASSIMO 1 Io non vedo nessuno.

(Pausa).

MASSIMO 2 Sai, forse dovresti farlo a braccio, il discorso.
MASSIMO 1 A braccio?
MASSIMO 2 Sì, improvvisare. Hai una scaletta di argomenti scritta e il resto, le parole, i discorsi, le immagini… le inventi lì per lì.
MASSIMO 1 No, non posso.
MASSIMO 2 Perché?
MASSIMO 1 Perché in queste cose non si può improvvisare. E se mi scappa qualcosa che non deve essere detto? E se mi scappa una parolaccia?
MASSIMO 2 Perché dovresti dire una parolaccia? Sei una persona educata, civile…
MASSIMO 1 Ma in certi momenti mi girano i coglioni. E ho tutto il diritto di farmi girare i coglioni. E se dico qualcosa di più di quello che deve essere detto? 
MASSIMO 2 Non capisco.
MASSIMO 1 Se prometto qualcosa che non riesco a mantenere? O se dico qualcosa di meno?

(Pausa).

MASSIMO 2 E allora imparalo a memoria.
MASSIMO 1 A memoria?
MASSIMO 2 Sì.
MASSIMO 1 No, tanto non me lo ricordo. Niente memoria.
MASSIMO 2 Continuo a non capire. 
MASSIMO 1 Io non voglio ricordare, non ho ricordi. Capisci? Perché se ricordo, anche una cosa sola, non parlo più, mi fermo. E poi è meglio che neanche loro… Perché se loro cominciano a ricordare ogni cosa che viene detta, se loro ricordassero…
MASSIMO 2 Loro chi? 

(Pausa).

MASSIMO 2 Allora come si fa? 
MASSIMO 1 Non lo so. Sei tu il maestro.

(Pausa).

MASSIMO 2 Senti, visto che sono io il maestro…
MASSIMO 1 Sei il capo.
MASSIMO 2 Sì, appunto: visto che sono il capo… 
MASSIMO 1 … il presidente…
MASSIMO 2 … sì, il presidente, il direttore, il supervisore, il leader, il boss, il duce, il migliore… insomma, visto che comando io, ora tu mi fai il cazzo di piacere di fare quello che dico, capito?

(Pausa).

MASSIMO 1 Sei un duro, eh?
MASSIMO 2 Ci provo. Perché?
MASSIMO 1 Mi piacciono i duri.

(Pausa).

MASSIMO 2 Allora? Che vogliamo fare?
MASSIMO 1 Aspetta.
MASSIMO 2 Cosa?
MASSIMO 1 Aspetta un attimo.

(Cenno di Massimo 1 che allude a qualcosa che sta per succedere fuori scena. Pausa).

MASSIMO 1 Non lo so. Certe volte è meglio aspettare.
MASSIMO 2 Ma cosa c’entra? 
MASSIMO 1 Aspettiamo. Qualcosa succederà, qualcuno verrà.
MASSIMO 2 Aspettiamo.

(Lunga pausa).

MASSIMO 1 Me lo dice sempre il mio maestro spirituale. 
MASSIMO 2 Hai un maestro spirituale?
MASSIMO 1 Sì. Lasciare che le cose facciano il loro corso, che si sistemino da sé. Certe volte siamo troppo interventisti. Vogliamo, desideriamo troppo cambiare il mondo, ma il mondo cambia da solo, secondo certi ritmi, certi cicli. Guarda la natura: la natura non sopporta troppi atti di volontà tutti insieme, sono come delle forzature. La natura ha i suoi equilibri. E se noi li alteriamo troppo, ci può venire solo del male. Prova a pensarci un attimo. Prova a guardare le cose così. Non ti puoi opporre. Più ti opponi, più fai fatica e più ti buttano giù.
MASSIMO 2 Io non posso aspettare. 
MASSIMO 1 Perché?
MASSIMO 2 Ho bisogno di lavorare, di mangiare…
MASSIMO 1 (interrompendolo) Va bene, hai ragione: lo imparerò a memoria.
MASSIMO 2 Cosa?
MASSIMO 1 Il discorso, lo imparerò a memoria.
MASSIMO 2 Ma avevi detto che…
MASSIMO 1 Quello che ho detto non conta. Ho deciso: lo imparo a memoria.


(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 4


(Entrambi seduti su due sgabelli, quasi l’uno di fronte all’altro).

MASSIMO 2 Facciamo una lezione sulla concentrazione. Ora concentrati.
MASSIMO 1 Su cosa?
MASSIMO 2 Su una cosa qualsiasi. Anche un dettaglio, un particolare.
MASSIMO 1 Mi hanno chiamato. Devo andare.
MASSIMO 2 Non ti distrarre. Cosa c’è lì dentro? Ora!

(MASSIMO 1 si tocca la testa).

MASSIMO 2 Che so? Un ricordo?
MASSIMO 1 Niente ricordi.
MASSIMO 2 Una fantasia. Qualche volta farai delle fantasie?! Cioè delle specie di immaginazioni. Per esempio, immaginare il domani… O magari un sogno. Non so, un sogno che fai di notte spesso, un sogno ricorrente. Oppure un sogno a occhi aperti, un sogno da coltivare, da tenere nel cassetto… Un desiderio. Va bene anche un semplice desiderio. 
MASSIMO 1 Mi chiamano. Mi stanno aspettando.
MASSIMO 2 Aspetteranno. Cosa c’è lì dentro?
MASSIMO 1 Niente.
MASSIMO 2 Il vuoto?
MASSIMO 1 Il vuoto.

(Silenzio).

MASSIMO 1 Il vuoto non è il segno di un’assenza, è il segno di una cattiva presenza, ma pur sempre una presenza. Lo dice Confucio. E nell’Enrico V di Shakespeare si dice che il vaso vuoto è quello che rende il suono più ampio.
MASSIMO 2 Sì, certo: dal vuoto cominciano tutte le cose, dice Bachtin. 
MASSIMO 1 Giusto. (Pausa) Ma la natura ha orrore del vuoto, dice Cartesio. 
MASSIMO 2 Già. Il vuoto assoluto non esiste, dice Heysenberg.
MASSIMO 1 Ben detto. (Pausa) Assoluto: dal latino ab-solutus, che vuol dire sciolto, libero da vincoli, libero da legami… 
MASSIMO 2 Cosa c’entra?
MASSIMO 1 Dai, tocca a te.
MASSIMO 2 Ma che dici?
MASSIMO 1 Tocca a te la citazione. Dai, il tema è la libertà. (Pausa) Dai, altrimenti hai perso! La libertà…

(Pausa).

MASSIMO 2 La libertà non sta nello scegliere fra bianco e nero, ma semmai nel sottrarsi a questa scelta: Theodore Wiesengrund Adorno.
MASSIMO 1 Le libertà non si concedono, si prendono: Kropotkin
MASSIMO 2 E chi è?
MASSIMO 1 Kropotkin.
MASSIMO 2 Chi è?
MASSIMO 1 Boh! Dai, tocca a te. 
MASSIMO 2 Con il pensiero l’uomo giunge alla libertà. Ma solo con il lavoro la realizza: Bakunin. Tiè!
MASSIMO 1 (dopo una pausa) La libertà, come la carità, deve cominciare da casa propria: James Bryant Conan. Toh!
MASSIMO 2 Mio dio, sono libero! Liberatemi dalla libertà: Paul Claudel.
MASSIMO 1 Aspetta… Il mondo intero aspira alla libertà, eppure ogni creatura ama le sue catene: Aurobindo.
MASSIMO 2 L’uomo libero deve prendersi qualche volta la libertà di essere schiavo: Jules Renard.
MASSIMO 1 (dopo una pausa) L’uomo non comincia con la libertà, ma con il limite e con la linea dell’invalicabile: Michel Foucault.
MASSIMO 2 E’ vero che la libertà è preziosa, così preziosa che bisogna razionarla.
MASSIMO 1 Chi l’ha detto questo?
MASSIMO 2 Lenin.
MASSIMO 1 Ah, bella questa, me la scrivo… E allora senti: La libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono: Montesquieu 
MASSIMO 2 La libertà consiste nel fare ciò che si desidera: John Stuart Mill.
MASSIMO 1 Ci sono le libertà, la libertà non è mai esistita: Benito Mussolini.

(Pausa).

MASSIMO 2 (cambiando tono) Cosa vorresti dire? Eh? Cosa significa questo Mussolini? Quale è il sottotesto? Cosa mi vuoi dire? Che era meglio quando…

(Qualcosa fuori scena attrae l’attenzione di Massimo 1).

MASSIMO 1 (indicando fuori scena) Guarda: sta andando giù.
MASSIMO 2 (guardando fuori scena) Sta crollando…
MASSIMO 1 Sì, cade…
MASSIMO 2 Sta crollando tutto… la fine, è la fine.
MASSIMO 1 No, è solo una crisi.
MASSIMO 2 Una disgrazia… 
MASSIMO 1 E’ solo un momento così…
MASSIMO 2 Un disastro…
MASSIMO 1 Passerà, passerà…


(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 5


(MASSIMO 1 è in piedi, in proscenio. MASSIMO 2 al suo fianco, un po’ di lato).

MASSIMO 2 Incominciamo a costruire il personaggio. Per esempio, come ti metti, come stai quando sei marito?

(MASSIMO 1 si atteggia in un modo con il corpo e con il viso). 

MASSIMO 2 Bene. E quando sei amante?

(MASSIMO 1 cambia atteggiamento).

MASSIMO 2 Bene. E quando sei padre?

(MASSIMO 1 cambia atteggiamento).

MASSIMO 2 E da uomo pubblico?

(MASSIMO 1 cambia atteggiamento).

MASSIMO 2 Da credente?

(MASSIMO 1 cambia atteggiamento).

MASSIMO 2 Molto bene. E quando sei da solo, nel tuo intimo, in privato, quando sei te stesso…
MASSIMO 1 No.
MASSIMO 2 Come no?
MASSIMO 1 Non erano questi i patti.
MASSIMO 2 Veramente hai detto…
MASSIMO 1 Io non ti ho detto niente. E poi cosa vuoi? Non sono affari che ti riguardano. Io sono come sono. Calmati.
MASSIMO 2 Volevi essere te stesso!
MASSIMO 1 Sai, ho visto una scena là fuori, prima. C’erano uno di questi… come si chiamano? Vagabondi… Suonava la fisarmonica. E cantava. E forse diceva anche qualche poesia. C’era un bel mucchio di gente davanti a lui, che lo ascoltava in silenzio. Quel vagabondo aveva un bambino con sé, sarà stato suo figlio, avrà avuto sette, otto anni. E tutta quella gente a guardarlo. Poi l’uomo si è messo a camminare, mentre suonava la fisarmonica. E allora tutta la gente gli andava dietro Anzi: lui non camminava, marciava. Infatti suonava una specie di marcetta militare o l’inno di qualcosa, non so. E la gente era sempre di più. E lo seguiva. Anche la gente marciava. Cantavano, mi pare. Poi l’uomo si è fermato sul sagrato di una chiesa. Ha piegato un ginocchio e l’altro lo ha messo a terra. Il suo bambino ha fatto lo stesso. L’uomo prima ha guardato il cielo e poi le persone. E anche il bambino ha fatto lo stesso. Allora lui ha tirato fuori dalle tasche dei gessetti bianchi. Metà li ha dati al bambino, l’altra metà li ha tenuti lui. E tutti due hanno cominciato a disegnare. Insieme. Sembrava che tracciassero le traiettorie di volo di tanti insetti da quanto erano veloci a disegnare. Ma non sbagliavano mai: sapevano esattamente come e dove mettere tutte quelle linee per terra. In quattro e quattr’otto hanno… fatto una Madonna con Bambino. Dal nulla. Dio! Quella Madonna era veramente… sublime. Semplice, essenziale, perfetta. Non c’era niente di più e niente di meno. E intanto era arrivata molta più gente di prima, a guardarli. A un tratto l’uomo si è messo a correre. E anche la gente si è messa a correre dietro a lui. L’hanno preso subito e gli hanno rotto la fisarmonica. L’hanno preso e… saranno stati venti, trenta… gli hanno strappato i capelli e la barba. Poi hanno cominciato a tirargli calci. Uno intanto ha pisciato sulla Madonna con Bambino. Poi gli hanno fracassato le dita delle mani, una ad una. Mentre nessuno si occupava del suo bambino, che piangeva. L’uomo urlava, urlava. I venti, trenta saranno diventati ora cinquanta, cento. Gli hanno strappato la lingua e così l’uomo non ha urlato più. L’hanno infilzata in una specie di forchetta e così la portavano in giro, mostrandola a tutti. Adesso saranno stati mille, duemila, cinquemila… tutta la città. Poi l’hanno messo su una specie di croce, mi pare, e l’hanno tirato su con delle corde. L’hanno lasciato lì, in alto, tre giorni e tre notti. Il bambino, da solo in un angolo, continuava a piangere e nessuno si occupava di lui. (Pausa) Non era un sogno. Sembrava la scena di un film. E io ero spettatore.

(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 6


MASSIMO 1 Siamo d’accordo?
MASSIMO 2 Su cosa?
MASSIMO 1 Va bene, siamo d’accordo.
MASSIMO 2 Ma su cosa?
MASSIMO 1 Sei d’accordo?
MASSIMO 2 Sì… cioè sono d’accordo sul principio… ma poi non sono d’accordo su quello che…
MASSIMO 1 Allora non sei d’accordo? Bene, non sei d’accordo. Bene.
MASSIMO 2 Cosa vuol dire “bene”?
MASSIMO 1 Niente, niente. Non sei d’accordo. Ne prendo atto. Quando sarà il momento, tutti si ricorderanno che non eri d’accordo.
MASSIMO 2 Aspetta un attimo. Ti ho detto che sull’idea generale sono d’accordo.
MASSIMO 1 Appunto. Non puoi dire che non sei d’accordo.
MASSIMO 2 Io posso dire tutto quello che voglio.
MASSIMO 1 Pensa alle conseguenze. Hai delle responsabilità, le tue responsabilità. 
MASSIMO 2 Che responsabilità?
MASSIMO 1 Tutti rispondono a qualcosa, a qualcuno. Anche tu.
MASSIMO 2 Ma ti dico che sono d’accordo.
MASSIMO 1 Bene. Allora fine della discussione. Bene.
MASSIMO 2 Però si potrà dire che non sono d’accordo quando dici che…
MASSIMO 1 No, non si può dire.
MASSIMO 2 Come no? Ma in questo paese c’è ancora la libertà di opinione?!
MASSIMO 1 Certo, ci mancherebbe. Ma non possiamo dire che non siamo d’accordo. Altrimenti l’opinione pubblica, gli elettori, i mass media penseranno che la classe dirigente di questo paese è litigiosa e divisa, che non è capace di governare.
MASSIMO 2 Va bene, hai vinto. Sono d’accordo.

(Pausa).

MASSIMO 1 Sì, ma non basta. Bisogna articolare questo essere d’accordo. Bisogna declinarlo, svolgere un ragionamento, portare delle argomentazioni, dei dati. Non basta dire: “sono d’accordo”. Oh! Tu sei un cittadino libero, autonomo, con una tua capacità di giudizio, non sei un pecorone.
MASSIMO 2 Appunto. Stavo dicendo che bisogna distinguere.
MASSIMO 1 Ma non dire che non sei d’accordo. Non è possibile.
MASSIMO 2 Non è possibile, d’accordo.
MASSIMO 1 D’accordo su cosa?
MASSIMO 2 Su quello che si diceva prima.
MASSIMO 1 Prima si dicevano tante cose.
MASSIMO 2 Mi prendi per il culo?
MASSIMO 1 Non sto scherzando.
MASSIMO 2 E allora di che stiamo parlando?
MASSIMO 1 Boh!

(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 7


(MASSIMO 1 è al telefono, seduto. MASSIMO 2 sta passeggiando avanti e indietro).

MASSIMO 1 (all’interlocutore telefonico) Va bene. Te lo prometto. Rientrerò. Appena posso. Subito, d’accordo. Rientro. Sì, non succederà più. Certamente. Va bene, siamo d’accordo… Dammi ancora un po’ di tempo. Una settimana… due… Non posso così… cerca di capire. No, ti prego… Non lo fare. Sono sempre stato dalla tua parte. Ti ricordi che… Va bene, non t’arrabbiare. Si tratta di aspettare… lo so, lo so… Non puoi farmi questo, sono in un momento difficile, tutti sono contro di me, non ho più… ti prego, dai. Proprio tu, proprio tu… (Pausa) Guarda che se sarò eletto, mi ricorderò, mi ricorderò tutto… E di tutti. Mi ricorderò chi… e chi… Per esempio, potrei fare qualche favore a qualcuno… Allora questa è guerra! Vuoi la guerra? (Pausa) No, dai, non ce la faccio, non posso, non ce la faccio. Aiutami. Ti sto chiedendo aiuto. Sei un essere umano? Hai un cuore? Ma vaffanculo! (Pausa) Scusami, mi è scappato. Scusami, scusami, non lo penso… davvero… non volevo dire, cioè non volevo dire proprio “vaffanculo!”… no, davvero, non era mia intenzione… ti giuro… Stavo pensando a un'altra persona, a un’altra cosa e mi è scappato… No, aspetta, dai non te la prendere. Aspetta, aspetta… ti devo dire una cosa importante… Ascoltami: potrei… Pronto… Pronto… Pronto!

(MASSIMO 1 riattacca. Silenzio).

MASSIMO 2 Chi era, una donna?
MASSIMO 1 No.
MASSIMO 2 Il tuo capo?
MASSIMO 1 Non ci sono più capi.
MASSIMO 2 Un superiore?
MASSIMO 1 Non ci sono superiori. Siamo tutti allo stesso livello.
MASSIMO 2 Ma allora chi… comanda?
MASSIMO 1 Abbiamo costituito una rete, una specie di sistema collegato che… (riferendosi al fuori scena) un momento! Sta succedendo qualcosa…
MASSIMO 2 Cosa? Dove?
MASSIMO 1 No, niente, è ancora presto.

(Pausa).

MASSIMO 2 Ma insomma se c’è da prendere una decisione, chi decide?
MASSIMO 1 Il potere è ovunque, è diffuso, è orizzontale… Volevate la democrazia? Noi l’abbiamo realizzata.

(Pausa).

MASSIMO 2 Ma allora chi era al telefono?
MASSIMO 1 Il direttore della banca.

(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 8


(MASSIMO 2 è seduto e sta osservando MASSIMO 1, che è in piedi. Silenzio).

MASSIMO 1 Com’è la battuta?
MASSIMO 2 (spazientito) Come?
MASSIMO 1 Com’è la battuta?
MASSIMO 2 Appunto. La battuta è: come… interrogativo.
MASSIMO 1 Come?… cosa?… eh?… vero?… no?… queste stronze di battute non mi entrano in testa.
MASSIMO (sospirando) Da capo, dall’inizio, su!

(Pausa). 

MASSIMO 1 (all’improvviso) Basta!
MASSIMO 2 Eh?
MASSIMO 1 Così non va. Basta! 
MASSIMO 2 Ma questo non è nel…
MASSIMO 1 Non hai capito? Basta. Finito. Chiuso. Non va bene. Stop. Così non va. Non mi serve, non mi aiuta. Questo… come lo chiami tu… non è quello che mi ci vuole. Io non cercavo questo. Non volevo questo. Non serve, non serve a niente. Finiamola qui.
MASSIMO 2 Ho capito: oggi non è giornata.
MASSIMO 1 (alterato) No, non hai capito un cazzo!

(Pausa).

MASSIMO 1 Mi dici a che cosa serve?
MASSIMO 2 Cosa?
MASSIMO 1 Tutto questo… Il teatro, come lo chiami tu… ma è veramente teatro questo? Questo è il teatro? A che serve?

(Pausa).

MASSIMO 2 A due cose: a muovere i cuori…
MASSIMO 1 Cosa?
MASSIMO 2 A commuovere, emozionare, far provare sentimenti. Riesci a sentire qualche volta il cuore che…? O magari diventi rosso. Hai paura, rabbia, eccitazione, desiderio… Passioni. Ecco: si chiamano passioni. Hai delle passioni? Da piccolo io avevo la passione delle matite. No, non mi piaceva disegnare. Solo mi piaceva guardarle, tutte in fila, colorate, ordinate. Mi piaceva metterle in fila, tutte della stessa lunghezza, con la stessa scritta, della stessa marca, perfettamente appuntite. Mi piaceva mettere in fila tutto: scatole, corde, coltelli, fiammiferi, boccette delle medicine… 

(Pausa).

MASSIMO 1 E l’altra cosa?
MASSIMO 2 Quale cosa?
MASSIMO 1 A cosa altro serve il teatro?
MASSIMO 2 A insegnare. A educare alle belle cose, ai valori positivi…
MASSIMO 1 Tutte cazzate. Tutte cose da morti di fame. Vaffanculo! Non hai risposto alla mia domanda. Parli, parli, usi belle parole, gesticoli, ti piacciono le idee complicate, i concetti difficili… Rispondi, invece di dire stronzate. Tutto questo… Questo che stiamo facendo… queste lezioni… il teatro… che me ne faccio? Ci mangio con il teatro? Ci lavoro? Produco qualcosa? Qualcosa che posso toccare, stringere, consumare? A chi serve? A cosa serve? A niente. A niente serve!

(Pausa).

MASSIMO 2 “E’ vero. Mettiamo da parte dunque quest’ambizione, perché forse stiamo sognando. Facciamo così, visto che viviamo in un mondo tanto bizzarro in cui il vivere non è che sognare. L’esperienza mi ha insegnato che l’uomo che vive sogna di essere quel che è, fino a quando si sveglia. Il re sogna d’essere re, e così ingannato vive comandando e governando; e l’applauso che riceve in prestito lo scrive nel vento, e la morte lo trasforma in cenere. Che disgrazia! E’ possibile che ci sia chi cerca di comandare, se sa che poi dovrà risvegliarsi nel sonno della morte? Il ricco sogna le sue ricchezze che gli procurano affanni; il povero sogna di soffrire la sua miserabile povertà; sogna chi comincia a essere felice; sogna chi s’affanna a correre dietro agli onori; sogna chi insulta e offende. In conclusione, tutti nel mondo sognano di essere quel che sono, anche se nessuno se ne rende conto. Io sogno di essere qui, maltrattato da te, e ho sognato che mi vedevo in un’altra condizione, molto migliore di questa. Che cosa è la vita? Una frenesia. Che cosa è la vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione. E il più grande dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i sogni sono sogni.”

(Pausa).

MASSIMO 1 Bello.

(MASSIMO 1 si copre gli occhi con una mano).

MASSIMO 2 Che fai? Piangi?
MASSIMO 1 No.
MASSIMO 2 Sì, invece.
MASSIMO 1 No, non piango. Anzi… mi fanno ridere queste cose. Lo vedi? Rido… (ride forzatamente). Che cosa era?
MASSIMO 2 Cosa?
MASSIMO 1 Quello che hai detto.
MASSIMO 2 Niente. Teatro.

(Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 9


(MASSIMO 1 è in piedi, in proscenio, rivolto verso la platea. MASSIMO 2 è di lato e sta guardando con attenzione l’altro).

MASSIMO 2 Bene. Oggi va tutto molto bene, solo che… che devi sorridere di più. Sorridi!

(Pausa).

MASSIMO 1 Non mi viene.
MASSIMO 2 Devi sorridere il più possibile. Se ti riesce, in ogni occasione.
MASSIMO 1 Non mi viene. Non sono allegro, non c’ho voglia. Perché dovrei sorridere?
MASSIMO 2 Tu intanto sorridi.
MASSIMO 1 Non lo sento.
MASSIMO 2 Tu sorridi e vedrai che poi…
MASSIMO 1 Poi cosa?
MASSIMO 2 A forza di sorridere viene anche l’allegria.

(Pausa).

MASSIMO 1 E’ inutile.
MASSIMO 2 Ti ordino di sorridere. Sorridi! Devi sorridere e basta. Non hai bisogno di nient’altro. Non devi pensare a niente. Solo farlo. Dai, su! Ora!

(Un sorriso forzato compare sul volto di MASSIMO 1).

MASSIMO 2 Come va?
MASSIMO 1 Meglio.
MASSIMO 2 Riprova.

(Un altro sorriso, un po’ più largo del precedente, compare sul volto di MASSIMO 1).

MASSIMO 2 Di più. Di Più!

(MASSIMO 1 allarga ancora un po’ il suo sorriso). 

MASSIMO 2 Com’è? 
MASSIMO 1 Bene.
MASSIMO 2 Ora improvvisa. Non aver paura: ti do un tema. E ti prometto, ti giuro sul mio onore che tutto quello che dirai rimarrà qua dentro.
MASSIMO 1 D’accordo. Sul tuo onore.
MASSIMO 2 Il tema è… domani.

(Silenzio).

MASSIMO 1 Domani… domani o un altro giorno… ci saranno delle… esplosioni in città. Una serie di esplosioni. A distanza di cinque minuti l’una dall’altra. Cinque minuti precisi. Non si saprà di più… salteranno la stazione, il mercato, la cattedrale, l’ospedale, qualche ufficio comunale… E poi forse le poste centrali, due o tre autobus, un taxi, una centralina del gas, un parcheggio…. e anche una rosticceria, sì. Le chiameranno così: esplosioni. Non diranno come e perché. Sul momento non sapremo di più. Poi con il passare delle ore tutto sarà più chiaro… Basta, non ce la faccio. 
MASSIMO 2 No, basta lo dico io. Vai avanti.
MASSIMO 1 Tanto non ce la faccio. Non mi riesce.
MASSIMO 2 Ma che dici? Stavi andando bene.
MASSIMO 1 Non ce la faccio, non ce la faccio. Lasciami stare. Non sono buono per queste cose. E’ troppo difficile, non è per me. (Pausa) Rinuncio. Adesso chiamo gli altri e glielo dico: lascio, non mi presento più. Ho capito che non ce la farò mai. Queste elezioni io le perdo, se mi presento. Vi ringrazio di aver pensato a me, ma è una cosa troppo grande, non sono capace. Ci vuole… ci vuole più carattere, più grinta, ci vuole più… non lo so.
MASSIMO 2 Tu vincerai.

(Pausa).

MASSIMO 2 Tu vincerai. E sai perché? Perché non sei perfetto. E sei furbo. E sei anche un peccatore.
MASSIMO 1 Ma che dici?

(Massimo 2 prende alcuni fogli e li mostra a Massimo 1).

MASSIMO 2 Sono informato. Guarda. Qui c’è scritto che tre anni fa sei stato inquisito per malversazione e millantato credito. 
MASSIMO 1 Cosa c’entra? Non siamo qui per questo.
MASSIMO 2 E qualche anno prima sei stato accusato di peculato, illecito finanziamento e violenza privata. E poi?
MASSIMO 1 E poi cosa?
MASSIMO 2 Lo sai benissimo. E poi?
MASSIMO 1 E poi niente.
MASSIMO 2 Dai, su. Dillo.

(Pausa).

MASSIMO 1 E va bene: un anno fa sono stato condannato a quattro anni con sentenza definitiva per concussione, corruzione e truffa aggravata ai danni… Ma questo non deve uscir fuori!
MASSIMO 2 Al contrario! Deve uscir fuori! Tu vincerai le elezioni perché sei così. Perché sei riuscito a farla franca, sei riuscito a fregare tutto e tutti.
MASSIMO 1 Ci sono riuscito?
MASSIMO 2 In un modo o nell’altro. Ti hanno candidato! E tutto questo piace alla gente. Ti ammirano, ti invidiano per questo. Pensano: se ce l’hai fatta lui a fregarli, ce la posso fare anch’io. Capisci? Ascolta, Massimo: tu devi avere fiducia in me, fidati, dammi retta. Guardami, hai un essere umano davanti a te, una persona con un cuore, due occhi, due gambe, due braccia e un cervello… Guardami! Guardami e dimmi cosa vedi. Chi sono?
MASSIMO 1 Uno come me. 

(MASSIMO 1 si avvicina a MASSIMO 2 e gli dà uno schiaffetto sulla guancia, poi si volta a cercare qualcosa sulla scrivania. Musica. Si abbassano le luci).


SCENA 10


(Massimo 1 è da solo in scena, con un bicchiere vuoto in mano: sembra aspettare. Sul tavolo una bottiglia aperta. Dopo un po’ entra trafelato Massimo 2).

MASSIMO 2 In ritardo… scusa ma, lo saprai, lo sai di sicuro. E’ successo che… in tutta la città è… c’è stato un… dicono una bomba. Anzi, cinque o sei… in posti diversi… tutte a distanza di… Aspetta ma tu… aspetta un attimo… tu sapevi tutto, me l’hai detto l’altro giorno, tu sapevi prima che…
MASSIMO 1 Abbiamo vinto.
MASSIMO 2 Come?
MASSIMO 1 Non c’è bisogno neanche delle elezioni. Abbiamo già vinto.

(Pausa).

MASSIMO 2 Ma che cazzo dici? Che vuol dire?
MASSIMO 1 Ora c’è un clima nuovo nel paese, un’aria di grandi cambiamenti. E’ il momento di voltare pagina: invertiremo la rotta, risorgeremo…
MASSIMO 2 Ma ci sono dei morti, dei feriti!
MASSIMO 1 Faremo di questa sciagura un’occasione di riscatto, di rilancio e di ripresa per tutto il paese. Che te ne pare? L’ho detto bene, vero? L’interpretazione, il modo, il “come”, come dici tu… ti convincono? Sai, ti volevo dire che non ho più bisogno di te, le lezioni sono finite, l’obbiettivo è raggiunto.

(Pausa).

MASSIMO 2 E ora che succederà?
MASSIMO 1 Sei dei nostri, no? Sei sempre stato dei nostri. Se non sei dei nostri, ora ti conviene esserlo! (Ride)
MASSIMO 2 Ho paura. 

(Pausa).

MASSIMO 2 Ho paura, capisci? Là fuori tutti hanno paura. Di’ qualcosa, ho paura!
MASSIMO 1 Bene. Una volta ti avrei detto di non avere paura. Ora ti dico: hai paura? Bravo, benissimo, cosa ci vuoi fare con questa paura?
MASSIMO 2 Che discorsi sono?
MASSIMO 1 Sai, ho scoperto una cosa. Cosa fa un uomo che ha paura? Te lo dico io: un uomo che ha paura cerca di prevedere, cioè di vedere prima, l’uomo che ha paura fa programmi, inventa progetti, si prepara al peggio, si premunisce, fa della prevenzione. L’uomo che ha paura non sta fermo un minuto. E per questo compra armi, compra macchine, elettrodomestici e cibi sicuri perché non si sa mai… compra medicine, vaccini, antibiotici e antivirali perché non si sa mai… fa esami preventivi al fegato, all’intestino, al cervello, allo stomaco perché non si sa mai. Costruisce una casa con muri alti, filo spinato, corrente elettrica, infrarossi, antifurto perché non si sa mai… Devo andare avanti? Insomma, l’economia riprende a tirare, le merci circolano, i soldi girano, la gente lavora, la società cambia e tutto questo grazie alla paura.
MASSIMO 2 E io che posso fare? Là fuori si urla e si muore e io che cazzo faccio? Faccio teatro, continuo a fare teatro… E’ assurdo.

(Massimo 1 prende un foglio dal tavolo e lo porge a Massimo 2).

MASSIMO 2 Che cos’è?
MASSIMO 1 Che cos’è? Ho deciso che non lo imparerò a memoria. Lo lascio a te.

(Massimo 2 legge in silenzio alcune parole del foglio).

MASSIMO 2 Il tuo discorso.
MASSIMO 1 Provalo. Recitalo. Come dici tu? Fallo. Non hai bisogno di niente, solo di farlo.

(Pausa).

MASSIMO 1 E dai! Datti alla politica!

(Massimo 2 avanza in proscenio con il foglio in mano, si schiarisce la voce ma esita ancora). 

MASSIMO 1 (suggerendo) Noi non cederemo. Noi non abbiamo amici, e nemmeno amici di amici. I nemici di oggi saranno gli alleati di domani…
MASSIMO 2 (ripetendo) Noi non cederemo. Noi non abbiamo amici, e nemmeno amici di amici. I nemici di oggi saranno gli alleati di domani… 
MASSIMO 1 (suggerendo) C’è chi dice che forse non siamo troppo intelligenti, che di una generazione i peggiori si danno alla politica…
MASSIMO 2 (ripetendo) C’è chi dice che forse non siamo troppo intelligenti, che di una generazione i peggiori si danno alla politica…
MASSIMO 1 (suggerendo) Forse è così. Forse…
MASSIMO 2 (ripetendo) Forse è così. Forse…
MASSIMO 1 (suggerendo) Ma noi…
MASSIMO 2 (continuando) Ma noi, con la forza delle nostre parole…
MASSIMO 1 (suggerendo) E soprattutto…
MASSIMO 2 (continuando) E soprattutto con la tenacia, con l’insistenza, con la ripetizione ossessiva di quei pochi concetti che conosciamo andremo lontano…
MASSIMO 1 (suggerendo) Non abbiate paura…
MASSIMO 2 (continuando più convinto) Non abbiate paura: noi non ci fidiamo e non ci fideremo ciecamente del primo che passa, di questo o quello, dell’ultima moda. Noi non ci fidiamo neanche di noi stessi! 

(Pausa) 

MASSIMO 1 (riprendendo) Noi non siamo dottori, non siamo professori, né maestri, né esperti, tecnici, artisti, specialisti… 
MASSIMO 2 (rubando la parola a Massimo 1) … Noi non abbiamo studiato e ne facciamo motivo di orgoglio e di vanto. E neanche abbiamo un mestiere come l’idraulico, l’elettricista, il muratore. Non sappiamo lavorare con le mani, noi. In una parola: NOI NON SIAMO! La nostra specialità, la nostra passione… 
MASSIMO 1 … il nostro tormento 
MASSIMO 2 … (ormai pienamente convinto) è la cosa pubblica: interpretare, cogliere, indovinare i bisogni, i desideri, i problemi della gente e dare una risposta…
MASSIMO 1 … perché la gente, da sé, da sola non sa cosa vuole… 
MASSIMO 2 … e spesso da sola non riesce a mettersi d’accordo. Noi glielo insegniamo. La Verità, la Giustizia non ci interessano… 
MASSIMO 1 … cercarle e ricercarle ad ogni costo può solo farci perdere tempo…
MASSIMO 2 … i sogni, le speranze le lasciamo agli altri. Semplicemente noi andiamo in cerca di persone che hanno bisogno, che hanno bisogno di lavorare, di mangiare, di avere una famiglia, di sopravvivere. Il bisogno, la necessità sono il motore di questo paese. Vogliamo per sempre legare a noi queste persone che hanno bisogno: esse ci saranno per sempre riconoscenti e per questo saranno sempre e comunque dalla nostra parte. Non potranno lasciarci mai… 
MASSIMO 1 … mai potranno essere contro di noi. 
MASSIMO 2 Per questo vi dico, amici: uniamoci! Abbiate fiducia e uniamoci. Mettiamoci insieme. Uniamoci anche se pensate di essere diversi. In realtà, voi non siete tanto diversi da noi. Voi credete di esserlo… 
MASSIMO 1 … solo perché avete un nome e una data di nascita diversa? MASSIMO 2 Crediamo nelle stesse cose, abbiamo gli stessi gusti, parliamo la stessa lingua, abbiamo frequentato le stesse scuole, letti gli stessi libri…
MASSIMO 1 … visti gli stessi programmi televisivi…
MASSIMO 2 … fatte le stesse esperienze… Come è possibile che siate diversi? No! E infine: è proprio così importante in nome di chi e di che cosa mettersi insieme? E allora, amici, vi dico: uniamoci e saremo più numerosi e più forti (Pausa). Così costruiremo la società di domani: un popolo compatto come un sol uomo, una nazione unita, una comunità uguale, omogenea, tutta stretta intorno a noi. Domani e per sempre. 

(Massimo 1 applaude entusiasta. Musica. Buio).