L’ o s p i t e
di Angelo Longoni
(dicembre ’99)
PRIMO ATTO
SCENA 1
A sipario chiuso, in proscenio, appaiono Silvia e Leo. (Tutti gli incontri tra Silvia e Leo saranno in proscenio in un luogo neutro che di volta in volta sarà differente) Lui si sta infilando una giacca, ai suoi piedi due valige, ha un’espressione triste. Lei lo guarda con tenerezza.
SILVIA
Coraggio... cerca di vedere il lato positivo...
LEO
Sì... mi sento come un adolescente che se ne va dalla casa di papà e mamma.
SILVIA
Devi cercare di ricordarti come eri prima... devi tornare ad essere quello che eri prima di due anni fa. Qualcosa sta succedendo, hai preso delle decisioni... é già molto... una casa, un lavoro...
LEO
Il lavoro per me non ha più importanza... lo sai...
SILVIA
In fondo é un bene... siamo diventati meno stupidi... abbiamo smesso di credere di essere quello che sembriamo, i vestiti che portiamo, la macchina che guidiamo.
Qualcosa lo abbiamo imparato, no? Noi non siamo i nostri soldi, non siamo il nostro lavoro... non lo siamo più.
LEO
Siamo solo i nostri corpi...
SILVIA
No, nemmeno... tu non lo usi più il tuo corpo.
LEO
Non é vero, mangio, bevo, vado al cesso, sento gli odori, sento freddo, caldo...
SILVIA
Sì senti... senti e basta... ma non dai più niente e io sono come te... solo che io so che prima o poi smetterò e inizierò a fare... oltre che a sentire...
LEO
Bé, anch’io, no? Mi hanno dato un lavoro nuovo.
SILVIA
Sì... solo che non te ne importa niente. Ma forse lavorare ti servirà. Provaci almeno.
LEO
Ci sto provando.
SILVIA
Non ti preoccupare per me io posso aspettare... posso stare ferma e aspettarti. Io non sono più niente se non quello che possiamo essere ancora insieme... noi due.
LEO
Io ti amo lo sai.
SILVIA
Lo so... non ho il minimo dubbio... e tu non devi avere il minimo dubbio.
LEO
Non ce l’ho.
SILVIA
Anch’io ti amo e posso aspettare tutto il tempo che vorrai... posso passare attraverso tutto ormai... ti aspetterò...
Si avvicinano, stanno per baciarsi ma le loro labbra si sfiorano soltanto. Lei sorride.
LEO
Allora vado. Ormai avranno finito... credo.
SILVIA
Chiamami per dirmi com’é venuta... la casa.
LEO
Davvero non vuoi venire a vederla?
SILVIA
No... preferisco di no.
LEO
D’accordo. Allora... vado...
SILVIA
Vai.
BUIO
SCENA 2
La nuova casa di Leo. Un soggiorno grande, spazioso, elegante. Una porta dà sulla cucina della quale si intravedono in profondità i mobili. Un’altra porta dà su il resto della casa : il reparto notte. Una grande finestra porta su un terrazzo di cui si percepisce la grandezza, un’altra finestra più piccola invece dà sulla strada. Un po’ ovunque sono sparsi scatoloni, valige e pacchi ancora imballati. Su alcuni stand di metallo sono appese delle grucce che sorreggono alcuni abiti da uomo. L’arredamento è elegante ma essenziale: un tavolo con alcune sedie, due divani con tre poltrone, lampade a stelo e appliques alle pareti. Vicino alla finestra c’è un tavolo da disegno.
La porta d’ingresso si apre ed entra Leo con le valige della scena precedente e una scatola. Appoggia la scatola sul tavolo e ne estrae una segreteria telefonica che subito va a collegare all’impianto telefonico. Leo poi prende il cord-less che è appoggiato sul tavolo da disegno e compone un numero. Dall’altra parte qualcuno risponde.
LEO
Pronto… ciao… sì, sono arrivato, sì... hanno finito di imbiancare… devo mettere in ordine… ma non subito, non ho tempo adesso… mi metto subito a lavorare. Devo finire entro un paio di settimane. Ho messo la segreteria così non devo rispondere se non mi va... speriamo che non ricomincino tutte quelle telefonate.
In quel momento qualcuno suona al campanello.
LEO
Hanno suonato... non so. Va bé, vado a vedere… ti chiamo, ciao… un bacio.
Leo si dirige alla porta e la apre. Davanti a lui, non percepibile in modo evidente dalla platea, c’è un fattorino con un piccolo pacco. Leo firma una ricevuta ritira il pacco e inizia a scartarlo mentre chiude la porta. Leo osserva meglio l’indirizzo scritto sulla carta, poi improvvisamente si dirige verso la porta, la apre e inizia a urlare uscendo.
LEO
Ehi... aspetti... c'é un errore... oh... non é per me... torni sù...
Il fattorino ormai se n’é andato. Leo rientra con il pacco in mano, lo osserva, non sa che fare. Poi sfila un bigliettino d’accompagnamento e lo legge.
LEO (tra sé)
Sei meraviglioso quando sorridi... non ti scorderò mai.
Leo non sa che fare, guarda il pacchetto senza decidersi se aprirlo del tutto, in quel momento suona il telefono. Leo solleva il ricevitore.
LEO
Pronto? Sì? No... non sono Giorgio... sì, il numero é giusto, sì... ma io no... non sono Giorgio. Non abita più qui. E che ne so dov'é? Non lo conosco... no che non sto scherzando. Pronto?
Dall'altra parte hanno appeso. Leo stacca la comunicazione e torna ad occuparsi del pacchetto, é evidente che vorrebbe aprirlo ma allo stesso tempo qualcosa lo trattiene.
Il telefono suona ancora. Leo risponde nervosamente.
LEO
Sì? Ancora? Sono sempre io... cos'é, non mi crede? Le ho detto che non abita più qui. E' una settimana che telefonano cercando questo Giorgio.
Leo apre il pacchetto e ne estrae un orologio da polso piuttosto prezioso. Resta a guardarlo incuriosito mentre continua a parlare al telefono.
LEO
No, mai visto... mai conosciuto... ha lasciato la casa... un mio amico conosceva uno che conosceva questo Giorgio... io stavo cercando casa... e ho preso questa...
Pronto? Pronto? Ma cosa fa? Piange? Pronto... senta, a me dispiace che lei la prenda così... però non posso aiutarla.
In quell'istante suona il citofono. Leo é esasperato preme distrattamente il tasto di apertura e continua a parlare al telefono.
LEO
Perché non cambio il numero di telefono? Ho fatto richiesta... sto aspettando... scusi... ma comunque sono affari miei... non crede? Pronto?
Evidentemente l'interlocutore di Leo ha appeso. Leo stacca la comunicazione. Suona il campanello. Leo ripone l'orologio nel pacchetto e si dirige verso la porta.
LEO
(a voce alta per farsi sentire al di là della porta) C'é stato un errore...
Leo apre la porta convinto di trovarsi di fronte ancora il fattorino.
LEO
Non é per me... questo.
Leo si blocca stupefatto. Davanti a lui invece del fattorino c'é una ragazza con una valigia in mano. E' Sara, alta, mora, molto bella, un'età indefinibile tra i venticinque e i trent'anni.
SARA
Salve.
LEO
Salve.
Sara, senza attendere un invito, entra dimostrando una certa familiarità con l'ambiente. Appoggia la valigia a terra e si guarda intorno.
SARA
Era ora...
LEO
Scusi?
SARA
Continuava a dire di volerle imbiancare... finalmente l'ha fatto.
Leo la guarda senza capire.
SARA
Le pareti… no? Che caldo, eh? Io sono Sara.
Sara allunga una mano, Leo esita e poi gliela stringe.
SARA
Come mai questa confusione?
Sara si muove nella stanza quasi come se stesse compiendo un'ispezione. Leo la guarda seguendone tutti i movimenti, é chiaro che é stupito e allo stesso tempo ammirato.
LEO
Ci deve essere un errore...
SARA
Lei é amico di Giorgio?
LEO
Giorgio? Anche lei sta cercando Giorgio?
SARA
Torna più tardi? Sono arrivata un po' in anticipo, vero?
LEO
No, guardi... le spiego…
Suona il telefono. Leo deve rispondere.
LEO
Pronto? Sì... come? Ma chi é? No guardi che... no... aspetti... mi faccia parlare... no, io non ero a nessuna festa ieri... no... c'é un errore... adesso le spiego... no, non sono io... baciati? Non bacio nessuno da mesi gliel'assicuro... sì... mi creda non sono io... non abita più qui... senta non lo so, s'arrangi.
Leo interrompe bruscamente la comunicazione, guarda Sara con evidente nervosismo.
LEO
Guardi... mi ascolti bene anche lei... questo Giorgio io non lo conosco, non so nemmeno che faccia abbia... io abito qui solo da una settimana e non mi hanno ancora cambiato il numero di telefono...
SARA
Ma non é possibile.
LEO
E' possibilissimo, gliel’assicuro.
SARA
E io cosa faccio adesso?
LEO
E che ne so?
SARA
Di solito stavo da lui quando dovevo lavorare... ma non ha lasciato un indirizzo? Un numero di telefono?
LEO
No. Non a me.
SARA
Ma io devo lavorare, non posso andarmene.
LEO
Cosa?
Il telefono suona nuovamente, Leo risponde in modo aggressivo.
LEO
Chi é? Chi?
Leo si rivolge a Sara.
LEO
Come ha detto di chiamarsi?
SARA
Sara.
LEO
E' per lei.
Sara, senza stupirsi, risponde subito al telefono.
SARA
Sì? Oh... Debbie... he is not here. He has gone away. I tell you it's terrible. I don’t know what can I do! I can't stay at this place. It ‘s terrible, you know I've not any fucking money anymore. Fernando? Oh, yes... ok.
Breve attesa.
SARA
Fernando... my amor... por favor... tiengo necesidad... sì... sì... casa y dinero... no Giorgio no esta aqui... no say qui es... no say come se llama... jamas mirado en vida... te espero, llamame... sì... un beso.
Sara interrompe la comunicazione, é visibilmente preoccupata. Si lascia cadere su una poltrona completamente scoraggiata, é assorta nei propri pensieri e non si accorge del nervosismo imbarazzato di Leo. Restano alcuni istanti in silenzio
LEO
Problemi, eh?
Sara non risponde, l'imbarazzo aumenta.
LEO
Mi spiace... davvero.
Sara non parla.
LEO
Vuole qualcosa da bere? Con 'sto caldo... una birra?
Sara rimane seduta, in silenzio. Leo sta aspettando che se ne vada o che faccia qualcosa.
LEO
Lei non ha caldo?
SARA
Sì... ho caldo.
LEO
Umido... poi...
La conversazione non procede. L'imbarazzo aumenta.
SARA
Aveva promesso di ospitarmi... come sempre... gliel'avevo detto che arrivavo... non capisco... se doveva cambiare casa bastava dirmelo... lo sapeva che ero senza soldi... quelli non pagano in anticipo...
LEO
Quelli?
SARA
E' chiaro... non s'é mai visto... e adesso dove lo trovo?
LEO
Non so...
Sara sbuffa, rimane seduta in silenzio, Leo sempre più imbarazzato non sa più cosa dire, cerca il coraggio per interrompere quella situazione. Si alza e va al suo tavolo da lavoro.
LEO
Bé... io dovrei lavorare.
SARA
Sì, certo.
Sara rimane seduta, zitta. Leo la osserva.
SARA
Ho chiesto a questi amici di richiamarmi...
LEO
Qui?
SARA
Sì.
Leo annuisce, non parla, guarda Sara senza sapere cosa dire.
SARA
Le spiace se aspetto? Dieci minuti.
LEO
Bé... no... no...
Alcuni istanti di silenzio imbarazzato.
SARA
Potrei fare una doccia?
LEO
Cosa?
SARA
Intanto che aspetto. Con questo caldo... con il viaggio che ho fatto... dodici ore di volo...
Leo non sa che dire. Sara si alza, raggiunge la propria valigia, la apre e inizia a cercare qualcosa.
SARA
Faccio in un attimo, le spiace?
LEO
Bé, no... no...
Sara sorride e si sfila le scarpe, prende qualcosa alla rinfusa dalla valigia.
LEO
Il bagno é...
SARA
Sì, lo so... lo so.
Sara esce dalla stanza. Leo la guarda, é evidente che é colpito dall'avvenenza della ragazza. Il telefono suona ancora.
LEO
No... no.
Leo non risponde, lascia che entri in funzione la segreteria. Si sente la voce di un uomo, suadente.
VOCE SEGRETERIA (uomo)
Giorgio... lo so che ci sei... mi ha dato il tuo indirizzo e il numero di telefono Carola... non sapevo che avevate avuto un flirt... anche con lei... bravo (ride) bé... spero che ti sia piaciuto il mio regalo... chiamami... sei davvero meraviglioso quando sorridi.
BUIO
SCENA 3
Sara é seduta sulla poltrona si é cambiata i vestiti e ha i capelli ancora bagnati avvolti in un asciugamano, se li strofina e poi li pettina. Leo é seduto al tavolo da disegno, sta bevendo una birra, ne versa un po' in un bicchiere e la offre a Sara.
LEO
Meglio?
SARA
Molto meglio...
Sara beve, poi si appoggia allo schienale della poltrona cercando di rilassarsi. Si guarda intorno.
SARA
Come mai tutto in disordine?
LEO
Sono appena arrivato… non ho il tempo di sistemare... devo finire un lavoro.
SARA
Che lavoro?
LEO
Un progetto...
SARA
Ingegnere?
LEO
Architetto...
SARA
Posso vedere?
Leo annuisce e Sara si avvicina al tavolo da disegno con il bicchiere di birra in mano. Si piega sui fogli e osserva attentamente. Leo le é vicinissimo la guarda e, senza farsi accorgere annusa il profumo della ragazza.
SARA
Cos'é, un ospedale?
LEO
Più o meno... un albergo...
SARA
Grande...
LEO
Già...
SARA
E' finito?
LEO
No... devo lavorarci ancora.
Sara si guarda intorno e vede in un angolo alcuni pupazzi di peluche
SARA
Sono tuoi quelli?
Leo nota che Sara gli ha dato del "tu".
LEO
Sì.
SARA
(scherzando) E ci giochi?
Sara prende un pupazzo di peluche che emette uno strano suono.
LEO
(stranamente aggressivo) Lo metta giù per favore…
Sara fa emettere un altro suono al pupazzo. Leo le si avvicina e le toglie dalle mani il pupazzo.
SARA
Ma vivi solo qui? Non sei sposato?
LEO
Separato.
SARA
Ah... mi spiace.
LEO
E perché?
SARA
Non so… dicevo così…
Sara sorride, ripone il pupazzo, si strofina per l'ultima volta i capelli e si avvicina alla valigia.
SARA
Bé, allora io... vado.
Sara rimette nella valigia le proprie cose. Leo é in evidente imbarazzo, non sa che dire.
LEO
Scusi... ma non aspettava una telefonata?
SARA
Se non hanno chiamato vuol dire che non hanno niente da dirmi. Mi cercherò una soluzione.
LEO
Dove?
SARA
Non so...
LEO
Vuole mangiare qualcosa?
SARA
No...non ho fame... grazie.
LEO
Un caffé?
SARA
No, non ti disturbare.
Sara sorride
LEO
Mi spiace...
Sara non risponde, sorride ancora.
LEO
E' che anch'io ho un po’ di problemi e… ho bisogno di stare solo… mi spiace di non poterla aiutare… fosse stato un altro momento…
SARA
Tranquillo... non ti preoccupare.
Sara ha finito di sistemare la valigia, la chiude, guarda Leo e sorride.
SARA
Arrivederci allora...
LEO
Arrivederci.
Suona il telefono.
LEO
Forse sono i suoi amici...
Leo va a rispondere.
LEO
Pronto? Chi? No... non sono io... no. Le dico di no... Ah... Un momento. (a Sara) E' per lei... un certo Franco.
SARA
(sottovoce) No... non ci sono... digli che non ci sono... che non mi hai vista.
LEO
(impacciato) No... non c'é... no, gliel'assicuro... bé, lo saprò, no? No scusi... ma... che cazzo dici... stronzo? Io? Ma vaffanculo tu...
Leo interrompe, é visibilmente alterato.
LEO
'sto pezzo di merda...
SARA
Si é arrabbiato, eh?
LEO
Ma chi è?
SARA
Non farci caso... é che non sta bene... é un momento così...
LEO
Sì, ma chi é?
SARA
Uno... con cui avevo una storia... ci siamo lasciati.
LEO
Non l'ha presa bene.
SARA
No.
Sara sorride e si dirige verso la porta.
SARA
Ciao...
LEO
Mi spiace.
SARA
E di che?
Sara sorride ed esce chiudendosi la porta alle spalle. Leo si accende una sigaretta sospirando, si dirige verso il tavolo da lavoro ma il suo sguardo cade su un beauty-case che Sara ha dimenticato. Leo si dirige velocemente verso la porta d'ingresso, la apre.
LEO
Ehi... ehi...
Leo rientra in casa e, senza richiudere la porta, va alla finestra nel tentativo di vedere Sara in strada, resta affacciato e non si accorge che Sara é rientrata nell'appartamento e sta cercando il suo beauty-case. Leo si volta, ha il beauty-case in mano, la vede.
LEO
Ah... sei qua... hai dimenticato...
Leo si avvicina a Sara e le porge il beauty-case.
SARA
Grazie.
Sara si volta per uscire nuovamente quando Leo inizia a parlare in modo piuttosto confuso.
LEO
E' che io abito qui solo da una settimana... e devo lavorare... se non consegno questo lavoro... l'unica cosa che mi faranno progettare in futuro sono le strisce pedonali... é un lavoro importante... il primo dopo due anni... e anch'io sono senza soldi… non ho tempo... nemmeno per farmi bollire un uovo... poi il telefono che suona...
SARA
Non ti devi giustificare.
LEO
No, certo. Ecco però pensavo… se per lei non é un problema...
Leo non sa come continuare.
SARA
Se per me non é un problema?
LEO
Potrebbe darmi una mano... non so... cucinare qualcosa... pulire un po', fare la spesa... aiutarmi...
SARA
Bé... io sono qui per lavorare... non ho molto tempo...
LEO
Bé... allora... non importa...
SARA
Però... quando posso... certo... ti dò una mano...
LEO
(indicando il divano) Questo é un divanoletto... di là ci sono due camere da letto...
SARA
Sì, Lo so.
LEO
Già… certo… se vuole può stare... qui... o di là… e…
Sara sorride.
SARA
Davvero posso rimanere?
LEO
Per qualche giorno… quanto le serve?
SARA
Non so... dieci giorni… forse…
LEO
Dieci giorni?
SARA
Sono troppi?
LEO
Bé, pensavo meno... però... no... no... dieci giorni... va bene... però... se non dovesse... insomma se non dovesse funzionare... nel senso... che se...
SARA
Sì, ho capito... se non andiamo d’accordo me ne vado... stai tranquillo...
LEO
E se i suoi amici la dovessero chiamare...
SARA
Se trovo un’altra soluzione me ne vado... certo.
Restano tutti e due in silenzio a guardarsi imbarazzati.
SARA
Bé... grazie...
Leo sorride senza rispondere, poi indica degli scatoloni.
LEO
In uno di quegli scatoloni... ci sono le lenzuola... e... se vuole qualcosa me lo chiede...
Sara sorride, si dirige verso gli scatoloni, li apre.
LEO
Bé potremmo anche darci del tu... no?
SARA
Bé, io ho già iniziato da un po’...
LEO
Ah... bene... io sono Leo...
SARA
Leo, bene... e io...
LEO
Sara... lo so...
Suona il telefono. Leo sbuffa esausto e poi va a rispondere ma Sara lo ferma.
SARA
No... no... lascia stare... non rispondere.
LEO
E perché? Magari sono i tuoi amici...
SARA
No... non credo... é più facile che sia lui...
LEO
Lui?
SARA
Quello di prima...
Entra in funzione la segreteria telefonica e si sente la voce di Franco decisamente alterata.
VOCE FRANCO
Senti pezzo di merda... passami Sara... hai capito? Passamela! Sara! Sara! Se non me la passi vengo lì e ti spacco il culo... hai capito? Te la vuoi scopare ancora, eh? Stronzo... rispondi! Pronto!
La comunicazione si interrompe, Sara e Leo si guardano, lei é imbarazzata, lui invece è preoccupato.
LEO
Incominciamo bene.
SARA
Non ti devi preoccupare… è solo un po’ in crisi… in realtà è un bravo ragazzo… e poi lui non ce l’ha con te…
LEO
Certo… ce l’ha con ‘sto Giorgio… io prima gliel’ho detto che non sono io, ma lui non ci crede . Per chiarire tutto dovrebbe vedermi, se mi guarda in faccia lo capisce che non sono Giorgio, no?
SARA
Veramente… veramente Franco non l’ha mai conosciuto Giorgio… ne ha sentito parlare… ma visto… mai.
LEO
Ah bene… allora vorrà dire che dopo che m’avrà spaccato la faccia gli farò vedere i documenti…
Sara sorride.
BUIO
SCENA 4
Leo é solo, seduto al tavolo da disegno sta parlando al telefono.
LEO
Sì, grazie... sono contento che vi piaccia il lavoro... ma che si possa migliorare ancora... si possano ricavare più stanze con la soluzione che le ho prospettato... ho solo bisogno di qualche giorno in più... al massimo una settimana... no... non si preoccupi... sì... niente... é un avviso di chiamata... non più di una settimana... é chiaro... la chiamo io appena ho finito... va bene... arrivederci...
Leo interrompe la comunicazione.
LEO
Vaffanculo...
Subito suona il telefono dopo due squilli entra in funzione la segreteria telefonica.
VOCE SEGRETERIA
Prima c’é l’avviso di chiamata e poi c’é la segreteria? Dài Giorgio rispondi sono io... Lo sai che sei proprio uno stronzo? Sono a Cap d’Antibes da tre giorni e non ti sei fatto vedere... perché mi prendi per il culo? Sto male... non sono mai stata così male... lo vuoi capire? Rispondi!
Un breve silenzio e poi si sentono dei singhiozzi di pianto. La comunicazione si interompe. Leo compone un numero telefonico é visibilmente nervoso.
LEO
Pronto? Scusi sono quasi due settimane che chiedo di sostituire un numero di telefono... sì 06 3365876... sì... aspetto.
La porta di casa si apre ed entra Sara, ha uno zaino e alcune riviste, si avvicina al divano e vi appoggia tutto.
SARA
Ciao.
LEO
(a Sara) Ciao. (al telefono) Signorina pronto... sì... sì... esatto... come non risulta? Non é possibile... ma certo che ho fatto la richiesta... come? Ancora? Sì... sì... e cosa c’entro io? Quanto? Li dovrà pagare quello che abitava qui... e che ne so io? Senta io voglio un altro numero. Va bene... va bene...
Leo interrompe.
LEO
Vaffanculo!
Sara lo guarda e sorride.
SARA
Problemi?
Leo non risponde, si alza e va a versarsi da bere.
SARA
Ha telefonato qualcuno?
Leo le lancia un’occhiataccia.
LEO
Sì, cazzo… sì… una ventina di persone...
SARA
Tutte per Giorgio?
LEO
Sì. (polemico) Per te solo quelli che non lasciano messaggi... il tuo amico dev’essere proprio sicuro che sei qui... non molla...
Leo si avvicina a Sara, vede i giornali che le stanno vicino sul divano, ne prende uno.
LEO
Ma questa sei tu. Qui, sul giornale... sei tu questa... con ‘sta specie di...
SARA
Con il perizoma di leopardo? Sì... Bé? Perché quella faccia? Sei contrario alle pellicce?
LEO
Io?
SARA
E’ finta... ecologica... non l’avrei fatta se era vera...
Leo continua a guardare la fotografia in copertina.
SARA
Bé? Non ti piace? Lo so, il trucco é sbagliato... il contorno degli occhi é troppo scuro...
LEO
Gli occhi? Bé, non sono la prima cosa che si nota...
SARA
Ah… forse a te piacciono le donne con più seno... o quelle rifatte...
LEO
No...
SARA
Lo so... io ho solo una terza...
LEO
Solo? Mi sembra che... stai benissimo...
SARA
Sai… adesso se sei sotto la quarta fai fatica a lavorare.
LEO
La terza va benissimo... e poi non… insomma, io cosa c’entro… non mi occupo di queste cose…
SARA
Di quali cose? Di moda?
LEO
Di donne. Cioè... per un po’ ho chiuso.
SARA
In che senso?
LEO
In tutti.
SARA
Non ci credo.
LEO
T’assicuro… ho chiuso... per rinnovo locali... mai capitato?
SARA
Mai... al massimo... chiuso per ferie. (breve pausa) Ecco perché...
LEO
Perché cosa?
SARA
Perché non hai voluto niente... mi hai tenuta qui senza chiedermi niente... non mi é mai successo. Di solito quando qualcuno mi ospita o mi presta soldi o mi fa dei favori… lo so cosa vuole da me. Succede sempre così...
LEO
Sempre?
SARA
Tu però sei diverso... non me l’hai chiesto...
LEO
No... già... e ti sembra strano?
SARA
Un po’… ma non c’è problema… va bene così…
Leo resta in silenzio un istante poi cerca di riprendere l’argomento.
LEO
Perché... se invece te lo chiedevo?
SARA
Bé... in fondo é una dimostrazione d’affetto... la tua dico... di ospitarmi. Gli altri dopo... si aspettano che l’affetto venga ricambiato... é normale...
LEO
Normale?
SARA
Sì, per gli altri… ma per te si vede di no.
LEO
E tu? Di solito lo ricambi? L’affetto.
SARA
Dipende… non sempre…
LEO
Quindi anche con me… tu avevi messo in conto che...
SARA
Bé sì... più o meno... ma poi sono passati un po’ di giorni e tu non... insomma ho capito che tu sei diverso.
LEO
Diverso?
SARA
Sì, migliore... disinteressato...
LEO
Ah. Però se non fossi stato diverso...
SARA
Bé in quel caso... (breve pausa) con Giorgio é successo così... però con lui é cambiato subito... subito dopo che l’abbiamo fatto... lui é un tipo strano, molto affascinante... é uno che ti stupisce in continuazione... sono stata io che mi sono sentita molto attratta da lui. E’ durata per un po’
LEO
Ecco perché il tuo amico mi vuole spaccare la faccia…
SARA
Lui odia Giorgio perché si sente inferiore... Giorgio è straordinario... è gentile… ha una cultura vastissima... é sexy da morire... non smetteresti mai di ascoltarlo o di fare l’amore con lui...
LEO
Bé, sì... a giudicare dalla telefonate che riceve...
SARA
E Franco ha sofferto molto... non si sentiva all’altezza...
Leo va al frigorifero e si stappa una birra.
LEO
Birra?
SARA
No...
LEO
Fa un caldo...
SARA
Sì... caldissimo.
LEO
Esci stasera?
SARA
Non so.
LEO
Bé io mi rimetto a lavorare...
Leo siede al tavolo da disegno.
SARA
Perché non sistemiamo la casa?
LEO
No... devo finire qui...
SARA
Ma come fai a lavorare in questo casino?
LEO
Casino? No... io non... non mi dà fastidio.
SARA
Se vuoi faccio io.
LEO
No... non importa... domani magari...
SARA
Non ho niente da fare...
LEO
Non mi va che mi si giri intorno mentre lavoro...
SARA
Non ti preoccupare, non ti disturbo.
Sara, senza attendere il permesso inizia a fare spazio nella stanza, sposta scatoloni e valige. Leo, al tavolo da disegno si sforza di non guardarla, ma non ci riesce, osserva tutti i suoi movimenti. Sara continua a fare ordine poi, cercando di spostare una scatola, la fa cadere rovesciandone il contenuto. Leo la guarda con disapprovazione.
SARA
Ah... mi spiace... scusa... adesso sistemo.
Sara si china per rimettere in ordine e si accorge che il contenuto della scatola é composto da lettere e fotografie. Resta per un po’ in silenzio a guardare le fotografie.
LEO
Io vorrei lavorare... cosa stai facendo?
SARA
Ma questo sei tu. Quanti anni avevi qui? (senza aspettare risposta) Eri giovanissimo.
E questa? Bella donna… è tua moglie?
LEO
Per favore metti via.
SARA
E questa? Sei tu con dei bambini…
Leo si alza e si avvicina a Sara. Con un gesto sgarbato le strappa le fotografie di mano.
LEO
T’ho detto di metterle via. Mi devi ascoltare quando ti parlo.
SARA
Stai calmo.
LEO
T’ho detto che devo lavorare.
SARA
Va bene… va bene…
LEO
Se vuoi puoi andare in camera tua… oppure stai qui seduta…fai quello che vuoi basta che non mi giri intorno, va bene?
Leo porta la scatola con le fotografie sul tavolo da disegno.
LEO
Non voglio che sistemi niente… ho detto che metto a posto io domani...
Sara non risponde, è offesa ma anche stupita dalla reazione di Leo, senza parlare se ne va in camera sua. Leo rimane solo, si versa da bere, resta a guardare per qualche istante i disegni che ha sul tavolo poi prende il telefono e compone un numero.
LEO
Sono io… come stai? Eh... come al solito... sto cercando di lavorare… il progetto é piaciuto... sto facendo delle modifiche... sì... contento, sì... niente, volevo solo salutarti… sì, faccio fatica a non chiamarti. Hai ragione… è molto difficile… anche per te? Magari domani ci vediamo… o dopodomani… se vuoi… sì…
In quel momento entra Sara che si dirige verso la porta d’ingresso.
SARA
Io esco... tolgo il disturbo.
Senza attendere risposta esce da casa.
LEO
Cosa? No, no... niente... nessuno... non c’é nessuno... sono solo.
BUIO
SCENA 5
Mattina. Leo si è addormentato sul tavolo da disegno. Intorno a lui ci sono molte bottiglie di alcolici e lattine di birra. Sara si è appena svegliata, entra nel soggiorno, guarda Leo poi si dirige in cucina per prepararsi la colazione. I suoi movimenti producono dei rumori che svegliano Leo che lentamente cerca di riprendere conoscenza e di recuperare la posizione eretta. La posizione in cui ha dormito tutta la notte ora gli provoca dolori alla schiena, al collo, alle reni.
Sara vede Leo dalla cucina.
SARA
Buon giorno.
LEO
... giorno.
SARA
(ironica) Dormito bene?
LEO
Eh…
SARA
Bé... vedo che ci hai dato dentro ieri sera...
Leo raccoglie le lattine vuote e le butta in secchio sotto il tavolo.
LEO
Sì... forse un po’ troppo.
SARA
Caffè o thé?
LEO
Tutti e due… forti…
SARA
Lavorato?
LEO
Abbastanza…
Sara traffica un po’ attorno alla cucina.
SARA
Sai… non capisco una cosa… se qui ci vivi da solo… se devi lavorare e basta… perché ti sei preso una casa così grande? Voglio dire… centocinquanta metri quadrati… due camere da letto… un terrazzo… per uno che dorme sul suo tavolo da disegno è uno spreco, no?
LEO
Usa la caffettiera grande…
SARA
Almeno Giorgio la usava questa casa…
LEO
Ah sì?
SARA
Sì… invitava gente… aveva sempre ospiti… faceva un sacco di feste… aveva la casa piena fino al mattino… cento… centocinquanta persone…
LEO
Un amante della solitudine…
SARA
Giorgio odia la solitudine… qui si sono incontrate tantissime persone che poi sono diventate amiche… fidanzati, amanti… qualcuno si è perfino sposato…
LEO
Aveva un’agenzia matrimoniale?
Sara porta la colazione al tavolo del soggiorno. Leo siede e inizia a bere e a mangiare.
SARA
No… è un ingegnere… molto quotato anche… gira tutto il mondo per costruire stabilimenti e impianti industriali… tecnologici… non so bene… lui non parla mai di lavoro.
LEO
Peccato che non l’ho conosciuto… avrei avuto tante cose da imparare… per esempio farmi pagare l’affitto in natura…
SARA
Non essere squallido… Giorgio non ne ha mai avuto bisogno… c’era la coda di donne che volevano andare a letto con lui…
LEO
E non solo donne… visto le telefonate che riceve… per non parlare dei regali.
SARA
Lui è così… tutti lo adorano… e tutti gli sono rimasti amici…anche dopo che le storie con lui erano finite.
LEO
Un mago del sesso il tuo amico… un vero professionista… io invece da un po’ di tempo mi dedico a piaceri più solitari…
SARA
(ridendo) Piaceri solitari?
LEO
Lo so… che il sesso é quasi sempre meglio della masturbazione... ma io ultimamente mi sento solo allo stesso modo.
SARA
Una cosa ce l’hai come Giorgio… l’autoironia.
LEO
Autoironia? Io sono molto serio.
SARA
Comunque non ti fa bene stare sempre solo qui dentro. Dovresti uscire, vedere qualcuno.
LEO
Non sono solo... ci sei tu… e mi sembra già una folla.
SARA
Bé, me l’hai detto tu di rimanere…
LEO
Non me lo ricordare.
SARA
Se vuoi me ne vado.
LEO
Per carità mi sentirei troppo colpevole… sai in questo momento sono molto sensibile… non sopporterei altri sensi di colpa…
SARA
Eppure non mi sembri così indifeso…
LEO
(tra il serio e l’ironico) E invece tutto mi ferisce... se i miei pensieri fossero leggeri come palline da ping pong... bé io mi ci ferirei lo stesso. Buono il caffè…
SARA
Tu hai bisogno di divertirti…
LEO
Come Giorgio?
SARA
Perché non facciamo una festa… magari si rallegra la casa…
LEO
La casa forse… io un po’ meno… e poi non ho nessuno da invitare, e non ho voglia di stare con la gente. Non sarei di compagnia. Ma tu invita pure chi vuoi… io posso uscire, andare a un cinema…
SARA
No, se tu non hai voglia no… vado fuori io… però non puoi scappare sempre dalla gente.
LEO
Io non scappo, evito di far scappare gli altri affliggendoli con la mia presenza.
SARA
Ma così non vivi… è come essere morto…
LEO
Essere morto ha i suoi vantaggi… risparmierei sui sonniferi…
SARA
Potrei organizzare una cena… con poca gente… domani devo vedere delle
persone per lavoro… invece di andare al ristorante… potremmo mangiare qui…
LEO
(ironico) Non ho fame…
SARA
I miei amici sono quattro più noi due sei…
LEO
Una cosina intima…
Leo torna al tavolo di lavoro ma è evidente che non ha voglia di lavorare.
SARA
Bé almeno pensaci.
LEO
Non farò altro per il resto della giornata.
In quel momento suona il telefono.
LEO
Ecco che inizia un nuovo giorno… sarà per Giorgio? Sarà per te? O sarà il
tuo ex che vuole scannarmi?
VOCE SEGRETERIA (uomo)
Leo… ciao… sono Davide.
SARA
E’ per te. Bé, rispondi, no?
Leo le fa cenno di no.
VOCE SEGRETERIA (uomo)
Leo ci sei? Sono Davide… Che fine hai fatto, si può sapere? Ho saputo che tu e Silvia vi siete lasciati… mi dispiace… ma soprattutto non capisco… ho parlato con lei. Dice che siete convinti che non ci sia altro da fare… secondo me stai sbagliando… non è sparendo dalla circolazione che risolverete il vostro problema e poi lei… insomma… non è giusto che la lasci sola… comunque i miei numeri dell’ufficio li hai… chiamami… magari usciamo una sera di queste… mangiamo qualcosa e parliamo… ciao… (Il messaggio si interrompe.)
SARA
Vogliono portarti tutti a cena oggi…
LEO
Masochisti…
BUIO
SCENA 6
Leo e Silvia in proscenio. Sono seduti su una panchina.
SILVIA
Com’è la tua casa nuova?
LEO
Grande… bella…forse troppo grande… se vuoi vederla…
SILVIA
No, non la voglio vedere... lo sai.
LEO
Sì… meglio così. E tu? Stai cercando casa?
SILVIA
No… ho deciso di rimanere nella nostra.
LEO
Ma come fai? Io… davvero… un po’ t’invidio… il tuo coraggio… io non ce l’ho…
SILVIA
Coraggio? Non è coraggio… è una cosa che... non so… so solo che devo rimanere… e tu? Stai meglio?
LEO
Bè… più o meno come prima…
SILVIA
Hai bevuto?
LEO
No... quasi niente... sto smettendo...
Silvia sorride.
LEO
Non ci credi?
SILVIA
No, non molto...
Leo sorride, non tenta nemmeno di convincerla.
LEO
So che hai parlato con Davide…
SILVIA
Bé… ha telefonato lui... m’ha fatto delle domande… voleva sapere… io gli ho detto la verità... in fondo, lo sai, ci è sempre stato vicino…
LEO
Mmm… mi ha telefonato…
SILVIA
Gli ho dato il numero io… ho fatto male? Credevo di poterlo fare... é pur sempre tuo fratello.
LEO
No… no… non hai fatto male... solo che… non ho niente da dire… non voglio parlare con lui... non me la sento.
SILVIA
Non farlo…
LEO
Tu invece… cosa gli hai detto?
SILVIA
Lui mi ha fatto delle domande… io… ho cercato di spiegargli... forse é meglio se gli parli anche tu... mi sembrava preoccupato.
LEO
Io non posso…
SILVIA
Lo so… gliel’ho anche detto.
I due rimangono in silenzio.
SILVIA
Perché hai voluto vedermi?
LEO
(parla a fatica) Ieri, quando ti ho telefonato... avevo appena rivisto delle fotografie… ne ho trovata una tua… di quando eri bambina…
Silvia sorride.
LEO
Sai quella dove sorridi appena… dove cerchi di non aprire troppo la bocca… perché ti mancava un dente davanti…
SILVIA
Sì…
LEO
Io non ti ho conosciuta da bambina… ma io amo quella bambina… la amo così tanto che mi commuovo… faccio fatica a non piangere, sai? Io non te l’ho mai detto ma è così… è sempre stato così… da anni… anche prima di sposarci… anche prima che succedesse tutto… e anche adesso che sto da solo… io non ho mai smesso di amarti… e di amare quella bambina della foto. Quando ho sentito il messaggio di Davide sono stato male perché lui dice che ti ho lasciata sola ma... loro, gli altri... non possono capire... non é così...
Silvia lo guarda, gli sorride e gli accarezza i capelli.
SILVIA
Io lo so… lo so che il bisogno che hai di stare solo non c’entra con l’amore… non c’entra con noi… io sono sicura che noi ci amiamo e che non smetteremo di farlo… e anche se dovesse cambiare qualcosa… non ha importanza perché quello che ci è successo è più grande… è più… io lo so… io l’ho sempre sentito che tu non amavi me soltanto, ma anche quello che io ero negli anni prima di te… e quello che sarò negli anni dopo di te…e quella bambina della foto, senza un dente davanti, sarà sempre con te… con te soltanto… e ti vorrà bene sempre… e quando la guarderai lei ti proteggerà da tutti i dispiaceri… dai tuoi…e dai nostri…
Leo abbassa la testa e piange silenziosamente.
BUIO
SCENA 7
Sara é in casa da sola si sta vestendo. Dall’impianto stereo proviene una musica.
Lei si accende una sigaretta, poi apre il frigorifero e ne estrae una bottiglia di succo d'arancia, se ne versa un po' in un bicchiere. Il telefono nel soggiorno suona.
Lei torna in soggiorno spegne il registratore e risponde al telefono.
SARA
Pronto? Pronto?
Dall'altra parte evidentemente nessuno risponde.
SARA
Pronto? Pronto?
Appende e rialza il ricevitore.
SARA
Pronto? Se non parli almeno attacca... stronzo.
Appende e rialza
SARA
Pronto? Si sente che c'è qualcuno...
In quel momento suona il citofono. ara va a premere il pulsante d’apertura del portone e contemporaneamente apre la porta di casa. E’ evidente che immagina si tratti di Leo. Contemporaneamente continua a parlare al telefono.
SARA
Pronto? Ma vaffanculo.
Interrompe la comunicazione e continua a vestirsi. Dopo qualche istante la porta d'ingresso si apre lentamente ed entra un uomo sui trent’anni con un telefono cellulare in mano. E’ Franco. Chiude la porta alle sue spalle.
SARA (FS)
Leo... hanno telefonato ancora... sai? Non rispondono... io non posso credere che esistano stronzi del genere.
FRANCO
Una volta non mi dicevi così.
Sara spaventata entra nel soggiorno.
SARA
Tu?
Franco sorride e mostra a Sara il cellulare.
FRANCO
Come stai?
SARA
Cosa ci fai qui? Cosa sei venuto a fare?
Lui chiude la porta alle sue spalle.
FRANCO
Mi sembri in forma... sono sicuro che stai bene.
SARA
Senti, io adesso devo uscire... poi questa non é casa mia... tra poco la persona che abita qui torna...
FRANCO
"... la persona che abita qui..." E’ così che lo chiami adesso? "... la persona che abita qui..."
SARA
No, guarda che non é come pensi... non é lui... cioé... non é Giorgio... é un altro... tra poco torna...
FRANCO
Ti tengo compagnia finché non arriva… così vediamo.
SARA
Io devo andarmene... esci.
FRANCO
Ti sei dimenticata di me.
SARA
(ironica) Come potrei?
FRANCO
Sei bella.
SARA
Grazie.
Franco le si avvicina.
FRANCO
Profumata... elegante... qualcosa di cambiato nei capelli.
SARA
Sono uguali a prima.
FRANCO
No, non c'è niente uguale a prima. Ho sete... offrimi da bere.
Lei é un po’ spaventata e indecisa, non sa che fare, si guardano in silenzio.
Poi Sara si volta e va a preparare da bere. Lei guarda l'orologio con apprensione.
FRANCO
Sei in ritardo?
Sara si avvicina a Franco e gli dà un bicchiere di whisky.
SARA
Devo uscire.
FRANCO
Che fretta hai? Fammi bere. E' un sacco di tempo che non ci vediamo, facciamo due chiacchiere... no? Sono appena arrivato.
Lui si volta, si dirige verso la porta d'ingresso la chiude a chiave, sfila le chiavi e se le infila in tasca.
SARA
Cosa fai?
FRANCO
Bevo.
SARA
Ridammi le chiavi.
FRANCO
Prima parliamo.
SARA
Di che? Non ho niente da dire.
FRANCO
E' bella questa casa.
Si mette a girare e a guardare tutti i locali.
FRANCO
La sua casa...
SARA
Non é la sua casa... non più...
FRANCO
Non vedo l’ora di conoscerlo.
SARA
Non c’é più... non abita più qui...
FRANCO
Hai paura? Cosa pensi che gli voglia fare? Voglio conoscerlo...
SARA
Se non te ne vai chiamo la polizia.
Franco ride.
FRANCO
E come la chiami? Col telefono?
Lui si avvicina al telefono cord-less e se lo infila nella giacca.
SARA
No! Ridammelo… Cosa vuoi? Cosa vuoi da me?
FRANCO
Parlare... solo parlare. Tu non bevi niente?
SARA
No!
FRANCO
Una volta dicevi che ero l'uomo della tua vita, ricordi? L'unico. Dicevi che non avresti mai avuto un altro che non ci saremmo mai lasciati e che avremmo avuto una famiglia insieme.
SARA
Ancora? Ancora con queste storie?
FRANCO
Ci avevo creduto. Ho creduto a tutto quello che dicevi. Te lo ricordi? Ti ricordi cosa dicevi?
Lei non parla, lui le si avvicina, le bacia i capelli.
FRANCO
Dài… dillo.
SARA
No.
Lui si fa molto suadente, delicato, gentile.
FRANCO
Dài... sù... dillo.
La bacia, la accarezza delicatamente.
FRANCO
Dimmelo, come facevi... come hai sempre fatto.
Lei non parla. Lui beve.
SARA
Smettila di bere.
FRANCO
Brava, sei sulla buona strada... lo dicevi sempre, proprio così... "smettila di bere".
Le si avvicina.
SARA
Puzzi di alcol.
FRANCO
Non dicevi così... anzi, ti piacevano i miei odori. Mi annusavi sempre, ricordi?
Dicevi che avevo degli odori meravigliosi, anche quando bevevo, quando fumavo.
Ti piacevo anche quando tornavo dalla palestra.
La bacia sul collo. Lei incomincia a non essere più indifferente.
SARA
Forse é meglio se bevo qualcosa.
Franco le porge il bicchiere, lei beve per farsi coraggio.
FRANCO
Quanto ti piacevo, dimmelo.
Lei continua a tacere, lui la bacia sui capelli sulle orecchie, sul collo. Lei inizia a non essere indifferente a quegli stimoli.
FRANCO
Avanti dimmelo... dimmi quello che mi dicevi. Ti ricordi? Dimmelo.
Lui le va ancora più vicino e le accarezza il collo, le spalle, il seno, lei é decisamente turbata.
FRANCO
Mi dicevi: "...che buon profumo". Lo senti adesso il mio profumo? E' sempre lo stesso. Sono io... sono ancora io... lo senti?
SARA
Sì, lo sento.
FRANCO
Che cosa mi dicevi? Dài, dimmelo ancora.
Lei tace.
FRANCO
Avanti, su...
Lei esita ma poi gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui sorride.
FRANCO
Sì, esatto, così... ancora.
Lei dice ancora qualcosa. Poi si interrompe.
FRANCO
Ancora, vai avanti.
Sara dice ancora qualcosa all’orecchio di Franco. Lui la bacia e inizia ad accarezzarla lungo tutto il corpo.
FRANCO
Me lo ricordo questo vestito... Chi te l’ha regalato?
SARA
Tu.
FRANCO
Io... e ti sta ancora benissimo... Mi piaceva da pazzi era il mio preferito, così corto e aderente. Quando l'ho visto in vetrina me lo immaginavo già addosso a te. Mi facevi impazzire con questo vestito. Tu lo volevi mettere solo dopo che t'eri abbronzata, ti ricordi? Senza reggiseno.
La accarezza ancora.
FRANCO
Anche adesso non ce l’hai... le prime volte che lo mettevi restavo un po' dietro di te quando camminavamo per strada per guardarti e per vedere la gente che si voltava.
SARA
Franco...
Lui ride. Poi si fa serio.
FRANCO
Ti sei messa questo vestito con lui... proprio questo.
SARA
No... lui non c’é...
FRANCO
Proprio questo... le sue mani addosso a te... su questo vestito...
SARA
Smettila.
FRANCO
Le sue mani che ti toccano e tra le sue mani e il tuo corpo il vestito che ti ho
regalato io... Quello che eccitava me... adesso eccita lui...
SARA
Non abita più qui.
FRANCO
Ho passato notti intere a immaginare lui che ti spogliava dei miei vestiti. Lui non sa cosa vuol dire aver amato una donna a cui si é dato tutto.
Franco la tocca, la accarezza, si fa sempre più appassionato, Sara é evidentemente sempre più turbata, é attratta da lui, é anche eccitata ma cerca di resistere, obiettivamente con poca convinzione.
SARA
Se non te ne vai mi metto a urlare.
FRANCO
Ah sì? Urla allora...
Lei resta in silenzio. Lui continua a baciarla e accarezzarla.
FRANCO
Allora? Non urli? Ti manca la voce?
Lei resta ancora in silenzio. Fa sempre più fatica a resistere a Franco.
SARA
Per favore... ti prego... fermati...
Lui la stringe. La bacia. Anche lei lo bacia. Insieme cadono sul divano e iniziano a spogliarsi. I loro movimenti sono confusi e appassionati.
FRANCO
Ti voglio... ti voglio...
SARA
Sì... sì...
Stanno iniziando a fare l’amore quando la porta si apre ed entra Leo.
LEO
E’ arrivato l’invito per una festa... "Millenium rave"... ovviamente non é per me... é per...
Leo si accorge di Sara e Franco seminudi sul divano.
LEO
Giorgio.
I tre si guardano senza parlare.
BUIO
SCENA 8
Franco e Sara si sono ricomposti. Sara un po’ si vergogna per essersi fatta vedere con Franco sul divano. Leo è imbarazzatissimo e teme la reazione di Franco che, a sua volta, non sa se temere la reazione di Leo o essere aggressivo.
FRANCO
Quindi sei tu quel figlio di puttana di Giorgio.
LEO
Io? No… assolutamente…
FRANCO
Ti immaginavo diverso…
LEO
Certo… le ho cercato di spiegare anche per telefono… io non sono Giorgio… con Sara non è successo niente… le rispiego tutto… io sono subentrato…
FRANCO
Risparmia il fiato stronzo… non hai il coraggio di quello che fai? Mi avevano detto che eri uno in gamba… e invece ti caghi sotto…
LEO
No… io non mi cago sotto… io non sono Giorgio… è una differenza sostanziale… anzi… guardi fate quello che volete… io me ne vado… esco… continuate a fare quello che stavate facendo…
SARA
No… io non voglio stare sola con lui…
LEO
Bé, strano… entrando non si sarebbe detto…
Leo si dirige verso la porta ma Franco lo blocca, lo prende per un bavero e lo spinge contro una parete aggredendolo verbalmente.
FRANCO
Adesso noi due parliamo…
LEO
E di che?
SARA
Lascialo!
LEO
Cazzo… c’è un errore… Sara… diglielo.
SARA
E’ un’ora che glielo dico
FRANCO
Mi prendete per scemo? Vi siete messi d’accordo, eh?
LEO
Le assicuro di no…
FRANCO
(a Leo) Io voglio parlare con te… faccia a faccia.
Sara si avvicina a Franco e cerca di aiutare Leo a liberarsi.
SARA
Smettila, gli fai male.
Franco allontana Sara.
FRANCO
(a Leo) Adesso smettila di prendermi per il culo… e guardami!
Leo guarda Franco negli occhi.
FRANCO
Io non sono come te… io non sono abituato ad avere tutto quello che voglio… non uso le persone per divertirmi… non voglio conquistarle o esibirle come fai tu… non ho bisogno di trasformare la mia vita in una buffonata… in un carnevale… non ho bisogno di travestimenti come te. Io non sono un pagliaccio… voglio una vita normale… e amare una persona sola… lei. E lei se n’è andata per colpa tua.
SARA
No, non è per colpa di Giorgio.
LEO
Io non sono Giorgio.
SARA
E’ per colpa tua… del tuo carattere di merda… della tua gelosia… mi hai ossessionato… e io non sono roba tua… hai capito?
FRANCO
(a Sara) Stai zitta. (a Leo) Se lei è innamorata di te io non ci posso fare niente… ma tu… tu devi avere il coraggio di dirmi la verità… devi dirmi se vuoi stare con lei… se la ami davvero… o se è solo un capriccio… come le altre.
LEO
Le altre? Io le ho già detto che…
Franco non gli fa finire la frase, lo spinge ancora contro il muro urlandogli in faccia.
FRANCO
Vaffanculo, stronzo! Smettila di prendermi per il culo.
Improvvisamente Leo reagisce, si mette a urlare e a sua volta spinge Franco contro la parete.
LEO
No, vaffanculo tu! Va bene! Vuoi la verità?Vuoi la verità? D’accordo… sì… sono Giorgio, sono Giorgio e mi sto portando a letto Sara! La amo follemente e lei mi ama. La amo davvero… non è un capriccio… né tutte le altre stronzate che hai detto… sei contento adesso? Sei contento?
Franco rimane impietrito. Fissa con odio Leo che sostiene il suo sguardo con aggressività senza più temere per la propria incolumità fisica. Poi Franco guarda Sara che sembra stupefatta, poi abbassa lo sguardo sconfitto.
FRANCO
Era quello che volevo sapere…
Franco ha come un crollo fisico, si appoggia ad una parete e si porta le mani al volto quasi per non farsi vedere piangere. Sara e Leo si guardano imbarazzati, non sanno come comportarsi. Franco guarda ancora Leo negli occhi.
FRANCO
Io non ti conosco, ma so cosa pensa di te la gente… so che non posso competere con te… ma sappi una cosa… non la amerai mai come l’ho amata io.
Detto questo Franco si volta e se ne va chiudendosi violentemente la porta d’ingresso alle spalle. Leo e Sara rimangono soli, nei loro occhi un po’ di tensione.
SARA
Scusami… io non so… era come impazzito, è entrato in casa… ho aperto perché credevo fossi tu… lo sai io non lo volevo più vedere.
LEO
Bè, per essere uno che non volevi più vedere lo stavi intrattenendo abbastanza bene… quando sono entrato non mi sembrava che ti dispiacesse…
SARA
Ero spaventata... mi colta di sorpresa... e poi... lui ha detto delle cose che… insomma mi ha parlato di quando stavamo insieme… e… lui è ancora innamorato di me.
LEO
A giudicare dalla posizione che avevate sul divano anche lui non ti è proprio indifferente…
SARA
Non sarai geloso?
LEO
Io? E di chi? No… e poi non me lo posso permettere… fra di noi non c’è mai stato niente…
Sara lo guarda senza rispondere.
LEO
Ti sono piaciuto? (rifacendo il verso a se stesso) "… sono Giorgio, sono Giorgio e mi sto portando a letto Sara! La amo follemente e lei mi ama…"
SARA
(ironica) Bravo… complimenti…
LEO
(anche lui ironico) Certo non sono ai livelli del tuo amico Giorgio ma sto facendo esperienza… sto cercando di avere anch’io una visione ironica e distaccata della vita.
Sara annuisce.
LEO
Comunque é servito. Hai visto che faccia che ha fatto?
SARA
Ho visto la faccia che hai fatto tu…
LEO
Che faccia?
SARA
Non so… però sembrava che non aspettassi altro… quando hai detto: …sono Giorgio… sembravi…
LEO
Sembravo Giorgio?
SARA
No… però non sembravi tu... sembravi un’altra persona.
Leo la guarda, sorride. Poi va a sedersi al tavolo da disegno.
SARA
Cosa fai adesso... lavori?
LEO
Sì…
I due restano qualche istante in silenzio.
LEO
Però… lui, Franco… dev’essere un bravo ragazzo…
SARA
Sì, lo é…
LEO
Molto innamorato…
Sara annuisce.
LEO
Troppo… forse.
Sara non risponde. Leo guarda il disegno sul tavolo.
LEO
Credi che tornerà?
SARA
Lui torna sempre.
Sara lo guarda senza rispondere, poi si dirige verso la porta che conduce alle camere da letto, esce. Dopo un istante rientra.
SARA
Ah... quei miei amici... li ho invitati per stasera... a cena... qui... spero non ti dispiaccia... mi farebbe molto piacere se rimanessi anche tu.
BUIO
SCENA 9
Leo é vestito con una giacca di velluto e una camicia, si sta facendo il nodo alla cravatta. Sara entra in soggiorno, sta cercando qualcosa che non trova. E’ già pronta per la serata. E’ molto bella, con il suo vestito semplice, ma elegante e sexy.
SARA
Hai visto i miei orecchini?
LEO
Li ho usati come gemelli.
Sara si volta a guardarlo.
LEO
Scherzo.
SARA
Ma come ti sei vestito?
LEO
Così. Non va bene?
SARA
Sì... solo che... ti autolimiti… insomma sei un bell’uomo… ma questi vestiti… sono un po’…
LEO
Un po’?
SARA
Bé, non ti fanno onore... ti intristiscono... e ti invecchiano.
LEO
Mi invecchiano? Sicuramente non sono elegante come il tuo amico Giorgio. Se non sono all’altezza dei tuoi amici me ne vado fuori che sono anche più contento.
SARA
Non è una questione di eleganza è più una questione di personalità… Giorgio dice che essere vestiti con personalità dà una serenità che nemmeno la religione è in grado di assicurare
LEO
Caspita… sempre più un maestro di vita… ‘sto Giorgio. Cos’é, anche stilista?
SARA
Forse di là nell’armadio c’è qualcosa di meglio… andiamo a vedere.
LEO
Quale armadio?
SARA
Quello bianco.
LEO
Ma quello non... non posso... lì c’é della roba di Giorgio... quelli sono i vestiti di Giorgio… non se li è portati via tutti...
SARA
(uscendo) Appunto.
LEO
No... non vorrai che mi metta i vestiti di un altro, vero?
SARA
(f.s.) Vieni.
LEO
No!
SARA
C’é un sacco di cose belle...
LEO
Tu sei pazza.
Sara rientra con un paio di abiti scuri.
SARA
Avete più o meno la stessa corporatura. Secondo me ti vanno bene.
LEO
Ma non sono miei…
SARA
E allora? Se anche lo macchi lo mandiamo in tintoria!
LEO
Ma non é per questo... possibile che non capisci... quello ha lasciato qui le sue cose... prima o poi passerà a prendersele... e io...
SARA
Almeno provali.
LEO
Guarda che sei tu quella che ha a che fare con i vestiti... non mi metto a fare la passerella con i vestiti di un altro.
SARA
Secondo me questo per te é perfetto... provalo...
LEO
Non ci penso neanche...
SARA
(giocando a fare la bambina) Per favore... dài...
Leo si lascia convincere e inizia a provare il vestito di Giorgio che, in effetti, gli calza a pennello. Leo si guarda allo specchio. Sara lo guarda con un sorriso.
SARA
Bè, ti piaci? Sei fantastico.
LEO
Guarda che non sono un cantante new-age giapponese.
SARA
Sei molto più carino...
LEO
Grazie ma...
SARA
Ti sto riempiendo di complimenti... ti rendi conto? Però manca qualcosa.
Sara si alza ed esce di scena.
LEO
Ehi... cosa hai intenzione di fare?
Sara rientra con un pettine, una spazzola, un paio di forbici e un tubetto di gel.
SARA
Siediti.
LEO
No...
SARA
Dài... lascia fare a me. Poi se non ti piaci ritorni come prima.
LEO
Vuoi giocare alle bambole con me?
SARA
Siediti.
Leo siede al tavolo e Sara inizia ad acconciargli i capelli in modo differente e glieli fissa con il gel.
LEO
Mi ha sempre fatto schifo il gel.
SARA
Ne uso pochissimo... e poi questo é alle vitamine...
LEO
Non le prendo mai le vitamine, non le digerisco.
SARA
Fermo.
Sara finisce il suo lavoro.
SARA
Guardati...
Leo con un po’ di timore va davanti allo specchio, si guarda.
SARA
Allora? Sei perfetto.
LEO
Perfetto? Io? L’ultima volta che mi sono sentito così era il giorno della cresima...
Leo si guarda allo specchio.
LEO
Forse hai ragione sai? Sono perfetto... ho i vestiti di un altro, la casa di un altro, ricevo le telefonate di un altro, sono pettinato come un altro... poco fa ho anche detto di amare la donna di un altro. E tutto questo in poco più di una settimana...
SARA
Bé, ma non é vero...
LEO
Già... non é vero.
Improvvisamente Leo si incupisce. Va a sedersi su una poltrona.
SARA
Bé, cosa c’é? Che ti succede?
LEO
Non so... non mi riconosco...
SARA
Va bé... dài scherzavo... vestiti come vuoi... il tuo vestito andava benissimo.
LEO
No... é che... in fondo non mi dispiace... non riconoscermi... solo che preferirei qualcosa di più totale... forse una cancellazione...
SARA
Non ti capisco.
LEO
Lo so, lo so... ma non farci caso...
SARA
Io lo so che tu hai qualcosa... lo vedo che non sei contento... che stai male... ma non so cosa fare... non mi dai la possibilità di capire...
LEO
Non c’é niente da capire...
SARA
Vedi... é come dico io... appena cerco di parlare di te... tu non vuoi...
LEO
Tra quanto arrivano i tuoi amici?
SARA
Tra un’ora... circa.
LEO
Bene... allora io esco... sono rimasto senza sigarette.
Leo si alza e senza dire una parola esce di casa. Sara si rende conto che sarebbe inutile fermarlo o fargli ulteriori domande e a sua volta esce di scena.
BUIO
SCENA 10
A un lato del proscenio Leo sta parlando con un telefono cellulare. Silvia, dall’altro lato parla in un telefono cord-less.
LEO
Come stai?
SILVIA
Abbastanza bene.
LEO
Ieri sei andata al mercato a fare la spesa, vero?
SILVIA
Sì...
LEO
C’ero anch’io...
SILVIA
Sei andato a fare la spesa al mercato?
LEO
No... ero venuto per guardarti...
SILVIA
Per guardarmi? Mi puoi guardare quando vuoi... quando vuoi vedermi basta che me lo dici.
LEO
No, volevo che tu non lo sapessi. Eri bella... sembravi una ragazzina... in mezzo alla gente... a tutta quella gente... avevi una voglia di vivere che... sorridevi, ti muovevi tra le bancarelle... parlavi e scherzavi con l’ortolano, il salumiere il pescivendolo, tutti ti sorridevano e ti dimostravano amicizia... affetto.... e l’ho vista chiaramente...
SILVIA
Cosa?
LEO
La tua voglia di vivere.
SILVIA
Perché non mi hai chiamata?
LEO
Non lo so... forse perché se mi avessi visto ti sarebbe passata... avresti smesso di sorridere...
SILVIA
Ma cosa dici?
LEO
Ti volevo guardare. Volevo vedere quanto fosse normale… la tua vita…
SILVIA
Stavo solo facendo la spesa.
LEO
Come sempre…
SILVIA
Sì, come sempre… non posso fare altrimenti. Mi spiace, lo so che per te non è così…
LEO
Avrei voluto chiamarti, fermarti, aiutarti a portare le borse a casa ma non ce l’ho fatta.
Restano in silenzio qualche istante.
LEO
Scusami.
SILVIA
Perché mi hai chiamato?
LEO
Ho paura. Sento che mi sta succedendo qualcosa...
Leo fa molta fatica a continuare.
LEO
Sento che non sono più io... che sto cambiando e quello che mi fa più paura é che non so assolutamente cosa sto facendo, cosa sto diventando... io ero abituato a stare male... ma sempre vicino a te... adesso é tutto nuovo...
SILVIA
Tu hai paura di stare meglio.
Leo non risponde, il suo silenzio é un’ammissione.
SILVIA
Hai talmente paura di guarire che cerchi in continuazione di tornare indietro. Ma non lo devi fare. Non ti devi sentire in colpa se stai meglio. Lo sapevamo... l’abbiamo sempre saputo che avremmo avuto paura... abbiamo deciso di allontanarci sapendo quello che ci aspettava... io non ne avevo bisogno... lo sai, l’ho fatto per te... credi che io non abbia paura? Ce l’ho... ma non posso farci niente, posso solo aspettare e vedere quello che succederà... e io lo so che può succedere di tutto... so che ti allontanerai ancora di più... so che ti perderò... ma so anche che é inevitabile... Io so che dovrai fare un giro lungo prima di ritornare da me... e l’ho accettato. Adesso però tu devi avere il coraggio di farlo... hai il dovere di farlo anche se hai paura... vai... fai tutto quello che devi... e se ti può servire, sappi che anch’io sto facendo quello che posso.
BUIO
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
SCENA 1
E’ mattina. La casa è ridotta in condizioni tremende: c’è un gran disordine e dovunque sono sparsi bicchieri vuoti o semivuoti, bottiglie, avanzi di cibo, portaceneri colmi di mozziconi. In cucina c’è Sara, con un’aria molto provata. Sta preparando un caffè e, intanto, butta in un bicchiere d’acqua due pastiglie di Alka Selzer. Le pastiglie iniziano a sciogliersi e a fare il loro effetto effervescente. Sara va in soggiorno a bere. In quel momento entra anche Leo, con lo sguardo allucinato di chi ha dormito poco e ha un gran mal di testa. Leo vede il bicchiere che sfrigola sul tavolo.
LEO
Qualunque cosa sia, preparane uno anche per me.
Sara senza parlare si dirige barcollando in cucina e prepara l’Alka Selzer a Leo, glielo porta, lui beve tutto in un sorso.
SARA
Quel vaso… nel corridoi davanti a camera tua... é roba di valore secondo te?
LEO
A occhio non mi sembra.
SARA
Meno male…
LEO
Perché?
SARA
Qualcuno ci ha vomitato dentro
LEO
Ah…
Ancora una lunga pausa. Poi è Leo a parlare.
LEO
Ma quanti erano?
SARA
Tanti.
LEO
Cento? Centocinquanta?
SARA
Più o meno. Mi spiace... hai visto, io ho invitato solo i miei amici... a cena eravamo in sei... ma poi... s’é sparsa la voce... credevano che fosse una festa di Giorgio...
Ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava quando é suonato per la quarta volta il citofono. Lì ho capito che sarebbe stato difficile non fare entrare più nessuno.
LEO
E avevano tutti bottiglie di vino... vodka... whisky... era dalla maturità che non mi ubriacavo così a una festa... di solito per me quello é un piacere più solitario.
Arrivavano a getto continuo. Qualcuno mi diceva... "ah, tu sei il famoso Giorgio!"... e io... "no... sono qui in affitto. Giorgio è all’estero, non lo conosco."
Dopo un po’ mi sono rotto i coglioni di spiegare a tutti la stessa cosa... sorridevo e stringevo mani. Forse l’equivoco é nato da lì... quando mi prendevano per Giorgio salutavo e stavo zitto. Certo che ne conosce di gente strana il tuo amico Giorgio...
SARA
Te l’avevo detto...
LEO
C’erano due attori a un certo punto... un uomo e una donna... mezzi fatti... ubriachi... lui diceva: "...ciao bella come stai... é tanto che non ti vedo... l’ultima volta che ti ho vista un negro tentava di farti la pelle in un giardino pubblico. " E lei: "ah sì. facevo Desdemona in un Otello all’aperto. "
Sara ride.
LEO
Tu ballavi e a un certo punto sono stato agganciato da uno mezzo ubriaco che ha iniziato a parlarmi di Giorgio a dirmi quant’é carino Giorgio... a raccontarmi le imprese erotiche di Giorgio... di che grande amatore fosse Giorgio... al che gli ho detto: ma che ne sai tu? E lui: perché anch’io sono stato un amante di Giorgio.
SARA
Che mal di testa... ho bevuto troppo.
LEO
Tu? Pensa che a un certo punto ero talmente ubriaco che in mezzo a tutto il casino di gente mi sono messo a guardare un tizio che mi sembrava di conoscere, uno che mi stava davanti a un po’ di metri di distanza. Lo guardavo, lui mi guardava, mi giravo poi lo riguardavo e lui era ancora lì che mi fissava. Mi sono detto magari lo conosco ma non mi ricordo chi é... ho fatto un segno con la mano... e me l’ha fatto anche lui... era lo specchio cazzo... ero io... col vestito di Giorgio e con i capelli che mi hai fatto tu.
SARA
Non farmi ridere... ho troppo mal di testa.
Leo cerca le parole per dire qualcosa a Sara.
LEO
Adesso, quando mi sono svegliato c’era una tizia... una donna... nel mio letto.
Sara guarda Leo un po’ stupita e un po’ contrariata.
SARA
Ah sì? (pausa) Nuda?
LEO
Abbastanza.
SARA
Bè in questo caso è probabile che non abbiate solo dormito.
LEO
Mmm... probabile.
SARA
Meno male che non volevi vedere nessuno... che volevi stare solo e che con le donne avevi chiuso...
LEO
Sono stupito più di te... non so cosa sia successo... dev’essere perché ho bevuto troppo e ho mischiato un sacco di roba... non me lo spiego altrimenti... non ho rapporti sessuali completi da più di due anni...
SARA
Sì, certo...
LEO
Non mi credi? Te l’assicuro.
SARA
Allora si vede che ne valeva la pena... la tizia, dico...
LEO
Forse... ma non me lo ricordo... Mi ricordo che abbiamo bevuto… che mi ha parlato anche lei di Giorgio... ma come sia finita nel mio letto, no. Mi devo essere perso qualche passaggio.
SARA
L’importante é che non se lo sia perso lei...
LEO
E tu? Ti sei svegliata con qualcuno nel letto?
SARA
Non ho bevuto abbastanza ieri sera... io.
Leo trangugia il bicchiere con l’Alka Selzer.
LEO
Io mi butto sotto la doccia e esco. Ho un pranzo di lavoro tra un’ora. Pensa tu alla bella addormentata.
SARA
Devo dirle qualcosa da parte tua?
LEO
No, niente… anzi, sì, dille che è stato bellissimo… e che lo rifarei… senza bere però… altrimenti non ho niente da raccontare agli amici il giorno dopo.
Leo esce di scena ma subito rientra.
LEO
Scherzo.
BUIO
SCENA 2
Leo e Silvia seduti ad un tavolino in proscenio come se stessero cenando a un ristorante.
SILVIA
Sono contenta per te.
LEO
L’hanno accettato... con tutte le modifiche che ho proposto... e m’hanno offerto un altro lavoro... ho già firmato il contratto.
SILVIA
Bene, no? Sei tornato quello di prima...
LEO
No, é solo lavoro... lo sai. Evidentemente posso lavorare in modo ineccepibile e allo stesso tempo disprezzare quello che faccio. Certo che non credevo che ce l’avrei fatta... dopo due anni... non credevo che avrei avuto ancora la testa per riuscirci.
SILVIA
E invece ce l’hai... io ero sicura... non ho mai dubitato.
LEO
Mi sembra che non possa essere vero... se mi volto indietro vedo ancora il baratro... lì, a pochi centimetri da me... e so che ci posso cadere dentro ancora... non riesco a convincermi di essere di nuovo capace di lavorare... di pensare ancora a qualcosa che non sia...
Leo si interompe, non riesce a continuare.
SILVIA
Non é così... non é più così... non lo capisci? Il baratro dietro di te non é più così vicino, l’hai superato... di poco ma l’hai superato... tu non lo vuoi ammettere nemmeno a te stesso... ma é così... tu stai meglio...
LEO
No... no...
SILVIA
Sì invece... non devi avere paura di dirlo... il tuo dolore può diminuire... e anche il mio... non c’é niente di male... te lo devi concedere questo pensiero... non c’é niente di male se adesso soffri un po’ di meno...
LEO
Ma non é così...
SILVIA
Non ti puoi odiare perché ti stai dando un po’ di tregua...
Leo non é in grado di replicare.
SILVIA
Questa notte ho fatto un sogno... anzi un incubo... era da tanto tempo che non mi ricordavo così bene i sogni che facevo. Eravamo insieme su una barca... una specie di gozzo di legno... ma non era solo una barca perché c’erano delle cose... cose di casa nostra... una poltrona... dei vasi... un paio di sedie... il televisore... insomma, a un certo punto tu ti sei sporto e sei caduto in acqua... io allora ti ho teso la mano per farti salire ma tu mi hai detto: "buttami il salvagente..." ma eri vicino potevi facilmente prendermi la mano, ma tu non volevi continuavi a dirmi "buttami il salvagente... dài...".Io mi guardavo in torno ma il salvagente non c’era sulla barca... c’era un sacco di roba inutile ma il salvagente no... allora ti ho detto "Prendi la mia mano... attaccati ". E tu continuavi a dirmi di buttarti il salvagente... ma il salvagente non c’era... tu eri stanco... tremavi... l’acqua era fredda... io ho allungato la mano ancora di più per prenderti ma tu non hai voluto... continuavi a dirmi che volevi il salvagente... poi non t’ho più visto...
LEO
Sono annegato?
SILVIA
Credo di sì...
LEO
E niente salvagente...
SILVIA
Ero così arrabbiata sai? Ero disperata ma anche arrabbiata... perché non volevi farti aiutare...
LEO
Ma io voglio farmi aiutare...
SILVIA
Non é vero...
LEO
Sì invece... e tu mi stai aiutando... molto più di quanto tu non possa credere...
SILVIA
L’unica cosa che faccio per aiutarti é starmene in disparte.
LEO
E se anche fosse? E’ tantissimo.
SILVIA
Basta che tu riesca a tornare quello che eri prima... quando riuscirò a riconoscerti... potrò riconoscere anche me...
Leo sorride, le prende la mano.
BUIO
SCENA 3
E’ sera, Leo é solo al tavolo da disegno, sta lavorando. Sul tavolo come al solito ci sono lattine di birra e altri alcolici. Suona il campanello dell’ingresso. Leo si alza e va ad aprire.
LEO
Bé? Non hai le chiavi? Non puoi aprire tu?
Non fa in tempo a finire la frase perché si interrompe, aprendo la porta anziché Sara davanti a lui c’é Franco.
LEO
Oh... no... ancora? Senti... io non voglio rincominciare... per favore...
FRANCO
No... aspetta...
LEO
Sara non c’é... io devo lavorare... non voglio discutere ancora...
FRANCO
Volevo scusarmi.
Leo guarda Franco stupito.
FRANCO
Mi sono vergognato come un animale... per quello che ho fatto... per come mi sono comportato... sono stato uno stronzo...
LEO
Ah... vabbé... non importa...
FRANCO
Ho bisogno di parlarti...
LEO
A me? Ma non vedo proprio...
FRANCO
Non mi dire di no Giorgio...
LEO
Come?
FRANCO
Ti prego...
Leo non sa cosa fare. Resta qualche istante titubante poi fa segno a Franco di accomodarsi e chiude la porta. Franco ha un atteggiamento cordiale, sembra proprio che non nutra nessun rancore nei confronti del presunto rivale.
FRANCO
Hai qualcosa da bere? Qualcosa di forte...
LEO
Sono le uniche cose che non mancano in questa casa.
Leo va a versare del cognac in un bicchiere e lo porta a Franco.
FRANCO
Grazie... tu non sai come sto male... non dormo più... non mangio... non vivo... non riesco a rassegnarmi al fatto che ho perso Sara.
LEO
Mi spiace... io credo che ti debba dire...
FRANCO
No... aspetta... voglio dirti tutto... io non ce l’ho con te... tu che ne sapevi... nemmeno mi conoscevi... io ti capisco... lei ti piaceva... ci hai provato... lei ci é stata...
LEO
Ecco, di questo volevo parlarti...
FRANCO
Non ti devi giustificare... probabilmente l’avrei fatto anch’io... é per questo che ti ho voluto chiedere scusa... però c’é una cosa... io lo so, adesso lei non ne vuole sapere di me... ma so anche che lei lo sente che io sono quello che l’ha amata più di ogni altro... sono sicuro... tu non te la devi prendere... ma la sera che ci hai trovati qui... lei... insomma io l’ho sentita... capisci? Per qualche istante... prima che entrassi tu qui dentro io l’ho sentita come tanto tempo fa... come quando stavamo insieme...
LEO
Sì... vi ho visti...
FRANCO
Se non fossi arrivato tu... lei... insomma forse l’avremmo fatto...
LEO
Non ho dubbi.
FRANCO
Come? Scusa...
LEO
Bé... era evidente...
FRANCO
E non te ne importa?
LEO
Bé, lei può fare quello che vuole... se dovesse capire che é ancora innamorata di te... io sarei contento... per lei e per te...
FRANCO
Me ne dai ancora?
Franco mostra il bicchiere vuoto a Leo, lui prende la bottiglia di cognac e glielo riempie. Franco beve.
FRANCO
Io ho sempre sentito parlare di te... e me l’avevano detto che eri una persona generosa... insomma... anche Sara diceva che eri fantastico... che avevi un modo tutto particolare di vedere le cose e che... non eri geloso, possessivo... che chi era vicino a te non poteva che essere felice e completamente libero. Io invece... sono tutto il contrario... quando amo qualcuno mi prende un terrore che... ho sempre paura di perdere chi amo... vivo nella preoccupazione costante... mi rovino la vita... e non ottengo niente... anzi tutto il contrario...
Franco resta in silenzio, Leo lo guarda.
LEO
Ancora cognac?
FRANCO
Sì...
Leo versa ancora da bere a Franco.
FRANCO
Io ci ho pensato... e adesso lo so... lo so perché sono venuto qui e ti ho aggredito... io non ce l’ho con te perché mi hai portato via Sara... no... io, ti volevo picchiare perché... perché volevo essere te e non potevo... non ne ero capace... io volevo essere Giorgio... perché tu... hai un potere sugli altri... non so se te ne rendi conto... é vero quel che diceva Sara: nessuno può serbarti rancore, né le tue donne, né gli uomini a cui hai portato via le loro donne.
Leo resta in silenzio. Franco finisce nuovamente il bicchiere di cognac.
FRANCO
Me ne daresti ancora un po’?
Leo senza parlare versa da bere a Franco che continua a bere.
FRANCO
Il mio problema sai é sempre stato la noia... io mi annoio sempre... qualunque cosa io faccia mi annoia... l’unica cosa che non m’annoia mai é l’amore... l’amore non m’annoia... Sara... lei non mi annoia mai... io con lei sono un altro... non so se hai presente... le donne di solito mettono in luce i nostri lati migliori... quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... all’inizio almeno... io con lei ero fantastico... adesso che non c’é più... sono una merda... e io non voglio essere una merda... io voglio essere sempre fantastico...
LEO
E allora perché ti ha lasciato?
FRANCO
Perché ha incontrato te... eri più fantastico di me...
LEO
Io?
FRANCO
Quando lei ha conosciuto te... é cambiato tutto... e io lì allora non ho capito più niente... sono ritornato a dare il peggio di me... perché essere innamorati di una che non ti vuole é tutto l’opposto che essere innamorati di una che ti vuole...
Franco resta in silenzio capisce di aver detto un’ovvietà, non sa cosa dire. Finisce in un sorso tutto il contenuto del bicchiere.
LEO
Bevi sempre così tanto?
FRANCO
No... solo stasera... per farmi coraggio...
LEO
Senti ma adesso cosa vorresti da me?
Franco respira profondamente, cerca le parole giuste per parlare.
FRANCO
Io... volevo sapere se sei... innamorato...
LEO
Scusa?
FRANCO
Sì, lo so che me l’hai già detto quella sera... ma io lo voglio sapere adesso... con calma... senza di lei che ti ascolta... voglio sapere la verità...
LEO
Ma cosa importa? Non é a me che devi fare questa domanda... devi chiedere a lei se é innamorata di te...
FRANCO
Scusami... devo bere ancora... ma faccio io...
Franco si dirige verso la bottiglia di cognac e se ne versa mezzo bicchiere. Beve.
FRANCO
Fai conto che ti sia morto qualcuno di importante... una persona che ami tantissimo... prova a immaginartelo. Ci puoi riuscire?
Leo abbassa lo sguardo.
FRANCO
Cosa saresti disposto a fare per far rivivere questa persona?
Leo sospira e scuote la testa.
FRANCO
Ti prego... rispondimi.
LEO
Qualsiasi cosa.
FRANCO
Anche umiliarti... disperarti... renderti ridicolo, faresti qualsiasi sacrificio, faresti anche del male?
Leo fa una breve pausa.
LEO
Sì.
FRANCO
Anch’io.
LEO
E allora?
Franco si fa coraggio e beve.
FRANCO
E allora... allora... Mi sento male... mi gira la testa...
LEO
Forse dovresti smettere di bere.
FRANCO
Il fatto é che non so cosa fare... umiliarmi... piangere, disperarmi... fare del male a qualcuno... a te per esempio... non servirebbe a farla tornare...
LEO
Esatto.
FRANCO
Mi ammazzerei pure se servisse... ma io non lo so cosa può servire a farla tornare... ma una cosa so... di una cosa sono sicuro... tu sì... tu lo sai...
LEO
Io?
FRANCO
Sì... tu lo sai come posso fare...
Franco si porta le mani alla testa, ha uno sbandamento.
FRANCO
Mi sento male... posso sdraiarmi?
LEO
Sì... certo.
Franco si sdraia sul divano.
FRANCO
Oddio... mi gira tutto... tutto... mi sento la faccia anestetizzata... anche le mani... non sento più niente...
LEO
E’ il cognac...
FRANCO
Mi sento male... scusami... scusami...
LEO
E di che? Non ti preoccupare... stai calmo...
FRANCO
Io volevo spiegarti come mi sento... ma adesso... ho rovinato tutto... oddio... il soffitto... forse devo vomitare...
LEO
Vuoi andare in bagno?
FRANCO
No... non ce la faccio... non posso alzarmi... non posso...
LEO
Bé... mica puoi vomitare qui...
FRANCO
Non lo so... non lo so...
LEO
Vado a prendere un catino...
FRANCO
Scusami... scusami...
LEO
Cerca di trattenerti... capito? Aspetta...
FRANCO
Fai presto...
Leo si dirige verso la cucina e inizia a cercare un catino disperatamente.
LEO
Resisti...
Franco si porta le mani alla bocca quasi per costringersi a non vomitare, si gira su un fianco, mette il volto contro la spalliera del divano.
LEO
Respira... respira... sto arrivando... (tra sé) cazzo... dove l’ho messo... (a Franco) arrivo! Eccolo.
Dalla cucina proviene un rumore di oggetti rovesciati, poi finalmente Leo, con un catino in mano raggiunge Franco.
LEO
Eccolo... trovato.
Franco é immobile con il volto sprofondato nel divano.
LEO
Ehi... é qui... il catino... oh...
Franco non risponde. Leo inizia a preoccuparsi, lo prende per una spalla e lo scuote.
LEO
Ti senti male? Oh... mi ascolti?
Franco non risponde. Leo gli appoggia una mano sul collo, poi sul petto.
LEO
Vaffanculo... dorme, s’é addormentato ‘sto coglione...
Leo si allontana da Franco, si guarda intorno, é indeciso sul da farsi, poi si avvicina al tavolo da disegno e riprende a lavorare.
BUIO
SCENA 4
Notte. Sara, avvolta in un accappatoio sta leggendo un fumetto sul divano sul quale era sdraiato Franco. La porta d’ingresso si apre ed entra Leo. Sara alza lo sguardo e sorride.
SARA
Ciao, fatto tardi stasera... divertito?
LEO
Come un pazzo. Sono stato con un tizio, ubriaco fradicio a camminare sù e giù per strada per fargli passare la sbronza... e sai cosa faceva lui tutto il tempo? Mi parlava di te.
SARA
Di me?
LEO
Sì... di te, di quanto ti ama... di quanto sia meraviglioso fare l’amore con te... del profumo della tua pelle... del colore dei tuoi occhi... e altri particolari anche molto più intimi...
SARA
Ma cosa dici?
LEO
Poi m’ha raccontato una sua teoria sulla noia... la noia che é il vero male del mondo...
SARA
No, non ci posso credere... dimmi che non é vero...
LEO
Secondo lui la noia si divide in tre forme diverse... quella passiva... tipo scopare con il proprio marito e seguire con la mente i disegni della tappezzeria... quella attiva... tipica dei collezionisti, o di chi fa il bricolage o altre stronzate simili... e la noia ribelle... i teppisti che spaccano tutto allo stadio... i sassi dai ponti... hai presente?
SARA
Queste cose io le conosco tutte... non mi dire che... ti sei visto con Franco?
LEO
Non mi sono visto... é venuto qui. Ed é stato interessante, sai? Molto. Perché ho scoperto che io in fondo appartengo a tutti e tre questi tipi di persone... potrei fare sesso, bricolage e teppismo con lo stesso disinteresse e con la stessa noia... non é uno stupido quel ragazzo... in fondo é un tipo passionale... innamorato della vita... e ha cuore... molto più di me che non ho avuto il coraggio nemmeno questa volta di dirgli che non sono Giorgio.
SARA
Ma cosa voleva?
LEO
Sapere da Giorgio come fare per riaverti.
SARA
E Giorgio cosa gli ha detto?
LEO
Giorgio ha vissuto di rendita... ha puntato tutto sull’enorme opinione che tutti hanno di lui per non pronunciarsi e per lasciargli credere quello che voleva.
SARA
E cioé?
LEO
Cioé... che forse... se ti ama davvero... forse... ce la farà... o qualcosa del genere... molto banale... ma che vuoi in fondo mica sono Giorgio io. Però l’ho portato a casa... gli ho fatto una tisana calda e l’ho messo a letto.
SARA
Ecco... questo forse Giorgio non l’avrebbe fatto...
Leo osserva Sara e nota che tiene sulle gambe un fumetto.
LEO
Cosa leggi?
SARA
Ah… ho trovato dei vecchi Topolini nella tua camera. Ne ho preso uno…
Leo non risponde, si avvicina a Sara. Lei, perplessa e un po’ intimorita, gli porge il giornalino. Lui lo prende e resta a guardarlo senza parlare poi lo sfoglia con un sorriso triste é visibilmente turbato
LEO
Lo leggevi Topolino da piccola?
SARA
Sì.
LEO
Ci hai mai pensato? Solo zii e nipoti, in Topolino. Nessun padre, nessuna madre, nessun figlio. È per via del sesso… non si fa sesso né a Topolinia né a Paperopoli. E non si muore. Sono i tre assiomi della Disney: non si fanno figli, non si muore… e i topi indossano guanti gialli.
SARA
Ti piacerebbe vivere a Paperopoli?
Leo annuisce. Sara sorride dolcemente.
SARA
Perché hai paura di avere figli? O di morire? O perché vorresti dei guanti gialli?
LEO
Là non ci si riduce come il tuo amico Franco... e nessuno fa finta di essere un’altra persona per sentirsi più interessanti, più sensibili e più apprezzati.
SARA
Mi spiace di averti messo in questo guaio... forse ti sei pentito di avermi ospitata...
LEO
No... non ancora... spero che non arrivino altri innamorati... potrei iniziare a prenderci troppo gusto nel fingermi Giorgio... e potrei anche cominciare a pretenderne i diritti...
SARA
Cioé?
LEO
Bé, visto i rapporti che ci sono stati tra voi due... c’é il rischio che io inizi a entrare nella parte fino in fondo.
SARA
Il rischio? Non si direbbe… è quasi un mese che vivo qua… e… di rischi non ne ho corsi mai.
LEO
E ti dispiace?
Sara non risponde.
LEO
Io sono un tipo molto rispettoso.
SARA
Ci sono casi in cui il rispetto dopo un po’viene sentito come indifferenza.
LEO
Indifferenza? Lo sai sono due anni che ho chiuso con le donne...
SARA
Se si esclude l’intermezzo di qualche sera fa...
LEO
Quella non vale ero ubriaco e non mi ricordo di niente...
SARA
D’accordo... non vale... comunque sarà anche rispetto ma a me sembra che non te ne importi niente di me...
LEO
Ah sì? Allora bisogna porre subito rimedio... o é troppo tardi?
Leo si avvicina a Sara, le accarezza il viso e il collo.
SARA
Meglio tardi che mai…
I loro volti si avvicinano.
LEO
Forse dobbiamo fare un’altra festa... così se mi ubriaco un’altra volta forse succede ancora qualcosa... però con la persona giusta.... anzi voglio farne tante... tutti i giorni... dobbiamo festeggiare tutti i giorni...
Si baciano.
SARA
E cosa vuoi festeggiare?
LEO
Questa casa... Giorgio... il mio lavoro nuovo... te...
Si baciano ancora.
SARA
Sei sicuro di voler festeggiare?
LEO
Sicurissimo. Ho deciso che voglio smettere di annoiarmi. Ha ragione Franco, sai?
L’unica cosa che non annoia mai é l’amore... quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... e io il meglio di me non so più dove l’ho lasciato.
Si baciano ancora, poi lentamente scivolano sul divano.
BUIO
SCENA 5
Silvia é in proscenio con un grosso pacco colorato tra le mani. Davanti a lei c’é Leo. Lei sorride lui invece é serio, contrariato.
LEO
Cosa hai fatto?
SILVIA
Io? Tu piuttosto sono settimane che non ti fai vedere... non mi hai più chiamato.
LEO
Quel pacco che hai in mano...
SILVIA
E allora?
LEO
Cosa c’é dentro?
SILVIA
Un pupazzo... di peluche... un orso... é bellissimo...
Leo é visibilmente nervoso.
LEO
Perché? Perché?
SILVIA
Sai che giorno è oggi?
LEO
Certo che lo so.
SILVIA
Ho preso un regalo per il compleanno di Francesca. E tu? Ti sei dimenticato?
LEO
No... non mi sono dimenticato... solo che é inutile… non ha più senso… io non ce la faccio a vederti… non ce la faccio nemmeno così… io ho fatto degli sforzi... ma anche tu li devi fare... ti comporti come se fosse tutto normale... come se non fosse successo niente... ancora... dopo tutto questo tempo... pensi di aiutarmi così?
Leo sembra sconvolto. Si accende una sigaretta, gli tremano le mani, é sconvolto sembra che stia quasi per piangere.
SILVIA
Lo so… lo vedo che per te é difficile... e l’ultima cosa che voglio è vederti soffrire così.
LEO
Lo so bene che anche tu stai male. Ma tu sei più forte… lo sei sempre stata... ma non puoi chiedermi di tornare ad essere quello che ero e poi... perché hai comprato questa cosa? (indica il pacco)
SILVIA
E’ tutto molto più semplice di come credi tu... io non sono pazza, sai? Solo che io sto male se certe cose non le faccio… tu invece… stai male se le fai... ma non c’é niente di sbagliato... né in quello che fai tu... né in quello che faccio io. Io devo fare qualcosa tutti i giorni... anche delle piccole cose... magari qualcosa che so solo io... che é dentro di me... altre volte invece ne faccio delle altre più evidenti... e lo so... lo so bene che tu non le capisci... ma almeno ci devi provare... io non ti obbligo a comportarti come me... ma almeno capiscimi... come io ho sempre capito te.
I due rimangono senza parole, Silvia lo guarda con un sorriso, poi lo bacia delicatamente sulla bocca. Leo la guarda negli occhi, poi le accarezza il viso.
LEO
Mi é costato tantissimo vederti oggi... tantissimo... non so se ce la farò ancora...
Silvia guarda la giacca che indossa Leo.
SILVIA
E’ nuovo questo vestito?
LEO
Come?
SILVIA
Il vestito... non te l’ho mai visto...
LEO
Sì... é... é nuovo...
SILVIA
E’ bello... e anche i capelli... sono diversi... sono più...
LEO
(nervoso) Sì... sì... sono diversi...
SILVIA
Stai bene... sono contenta...
Silvia si avvicina a Leo con il viso.
SILVIA
Hai un profumo diverso dal solito...
LEO
Hai capito cosa ti ho detto?
SILVIA
(rassicurante) Sì... l’ho capito... non ti preoccupare... ho capito tutto.
Silvia si volta e si allontana.
BUIO
SCENA 6
Leo e Sara rientrano in casa, ridono e scherzano sono visibilmente alterati dall’alcol, barcollano. Leo si dirige subito verso il suo tavolo da disegno sul quale sono appoggiate alcune bottiglie, si versa dell’whisky e beve, poi va a prendere una birra nel frigorifero. Sara invece inizia a prepararsi una pista di coca sul tavolino davanti al divano.
SARA
Era una festa piena di stronzi... però mi sono divertita... mi sono divertita a prenderli per il culo... ma li hai visti? Sembravano in divisa aziendale... ‘ste giacchette blu sciancratine... le cravatte con il nodone... i polsini con i gemelli d’oro... le scarpe tutte uguali... tutti vestiti allo stesso modo, come il loro capo... cosa stai bevendo?
LEO
Whisky... birra...
SARA
Tutt’e due?
LEO
Whisky per bere... e birra perché ho sete... vuoi provare?
Leo si avvicina a Sara portandole whisky e birra.
SARA
Cosa prima?
LEO
Prima whisky.
SARA
(bevendo nell’ordine indicatole da Leo) Buono...
Tutt’e due continuano a versarsi sia whisky che birra nei bicchieri.
SARA
Mi gira la testa.
LEO
Non sei abituata.
SARA
C’era un cretino... tu non ti sei accorto... hai presente quello alto... moro...occhio azzurro... col ciuffo tenuto dal gel...
LEO
No...
SARA
Certo stavi facendo il cretino con quella bionda tinta... la valletta...
LEO
Valletta?
SARA
Sì... quella che sculetta in TV... a quella trasmissione sul calcio?
LEO
M’aveva detto che faceva la presentatrice...
SARA
Insomma questo inizia a raccontarmi che se volevo... mi faceva lavorare in televisione...
LEO
Ah sì? In qualità di... valletta?
SARA
Presentatrice... si dice presentatrice... insomma mi racconta ‘sta trasmissione... "VIVERE INSIEME" una storia di gente incazzata, che si odia da una vita... che dopo essersi insultati per un’ora devono fare pace... e poi dopo che hanno fatto pace devono vivere insieme per una settimana in vacanza con una telecamera e una troupe dietro al culo che li spia... una stronzata assurda... e lui tutto contento che gli sembrava di avermi raccontato la trasmissione del secolo... e io a ridere... e più lui mi spiegava e più io ridevo... a un certo punto, non sò come é stato, ci siamo ritrovati da soli nel cesso...
LEO
Voi due? Al cesso? E io dov’ero?
SARA
Sempre con la presentatrice... insomma questo allora diventa serio, mi fa un sorriso da americanone sicuro di sé e chiude la porta a chiave... cerca di baciarmi... mi mette una mano fra le gambe...
LEO
Che velocità.
SARA
Deve averlo visto fare in un film... io sono scoppiata a ridere... ma tanto... così tanto che questo si é bloccato... non sapeva cosa fare... ci ha pensato su ed é tornato alla carica... e io giù a ridere ancora... ma questa volta ridevo così forte che mi stavo facendo la pipì addosso. Fortuna che eravamo in bagno, mi sono alzata la gonna... e mi sono seduta.
LEO
(ride) Hai pisciato?
SARA
Sì... che dovevo fare? Lui é inorridito... é diventato tutto rosso, mi ha chiesto scusa ed é uscito senza nemmeno chiudere la porta... un vero cafone.
LEO
Addio valletta di "VIVERE INSIEME"...
SARA
Che dici sopravviverò? Mi gira la testa... devo respirare.
Sara si alza e va alla finestra che é spalancata, si affaccia e guarda fuori. Leo la raggiunge e l’abbraccia standole alle spalle. Inizia a baciarle il collo, le spalle, la accarezza.
SARA
Ehi... ancora? Non ti puoi rifare di due anni di arretrati in dieci giorni... io sono una ragazza delicata, romantica... ogni tanto ho anche voglia di guardare la luna.
LEO
La luna?
SARA
Sì... c’é la luna piena... guarda.
Leo guarda fuori dalla finestra.
SARA
Cosa ne pensi della luna?
LEO
Io? Della luna? Cosa devo pensare?
SARA
Tutti pensano qualcosa della luna.
LEO
Sei ubriaca.
SARA
Quando ero piccola sapevo tutto sulla luna... lo sai perché le pianure della luna si chiamano mari? Perché una volta si pensava che fossero pieni d’acqua... li conosci? Il mare del nettare... la baia della rugiada, il mare dell’umido, il mare della crisi...
LEO
Il mare della crisi? Quello sì... lo conosco bene...
Leo continua a baciare Sara sul collo, lei lo allontana.
SARA
Perché non mi parli mai? Non mi dici mai niente di te.
LEO
Eh? In che senso? Cosa ti devo dire...
SARA
Non so niente di te.
LEO
Non c’é niente da sapere... dài... e poi ti ho già detto tutto...
SARA
No... non m’hai detto quello che conta veramente...
LEO
Quello che conta é quello che c’é adesso... sù... basta...
Leo cerca ancora di baciare Sara, lei con un gesto veloce si siede sulla finestra.
LEO
Sei pazza? Siamo al quinto piano...
Sara si sporge con la schiena verso il vuoto, Leo la tiene.
LEO
Che cazzo fai?
SARA
Hai paura che cada?
LEO
Smettila...
SARA
Mi gira la testa... ho le vertigini...
LEO
Per favore... per favore...
SARA
Lo sai cosa sono le vertigini?
LEO
Sara...
SARA
Credi che siano la paura di cadere? No... sono la voglia di precipitare... strano che tu non lo sappia... tu non hai voglia di precipitare?
Sara finge di cadere all’indietro ma contemporaneamente cinge la vita di Leo con le gambe.
LEO
Sei una cretina... vuoi farmi crepare?
SARA
Ti preoccupi per me? Perché?
LEO
Vieni via di qui...
SARA
Perché?
LEO
Perché... per poco che abbia un uomo... s’accorge che potrebbe avere anche di meno.
SARA
E io sono il poco... vero?
Leo non risponde.
SARA
Io sono il poco che tu hai... mentre quello che conta sta da un’altra parte... vero?
Leo abbraccia Sara che ora non si oppone più, la solleva dalla finestra e la depone a terra.
SARA
Perché non mi parli? Per quanto tempo vuoi andare avanti a fingere di essere uno che ha iniziato a vivere da quando abiti qui dentro?
LEO
Da quando ho conosciuto te.
SARA
No, io sono solo come questa casa...
LEO
Da quando sto con te sto meglio...
SARA
Sbagliato... dovresti dire... "da quando sto con te sono un altro"...
Sara ride, abbraccia Leo, lo bacia. Lui la bacia si fa più appassionato, lei lo allontana.
SARA
Ho fame... non ho mangiato niente in quel posto... non hai fame tu?
LEO
Ma sono quasi le due...
SARA
E allora? Ho fame... ci sarà qualcosa aperto in giro, no? Mi ci porti? Dài... dài...
Leo la guarda, sorride, la bacia.
LEO
Andiamo.
BUIO
SCENA 7
Notte. Leo é in casa da solo. Ha una camicia bianca con alcune macchie di sangue sul petto e sul collo. Ha un taglio sulla fronte e una mano fasciata. Beve del whisky direttamente da una bottiglia e fuma nervosamente.
Il campanello di casa suona. Leo va ad aprire la porta, davanti a lui c’é Franco.
FRANCO
Cosa é successo? Cosa ti sei fatto? Ma come sei conciato... cosa é successo?
Leo non sa come iniziare a parlare.
FRANCO
Allora? Me lo vuoi dire? Sara dov’é?
LEO
Siediti. Per favore siediti. Adesso ti spiego... solo che faccio fatica... vuoi bere qualcosa?
FRANCO
No...
Leo beve ancora direttamente dalla bottiglia. Ogni movimento gli costa fatica, si capisce che ha dolori in tutto il corpo.
LEO
Mi spiace di averti svegliato a quest’ora di notte... ma era importante... dovevo parlarti...
FRANCO
E allora parla.
LEO
Tu però mi devi ascoltare... questa volta devi ascoltare tutto quello che ho da dirti... e devi credermi... ho bisogno che tu mi creda... davvero. Io e Sara siamo andati a una festa questa sera... eravamo allegri... abbiamo bevuto... più del solito, insomma non solo bevuto... ma stavamo bene... molto bene... lei ha ballato... abbiamo fatto tardi e... poi siamo tornati a casa, ma Sara aveva fame... ha voluto uscire... siamo andati a mangiare in un posto che sta aperto fino a tardi... al ritorno, in macchina eravamo un po’ sù di giri... la radio al massimo...
FRANCO
E allora?
LEO
Un cane... improvvisamente... un cane ci ha attraversato la strada... grosso... molto grosso... nero... c’era buio... è rimasto impietrito dal bagliore dei fari... io non l’ho visto... cioé l’ho visto troppo tardi... ho cercato in tutti i modi di evitarlo ma non ce l’ho fatta e siamo finiti fuori strada. Siamo finiti contro un palo... io non capivo più niente... non so cosa sia successo... ho visto Sara di fianco a me... perdeva sangue dalla testa... l’ho chiamata, non rispondeva... l’ho presa... l’ho tirata giù dalla macchina... credevo fosse morta... ero convinto... ma poi si é mossa, respirava ancora... era viva ma non mi rispondeva... poi qualcuno si é fermato e ci ha portati in ospedale...
FRANCO
E adesso?
Leo beve ancora.
FRANCO
Cazzo, parla!
LEO
E’ fuori pericolo... ha una commozione cerebrale... le hanno dato dei punti in testa... ma... sta bene... sta bene...
Franco si avvicina a Leo minaccioso.
FRANCO
Sta bene? Pezzo di merda... hai anche il coraggio di dire che sta bene? Da quando sei entrato nella nostra vita é successo l’inferno... adesso a momenti l’ammazzi...
LEO
Non ho finito... ho delle altre cose da dirti...
FRANCO
Anch’io ho delle altre cose da dirti.
Franco sferra un pugno a Leo che essendo ubriaco cade a terra. Franco é infuriato si avvicina a Leo e gli tira un calcio nel fianco. Leo si piega su se stesso per il dolore ma non reagisce.
FRANCO
Me l’hai portata via, adesso la stavi ammazzando... ma cosa vuoi da me? Perché mi hai chiamato? Per consolarti? Eh?
Franco si piega su Leo gli alza la testa e gli sferra un altro pugno. Leo continua a non reagire, si limita a cercare di contenere la furia di Franco.
FRANCO
Se muore io ti ammazzo... lo sai?
LEO
No... non muore... é fuori pericolo. Aspetta... lasciami parlare... aspetta.
Leo cerca di rialzarsi, e con molta fatica ci riesce.
LEO
Tu hai ragione... hai ragione... ma aspetta... ti devo spiegare...
Franco guarda Leo e attende che vada avanti a parlare. Leo si volta e prende dal tavolo da disegno la scatola che contiene alcune fotografie, si avvicina a Franco e gliele mostra.
LEO
Guarda.
Leo prende una fotografia e la consegna a Franco.
LEO
Qui vedi? Questo sono io... sette anni fa circa...
FRANCO
Che cazzo me ne frega...
LEO
Aspetta... guarda... vedi? Questa... di fianco a me é mia moglie Silvia.
Leo mostra un’altra fotografia a Franco.
LEO
Questa é il giorno del matrimonio... io e lei... in chiesa. Mi sono sposato in chiesa.
FRANCO
Non sapevo che fossi sposato... Sara non me l’ha mai detto.
Leo prende un’altra fotografia.
LEO
Questa é mia moglie... col pancione... incinta all’ottavo mese.
Poi prende un’altra foto.
LEO
Questa é di quattro anni fa... io e Silvia e... qui in mezzo a noi... c’è Francesca... mia figlia.
FRANCO
Non ci capisco più niente...
LEO
Lo so... aspetta... fammi finire...
Leo mostra ancora una fotografia a Franco.
LEO
Qui Francesca ha sei anni.
Franco inizia a intuire che Leo é sincero e che sta cercando di dirgli qualcosa di importante.
FRANCO
Dove vuoi arrivare?
LEO
Questa é mia moglie e questa mia figlia... una bambina bellissima, vero?
FRANCO
Sì... assomiglia a tua moglie.
LEO
Sì... uguali...
Leo guarda la foto con un sorriso straziato, Franco lo osserva stupito.
LEO
Non ho finito.
Leo estrae di tasca il proprio portafogli dal quale sfila la carta di identità.
LEO
Io la verità te l’avevo detta subito... ma tu non mi hai creduto.
Leo consegna la carta di identità a Franco che la apre senza capire, poi la guarda.
LEO
Io non sono il mitico Giorgio... vedi? Mi chiamo Leo... e non sono né meraviglioso, né affascinante... scusami.
FRANCO
Ma come? Io...
LEO
Mi sono servito di questa casa... di Sara... di te, ma non l’ho fatto apposta... é successo senza che me ne accorgessi... c’era tanta gente che mi parlava di Giorgio... che voleva che io fossi Giorgio... che si comportava come se io fossi Giorgio... e io avevo tanta voglia di non essere più io... così ci ho provato davvero.
FRANCO
Ma perché? Io non capisco.
LEO
Due anni fa è morta mia figlia Francesca. Aveva otto anni. È successo in estate al mare è annegata sotto al molo della spiaggia vicina ad una casa che avevamo preso in affitto. L’abbiamo persa di vista per pochi minuti, cose che possono capitare ogni giorno a chi ha dei bambini. Ma quella volta non è stato come al solito… si é allontanata e... l’ho tirata io fuori dall’acqua. Aveva imparato a nuotare da poco, quando faceva il bagno portava dei grossi bracciali gialli... ma quel giorno non li aveva, forse si è sporta dal molo per prendere qualcosa... non lo so. Eravamo due persone felici, io e mia moglie, innamorate e felici. Avevamo una bambina bellissima e la amavamo.
Leo non riesce a proseguire. Franco è stupefatto.
LEO
(sforzandosi) Non so bene cosa mi è successo, dopo... non l’ho mai capito... Avevo bisogno di mia moglie, ma nello stesso tempo averla vicina aumentava il dolore. Ha smesso di essere la donna che amavo. Ha cominciato a essere solo la mamma di Francesca. Abbiamo smesso di essere Leo e Silvia… eravamo solo i due i genitori di una bambina morta. L’hai visto anche tu, in quella foto… Silvia assomiglia così tanto a Francesca. Quando la guardavo vedevo mia figlia e non riuscivo a dimenticare... mai... capisci? Ero convinto che non sarei mai più riuscito a vivere standole vicino... non sono più riuscito a fare niente, ho smesso di lavorare, di dormire... sono rimasto due anni a guardare il soffitto di casa mia e a bere... immobile... sempre intontito dall’alcol.
FRANCO
E lei?
LEO
Lei... cercava di farmi coraggio... di spingermi a riprendere una vita normale... ma io non ce la facevo... così... me ne sono andato. Non resistevo più. Non riuscivo più a parlarle. La nostra quotidianità, i discorsi fatti tanto per fare… non avevano più senso. L’unica cosa che aveva senso era la più dolorosa, la più inutile… parlare di Francesca. Forse Silvia avrebbe anche voluto un altro figlio, ma io non potevo, perché la mia vita era finita insieme a quella di mia figlia.
Leo fa un’altra pausa.
LEO
Io mi rifiutavo di dimenticarla, ma era il non dimenticarla che mi impediva di vivere... se guardavo il volto di mia moglie vedevo quello della mia bambina.
E non potevo avere un altro figlio... non potevo sostituirla... volevo difendere e custodire il passato. La parola dimenticare mi faceva orrore.
Desideravo ancora mia moglie, la amavo tantissimo ma non potevo fare l’amore con lei... perché mi sembrava assurdo... mostruoso... perché era così che era nata Francesca... e non potevo spostare un sentimento su un altro bambino. Non ho più fatto l’amore con mia moglie... mai più. Forse se avessimo avuto un altro figlio prima che Francesca morisse... se avessi imparato ad amare un altro bambino prima della sua morte... ma dopo no... ero immobile, bloccato dal dolore.
Non potevo sostituire la mia bambina... potevo semmai sostituire me. Annullare me stesso, diventare un’altra persona.
Leo beve ancora dalla bottiglia di whisky.
LEO
Quando sono arrivato in questa casa ho avuto l’occasione per farlo… un altro appartamento, altri vestiti, altre amicizie, anche un altro nome: Giorgio. Ma soprattutto un’altra vita, fatta di scherzi, di feste, di risate. Come nei fumetti di Topolino e Paperino dove nessuno ha figli, dove nessuno muore… pensavo di riuscire a farla diventare così, la mia vita... una cosa finta... senza dolore.
Ma stasera mi sono reso conto che non é possibile. Che non esiste una vita in cui le persone non muoiono. Solo Paperino non muore mai. Quando ho visto Sara immobile ho pensato che fosse morta. Ho capito che gli altri possono sempre andarsene, può capitare ogni giorno e io devo accettarlo, se voglio una vita vera e non la vita di un altro.
Franco é esterrefatto, confuso.
FRANCO
Quindi tu... e Sara... non stavate insieme?
LEO
Quando sei venuto qui la prima volta no, non stavamo insieme... ti ho raccontato delle balle... anche perché erano quello che tu volevi sentire... poi più avanti... é successo... lei é bella... é piena di vita... e io ero Giorgio ormai.
Un’altra pausa.
LEO
Ma oggi non lo sono più... e so quello che devo fare... solo che lei ha bisogno di qualcuno che le stia vicino, che l’aiuti, che le voglia bene e che la curi quando uscirà dall’ospedale... e non posso essere io...
FRANCO
Cosa vuoi dire?
LEO
Quella sera che ti sei ubriacato, ricordi? Eri convinto che io... anzi che Giorgio, sapesse quello che dovevi fare per farla tornare... avevi anche detto che quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... ecco, é questo che devi fare ora... se la vuoi ancora é il momento per dare il meglio di te... domani in ospedale, quando si sveglierà non troverà me... tu le spiegherai tutto.
FRANCO
Ma é te che vuole.
LEO
No... assolutamente... non posso essere io quello che vuole... perché io non voglio lei. Tu invece sì. Lei lo capirà... tu stalle vicino e lei lo capirà... vedrai.
Franco é senza parole resta in silenzio qualche istante.
FRANCO
Mi spiace per prima... io non volevo... ho perso la testa.
LEO
Non ti preoccupare...
FRANCO
Io... non sapevo... non ti volevo fare male...
LEO
Non mi hai fatto male...
FRANCO
Se l’avessi saputo...perché non me ne hai parlato prima?
LEO
Non lo so... volevo andare avanti così... non so per quanto...
Franco guarda ancora le fotografie di Leo.
FRANCO
...una bambina bellissima... hai ragione, assomiglia alla mamma... gli occhi forse... gli occhi sono i tuoi... avete gli occhi buoni... tutti e due.
BUIO
SCENA 8
Silvia e Leo sono in proscenio illuminati dal bagliore azzurrognolo della luna.
SILVIA
Hai visto? C’é la luna piena.
LEO
Ultimamente ho conosciuto una persona che sapeva un sacco di cose sulla luna... lo sai perché le pianure della luna si chiamano mari?
SILVIA
Perché una volta si pensava che fossero pieni d’acqua...
LEO
Ah... lo sapevi?
SILVIA
Perché? Tu no?
LEO
No... non so... forse non me lo ricordavo. Chissà come dev’essere guardarci da lassù? Magari ci sembrerebbe tutto diverso.
SILVIA
Forse sì. Se ci vedessimo ridere, soffrire, piangere, litigare, amare... forse sarebbe tutto più chiaro con un po’ più di distanza.
LEO
Hai ragione...
SILVIA
Da là in alto si vedrebbe più chiaramente la strada da fare... e anche se é dura, difficile, dolorosa... non si correrebbe il rischio di sbagliarla o di perderla.
LEO
E si potrebbe sapere se c’é qualcuno che poi ci aspetta alla fine.
Silvia guarda Leo, sorride.
BUIO