I Pantaloni d’Oro

fabicommedia di

MIRKO DI MARTINO



Note per la messa in scena

Questo è uno spettacolo per bambini, ma va benissimo anche per i bambinoni (gli adulti), per gli anziani e per i giovani (categoria piuttosto indefinita, oggi. Io vi faccio rientrare tutti quelli che non sono più bambini e non sono ancora bambinoni). Insomma, questo è uno spettacolo per famiglie. Il che vuol dire che i singles (nel caso degli uomini), le zitelle (nel caso delle donne), i divorziati, gli orfani, i barboni, i vecchi abbandonati, le vedove e i coyote non potranno essere ammessi a teatro. 
La commedia si svolge in un villaggio da qualche parte, in un giorno di qualche tempo. L’ambientazione potrà liberamente ispirarsi a un medioevo fantastico aggiornato e contaminato con armi da fuoco del sette-ottocento e costumi del primo novecento contadino. In ogni caso è assolutamente bandita la tecnologia (ahimé, niente telefonini!) e non ci dovranno essere né approcci realistici né tentativi di verosimiglianza. Briglie sciolte alla fantasia, allora! Tanto più che nel corso della commedia cambieranno le ambientazioni, quindi la regia dovrà prevedere dei cambi-scena a vista che possano diventare parte integrante dello svolgimento narrativo (ah, gli autori! Nella loro mente è tutto così facile…). 
Lo stesso principio vale anche per i costumi, con l’unica accortezza che, riguardo a Sanculotti e Braghettoni, devono assomigliare, pur nella diversità di ciascuno, a delle divise: da una parte ci sono i sanculotti, che indossano tutti dei pantaloni al ginocchio; dall’altra ci sono i braghettoni, che invece indossano dei pantaloni al polpaccio.
Come in ogni fiaba che si rispetti (e questa è proprio una fiaba che si rispetti) la magia è un fatto dato per scontato, anche se in scena non avvengono magie. Il personaggio di Griselda, infatti, è una maga. L’ho immaginato come una donna piuttosto bassa, diciamo un metro e trenta (cioè una “nana”, ma il politically correct proibisce di usare tale parola), che potrebbe essere interpretata con il metodo dei due attori in uno, ovvero: l’attrice che interpreta Griselda resta dietro la cassapanca, in piedi, e infila le mani dentro a un paio di stivali che poggiano sulla cassapanca stessa in modo che le sue braccia diventino la gambe della nana. Un’altra attrice, nascosta dietro di lei, le presta le sue mani. Nel caso tale metodo risulti impraticabile (ah, gli autori! Nella loro mente è tutto così facile…) Griselda potrà essere interpretata nella maniera tradizionale (ovviamente il personaggio non sarebbe più una nana, a meno che non si disponga di un’attrice piuttosto bassa, diciamo un metro e trenta).

Personaggi

I sanculotti:
MASETTO 
BERTOTTO
GIANNOTTO
I braghettoni:
BIANCALUNA
RUFO
CRUSCA
Gli altri personaggi:
GRISELDA
SCANNABUE
ZEPPA
BINDOCCIA

I personaggi sono dieci (con cento verrebbe meglio, ma sarebbe un kolossal), ma visto che non si tratta di un musical (anche se potrebbe esserlo) ho fatto in modo che lo spettacolo possa essere messo in scena con un minimo di sei attori, di cui almeno tre uomini e una donna, che saranno costretti (a parte gli attori che interpretano Masetto e Biancaluna) a trasformarsi. Nelle scene iniziali e finali i braghettoni possono essere interpretati da donne. Il regista deciderà se i personaggi saranno maschili (con il testo funziona meglio) o femminili. 
Per semplificare raggruppo qui sotto i personaggi che possono essere interpretati da un solo attore o attrice (la mia è solo un’indicazione. Il regista potrà scegliere altre soluzioni). 

MASETTO un attore
BIANCALUNA un'attrice
RUFO – ZEPPA un attore
CRUSCA – SCANNABUE un attore
BERTOTTO – GRISELDA un'attrice
GIANNOTTO – BINDOCCIA un'attrice

PRIMO ATTO

Scena: la piazza di un villaggio addobbata a festa (bandiere, festoni, ecc.). Al centro della scena c’è un piedistallo piuttosto alto sul quale si innalza una lunga asta che regge una gruccia di legno per pantaloni. Al momento, però, l’asta è nascosta da un telo che arriva quasi a toccare terra.
Buio. Si sente uno scampanio lontano, lento, a cui si aggiunge la voce di Rufo, fuori scena, che urla: “al ladro!... al ladro!... correte!” (durante la scena seguente ogni tanto continuerà a gridare). Da destra entra Giannotto con una torcia in mano (Tutti quelli che entreranno in scena avranno una torcia).
GIANNOTTO che succede? Chi è che grida?
Lo scampanio continua, aumentando di potenza, mentre Rufo continua a urlare. Giannotto attraversa la scena di corsa e esce a sinistra. Entra Biancaluna dal fondo.
BIANCALUNA che succede?
Subito dopo entra Masetto da destra.
MASETTO cos’è stato?
BIANCALUNA suonano le campane!
MASETTO chi è che grida?
BIANCALUNA non lo so… viene di là.
MASETTO andiamo a vedere!
Biancaluna e Masetto corrono verso sinistra, ma Crusca entra dal fondo e li ferma.
CRUSCA ehi, aspettate! Che succede?
BIANCALUNA non lo sappiamo. Gridano. (indica lontano, a sinistra) Di là.
MASETTO andiamo a vedere.
Prima che escano entra Bertotto da destra.
BERTOTTO (li chiama) oh, che sta succedendo? 
CRUSCA (gli altri due sono già usciti a sinistra, lui si ferma un momento) non si sa. Suonano le campane.
BERTOTTO e chi grida?
CRUSCA non lo so. Andiamo a vedere (esce a sinistra).
BERTOTTO (gli urla dietro) ma a vedere cosa? Dove?... Crusca! aspetta! 
Corre anche lui a sinistra, ma viene fermato da Giannotto che rientra e gli va a sbattere contro.
GIANNOTTO e sta’ attento!
BERTOTTO attento tu!
GIANNOTTO che succede?
BERTOTTO ci sono le campane.
GIANNOTTO le sento pure io le campane! mica sono sordo. Ma perché?
BERTOTTO non lo so! 
GIANNOTTO forse va a fuoco qualcosa!
BERTOTTO a fuoco?
GIANNOTTO che ne so? lasciami! (corre verso destra).
BERTOTTO (gli grida dietro) ma dove vai?
GIANNOTTO (si volta senza fermarsi) a casa! E vacci pure tu, che è meglio! (esce a destra).
BERTOTTO ma aspetta!
Entrano da sinistra Biancaluna e Crusca, anche loro di corsa.
BIANCALUNA (a Crusca) forza! Muoviti!
CRUSCA un momento!
BERTOTTO (li ferma) oh, lo sapete che è successo?
BIANCALUNA no. Che è successo?
BERTOTTO va a fuoco una casa.
BIANCALUNA una casa?
BERTOTTO si.
CRUSCA dove?
BERTOTTO di là (indica a destra, dove è uscito Giannotto).
CRUSCA ma là c’è casa mia! (e corre via, a destra).
BIANCALUNA (lo chiama) Crusca! Aspetta! 
BERTOTTO vengo anch’io (si avviano a destra, ma si fermano per le grida di Rufo)
RUFO (fuori scena a sinistra) correte! Venite tutti! Correte!
BIANCALUNA ma è di là che gridano! (torna indietro e esce a sinistra).
BERTOTTO (indeciso, guarda a sinistra e a destra) ma no, aspetta… la casa è di là… (si avvia a destra).
MASETTO (rientra Masetto da sinistra e lo chiama) Bertotto, che succede?
BERTOTTO la casa di Crusca brucia.
MASETTO brucia?
BERTOTTO si! si! (esce a destra)
MASETTO allora è per questo che suonano le campane! (corre a destra, ma incrocia Giannotto che rientra).
GIANNOTTO aspetta! dove corri? 
MASETTO a casa di Crusca! Sta bruciando!
GIANNOTTO sta bruciando?
MASETTO si! 
GIANNOTTO andiamo, allora! (Masetto fa per avviarsi a destra, ma Giannotto lo ferma) Aspetta. La casa di Crusca è di là.
Corrono a sinistra, ma incrociano Biancaluna che rientra da sinistra.
BIANCALUNA Giannotto, dove andate?
GIANNOTTO non sai niente?
BIANCALUNA cosa?
MASETTO la casa di Crusca brucia.
BIANCALUNA allora è vero!
GIANNOTTO sta bruciando un’intera strada! Stiamo andando lì.
BIANCALUNA ma la casa di Crusca è di là! (indica a destra).
GIANNOTTO e allora andiamo! 
Si avviano a destra, ma incrociano Bertotto che rientra da destra.
BERTOTTO oh! Dove andate?
BIANCALUNA a cercare l’incendio.
BERTOTTO allora c’è, l’incendio!
MASETTO si! è la casa di Crusca.
GIANNOTTO un rogo mai visto! Sta bruciando mezzo paese.
BERTOTTO oh, mamma.
GIANNOTTO andiamo.
Fanno per avviarsi a destra, ma Bertotto li richiama.
BERTOTTO no, aspettate! Là non c’è nessun incendio.
GIANNOTTO allora è di qua! (indica a sinistra) Corriamo! 
Si avviano tutti a sinistra, ma da destra entra Crusca che li chiama.
CRUSCA ehi! dove andate?
Si fermano tutti.
BERTOTTO non sai niente?
CRUSCA cosa?
BERTOTTO sta bruciando tutto il paese.
CRUSCA tutto il paese?
GIANNOTTO si! E una casa è già stata distrutta.
CRUSCA la casa di chi?
BIANCALUNA la casa di Crusca.
CRUSCA Poveraccio!
MASETTO andiamo a vedere.
CRUSCA di qua (indica a destra. Si avviano tutti e cinque, ma subito Crusca si ferma e urla) Fermi! (si fermano tutti. Solo ora il suono delle campane comincia a spegnersi).
BIANCALUNA che c’è?
CRUSCA Crusca sono io.
GIANNOTTO allora è casa tua che brucia!
CRUSCA oh mamma!
MASETTO corriamo, forza.
CRUSCA corriamo! (si avviano, ma di nuovo Crusca si ferma e urla) fermi! (si fermano tutti).
BERTOTTO che c’è?
CRUSCA non può essere casa mia che brucia.
BERTOTTO ma si che è casa tua.
CRUSCA ma ci sono appena stato.
GIANNOTTO ti sbagli.
CRUSCA lo saprò, io, qual è casa mia!
BERTOTTO ma c’è un incendio, di là?
CRUSCA no! non c’è nessun incendio! Forse è di là (a sinistra).
MASETTO no, nemmeno di là c’è niente.
GIANNOTTO ma allora si può sapere che sta succedendo?
RUFO (è entrato poco prima, restando defilato) ve lo dico io. (tutti si voltano a guardarlo. Si alzano lentamente le luci. Nel silenzio generale Rufo avanza).
MASETTO Rufo!... eri tu che suonavi le campane?
RUFO si.
CRUSCA allora sei tu che hai scoperto l’incendio!
RUFO ho dato l’allarme.
CRUSCA ma dov’è l’incendio?
RUFO siamo stati derubati. 
MASETTO derubati? (un mormorio percorre il gruppo).
RUFO si. 
CRUSCA e l’incendio?
RUFO (si avvicina al telo e lo tira via) guardate (viene fuori la gruccia di legno, vuota. Tutti restano pietrificati dalla scoperta).
MASETTO i pantaloni d’oro!
GIANNOTTO li hanno rubati!
BIANCALUNA non può essere!
BERTOTTO chi ha potuto fare una cosa del genere?
CRUSCA (dopo un po’ di silenzio si volta verso Rufo, spazientito) va bene, ma si può sapere dov’è l’incendio?
GIANNOTTO (gli urlano tutti contro) e basta!
BIANCALUNA sta’ zitto!
BERTOTTO vattene a dormire.
GIANNOTTO non hai capito che non c’è nessun incendio?
MASETTO (a Rufo) quando è successo?
RUFO cinque minuti fa. In qualità di Gran Cerimoniere del Pantalone ero venuto a controllare che fosse tutto in ordine per la processione di domani sera. Ho sollevato il telo e l’ho scoperto.
GIANNOTTO è un crimine!
BIANCALUNA è un sacrilegio!
BERTOTTO in mille anni nessuno aveva mai osato rubare i pantaloni sacri.
GIANNOTTO i pantaloni del nostro fondatore.
MASETTO e alla vigilia del Giubileo del Pantalone!
BERTOTTO come faremo a festeggiare i mille anni della fondazione del villaggio senza i sacri pantaloni d’oro?
BIANCALUNA ma perché lo hanno fatto? Che motivo c’era?
BERTOTTO non possono venderli a nessuno. 
GIANNOTTO e nemmeno tagliarli, o scucirli, o fonderli. Quei pantaloni sono sacri.
MASETTO è un furto senza senso.
RUFO è vero. E’ senza senso. A meno che… (si interrompe). 
BIANCALUNA a meno che?
RUFO a meno che… (si interrompe di nuovo).
GIANNOTTO a meno che?
RUFO a meno che… (si interrompe ancora).
BERTOTTO a meno che? Parla! Accidenti!
RUFO (in fretta e ad alta voce) a meno che a rubare i pantaloni non sia stato un braghettone!
Stupore generale. I tre braghettoni insorgono contemporaneamente.
MASETTO come ti permetti di dire una cosa del genere?
GIANNOTTO questa è un’offesa tremenda! E’ una vergogna!
BERTOTTO nessuno può insinuare una cosa del genere.
Anche i sanculotti, a loro volta, cominciano a urlare contro gli altri. Le voci si sovrappongono.
BIANCALUNA e allora chi è stato secondo voi? Nessun altro poteva farlo.
CRUSCA non sarebbe la prima volta che voi braghettoni fate una cosa del genere!
GIANNOTTO che cosa? Come ti permetti?
Giannotto salta addosso a Crusca, scatenando la reazione di Biancaluna che afferra Giannotto per aiutare l’amico e spinge anche Bertotto a buttarsi in mezzo. La rissa è piuttosto violenta. Masetto interviene a separare. Rufo resta di lato a osservare la scena, sogghignando soddisfatto. Con molta fatica Masetto riesce a separare gli altri. I sanculotti restano a sinistra, i braghettoni a destra. Nel mezzo Biancaluna, a sinistra, e Masetto, a destra.
MASETTO basta! Finitela!
CRUSCA avete cominciato voi!
GIANNOTTO voi avete cominciato.
MASETTO basta! (silenzio. Poi si rivolge a Rufo) Non hai nessuna prova che i pantaloni li abbia rubati un braghettone.
RUFO prove? E di quali altri prove avrei bisogno, secondo te? Lo hai detto tu stesso che rubare i pantaloni non serve a nessuno.
MASETTO e perché dovrebbe servire a noi?
RUFO (con tono imperioso e minaccioso) perché voi non avete mai voluto accettare la verità! Che i nostro antenati, nel giorno in cui fondarono la città, esattamente mille anni fa, indossavano i pantaloni lunghi fino al ginocchio, cioè sanculotti!
BERTOTTO (con rabbia) indossavano pantaloni lunghi fino al polpaccio: cioè braghettoni!
RUFO e che i sacri pantaloni d’oro sono perciò un paio di sanculotti!
GIANNOTTO sono braghettoni!
CRUSCA sanculotti!
BERTOTTO e GIANNOTTO braghettoni!
Si lanciano di nuovo gli uni addosso agli altri, ma stavolta Biancaluna e Masetto riescono a fermarli abbastanza in fretta.
BIANCALUNA (a Crusca) basta! smettila!
MASETTO (ai braghettoni) finitela! Basta! (si calmano tutti. Poi Masetto parla a Rufo) quello che dici non ha senso: anche noi potremmo dire che i sanculotti non hanno mai voluto accettare la verità sui pantaloni, e che perciò a rubare i pantaloni potrebbe essere stato un sanculotto.
GIANNOTTO e BERTOTTO giusto!... è vero!...
CRUSCA (fa per scattare di rabbia) adesso stai veramente…
RUFO (lo mette a tacere) zitto! (Crusca lo guarda, intimorito, poi torna indietro. Rufo si rivolge a Masetto) belle parole, le tue. Però i fatti sono altri, e dicono che stamattina i pantaloni c’erano.
MASETTO che ne sai?
RUFO ho controllato io stesso. Perciò devo averli rubati appena è sceso il buio, cioè non più di un’ora fa. Giusto?
MASETTO e allora?
RUFO e allora… (subdolo) dov’eri, tu, un’ora fa?
MASETTO che vuoi dire?
RUFO niente. Vorrei solo sapere dov’eri.
MASETTO a casa. A dormire.
RUFO (sarcastico) ah! Eri a casa!... A dormire!... (da questo momento si rivolge agli altri come se si stesse rivolgendo alla giuria di un tribunale) e chi ci assicura, signori, che quest’uomo era davvero dove dice? (Adesso tutti lo ascoltano in silenzio).
MASETTO che stai dicendo?
RUFO (continua) chi ci garantisce che quest’uomo era davvero a dormire nel suo letto e non era invece in giro, da qualche altra parte, magari proprio intorno ai pantaloni?
MASETTO ero a casa!
RUFO questo lo dici tu! Ma c’è qualcuno che può confermarlo?
MASETTO ma se dormivo! E poi vivo solo!
RUFO perciò nessuno lo ha visto dormire, signori.
MASETTO e smettila di parlare così!
RUFO (lo ignora) il che significa che nessuno ci garantisce che lui non fosse da qualche altra parte.
MASETTO (molto infastidito) senti, io non voglio perdere il mio tempo con queste stupidaggini. (si rivolge ai braghettoni passandogli davanti, verso destra) Venite. Dobbiamo sbrigarci. Dobbiamo trovare qualche traccia del ladro. Forse facciamo ancora in tempo a… (si volta e scopre che nessuno si è mosso. Tutti lo guardano con sospetto. Pausa) Andiamo, ragazzi, non crederete a quello che dice Rufo? Lo sapete che non sono stato io.
GIANNOTTO (sospettoso) c’è qualcuno che ti ha visto dormire?
RUFO (deluso) non mi credete!... (si guarda intorno) Bertotto! Giannotto! Credete a lui, a un sanculotto, e non a me, che sono un braghettone come voi? (silenzio. Estremamente deluso) Non mi credete…
BERTOTTO c’è qualcuno che può confermare che eri a casa, un’ora fa?
MASETTO (si arrende) no.
CRUSCA (breve pausa, si guarda intorno, poi) io ti ho visto!... E non eri a casa.
MASETTO che stai dicendo?
RUFO hai visto quest’uomo?
CRUSCA si.
RUFO quando?
CRUSCA un’ora fa. 
RUFO un’ora fa, signori! 
CRUSCA più o meno.
RUFO e dove lo hai visto?
CRUSCA (guarda Masetto, poi) vicino ai pantaloni d’oro!
Stupore generale.
MASETTO è falso! 
RUFO (sottolineando) vicino ai pantaloni, signori! (a Crusca) E sei sicuro?
CRUSCA sicuro che sono sicuro!
RUFO è sicuro che è sicuro, signori!
MASETTO ma ero a casa! nel mio letto!
BIANCALUNA Crusca?
CRUSCA eh?
BIANCALUNA lo hai visto mentre li rubava?
CRUSCA (pausa) beh… non proprio...
RUFO ma lo ha visto!
BIANCALUNA sei sicuro che fosse lui?
CRUSCA beh… si… l’ho visto in faccia.
RUFO lo ha visto in faccia!
BIANCALUNA lo hai visto in faccia?
CRUSCA si.
BIANCALUNA e come puoi averlo visto in faccia se era buio?
CRUSCA beh… (pausa. E’ in difficoltà. Poi ha un’idea) aveva una torcia.
RUFO ecco, si! Aveva una torcia, signori!
BIANCALUNA aveva una torcia?
CRUSCA (soddisfatto) si. E faceva molta luce.
BIANCALUNA e secondo te un ladro va rubare di notte con una torcia che in più fa pure molta luce? 
Crusca resta in silenzio, ammutolito.
MASETTO ecco! Giusto! Rispondi a questo!
Anche gli altri due braghettoni commentano favorevolmente. 
CRUSCA (imbarazzato) ma io… 
RUFO (interviene deciso) che importa se Masetto aveva una torcia o non ce l’aveva? Quello che importa è che Masetto è stato visto vicino ai pantaloni un’ora fa, cioè esattamente quando sono stati rubati i pantaloni! E siccome non c’è nessuno che dica il contrario vuol dire che è colpevole!
CRUSCA è colpevole! Si!
RUFO arrestatelo! Subito!
Crusca lo afferra per un braccio.
MASETTO (lo spinge via) lasciami!
RUFO attenti! E’ pericoloso!
MASETTO ma che dici?
RUFO può scappare!
MASETTO io non voglio scappare.
RUFO prendetelo!
Giannotto e Bertotto si guardano, poi afferrano Masetto.
MASETTO ma che fate? Lasciatemi! Sono un braghettone! Come voi!
GIANNOTTO (a Rufo) domani faremo un regolare processo.
RUFO un processo! Certo!
MASETTO lasciatemi! Stupidi!
BERTOTTO sta’ calmo.
GIANNOTTO lo facciamo anche per te.
MASETTO ma sono innocente!
RUFO portatelo via! subito!
Giannotto e Bertotto trascinano via Masetto, che urla di rabbia.
MASETTO lui è un sanculotto! Non potete credere a un sanculotto! Io sono un braghettone! Sono uno di voi! Lasciatemi! 
Escono a destra, seguiti da Crusca che li incita a trascinarlo via. Restano in scena solo Rufo, sorridente e soddisfatto, e Biancaluna. Si guardano, poi Rufo fa per uscire a sinistra. Biancaluna lo affera per un braccio. 
BIANCALUNA che pensi di fare?
RUFO (le allontana il braccio) lasciami.
BIANCALUNA non è stato lui.
RUFO e tu che ne sai?
BIANCALUNA non ci sono prove.
RUFO non hai sentito Crusca? Lo ha visto.
BIANCALUNA Crusca non ha visto proprio niente. E tu lo sai.
RUFO io? e perché dovrei? Io so solo che domani ci sarà un processo. E allora si vedrà. (la guarda, poi le parla con dolcezza cercando di convincerla) Biancaluna, i braghettoni sarebbero capaci di tutto. Anche di rubare i sacri pantaloni d’oro.
RUFO (poco convinta) si, ma… lui non sembra il tipo.
RUFO è un braghettone, Biancaluna.
BIANCALUNA lo so, ma… perché avrebbe dovuto…
RUFO perché ci odiano. I braghettoni non vogliono altro che il nostro male. Hanno rubato i pantaloni d’oro per continuare a fare quello che fanno da mille anni: insultarci, negare la verità, prendere il potere. Vogliono comandare loro, qui, Biancaluna! Vogliono farci diventare loro schiavi! Ma noi non glielo permetteremo!
BIANCALUNA ma forse… voglio dire… non credi che potremmo sederci tutti intorno a un tavolo e discutere serenamente di quello che…
RUFO (la interrompe, severo) discutere? Con i braghettoni?
BIANCALUNA braghettoni, sanculotti, che differenza fa?
RUFO (fa un balzo all’indietro, scandalizzato) che differenza fa?... che differenza fa?... Ma che stai dicendo? Sei impazzita?
BIANCALUNA ma no! io volevo solo dire…
RUFO (severo) cosa? (silenzio) Tu sei una sanculotta, Biancaluna! Ricordatelo! E loro sono braghettoni. Non ci può essere amicizia tra sanculotti e braghettoni.
BIANCALUNA ma… perché?
RUFO perché?... perchè i cani sono nemici dei gatti? Perché l’acqua è nemica del fuoco? Perché è così. Perché sempre stato così. Ecco perché. Sanculotti e braghettoni si sono sempre odiati, Biancaluna. E’ una guerra che dura dal primo giorno. E in guerra ci sono solo due possibilità: o vinci o perdi. Tu da che parte stai? (la guarda, lei resta in silenzio. Poi si volta e si avvia all’uscita) 
BIANCALUNA (lo richiama) Rufo? (Rufo si volta) non siamo in guerra.
RUFO (con un ghigno) non ancora (esce a sinistra, lasciando Biancaluna sola in scena). 

Cambio di scena.
La scena rappresenta una strada appartata del villaggio. Il piedistallo con il telo è stato portato fuori. Sul lato della scena, a destra, c’è una gabbia di legno di forma cubica sufficiente a contenere agevolmente un uomo in piedi. 
Masetto è dietro le sbarre, seduto a terra. Accanto a lui ci sono una scodella e una tazza. Crusca è poco più in là: sta facendo la guardia passeggiando avanti e indietro, in maniera goffamente marziale, con una pesante alabarda poggiata sulla spalla. In testa ha un ridicolo elmo, mentre alla cintura ha appeso un mazzo di chiavi. Masetto canta una filastrocca piuttosto irritante. Crusca, dopo un po’, si ferma.
CRUSCA (con rabbia) vuoi smetterla di cantare questa canzone?
MASETTO perché?
CRUSCA mi dà fastidio.
MASETTO oh, scusa. 
Crusca lo guarda, dubbioso, poi ricomincia a montare la guardia avanti e indietro. Dopo un po’ Masetto ricomincia a cantare a voce più alta un’altra canzone.
CRUSCA (ha cercato di trattenersi, ma poi si arrabbia) basta! Smettila! 
MASETTO (con finta ingenuità) che c’è?
CRUSCA ti ho detto di smetterla di cantare!
MASETTO mi hai detto di non cantare più quella canzone. Questa è un’altra.
CRUSCA non devi cantare niente!
MASETTO perché?
CRUSCA perché non voglio che canti.
MASETTO ah, scusa.
Crusca lo guarda, ancora dubbioso, poi ricomincia a passeggiare. Dopo un po’ Masetto usa il suo bicchiere contro le sbarre, creando una specie di fastidioso ritmo.
CRUSCA (arrabbiatissimo) Baaastaaa!
MASETTO (sempre più ingenuo) che c’è?
CRUSCA smettila!
MASETTO (fa il finto tonto) di fare che?
CRUSCA quel rumore.
MASETTO quale rumore?
CRUSCA quello che stavi facendo!
MASETTO questo? (ricomincia fare rumore più forte di prima).
CRUSCA basta! Smettila!
MASETTO (si ferma) perché? Mi hai detto di non cantare, non sto cantando.
CRUSCA non devi cantare, non devi fare quel rumore, non devi parlare, non ti devi muovere, non devi fare niente! Nemmeno respirare! Chiaro?
MASETTO (pausa) e perché non lo hai detto subito? (si alza in piedi e comincia a cantare a squarciagola, saltando da una parte all’altra e facendo un gran chiasso con tutto quello che ha a disposizione).
CRUSCA (si lancia contro di lui) basta!... Smettila!... Ho detto smettila!...
Masetto lo ignora. Entra Biancaluna, che resta a guardare la scena, stupita. In mano ha un grosso cesto coperto con un telo.
BIANCALUNA (ad alta voce) Masetto! (Masetto si ferma, sorpreso).
CRUSCA (si volta di scatto, sollevando in alto l’alabarda, pronto a colpire) chi è là? Fermo là! Parola d’ordine!
BIANCALUNA (stupita) ma Crusca! Sono io.
CRUSCA (ad alta voce, puntando l’alabarda) parola d’ordine!
BIANCALUNA ma sono io! Biancaluna!
CRUSCA senza parola d’ordine è vietato avvicinarsi al prigioniero. (punta l’alabarda) Parola d’ordine!
BIANCALUNA uhm… e va bene: tavolo?
CRUSCA sbagliato!
BIANCALUNA e chi lo dice?
CRUSCA lo dico io.
BIANCALUNA tu non la conosci.
CRUSCA la conosco!
BIANCALUNA e allora qual è?
CRUSCA “formaggio”.
BIANCALUNA bene.
CRUSCA (le punta addosso l’alabarda) parola d’ordine!
BIANCALUNA formaggio.
CRUSCA (mette giù l’alabarda) è giusta. Puoi passare (ci pensa su un momento, mentre Biancaluna gli passa davanti) Ehi, aspetta! Non vale! Te l’ho detta io!
BIANCALUNA (si è già avvicinata a Masetto) che succede?
MASETTO niente. (si rimette seduto) Io e il buon vecchio Crusca, qui, facevamo un po’ di baldoria. 
CRUSCA (a Biancaluna) che ci fai, qua?
BIANCALUNA volevo chiederti una cosa.
CRUSCA qua non si può stare. Torna a dormire.
BIANCALUNA solo un momento.
CRUSCA che vuoi?
BIANCALUNA ecco… (mette giù il cesto, poi si avvicina a Crusca e lo porta verso sinistra. Biancaluna gli parla sottovoce) volevo chiederti un favore.
CRUSCA (sospettoso) che favore?
BIANCALUNA un grande favore… volevo chiederti di farmi restare sola con Masetto per un paio di minuti.
CRUSCA (come fosse stato offeso, ad alta voce) che cosa? Sei impazzita?
BIANCALUNA solo due minuti.
CRUSCA (si allontana in fretta) non se ne parla!
BIANCALUNA (gli va dietro) che ti costa?
CRUSCA (si allontana) assolutamente no!
BIANCALUNA (c.s.) perché?
CRUSCA è proibito!
BIANCALUNA ma che vuoi che succeda?
CRUSCA no!
BIANCALUNA un minuto!
CRUSCA ho detto di no! nessuno può avvicinarsi al prigioniero! Nessuno può…
BIANCALUNA (lo afferra per il braccio e lo tira a sè. Poi con voce molto dolce e invitante) nemmeno io?
CRUSCA (incerto) nemmeno tu.
BIANCALUNA (insiste. Gli accarezza il viso) nemmeno se te lo chiedo come un favore personale?
CRUSCA (sempre più incerto) beh… non si può.
BIANCALUNA (come sopra) nemmeno se ti chiedo solo questo e non ti chiederò più niente e tu potrai chiedermi tutto quello che ti pare e io ti dirò di si?
CRUSCA (pausa. La guarda affascinato) tutto?
BIANCALUNA tutto.
CRUSCA e va bene! (Biancaluna si stacca da lui, contenta) ma solo un minuto!
BIANCALUNA grazie.
CRUSCA (indicando il cesto) che hai lì dentro?
BIANCALUNA uhm… funghi.
CRUSCA (sospettoso) funghi?
BIANCALUNA non mi credi?
CRUSCA voglio vedere.
BIANCALUNA accomodati. (Masetto si avvicina al cesto) Attento a quelli velenosi, però.
CRUSCA (si ferma) velenosi?
BIANCALUNA si. Devo buttarli… ma vai tranquillo, non ti fanno niente. (Masetto sta per aprire il cesto) Se hai i guanti.
CRUSCA (si ferma) i guanti?
BIANCALUNA si. Sennò le mani ti si riempiono di bolle. (esagerando e aiutandosi con le mani) Centinaia di bolle rosse, bianche, viola, grandi, piccole, a punta, a stella, schiacciate, gonfie, che ti salgono su, al polso, al gomito, alla spalla, e sempre più su, fino al collo, e poi ti scendono giù, sulla schiena, e ti fanno delle macchie grandi come…
CRUSCA (che è andato sempre più terrorizzandosi, la interrompe) basta!... i funghi non mi sono mai piaciuti. (si allontana verso sinistra, ai margini della scena) Io aspetto qua.
BIANCALUNA no, voglio restare sola.
CRUSCA (incerto) uhm… e va bene. Ma sto qua a due passi, però (esce a sinistra).
MASETTO (sprezzante, ma incuriosito) bella scenetta, che hai fatto.
BIANCALUNA (gli risponde a tono) non bella quanto la tua, prima.
MASETTO che vuoi? Sei venuta a vedere quanto è divertente un braghettone dietro le sbarre?
BIANCALUNA sono venuta per parlarti.
MASETTO che sei? Una specie di prete?
BIANCALUNA non vuoi parlare con me?
MASETTO perché dovrei?
BIANCALUNA bene. Allora me ne vado (si volta e si avvia a sinistra, decisa).
MASETTO aspetta. (Biancaluna si volta) di che vuoi parlare?
BIANCALUNA dei pantaloni d’oro (si avvicina di nuovo).
MASETTO (sarcastico) ah, si, certo… Li ho presi io. Va bene?
BIANCALUNA (fa finta di non capire) benissimo. E dove li hai messi?
MASETTO (la guarda) avvicinati che te lo dico. (Biancaluna fa qualche passo verso di lui, incerta) Di più (gli si avvicina molto) te lo dico nell’orecchio (Biancaluna gli avvicina la testa. Lui le si avvicina all’orecchio e urla) li ho mangiati! (lei balza all’indietro. Masetto ride forte).
BIANCALUNA (con rabbia) fossi in te non riderei tanto. Domani al processo ti condanneranno di sicuro.
MASETTO (preoccupato, torna serio) non li ho presi io, i pantaloni.
BIANCALUNA (pausa) ti credo.
MASETTO (sorpreso) mi credi?
BIANCALUNA perché sarei venuta, se no?
MASETTO (la guarda incerto, poi) non lo so… Vattene!
BIANCALUNA (con rabbia) senti! Prima sono stata l’unica che ha cercato di difenderti. Te lo ricordi, questo?
MASETTO (pausa. E’ incerto) e perchè una sanculotta dovrebbe credere a un braghettone?
BIANCALUNA perché ti conosco. (pausa) E perché questa situazione non mi piace.
MASETTO (indicando la gabbia) nemmeno a me, se è per questo.
BIANCALUNA Rufo mi fa paura. Ha qualche progetto in mente, e qualunque cosa sia non è niente di buono.
MASETTO sai che novità.
BIANCALUNA no, questa volta è diverso. Ha un piano. Parla di guerra. E’… pericoloso.
MASETTO (la guarda. Comincia a crederle) che vuoi da me?
BIANCALUNA voglio che mi aiuti a trovare i pantaloni d’oro.
MASETTO (stupito) che cosa?
BIANCALUNA è l’unica possibilità che ci resta. Dobbiamo riportarli in città. E subito!
MASETTO ma non lo vedi che sono in prigione?
BIANCALUNA ti faccio uscire.
MASETTO e come fai?
BIANCALUNA se ti faccio uscire prometti di aiutarmi?
MASETTO (ci pensa su, poi) perché proprio io?
BIANCALUNA perché sei l’unico di cui mi posso fidare.
MASETTO (sempre più sorpreso) io?... ma io sono un braghettone!
BIANCALUNA tu sei un prigioniero. E sei l’unico che vuole trovare i pantaloni d’oro più di quanto lo voglio io.
MASETTO questo è vero. 
BIANCALUNA allora accetti?
MASETTO (sospettoso) uhm… e se ti avesse mandato Rufo per mettermi ancora di più nei guai?
BIANCALUNA non sono una spia.
MASETTO chi me lo garantisce?
BIANCALUNA nessuno. Ma non hai scelta: o ti fidi di me o resti in prigione. Che decidi?
CRUSCA (fuori scena, ad alta voce) tempo scaduto!
BIANCALUNA allora?
Masetto tace, non ancora convinto.
CRUSCA (fuori scena) è scaduto il tempo!
BIANCALUNA (gli si avvicina) allora?
MASETTO va bene! si! 
CRUSCA (entra, fermandosi sulla quinta) avete sentito? Tempo scaduto.
BIANCALUNA (sottovoce) mi dai la tua parola che non cercherai di fregarmi?
MASETTO (sottovoce) te lo prometto! Tirami fuori di qui!
CRUSCA (si avvicina) tempo scaduto, Biancaluna.
BIANCALUNA (dal cesto tira fuori un bastone e, coprendolo con il corpo, lo passa a Masetto) tieni.
MASETTO (prende il bastone) funghi, eh?
BIANCALUNA nascondilo, e quando sarà il momento colpisci forte.
CRUSCA allora, Biancaluna, non mi senti? Ho detto che il tempo è scaduto.
BIANCALUNA (si volta) si, Crusca, grazie.
CRUSCA (le si avvicina) che cos’avevi di così importante da dire a un braghettone?
BIANCALUNA oh, niente… (passa dall’altro lato) ho cercato di fargli confessare che era stato lui a rubare i pantaloni.
CRUSCA (dà le spalle alla gabbia) e ha confessato? 
BIANCALUNA macchè. Niente.
CRUSCA figurati. (Masetto solleva in alto il bastone e sta per colpirlo sulla testa, quando Crusca si volta. Masetto si affretta a nascondere il bastone dietro le spalle) Cosa ti aspetti da un braghettone?
BIANCALUNA (in fretta afferra il volto di Crusca e lo gira verso di lei) infatti... è così.
CRUSCA beh, non ti preoccupare. Domani gli faremo questa specie di processo e lo impiccheremo. Vedrai come ci divertiremo a vederlo penzolare dalla forca! (si ripete di nuovo la stessa scena, e di nuovo Biancaluna interviene a salvare Masetto).
BIANCALUNA infatti!... che risate che ci faremo a vederlo… penzolare. (prende sottobraccio Crusca e lo spinge con le spalle a ridosso della gabbia, cercando di affascinarlo per distrarlo) e poi, per ringraziarti del favore che mi hai fatto, domani ti inviterò a cena e ti preparerò il pranzo più buono che tu abbia mai mangiato. (Masetto alza il bastone) Ti cucinerò tagliatelle al sugo di cinghiale, e ravioli con la ricotta e la menta, e spezzatino di maiale con i peperoni e le patate…
CRUSCA (con l’acquolina in bocca) mmm… e il dolce?
MASETTO (colpisce sulla testa Crusca, che crolla a terra, svenuto) eccolo qua, il dolce! T’è piaciuto? 
BIANCALUNA non lo hai ammazzato, vero? (si piega a prendere le chiavi addosso a Crusca).
MASETTO no. Avrà solo un gran mal di testa.
BIANCALUNA (ha preso le chiavi) ecco le chiavi (apre la gabbia e Masetto esce).
MASETTO e adesso?
BIANCALUNA non lo so.
MASETTO come non lo sai?
BIANCALUNA non lo so. Io ti ho tirato fuori, adesso tocca a te.
MASETTO ma io pensavo che avessi un piano!
BIANCALUNA certo che ce l’avevo! Il mio piano era: io ti faccio uscire, tu fai il resto.
MASETTO ah! Bel piano davvero!
BIANCALUNA (con rabbia) senti, tu, io faccio ancora in tempo a lasciarti qui a penzolare dalla forca!
MASETTO va bene, va bene… Ci penso io.
BIANCALUNA lo sai preparare un piano?
MASETTO ma certo! A scuola mi chiamavano “il pianista”!... Dunque… (inizia a muoversi avanti e indietro) potremmo… potremmo pensare di…
BIANCALUNA (va a sinistra a controllare che non venga nessuno) sbrigati.
MASETTO (si ferma) un momento! (ricomincia a passeggiare) potremmo andare da… e poi potremmo… cercare di…
BIANCALUNA (vede che Crusca sta per svegliarsi) si sta svegliando! (corre a prendere il bastone e lo colpisce ancora sulla testa. Crusca sviene di nuovo).
MASETTO mamma che botta!
BIANCALUNA sbrigati!
MASETTO si, beh… allora… (esulta) ci sono!
BIANCALUNA (felice) bene! Che facciamo?
MASETTO scappiamo! (corre verso destra).
BIANCALUNA (delusa) ma a questo ci arrivavo pure io!
MASETTO (si ferma) Vuol dire che la pensiamo uguale. Via! (corrono a destra tutti e due, uscendo).
CRUSCA (rinviene lentamente. Ha l’elmo schiacciato sugli occhi) ah… mamma mia… che dolore… (Si regge la testa con le mani, poi si alza in piedi, a fatica) ma che è successo?... ah, che botta… (mette le mani avanti come chi è al buio) chi ha spento la luce?... non vedo niente… (solleva l’elmo) ah, ecco. (si guarda intorno, confuso) ma che è questo posto?... dove sono?... come mi chiamo?... (vede la gabbia vuota, ma non si rende conto di quello che significa) una prigione… vuota… la prigione è vuota… (si sposta) ah, mamma… (si rende improvvisamente conto della fuga) la prigione è vuota!... Il prigioniero è scappato… (corre verso sinistra e verso destra, gridando a squarciagola) allarmi!... allarmi!... Il prigioniero è scappato!... Allarmi!
Entrano Giannotto e Bertotto, chiedendo cosa sia successo. Crusca continua a gridare “allami” e a saltare in giro fino a che non arriva anche Rufo.
RUFO (sposta gli altri) fatemi passare!... levatevi!… che è successo?
CRUSCA il prigioniero! È scappato! (indica la gabbia vuota).
RUFO (si avvicina alla gabbia, poi la indica agli altri) visto? Avevo ragione! E’ stato Masetto a rubare i pantaloni! E ce ne ha dato la prova lui stesso: se non fosse stato lui non sarebbe scappato.
GIANNOTTO ma come ha fatto a scappare?
CRUSCA mi ha colpito sulla testa! Voleva ammazzarmi!
BERTOTTO e ti sei lasciato colpire?
CRUSCA mi ha colpito a tradimento! Io ero di spalle. Parlavo con Biancaluna.
RUFO Biancaluna?
CRUSCA si. Era venuta qui per far confessare Masetto. 
GIANNOTTO e chi glielo ha dato il bastone?
CRUSCA beh… non lo so.
RUFO che importa adesso? (a Crusca) Dov’è Biancaluna?
CRUSCA non lo so. Quando mi sono svegliato non c’era più.
RUFO l’ha rapita lui!
BERTOTTO non può essere!
RUFO non hai sentito quello che ha detto Crusca?
BERTOTTO Crusca non ha detto che Masetto…
CRUSCA si, l’ha rapita! Adesso ricordo! Mentre ero svenuto l’ho visto che la portava via!
RUFO sentito?... Un braghettone! Prima ruba i pantaloni d’oro, poi rapisce una sanculotta. Questo è troppo!
CRUSCA è troppo!
RUFO i braghettoni hanno passato il segno!
BERTOTTO attento a come parli, sanculotto!
RUFO abbiamo pazientato abbastanza! Ma ora basta!
CRUSCA basta!
RUFO tra poco sarà l’alba. La Processione del Pantalone è prevista per stasera, al tramonto. Se entro quell’ora voi braghettoni non avrete riportato indietro i pantaloni d’oro… sarà la guerra!
CRUSCA guerra!
GIANNOTTO ma Rufo, ragiona!...
BERTOTTO non è il caso di…
RUFO (li interrompe urlando) guerra!
CRUSCA guerra!
RUFO guerra!
CRUSCA guerra!
BERTOTTO (a Giannotto) andiamo. Cerchiamo di riprendere Masetto.
Giannotto e Bertotto escono a destra.
RUFO (pausa) è arrivato il momento, Crusca. Ho aspettato tanto, ma ne è valsa la pena. Finalmente il potere sarà mio!
CRUSCA il potere sarà nostro!
RUFO (lo guarda, poi gli afferra un orecchio e glielo torce) ho detto mio!
CRUSCA ahiahiahiahi… tuo! Tuo! Tuo!
RUFO (lo lascia) Mio! si! Tutto mio! 
Rufo comincia a ridere, prima piano, poi sempre più forte. Crusca, che ancora si tocca l’orecchio dolorante, prima lo guarda, poi comincia a ridere anche lui, imitando Rufo. Le luci si abbassano fino al buio.

Cambio scena.
L’interno dell’abitazione di Griselda. Si tratta di una specie di capanna in legno, piuttosto ammuffita e malridotta. Tutto in giro è pieno di roba: alambicchi, ampolle, pentole, casse, oggetti strani, sedie rotte, ecc. A sinistra c’è un grosso pentolone nero fumante del tipo cartoni-disney. Dietro al pentolone c’è una cassapanca in legno. 
Griselda, che è una donna piuttosto bassa, diciamo un metro e trenta (Si vedano le note per la messa in scena), sta in piedi sulla panca, mentre con tutte e due le mani stringe un lungo mestolo di legno con il quale rimescola continuamente il contenuto della pentola. Sta canticchiando.
MASETTO (fuori scena, a destra) Griselda!... Griselda, ci sei?
GRISELDA (senza smettere di mescolare, ad alta voce) ci sono, si. (poi tra sé) Ci sono sempre, per chi sa cercare (Masetto e Biancaluna entrano e si fermano sulla soglia. Si vede che hanno corso e sono piuttosto stanchi).
MASETTO GRISELDA! meno male che ti abbiamo trovata.
GRISELDA (senza voltarsi, con esagerata autocommiserazione) e dove volevi che fossi? Sono una povera vecchia, io. Dove volete che vada? A ballare? A pattinare? A scuola? A teatro? Non vado mai da nessuna parte, io. Perchè sono vecchia. E nessuno chiede mai a una vecchia di andare da nessuna parte.
MASETTO abbiamo bisogno del tuo aiuto.
GRISELDA non si usa più salutare, dalle vostre parti?
MASETTO ah… si, scusa. Buongiorno.
BIANCALUNA buongiorno.
GRISELDA (di nuovo come sopra) nemmeno più un saluto si merita la vecchia Griselda! e certo! perché è vecchia. E i vecchi non c’è bisogno di salutarli. Perché sono vecchi.
BIANCALUNA ma tu non sei così vecchia.
GRISELDA lo so!... ma grazie per averlo detto. Venite avanti. Vi stavo aspettando.
BIANCALUNA (stupita) sapevi che saremmo venuti?
GRISELDA (si volta a guardarla, poi) io so tutto. (aumenta progressivamente l’intensità e la velocità) Io conosco il presente, il passato, il trapassato, l’imperfetto, il prefetto, la moglie del prefetto, il futuro anteriore e pure il posteriore. Io conosco i segreti dalla matematica, della numismatica, della robotica, della zotica, dell’aneddotica, della lonfotica, della mefitica, dell’anoressica, della babbalonica. Io conosco tutte le tabelline, da quella dell’uno a quella del numero più grande dell’universo, più uno. Io so perché sopra la panca la capra campa e sotto la panca la capra crepa e so pure di chi è la capra, di chi è la panca e dov’è la crepa. Io so il perchè, il percome, il perdove, il perquando, il persempre, il pertutto, il pernacchio. Soprattutto il pernacchio. So che sei per sei fa trentassei, sei perduto e non lo sai, uno per tutti non fa niente se non usi mai la mente. (quasi come in delirio) Io so talmente tante cose che la maggior parte delle cose che so non so nemmeno di saperle. Io so quello che ti serve prima che lo chiedi, so quello che chiedi prima che lo pensi, so quello che pensi prima che lo immagini, e so quello che saprai prima ancora che lo saprai e quando lo saprai saprai che io saprò pure quello che mai saprai. Perché io so tutto! Tutto! Tutto!… (si calma) Certo che sapevo che sareste venuti. (breve pausa. Masetto e Biancaluna sono ammutoliti, Griselda si volta verso la pentola e ricomincia a mescolare) E poi vi ho visti arrivare dalla finestra.
MASETTO (guarda Biancaluna, incerto. Poi) Griselda, lei è Biancaluna, la figlia di...
GRISELDA lo so!... So tutto di tutti… E poi è uguale a sua madre. 
BIANCALUNA conosci mia madre?
GRISELDA conosco tutti. Pure quelli che non conosco. (si volta e li guarda) Allora, una sanculotta e un braghettone insieme. Vediamo, da quanto tempo è che non succedeva una cosa del genere? Fatemi pensare… non mi ricordo che sia mai successa, per la verità. Bene. Le cose cominciano a cambiare, allora. (ricomincia a mescolare) Che siete venuti a fare fino a casa mia? E a quest’ora del mattino, poi.
MASETTO Griselda, in paese è successa una cosa terribile. Qualcuno ha...
GRISELDA lo so!... hanno rubato i pantaloni d’oro.
BIANCALUNA sai anche questo?
GRISELDA so tutto!… E comunque le voci corrono in fretta. Più in fretta di voi.
MASETTO siamo venuti qui perchè abbiamo…
GRISELDA lo so!... avete bisogno del mio aiuto. Nessuno viene a trovare la vecchia Griselda se non ha bisogno di qualcosa.
MASETTO si, ma è molto…
GRISELDA (lo interrompe) Ma vi sbagliate. Che aiuto vi posso dare, io? Una povera vecchia? Una che non va mai a ballare, a pattinare, a... (si ferma) beh, questo l’ho già detto. Comunque non posso aiutarvi.
MASETTO ma si che puoi. Tu sai tutto di tutti.
GRISELDA lo so!
MASETTO e allora saprai anche chi ha rubato i pantaloni.
GRISELDA lo so!... ma non ve lo dico.
BIANCALUNA aiutaci. Ti prego.
GRISELDA (la guarda) perchè dovrei?
BIANCALUNA perchè senza il tuo aiuto non riusciremo mai a trovarli.
GRISELDA lo so!... perché li cercate?
MASETTO perché hanno accusato me del furto.
GRISELDA lo so!
BIANCALUNA e perchè è l’unico modo per impedire che al villaggio scoppi una guerra.
GRISELDA lo so! 
BIANCALUNA non possiamo fare altro che ritrovare i pantaloni d’oro e riportarli indietro.
MASETTO (anticipa Griselda, che stava per dirlo lei) lo sa!
GRISELDA giusto.
MASETTO allora ci aiuti?
GRISELDA uhm… non lo so. Dovrei un po’ pensarci su perché, sapete, io non… 
Si sentono le grida dei due braghettoni.
GIANNOTTO (fuori scena) l’ho trovata! La porta è qua!
BERTOTTO (c.s.) allora è vero! E’ venuto da Griselda!
GIANNOTTO è in trappola!
MASETTO ci hanno trovati!
BIANCALUNA Griselda, devi nasconderci.
GRISELDA uhm… e perchè dovrei?
MASETTO perché ci troveranno.
GRISELDA e allora?
BIANCALUNA ti prego, Griselda.
MASETTO Griselda! stanno arrivando!
BIANCALUNA ti prego.
GRISELDA (pausa) e va bene! accidenti al mio buon cuore. Andate di là (indica la quinta a sinistra). E fate silenzio. Vi chiamerò io.
MASETTO grazie.
BIANCALUNA grazie, Griselda.
Escono a sinistra. Quasi subito entrano da destra i due braghettoni. Hanno una spada ciascuno.
GIANNOTTO (con arroganza) Griselda! dove sono?
GRISELDA che maleducati! Non si bussa prima di entrare?
BERTOTTO avanti, vecchia! Dicci dove sono!
GRISELDA dove sono chi?
BERTOTTO lo sai.
GRISELDA certo che lo so. Io so tutto.
GIANNOTTO e allora? dove sono?
GRISELDA nel giardino. Li ho messi lì.
GIANNOTTO bene! andiamo! (Fanno per avviarsi).
GRISELDA tutti e quindici.
I due braghettoni si fermano e si voltano.
GIANNOTTO quindici?
GRISELDA o sedici. Non mi ricordo.
BERTOTTO ma di che stai parlando?
GRISELDA dei miei polli.
GIANNOTTO i tuoi polli?
GRISELDA si. Non è per i polli che siete venuti? Non siete i garzoni del macellaio?
BERTOTTO ma che garzoni del macellaio!
GIANNOTTO siamo qui per Masetto e Biancaluna.
GRISELDA chi?
BERTOTTO lo sai.
GRISELDA certo! io so tutto.
GIANNOTTO sappiamo che sono qui. Abbiamo seguito le loro tracce.
GRISELDA ah si?
BERTOTTO lui è pericoloso: ha rubato i sacri pantaloni d’oro!
GRISELDA non mi dire!
BERTOTTO si! E ha rapito la ragazza.
GRISELDA oh mio Dio! Allora devo stare attenta. Potrebbe rapire anche me!
GIANNOTTO basta chiacchiere, vecchia! Dicci dove sono.
GRISELDA ma non lo so.
BERTOTTO tu sai tutto.
GRISELDA è vero, ma questo non lo so.
GIANNOTTO menti!
GRISELDA stai dicendo che sono bugiarda?
BERTOTTO quei due sono qui!
GRISELDA e allora vi dico che mi sono stancata di stare ad ascoltarvi! Perciò andatevene immediatamente! O lancerò contro di voi la terribile maledizione del faraone Thutankamon, che al mondo conosciamo solo in due, io e Thutankamon, che però siccome lui è una mummia non conta.
GIANNOTTO (preoccupato) una maledizione?...
GRISELDA una maledizione talmente potente che prima vi farà cadere tutti i capelli e poi vi farà spuntare sulla testa centinaia di scarafaggi puzzolenti!
BERTOTTO (impaurito, a Giannotto) che si fa?
GRISELDA (con gesti delle mani esagerati) o potente Osiride figlio di Anubide zio di Minchionide, per la sacra candela della Patafisica di Ubu…
BERTOTTO (sempre più preoccupato, a Giannotto) Questa ci maledice davvero!
GRISELDA io invoco il tuo potere, o sommo Trombone Paracelso, signore di tutto l’Olimpico, Padrone delle Fogne infernali, e ti chiedo si scatenare su questi due miscredenti… 
GIANNOTTO (terrorizzato, si affretta a interromperla) ferma! (Griselda resta immobile, con le mani in alto) va bene, ce ne andiamo.
GRISELDA (si rilassa) lo sapevo.
GIANNOTTO ma dì a Masetto che è meglio per lui e per tutti noi se torna subito al villaggio.
BERTOTTO e con i pantaloni d’oro.
GIANNOTTO oggi festeggiamo il Giubileo del Pantalone. Rufo ci ha dato tempo fino al tramonto, poi scoppierà la guerra.
GRISELDA guerra! Sempre guerra! E’ l’unica cosa che gli uomini sanno fare.
GIANNOTTO tu diglielo. (all’altro) Andiamo. (si avviano. Bertotto esce, Giannotto si ferma un momento e si volta, minaccioso) E non finisce qui. Vecchia! (esce).
GRISELDA (chiama verso l’interno) venite fuori… se ne sono andati. (Masetto e Biancaluna rientrano in scena) che maleducati i vostri amici.
BIANCALUNA non sono amici miei.
MASETTO e nemmeno miei. Non più.
GRISELDA un braghettone che parla male dei braghettoni. Anche questa è una novità.
MASETTO è peggio di quello che pensavo.
GRISELDA avete sentito?
BIANCALUNA tutto.
MASETTO sono già le otto passate, ci restano solo dieci ore prima del tramonto. Dobbiamo trovare i pantaloni subito, Griselda.
BIANCALUNA abbiamo bisogno del tuo aiuto.
GRISELDA ma vi ho già aiutati. Adesso siete voi che siete in debito con me. E io non do nulla se non ricevo qualcosa in cambio.
MASETTO aiutaci di nuovo e facciamo tutto un conto alla fine, va bene?
GRISELDA perchè dovrei?
MASETTO beh… per la giustizia.
GRISELDA ah, della giustizia a me interessa poco. E’ una cosa che non esiste, no? E se esiste è così ingiusta…
BIANCALUNA dicci quello che vuoi, allora.
GRISELDA ma voi non avete niente.
MASETTO ma quello che vuoi te lo faremo avere.
GRISELDA non mi serve niente. Di cosa può mai avere bisogno una vecchia come me? E poi non vedete che ho la casa piena di roba? Ho già tutto. E quello che non ho lo posso avere appena lo voglio. Mi basta fare così (schiocca le dita).
MASETTO ci sarà pure qualcosa che possiamo darti.
BIANCALUNA aiutaci, Griselda, ti prego... Sei la nostra unica possibilità.
GRISELDA (resta in silenzio. Poi) beh, in effetti ci sarebbe una cosa che mi manca.
MASETTO cosa?
GRISELDA dovete indovinarlo. Se ci riuscite vi aiuterò, altrimenti andrete via. D’accordo?
BIANCALUNA d’accordo.
GRISELDA ma attenzione, non c’è riuscito mai nessuno, finora. 
MASETTO che sarà mai?
GRISELDA bene. E allora, cos’è che mi manca? (indica in giro) Guardatevi intorno. Non vedete? Non vedete qual è l’unica cosa che non ho? (Masetto e Biancaluna non capiscono) “La vuole il re ed il pover’uomo/ la vuole il conte e il maggiordomo/ e perfino il criminale/ ne vuole una per Natale./ Puoi pensare di comprarla/ ma se riesci ad acquistarla/ stai sicuro che il contratto/ ti pentirai di averlo fatto./ La mia casa sembra piena/ e invece è così vuota/ perchè manca la catena/ che di tutte è più preziosa./ Qual è allora questa cosa?”
MASETTO beh… vediamo… la vogliono tutti per Natale… una catena… semplice: un orologio!
GRISELDA ne ho quanti ne voglio.
MASETTO allora un orologio a pendolo.
GRISELDA pure di quelli.
MASETTO (spara risposte a casaccio) un lampadario.
GRISELDA che c’entra?
MASETTO una stufa.
GRISELDA non ho freddo.
MASETTO una pentola nuova.
GRISELDA mi piace questa.
MASETTO (sempre più veloce, mentre Griselda continua a scuotere la testa) un mestolo coi buchi… Una sedia a dondolo… Un divano-letto. Un cane. Una scimmia ammaestrata. Un cappello di lana. Un manico di scopa. Un tritacarne. Una maniglia di ottone. Una pecora. Un gatto con gli stivali. Un cameriere turco. Un tulipano nero. Un piede di insalata. Un orto. Un porco. Un bosco. Un castello. Un esercito. (Esasperato) Un impero! Si può sapere cos’è che ti manca?
BIANCALUNA (che fino ad ora è stata in silenzio in disparte, come assente) una persona che ti vuole bene. (pausa) E’ questa la cosa più preziosa, quella di cui tutti hanno bisogno, che non si può comprare, che ti lega come una catena… E’ per questo che la tua casa è così piena di roba eppure è così vuota. Perché sei sola. Perché non hai un figlio, un nipote, un amico. Perché non hai nessuno che ti dia affetto.
GRISELDA si… è vero… E’ questa l’unica cosa che non posso avere.
Griselda è molto triste. Resta in silenzio con la testa piegata. Masetto guarda Biancaluna come per chiedere che deve fare e Biancaluna gli fa cenno di andare a parlarle. Masetto si avvicina a Griselda molto imbarazzato. Si schiarisce la voce con forza per richiamarne l’attenzione ma senza risultato. Si volta verso Biancaluna che lo incita a continuare.
MASETTO (quasi sottovoce, sempre dando un’occhiata ai gesti di Biancaluna) ehm… Griselda?... noi… noi siamo tuoi amici… ti vogliamo bene…
GRISELDA (si volta a guardarlo, quasi con le lacrime agli occhi) davvero?
MASETTO si! certo…
GRISELDA (riabbassa la testa) lo so che non è vero.
MASETTO ma no!
GRISELDA lo so, ti ho detto!... io so tutto… ma grazie lo stesso.
MASETTO Griselda, noi torneremo a trovarti… domani. Ma adesso, se la risposta di Biancaluna è corretta, noi dovremmo… sai…
GRISELDA certo, si. (Cerca di tornare quella di prima) La risposta è giusta. Sapevo che avresti indovinato, Biancaluna, perché il tuo cuore è puro. E in fondo anche il tuo lo è, Masetto, ma devi imparare ad ascoltarlo. Ricorda: “ciò che brilla in superficie è solo un riflesso. Alla verità piace nascondersi”.
MASETTO me lo ricorderò. Però adesso ci dici dove sono i pantaloni?
GRISELDA pare che qualcuno, da ieri pomeriggio, non faccia altro che andare in giro a vantarsi di possedere un paio di pantaloni d’oro. Chissà che non siano proprio i vostri. 
MASETTO ma si! certo!
BIANCALUNA solo noi possediamo un paio di pantaloni d’oro.
MASETTO chi è?
GRISELDA si chiama Scannabue.
MASETTO Scannabue?... "Quello" Scannabue?
GRISELDA quello.
BIANCALUNA perché? Chi è?
MASETTO si dice che Scannabue sia la persona più malvagia di tutta la contea.
GRISELDA ma no! Scannabue non è affatto la persona più… (si interrompe) Beh, si, in effetti è proprio la persona più malvagia di tutta la contea.
BIANCALUNA oh mamma.
GRISELDA però c’è di buono che non fa nessuna differenza se sei un sanculotto o un braghettone: ti taglia la testa uguale.
BIANCALUNA (impaurita) la testa?
GRISELDA non cercate di parlargli, non vi ascolterebbe. Dovete trovare i pantaloni e portarglieli via. Se ne siete capaci.
MASETTO come facciamo?
GRISELDA questo dovete scoprirlo da soli. (indica il pentolone) Però posso darvi un po’ della roba che sto preparando. Vi aiuterà a recuperare le forze.
MASETTO è una pozione magica?
GRISELDA no.
BIANCALUNA è una bevanda miracolosa?
GRISELDA no.
MASETTO e allora cos’è?
GRISELDA pasta e fagioli. Come dà energia questo, nessun altro.
BIANCALUNA pasta e fagioli alle otto di mattina?
GRISELDA esatto. Ne volete?
MASETTO (disgustato) magari un’altra volta.
BIANCALUNA (anche lei) si, un’altra volta.
GRISELDA bene, allora sbrigatevi, forza. Che il tempo non c’è laccio che lo trattenga.
BIANCALUNA grazie, Griselda.
MASETTO grazie. 
Si avviano all’uscita.
GRISELDA (li chiama) aspettate! (si fermano. Griselda gli porge una collanina con un ciondolo di metallo dello spessore di un centimetro) Prendete questo. 
MASETTO (la prende) che c’è dentro?
GRISELDA vi servirà. Soprattutto a te.
MASETTO in che modo?
GRISELDA ma attenzione! Non dovete assolutamente aprirla finchè non sarete arrivati al castello di Scannabue. Chiaro?
MASETTO chiaro. Ma in che modo…
GRISELDA (lo interrompe) e portalo sempre con te! (si tocca il petto) qui, sul petto. Andate, adesso.
MASETTO (lo indossa) ma il ciondolo…
GRISELDA (lo interrompe di nuovo) sempre addosso! E ricordatevi: “ciò che brilla in superficie è solo un riflesso. Alla verità…
MASETTO “… piace nascondersi”. Ho capito. Andiamo, Biancaluna.
Masetto esce a destra. Biancaluna si ferma sulla porta e si gira verso Griselda.
BIANCALUNA ci hai salvato, Griselda.
GRISELDA lo so!
BIANCALUNA torneremo a trovarti. Ti saremo riconoscenti in eterno (esce).
GRISELDA questo non lo so. Il cuore degli uomini è l’unica cosa che non conosco. 
Mentre ricomincia a mescolare la zuppa nel pentolone, le luci si abbassano fino al buio.

FINE DEL PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

Scena: una strada che conduce al castello di Scannabue. Lungo la strada c’è un muretto di pietra. 
Biancaluna entra da sinistra, in fretta. Ha un po’ di fiatone, è evidente che ha corso. Si ferma, guarda davanti a sé, poi esulta.
BIANCALUNA eccolo!... lo abbiamo trovato… il castello è lì. (si volta, convinta che dietro di lei ci sia Masetto) Lo abbiamo trovato! (non vede nessuno) MASETTO!... (verso la quinta di sinistra) MASETTO!... muoviti! Forza! Che aspetti?
Masetto entra. E’ distrutto. Cammina con molta fatica e molto lentamente, trascinando i piedi. Si ferma appoggiando le mani sulle ginocchia. Ha un fiatone enorme. 
BIANCALUNA che fai, ti fermi? Dai, che siamo arrivati! Andiamo! (si avvia, ma vede che Masetto non si muove e torna indietro) MASETTO! (Masetto prova a parlare ma non ci riesce) che c’è?
MASETTO (le fa segno di aspettare. Fa un grande respiro, poi parla con molta difficoltà) ma tu… sei campionessa di maratona?
BIANCALUNA non mi dirai che sei già stanco?
MASETTO (la guarda allibito) già?
BIANCALUNA abbiamo fatto solo qualche chilometro!
MASETTO qualche centinaio di chilometri (si siede per terra).
BIANCALUNA ma che fai? No! Non puoi sederti! (cerca di tirarlo su per un braccio).
MASETTO non ce la faccio.
BIANCALUNA non possiamo fermarci. Dobbiamo riportare i pantaloni al villaggio prima della Processione del Pantalone. Abbiamo tempo fino al tramonto, ed è quasi mezzogiorno.
MASETTO se non mi fermo mi scoppia il cuore.
BIANCALUNA ma il castello è lì! Dobbiamo…
MASETTO (la interrompe) non ce la faccio, Biancaluna!
BIANCALUNA (lo guarda, poi gli spinge via il braccio e sbotta) e allora resta qui! Ci vado da sola al castello! (si allontana) Ecco che si guadagna a chiedere aiuto a un braghettone!
MASETTO (offeso) che vorresti dire?
BIANCALUNA niente.
MASETTO no, parla. Che vuoi dire?
BIANCALUNA voglio dire che sei solo un peso! Ecco che voglio dire. Che senza di te avrei già fatto.
MASETTO ah si? e chi è che ti ha portato da Griselda?
BIANCALUNA e chi è che ti ha fatto uscire di prigione?... Ti ci dovevo lasciare, in prigione. E’ lì che devono finire tutti i braghettoni!
MASETTO (scatta in piedi con rabbia) brutta sanculotta che non sei altro! Lo sapevo! Lo sapevo che non mi dovevo fidare di te. Siete tutti uguali, voi. Uno peggio dell’altro. 
BIANCALUNA (gli va incontro minacciosa) prova a ripetere quello che hai detto!
MASETTO credi di farmi paura?
BIANCALUNA sempre incerti, voi braghettoni! Sempre indecisi, sempre nel mezzo, proprio come i vostri pantaloni, né lunghi né corti.
MASETTO sempre meglio dei vostri, che sono corti perché siete superbi, vanitosi, e vi piace solo mettervi in mostra!
BIANCALUNA braghettone!
MASETTO sanculotta!
BIANCALUNA (vorrebbe saltargli addosso) io… io ti…
MASETTO tu cosa, eh? Cosa?
BIANCALUNA basta! La nostra alleanza finisce qui!
MASETTO finalmente!
BIANCALUNA non ci può essere alleanza tra un sanculotto e un braghettone.
MASETTO ognuno per la sua strada!
BIANCALUNA benissimo (si avviano tutti e due contemporaneamente verso destra, ma si fermano subito). Che fai, mi segui?
MASETTO sei tu che segui me.
BIANCALUNA non ci penso nemmeno.
MASETTO e nemmeno io.
Cambiano tutti e due direzione e si avviano verso sinistra, ancora una volta contemporaneamente e, come prima, si fermano subito.
BIANCALUNA allora lo vedi che mi segui!
MASETTO sei tu che segui me!
Ancora una volta fanno per avviarsi nella stessa direzione, ma stavolta si fermano immediatamente.
BIANCALUNA (sbotta) oh, insomma, basta! Io vado di là (indica a destra) e tu vai di là (indica a sinistra). Va bene?
MASETTO benissimo!
Si avviano ognuno nella sua direzione, pieni di rabbia e orgoglio. Quando tutti e due stanno quasi per uscire si sente fuori scena, a sinistra, la voce di Scannabue che urla. 
SCANNABUE (fuori scena) Buonannulla! Scansafatiche! Mangiapane a tradimento! Pidocchio che non sei altro! Ti sbrighi o vuoi che venga a farti sbrigare io a calci nel sedere? 
Biancaluna si volta mentre Masetto fa lo stesso. Si guardano un attimo, poi corrono a nascondersi dietro il muretto.
SCANNABUE (fuori scena) Sempre indietro! Sempre ultimo! Hai il cemento nelle scarpe? Muoviti, Zeppa! (entra, poi si ferma e si volta verso la quinta. Infilata nella cintura porta una mannaia sporca di sangue) Ti dai da fare solo quando c’è da rubare qualcosa, eh? Escremento di topo stitico! Possibile che devo sempre fare tutto io? Muoviti, verme schifoso! (entra Zeppa. Cammina a fatica, lentamente, piegato sotto il peso di un grosso sacco di juta. Non bada assolutamente a quello che dice Scannabue, continuando a camminare tranquillamente e passandogli davanti) Dovevo tagliarti la testa molto tempo fa! Dovevo farti sbranare dal mio cane, che nemmeno le mangia le schifezze come te! Ai pesci ti dovevo dare! Ai piranha. Che tanto il mare è così pieno di immondizie che un’immondizia in più non cambia niente. Spazzatura! Ecco che sei! Un fastidio, un prurito, un brufolo sulle chiappe! Questo sei! Il buco dell’ossobuco! Un vomito rivomitato! Un uovo marcio sotto le ascelle! Muoviti! Per la miseria! O te la faccio pagare! (Scannabue lo osserva camminare, poi) Aspetta (Zeppa si ferma senza voltarsi). Metti giù il sacco (Zeppa posa il sacco. Scannabue gli si avvicina e gli mette un braccio intorno alla spalla, guardando in lontananza nella quinta di destra) guarda, Zeppa. Il mio castello. Ogni volta che lo vedo mi intenerisco. Com’è quel detto? Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri… (non ricorda) tu mi sembri… una sacrestia!... no… un’abbazia!... nemmeno… un’alchimia, una prozia, un’ischemia, un’allegria, un’isteria, un’allergia, una simpatia, un’anemia… 
MASETTO (non ne può più e lo dice lui, ad alta voce, affacciandosi) una badia! (Biancaluna lo tira giù in fretta).
SCANNABUE (si volta di scatto, stupito. Si guarda intorno, poi dice a Zeppa) bravo. Una volta tanto hai detto una cosa giusta. Forse ti lascerò la testa sulle spalle anche per oggi. (Zeppa resta sempre immobile e impassibile. Scannabue si avvicina al sacco) Oggi è stata una splendida giornata! La caccia è andata benissimo. (solleva il sacco con una mano sola) Qui dentro ci sono trenta teste di contadini! Trenta! E le ho tagliate tutte io, in meno di mezz’ora. Un record! Non volevano pagare, questi stupidi. Non avevano capito che con me non esistono scuse. (scimmiotta i contadini che chiedevano indulgenza) “E mia madre sta male… e mi sono rotto una gamba… e l’incendio mi ha bruciato tutto”… Tutte scuse! Io voglio l’oro. Soltanto l’oro mi interessa. O paghi o muori. (con un ghigno) E questi sono morti! (ride) Perché io sono Scannabue! (inizia una specie di balletto menando fendenti di mannaia a destra e sinistra) Perché io taglio, squarto, spacco, trito, rompo, spezzo, sego, affondo, infilzo, decapito, affetto, strappo, mordo, schiaccio, macello! Perché io sono Scannabue, il tagliateste! (ride) Scannabue, il mangiauomini! (grida) Scannabue! Scannabue! Che se ti incontra ti taglia in due! (resta con le braccia in alto, come alla fine di un baletto. Guarda Zeppa, che non si è assolutamente mosso né ha cambiato espressione. Scannabue è deluso) E’ inutile. Parlare con te è come parlare con il sedere di un asino. (molto aspro) Prendi il sacco! Ammasso di ossa puzzolenti che non sei altro! (Zeppa prende il sacco) Andiamo! Muoviti! E se non ti sbrighi stasera finirai nel sacco pure tu!
Scannabue ride, poi si avvia a destra tutto contento e ripetendo la filastrocca precedente: “io taglio, squarto, ecc.”. Zeppa lo segue, lento e impassibile come al solito. Escono a destra. Masetto e Biancaluna si sono affacciati e li hanno seguiti con lo sguardo, poi vengono fuori dal nascondiglio con circospezione e continuando a guardare a destra, fuori scena, dove per un po’ continua a sentirsi Scannabue che canta. Poi più niente.
MASETTO (molto impaurito) mamma mia.
BIANCALUNA è anche peggio di quello che pensavo. 
MASETTO siamo nei guai. Siamo proprio nei guai.
BIANCALUNA mi mette i brividi solo a sentire la voce.
MASETTO che facciamo?
BIANCALUNA non abbiamo scelta: dobbiamo trovare i pantaloni.
MASETTO li terrà sicuramente in casa.
BIANCALUNA forse ha una cassaforte, o roba del genere. 
MASETTO si, può essere. E’ fissato con l’oro, hai sentito?
BIANCALUNA ecco perché li ha rubati.
MASETTO però è strano.
BIANCALUNA cosa?
MASETTO che Scannabue ha rubato i pantaloni. Cioè, come ha fatto?
BIANCALUNA non lo so… ma ci penseremo dopo. Adesso dobbiamo trovare il modo di entrare in casa sua.
MASETTO come facciamo? 
BIANCALUNA sei tu “il pianista”, no?
MASETTO infatti. E allora… facciamo… (ci pensa un attimo) si! Facciamo che io lo distraggo e tu gli salti addosso.
BIANCALUNA che cosa? E perché non gli salti addosso tu?
MASETTO io lo distraggo.
BIANCALUNA hai paura?
MASETTO non ho paura! 
BIANCALUNA è normale che hai paura. Sei un braghettone.
MASETTO (aggressivo) senti, tu! mi hai proprio stancato con questa storia del… (si interrompe perché all’improvviso ha avuto un’illuminazione) il ciondolo!
BIANCALUNA il ciondolo?
MASETTO si! Quello che ci ha dato Griselda! (lo tira fuori. E’ ancora appeso al collo) Ha detto che ci avrebbe aiutati.
BIANCALUNA quel coso?
MASETTO si!
BIANCALUNA così piccolo?
MASETTO beh… forse dentro c’è qualcosa di piccolo ma potentissimo: tipo un’arma terribile! o una formula magica, un incantesimo distruttivo, una polvere miracolosa, un…
BIANCALUNA e aprila!
MASETTO si. (Biancaluna gli si avvicina. Masetto sta per aprire il ciondolo, poi guarda Biancaluna) allontanati. Potrebbe essere pericoloso.
Biancaluna fa un passo indietro. Masetto apre il ciondolo reggendolo con le braccia tese, lontane dal corpo. Non succede niente.
BIANCALUNA allora?
MASETTO (ci guarda dentro) è vuoto.
BIANCALUNA vuoto? (si avvicina a guardare)
MASETTO si.
BIANCALUNA non può essere (prende il ciondolo e guarda).
MASETTO ahi! Non tirare!
BIANCALUNA no, non è vuoto. C’è… una pulce.
MASETTO (si avvicina a guardare) una pulce?
BIANCALUNA si. Vedi?
MASETTO è vero. E’ una pulce.
BIANCALUNA (delusa, ripete le parole di Masetto, scimmiottandolo) una terribile arma… un incantesimo stratosferico… una cosa megagalattica… una pulce!
MASETTO (confuso) non capisco… forse non è una pulce.
BIANCALUNA e cos’è?
MASETTO un’arma travestita da pulce. 
BIANCALUNA mi prendi in giro?
MASETTO ma no! è solo che… se Griselda ci ha detto che ci sarebbe servita vuol dire…
BIANCALUNA (lo interrompe) che è impazzita! 
MASETTO non è impazzita.
BIANCALUNA allora ci ha fatto uno scherzo.
MASETTO non lo farebbe mai.
BIANCALUNA e allora mi dici che ce ne facciamo di una pulce? (nel dire queste parola lascia andare il ciondolo).
MASETTO attenta! (indica a terra, qualche passo più in là) La pulce sta scappando!
BIANCALUNA oh Dio!
MASETTO prendila!
BIANCALUNA dov’è?
MASETTO è di là! Corri!
Masetto e Biancaluna cominciano a correre per tutta la scena avanti e indietro, dicendo frasi a soggetto come “è là, l’hai presa? acchiappala, attento, non così, ma che fai? Salta troppo”, ecc. A un certo momento Masetto si blocca di colpo e allarga le braccia, fermando Biancaluna.
MASETTO ferma!
BIANCALUNA che c’è?
MASETTO shhhh! (le fa segno di tacere. A bassa voce) s’è fermata.
BIANCALUNA e allora?
MASETTO abbassa la voce.
BIANCALUNA (a voce bassa) perché?
MASETTO non ci deve sentire.
BIANCALUNA che vuoi fare?
MASETTO avviciniamoci piano, senza farci vedere (si avvicinano molto lentamente e in maniera piuttosto goffa) ecco, così… piano… piaaano… (grida) adesso! (spicca un salto pancia a terra, con le mani in avanti strette ad afferrare la pulce).
BIANCALUNA l’hai presa?
MASETTO (apre le mani) no! 
BIANCALUNA (indica un altro punto) è là. (Corrono dall’altro lato della scena) La vedo. La vedo! (lo sguardo finisce nel pubblico) E’ là! E’ là!
Saltano giù in mezzo al pubblico. Azione a soggetto, simulando l’inseguimento della pulce in mezzo agli spettatori. Caos generale.
MASETTO (stringe le mani e esulta) l’ho presa! l’ho presa!
BIANCALUNA bravo! Tienila!
MASETTO la tengo!
BIANCALUNA seguimi. (Tornano sulla scena. Biancaluna prende il ciondolo al collo di Masetto e lo apre) mettila dentro, presto (Masetto la mette dentro con molta attenzione) attento (Biancaluna richiude il coperchio) fatto!
MASETTO (crolla a terra, respirando con affanno) mamma mia… è stata una faticaccia.
BIANCALUNA (anche lei a terra e affannata) tremenda. Speriamo almeno che non sia stata inutile.
MASETTO speriamo.
Restano un po’ in silenzio, recuperando fiato.
BIANCALUNA MASETTO? (Masetto risponde appena) quello che ti ho detto prima… sui braghettoni… 
MASETTO lascia perdere.
BIANCALUNA no, io… beh, non lo penso davvero.
MASETTO nemmeno io penso quello che ho detto dei sanculotti.
BIANCALUNA e volevo dirti… beh… scusa.
MASETTO scusa anche tu.
BIANCALUNA (allegra) bene! (si alza in piedi) tutto a posto, allora! Dobbiamo solo entrare in casa di SCANNABUE, prendere i pantaloni e scappare via. Semplice, no? Andiamo?
MASETTO andiamo. (fa per alzarsi, ma Biancaluna gli tende la mano. Lui la guarda, le sorride e la prende, tirandosi su) E visto che è così semplice… (mentre Masetto pulisce un po’ i pantaloni con le mani, si spazzola Biancaluna si avvia a destra) mi dici come pensi di fare a entrare in casa di Scannabue? Suoniamo al campanello travestiti da ambulanti?
BIANCALUNA (si ferma di colpo, poi si volta a guardarlo e sorride) perché no?
MASETTO (stupito) eh?
BIANCALUNA hai avuto un’ottima idea!
MASETTO (confuso) Ho avuto un’idea?
BIANCALUNA ma certo! Scannabue è fissato con l’oro, no?
MASETTO e allora?
BIANCALUNA ce l’hai una moneta d’oro?
MASETTO non lo so… (si fruga in tasca) si. Una.
BIANCALUNA (delusa) una sola?
MASETTO non sono Paperone.
BIANCALUNA ce la faremo bastare.
MASETTO che hai in mente?
Fuori scena, a destra, si sentono le grida di Bindoccia.
BINDOCCIA (fuori scena, a destra) non ne fai mai una giusta! Mai!
BIANCALUNA arriva qualcuno! Seguimi!
Biancaluna esce a sinistra, Masetto la segue, incerto.
BINDOCCIA (fuori scena) mai una volta che torni a casa senza aver fatto una stupidaggine!
Scannabue entra da destra, molto nervoso. Lo segue Zeppa, sempre in silenzio e indifferente. In mano ha ancora il sacco con le teste tagliate.
BINDOCCIA si può sapere che ti passa per il cervello? (entra anche lei, seguendolo) Ce l’hai un cervello? Perché non lo usi prima di fare qualcosa? (si ferma al centro della scena. Scannabue la ignora e continua a camminare) Perché non ci pensi prima di… (vedendo che Scannabue sta per uscire a sinistra) Ti vuoi fermare?
SCANNABUE (si volta, con rabbia) che c’è?
BINDOCCIA ti sto parlando. 
SCANNABUE e io non ti voglio ascoltare.
BINDOCCIA e certo! Perché tu vuoi sentire solo quello che piace a te! (gli si avvicina) Ma quando ti dicono la verità non ti piace.
SCANNABUE (si volta a fa per andar via) mi sono stancato di sentire sempre le stesse cose.
BINDOCCIA (gli afferra un braccio e lo tira indietro) perché fai sempre gli stessi errori.
SCANNABUE appunto. (le dà uno strattone) Perciò me ne vado (fa di nuovo per girarsi, ma Bindoccia lo trattiene ancora).
BINDOCCIA tu non vai da nessuna parte!
SCANNABUE (prende la mannaia, minaccioso) attenta, donna! Potrei arrabbiarmi!
BINDOCCIA (gli strappa di mano la mannaia) con chi ti credi di parlare? Eh? Con quei quattro straccioni che frequenti? (La passa a Zeppa, fermo dietro di loro. Il servitore la ripassa a Scannabue) Credi di farmi paura? Vuoi farmi paura?
SCANNABUE (la minaccia di nuovo con la mannaia) t’ho detto attenta! Torna in cucina, prima che mi arrabbio sul serio!
BINDOCCIA (di nuovo gli toglie la mannaia) attento tu! Sono io che mi sto stancando di starti sempre dietro. (dà la mannaia a Zeppa, che la passa di nuovo a Scannabue) Di dover sempre rimediare a quello che combini.
SCANNABUE si può sapere qual è il problema, stavolta? (prende il sacco dalle mani di Zeppa, mentre con l’altra gli dà la mannaia) Ho tagliato la testa a quattro contadini che non volevano darmi le monete d’oro. (Zeppa dà la mannaia a Bindoccia) E allora?
BINDOCCIA (strappa il sacco dalle mani di Scannabue) e allora questi contadini coltivavano le nostre terre. (dà il sacco a Zeppa, che poi lo passa a Scannabue) Chi le coltiverà adesso? (Bindoccia dà la mannaia a Zeppa, che poi la passa a Scannabue, che intanto ha passato il sacco a Bindoccia. Lo stesso succede per la mannaia).
SCANNABUE ne troveremo altri.
BINDOCCIA dove? Non c’è più nessuno che vuole venire a lavorare per te… (le sono arrivati tra le mani il sacco e la mannaia) E basta con questi cosi! (li butta a terra).
SCANNABUE o vengono a lavorare per me o gli taglio la testa.
BINDOCCIA è proprio per questo che non vengono: perché tagli la testa a tutti.
SCANNABUE allora la coltiverai tu!
BINDOCCIA te lo scordi! Io mi sono sposata per riposarmi, non per spaccarmi la schiena nei campi.
SCANNABUE basta, donna! Mi hai scocciato. Zeppa, portala via! (Zeppa si sposta alle spalle di Bindoccia, indicandole l’uscita a destra).
BINDOCCIA guarda come te lo dico: sta’ attento a non fare altre stupidaggini! O saranno guai.
SCANNABUE vai via! A cucinare! Via!
BINDOCCIA attento a te! (si volta e incontra Zeppa, poi lo sposta con uno spintone) E levati, tu! (esce a destra).
SCANNABUE (le urla dietro) e voglio che tra dieci minuti sia pronto in tavola! Chiaro? (silenzio. Poi a Zeppa, smargiasso) hai visto come l’ho messa a posto? Così si fa con le donne. Bisogna sempre sottolineare chi è che comanda, o si mettono a comandare loro ed è la fine. Ricordatelo.
BIANCALUNA (fuori scena, gridando come un venditore ambulante) accorrete! Accorrete tutti! Solo per oggi, signore e signori! Solo per oggi!
SCANNABUE che c’è?
BIANCALUNA (c.s.) un’occasione più unica che rara, gente! Non lasciatevela scappare! E’ arrivato l’ambulante, signori!
SCANNABUE un ambulante! Sulle mie terre! Dov’è la mia mannaia? Dov’è? (si guarda intorno. Zeppa la prende da terra e gliela dà).
BIANCALUNA (intanto continua a urlare) solo per oggi, signore e signori! Solo per questa volta!
SCANNABUE sarà la tua ultima volta! (va a sinistra e chiama verso la quinta, nascondendo la mannaia dietro la schiena) Ehi, tu… si, dico a te. Vieni un po’ qua.
BIANCALUNA vuole comprare qualcosa?
SCANNABUE eh, si… voglio comprare… (torna al centro della scena, con un ghigno dipinto sul volto. Accarezza la mannaia) Adesso vedrai cosa voglio comprare. (ride cattivo, poi vede Zeppa) E tu che fai ancora qua? Vattene via!... e prendi quel sacco. Muoviti!
Mentre Zeppa prende il sacco e esce a destra, da sinistra entra in scena Biancaluna. Si è travestita: ha un cappellaccio calato sugli occhi, un paio di baffoni sul viso e un camicione addosso. Si trascina dietro una specie di cassonetto a rotelle, tutto colorato e assemblato con i pezzi più dispaarti.
BIANCALUNA buongiorno, signore.
SCANNABUE (nasconde ancora la mannaia) che ci fai, qua? Non lo sai che sei sulle mie terre?
BIANCALUNA oh! Ma allora lei è proprio la persona giusta! Oggi è il suo giorno fortunato!
SCANNABUE (tira fuori la mannaia) e invece per te è il tuo giorno peggiore!
BIANCALUNA (finge sorpresa e spavento) oddio! Che volete fare?
SCANNABUE tagliarti la testa! (ride).
BIANCALUNA la testa? E perché mai, caro signore? La testa mi serve. Come faccio a pensare, senza testa? E a mangiare? E a bere? E come potrei guardare la sua bella faccia, senza testa? E sentire la sua bella voce? Eh? No, no, caro signore. La testa mi serve.
SCANNABUE è arrivata la tua ora!
Gli salta addosso, ma Biancaluna è pronta a scappare via, nascondendosi dietro il carretto. Tutta la conversazione seguente avverrà mentre Scannabue rincorre Biancaluna girando intorno al carretto, un po’ di qua e un po’ di là. Scannabue proverà anche a colpire Biancaluna con la mannaia, ma Biancaluna riuscirà sempre a schivare.
BIANCALUNA no, no, signore! Non è nemmeno ora di pranzo. E non bisogna mai perdere la testa prima di aver riempito lo stomaco.
SCANNABUE fermati!
BIANCALUNA ma aspetti! Ci pensi un attimo! Che ci guadagnerebbe lei a tagliarmi la testa? La mia testa è vuota, non c’è dentro niente.
SCANNABUE non mi importa!
BIANCALUNA gliela darei volentieri la mia testa, solo che è attaccata al collo da quando sono nato e proprio non viene via.
SCANNABUE fermati!
BIANCALUNA non ci penso nemmeno! Già una volta ho perso la testa per una donna e mi è bastato. 
SCANNABUE ti ammazzo!
BIANCALUNA ma aspetti un momento! Solo quelli che hanno la testa sulle spalle sono in grado di riconoscere l’occasione della vita quando gli capita. (Scannabue è riuscito ad afferrarla. Solleva la mannaia per colpirla, mentre Biancaluna si protegge con il braccio e si affretta a concludere la frase) Solo quelli come lei sono in grado di apprezzare una macchina che tira fuori oro zecchino!
SCANNABUE (si è fermato con la mannaia in alto, pronto a colpire) come hai detto?
BIANCALUNA (ancora impaurita) oro zecchino.
SCANNABUE (abbassa un po’ la mannaia) di che stai parlando?
BIANCALUNA (si rende conto di avercela fatta e si tira su, recuperando la baldanza di prima) di una macchina straordinaria, signore e signori! (si avvicina al cassonetto) Di qualcosa che non ha uguale in nessun’altra parte della terra, signore e signori. (Scannabue si guarda intorno per capire con chi stia parlando. Biancaluna, poi, mostra il cassonetto) La macchina sputasoldi! 
SCANNABUE la macchina sputasoldi?
BIANCALUNA proprio così, Signore e signori! (di nuovo Scannabue si guarda intorno. Da qui in poi Biancaluna parlerà sempre molto vivacemente e piuttosto velocemente, in maniera da confondere Scannabue) Una macchina incantata fabbricata dall’altra parte del mondo, dove le persone stanno con i piedi all’insù e il naso all’ingiù e non cadono nel cielo solo perché sotto alle scarpe c’hanno delle ventose potentissime, e chi non ce le ha si aggrappa agli alberi, signore e signori. Una macchina fabbricata nella meravigliosa e lontanissima città di Mosca, dove i soldati si chiamano moschettieri, le chiese moschee e gli abitanti moschettoni, signore e signori. Una macchina fabbricata in una sola notte lunga un mese intero dagli artigiani del mago Mingherlino per il califfo dei califfoni, il pascià di Persia, persiano come il mio gatto, il grande Che Bbuò Fà, che era già l’uomo più ricco dell’universo ma non gli bastava e voleva essere anche più ricco di se stesso, signore e signori. Ed era tanto ricco che dormiva su letti d’oro, con lenzuola d’oro e cuscini d’oro, e nei piatti d’oro mangiava maccheroni d’oro, così che pure le sue scoregge erano d’oro. 
SCANNABUE davvero?
BIANCALUNA davvero si! Davvero! Perché nei fiumi si trova l’oro, secondo lei, caro signore? Perché quando il grande Che Bbuò Fa faceva la doccia l’acqua piena d’oro finiva nei fiumi. Ecco perché!
SCANNABUE ah… e come funziona, questa macchina?
BIANCALUNA semplice, signore e signori.
SCANNABUE (si guarda intorno) ma dove sono queste signore e signori?
BIANCALUNA non si distragga, signore. Attenzione! Gli artigiani del mago Meloncino hanno incastrato (tocca il carretto) qui dentro – ebbene si - la mitica pietra filosofale! Che ogni cosa che tocca la trasforma in oro! 
SCANNABUE ooooh!
BIANCALUNA perciò, grazie alla pietra filosofale, basta inserire qualunque cosa qui dentro e la macchina sputerà fuori una moneta d’oro!
SCANNABUE davvero? (fa per alzare il coperchio, ma Biancaluna lo colpisce sulle mani).
BIANCALUNA attenzione! E’ assolutamente vietato guardare dentro la macchina, signore. Altrimenti la pietra filosofale, che è una pietra vergognosa, si offende e non funziona più.
SCANNABUE ma io…
BIANCALUNA vuole vedere come funziona la macchina?
SCANNABUE certo.
BIANCALUNA bisogna metterci dentro qualcosa.
SCANNABUE cosa?
BIANCALUNA una cosa qualunque.
SCANNABUE ho solo la spazzatura.
BIANCALUNA spazzatura, perfetto!
MASETTO (dal carretto) no!
SCANNABUE eh?
BIANCALUNA cosa?
SCANNABUE chi ha detto no?
BIANCALUNA non lo so. Qualcuno ha detto “no”?
SCANNABUE si, ho sentito…
BIANCALUNA non si distragga, signore. Forza, dov’è questa spazzatura?
SCANNABUE vado a prenderla.
Scannabue esce a destra. Dal cassonetto sbuca fuori Masetto.
MASETTO sei impazzita?
BIANCALUNA che fai?
MASETTO io non respiro, qui dentro. La spazzatura mi ucciderà.
BIANCALUNA (cerca di spingerlo dentro) torna dentro! Se ti vede ci ammazza!
MASETTO digli di prendere qualche altra cosa, ma non la spazzatura…
BIANCALUNA torna dentro!
MASETTO non respiro! Non…
Biancaluna riesce a spingerlo dentro nel momento stesso in cui Scannabue rientra.
SCANNABUE (rientrando con una sacco pieno di spazzatura) ecco la… (si interrompe, perché ha visto lo strano movimento di Biancaluna, che si è voltata di scatto) che succede?
BIANCALUNA (rientra nel personaggio) niente, signore. Ha portato la spazzatura? Dia a me. (prende il sacco, solleva il coperchio e volta il viso in alto).
SCANNABUE che fai?
BIANCALUNA non bisogna mai guardare dentro. Lo ha dimenticato?
SCANNABUE ah, si, che la pietra è vergognosa.
BIANCALUNA (butta il sacco nel cassetto) ecco fatto! (ma dal cassonetto Masetto lancia fuori il sacco).
SCANNABUE che significa?
BIANCALUNA (imbarazzata) ah… eh… niente… ogni tanto succede. La pietra filosofale non è solo vergognosa, ma è pure schizzinosa. (a Masetto) Non capisce che non può fare come gli pare.
SCANNABUE la rimettiamo?
BIANCALUNA certo, signore (Scannabue va a prendere la spazzatura).
MASETTO (affacciandosi) La spazzatura non la voglio! (Biancaluna si affretta a richiudere il coperchio)
SCANNABUE come?
BIANCALUNA cosa?
SCANNABUE che ha detto?
BIANCALUNA niente! Parlavo alla macchina.
SCANNABUE ci parla?
BIANCALUNA certo. Cosa crede che sia, questo, un semplice cassonetto? No! Questa è una macchina talmente meravigliosa che è come se fosse viva. Bisogna parlarci, ogni tanto. Allora, forza (mette la spazzatura nel cassonetto e richiude il coperchio, tendendolo schiacciato. Masetto dentro prova a buttare fuori la spazzatura. Il cassonetto si muove, ma Biancaluna lo trattiene) ecco… adesso… basta solo… (Masetto si arrende) A posto! Adesso basta solo pronunciare la formula magica, che lei si deve ricordare: “macchina macchina meravigliosa, ti ho riempito con qualcosa, ora dammi il mio tesoro, ora tira fuori l’oro!” (dalla macchina non esce niente. Biancaluna le dà un calcio) Tira fuori l’oro! (Dalla macchina esce una moneta d’oro. Biancaluna la prende) Ecco qua (la dà a Scannabue).
SCANNABUE (sinceramente colpito) è oro! (lo assaggia) Oro vero!
BIANCALUNA ma certo, signore. Mi prendeva forse per un imbroglione?
SCANNABUE voglio provare di nuovo.
BIANCALUNA no, signore. La pietra filosofale non è solo vergognosa e schizzinosa, è pure faticosa. E deve riposare un po’, adesso.
SCANNABUE la pietra?
BIANCALUNA certo! Crede che sia facile trasformare la spazzatura in oro? Ci provi lei, allora!
SCANNABUE beh, no… però che non capisco: perché il pascià di Persia l’ha data via?
BIANCALUNA semplice, caro signore. Perché non aveva fatto i conti con le sue centouno mogli!
SCANNABUE (stupito) centouno mogli!
BIANCALUNA proprio così, signore! che se una moglie è la rovina dell’uomo figuriamoci che cosa sono centouno mogli, che lo rovinano centouno volte di più. Perché le donne rovinano tutto, si sa. Fanno appassire le piante, prosciugare i pozzi, inacidire il latte, scoppiare le uova…
SCANNABUE ma che è successo, alla macchina?
BIANCALUNA che la centounesima moglie non era contenta di essere la centounesima perchè era invidiosa di tutte le altre, e perciò rimproverava sempre il marito…
SCANNABUE come la mia!
BIANCALUNA e non le andava mai bene niente…
SCANNABUE come la mia!
BIANCALUNA e non le bastava nemmeno tutto l’oro che lui le dava...
SCANNABUE alla mia no! niente oro.
BIANCALUNA e ha fatto bene. Perché questa centounesima moglie ne voleva sempre di più, sempre di più. E allora lei guardò dentro la macchina e da allora non ne uscì più niente. E così il Pascià di Persia le fece tagliare la testa.
SCANNABUE bravo!
BIANCALUNA ma della macchina rotta non sapeva più che farsene e perciò l’ha data a me.
SCANNABUE e perché adesso funziona?
BIANCALUNA perché siamo dall’altra parte del mondo, signore, dove tutto è al contrario, e quello che era rotto ricomincia a funzionare e quello che prima funzionava si rompe.
SCANNABUE ah… voglio questa macchina!
BIANCALUNA ma certo, signore. Sono qui per questo. Gliela vendo per mille fiorini d’oro.
SCANNABUE non hai capito. Io voglio questa macchina. Non ho detto che voglio pagarti.
BIANCALUNA allora niente da fare. Addio (fa per andarsene con la macchina).
SCANNABUE (urla) fermati! (si ferma) o me la dai o ti taglio la testa.
BIANCALUNA non c’è un’altra possibilità?
SCANNABUE no.
BIANCALUNA allora gliela do.
SCANNABUE bene. Da’ qua (prende il carretto e si avvia a destra, tutto contento).
BIANCALUNA ma si ricordi di non guardare dentro! 
Scannabue si trascina dietro il cassonetto. Durante il tragitto Masetto butta fuori la spazzatura. Scannabue esce.
BIANCALUNA (resta a guardare) speriamo bene. 

Scena successiva. 
Interno della casa di Scannabue. A destra c’è un letto, o piuttosto un pagliericcio. Al centro, non lontano dal letto, una sedia. Sul fondo c’è l’ingresso della cucina.
SCANNABUE (entrando da sinistra con il cassonetto) Bindoccia! Bindoccia!
BINDOCCIA (fuori scena) che c’è? Ancora non è pronto in tavola, quindi non cominciare a…
SCANNABUE mangiare? Che mi importa di mangiare, adesso? Voglio la spazzatura.
BINDOCCIA eh?
SCANNABUE la spazzatura, donna! Sei sorda?
BINDOCCIA (entra. Ha un mestolo in mano) che ci devi fare con la spazzatura?
SCANNABUE sono fatti miei. 
BINDOCCIA (vede la macchina) che hai portato, lì?
SCANNABUE niente che ti riguarda.
BINDOCCIA qualche altra stupidaggine. (si avvicina alla macchina) fammi vedere.
SCANNABUE (scatta e le si mette davanti, urlando) ferma! Non ti avvicinare!
BINDOCCIA perché?
SCANNABUE non devi mai, dico mai! toccare questa macchina.
BINDOCCIA perché?
SCANNABUE (urla) non la devi toccare e basta! Chiaro?
BINDOCCIA sei impazzito?
SCANNABUE vammi a prendere la spazzatura.
BINDOCCIA ma che ci devi fare?
SCANNABUE (urla) vammi a prendere la spazzatura!
BINDOCCIA (stupita) tu sei fuori di testa… vattela a prendere da solo, la spazzatura!
SCANNABUE (fa il gesto di picchiarla) io ti…
BINDOCCIA (per niente intimorita) tu cosa?
SCANNABUE (rinuncia e si avvia in cucina) perché mi sono sposato? Perché?
BINDOCCIA (mentre Scannabue esce dal fondo) perché avevi bisogno di una con un po’ di cervello.
SCANNABUE (rientra. Ha in mano un secchio pieno di immondizia) ora vedrai! Saremo ricchi. Ricchissimi! Questa è una macchina che il mago Mandolino ha inventato in una città che sta a testa in giù e Vespa, Mosca, Moschea, non mi ricordo, per un gatto persiano che si chiamava Pascià, che si faceva il bagno nell’oro e mangiava maccheroni d’oro e scoreggiava oro. (solleva il secchio) Alza il coperchio. (Bindoccia sta per toccarlo, ma Scannabue urla) no! (Bindoccia si ferma) mamma mia! Stavi per toccarlo! Tu non devi toccarlo! Chiaro?
BINDOCCIA me lo hai detto tu.
SCANNABUE non devi toccarlo!... Io alzo il coperchio e tu ci butti dentro l’immondizia (solleva il coperchio) girati dall’altro lato. Non devi guardare dentro (Bindoccia, senza guardare, rovescia il secchio nella macchina).
BINDOCCIA ancora?
SCANNABUE tutta.
BINDOCCIA (esegue) e adesso?
SCANNABUE (chiude il coperchio) e adesso bisogna dire la formula. Aspetta… (cerca di ricordarsi) macchina macchina meravigliosa, ti ho dato… qualche cosa, ora voglio che mi dai l’oro, ora voglio che mi dai l’oro (aspettano tutti e due, fissando la macchina in silenzio. Non succede niente).
BINDOCCIA mbeh?
SCANNABUE no, aspetta, ho sbagliato la formula. (riprova) Macchina macchina meravigliosa… sei proprio un bel tesoro, voglio che mi dai… qualcosa, voglio che mi dai l’oro (di nuovo come prima).
BINDOCCIA è questa la cosa incredibile che hai portato?
SCANNABUE doveva uscire una moneta d’oro.
BINDOCCIA (allibita) una moneta d’oro?... dalla spazzatura? (ride) Non avevo mai sentito una stupidaggine più grossa di questa! Sei proprio un citrullo! Un rimbambito! 
SCANNABUE sta’ zitta, donna! E’ la pietra fifonodale… ficotosale… fito… quello che è. E’ capricciosa, bisogna parlarci. (alla macchina, con dolcezza) Che ti prende, adesso? Perché non funzioni? Sei stanca? Eh? Guarda, fammi solo una moneta e poi ti lascio riposare, eh?
BINDOCCIA l’hai presa per una gallina che fa l’uovo?
SCANNABUE (a Bindoccia) zitta, che si offende! (alla macchina) Non la ascoltare, è invidiosa. Ti dico la formula per bene, eh? Macchina macchina meravigliosa, ti ho dato… questa cosa, ora dammi fuori l’oro. Dammi l’oro! (pausa. Poi sempre più arrabbiato) dammi l’oro!... Dammi il mio oro! Per la miseria! (afferra la macchina e comincia a scuoterla e a darle calci) dammi il mio oro! Tira fuori l’oro! Tira fuori l’oro o ti faccio a pezzi! Macchina maledetta!
BINDOCCIA (ride) La spazzatura trasformata in oro! Che idiota!... L’unica cosa che riesci a fare, tu, è trasformare l’oro in spazzatura!... fammi andare a cucinare, va, se no oggi non si mangia. (si allontana continuando a ridere) La spazzatura trasformata in oro...
SCANNABUE (la guarda allontanarsi, nervosissimo e in silenzio. Poi) sei stata tu.
BINDOCCIA eh?
SCANNABUE sei stata tu! L’hai toccata.
BINDOCCIA che cosa?
SCANNABUE hai toccato la macchina! Mi hai rovinato! Come la centunesima moglie dello sciascià di Persia, che era invidiosa del re e voleva tutto per lei. 
BINDOCCIA che dici?
SCANNABUE sei stata tu a far perdere la magia alla macchina! L’hai toccata! (comincia a avvicinarsi minaccioso a Bindoccia, che fa qualche passo indietro).
BINDOCCIA non l’ho toccata. Sono stata sempre con te. Mi hai vista.
SCANNABUE quando sono uscito.
BINDOCCIA sei stato via un secondo. Non l’ho toccata!
SCANNABUE e allora perché non funziona?
BINDOCCIA perchè è un bidone!
SCANNABUE non è un bidone. E’ colpa tua! L’hai rotta! (cerca di afferrarla ma Bindoccia scappa) sei stata tu! Mi hai rovinato!
BINDOCCIA basta, smettila! Non sono stata io!
SCANNABUE ma adesso ti rovino io a te! Vieni qua! Fermati! Ti faccio vedere io quello che ti succede! Fermati! Fermati!
Escono entrambi. Masetto si affaccia dalla macchina e controlla che la via sia libera, poi scivola fuori. E’ ricoperto di immondizia, si ripulisce un po’ con le mani, poi esce a sinistra. Si sente una serratura che si apre. 
MASETTO (sottovoce) Biancaluna!... Biancaluna, sono qua! Vieni!
Masetto rientra seguito da Biancaluna.
MASETTO di qua.
BIANCALUNA non ti ha scoperto?
MASETTO no. (ride) E’ di là a picchiare la moglie. Pensa che sia stata lei a rovinare la macchina.
BIANCALUNA (ride anche lei) meglio così. Hai trovato i pantaloni?
MASETTO no. Sono venuto direttamente ad aprirti la porta.
BIANCALUNA cerchiamoli, allora (cercano rapidamente in giro).
MASETTO non li vedo, qui. 
BIANCALUNA proviamo in quella stanza (si sentono le urla di Scannabue e Bindoccia). Via.
Masetto e Biancaluna escono a destra. Dal fondo rientrano Scannabue e Bindoccia, di corsa. Stessa situazione di prima, con Bindoccia che scappa e Scannabue che le urla dietro. Escono a sinistra. Rientrano Masetto e Biancaluna.
MASETTO nemmeno di qua c’è niente.
BIANCALUNA dove li ha messi?
MASETTO proviamo in cucina. (si sentono di nuovo le voci di Scannabue e Bindoccia) andiamo.
Escono dal fondo. Rientrano di nuovo Scannabue e Bindoccia, di corsa. Si ripete ancora la stessa situazione. Escono a destra. Rientrano Masetto e Biancaluna.
BIANCALUNA (in ansia) non ci sono.
MASETTO abbiamo guardato dappertutto.
BIANCALUNA e se Griselda si fosse sbagliata?
MASETTO no. Se ci ha mandati qui vuol dire che i pantaloni sono qui.
BIANCALUNA si, ma dove? Abbiamo guardato dappertutto. Non ci sono. 
Si sentono di nuovo le voci di Scannabue e Bindoccia, fuori scena.
MASETTO ritornano. Dobbiamo nasconderci.
BIANCALUNA nella macchina, presto!
MASETTO entra tu. Io mi nascondo dietro.
Biancaluna entra nella macchina. Masetto vi si nasconde dietro. Entrano da destra Bindoccia e Scannabue. Sono tutti e due molto stanchi e camminano a fatica. Hanno il fiatone e si fermano a respirare. Silenzio. Scannabue si abbandona sul letto.
SCANNABUE non ce la faccio più.
BINDOCCIA a chi lo dici… si può sapere che ti è preso?
SCANNABUE è colpa tua.
BINDOCCIA si, vabbè. Pensa quello che vuoi. Io ho da fare. Il pranzo sarà bruciato, ormai. Vieni in cucina, se vuoi mangiare.
SCANNABUE no, non ho più fame. Me l’hai fatta passare tu con la macchina.
BINDOCCIA ancora con questa storia?
SCANNABUE vattene in cucina, se non vuoi ricominciare a correre. Io mi sdraio sul letto dieci minuti.
BINDOCCIA bene. Quando vorrai mangiare ti cucinerai da solo allora.
SCANNABUE vattene via! (Bindoccia si avvia) Bindoccia?
BINDOCCIA che vuoi? 
SCANNABUE quando mi sveglio ricordami che ti devo rompere le ossa. (Bindoccia esce) ah, mamma mia mamma mia.
Scannabue si alza e si toglie i pantaloni, al di sotto dei quali appaiono i pantaloni d’oro. Li vedono anche Biancaluna, affacciata dalla macchina, e Masetto, nascosto dietro. Si fanno segno l’uno con l’altro. 
SCANNABUE (mentre si sveste e si mette a letto parla tra sé) me lo aveva detto, quel tipo: le donne rovinano tutto, non ti fidare! Non ti fidare!... Potevo essere l’uomo più ricco dell’universo e invece… meno male che mi restano questi pantaloni. Belli, pantaloni, belli… voi soli siete la mia gioia. Non vi lascerò mai soli, mai. Non me li toglierò mai più… (si stende) ah, sono distrutto… (mormora) potevo essere l’uomo più ricco dell’universo… mi ha rovinato… mi ha… rovinato… (si addormenta, russando profondamente).
Masetto e Biancaluna vengono fuori dai loro nascondigli silenziosamente. Masetto si avvicina a Scannabue e controlla che stia dormendo, poi torna da Biancaluna. Parlano a voce molto bassa.
MASETTO si è addormentato.
BIANCALUNA ecco perché non trovavamo i pantaloni. Ce li aveva addosso.
MASETTO che si fa?
BIANCALUNA non lo so.
MASETTO ha detto che non se li toglie.
BIANCALUNA glieli dobbiamo togliere noi.
MASETTO adesso?
BIANCALUNA si sveglierà.
MASETTO proviamo.
Si avvicinano a Scannabue, in silenzio. Masetto prova a toccare i pantaloni, ma Scannabue ha un sussulto improvviso e afferra il braccio di Masetto.
SCANNABUE (parla nel sonno, accarezzando Masetto) macchina meravigliosa… dammi il mio oro.. il mio oro… 
Scannabue stringe Masetto al petto. Faticosamente, con l’aiuto di Biancaluna, Masetto riesce a liberarsi. Si allontanano.
MASETTO mi aveva preso per la macchina.
BIANCALUNA è impossibile toglierli così. Si sveglierà di sicuro.
MASETTO e allora?
BIANCALUNA non lo so.
MASETTO non c’è modo.
BIANCALUNA adesso che li abbiamo trovati non possiamo arrenderci.
MASETTO hai qualche idea?
BIANCALUNA nessuna.
MASETTO nemmeno io (pausa. Restano in silenzio, tutti e due molto scoraggiati. Scannabue solleva improvvisante una gamba e si gratta. Poi la porta giù di nuovo.).
MASETTO (ha avuto un’idea) Biancaluna!
BIANCALUNA eh?
MASETTO ho avuto un’idea.
BIANCALUNA che idea?
MASETTO dammi la scatoletta.
BIANCALUNA (prende la scatoletta e gliela dà) che vuoi fare?
MASETTO Griselda aveva previsto tutto. Ecco perché ci ha dato questa.
BIANCALUNA cioè?
MASETTO guarda (si avvicina a Scannabue e apre la scatoletta).
BIANCALUNA attento alla pulce.
MASETTO (prende la pulce tra due dita) ce l’ho (si piega su Scannabue e gli infila la pulce nei pantaloni) nascondiamoci, adesso (si nascondono).
Dopo un po’ Scannabue comincia a muoversi nel letto e a grattarsi le gambe, prima piano, poi sempre più forte.
SCANNABUE ma che… (si sveglia) ma che c’è qui dentro? (si gratta sempre più forte, senza riuscire più a stare fermo. Si gratta tra le gambe, sulle caviglie, sui glutei) ahia… ahi, ma che è? (si alza in piedi, comincia a saltellare sul letto, sembra un tarantolato, non resiste più. Salta giù dal letto e si toglie i pantaloni, quasi strappandoli via per la fretta. Infine sospira soddisfatto) ah!... mamma mia. (prende i pantaloni) Ma che c’è qui dentro? (guarda dentro, ma non trova niente) boh? (Butta i pantaloni sulla sedia. Chiama Bindoccia) Bindoccia!... Bindoccia!
BINDOCCIA (fuori scena) che vuoi?
SCANNABUE i pantaloni d’oro sono pieni di pulci.
BINDOCCIA sei tu che sei pieno di pulci, visto che non ti lavi mai.
SCANNABUE sono qui sulla sedia. Mettili a lavare.
BINDOCCIA lasciali lì. Adesso vengo.
SCANNABUE (tra sé) pure le pulci nei pantaloni, adesso. Che giornata! (torna a stendersi e ricomincia a dormire, borbottando) potevo essere l’uomo più ricco dell’universo… volevo mangiare maccheroni d’oro… maccheroni doro… 
Scannabue si addormenta e ricomincia a russare. Masetto e Biancaluna escono dai nascondigli. Masetto si avvicina lentamente ai pantaloni, li prende e si allontanano.
SCANNABUE (nel sonno) ferma! (Masetto e Biancaluna si fermano, impietriti) fermati, donna… non toccare la mia macchina… m’hai rovinato… m’hai rovinato… (ricomincia a russare. Masetto e lex escono a sinistra).
Entra Bindoccia. Si guarda intorno alla ricerca dei pantaloni, ma non li trova.
BINDOCCIA Scannabue!... Scannabue! 
SCANNABUE (sobbalza) eh?... che c’è? Che vuoi, donna maledetta? 
BINDOCCIA dove sono i pantaloni?
SCANNABUE sulla sedia, ti ho detto!
BINDOCCIA non ci sono.
SCANNABUE sulla sedia! Qui! Sulla… (si avvicina alla sedia e vede che non ci sono) dove sono?
BINDOCCIA è quello che ti sto chiedendo.
SCANNABUE erano qua, sulla sedia. Ce li ho messi io un momento fa.
BINDOCCIA sei ubriaco?
SCANNABUE (preso dal panico si guarda intorno) dove sono i pantaloni? I miei pantaloni! I miei meravigliosi pantaloni d’oro!
BINDOCCIA ce li avevi addosso! Non ricordi nemmeno dove metti la roba?
SCANNABUE (la guarda inferocito) sei stata tu!
BINDOCCIA che cosa?
SCANNABUE (le si avvicina minaccioso) sei stata tu! Li hai presi tu!
BINDOCCIA (indietreggia) sei impazzito? Che me ne faccio dei tuoi pantaloni?
SCANNABUE lo so che sei stata tu! (le corre dietro per picchiarla. Bindoccia scappa) tu sei peggio della centunesima moglie di zazzà! Prima la macchina! e adesso i pantaloni!
BINDOCCIA io non ho fatto niente!
SCANNABUE ma io ti ammazzo! Ti ammazzo!
BINDOCCIA io non c’entro!
SCANNABUE ridammi i miei pantaloni! Fermati! Ridammi i pantaloni!
Scannabue continua a rincorrerla per tutta la scena, a soggetto. Poi escono. 

Cambio scena.
La scena è la stessa piazza dell’inizio, completa di addobbi per la festa. Al centro della piazza c’è di nuovo il piedistallo con la gruccia di legno. In scena ci sono Rufo e Crusca. Rufo è di spalle e guarda il cielo.
RUFO che ore sono, Crusca?
CRUSCA è quasi il tramonto.
RUFO no, Crusca. (si volta) E’ quasi l’ora della vittoria. Tra poco quegli sciocchi braghettoni torneranno qui senza MASETTO e senza pantaloni. E allora non potranno far altro che arrendersi. O morire.
CRUSCA arrendersi o morire. Si!
RUFO e io diventerò il signore di tutta la contea.
CRUSCA e io diventerò il vice-signore.
RUFO e pensare che è stato tutto così facile!
Ride piano, poi sempre più forte. Crusca lo guarda incerto, poi ride anche lui, imitando goffamente Rufo. Entrano Giannotto e Bertotto, stanchi e delusi.
RUFO eccovi, finalmente. Allora? Dov’è il prigioniero?
GIANNOTTO non… non lo abbiamo trovato.
RUFO e Biancaluna? La nostra amata Biancaluna?
BERTOTTO non abbiamo trovato neanche lei.
RUFO è terribile. Una sanculotta, sangue del nostro sangue, nelle mani di un braghettone pazzo assassino… Nemmeno i pantaloni avete trovato?
GIANNOTTO no, niente.
RUFO eravate state avvisati! Era compito vostro riparare alle colpe di un braghettone. E invece avete fallito! Lo avete lasciato scappare! Gli avete permesso di rapire una sanculotta! Di distruggere i sacri pantaloni. Come faremo a celebrare i mille anni del nostro villaggio, il Giubileo del Pantalone?
BERTOTTO abbiamo fatto il possibile, Rufo.
GIANNOTTO lo abbiamo cercato dappertutto, per tutta la notte e tutto il giorno.
BERTOTTO non è colpa nostra.
RUFO è colpa vostra, invece! Eravate state avvisati. Adesso basta! (si volta verso Crusca) Crusca, alle armi! (ai braghettoni) Laveremo le vostre colpe nel sangue! (fa per uscire, seguito da Crusca).
CRUSCA nel sangue!
GIANNOTTO aspetta, Rufo (Rufo si ferma).
BERTOTTO Noi non vogliamo combattere!
RUFO è troppo tardi! (fa di nuovo per uscire) Alle armi!
CRUSCA alle armi!
GIANNOTTO no, aspetta! (Rufo si ferma) Ci sono le nostre famiglie.
BERTOTTO i nostri figli, i nostri bambini.
GIANNOTTO che ne sarà di loro?
RUFO dovevate pensarci prima! (fa di nuovo per uscire) Alle armi!
CRUSCA alle armi!
BERTOTTO aspetta, ti prego!.... (Rufo si ferma) che cosa possiamo fare per riparare alle nostre colpe?
RUFO non ve lo meritate. Dovrei uccidervi tutti, uno per uno… ma i sanculotti non sono come i braghettoni. Voglio essere buono. Vi risparmierò la vita, ma voi dovrete nominarmi sindaco, maresciallo, allenatore, prefetto, direttore, preside, arbitro e imperatore. A vita.
BERTOTTO ma Rufo! Non puoi chiederci questo!
GIANNOTTO siamo in democrazia! non si è mai visto niente del genere!
RUFO (fa per uscire) allora alle armi!
CRUSCA alle armi!
BERTOTTO aspetta! (i due si guardano, poi Giannotto fa un cenno di assenso a Bertotto) e va bene. Accettiamo. A nome di tutti i braghettoni della contea, noi ti nominiamo…
Entrano di corsa Masetto e Biancaluna, molto affannati e scompigliati.
MASETTO fermi!
BIANCALUNA siamo tornati!
GIANNOTTO Masetto!
CRUSCA Biancaluna!
MASETTO (mostrando i pantaloni) e abbiamo i pantaloni!
Tranne Rufo, che sta schiumando di rabbia, tutti gli altri restano stupiti dall’improvvisa apparizione.
GIANNOTTO, BERTOTTO e CRUSCA (prendono i pantaloni dalle mani di Masetto e se li passano l’un l’altro) i pantaloni!... sono proprio loro… li hanno riportati… appena in tempo… ma dove eravate?... che è successo? (alla fine i pantaloni vengono poggiati sul piedistallo). 
RUFO (interviene, cercando di recuperare il terreno perso) ecco! Vedete? Masetto ha avuto paura, è andato a riprendere i pantaloni e li ha riportati indietro sperando nella nostra clemenza. Ma noi non avremo nessuna clemenza per chi è ladro, sacrilego e pure rapitore.
BIANCALUNA Masetto non mi ha rapita. Sono stata io a farlo scappare dalla prigione. (Reazione di sorpresa di Giannotto e Bertotto) Ho sempre saputo che Masetto non era colpevole, e me lo ha dimostrato. Abbiamo recuperato i pantaloni insieme. Li aveva rubati Scannabue.
Altra reazione di sorpresa.
RUFO Scannabue?... (ride) volete farci credere di aver incontrato Scannabue e di essere ancora vivi? Tutti sanno che Scannabue taglia la testa a tutti quelli che incontra.
MASETTO a noi non l’ha tagliata.
RUFO e meno male, così possiamo impiccarti noi! (agli altri) Impicchiamolo!
BIANCALUNA tu non sei il nostro capo.
RUFO ti sbagli. Sono appena stato nominato imperatore a vita.
BERTOTTO non è vero. La nomina non è stata completata. Loro sono arrivati prima.
RUFO e allora? Masetto ha rubato i pantaloni sacri, deve essere impiccato!
GIANNOTTO non hai sentito? E’ stato Scannabue.
RUFO e voi ci credete? Scannabue vive lontano, ci vogliono almeno sei ore per arrivare da casa sua a qui, e la moglie non lo fa mai allontanare. E poi non è uno che passa inosservato: come avrebbe fatto a rubare i pantaloni in pieno giorno senza che nessuno lo vedesse? E’ impossibile. L’unica spiegazione è che Masetto li ha rubati e poi li ha dati a Scannabue. E questo spiega pure perché non gli ha tagliato la testa.
BIANCALUNA è falso! Masetto non ha…
MASETTO (la interrompe, esultando rivolgendosi a Rufo) ho capito!... (a Biancaluna) che stupidi che siamo stati! Dovevamo pensarci subito.
BIANCALUNA che stai dicendo?
MASETTO che Rufo ha ragione!
RUFO (stupito) visto? Mi dà ragione anche lui
BIANCALUNA ma Masetto!
MASETTO quello che Rufo ha detto di Scannabue è verissimo. Non può essere stato Scannabue a rubare i pantaloni. 
RUFO (a Crusca) prendi una corda, che lo impicchiamo subito (Crusca esce e rientra con una corda).
MASETTO Biancluna, ti ricordi cosa ha detto Griselda? Che Scannabue andava in giro a vantarsi di avere i pantaloni d’oro (sottolineando) da ieri pomeriggio. Capisci? Vuol dire che i pantaloni sono stati rubati ieri mattina, non ieri notte.
RUFO credi a quello che dice una vecchia pazza?
MASETTO si. E chi è che dice il contrario? Solo tu.
RUFO ieri mattina c’erano.
MASETTO ma solo tu li hai visti.
RUFO vuoi mettere in dubbio la mia parola?
MASETTO (a Rufo) non io. Tu stesso. Ti sei tradito da solo, Rufo.
RUFO che dici?
MASETTO poco fa hai detto che Scannabue non poteva rubare i pantaloni (sottolinea) “in pieno giorno”! Perché lo hai detto, se sono stati rubati di notte?
RUFO non è vero! Non l’ho detto!
BIANCALUNA è vero. Lo abbiamo sentito tutti.
RUFO (in difficoltà) mi sono sbagliato. Volevo dire in piena notte.
MASETTO no, non ti sei sbagliato. Tu sapevi che i pantaloni erano stati rubati di giorno, come sapevi pure che ci vogliono sei ore per andare da Scannabue e che la moglie non lo fa mai allontanare da casa. Sapevi tutto, perché sei stato tu a rubare i pantaloni, tu a portarli a Scannabue nel pomeriggio, tu a tornare qui di notte in tempo per suonare le campane e dare l’allarme. Sei tu, il ladro!
Silenzio generale. Rufo non sa come reagire.
RUFO è… una calunnia!... non è vero! (a Crusca) Dammi quella corda. (strappa la corda di mano a Crusca) Impicchiamolo subito! (ma nessuno si muove).
MASETTO avevi progettato tutto, Rufo, così potevi dare la colpa ai braghettoni e prendere il potere. Non è questo che hai sempre voluto?
RUFO è falso! Sei tu il ladro! Sei tu! (si guarda intorno) E voi gli credete? E’ lui il ladro. Io sono il Gran Cerimoniere del Pantalone! Dovete credere a quello che dico! (nessuno risponde).
MASETTO confessa, Rufo. Sei stato tu.
RUFO (resta in silenzio. Si guarda intorno come un animale braccato, poi esplode di rabbia e orgoglio) si, sono stato io! E’ vero! (a tutti) Stupidi che non siete altro! L’ho fatto per voi. Come fate a non capire che sanculotti e braghettoni non possono vivere insieme senza qualcuno che comandi? Chi non è fatto per andare d’accordo deve essere obbligato con la forza. E io vi avrei obbligati!... Ma voi non mi meritate. Voi non siete degni di me. Siete condannati a restare come siete, sanculotti e braghettoni. Pecore! Tutti quanti!
MASETTO basta così. Arrestatelo!
RUFO (tira fuori una pistola) non vi avvicinate… un sanculotto non si farà mai arrestare da un braghettone… 
Rufo punta la pistola contro Masetto e spara. Biancaluna urla, ma Masetto viene colpito e cade a terra. Giannotto e Bertotto afferrano Rufo e lo bloccano. Biancaluna si piega su Masetto, che giace immobile a terra.
BIANCALUNA Masetto!... Masetto!... (non sa cosa fare, cerca di sentirgli il cuore, poi gli accarezza il viso) Masetto, ti prego, svegliati… non morire, Masetto!... Masetto! (disperata, piega la testa sul suo petto) Masetto… tirati su, Masetto… ti prego… Masetto…
MASETTO (sottovoce, dolorante) mi togli… il respiro.
BIANCALUNA (tira su la testa, felicissima) Masetto! Sei vivo! (lo aiuta a sollevarsi sui gomiti).
MASETTO pare di si.
BIANCALUNA ma… com’è possibile? Ti ha colpito al petto.
MASETTO (si è messo a sedere. Tira fuori da sotto al vestito il ciondolo di metallo. Dentro al ciondolo c’è incastrata una pallottola) già… ma pare proprio che Griselda avesse previsto pure questo (ridono, mentre Biancaluna lo aiuta ad alzarsi).
RUFO maledetto! Ti è andata bene, ma non finisce qui.
MASETTO e invece finisce proprio qui. E ti sbagli, Rufo, se credi che sanculotti e braghettoni non possano andare d’accordo insieme. Io e Biancaluna abbiamo fatto tutto da soli, e tutto insieme, e ci siamo riusciti perché ci abbiamo creduto, perché abbiamo avuto fiducia l’uno dell’altro. (agli altri) E così dobbiamo fare tutti. (si avvicina al piedistallo) I nostri antenati avevano messo qui i pantaloni perché dovevano servire a ricordarci gli uomini che li indossavano, e invece abbiamo dimenticato gli uomini e venerato… (prende i pantaloni e li mostra) un’illusione (li rivolta, mostrando l’interno. sono comunissimi pantaloni) Guardate. Non sono pantaloni d’oro, l’oro è solo in superficie. Ma dentro, in realtà, sono pantaloni come tutti gli altri. (stupore generale) Abbiamo dimenticato che erano solo un simbolo, che l’oro non era nei pantaloni, ma nel cuore dei nostri antenati, di quegli uomini che un giorno di mille anni fa decisero di fondare qui il nostro villaggio, e che lo fecero insieme, indossando questi (solleva i pantaloni), sanculotti e braghettoni, senza badare alla lunghezza. E allora che ci importa di sapere se questi sono pantaloni lunghi o corti? Da adesso in poi faremo come i nostri antenati: collaboreremo e lavoreremo insieme. (mette i pantaloni sulla gruccia, rivoltati) E questi pantaloni resteranno qui per ricordarci il nostro compito: diventare degni di indossarli.
RUFO (urla) non sarete mai niente, voi! niente! Perché non ci sarà mai pace tra sanculotti e braghettoni! Mai! (lo portano via a forza, mentre scalcia) lasciatemi! Maledetti braghettoni! Lasciatemi!... 
CRUSCA portatelo via! via!
BIANCALUNA (a Masetto) quando hai scoperto che i pantaloni non erano d’oro?
MASETTO non ci crederai, ma… mentre ero svenuto.
BIANCALUNA mentre eri svenuto?
MASETTO si. Ho sentito la voce di Griselda: “ciò che brilla in superficie è solo un riflesso. Alla verità piace nascondersi”. E ho capito.
BIANCALUNA si riferiva ai pantaloni.
MASETTO si… E non solo.
BIANCALUNA (sorride) non solo, è vero. (si guarda intorno, poi) beh, allora? Se non sbaglio c’era una festa in programma, oggi. No? (Rientrano i due braghettoni) E allora festeggiamo!... Musica!
Parte la musica, mentre tutti ridono, ballano e scherzano, a soggetto.

FINE

Avellino, 20 luglio 2005
Ronciglione, 14 settembre 2005