Petronilla Graie

di

Francesco Suriano



Scena 1


Un orto, di quelli che sono alle entrate delle stazioni ferroviarie di tutta Europa. Dietro l'orto s'intravedono i binari di una ferrovia. A delimitare lo spazio delle reti da letto arrugginite e dei pannelli di metallo. Nonostante la povertà del luogo, l'orto è diviso da varie strisce di terra coltivate a verdure e frutta di vario genere. Ad un lato un casottino di legno con una finestra, dove sono stipati gli attrezzi che servono a coltivare l'orto.

Petronilla: Dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... diceva mio padre a proposito di mia madre. Mia madre, infatti, aveva un solo pensiero: la preoccupazione che mio padre, Petrosky, potesse stare talmente male da morire... addirittura morire, a me non sembra Mamuska, è giovane. 
Mio padre per scaramanzia, con un coltello, aveva inciso sulla porta di casa questo desiderio: dio ci liberi da chi ha un solo pensiero, sperando che in questo modo dio lo liberasse di sua moglie che aveva il pensiero fisso che lui potesse morire. Mia madre, Mamuska, invece spesso chiedeva chi aveva potuto incidere quella frase sulla nostra porta di casa... ma nessuno le voleva dire chi era… qualche religioso invasato, si rispondeva. Ma vinse mia madre. Mio padre, Petrosky, morì veramente e il pensiero formulato da mio padre si trasferì d'incanto su, di me. Ripetevo tutti i giorni di nascosto e a volte anche quando qualcuno poteva ascoltarmi: dio ci liberi da chi ha un solo pensiero. 
Il pensiero di mia madre era che non mi riuscissi a sposare prima che lei morisse... ma abbiamo da pensare come poter mangiare e ti preoccupi del mio matrimonio. La morte era spesso presente nella mente di mia madre, infatti, per farmi stare zitta ogni tanto mi ripeteva un detto di un nostro prozio becchino che stava più con i morti che con i vivi: chi parla molto, muore presto... 
Questo prozio non aveva molte persone a cui parlare è per questo che ripeteva il proverbio Mamuska.



Petronilla Graie, anni 35, diploma in agronomia, nubile. Bionda, quando ho i soldi mora, quindi mai, a volte rossa, l'henné lo trovo a poco e facilmente. 
Piacente, almeno così dicevano i miei compagni di lavoro, anche se lo sono diventata in tarda età. 
Quando ero più giovane non potevo dire d’essere piacente e le mie amiche belle, ma quelle veramente belle, erano tutte amate. Spesso mi mettevo in mezzo alle mie amiche così quando passeggiavamo anch'io venivo chiamata bella. 
Erano i miei compagni di lavoro che mi avevano definito piacente, quando avevo ancora un lavoro…
Ho lavorato in un'azienda agricola. Quindici ore di lavoro sui campi. Non sembra vero? Non sembra vero? Non sembran vero… 
Un giorno il capo, quello che ci assumeva ha riunito tutte le donne nel magazzino dei cavoli. Chi è sposata di voi? E io non alzai la mano, contenta, perché credevo che avevano paura che rimanessi incinta in quanto sposata, invece fui l'unica a non alzare la mano. Dovevano mandare via chi non era sposata perché dovevano ridurre il personale, quindi meglio chi non ha figli e marito da dover sfamare... 
…nel mio paese gli uomini lavoravano poco... veramente poco… diciamo che se lavoravano non si sentivano uomini e se non si sentivano uomini non li potevi sposare, quindi era abitudine delle nostre donne non farli lavorare… Avevo tempo un mese per trovare marito e mantenere il lavoro e l'unico posto era l'azienda agricola. C'erano circa sette uomini possibili, che a loro volta si riducevano a tre, gli altri quattro erano alcolizzati tanto che il loro fiato, mentre erano piegati a strappare la radice… intorpidiva la verdura… quindi il capo ogni qual volta vedeva il loro corpo traspirare alcol li metteva alla guida dei camion che andavano al mercato, così la smettevano definitivamente di fiatare sulle verdure… invece con i tre rimasti in vita cercai di abbordarli come qualsiasi donna della mia età pensa di potere fare… 
…ci uscii fuori del lavoro e gli promisi che avrei lavorato io e che avrei mantenuto la famiglia io che gli avrei pagato da bere io per il fine settimana io che li avrei soddisfatti sessualmente io nelle ore notturne io e quando si poteva col lavoro nelle ore diurne io che avrei badato ai figli io fino a che loro non avrebbero badato a noi che mi sarei trovata un'amica io con cui potevano avere prima o poi una relazione extraconiugale loro e che l'unica cosa che volevo in cambio era di poter essere moglie io avrei accontentato mia madre e il capo al lavoro… io 
Il primo chiese di fare sesso lì per lì e poi ci si poteva pensare su... ma lì per lì dove? Lì lì lì?.. anche se ne avevo voglia lì per lì, che poi non sapevo dove fosse non mi andava…
Il secondo non gli interessava una donna così intraprendente anche se tutto quello che avevo proposto gli stava bene preferiva che non risultasse così evidente. 
Il terzo, uno di quelli con il volto da eterno ragazzo, volle del tempo per decidere. 
Che cosa significa tempo?.. una settimana, mesi, anni... 
(voce terzo uomo) Diciamo tempo non voglio aggiungere altro, se avrai pazienza e riuscirai a interessarmi. Sei incontenibile vuoi che tutto si risolva presto. 
(Voce lei) Tutto si deve risolvere presto, hai idea di come dobbiamo correre, guarda che siamo in un momento che la vita va più veloce dei nostri pensieri, io la vedo... 
(Voce terzo uomo) Cosa? 
(Voce lei) Vedo la vita che sta al mio fianco e cerca di superarmi, e comincio a correre anch'io, corro, corro, mi tolgo le scarpe con i tacchi per starle dietro, mi tolgo le calze, a piedi nudi si va meglio, allora quando vedo che sta per sorpassarmi... solo allora, le dico calma, calma: non vorrai che io stia dietro e tu davanti. Da quando l'ho vista ho deciso di sbrigarmi. 
Gli misi paura… 
(Come se l'urlasse a qualcuno) Squilibrato sarai tu e tutta la tua razza... 
Al lavoro mi licenziarono sul serio, perché nel mio paese quando dicono di dover fare qualcosa la fanno, anche se va contro qualsiasi logica, l'importante è agire, questo t'insegnano quando vai alla scuola. 
Rimasi senza lavoro, completamente senza soldi, con la fame vera e una madre da mantenere e l'unico pezzo di terra che mio padre ci aveva lasciato conquistandolo in una notte di pioggia quando tutti decisero che la terra di nessuno, come veniva chiamata la valle degli orti vicino alla ferrovia, doveva diventare il sostentamento di svariate famiglie. Perché adesso lo è...

Si accende una luce nel casottino degli attrezzi, Petronilla se n’accorge.

Petronilla: (come una litania) Dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero. 
Mamuska: (come una litania) Chi parla molto muore presto, chi parla molto muore presto, chi parla molto muore presto...

Le due donne si guardano di sottecchi ripetendo ognuna la sua litania fino a che si guardano e si parlano.

Petronilla: (zappando) Con il caldo che ha fatto quest'anno i cocomeri sono cresciuti tanto…
Mamuska: Quando sei tornata?
Petronilla: Come quando sei tornata?
Mamuska: Quando sei tornata?
Petronilla: Sono sempre stata qui...
Mamuska: Se sono settimane che non ti vedo.
Petronilla: Guarda come hai ridotto l'orto. 
Mamuska: Secondo te come mangiavo...
Petronilla: Sì, sì certo... ma come strappi le verdure te, sembri un'esperta.
Mamuska: Dove sei stata?
Petronilla: In Italia!
Mamuska: In Italia? Già sei tornata. Ricominciano le bugie...
Petronilla: Sì, sono stata in Italia... te l'assicuro.
Mamuska: Sì, sì me l'assicuri.
Petronilla: E' la verità.
Mamuska: Sempre, sempre mi assicuri che è la verità.
Petronilla: E' un incubo.
Mamuska: Sempre dici che è un incubo.
Petronilla: E' pazzia.
Mamuska: Sempre è pazzia.
Petronilla: Ma ci sono riuscita.
Mamuska: Alla tua età, invece di pensare a sposarti devi raccontare queste bugie. Come mi dispiace.
Petronilla: (entusiasta) Ne ho tenuti trecentomila in bocca.
Mamuska: Hai una bocca così grande, come un forno...
Petronilla: La mia bocca è normale.
Mamuska: Nella bocca chiusa non entrano mosche.
Petronilla: E' vero, trecentomila ne ho tenuti in bocca.
Mamuska: Quante bugie racconti...
Petronilla: Ero sotto le pendici del Tirinto.
Mamuska: E come l'hai oltrepassato.
Petronilla: Arrampicandomi.
Mamuska: Petronilla, quando crescerai.
Petronilla: E lì, sulla strada, ho chiesto un passaggio ad un camion che trasportava cocomeri. Gli ho fatto segno di fermarsi ma il camion continuava e dopo un po' ho visto che le luci di dietro sono diventate rosse rosse, si stava fermando e allora ho cominciato a correre agitando le braccia come se gli dovessi dare qualcosa e lui mi aspettava, ne ero certa che l'avrei preso questa volta, ne ero certa, inciampai sull'asfalto e mi rialzai di corsa perché vidi che le luci del camion di dietro erano rosse una sola volta, avevo le ginocchia sbucciate sbucciate. 
Mamuska: (voce camionista) Che cosa vuoi? Un passaggio?
Petronilla: Oltre confine... 
Mamuska: (voce camionista) Mi chiedi un favore così grande senza che neanche ci conosciamo.
Petronilla: Allora girai su me stessa... 
Mamuska: (voce camionista) Non avere paura...
Petronilla: Non credere che…
Mamuska: (voce camionista) Non ho mai voluto una donna che porto sul mio camion... 
Petronilla: …continuò lui... Sì, poi quando ci troviamo sotto una galleria, ti affiancherai in una sosta, tappezzerai velocissimamente i finestrini con fogli di giornale e su uno di questi ci sarà il titolo: (come se leggesse) “ragazza con l’henné rosse rosse rosse”…
Mamuska: Ti violenterò...
Petronilla: Ecco... (la parola si spegne in bocca) Mamuska perché pensi che tutti vogliano fare sesso con me...
Mamuska: Perché? Perché come vuoi che ti creda… che ti sei fatta caricare... per andare oltre confine… senza nulla in cambio… in questo mondo… figlia mia...
Petronilla: (l'interrompe) Mi ha messo tra la penultima e l'ultima fila di cocomeri, in mezzo al carico, tra le due file e me c'erano delle tavole di legno, sopra sotto e ai lati.
Mamuska: Non si deve mai salire su un camion di cocomeri…
Petronilla: All'inizio del viaggio sputavo i semini, poi mi trattenni, pensavo che qualcuno potesse capire che ero su quel camion, seguendo i semini di cocomero...
Mamsuka: (canzoncina) Semino dopo semino...
Petronilla: ...Semino dopo semino...
Mamuska: ...trovai un birichino...
Petronilla: ...il birichino si spaventò...
Mamuska: ...e il cocomero scoppiò...
Petronilla: Ho urlato come non mai e nessuno mi sentiva. Mi ero svegliata da un incubo e mi resi conto che non era un incubo. Eravamo fermi. Avevo fame e stanchezza, volevo rinunciare...
Mamuska: Lo dicevo io… non poteva essere…
Petronilla: Eravamo fermi a una stazione di servizio. Oltre confine.
Mamuska: (incredula) Oltre confine?
Petronilla: L'avevamo superato da un'ora e lui si era fermato e a me non aveva più pensato. Ripartimmo e la fame aumentava e la sete non...
Mamuska: ...la sopportavo...
Petronilla: ...e il sonno arrivava e il freddo...
Mamuska: ...m’invadeva...
Petronilla: ...e la morte si avvicinava... Ho cominciato a rosicchiare con i due denti aguzzi che mi hai fatto...
Mamuska: Lo dicevo a tuo padre che prima o poi ti sarebbero serviti a qualcosa.
Petronilla: Ne ho fatto fuori prima uno da nove chili, poi uno da sei. Calcolavo e rosicchiavo e ingurgitavo e il rosso l'ingoiavo e i semini li conservavo. Avevo una bocca con trecentomila semini. E una pancia incinta di un mostro di cocomero. 
(Canzoncina) Semino dopo semino...
Mamuska: ...trovai un carabinierino...
Petronilla: ...il carabinierino ci fermò...
Mamuska: ...e il cocomero scoppiò...
Petronilla: (voce carabiniere) Che cosa porta? (Voce sua) Disse il carabiniere puntando una torcia in faccia al camionista.
Mamuska: (voce camionista) Non si vede? Cocomeri della valle dell'est...
Petronilla: (voce carabiniere) E con quel freddo che avete crescono pure i cocomeri? (Voce sua) Disse il carabiniere ridendo con tutti gli altri carabinieri.

Le due donne ridono a crepapelle.

Mamuska: (voce camionista) Perché non c'è mai stato... ma di cocomeri lì, ce ne sono anche di più grossi dei vostri. 
Petronilla: (voce carabiniere) Adesso scarichi tutto perché voglio controllare cosa hai dentro, oppure faccio requisire il carico.
Mamuska: (voce camionista) Allora dovete chiamare rinforzi...
Petronilla: ...spuntarono fuori dal nulla carabinieri su carabinieri e fecero una catena umana e scaricarono cocomero dopo cocomero e lo passavano da carabiniere dopo carabiniere e cocomero dopo cocomero... 
Aaah, mi avevano toccato la pancia, che avevano preso per un cocomero da cinquantadue chili pieno di trecentomila semini in bocca...
Mamuska: (canzoncina) Semino dopo semino...
Petronilla: ...il carabinierino mi sollevò...
Mamuska: ...e il cocomero scoppiò...
Petronilla: ...due carabinieri mi tenevano per le braccia pensando che stessi partorendo. Mi piegai sulle ginocchia e tutti i carabinieri, tranne i due che mi sorreggevano, cercarono di scappare perché le loro scarpe di ordinanza erano sommerse dall’acqua che oramai usciva dappertutto. 
Mamuska: (voce carabiniere) Uhe, ragazzi scappiamo che qui non finisce più...
Petronilla: Tutti si misero davanti a me che eruttavo acqua bianca che a sua volta sbatteva sull'asfalto rimbalzando sui pantaloni dei carabinieri che non riuscirono a scappare talmente erano increduli... tutto il plotone pattinava. Venne uno tutto luccicante tutto lustrini sul collo e si mise a urlare ai due che mi reggevano…
Mamuska: (voce comandante) Aaa-ttenti… chiudete il rubinetto a questa sventurata...
Petronilla: E io ridevo ridevo ridevo e bagnavo bagnavo bagnavo…
Mamuska: (voce comandante) Aaa-ttenti… se non la fate smettere vi punisco uno ad uno...
E tutti scivolarono a terra, rotolavano su se stessi, alcuni si alzarono per ricadere subito dopo, si odoravano, si guardavano negli occhi e i loro sguardi sembravano dire: “Ma ne usciremo alla fine”. Alzandoci e cadendo, alzandoci e cadendo, alzandoci... semino dopo semino...
Petronilla: ...semino dopo semino...
Mamuska: …semino dopo semino…
Petronilla: ...cominciai a scrivere il mio nome… (Comincia a sputare i semini)
…i miei ricordi, la mia storia... sputavo i trecentomila semini e formavo le parole... così i carabinierini scrissero il verbale:
Mamuska: …uomo di carnagione scura, età circa sedici anni, di nazionalità afgana, trovavasi sotto carico di cocomeri... al suo fianco uno zainetto con del cibo e una bottiglietta mezza piena d'acqua... 

Musica


Scena 2
Mamuska sta lavorando nel suo orto. Si piega sulle verdure come a studiarle.

Mamuska: Con le zucchine non ci sono mai riuscita. Certo crescevano grandi come pomodorini. Deve essere una questione di terra. Questa terra non accetta le zucchine... Vuole i cocomeri, vuole i cavoli, vuole i pomodori, vuole la lattuga, ma non vuole le zucchine. (Raccoglie della terra) Perché non vuoi le zucchine? Accetta qualcosa che non vuoi, che ti costa, riuscirai a farmi felice, anche Petronilla ne sarà felice... dopo tutto non ti chiedo un gran sacrificio è una nuova verdura che devi comporre. A Petronilla le è riuscito con le carote, perché non voleva neanche le carote. Solo Petronilla riesce a parlarci, solo a lei ubbidiscono… 
D’altronde è una questione di famiglia… infatti, c’era un bisnonno di Petronilla che parlava con i libri, così è diventato un erudito… a lui non serviva leggerli, immaginava cosa c'era scritto, spesso dal titolo, la maggior parte delle volte li sfogliava con il pollice a mo' di vento e da quel momento cominciava un dialogo tra lui e il libro. Sapeva tutto, su questo non c'è dubbio. Io non l'ho mai visto quando dialogava ma mia figlia sì, lo spiava continuamente. E' stato il primo a parlare dell'Italia a Petronilla. Diceva che aveva parlato con tantissimi libri scritti in italiano, l'italiano non lo sapeva leggere... la bisnonna, che è stata la moglie di questo bisnonno, anche se si è sposata quattro volte, quattro matrimoni diversi con due figli per ogni matrimonio, otto figli… forse è per questo che la mia Petronilla non riesce a sposarsi, la nostra famiglia lo è stata troppe volte, per la teoria che se il destino non distribuisce bene qualcuno finisce per non avere... 
…lo diceva sempre mio marito Petrosky: Petronilla se non distribuiamo bene, tutti noi finiremo con le gambe all'aria. Nella nostra epoca, quando eravamo giovani, si distribuiva, adesso di distribuzione, nemmeno a parlarne... 
A proposito della distribuzione spesso me ne parlava anche un fratello più anziano di mio marito… era lo zio preferito di Petronilla. 
L’illusionista-realista. Realista perché politico, infatti, la sua famiglia viveva bene e nel contempo era un illusionista. Aveva imparato a sparire dentro una scatola, era bravo e si esibiva in tutto il paese, quando non faceva il politico. Un giorno mi disse che avrebbe insegnato a sparire a Petronilla, poteva servirle… ai suoi figli non interessava e doveva trasferire questo sapere a qualcuno della famiglia. Io rimasi contenta qualcuno che pensa a mia figlia: “Perchè vuole che sia io? C’è qualcosa che non va…” disse sospettosa Petronilla… e lo zio per convincerla: “Perchè sei una ragazza che apprende subito e voglio donarti qualcosa prima di diventare polvere e sparire veramente” e io aggiunsi: perché ti vuole bene e magari con questo potere potrai trovare anche un uomo… Giorni giorni giorni l’uno accanto all’altra nell’orto cercando di trasferire il potere di sparire. Non ci riuscivano: allora l’illusionista-realista decise di farlo di notte… mise le mani sopra la testa di Petronilla e le disse di concentrarsi e Petronilla si concentrava si spremeva si contraeva… ma non spariva… così lui cominciò a sussurarle tutta la notte nell’orecchio: “Attraverso le mie mani questa notte ti ho trasferito tutto il mio potere dentro di te e quando vorrai lo potrai fare un’altra volta ma sarà una volta nella vita e sparirai…”
(Soddisfatta) Mia figlia Petronilla… mia figlia Petronilla…

Alle spalle di Mamuska compare Petronilla. Ha la pelle truccata di nero ed è piuttosto malconcia. Mamuska appena se ne accorge si mette a cercare pietre nel suo orto scambiandola per una ladra. Petronilla se ne accorge e le gira attorno per non farsi prendere.

Mamuska: Via, via di qua. Via dalla mia terra.
Petronilla: Mamuska, Mamuska...
Mamuska: Lasci stare le mie verdure... via, via...
Petronilla: Mamuska, sono io, io...
Mamuska: Io chi? Se non esce dal mio orto...

Mamuska raccoglie un bastone che trova fuori dell’orto e si avventa sulla figlia senza riconoscerla. Petronilla si rifugia nel casottino. Le due si parlano attraverso la porta.

Petronilla: Mamuska cara, sono io, Petronilla.
Mamuska: Non conosco nessuna Petronilla.
Petronilla: Ma come non ricordi il nome di tua figlia?
Mamuska: Io non ho una figlia... via, altrimenti faccio venire degli uomini con braccia tante (mostrando le sue braccia) e ti faccio stritolare.
Petronilla: (stupita e contenta) E dove sono questi uomini...
Mamuska: Lo so io...
Petronilla: Ti prego sono Petronilla... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero. Ricordi?
Mamuska: E che cosa significa un proverbio, tutti conoscono i proverbi. 
Petronilla: Ma lo diceva pure Petrosky, tuo marito, mio padre...
Mamuska: (meravigliata e nel contempo dispiaciuta) La scritta incisa sulla porta. E' stato lui?
Petronilla: Sì, sì... è stato lui...
Mamuska: (tra sé e sé) Non è possibile Petrosky mi amava, non poteva desiderare… la mia morte…
Petronilla: Chi parla molto muore presto. 
Mamuska: (con convinzione) Giusto chi parla molto muore presto. 
Petronilla: Sono io, Petronilla... figlia di Petrosky e Mamuska... il mio bisnonno dialogava con i libri e sapeva tutto, la mia bisnonna aveva avuto due figli per ogni matrimonio...
Mamuska: (ride) Tutti hanno un bisnonno che dialoga con i libri…
Petronilla: E' per questo Mamuska che non riesco a sposarmi e ad avere figli.
Mamuska: (ride) Sì, sì è per questo...
Petronilla: E il fratello di Petrosky, tuo marito, era...
Mamuska: (ride) …un illusionista-realista... 
(Soddisfatta) Mia figlia Petronilla… Mia figlia Petronilla… (Si apre la porta. Le due si abbracciano) 
Ma come… come sei cambiata. Tutto questo tempo lasciata sola...
Petronilla: Guarda cosa ti ho portato Mamuska... guarda in quella cassetta.

Mamuska guarda, annusa e allontana dal volto un pezzo di carne. Prepara un posto dove cucinare la carne. 

Mamuska: Ma da quanto tempo lo porti con te.
Petronilla: Ci ho fatto solo il viaggio di ritorno. 
Mamuska: Chissà quanti giorni, poi avrai oltrepassato il Tirinto, anche se lì col ghiaccio che c'è si poteva conservare, avrai attraversato il mare...
Petronilla: Uno... un giorno solo. Sono tornata in aereo.
Mamuska: (contenta) In aereo?.. mia figlia in aereo... 
Petronilla: Quanto a viaggi io… cosa credi… ho viaggiato pure per mare.
Mamuska: Lo dicevo io…

Mamuska si addormenta di colpo dopo aver mangiato e dialoga con la figlia nel sonno.

Petronilla: Sono stata alla deriva, appoggiata alla tavola di legno di una barca... alla deriva, sai! (Rivolta alla madre) Alla deriva! Alla de-ri-va… basta che mangia qualcosa di più e… (Continua il racconto) … e mentre ero alla deriva pensavo guarda quanto sono fortunata. Il mare è calmo, non c'è vento, fa quasi caldo, non bevo da tre giorni... 
Mamuska: (con gli occhi chiusi) Tanto fortunata non eri...
Petronilla: …allora ho deciso: ho bevuto l'acqua in cui ero immersa. Mi sono ricordata quel detto…
Mamuska: (con gli occhi chiusi) …acqua salmastra non berla è maldestra, acqua salmastra ti porta al marasma, non pensare di essere furbastra con l'acqua salmastra... 
Petronilla: …e cominciò a girarmi la testa, allora penso, sono giorni che il mare si muove, non è vero, il mare è immobile. Perché gira tutto. E' il sale che ho ingoiato, si alza la pressione, come dicevi a papà...
Mamuska: (con gli occhi chiusi) Non mettere tutto quel sale ti sale la pressione e ti girerà la testa e non potrai andare a lavorare e non avremo soldi per mangiare e non potrai mettere altro sale nel cibo e tua figlia non potrà studiare e non troverà mai un marito ignorante come sarà e noi saremo soli senza nessuno e prima o poi...
Petronilla: (voce Petrosky) Morirò... (Sottovoce) dio mi liberi da chi ha un solo pensiero...
Mamuska: (con gli occhi chiusi) Fa un po' come ti pare.
Petronilla: (voce Petrosky) Sale voglio sale... sale... (Voce sua) E prendeva mia madre per il collo cercando di allungarglielo e farne una Mamuska dal collo lungo e fino...
Mamuska: (come strozzata) Adesso lo prendo... lo prendo...
Petronilla: Mamuska dagli sale. (Voce Petrosky) Sale, voglio sale...
Mamuska: (con gli occhi chiusi, urlando) Sale, voglio sale... solo questo sai urlare.
Petronilla: (voce Petrosky, urla) Sale, voglio sale...(Voce sua, urla) Mamuska, Mamuska dagli sale. (Voce Petrosky urla) Sale, voglio sale... 
Mamuska: (come sopra) Prendi sale, sale su nel cervello e te lo scioglierà...
Petronilla: (voce Petrosky, urla) Sale, voglio sale... (Voce sua con calma) ... e sale gli demmo quel giorno. Io gli tenevo la bocca aperta turandogli il naso e Mamuska scaricava il barattolo di sale grosso in quella bocca...
Mamuska: (come sopra) Forte e capiente come un sacco di farina...
Petronilla: E dopo aver masticato sale grosso per tutta la giornata si alzò da tavola e si mise a girare su se stesso…(Petronilla gira su se stessa) Sembrava... sembrava che si alzasse...
Mamuska: (come sopra) ...dal pavimento. Era agile come una ballerina cosmica...
Petronilla: (rivolta alla madre) Ricordi?..
…e il sale continuava ad entrarmi in circolazione, si spandeva lungo tutte le mie arterie, come se la mia circolazione facesse parte di quella marina. Un'unica circolazione sangue misto a sale, misto a mare... E la testa girava e le braccia si muovevano, e giravo, e giravo, e giravo fino a che non vidi passare un grande pesce con la pelle argentata. Il sole ci rifletteva sopra e quasi mi accecava. Era un tonno che si avvicinava come se non si rendesse conto che ero viva... a quel punto mi sono chiesta: forse sono morta, se il tonno si avvicina forse vuole mangiarmi... era lungo quanto me e pesava molto di più. Si mise a fior d'acqua accanto. Gli misi la mano lungo il dorso accarezzandolo... (Alla madre) e lui ci stava, aveva piacere... tenendo con un braccio il pezzo di legno mi appoggiai anche a lui e lui si mise a pancia all'aria, cercando di avvolgersi a me. Pensai... pensai... pensai che volesse accoppiarsi... (Come se si pentisse di quello che ha detto, rivolta a Mamuska) sei tu che me lo fai pensare... tu mi fai pensare queste cose... 
…alla fine mi ritrovai distesa lungo il suo dorso e allungai piano piano una mano per ficcare le dita dentro la sua bocca, poi lasciai la tavola e feci lo stesso con l'altra. Ci facemmo cullare dal mare così per ore… Arrivava da lontano il borbottio di una barca e il tonno si mosse, ansimava e ansimava, (esegue il respiro del tonno) prima lentamente poi sempre più rapidamente e decise di immergersi restando a fior d’acqua e quando mi fui stretta a lui del tutto cominciò a entrare e a uscire. E ogni volta che uscivamo era come un'esplosione, la pinna si piegava da un lato e anche io con la mia gamba facevo lo stesso movimento. Entravamo e uscivamo nelle onde che via via si facevano sempre più alte. Allora ho pensato forse è così che ci si sente liberi. Nuotammo è il caso di dirlo come due pesci che si conoscevano da tempo. 
Il borbottio della barca si fece sempre più vicino finché non si materializzò davanti a noi... e tutti i pescatori erano appoggiati sul bordo ad ammirare le nostre danze... chiusero il motore della barca e il tonno si decise di passare sotto il barcone e tutti i pescatori per ammirarci corsero dalla parte opposta... quando eravamo sott'acqua l'occhio del tonno si girò verso di me come a dire adesso gli facciamo vedere noi, non avranno mai visto un'uscita come questa nemmeno fatta da un delfino. E cominciammo a riemergere correndo rapidi e forti come due veri e propri tonni. Uscimmo come un fulmine all’inverso dal mare verso il cielo e l’acqua spruzzava come in una fontana impazzita e noi tale era la spinta che rimanemmo tra l'acqua e il cielo per dieci secondi. Mamuska... Mamuska... Mamuska… per dieci secondi... conta, conta fino a dieci...
Mamuska: (si sveglia) Uno, due, tre...
Petronilla: ...e gli uomini della barca tutti col naso all'insù...
Mamuska: ...quattro, cinque, sei...
Petronilla: ...e la barca cominciò a piegarsi tutta da un lato...
Mamuska: ...sette, otto, nove...
Petronilla: ...e cominciò a imbarcare acqua come un cammello assetato...
Mamuska: Dieci...
Petronilla: E tutti finimmo in acqua e nessuno si salvò...
Mamuska: Allora non era vera la storia del tonno? Tutti siete finiti in acqua. Tu non eri già in acqua...
Petronilla: Certo che ero già in acqua. Ero in groppa al tonno.
Mamuska: Quindi nessuno si salvò.
Petronilla: Ma questo... è successo... questa è verità... credimi una buona volta... continuai a stare alla deriva appoggiata al pezzo di legno... passarono altri giorni. Forse tre, forse dieci come i secondi che ci vollero perché la barca affondasse e una mano afferrò la mia. E gli dicevo alla mano che mi prese ho perso tutti i vestiti, ho solo un velo che mi copre, non mi guardare, ma non riuscivo a parlare non riuscivo... Ora tutte queste persone mi vedono nuda. 
Io non voglio farmi vedere nuda da sconosciuti…
Mamuska: Ma ti salveranno...
Petronilla: Anche se sono salvatori... pensavano che fossi morta... morta... io
Petronilla... e anche se sono morta è meglio non farsi vedere nuda. Non mi ha visto mai nessuno nuda, nemmeno mio marito, pensavo... come mio marito?.. non sono mai stata sposata. Ma non riuscivo a parlare. Avevo tutte e due le braccia alzate pronta a farmi prendere… Poi mi ritrovai seduta davanti a una scrivania e a un uomo in camice.
Mamuska: (voce dottore) Nome?
Petronilla: Nome? Devo dirle un nome e ricordo il nome di una ragazza di colore che era morta il giorno prima... Fatima Asham...
Mamuska: (voce dottore) Anni?
Petronilla: Vede?
Mamuska: (voce dottore) Come vede?
Petronilla: Mi vede nuda. Abbassi lo sguardo.
Mamuska: (voce dottore) Metto trenta.
Petronilla: Va bene trenta...
Mamuska: (scrivendo) Fatima Asham, donna di colore, età circa trenta anni...
Petronilla: ...scrisse quel dottore che mi visitava senza farmi abbassare le braccia.
Mamuska: (voce dottore) Di quale paese dell'Africa è?
Petronilla: Come potevo rispondergli io non ero africana. 
Mamuska: (voce dottore) Preferisce non dirlo? E' un'esiliata politica.
Petronilla: No, e non sono nera.
Mamuska: (voce dottore) Le va di scherzare. Come non è nera...
Petronilla: Solo perché ero così abbronzata pensavano che fossi nera. 
Mamuska: (voce dottore) Io un colore lo devo scrivere.
Petronilla: E' il suo lavoro.
Mamuska: (voce dottore) E’ il mio lavoro se lei è nera.
Petronilla: Negra...
Mamuska: (voce dottore) Negra sì. Da come parla l'italiano non è la prima volta che cerca di venire, no? Sappiamo dove finirà.
Pertronilla: Che cosa importa dove finirò. Mi controlli se porto con me qualche malattia.
Mamuska: (voce dottore) Di malattie sa quante ne trovo. Perché pensa che mi metto due paia di guanti di gomma.
Petronilla: Perché mi può penetrare con più sicurezza.
Mamuska: (voce dottore) Brava.
Petronilla: Ma posso farlo anche senza guanto... basta che mi lasci passare, insomma se scopre qualche malattia... glielo faccio senza farlo pagare.

Petronilla si mette a zappettare l’orto e a canticchiare un proverbio.

Petronilla: Zappo zappo zappo la vigna e la zappo per me; zappando e zappando levo la gramigna per darla alle somare come te. 
Mamuska: Vuoi di nuovo provare a piantare le zucchine?
Petronilla: (contenta) Stavolta ce la faccio, queste che ho portato dall'Italia stai sicura che prenderanno. Sono zucchine speciali.
Mamuska: Sei la solita sbruffona. Vedrai che non ce la farai. Anche Petrosky ha sempre tentato e non c’è mai riuscito.
Petronilla: Ma in Italia è pieno di zucchine e per la teoria della distribuzione...
Mamuska: Ma come ti vengono in mente certe cose, come di dire che sei nera. Tu non sei nera...
Petronilla: Ho lasciato fare, secondo loro era una prova inconfutabile quella del colore della mia pelle abbronzata. Non ne vollero sapere e mi adattai, per questo presi anche il nome della mia compagna di viaggio.
Mamuska: Hai preso il nome di una morta.
Petronilla: Che importanza ha, il nome mio o quello di un’altra sempre di un nome si tratta…
Sono andata anche nel cimitero di Roma. E mi sono messa lì davanti alla sua tomba a piangere lei e a piangere anche un po' me...
Mamuska: Almeno qualcosa di buono lo fai.
Petronilla: Sono stata in un ctp o cpt: centro teomporaneo di permanenza o centro di permanenza temporaneo. 
Mamuska: Qualcuno lo chiama ctp altri cpt e sono sicura che qualcosa significa. Perché se temporaneo è messo in mezzo alla frase o alla fine vuole dire che il temporaneo ha una sua importanza a seconda di chi l'inserisce o a seconda di chi temporaneamente ci deve stare… (Pausa)
Petronilla: …è vero… perché se temporaneamente il temporizzatore temporizza il tempo noi tutti sentiamo il tempo che passa in un centro temporaneo dove dovrebbe stare chi il tempo ha deciso che sia temporaneo… (Pausa)
Mamuska: E tu quanto ci sei stata. 
Petronilla: Un anno.
Mamuska: Un anno?
Petronilla: Ma ho avuto tempo di conoscere tante persone, e sono stata bene...
Mamuska: Come sei stata bene...
Petronilla: Sono stata bene... La prima volta che sono entrata nel bagno del ctp cpt… 
Mamuska: …hai letto questa frase scritta sul muro: se desideri avere compagnia in questo paese senza nulla in cambio chiama il: e c'era un numero di telefono che ti sei scritta in un biglietto. 
Petronilla: E dopo un anno, quando sono uscita dal cpt ctp ho chiamato quel numero e ho trovato subito lavoro.

Si siede sopra un grande bidone.

Petronilla: Stavo seduta su un bidone della spazzatura, con le gambe penzoloni e potevo aprire bene le cosce e far vedere in mezzo alle automobili che passavano. Alcuni venivano solo a guardare, senza pagare per gli italiani è meglio, si mettono davanti alle gambe, aprono la cerniera prendono la loro zucchina e se la sbattono... proprio per questo quel giorno avevo deciso di tenere chiuse le gambe. Così passò un'automobile con due dentro, quando erano in due c'era sempre qualcosa che non andava, da soli gli italiani hanno paura. E quello alla guida disse...
Mamuska: (voce uomo) Apri le cosce.
Petronilla: Oggi non apro.
Mamuska: Perché?
Petronilla: Non mi va... E' stata l'unica e ripeto l'unica volta che ho cercato di imporre una mia volontà in Italia.
Mamuska: Perché? (Voce uomo) Apri le cosce, dai...
Petronilla: Adesso non mi va. Se vuoi trenta euro.
Mamuska: (voce uomo) Prima apri le cosce.
Petronilla: (voce uomo) Non fare incazzare il mio amico. Apri le cosce... 
(Voce Petronilla) Non se ne parla amico dell'amico... gli dissi... Fatima Asham regina dell'orto e della collina del mio paese natio, dominatrice di questa strada visto che sono seduta su questo bidone incrostato di liquami e guardo dall'alto, vergine dell'amore non amando nessuno di chi mi possiede anche se glielo dico sempre sperando che qualcuno ci creda e mi sposi, beduina e viaggiatrice del deserto, avendo attraversato il deserto centro africano, comandante di gran croce del pezzo di legno che ha solcato il mare di Tunisi naufragando in direzione del Mar Ionio, toccando un lembo dell'antica Grecia, ascoltando il canto delle sirene della morte, navigando a vista nel canale di Sicilia ti rispondo con tutto il potere che queste cariche mi conferiscono... no, non aprirò le mie cosce...
Mamuska: (voce uomo) Sei solo una gran troia... ecco quello che sei…
Petronilla: Sì, sono anche la troia delle troie ma le gambe non le aprirò... 
Al che i due, senza farsi dire altro, sono scesi dalla loro automobile sicuri del fatto loro …stavano uno a sinistra e uno a destra mi sollevarono da sotto le braccia e mi portarono in un loro cespuglio. Tirarono fuori le loro zucchine e irrorarono il loro cespuglio con me dentro. Ricordo non era il mio cespuglio. Uno dei due prese una tanica dal bagagliaio della loro automobile.
Mamuska: Perché non sei scappata figlia mia. Per non aprire le cosce...
Petronilla: Uno dei due, quello rimasto mi prendeva a calci in pancia, poi girò intorno al cespuglio e mi prese a calci sulla schiena.
Mamuska: E non ti sei spaccata niente? Come fai ad essere sana e salva?
Petronilla: Ritorna l'altro con la tanica di benzina e inizia ad irrorarmi dalla testa ai piedi. E anche lui mi tira in faccia la tanica vuota.

Petronilla si distende a terra come se ripetesse la scena che sta descrivendo.

Mamuska: Non capisco perché non ti alzi, ti prego alzati. Devi avere la forza. Pensa a tua madre che è qui che ti aspetta...
Petronilla: Io, io, io le gambe non le apro...
Mamuska: Ma che cosa t’importa.
Petronilla: Il più magro dei due, un tipo che aveva dei foruncoli come zolle di terra, tirò fuori un accendino dove sopra c'era disegnata una donnina con un vestito degli anni cinquanta e quando lo piegava la donna diventava nuda… disse: (voce uomo) Devi solo aprire le gambe e noi ti lasceremo stare.
Mamuska: Figlia mia... hai sentito ti lasceranno stare.
Petronilla: Mi girava la testa, respiravo la benzina che era sul corpo.
Mamuska: Apri le gambe, fagli vedere la fica, la fica, questo vogliono, per questo sei in…
Petronilla: (voce uomo) Non hai paura? L'unica troia a non avere paura. (Voce sua) Disse all'amico foruncoloso. Come posso spaventarmi di due italiani di merda, italiani di merda, italiani di merda.
Mamuska: Chi parla molto muore presto...
Petronilla: ...il foruncoloso accese l'accendino con la donnina che stavolta era nuda e il mio corpo con un abbaglio divenne una torcia. Bruciavo, bruciavo e mi contorcevo, bruciavo e mi contorcevo, bruciavo e mi contorcevo… che altro potevo fare… bruciavo e mi contorcevo… un'anguilla uscita dall'acqua ma le mie cosce le serrai a formare un'unica coscia. (Emettendo suoni gutturali) Se, se volete vedere le cosce aperte guardate quelle del vostro accendino... o… di… vostra… madre... 

Mamuska la guarda incredula. Petronilla, muta, continua a contorcersi distesa a terra. Lentamente si ferma. Mamuska ha come un'illuminazione e le si schiarisce il volto fino a rasserenarsi.

Mamuska: L'avevo capito... non poteva accaderti una cosa simile. Non è vero, vero? Non è successa, ti sei inventata tutto. Come il solito non bisogna crederti...
Petronilla: (giocosa) “A me, a lei, oppure a un'altra... son cose che talvolta avvengono più spesso di quanto non si creda...”
Musica


Scena 3

L'orto è completamente abbandonato. Verdura incolta, oramai marcia. Molti attrezzi da lavoro buttati alla rinfusa. In alcuni punti ci sono delle buche. La porta del casottino aperta, da cui esce un fascio di luce che va a finire su un grande letto di ferro battuto. Sopra è distesa Mamuska morente. 

Petronilla: Il letto in mezzo all'orto... il letto in mezzo all'orto. Non ricordo cosa significa, ma qualcosa... ecco, ecco perché ho sentito il desiderio di tornare... (Avvicinandosi a Mamuska) Mamuska, Mamuska. 
Mamuska: Petronilla mia... ma sei tu? Sei tornata... E non sai quante volte ti ho chiamato.
Petronilla: Devo raccontarti cosa mi è successo, questa volta ce l'ho fatta. Ne sono sicura.
Mamuska: Come sono felice di saperlo... (Soddisfatta) Mia figlia Petronilla… mia figlia Petronilla…
Petronilla: Ecco, non proprio adesso che sono andata via... una volta che hai conquistato la possibilità di restare se te ne vai non puoi tornare ma sentivo che mi volevi vedere...
Mamuska: Perché sei tornata, invocavo il tuo nome solo per sentirmi meglio... A me bastava il desiderio di volerti qui con me in questo momento... e il desiderio faceva sì che ti vedessi. Forse non sono nemmeno sicura che sei accanto a me...

Le prende le mani e le porta sul suo volto. 

Petronilla: Certo che sono qui. Non mi vedi non senti la mia voce?
Mamuska: Vedere oramai vedo poco e sentire... sei ancora di colore o sei tu?
Petronilla: Sono io... sono io. Che cosa succede.
Mamuska: Sento che sto… sento che sto… 
Petronilla: Non parlare così, vedrai che adesso staremo assieme per un po' e io ti darò tutta la forza per ricominciare e poi tornerò in Italia e poi ci potremo rincontrare... e poi ti racconterò...
Mamuska: Il mortaio puoi lavarlo quanto vuoi sa sempre d'aglio... 
Petronilla: Questa volta sono entrata prendendo semplicemente il treno.
Nessuno mi ha riconosciuta, mi sono mischiata a un gruppo di ragazzi che avevano decine e decine di cani al seguito. A quelli nessuno li controllava. 
Mamuska: Figurati i pidocchi...
Petronilla: Mai avuti, nemmeno i cani. Mi sono vestita come vestono loro, di nero e con bottoncini di metallo sparsi per tutto il corpo, me ne sono messa uno sulla lingua. (Glielo fa vedere)
Mamuska: Perché facevate questo.
Petronilla: Per far parte del loro gruppo bisognava appartenere al loro gruppo.
Mamuska: Ma tu non sei mai stata del loro gruppo.
Petronilla: Ho avuto l'impressione che uno del loro gruppo si fosse innamorato di me. E' per questo che sono rimasta con loro per alcuni giorni.
Mamuska: Pensavi a un matrimonio...
Petronilla: Dormivamo tutti assieme, cani, donne, uomini, uno sopra l'altro, e tutti avevamo piacere di quell'ammucchiata.
Mamuska: Ti sei ammucchiata con i cani. 
Petronilla: Ma no, Mamuska, ti sto parlando di un'appartenenza. Ecco è stato lì che ho compreso cosa significa l'appartenenza e mi è servito per vivere ciò che ho vissuto successivamente, ma questo te lo dirò dopo...
Mamuska: E cosa facevate per vivere?
Petronilla: Chiedevamo soldi per strada e le persone ce li davano, perché per noi era come un lavoro e le persone sapevano che era il nostro lavoro, mantenere noi e i nostri cani. Sai quanto costa mantenere un cane?..
Mamuska: Ma i cani non si mantengono. Quando mai è successo, non capisco...
Petronilla: Il capo del gruppo mi disse che se volevo fidanzarmi con uno di loro dovevo decidere se appartenere definitivamente a loro. Avevo la possibilità di possedere anche due cani. Camminavamo per strada e i cani andavano avanti, tutti uniti a volte si mettevano a incudine, con il capo davanti e poi a scalare fino ai cani più grossi. Di solito il capo branco, tu non ci crederai, era un canetto piccolissimo. Era l'apri pista del gruppo. Aveva la vista più acuta di tutti. E dietro a tutti i cani arrivavamo noi. Prima le donne più anziane, poi le più giovani, poi gli uomini e anche lì in quel gruppo gli uomini bevono molto, come qui...
Mamuska: Petronilla mi parlavi di essere riuscita...
Petronilla: E così è stato... una notte ci riunimmo tutti intorno a un fuoco e i nostri cani accanto al rispettivo padrone... bevemmo e bevemmo, ci ubriacammo e ubriacammo, ridemmo e ridemmo, litigammo e litigammo, infilammo e infilammo, dormimmo e dormimmo e in mezzo alla notte quando anche i cani oramai erano nei sogni più lontani il capo di tutti svegliò ognuno di noi, lasciando dormire i cani. E mi dissero: Petronilla... vuoi diventare come noi? e io risposi: non sono già dei vostri? E il capo rispose...
Mamuska: (voce capo) Ma devi avere quello che abbiamo tutti noi per essere veramente dei nostri. Come farai ad appartenere altrimenti... devi averla come ognuno di noi ha deciso di averla. 
Petronilla: Va bene, sono d'accordo dissi un po' spaventata.
Mamuska: (voce capo) Ho l'impressione che non hai compreso, giusto?
Petronilla: Giusto, forse non ho compreso.
Mamuska: (voce capo) Allora dillo di non comprendere, è bene essere chiari tra di noi, l'appartenenza c'è solo nella chiarezza.
Petronilla: Allora il capo che era pieno di orecchini e bottoncini a coprire quasi tutto il cranio che aveva nudo si abbassò i pantaloni e tutti gli altri si abbassarono i pantaloni a seguirlo… dietro, ognuno di loro, avevano una vera e propria coda che gli partiva dall'osso sacro fino ad arrivare quasi a terra.
Mamuska: Se sei convinta di essere dei nostri anche tu dovrai diventare dei nostri. Ci sei?
Petronilla: Ci sono, ci sono. Per me non capisce disse la ragazza più magra del gruppo a cui non sono mai stata molto simpatica, la quale aveva una codina fina come quella di una lucertola. Sì, ho capito, dissi guardando l'uomo con cui dovevo fidanzarmi, con una coda spelacchiata che non mi piaceva, sperando che nella sua espressione ci fosse un consiglio, ma non arrivò. Aspettai che ci riaddormentammo e riaddormentammo tutti e al mattino presto lasciai i miei vestiti accanto ai loro. 
Mamuska: Ma allora non hai conquistato un posto.
Petronilla: Sì, l'ho conquistato perché questa esperienza mi è servita a quello che adesso ti racconterò... (Pausa) Sono riuscita a raggiungere una giusta consapevolezza. La consapevolezza di non essere consapevole. Sono riuscita a vivere meglio sai. Non essere consapevole di cosa è positivo e di cosa è negativo, fa sì che non me la prenda per le cattiverie degli altri, le accetto, perché in questi anni me ne hanno fatte di cattiverie.
Mamuska: Evidentemente ho fatto una figlia stupida.
Petronilla: Questo non significa che sia stupida. Non essere consapevole delle mie mutande significa che sono molto comode.
Mamuska: O che non le porti.
Petronilla: Certo che le porto. Non essere consapevole del tempo, di che ore sono, significa che sono in pace con me stessa e non ho disagi.
Mamuska; Significa che non fai nulla tutto il giorno, tranne che quando sei qui, zappi la terra quando te lo ricordi, parli con tua madre e... chi parla molto muore presto... e quando sei in Italia...
Petronilla: …no, significa che non sono a disagio, non ho problemi e non ho la consapevolezza di stare bene.
Mamuska: Su questo ne sono sicura. Fortuna che avevi detto che adesso è stato diverso dalle altre volte.
Petronilla: Significa che posso farcela, in qualsiasi posto mi trovi. Questa volta ti avrei spedito un biglietto aereo.
Mamuska: Io? In aereo, non l'ho mai preso, mi sarebbe piaciuto.
Petronilla: E forse non lo prenderai, ma ho avuto la percezione che questa volta lo potevi prendere.
Mamuska: Un aereo tutto per me.
Petronilla: Ma ci sarebbero stati altri passeggeri, non saresti stata sola... 
Non è successo e sono dovuta tornare perché ho sentito che avevi bisogno di vedermi.
Mamuska: Sarebbe stato bello ti avrei visto nella tua Italia.
Petronilla: Sarebbe stata una buona occasione. Questa volta laggiù, in Italia, ci siamo incontrati tutti...
Mamuska: Tutti chi?
Petronilla: Tutti noi... tutti quelli che abbiamo deciso di arrivare in Italia. Tutti i continenti... e c'era perfino qualcuno del nostro paese.
Mamuska: C'erano altri dei nostri?
Petronilla: ... non solo, russi, lituani, estoni, polacchi, rumeni, bulgari...
Mamuska: ... ungheresi, cechi, slavi, macedoni, curdi i nostri...
Petronilla: ... tunisini, marocchini, algerini, egiziani, nigeriani, somali...
Mamuska: ... sudanesi, kenioti, camenurensi, etiopici, i nostri...
Petronilla: ... delle tribù dei bantù, luba, lunda, kuba, kango, mango...
Mamuska: ... angolani, zairesi, tanzaniani, i nostri...
Petronilla: ... iraniani, iracheni, turchi, yemeniti...
Mamuska: ... filippini, malesi, vietnamiti, i nostri...
Petronilla: ... cinesi, coreani, indiani, pakistani...
Mamuska: ... afgani, i nostri...
Petronilla: ... colombiani, peruviani, boliviani...
Mamuska: ... i nostri...
Petronilla: Dei nostri c'ero io e un altro che alla fine scoprimmo che non era dei nostri...
Mamuska: Avevi detto che era dei nostri.
Petronilla: E' stato un errore, lui aveva detto che era dei nostri, ma si è scoperto che non lo era.
Mamuska: Speravo che lo fosse... insomma che tu non sei l'unica.
Petronilla: Dei nostri ero l'unica... non ti fissare su un fatto non vero... quello che ti sto raccontando invece è verità, tutti eravamo tutti insieme, i rappresentanti di ogni paese.
Ci riunimmo in un grande slargo, nella città di Roma, vicino allo stadio. In un piazzale perfettamente tondo. Intorno a noi migliaia di poliziotti e carabinierini.
Mamuska: Che cosa volevano?
Petronilla: Loro sempre ci sono. Nessuno sapeva che cosa stesse esattamente accadendo. Eravamo pronti e tutti ci riunimmo in cerchi concentrici a formare una lunga spirale. Come se una linea partisse dal centro e girando su se stessa raggiungesse l'esterno del cerchio. Tutte le lingue fuori dalla bocca, si mischiavano, si incontravano, si sfioravano, si toccavano, si legavano, si trovavano, si infuocavano. Tutte le lingue diverse... tutte quelle che cercavano di farsi comprendere... ci siamo detti tutto, tutto fuori, è il caso di dirlo, tutto fuori dai denti, solamente con le lingue... Adesso, adesso basta...
Mamuska: ...basta, adesso basta...
Petronilla: Nessuno può fare del male perché la nostra lingua è diversa dalle altre...
Mamuska: ...e poi?..
Petronilla: ...e poi?.. è stato unico, migliaia di lingue che roteavano nell'aria in cerchio, dentro e fuori, ai lati a dire la stessa cosa... basta... perché tutte queste lingue possono fare una sola lingua...
Mamuska: ...una lingua?..
Petronilla: (grave) Una lingua...
Mamuska: ...e con questo?..
Petronilla: (grave) Quando tanti uomini e donne formano una lingua non c'è più paura. Perché una lingua sola comprende mille lingue, e una lingua sola comprende tutte le lingue, e una lingua sola fa capire le lingue...
Mamuska: ... è stato importante...
Petronilla: Altro che… nel finale, quando tutte le lingue oramai erano riuscite a parlarsi, a toccarsi, a plasmarsi è finalmente uscita l'unica lingua, pronta a sostituirsi a tutte le lingue... L'unica, l'unica, impareggiabile lingua era la mia...
Mamuska: Tu? Tu sei stata scelta?
Petronilla: Io! Sono io! Io, io per la prima volta, io sono stata io...
Mamuska: Figlia mia, e perché non me lo hai detto prima...
Petronilla: Io! Io dovrò guidare tutte le lingue in Italia, dicevano.
Mamuska: Quanto sono contenta. (Mamuska piange) Mia figlia scelta tra tutte le lingue del mondo.
Petronilla: Io! Io dovrò far valere i nostri diritti della mia e di tutte le altre lingue.
Mamuska: Mi hai fatto felice figlia mia...
Petronilla: Anche se a un certo punto siamo dovuti tutti scappare e per questo eccomi di nuovo qui?
Mamuska: Come? Non capisco.
Petronilla: (mima tutta la scena) In un angolo dove era sistemata la polizia e i carabinierini c'era un gruppo di uomini messi a cerchio come tutti noi. Guardavano e confabulavano tra loro. Indicavano e commentavano quello che stavamo facendo. (Uomo del gruppo) Quelli al centro. Dobbiamo arrivare a quelli al centro... disse uno del gruppo e un altro gli rispose...
Mamuska: (secondo uomo del gruppo) Dobbiamo fermarli prima che diventino una sola lingua...
Petronilla: (uomo del gruppo) Mi avvicino con i miei uomini e li rompiamo, gli dobbiamo piegare le gambe così cadono in terra e non si rialzano più...
Mamuska: (secondo uomo del gruppo) Noi gli diamo un colpo secco al volto con i guanti di ferro e gli spacchiamo le lingue...
Petronilla: (uomo del gruppo) Allora carica...
Mamuska: (secondo uomo del gruppo) Ragazzi carica, massacriamoli.

Le due cominciano a picchiare pugni nell'aria a più non posso. Agitano le braccia mulinandole, si picchiano tra loro fino a cadere sfinite sul letto.

Petronilla: E mentre combattevo e resistevo, difesa da tutti, sentii nella mente il suono della tua voce che volevi incontrarmi...
Mamuska: (con voce lontana e ironica) Petronilla, Petronilla… devo vederti ancora una volta...
Petronilla: Mi sono voltata e mi hanno presa... mi hanno trasportata in una prigione, mi hanno spogliata, mi hanno palpeggiata, mi hanno penetrata, mi hanno interrogata, mi hanno fatto tirare fuori la lingua e mi hanno ammutolita.
Mamuska: Nella bocca chiusa non entrano mosche... Addio Petronilla... adesso devo proprio andare, non resisto.
Petronilla: No, Mamuska... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... a chi trasferirò dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... a chi...
Mamuska: Non trattenermi. Adesso sono felice che sei stata l'unica lingua tra tutte, tu Petronilla, d'ora in poi potrai essere felice... 
(soddisfatta) Mia figlia Petronilla… mia figlia Petronilla.
Petronilla: Forse lo potrò dire a mio marito, quando lo troverò, e stai sicura che lo troverò questa volta... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero... c'è sempre qualcuno che desidera che dio lo liberi da chi ha un solo pensiero ma quando questo avviene si chiede a dio perché lo ha fatto, perché ha voluto essere vendicativo. E si diventa degli assassini... o siamo degli assassini sin dalla nascita, da quando veniamo al mondo e lo diventiamo di chi ci ha procreato... dio ci liberi da chi ha un solo pensiero e noi abbiamo un solo pensiero... Rispondi Mamuska, non serrare gli occhi a quel modo... rispondi.. tu non puoi morire né in pace né in guerra... a chi racconterò i miei viaggi in Italia... chi mi aspetterà arrabbiata perché non torno più... chi interpreterà gli altri... chi mi dirà se la mia verdura è coltivata bene, chi mi dirà chi parla molto muore presto...
Guarda guarda guarda… (comincia a zappettare) zappo zappo zappo la vigna e la zappo per me; zappando e zappando levo la gramigna per darla alle somare come te. 

Petronilla poggia la testa della madre sul letto. Prende un grande telone di cellophane e copre tutta la scena, l'orto, il casottino. Si toglie i vestiti che ha addosso e sotto indossa un tailleur piuttosto elegante.

Petronilla: Chiudo a chiave il casottino, tolgo tutte le verdure e lascio la terra spoglia, copro l'orto con un cellophane e decido di partire di nuovo. Questa volta ho i soldi per l'aereo, faccio il biglietto al check-in, non mi chiedono il passaporto, salgo su un aereo e decollo. L'hostess mi domanda cosa bevo. 
Un bicchiere d'acqua minerale naturale, grazie. Leggo un libro in italiano di uno scrittore famoso. Atterro dopo due ore in Italia. Non mi chiedono nulla alla dogana. Ho una piccola valigia, dove ho dentro due vestitini che si fanno piccolini e altre due o tre cose leggerissime. Indosso un vestito discreto, un tailleur, un profumo che fa girare gli uomini, anche se resto piacente ma noto che qualcosa in più le persone vedono in me. Entro in un caffé dell'aeroporto e ordino un caffé, non l'avevo mai fatto prima. Lo sorseggio piano piano, guardandomi intorno, proprio come fanno le italiane. Lascio la mancia al ragazzo del caffé. Esco e lascio dietro di me una scia di piacere e sicurezza. Conosce il fatto suo. Molti nelle loro teste commentano. E appena svolto l'angolo del caffé mi fermo. Non vado più avanti perché mi viene impedito da un uomo che si materializza davanti a me e si ferma nello stesso modo. Rimaniamo fermi l'uno di fronte all'altra a guardarci per lungo tempo. Sembra che ci siamo dati un appuntamento e non ricordiamo chi siamo?.. gli dissi e l'uomo, della mia età, anche lui vestito in modo discreto ma elegante mi risponde con un sorriso. Non voglio dilungarmi sull'incontro, ma questo è bastato per diventare una famiglia molto unita e avere due figli, un maschio e una femmina come si conviene. La nostra casa è piena di libri, di musica e di accoglienza. I nostri figli sono quasi adolescenti e oltre ad aver frequentato scuole importanti sanno alla perfezione due lingue in più. Una sera, io e mio marito, torniamo dal cinema, avevamo visto uno di quei film che ti lasciano il ricordo per diversi giorni. Entriamo dentro casa e paghiamo la baby sitter che non vuole essere pagata dell'ora in più che ha fatto, io insisto, lei insiste. Ci salutiamo con un sorriso di comprensione reciproca. 
Io e mio marito sediamo al buio nel nostro salotto, con i nostri libri, gli oggetti raccolti negli anni, nei nostri viaggi, nei regali che ci siamo fatti e in quelli che ci hanno fatto i nostri amici. 
Li hai baciati mentre dormivano? chiedo a mio marito. Perché? mi risponde. Perché mia madre mi diceva che i figli si baciano sempre mentre dormono... 
Come ti è sembrato il film questa sera. Bello, cos'altro dire, mi risponde... Solamente bello? I barbari che entrano nelle nostre case e ci hanno raggiunto. I personaggi del film che difendono quello che di bello c'è nell'occidente perché presto non ci sarà più, ma oramai finirà anche questo perché per la teoria della distribuzione adesso tocca a loro, gli dico tutto di un fiato e lui mi risponde: non pensavo che ti avesse colpito in questo modo, dopo tutto è un film... E gli ribatto, non è vero, è un film e al contempo è una verità... Insomma adesso io non sono più un barbaro, sono talmente uguale a te, la mia vita è cambiata completamente, ma si può cambiare a questo mondo prendendo tutto da voi. E' come se non riuscissi a credere che ho avuto un'altra vita, continuo a dirgli e lui mi risponde. Ma così è stato. 
Sì, così è stato. Ma è come se non fossi io questa persona, quella che ha tentato tutto pur di ottenere questo... questo che ora viviamo io e te... E lui mi dice: hai paura che non sia vero? 
No, no, è vero adesso è vero... tutto vero. E lui mi rassicura: ma allora ci sono io, e sarò sempre vicino a te... E gli dico: Lo so, non ho paura che mi lasci, non ho paura di nessuna fine, anche se domani dovesse finire... E lui continua a rassicurarmi: ma non finirà perché hai questi pensieri, ce li hai per il film... E gli dico: ho questi pensieri perché tutto è cambiato, tutto si è trasformato, abbiamo lottato per ottenere questo, essere uguali a te, essere uguali a voi, credere che la nostra salvezza fosse arrivare qui... E chi ce l'ha fatta adesso è voi... anche se forse è bene rimanere un po' noi. E quanti si sono sacrificati perché io riuscissi a essere questo che amo, amo essere così, ma quanti lo volevano e non ci sono riusciti. E lui dice: Perché questi sensi di colpa. Se non fossi riuscita te... l'interrompo: ...ci sarebbe stato qualcuno al posto mio, perché ognuno ha un posto a questo mondo. Ma se fosse così ognuno dovrebbe essere libero di essere lasciato al proprio posto e quando decide di andare, non è per necessità, allora decide di andare. Ma ci siamo tutti mossi dal nostro paese perché non ci hanno lasciato vivere nel nostro paese, quello che ci spettava per diritto di nascita. E lui preoccupato mi dice: Che cosa vuoi dire? che siamo venuti a chiamarvi. E gli dico: Sì, siete venuti a chiamarci... Esco dalla porta di casa. Attraverso al contrario il mare e anche questa volta nessuno mi ferma, mi arrampico sul Tirinto ghiacciato e torno dopo giorni nel mio orto. 

Scopre il cellophane.

Petronilla: Provo a ricordarmi come mi insegnò il fratello di Petrosky, l’illusionista-realista. Mi concentro, chiudo gli occhi, penso a Mamuska, a Petrosky a tutte le persone che ho conosciuto in questi anni, penso al mio orto e sparisco.

Buio.

FINE