STORIA DI UN PORNOGRAFO
Monologo di
GIOVANNI SPAGNOLI
(Stanza di lavoro di Mario Rossi. Indispensabili una macchina da scrivere
vecchio modello, un telefono, un cestino della carta straccia. Quando si apre il
sipario Mario è al telefono)
MARIO - … Se n’è andata, mi ha lasciato…Angela, si, Angela…Dopo dodici anni di
matrimonio… Ci siamo sposati nel cinquantacinque…Certo che ti ricordi, eri il
mio testimone… Che ne so? Sono andato a Milano…Per affari, si, per affari! Sono
stato via due giorni e quando sono rientrato… Ma che razza di domande fai? Sono
tornato stamattina, verso le undici… Non c’era più… Antonio, non può essere
andata da sua madre, sua madre è morta tre anni fa…non ha né sorelle, né
fratelli. E’ figlia unica…. Se n’è andata…Ho trovato un biglietto dentro il
frigorifero, sotto una bottiglia di birra… (Legge il biglietto) Me ne vado per
sempre. Se mi cerchi e mi trovi, ti spacco la testa a martellate… A martellate,
a martellate…La dolce, cara Angi. Chi poteva immaginare che covasse istinti
omicidi?... Ma certo che siamo…eravamo una coppia felice… Le solite
incomprensioni, piccoli screzi, come tutti, ma nulla che lasciasse presagire un
terremoto. Non le ho fatto nulla, giuro su Dio che non le ho fatto nulla. Sono
mesi che non vado con altre donne…Che ne so?...No, niente polizia. Se i
poliziotti vedono il biglietto che mi ha scritto, non pensi che mi ridano in
faccia?... Per il momento aspetterò che si faccia viva lei…No, grazie, scusa,
magari fra qualche giorno, ora ho molto da fare…E poi, sinceramente, non
prendertela, non ho voglia di vedere nessuno… Va bene, ti chiamo io…Ciao. (Posa
il ricevitore, beve un sorso di birra, accende una sigaretta, cammina su e giù
per la stanza. Squilla il telefono, risponde, speranzoso) Pronto!
VOCE AL TELEFONO – (forte, autoritaria) Mario Rossi!
MARIO – Si, commendatore.
VOCE – A che punto siamo?
MARIO – Sto lavorando.
VOCE – Che significa sto lavorando? Voglio sapere a che punto sei.
MARIO – Mi sta controllando, commendatore?
VOCE – Non dire stupidaggini. Domani scade il termine. Sei pronto per
consegnarmi quel maledetto libro?
MARIO – Temo di no, commendatore. Mia moglie mi ha lasciato.
VOCE – E questa per te sarebbe una buona ragione per non consegnarmi il libro?
MARIO – No, commendatore. E’ che…avrei bisogno ancora di qualche giorno.
VOCE – Questo è il terzo mese consecutivo che sei in ritardo. Ti rendi conto?
MARIO – Mi basterebbero quattro o cinque giorni. La prego, commendatore.
VOCE – Se fra quattro giorni non mi consegnerai il libro, te la vedrai con i
miei legali. Sai cosa significa?
MARIO – Conosco i loro metodi.
VOCE – Ti scuoieranno e con la tua pelle faranno uno zerbino per la porta del
mio ufficio.
MARIO – Ce la farò, commendatore.
VOCE – Che titolo hai pensato per questo libro?
MARIO – Lussuria al circo.
VOCE – Non mi piace, cambialo.
MARIO – Le andrebbe Sesso nel carrozzone?
VOCE – Fa schifo. Trovane un altro.
MARIO – Si, commendatore. (Si sente il clic del telefono che viene chiuso. Mario
posa il telefono. Torna al tavolo di lavoro, inserisce un foglio nella macchina
da scrivere, si concentra brevemente, batte qualche riga. Ma ciò che scrive non
lo soddisfa, toglie il foglio, lo appallottola e lo getta lontano da sé.
Inserisce un altro foglio) Ma che scrivo, che scrivo? Tutte le volte che quel
vampiro mi telefona, i miei neuroni vanno in catalessi per un quarto d’ora
almeno. Antonio me l’aveva detto: “Non potrai certo continuare tutta la vita a
scrivere queste porcherie”. Bravo lui, che adesso è sulla cresta dell’onda! Ma
io?... (Al pubblico) Sapete quante ne ho scritte di queste porcherie? Diciotto
in un anno e mezzo. Diciotto romanzi pornografici! Una piccola biblioteca di
schifezze. A questo punto sarei pronto per la neurodeliri, vedo sesso ovunque.
Come Freud, anch’io vedo in ogni buco i genitali femminili e in tutti gli
oggetti a punta gli organi maschili. La differenza fra me e Freud è che io, pur
vedendoli separatamente, devo immaginarmi la loro continua congiunzione in una
eterna copula. Quando Antonio venne a trovarmi, giusto diciotto mesi fa, e mi
offrì dodici milioni l’anno per un lavoro facile facile, per poco non caddi
dalla sedia. Allora lavoravo in banca per poco più della metà di quella cifra.
Ricordo che pensai subito “Dove starà la fregatura?” Nessuno, sano di mente, va
in giro a offrire dodici milioni l’anno per un lavoro facile facile. Oltre tutto
era venuto accompagnato da Stella Maris, quella biondona tutta curve che fa la
pubblicità in televisione di quel deodorante spray, della cui bomboletta lei
sembra così desiderosa di impadronirsi per ficcarsela da qualche parte, che
molte mogli devono alle sue apparizioni televisive i momentanei risvegli
sessuali dei loro mariti. Dov’ero rimasto? Ah, si, stavamo parlando di soldi.
Antonio mi disse che la casa editrice per cui aveva lavorato fino a qualche mese
prima, mi avrebbe pagato un milione di lire per ogni libro pornografico che
avessi scritto. Quel lavoro, lui l’aveva fatto per tre anni ed ora aveva fatto
il grande salto: aveva scritto un romanzo giallo che aveva avuto successo, fra
l’altro pare ne vogliano fare una serie televisiva, e il suo nuovo editore gli
ha fatto un contratto favoloso per altri romanzi dello stesso genere. “Tu”, mi
disse, “puoi fare altrettanto. Scrivi porcherie per qualche anno e poi fai il
grande salto. Devi soltanto impegnarti a scrivere un libro al mese”. Solo un
libro al mese! E che ci vuole? Intendiamoci, io sono scrittore come sono
astronauta. Antonio ed io abbiamo fatto il liceo insieme e tutti e due, a quei
tempi, sognavamo di diventare scrittori. Poi la vita, sapete com’è, ci aveva
portati su strade diverse. Lui continuò a scrivere, mentre io mi sposai e mi
impiegai in banca. Ora era lì, seduto davanti a me, con quella biondona che
accavallava le gambe, lasciando vedere quel bianco latte che inizia dove
finiscono le calze, e mi parlava di denaro. Certo che con dodici milioni l’anno
la mia vita sarebbe cambiata da così a così. Qualche anno di porcherie e poi,
come aveva fatto lui, il grande salto. Lui parlava di denaro, io guardavo le
gambe di Stella Maris e pensavo alla decapotabile verde pistacchio che aveva
parcheggiato davanti a casa mia. Dodici milioni l’anno, per me avrebbero
significato che, tolte le spese, avrei potuto risparmiarne cinque o sei, pur
facendo la bella vita. Io e Angela avremmo potuto toglierci un sacco di
soddisfazioni, lunghi viaggi intorno al mondo, cambiare casa, macchina,
abitudini…E dopo qualche anno, dare un calcio alla pornografia e mettermi a
scrivere romanzi veri da presentare nelle librerie, senza dovermi vergognare.
Già mi vedevo seduto dietro un tavolo con davanti pile di libri da firmare,
mentre la gente faceva la fila per vedermi e stringermi la mano. Non era una
bella idea? Dovete ammettere che era un’idea formidabile. Questo diciotto mesi
fa…. che a me sembrano diciotto secoli. Oggi, a conti fatti, sapete cos’ho? Non
solo non ho sei milioni, ma nemmeno seicentomila lire. Ho questa casa, tutta
pagata d’accordo, una macchina che sembra un transatlantico con tutti gli
optional immaginabili, un sacco di mobili, di libri, di dischi, di vestiti e
altre cose del genere. Sono ingrassato di dieci centimetri e sul mio conto
corrente ci sono duecentodiecimila lire. Questo è tutto quello che ho, dopo aver
scritto diciotto romanzi pornografici a un milione l’uno. Dove vadano a finire i
miei soldi, giuro su Dio che non lo so. Il denaro tratta il mio portafogli come
una toilette dell’autostrada: quando ci entra non vede l’ora di uscire. Ora,
comunque, ci sono dentro fino al collo. La fregatura stava proprio in quella
clausola-capestro di un libro al mese, con su una penale astronomica in caso di
mancata consegna. Sul momento, quella clausola non la presi nemmeno in
considerazione, davanti ai miei occhi c’erano le cosce bianco latte di Stella
Maris e dentro il mio cervello s’incrociavano interferenze luminose: dieci
milioni, cento milioni!...Una miscela esplosiva che mi faceva lo stesso effetto
di una buona sniffata di cocaina. Non pensai nemmeno di leggerlo attentamente
quel contratto, lo avrei firmato anche se dall’altra parte ci fosse stato
Mefistofele sogghignante per avermi fregato l’anima. La verità è che non mi
rendevo conto che stavo per caricarmi sulle spalle un peso troppo gravoso per le
mie possibilità.
Provate voi a scrivere un libro al mese su gente che si salta addosso
continuamente, come se al mondo non esistesse altro che il sesso. Si, perché,
sapete, si tratta di quei libri che i ragazzi vanno a leggere nei bagni delle
scuole e quando escono hanno le occhiaie violacee e il sorriso languido. In
realtà, una debole obiezione la avanzai. “Guarda Antonio”, gli dissi, “che
sull’argomento so poco o nulla, quello che sanno tutti, immagino. Non ho nemmeno
letto il Kamasutra”. Sapete cosa mi rispose il mio caro amico Antonio? Mi
scodellò una di quelle frasi che andrebbero incise sul marmo per essere di
insegnamento ai posteri. “Chiunque sappia scrivere una lettera senza errori, è
in grado di scrivere un romanzo pornografico”. Semplice, no? Poi mi spiegò come
avrei potuto fare, utilizzando alcuni schemi, diciamo così, di base. E’ la cosa
più simile alla carpenteria che si possa immaginare. Su uno schema di base vanno
assemblati capitoli a incastro, una specie di puzzle, un mosaico fatto di
pietruzze intercambiabili. Ora vi rivelo la formula per scrivere romanzi
erotici, nel caso che qualcuno di voi… insomma, ci siamo capito, no? Dunque, per
semplificare le cose, vi illustrerò quattro racconti erotici di base, così come
me li illustrò Antonio, che numereremo dall’uno al quattro.
Racconto numero uno. Un ragazzo vive in una cittadina ma vuol conoscere il
mondo. Dice addio alla sua ragazza, trattenendosi con lei, nel suo letto
ovviamente, fino all’alba e poi se ne va nella grande città. Nella grande città
trova un lavoro e conosce un sacco di gente, per lo più donne e se le fa tutte.
Situazione tipo: mentre va in città fa l’autostop e viene preso su da una donna
sposata, annoiata ma bella, su una macchina scoperta. La donna ferma la macchina
in aperta compagna e lì, al riparo di un muretto fanno l’amore. Poi si fermano
in un motel… insomma, prima di farli arrivare nella grande città, potete farli
fermare quante volte volete cambiando scenario e posizioni. In città, il ragazzo
trova lavoro ai mercati generali e conosce una ninfomane, con tutto quel che
segue. Poi il ragazzo va a un appuntamento con la sua nuova ragazza e invece
della sua ragazza, chi trova? La ninfomane di cui sopra, che è la compagna di
stanza della sua ragazza. Alla fine di tutte queste schifezze il ragazzo può
fare una di queste tre cose. Può ritornare nella sua cittadina dalla sua
ragazza. Può sposare una ragazza di città, oppure sposare una prostituta della
quale si innamora dopo che lei gli ha raccontato le sue disavventure. Non
importa quale delle tra cose scegliete, ognuna delle quali darà a tutto questo
schifo quel significato di redenzione sociale che impedirà alla censura di
sequestrare il libro.
Racconto numero due. Come il racconto numero uno, però qui la protagonista è una
ragazza. Lascia la sua cittadina, dopo essersi fatta deflorare dal suo ragazzo
durante una notte di amore rovente, e parte per la città. Abbondare coi dettagli
della notte rovente. Varie avventure stradali dentro la macchina di un divo dei
fotoromanzi che l’ha presa su e poi la grande città. E qui c’è un’altra
variante: mentre il ragazzo trova una ninfomane, la ragazza ha come compagna di
stanza una lesbica. Il motivo per cui la ragazza si dà ai piaceri della carne
con la sua compagna di stanza è che tutte le mattine, prima di cominciare il
lavoro, il suo principale la violenta nel suo bagno privato. Arricchite la
storia con qualche fronzolo e atri dettagli e avrete il libro. L’importante è
che ci sia almeno una scena di sesso in ogni capitolo.
Racconto numero tre. Nel primo capitolo mettiamo Giorgio che se la fa con Maria.
Nel secondo capitolo Maria se la fa con Andrea. Nel terzo capitolo Andrea se la
fa con Sabrina. E via di questo passo. Nel capitolo finale potete mettere a
letto, a scelta, sia l’ultimo personaggio con il primo, oppure l’ultimo
personaggio decide di stare con il penultimo, concludendo così questa squallida
catena di sessualità insensata. Vanno bene entrambe le soluzioni.
Racconto numero quattro. Qui abbiamo un marito annoiato e una moglie annoiata.
In ciascun capitolo si alterneranno come protagonisti. Li osserveremo mentre si
annoiano sessualmente fra loro e li vedremo un po’ meno sessuoannoiati con altri
personaggi. Se il noioso è uno solo, il marito, o, più spesso la moglie, potremo
terminare con il noioso che trova il tipo che si merita, oppure il bravo
ragazzo, o ragazza, si trova un ragazzo, o ragazza migliore del suo partner
iniziale. Se invece li presentiamo entrambi confusi e inguaiati, ma
profondamente simpatici, alla fine ritorneranno insieme. Come potete vedere in
entrambi i casi la storia ha un alto significato sociale di redenzione.
Naturalmente si possono scrivere altri mille romanzi erotici, dipende dalla
fantasia che uno ha. Io ne ho scritto alcuni ambientati nelle università, che
sono sostanzialmente varianti delle storie numero uno e nume3ro due. Comunque
queste sono le quattro ipotesi di romanzo pornografico che Antonio mi illustrò,
mentre io continuavo a fantasticare sulle cosce di Stella Maris. E, chissà
perché, mi sarebbe piaciuto sapere se lei fosse contenta delle prestazioni
sessuali di lui. In campo sessuale nulla è più appagante di un vostro successo,
dell’insuccesso del vostro migliore amico, credetemi sulla parola.
Ma non ho ancora finito con la formula dei romanzi erotici. Il vostro libro ha a
che fare con una delle quattro storie di cui sopra? Bene, cominciamo la stesura.
Prima di tutto ricordiamoci che deve essere lungo cinquantamila parole, che è il
modo più facile per suddividerlo in dieci capitoli di cinquemila parole ciascuno
e con almeno una scena sessuale in ogni capitolo. Questo significa che in ogni
libro sono descritte eufemisticamente almeno dieci scene di sesso. Generalmente
si tratta di sesso mordi e fuggi, usa e getta, insomma una botta e via tra un
uomo e una donna, ma qualche volta l’atto finale deve essere preceduto da un
sacco di giochino preliminari, altrimenti va perduto l’effetto del finale. Tutto
questo ambaradan significa che fino ad oggi ho descritto come minimo centottanta
scene di sesso. Ci pensate? Centottanta scene di sesso più o meno sfrenato,
mettendo insieme le persone più disparate: nani superdotati con giocatrici di
basket, sollevatori di pesi con ragazze anoressiche, giovincelli quasi implumi
con vecchie carampane voraci, anche una zoofila con un cane. Zoofila, si
zoofila, come si dice fosse anche la Granduchessa di Parma Maria Luisa…Quelle
persone che provano piacere con animali: pastori con le pecore, signore del jet
set con alani in calore…Pare che la Granduchessa Maria Luisa se la facesse con
il suo cavallo preferito. Un vero stallone!
Sto di nuovo perdendo il filo. Dunque, dieci capitoli, cinquemila parole e
almeno una scena di sesso ogni capitolo. Una volta che abbiate stabilito quale
delle quattro storie di base intendete servirvi e quindi il o la protagonista da
mandare a letto con cinquemila parole, troverete facilmente anche i dettagli da
servire come contorno per la pietanza. Allora dite a voi stessi, siamo arrivati
al quinto capitolo, che è scritto secondo il punto di vista di Marta, perché i
suoi capitoli sono alternati a quelli di Giovanni. Ci sono personaggi già
descritti nel primi quattro capitoli con cui Marta potrebbe andare a letto nel
quinto capitolo? No? Bene. Allora proviamo a immaginare che Marta vada in un
bar, si guardi attorno, beva qualcosa e cominci a raccontare i suoi guai al
barista. Poi il bar chiude e il barista dice…qualsiasi cosa che li metta in
condizione di andare a fare l’amore dietro i cassonetti della spazzatura. Non
scoraggiatevi mai, in u libro pornografico l’amore si può fare dappertutto.
Anzi, meglio se glielo fate fare in posti assolutamente impensabili.
Quindi, ricapitolando, data la formula e la capacità di scrivere correttamente
una lettera, anche voi potreste guadagnarvi da vivere scrivendo romanzi
pornografici.
Attenzione ai termini, però. In due o tre pagine di descrizioni sessuali avrete
bisogno di tutti i sinonimi e gli eufemismi possibili. David Herbert Lawrence,
Henry Miller, Anais Nin e tutti gli altri scrittori affermati possono chiamare
pane il pane e vino il vino, ma noi, sconosciuti autori di pornolibri per dire
le stesse cose dobbiamo usare giri di parole, doppi sensi, sperando che il
pubblico capisca i sottintesi. Parlando di lei diremo “Il centro vitale del suo
essere”, parlando di lui diremo “Il suo organo impollinatore”. Che vergogna!
Avanti di questo passo arriveremo a definire la masturbazione “Una bassa manovra
della destra economica”. Ditemi voi com’è possibile divertirsi scrivendo simili
stupidaggini, ancorché pagate bene.
Ho quattro giorni di tempo per non finire scuoiato dai legali di quel vampiro
del mio editore e sto qui a perdermi in chiacchiere con voi.(Si mette alla
macchina da scrivere e per un po’ batte sui tasti) Lei faceva un numero in un
circo finché il suo pony non si spezzò una gamba… E poi? E’ più di un anno che
voglio usare questa frase come incipit di un romanzo erotico, ma non sono mai
riuscito a scrivere il seguito, così non l’ho nemmeno mai scritta a macchina.
Ora sono riuscito a scriverla, ma continuo a non sapere cosa dovrei scrivere
dopo. Avevo deciso di non scriverla perché ero sicuro che non avrei saputo
andare avanti. E invece sono qui che mi sforzo di farlo. Ma non ce la farò mai
né in quattro giorni, né in quaranta. Non ne sono capace. Ma c’è gente che ce la
fa anche in meno. Conosco un ragazzo, chiamiamolo collega, che scrive romanzi
pornografici con la velocità del fulmine. Ha un suo metodo, dice…Che poi, in
fondo, è abbastanza semplice, chiunque potrebbe farlo. Riempie quindici pagine
senza che succeda praticamente nulla, al massimo inserisce un flashback. E poi
scrive paragrafi di una sola frase e paragrafi con un solo periodo. Riempie
pagine e pagine di mugolii, rantoli, esclamazioni tipo “Si, siiiii!”, oppure
“Ah, aaaaaaaah”. E intanto le pagine scritte formano dei bei mucchietti sul suo
tavolo di lavoro.
Io, invece, ho scoperto un altro modo di riempire quindici pagine con poco
materiale: il monologo interiore, noto anche come “Cristo, ma questo sta
pensando di nuovo!”. Si, signori miei, i personaggi dei romanzi erotici pensano
molto. Oddio, non voglio dire che siano dei pensatori…passano molto tempo a
pensare. Si aggirano, magari con le dita nel naso, e pensano per pagine e
pagine. Qualche volta pensano a quello che dovranno fare, qualche altra volta a
quello che hanno appena fatto e qualche volta ancora a ciò che ha fatto un’altra
persona. Raramente si soffermano a pensare a variazioni sul tema, come nuove
posizioni, inediti preliminari, eccetera. Comunque facendoli pensare le pagine
scritte aumentano. A parte che si può farli pensare qualsiasi cretinata, tanto
il vero lettore di romanzi pornografici quelle pagine le salterà, per arrivare
rapidamente alle vere e proprie scene di sesso.
Un’altra cosa molto importante sono i titoli. Voi pensate che il titolo di un
romanzo ne debba rispecchiare il contenuto? Errore. Ogni scrittore può
intitolare il libro che ha scritto come gli pare…sempre che glielo permetta
l’editore. Io desideravo intitolare un mio romanzo, ambientato in un
sottomarino, una storia fra marinai gay, “Addio figlio di puttana”, ma l’editore
me lo impedì, con la scusa che nessuno recensirebbe un libro intitolato “Addio
figlio di puttana”., come se qualche critico abbia mai recensito un mio libro
con qualsiasi titolo. Comunque poi il libro uscì con il titolo “Addio amico
mio”.
Ma cosa mi salta in mente di parlare di queste cose, quando mi restano meno di
quattro giorni per scrivere uno schifosissimo libro pornografico? E non so
nemmeno da dove cominciare. (Pausa) Un giorno guardi la macchina da scrivere e
ti dici: non voglio più scrivere di gente che fotte. Non voglio più descrivere
pazzesche scene di sesso. Non voglio più scrivere di gente che si masturba
mentalmente e fisicamente, che in tram fa la mano morta. Non voglio più scrivere
storie senza senso su persone insensate che vivono in un grigio limbo di sesso
barocco in uno scenario di carta stagnola. Non voglio più scrivere di queste
stronzate. Questo ti dici. Ma poi ti rispondi. Allora sei nei guai. Prova a
farlo e sei nei guai fino al collo. E vuoi sapere perché? Perché dove diavolo
andresti a sbattere la testa, buffone? Se non scrivi questi schifosi romanzi a
sfondo sessuale, cosa fai? Ammesso che riesca a uscire vivo dalle mani dei
legali del tuo editore, cosa alquanto improbabile, cosa ti metteresti a fare?
Ritorneresti in banca per meno della metà di quanto guadagni ora? Ma fammi il
piacere!
A parte gli scherzi, devo scrivere almeno un altro libro. Metà della mia vita si
è improvvisamente dissolta, se perdo anche l’altra metà, cosa mi resta? Tutto
quello che avevo era una moglie e un lavoro. Adesso la moglie non ce l’ho più e
il lavoro sta scomparendo. Devo fare questo maledetto libro. Tutto quello che
devo fare è aprire la mia testa e mettere le mie idee sulla carta. Ma quali
idee? (Lunga pausa di riflessione) La settimana scorsa ho scritto una decina di
pagine…non ricordo più su cosa…Certamente qualcosa di erotico, ormai non scrivo
altro…ma poi dove le ho messe?...Non mi sembra di averle buttate via… Se solo le
ritrovassi…Almeno per cominciare…Se almeno ricordassi su cosa le ho
scritte…(Intanto cerca e fruga per tutta la stanza) Se trovassi quelle pagine
potrei cominciare a scrivere quel sfottuto romanzo… (Per caso butta l’occhio nel
cestino della carta straccia, sorpreso vi infila una mano e ne estrae una decina
di fogli appallottolati e in parte stracciati. Li osserva uno ad uno e poi
esclama) Porca vacca! (Cade affranto su una sedia, resta qualche minuto
soprapensiero, poi forma un numero al telefono) Antonio? Sono Mario… Ora so
perché Angela se n’è andata…Ha letto certi miei appunti…Non l’aveva mai fatto.
In dodici anni di matrimonio non ha mai letto nulla di mio, nemmeno i mie
libri…Ha sempre detto che per lei sono argomenti da maniaci sessuali…Una decina
di pagine di appunti…Ma certo, scene sessuali, dialoghi erotici… Una decina di
pagine su un uomo di quarantacinque anni che seduce una ragazzina di sedici…Come
faccio sempre quando prendo appunti, metto le iniziali dei nomi…Questi sono emme
per lui e bi per lei…Andiamo Antonio, emme sono io e bi è Barbara, la baby
sitter dei nostri vicini, che qualche volta ho accompagnato a casa di
notte…Cristo, Antonio, ha soltanto sedici anni!...Ma si, ha tutte le sue cosine
a posto… ma non dire stronzate!...No, non l’ho mai baciata né le ho messo le
mani sotto la gonna… Certo che la voglia ce l’ho, ma sto aspettando che abbia
diciotto anni…Ho descritto le cose come fossero realmente accadute…Ma non
l’aveva mai fatto!... Chissà perché stavolta s’è messa a leggere le mie cose…La
scena che deve averla di più colpita, deve essere quella in cui i due
protagonisti… Va bene, io e Barbara facciamo l’amore sul sedile posteriore della
mia macchina…Certo che è un guaio…Ci penserò fra quattro giorni, ora ho da fare.
Ciao. (Posa il telefono, si mette alla macchina da scrivere, inserisce un foglio
e comincia a battere furiosamente sui tasti. Mentre si chiude lentamente il
sipario).
FINE