STORIA DI UN PORNOGRAFO

Monologo di

GIOVANNI SPAGNOLI




(Stanza di lavoro di Mario Rossi. Indispensabili una macchina da scrivere vecchio modello, un telefono, un cestino della carta straccia. Quando si apre il sipario Mario è al telefono)

MARIO - … Se n’è andata, mi ha lasciato…Angela, si, Angela…Dopo dodici anni di matrimonio… Ci siamo sposati nel cinquantacinque…Certo che ti ricordi, eri il mio testimone… Che ne so? Sono andato a Milano…Per affari, si, per affari! Sono stato via due giorni e quando sono rientrato… Ma che razza di domande fai? Sono tornato stamattina, verso le undici… Non c’era più… Antonio, non può essere andata da sua madre, sua madre è morta tre anni fa…non ha né sorelle, né fratelli. E’ figlia unica…. Se n’è andata…Ho trovato un biglietto dentro il frigorifero, sotto una bottiglia di birra… (Legge il biglietto) Me ne vado per sempre. Se mi cerchi e mi trovi, ti spacco la testa a martellate… A martellate, a martellate…La dolce, cara Angi. Chi poteva immaginare che covasse istinti omicidi?... Ma certo che siamo…eravamo una coppia felice… Le solite incomprensioni, piccoli screzi, come tutti, ma nulla che lasciasse presagire un terremoto. Non le ho fatto nulla, giuro su Dio che non le ho fatto nulla. Sono mesi che non vado con altre donne…Che ne so?...No, niente polizia. Se i poliziotti vedono il biglietto che mi ha scritto, non pensi che mi ridano in faccia?... Per il momento aspetterò che si faccia viva lei…No, grazie, scusa, magari fra qualche giorno, ora ho molto da fare…E poi, sinceramente, non prendertela, non ho voglia di vedere nessuno… Va bene, ti chiamo io…Ciao. (Posa il ricevitore, beve un sorso di birra, accende una sigaretta, cammina su e giù per la stanza. Squilla il telefono, risponde, speranzoso) Pronto!
VOCE AL TELEFONO – (forte, autoritaria) Mario Rossi!
MARIO – Si, commendatore.
VOCE – A che punto siamo?
MARIO – Sto lavorando.
VOCE – Che significa sto lavorando? Voglio sapere a che punto sei.
MARIO – Mi sta controllando, commendatore?
VOCE – Non dire stupidaggini. Domani scade il termine. Sei pronto per consegnarmi quel maledetto libro?
MARIO – Temo di no, commendatore. Mia moglie mi ha lasciato.
VOCE – E questa per te sarebbe una buona ragione per non consegnarmi il libro?
MARIO – No, commendatore. E’ che…avrei bisogno ancora di qualche giorno.
VOCE – Questo è il terzo mese consecutivo che sei in ritardo. Ti rendi conto?
MARIO – Mi basterebbero quattro o cinque giorni. La prego, commendatore.
VOCE – Se fra quattro giorni non mi consegnerai il libro, te la vedrai con i miei legali. Sai cosa significa?
MARIO – Conosco i loro metodi.
VOCE – Ti scuoieranno e con la tua pelle faranno uno zerbino per la porta del mio ufficio.
MARIO – Ce la farò, commendatore.
VOCE – Che titolo hai pensato per questo libro?
MARIO – Lussuria al circo.
VOCE – Non mi piace, cambialo.
MARIO – Le andrebbe Sesso nel carrozzone?
VOCE – Fa schifo. Trovane un altro.
MARIO – Si, commendatore. (Si sente il clic del telefono che viene chiuso. Mario posa il telefono. Torna al tavolo di lavoro, inserisce un foglio nella macchina da scrivere, si concentra brevemente, batte qualche riga. Ma ciò che scrive non lo soddisfa, toglie il foglio, lo appallottola e lo getta lontano da sé. Inserisce un altro foglio) Ma che scrivo, che scrivo? Tutte le volte che quel vampiro mi telefona, i miei neuroni vanno in catalessi per un quarto d’ora almeno. Antonio me l’aveva detto: “Non potrai certo continuare tutta la vita a scrivere queste porcherie”. Bravo lui, che adesso è sulla cresta dell’onda! Ma io?... (Al pubblico) Sapete quante ne ho scritte di queste porcherie? Diciotto in un anno e mezzo. Diciotto romanzi pornografici! Una piccola biblioteca di schifezze. A questo punto sarei pronto per la neurodeliri, vedo sesso ovunque. Come Freud, anch’io vedo in ogni buco i genitali femminili e in tutti gli oggetti a punta gli organi maschili. La differenza fra me e Freud è che io, pur vedendoli separatamente, devo immaginarmi la loro continua congiunzione in una eterna copula. Quando Antonio venne a trovarmi, giusto diciotto mesi fa, e mi offrì dodici milioni l’anno per un lavoro facile facile, per poco non caddi dalla sedia. Allora lavoravo in banca per poco più della metà di quella cifra. Ricordo che pensai subito “Dove starà la fregatura?” Nessuno, sano di mente, va in giro a offrire dodici milioni l’anno per un lavoro facile facile. Oltre tutto era venuto accompagnato da Stella Maris, quella biondona tutta curve che fa la pubblicità in televisione di quel deodorante spray, della cui bomboletta lei sembra così desiderosa di impadronirsi per ficcarsela da qualche parte, che molte mogli devono alle sue apparizioni televisive i momentanei risvegli sessuali dei loro mariti. Dov’ero rimasto? Ah, si, stavamo parlando di soldi. Antonio mi disse che la casa editrice per cui aveva lavorato fino a qualche mese prima, mi avrebbe pagato un milione di lire per ogni libro pornografico che avessi scritto. Quel lavoro, lui l’aveva fatto per tre anni ed ora aveva fatto il grande salto: aveva scritto un romanzo giallo che aveva avuto successo, fra l’altro pare ne vogliano fare una serie televisiva, e il suo nuovo editore gli ha fatto un contratto favoloso per altri romanzi dello stesso genere. “Tu”, mi disse, “puoi fare altrettanto. Scrivi porcherie per qualche anno e poi fai il grande salto. Devi soltanto impegnarti a scrivere un libro al mese”. Solo un libro al mese! E che ci vuole? Intendiamoci, io sono scrittore come sono astronauta. Antonio ed io abbiamo fatto il liceo insieme e tutti e due, a quei tempi, sognavamo di diventare scrittori. Poi la vita, sapete com’è, ci aveva portati su strade diverse. Lui continuò a scrivere, mentre io mi sposai e mi impiegai in banca. Ora era lì, seduto davanti a me, con quella biondona che accavallava le gambe, lasciando vedere quel bianco latte che inizia dove finiscono le calze, e mi parlava di denaro. Certo che con dodici milioni l’anno la mia vita sarebbe cambiata da così a così. Qualche anno di porcherie e poi, come aveva fatto lui, il grande salto. Lui parlava di denaro, io guardavo le gambe di Stella Maris e pensavo alla decapotabile verde pistacchio che aveva parcheggiato davanti a casa mia. Dodici milioni l’anno, per me avrebbero significato che, tolte le spese, avrei potuto risparmiarne cinque o sei, pur facendo la bella vita. Io e Angela avremmo potuto toglierci un sacco di soddisfazioni, lunghi viaggi intorno al mondo, cambiare casa, macchina, abitudini…E dopo qualche anno, dare un calcio alla pornografia e mettermi a scrivere romanzi veri da presentare nelle librerie, senza dovermi vergognare. Già mi vedevo seduto dietro un tavolo con davanti pile di libri da firmare, mentre la gente faceva la fila per vedermi e stringermi la mano. Non era una bella idea? Dovete ammettere che era un’idea formidabile. Questo diciotto mesi fa…. che a me sembrano diciotto secoli. Oggi, a conti fatti, sapete cos’ho? Non solo non ho sei milioni, ma nemmeno seicentomila lire. Ho questa casa, tutta pagata d’accordo, una macchina che sembra un transatlantico con tutti gli optional immaginabili, un sacco di mobili, di libri, di dischi, di vestiti e altre cose del genere. Sono ingrassato di dieci centimetri e sul mio conto corrente ci sono duecentodiecimila lire. Questo è tutto quello che ho, dopo aver scritto diciotto romanzi pornografici a un milione l’uno. Dove vadano a finire i miei soldi, giuro su Dio che non lo so. Il denaro tratta il mio portafogli come una toilette dell’autostrada: quando ci entra non vede l’ora di uscire. Ora, comunque, ci sono dentro fino al collo. La fregatura stava proprio in quella clausola-capestro di un libro al mese, con su una penale astronomica in caso di mancata consegna. Sul momento, quella clausola non la presi nemmeno in considerazione, davanti ai miei occhi c’erano le cosce bianco latte di Stella Maris e dentro il mio cervello s’incrociavano interferenze luminose: dieci milioni, cento milioni!...Una miscela esplosiva che mi faceva lo stesso effetto di una buona sniffata di cocaina. Non pensai nemmeno di leggerlo attentamente quel contratto, lo avrei firmato anche se dall’altra parte ci fosse stato Mefistofele sogghignante per avermi fregato l’anima. La verità è che non mi rendevo conto che stavo per caricarmi sulle spalle un peso troppo gravoso per le mie possibilità.
Provate voi a scrivere un libro al mese su gente che si salta addosso continuamente, come se al mondo non esistesse altro che il sesso. Si, perché, sapete, si tratta di quei libri che i ragazzi vanno a leggere nei bagni delle scuole e quando escono hanno le occhiaie violacee e il sorriso languido. In realtà, una debole obiezione la avanzai. “Guarda Antonio”, gli dissi, “che sull’argomento so poco o nulla, quello che sanno tutti, immagino. Non ho nemmeno letto il Kamasutra”. Sapete cosa mi rispose il mio caro amico Antonio? Mi scodellò una di quelle frasi che andrebbero incise sul marmo per essere di insegnamento ai posteri. “Chiunque sappia scrivere una lettera senza errori, è in grado di scrivere un romanzo pornografico”. Semplice, no? Poi mi spiegò come avrei potuto fare, utilizzando alcuni schemi, diciamo così, di base. E’ la cosa più simile alla carpenteria che si possa immaginare. Su uno schema di base vanno assemblati capitoli a incastro, una specie di puzzle, un mosaico fatto di pietruzze intercambiabili. Ora vi rivelo la formula per scrivere romanzi erotici, nel caso che qualcuno di voi… insomma, ci siamo capito, no? Dunque, per semplificare le cose, vi illustrerò quattro racconti erotici di base, così come me li illustrò Antonio, che numereremo dall’uno al quattro.
Racconto numero uno. Un ragazzo vive in una cittadina ma vuol conoscere il mondo. Dice addio alla sua ragazza, trattenendosi con lei, nel suo letto ovviamente, fino all’alba e poi se ne va nella grande città. Nella grande città trova un lavoro e conosce un sacco di gente, per lo più donne e se le fa tutte. Situazione tipo: mentre va in città fa l’autostop e viene preso su da una donna sposata, annoiata ma bella, su una macchina scoperta. La donna ferma la macchina in aperta compagna e lì, al riparo di un muretto fanno l’amore. Poi si fermano in un motel… insomma, prima di farli arrivare nella grande città, potete farli fermare quante volte volete cambiando scenario e posizioni. In città, il ragazzo trova lavoro ai mercati generali e conosce una ninfomane, con tutto quel che segue. Poi il ragazzo va a un appuntamento con la sua nuova ragazza e invece della sua ragazza, chi trova? La ninfomane di cui sopra, che è la compagna di stanza della sua ragazza. Alla fine di tutte queste schifezze il ragazzo può fare una di queste tre cose. Può ritornare nella sua cittadina dalla sua ragazza. Può sposare una ragazza di città, oppure sposare una prostituta della quale si innamora dopo che lei gli ha raccontato le sue disavventure. Non importa quale delle tra cose scegliete, ognuna delle quali darà a tutto questo schifo quel significato di redenzione sociale che impedirà alla censura di sequestrare il libro.
Racconto numero due. Come il racconto numero uno, però qui la protagonista è una ragazza. Lascia la sua cittadina, dopo essersi fatta deflorare dal suo ragazzo durante una notte di amore rovente, e parte per la città. Abbondare coi dettagli della notte rovente. Varie avventure stradali dentro la macchina di un divo dei fotoromanzi che l’ha presa su e poi la grande città. E qui c’è un’altra variante: mentre il ragazzo trova una ninfomane, la ragazza ha come compagna di stanza una lesbica. Il motivo per cui la ragazza si dà ai piaceri della carne con la sua compagna di stanza è che tutte le mattine, prima di cominciare il lavoro, il suo principale la violenta nel suo bagno privato. Arricchite la storia con qualche fronzolo e atri dettagli e avrete il libro. L’importante è che ci sia almeno una scena di sesso in ogni capitolo.
Racconto numero tre. Nel primo capitolo mettiamo Giorgio che se la fa con Maria. Nel secondo capitolo Maria se la fa con Andrea. Nel terzo capitolo Andrea se la fa con Sabrina. E via di questo passo. Nel capitolo finale potete mettere a letto, a scelta, sia l’ultimo personaggio con il primo, oppure l’ultimo personaggio decide di stare con il penultimo, concludendo così questa squallida catena di sessualità insensata. Vanno bene entrambe le soluzioni.
Racconto numero quattro. Qui abbiamo un marito annoiato e una moglie annoiata. In ciascun capitolo si alterneranno come protagonisti. Li osserveremo mentre si annoiano sessualmente fra loro e li vedremo un po’ meno sessuoannoiati con altri personaggi. Se il noioso è uno solo, il marito, o, più spesso la moglie, potremo terminare con il noioso che trova il tipo che si merita, oppure il bravo ragazzo, o ragazza, si trova un ragazzo, o ragazza migliore del suo partner iniziale. Se invece li presentiamo entrambi confusi e inguaiati, ma profondamente simpatici, alla fine ritorneranno insieme. Come potete vedere in entrambi i casi la storia ha un alto significato sociale di redenzione.
Naturalmente si possono scrivere altri mille romanzi erotici, dipende dalla fantasia che uno ha. Io ne ho scritto alcuni ambientati nelle università, che sono sostanzialmente varianti delle storie numero uno e nume3ro due. Comunque queste sono le quattro ipotesi di romanzo pornografico che Antonio mi illustrò, mentre io continuavo a fantasticare sulle cosce di Stella Maris. E, chissà perché, mi sarebbe piaciuto sapere se lei fosse contenta delle prestazioni sessuali di lui. In campo sessuale nulla è più appagante di un vostro successo, dell’insuccesso del vostro migliore amico, credetemi sulla parola.
Ma non ho ancora finito con la formula dei romanzi erotici. Il vostro libro ha a che fare con una delle quattro storie di cui sopra? Bene, cominciamo la stesura. Prima di tutto ricordiamoci che deve essere lungo cinquantamila parole, che è il modo più facile per suddividerlo in dieci capitoli di cinquemila parole ciascuno e con almeno una scena sessuale in ogni capitolo. Questo significa che in ogni libro sono descritte eufemisticamente almeno dieci scene di sesso. Generalmente si tratta di sesso mordi e fuggi, usa e getta, insomma una botta e via tra un uomo e una donna, ma qualche volta l’atto finale deve essere preceduto da un sacco di giochino preliminari, altrimenti va perduto l’effetto del finale. Tutto questo ambaradan significa che fino ad oggi ho descritto come minimo centottanta scene di sesso. Ci pensate? Centottanta scene di sesso più o meno sfrenato, mettendo insieme le persone più disparate: nani superdotati con giocatrici di basket, sollevatori di pesi con ragazze anoressiche, giovincelli quasi implumi con vecchie carampane voraci, anche una zoofila con un cane. Zoofila, si zoofila, come si dice fosse anche la Granduchessa di Parma Maria Luisa…Quelle persone che provano piacere con animali: pastori con le pecore, signore del jet set con alani in calore…Pare che la Granduchessa Maria Luisa se la facesse con il suo cavallo preferito. Un vero stallone!
Sto di nuovo perdendo il filo. Dunque, dieci capitoli, cinquemila parole e almeno una scena di sesso ogni capitolo. Una volta che abbiate stabilito quale delle quattro storie di base intendete servirvi e quindi il o la protagonista da mandare a letto con cinquemila parole, troverete facilmente anche i dettagli da servire come contorno per la pietanza. Allora dite a voi stessi, siamo arrivati al quinto capitolo, che è scritto secondo il punto di vista di Marta, perché i suoi capitoli sono alternati a quelli di Giovanni. Ci sono personaggi già descritti nel primi quattro capitoli con cui Marta potrebbe andare a letto nel quinto capitolo? No? Bene. Allora proviamo a immaginare che Marta vada in un bar, si guardi attorno, beva qualcosa e cominci a raccontare i suoi guai al barista. Poi il bar chiude e il barista dice…qualsiasi cosa che li metta in condizione di andare a fare l’amore dietro i cassonetti della spazzatura. Non scoraggiatevi mai, in u libro pornografico l’amore si può fare dappertutto. Anzi, meglio se glielo fate fare in posti assolutamente impensabili.
Quindi, ricapitolando, data la formula e la capacità di scrivere correttamente una lettera, anche voi potreste guadagnarvi da vivere scrivendo romanzi pornografici.
Attenzione ai termini, però. In due o tre pagine di descrizioni sessuali avrete bisogno di tutti i sinonimi e gli eufemismi possibili. David Herbert Lawrence, Henry Miller, Anais Nin e tutti gli altri scrittori affermati possono chiamare pane il pane e vino il vino, ma noi, sconosciuti autori di pornolibri per dire le stesse cose dobbiamo usare giri di parole, doppi sensi, sperando che il pubblico capisca i sottintesi. Parlando di lei diremo “Il centro vitale del suo essere”, parlando di lui diremo “Il suo organo impollinatore”. Che vergogna! Avanti di questo passo arriveremo a definire la masturbazione “Una bassa manovra della destra economica”. Ditemi voi com’è possibile divertirsi scrivendo simili stupidaggini, ancorché pagate bene.
Ho quattro giorni di tempo per non finire scuoiato dai legali di quel vampiro del mio editore e sto qui a perdermi in chiacchiere con voi.(Si mette alla macchina da scrivere e per un po’ batte sui tasti) Lei faceva un numero in un circo finché il suo pony non si spezzò una gamba… E poi? E’ più di un anno che voglio usare questa frase come incipit di un romanzo erotico, ma non sono mai riuscito a scrivere il seguito, così non l’ho nemmeno mai scritta a macchina. Ora sono riuscito a scriverla, ma continuo a non sapere cosa dovrei scrivere dopo. Avevo deciso di non scriverla perché ero sicuro che non avrei saputo andare avanti. E invece sono qui che mi sforzo di farlo. Ma non ce la farò mai né in quattro giorni, né in quaranta. Non ne sono capace. Ma c’è gente che ce la fa anche in meno. Conosco un ragazzo, chiamiamolo collega, che scrive romanzi pornografici con la velocità del fulmine. Ha un suo metodo, dice…Che poi, in fondo, è abbastanza semplice, chiunque potrebbe farlo. Riempie quindici pagine senza che succeda praticamente nulla, al massimo inserisce un flashback. E poi scrive paragrafi di una sola frase e paragrafi con un solo periodo. Riempie pagine e pagine di mugolii, rantoli, esclamazioni tipo “Si, siiiii!”, oppure “Ah, aaaaaaaah”. E intanto le pagine scritte formano dei bei mucchietti sul suo tavolo di lavoro.
Io, invece, ho scoperto un altro modo di riempire quindici pagine con poco materiale: il monologo interiore, noto anche come “Cristo, ma questo sta pensando di nuovo!”. Si, signori miei, i personaggi dei romanzi erotici pensano molto. Oddio, non voglio dire che siano dei pensatori…passano molto tempo a pensare. Si aggirano, magari con le dita nel naso, e pensano per pagine e pagine. Qualche volta pensano a quello che dovranno fare, qualche altra volta a quello che hanno appena fatto e qualche volta ancora a ciò che ha fatto un’altra persona. Raramente si soffermano a pensare a variazioni sul tema, come nuove posizioni, inediti preliminari, eccetera. Comunque facendoli pensare le pagine scritte aumentano. A parte che si può farli pensare qualsiasi cretinata, tanto il vero lettore di romanzi pornografici quelle pagine le salterà, per arrivare rapidamente alle vere e proprie scene di sesso.
Un’altra cosa molto importante sono i titoli. Voi pensate che il titolo di un romanzo ne debba rispecchiare il contenuto? Errore. Ogni scrittore può intitolare il libro che ha scritto come gli pare…sempre che glielo permetta l’editore. Io desideravo intitolare un mio romanzo, ambientato in un sottomarino, una storia fra marinai gay, “Addio figlio di puttana”, ma l’editore me lo impedì, con la scusa che nessuno recensirebbe un libro intitolato “Addio figlio di puttana”., come se qualche critico abbia mai recensito un mio libro con qualsiasi titolo. Comunque poi il libro uscì con il titolo “Addio amico mio”.
Ma cosa mi salta in mente di parlare di queste cose, quando mi restano meno di quattro giorni per scrivere uno schifosissimo libro pornografico? E non so nemmeno da dove cominciare. (Pausa) Un giorno guardi la macchina da scrivere e ti dici: non voglio più scrivere di gente che fotte. Non voglio più descrivere pazzesche scene di sesso. Non voglio più scrivere di gente che si masturba mentalmente e fisicamente, che in tram fa la mano morta. Non voglio più scrivere storie senza senso su persone insensate che vivono in un grigio limbo di sesso barocco in uno scenario di carta stagnola. Non voglio più scrivere di queste stronzate. Questo ti dici. Ma poi ti rispondi. Allora sei nei guai. Prova a farlo e sei nei guai fino al collo. E vuoi sapere perché? Perché dove diavolo andresti a sbattere la testa, buffone? Se non scrivi questi schifosi romanzi a sfondo sessuale, cosa fai? Ammesso che riesca a uscire vivo dalle mani dei legali del tuo editore, cosa alquanto improbabile, cosa ti metteresti a fare? Ritorneresti in banca per meno della metà di quanto guadagni ora? Ma fammi il piacere!
A parte gli scherzi, devo scrivere almeno un altro libro. Metà della mia vita si è improvvisamente dissolta, se perdo anche l’altra metà, cosa mi resta? Tutto quello che avevo era una moglie e un lavoro. Adesso la moglie non ce l’ho più e il lavoro sta scomparendo. Devo fare questo maledetto libro. Tutto quello che devo fare è aprire la mia testa e mettere le mie idee sulla carta. Ma quali idee? (Lunga pausa di riflessione) La settimana scorsa ho scritto una decina di pagine…non ricordo più su cosa…Certamente qualcosa di erotico, ormai non scrivo altro…ma poi dove le ho messe?...Non mi sembra di averle buttate via… Se solo le ritrovassi…Almeno per cominciare…Se almeno ricordassi su cosa le ho scritte…(Intanto cerca e fruga per tutta la stanza) Se trovassi quelle pagine potrei cominciare a scrivere quel sfottuto romanzo… (Per caso butta l’occhio nel cestino della carta straccia, sorpreso vi infila una mano e ne estrae una decina di fogli appallottolati e in parte stracciati. Li osserva uno ad uno e poi esclama) Porca vacca! (Cade affranto su una sedia, resta qualche minuto soprapensiero, poi forma un numero al telefono) Antonio? Sono Mario… Ora so perché Angela se n’è andata…Ha letto certi miei appunti…Non l’aveva mai fatto. In dodici anni di matrimonio non ha mai letto nulla di mio, nemmeno i mie libri…Ha sempre detto che per lei sono argomenti da maniaci sessuali…Una decina di pagine di appunti…Ma certo, scene sessuali, dialoghi erotici… Una decina di pagine su un uomo di quarantacinque anni che seduce una ragazzina di sedici…Come faccio sempre quando prendo appunti, metto le iniziali dei nomi…Questi sono emme per lui e bi per lei…Andiamo Antonio, emme sono io e bi è Barbara, la baby sitter dei nostri vicini, che qualche volta ho accompagnato a casa di notte…Cristo, Antonio, ha soltanto sedici anni!...Ma si, ha tutte le sue cosine a posto… ma non dire stronzate!...No, non l’ho mai baciata né le ho messo le mani sotto la gonna… Certo che la voglia ce l’ho, ma sto aspettando che abbia diciotto anni…Ho descritto le cose come fossero realmente accadute…Ma non l’aveva mai fatto!... Chissà perché stavolta s’è messa a leggere le mie cose…La scena che deve averla di più colpita, deve essere quella in cui i due protagonisti… Va bene, io e Barbara facciamo l’amore sul sedile posteriore della mia macchina…Certo che è un guaio…Ci penserò fra quattro giorni, ora ho da fare. Ciao. (Posa il telefono, si mette alla macchina da scrivere, inserisce un foglio e comincia a battere furiosamente sui tasti. Mentre si chiude lentamente il sipario).

FINE