PROVA AD IMMAGINARE

di

RENATO CAPITANI



Personaggi

Sognatore
Figura femminile



Si accende lentamente una luce. Un uomo è seduto su di una sedia. Porta degli occhiali tondi ed ha un berretto nero in testa.

SOGNATORE : Stanotte ho sognato John Lennon. Stava seduto al suo pianoforte bianco e suonava una delle sue canzoni. O meglio, la sua canzone più famosa: “Imagine”. (Parte in sottofondo la musica di “Imagine”, solo strumentale, senza la voce di Lennon.) Lui però non cantava le parole. Stava suonando soltanto il motivo. Ad un certo punto, sentendo la mia presenza, si è girato e, continuando a muovere le mani sul pianoforte bianco, mi ha sorriso, invitandomi con un cenno del capo a cantare io quelle parole. L’ho guardato dapprima sorpreso, anche se nei sogni è difficile sorprendersi, poi, molto lusingato dal suo invito, ho cominciato, più che a cantare, a balbettare le famose parole, nonostante la presenza del loro autore, di cotanto autore, mi infastidisse un po’. 
(Accenna timidamente le parole della canzone) “Imagine all the people…” (s’interrompe bruscamente) – un attimo, caro John, - gli ho detto, interrompendomi, mentre lui continuava a suonare – scusami tanto la confidenza. D’altronde se non mi prendo confidenza nei sogni con i grandi personaggi, quando lo faccio?… Caro John, dicevo, ma tu come puoi assumerti la responsabilità di dire: “imagine all the people”. Cioè, “immagina tutta la gente…” Come se tutti avessimo la capacità d’immaginare cosa fanno i nostri simili. E poi, la gente è mai riuscita ad immaginare qualcosa tutta insieme?… (Continuando a citare le parole della canzone) “nessuna ipocrisia… niente per cui uccidere o morire… una fratellanza tra uomini…” (canticchia) “you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one… (parlando) puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo…” Eh, sì, caro John, un sognatore!… Solo un sognatore può chiedere alla gente d’immaginare, di pensare. Ma come ti è venuto in mente di dire che “la vita è ciò che ti succede mentre stai facendo altro”?… Così, ci hai condannati tutti a morte!… (Sorride) e poi ancora: che “immaginare è più importante che ricordare. Perché è più bello pensare a ciò che potrebbe ancora succedere che pensare a ciò che è successo.” (Riflessivo) Eh già… ricordare lo possono fare tutti. Immaginare no. (Pausa) La differenza tra te e noi, però, è che tu sei morto con la tua utopia. Perciò sei rimasto giovane per sempre. Noi, invece, siamo invecchiati. Eh sì, caro John, morendo, ci hai proprio fregati!… (Pausa) sai, io ho sviluppato una precisa teoria sulla tua morte. Se tu avessi fatto come la maggior parte degli altri musicisti, se avessi parlato, cioè, di amore tradito… di cuore, di cielo, di sole, di 

stelle, di luna, di mare… e di tutte le altre cose originalissime… non avresti risvegliato le coscienze, non avresti turbato le persone irritabili, insicure, le persone che hanno bisogno di certezze, di conferme: che il cielo è sempre blu, che la luna ci guarda sempre da lassù, che il mare è sempre più grande e che amare è sempre bello ma a volte impossibile, perciò il cuore soffre. Tu hai chiesto invece d’ immaginare. Ma ti rendi conto? Immaginare! Immaginare per cambiare!… E perché cambiare?… Lasciare la certezza per l’immaginario. Per andare dove?… Scusa se te lo dico, caro John, ma era impossibile non spararti. Dicono che sia stato un pazzo. Ma io aggiungo che sono quelli come te che creano i pazzi. Tu hai chiesto a tutti d’ immaginare. Ma hai pensato dove ti può portare l’immaginazione?… Sei sicuro che immaginare faccia proprio bene a tutti?… Anche perché qualcuno, qualche pazzo appunto, potrebbe desiderare di realizzare quello che ha immaginato. E allora… sarebbero guai! (Pausa) Avrei potuto spararti anch’io. Perché no?… La tua musica, le tue parole, mi hanno sempre turbato. E ti confesso che continuano a turbarmi. Un giorno potrei anche impazzire e spararti di nuovo. Cioè… sparare ai tuoi dischi. E solo ammazzandoti di nuovo potrei finalmente liberarmi dalla tua provocazione. Se lo penso io, potrebbero pensarlo anche altri come me. Perciò, per favore, lasciaci in pace! – Alla frase “lasciaci in pace!” L’atmosfera del mio sogno è cambiata improvvisamente. Come in una sceneggiatura ben scritta , e vi assicuro che è proprio difficile scrivere bene le sceneggiature dei sogni, è arrivata accanto a John una figura femminile vestita di nero, con una maschera bianca sul volto ed un andamento quasi danzante, da ballerina. (Entra in scena il personaggio nominato da lui, che esegue esattamente i movimenti che sta descrivendo). Sono sicuro che non si trattava di Yoko Ono. Più pallida e meno giapponese. Ha sfiorato John, passandogli accanto senza però degnarlo di uno sguardo. Ma neanche lui si è distratto per la sua presenza, anzi ha continuato a suonare il pianoforte bianco, indifferente a tutto. L’unico ad essere sorpreso ero io. Sinceramente avrei preferito svegliarmi. Non mi fido molto delle persone sconosciute o, peggio, mascherate, che mi appaiono in sogno. Rappresentano sempre qualcosa di irrisolto che galleggia nel subconscio. Meglio sempre identificare la gente che si sogna. E’ più facile trovare delle giustificazioni la mattina dopo. D’altra parte il mio sogno mi stava coinvolgendo troppo e per questo il risveglio era impossibile. Sta di fatto che la figura femminile dalla maschera bianca, una volta che mi ha raggiunto, ha cominciato a fare strani movimenti mimici, 

accompagnati da una musica diversa da quella che avevo sentito suonare prima da Lennon. Spesso la colonna sonora dei nostri sogni non ha molta coerenza e non è detto che i musicisti nei loro sogni riescano a fare di meglio. Comunque era bella e la figura si muoveva così elegantemente che posso affermare di essere orgoglioso della regia del mio sogno. La cosa curiosa è che quella figura femminile mascherata mi parlava con i gesti del suo corpo (intanto il personaggio mascherato esegue i movimenti su un sottofondo musicale), e mi comunicava qualcosa che non capivo perfettamente ma che intuivo solo per immagine. L’unico concetto preciso che capivo era un invito continuo ad immaginare, perché era un gesto che, tra gli altri, lei ripeteva continuamente. (Rivolto al personaggio, che sta continuando a mimare) ho capito, ho capito!... Vuoi che io provi ad immaginare… provo ad immaginare, va bene. Ma provo ad immaginare che cosa?!

(Improvvisamente si ferma la musica e la figura femminile mascherata si blocca. Poi si toglie la maschera, scoprendo il volto di una donna che lentamente inizia a parlare):

FIGURA FEMMINILE : Hai gli occhi di un bambino e il cuore di un adulto. Prova a fare il contrario. La pace che cerchi è solo la tua pace non quella di tutti. Prova a bere un bicchiere d’acqua immaginando che non sia uscita dal rubinetto della tua comoda cucina, ma dalla sorgente di un fiume che scorre rigoglioso dalla montagna da cui nasce e attraversa campi, paesi, città bagnando la vita di migliaia di persone. La tua acqua è la stessa che altri bevono e hanno bevuto, mandandoti un messaggio attraverso l’incessante scorrere di essa. E quando ascolti una poesia non pensare al poeta che l’ha scritta, ma prova ad immaginare che l’abbia scritta tu. Lui ha trovato solo la scorciatoia per entrare in te e per risvegliare ciò che esisteva già dentro di te. Le sue parole sono soltanto la voce che tu dai loro. Hanno permesso l’accesso a forme d’intimità che non possono essere raggiunte dalla ragione e dal buon senso.

SOGNATORE : Immaginare un fiume in un bicchiere d’acqua o immaginare di avere scritto la poesia che ascolto, può servirmi a sopportare meglio le umiliazioni che subisco a volte nel mio lavoro o il rifiuto di una donna che desidero?

FIGURA FEMMINILE : Beh… forse possono servire a migliorare l’intelligenza e la qualità delle tue domande!

SOGNATORE : (a parte) Ecco vedete, battute come questa mi vengono solo in sogno!... Quando mi servono, da sveglio, non arrivano mai!

FIGURA FEMMINILE : (continuando indifferente) Prova ad immaginare che la donna che ti ha lasciato abbia il volto di cento altre che potrebbero amarti e che potresti incontrare con un semplice sguardo, anche in una giornata di pioggia, mentre ti ripari con i vestiti bagnati, all’interno di un portone, dove una di loro , inconsapevole, ti sta aspettando.

SOGNATORE : (guardandola malinconicamente) Non posso. La donna che mi ha lasciato ha il tuo volto. Sei tu. Come potrei immaginarmene un’altra?...

FIGURA FEMMINILE : Vuoi che mi rimetta la maschera?

SOGNATORE : Cambierebbe qualcosa?

(Lei si rimette la maschera bianca e comincia a comunicare ancora con dei gesti mimando, sempre supportata da un sottofondo musicale).

SOGNATORE : Lei ha ricominciato a parlarmi senza parole, solo con dei gesti. La sua voce se n’era andata insieme al suo volto. (Parlando rivolto a lei, che continua a mimare) - Chissà cosa cercavi di dirmi. Le tue parole senza il tuo volto per me erano incomprensibili. Allora ho provato ad immaginarle. (Pausa) forse volevi dirmi che per te era stata solo una crisi passeggera e che saresti tornata dopo poco tempo. Forse che non c’era nessun altro uomo nella tua vita, ma ero solo io il tuo problema. Può darsi che, chissà, col tempo mi avresti dato un’altra possibilità. Forse volevi dirmi… (intanto lei, lentamente, indietreggiando, si allontana ed esce. La musica si blocca. Lui continua a parlare molto stancamente, come se non credesse a ciò che dice.) Forse volevi dirmi… forse volevi dirmi che… il mio problema è un piccolo problema, inesistente, di fronte a questo grande mondo che lotta, che soffre… e la mia sofferenza è ridicola, minima, per tanta umanità sfortunata e… la pace che io cerco, non è niente di fronte alla pace che cercavi tu, vero John? - Ma lui, che nel frattempo aveva ripreso a suonare (si sente di nuovo la base di “Imagine”) dopo tutto quel mio bel discorso si è voltato e mi ha fatto un sorriso, trasmettendomi col suo sguardo, telepaticamente, un altro dei suoi deliranti messaggi: “Give peace a chance!… Dai alla pace una possibilità!”… A questo punto, sconsolato, l’ho guardato un attimo, senza fiatare, poi gli ho detto con mezzo sorriso : - Continua pure a suonare il tuo pianoforte bianco. Io intanto esco dal mio sogno perché domattina mi devo alzare presto per andare a lavorare. Se resto qui ad ascoltare le tue canzoni, rischio di non svegliarmi più. – (Alzandosi dalla sedia) e mentre uscivo dal mio sogno, oltre alla musica del piano, ho sentito anche la sua voce cantare. Ma, come il mitico Ulisse, questa volta ho resistito al canto delle sirene e sono svanito. Nel nulla. (Si alza la musica. Buio.)