QUATTRO!

di

Enrico Luttmann


P e r s o n a g g i :
DAVIDE, 30 anni
ROBERTO, 30 anni
CLAUDIA, 29 anni
GIULIA, 29 anni

S c e n a :
La scena rappresenta un appartamento.
A sinistra c’è la porta d’ingresso. Sul fondo ci sono le porte della cucina e del bagno. A destra c’è una finestra.
In scena ci sono un divano, un tavolino con sopra il telefono, un attaccapanni e poco altro.


ATTO I
SCENA 1
All’alzarsi del sipario la scena è vuota. Entrano ROBERTO e DAVIDE dalla porta d’ingresso.
DAVIDE Benvenuto nella tana del lupo. Che te ne pare? (ROBERTO si guarda in giro, ma non parla) Allora? Non dici niente?
ROBERTO Che cosa dovrei dire?
DAVIDE Ti piace o no?
ROBERTO Beh, è accogliente.
DAVIDE Accogliente? Tu definisci questo meraviglioso luogo semplicemente accogliente?
ROBERTO Elegante mi sembrerebbe una parola sproporzionata, Davide. Accogliente mi pare più adatta alle circostanze.
DAVIDE (Indica le porte sul fondo) Laggiù a sinistra c’è la cucina e là il bagno. (Con un sorriso) Tutti i comfort.
ROBERTO Continuo a trovarlo un posto accogliente.
DAVIDE Senti, Roberto, se dici ancora una volta quella parola, giuro che ti do un cazzotto che dovrai mandare un detective a cercarti i denti nello stomaco.
ROBERTO Mi stupisco, Davide, tutto qua. Non avrei mai creduto che tu fossi capace di trovare un posto... quella parola lì. Conoscendoti, mi aspettavo più una cosa… post atomica. Voglio, dire non stai proprio a guardare i particolari, tu. Non sei quello che comunemente si definisce ‘una persona di gusto’.
DAVIDE Mi stai dando dell’animale?
ROBERTO Cos’è questa puzza di merda?
DAVIDE Viene da fuori.
ROBERTO (Guarda fuori della finestra) Hey, ma non me lo avevi detto. C’è anche una vista. È straordinario. A parte la discarica qua sotto, si riesce a scorgere il fiume tra quei due palazzi.
DAVIDE La discarica devono chiuderla entro l’anno e quando tireranno giù quella casa, vedrò tutto il fiume e il resto del parco.
ROBERTO Non vorrei deluderti, Davide, ma quella casa è un monumento storico. È protetta dalle belle arti. Non credo che la demoliranno.
DAVIDE Non si può mai dire. E poi in Italia i monumenti cadono tutti a pezzi. Magari finisce che crolla da sola.
ROBERTO Non perdi mai il tuo ottimismo.
DAVIDE Non mi hai ancora detto niente.
ROBERTO Di cosa?
DAVIDE Della casa, Roberto, della casa. Siamo venuti qua per questo, no?
ROBERTO Beh, forse con una rimbiancata... Ma sì, in fondo credo che...
DAVIDE Che?
ROBERTO Oh, al diavolo! È proprio un posto carino! Discarica a parte, naturalmente. Sei stato davvero fortunato, Davide. Vorrei averlo io un posto del genere. Dove potermi rifugiare, scappare lontano dalle aggressioni genitoriali.
DAVIDE Sono contento che ti piaccia.
ROBERTO È straordinario. Sono senza parole. Il tuo primo appartamento.
DAVIDE Beh, non è proprio un appartamento. È il mio rifugio. La mia...
ROBERTO La tua tana del lupo, certo.
DAVIDE Dove il lupo si porta le lupacchiotte.
ROBERTO Quando è allupato.
DAVIDE Esattamente.
ROBERTO Pazzesco. Dalle parole ai fatti. Solo tre mesi fa mi dicevi che ti volevi organizzare, che non volevi andartene da casa dei tuoi, ma che avevi la necessità di avere un posto dove farti gli affari tuoi e adesso eccoti qua: organizzato.
DAVIDE Non potevo più continuare in quel modo. Farlo in macchina, al parco, dietro ai cespugli, negli alberghi ad ore... Quando si arrivava al dunque, quasi speravo che la lei di turno mi dicesse di no.
ROBERTO Troppo stressante, certo.
DAVIDE Non solo è stressante, è anche costoso. Voglio dire, invitarla fuori a cena, il cinema e tutto il resto. Sono cose che costano. E che non rendono. Cioè, non che non rendano. Sono fondamentali se vuoi arrivare all’accoppiamento...
ROBERTO Oh, tu ti accoppi? Pensavo che ti limitassi a scopare.
DAVIDE In un certo senso è così. Anche se rispetto molto le donne con le quali... scopo.
ROBERTO Davvero? E come?
DAVIDE Beh, dopo... le ringrazio.
ROBERTO Molto carino da parte tua.
DAVIDE Beh, adesso di tutta quella roba non ho più bisogno. Le invito qui, compro un paio di pizze surgelate, le caccio nel forno a microonde e la ‘cena’ è servita!
ROBERTO Cotta e mangiata, come si suol dire. Geniale.
DAVIDE Non l’ho certo inventata io. L’ho solo applicata alla mia vita.
ROBERTO È addirittura troppo grande questo appartamento per i tuoi nobili... ‘scopi’ (Pronuncia ‘scopi’ con la ‘o’ chiusa).
DAVIDE Molto spiritoso. Comunque, per risparmiare qualche lira, ho detto alla padrona di casa che lo poteva subaffittare.
ROBERTO Subaffittare? Hai intenzione di convivere con qualcuno? Credevo che cercassi un posto dove poter stare da solo per poter stare in compagnia.
DAVIDE Infatti. Ho detto che poteva subaffittarlo solo in alcuni giorni della settimana. Ha trovato una ragazza che verrà qua a dipingere. Lo utilizzerà come studio. Il Lunedì, il Mercoledì e il Venerdì.
ROBERTO I tuoi giorni di riposo?
DAVIDE Ci si deve anche riposare. Anche Dio, dopo aver creato il mondo, s’è preso un giorno di vacanza.
ROBERTO E l’hai vista?
DAVIDE Chi?
ROBERTO La ragazza. La pittrice.
DAVIDE No, verrà dalla prossima settimana.
ROBERTO Potrebbe essere appetibile. Mi stupisce che tu non ci abbia pensato.
DAVIDE No, non m’interessa. Non voglio coinvolgimenti sentimentali con una ragazza con la quale divido già un appartamento - anche se a giorni alterni. Mi sa subito di matrimonio. E poi è un artista. Te l’immagini? Sarà brutta e piena di foruncoli. E sporca di vernice.
ROBERTO Hai questa opinione degli artisti?
DAVIDE Gente noiosa. Io voglio vita! Ragazze brillanti, belle, con tanta energia in corpo.
ROBERTO Spogliarelliste, cubiste...
DAVIDE Non sono razzista.
ROBERTO Neanch’io, a dire la verità, ma a quanto pare lo sono le donne che incontro.
DAVIDE Oh, eccolo che ricomincia. Parte la lamentazione.
ROBERTO Io non mi lamento affatto.
DAVIDE Sì che lo fai, invece. Ti lamenti in continuazione. Sei tu che non vuoi rischiare, Roberto. Preferisci startene chiuso in camera tua a scrivere quel tuo romanzo.
ROBERTO È molto importante per me.
DAVIDE Non dico di no, ma che cosa pretendi? Che una donna entri dalla finestra e ti rapisca?
ROBERTO Perché no? Potrebbe succedere. Non metto limiti al destino.
DAVIDE Il destino va aiutato. Guarda me. Voglio avere una vita sessuale piena? Ho dovuto organizzarmi. Andarmene di casa non mi va. Perché dovrei lasciare mia madre? Con quello che costano le donne di servizio. A sposarmi non ci penso neanche. Una donna sola non mi basta. E quindi...
ROBERTO Molto logico. Sei riuscito pure a risparmiare subaffittando l’appartamento.
DAVIDE Un colpo di fortuna.
ROBERTO Ecco la differenza sostanziale tra te e me. Che tu hai colpi di fortuna. Io, invece, mi limito ad avere colpi.
DAVIDE Quel romanzo ti sta prosciugando la vita. Non hai un po’ di tempo per te.
ROBERTO Io ne ho un sacco di tempo per me. Sono le donne che non hanno tempo per me. Sai che cosa mi ha detto l’ultima ragazza che ho invitato fuori? ‘Sei così carino, ma con i complessati paranoici ho chiuso’. Do quest’impressione?
DAVIDE Solo quando sorridi.
ROBERTO È buffa la vita, no? A chi troppo e a chi niente. Tu tieni una specie di libro nero con tutte le ragazze che ti fai e io tengo un libro nero con tutte le ragazze che non mi faccio.
DAVIDE Forse quelle che non ti fai tu, poi sono quelle che mi faccio io.
ROBERTO Dovremmo controllare i nostri libri neri.
DAVIDE Scusa, ma perché non lasci perdere quel romanzo per un po’? Dedicati a te stesso. Fai come me. Lavora di giorno e vivi la notte.
ROBERTO Io non faccio il bancario. Sono uno scrittore. Non ho degli orari fissi come te.
DAVIDE Appunto. A maggior ragione. Hai tutta la giornata a disposizione. Puoi andare a rimorchiare nelle librerie, nei cinema, nei musei... Cambia look. Togliti quegli occhiali da formichiere e mettiti delle lenti a contatto. Cambia vestiti. Non puoi vestirti sempre come se fossi un reduce di guerra appena tornato dal fronte. Sono nati Valentino, Armani, Dolce e Gabbana. Ne hai mai sentito parlare?
ROBERTO (Scherzando) Sono dei nuovi complessi musicali?
DAVIDE Guarda i capelli. Sembra che ti sia caduto un pianoforte in testa.
ROBERTO Sì, forse hai ragione, ma è che io non vorrei delle storie. Vorrei solo una ragazza carina, dolce, che mi ami. Una ragazza semplice, acqua e sapone. Una che non ha bisogno di andare in discoteca a frantumarsi i timpani. O che va ogni giorno in palestra a mantenersi in forma. O che va in giro con la faccia talmente truccata che sembra appena uscita da un quadro di Picasso o di Goya.
DAVIDE Se vuoi ti recupero il numero di Suor Germana.
ROBERTO Che cosa c’è di male a desiderare questo? È così da idioti voler amare ed essere riamati senza il bisogno di infilare dentro la passione, la seduzione e tutte quelle altre robe lì?
DAVIDE Beh, se vuoi amare ed essere riamato, devi comunque infilare dentro qualcosa.
ROBERTO Non sto dicendo che il sesso non sia fondamentale...
DAVIDE Meno male. Stavo già per telefonare a un centro d’igiene mentale.
ROBERTO Dico solo che non è necessario farlo diventare la cosa più importante. Oggi si fa tutto in funzione di una scopata e basta.
DAVIDE Anche due, quando va bene.
ROBERTO Anche tre, quattro, cinque... Ma dopo? Quando fare sesso con quella persona smette d’interessarti, che cosa ti resta? Se la tua meta era portartela a letto, una volta che l’hai raggiunta, tutto il resto non t’interessa più. Potrebbe essere una ragazza meravigliosa, stupenda, ma non lo hai visto. Non te ne sei accorto. Eri troppo intento a misurare ad occhio la taglia del suo reggiseno.
DAVIDE Che cosa c’è di male a divertirsi un po’, Roberto? Siamo giovani. È normale che le cose vadano così. Tu parli in questo modo perché hai gli ormoni in circolo. Hai bisogno di scopare e ti perdi dietro a stupidi discorsi intellettualistici che non ti portano da nessuna parte.
ROBERTO Sì, forse hai ragione. Forse sono solo uno che ha bisogno di darci un po’ dentro. Però non sono capace. Non ci riesco. Quando ci provo, i miei tentativi finiscono come il Titanic. Non è per me. Ma poi... chi se ne frega? Ho sempre il mio romanzo!
DAVIDE Sei a buon punto?
ROBERTO Ho già scritto quasi cento pagine.
DAVIDE Hey, è fantastico.
ROBERTO Sì, il guaio è che non ho ancora pensato a una storia. A casa non riesco a concentrarmi. Mia madre che guarda la telenovela di turno, mio padre che russa nel letto, mio fratello che si spara Madonna a tutto volume... Avrei bisogno di un posto dove potermi concentrare.
DAVIDE Vieni qua.
ROBERTO Come dici?
DAVIDE Certo. Il Lunedì, il Mercoledì e il Venerdì c’è già quella ragazza, ma gli altri giorni questo posto è tutto libero.
ROBERTO E tu?
DAVIDE Ho parlato di giorni, non di notti. Durante la settimana sono giù alla banca. Non ho bisogno di questa casa. Potresti venire qua e provare a scrivere. Il Sabato e la Domenica, però, sono completamente miei. Ricordatelo.
ROBERTO Veramente potrei?
DAVIDE Te lo sto dicendo. Che cosa vuoi che faccia di più? Che ti dia le chiavi di casa scolpite in oro e ti faccia tagliare un nastro rosso?
ROBERTO Sarebbe fantastico.
DAVIDE Perché ‘sarebbe’? È fantastico.
ROBERTO Oh, Davide, questo sì che significa essere un amico.
DAVIDE Allora siamo d’accordo? Qua la mano! (Si danno la mano) Naturalmente se te lo pubblicano, pretendo la dedica.
ROBERTO Consideralo fatto. ‘A Roberto, un amico senza il quale tutto questo non sarebbe potuto diventare realtà.’
(BUIO)

SCENA 2
Entrano CLAUDIA e GIULIA. CLAUDIA ha con sé una tavolozza e delle tele.
GIULIA Così è qua che verrai a dipingere.
CLAUDIA Potresti anche darmi una mano. (GIULIA l’aiuta) Grazie.
GIULIA Dio, quanta roba. Ho sempre pensato che per fare i pittori bastassero dei colori e un pennello.
CLAUDIA Che te ne pare?
GIULIA È un posto... accogliente.
CLAUDIA Terribilmente accogliente. Era proprio quello che desideravo.
GIULIA Sei sicura di volerti chiudere qua dentro tre giorni alla settimana? Non vorrei che ti venisse un esaurimento nervoso.
CLAUDIA È un posto fantastico. E ci starò benissimo.
GIULIA Io credo che impazzirai. Ma da quando Franco ti ha lasciato, non sei più la stessa. Non riesco a riconoscerti.
CLAUDIA Tu? E io? Ogni mattina, mi alzo, mi guardo allo specchio e chiedo a quell’immagine riflessa ‘Chi sei? Che cosa vuoi da me?’ Dio, mi sembro Dorian Gray. Però il pensiero di poter venire qua... mi rilassa. Mi fa stare meglio. Avevo bisogno di un posto dove potermi rifugiare. Un posto del quale nessuno conosce l’esistenza. Di cui Franco non conosce l’esistenza.
GIULIA Ci pensi ancora così tanto?
CLAUDIA Solo tutto il giorno. Di notte, invece, mi limito a sognarlo.
GIULIA È una specie di mania la tua. Guarda che il mondo è pieno di altri uomini. Non esiste solo Franco. Perché non esci con qualcun altro?
CLAUDIA Perché se ci provo mi viene una stretta allo stomaco e comincio a vomitare.
GIULIA Come fai a saperlo se non ci provi?
CLAUDIA Lo so perché ci ho provato.
GIULIA Davvero? Allora non sei poi così irrecuperabile come pensavo. Racconta, racconta.
CLAUDIA Quel ragazzo che abita di fronte a me. Ci siamo incontrati un giorno mentre buttavo l’immondizia e mi ha invitato ad uscire.
GIULIA Questo sì che si chiama romanticismo, un amore nato nella spazzatura.
CLAUDIA Mi ha portato in un ristorante giapponese. Dopo tre minuti che ero lì dentro, ho cominciato a sudare e dopo cinque minuti ho cominciato a vomitare. Prima su di lui, poi sul cameriere che è venuto a darmi una mano e poi nel taxi che mi ha riportata a casa. Se vuoi esiste anche una documentazione della scena. Dei giapponesi presenti hanno fotografato tutto.
GIULIA Sicura che non sia stato il sushi?
CLAUDIA Non avevo ancora mangiato niente. Adesso ogni volta che m’incontra sulle scale, urla e cambia strada. Mi chiama l’Esorcista.
GIULIA Capisco che sia rimasto scioccato. Lo sarei anch’io al suo posto.
CLAUDIA Non è così semplice, Giulia. Franco era tutta la mia vita. Ci siamo conosciuti al liceo e l’ultimo anno ci siamo fidanzati. Siamo stati insieme undici anni. È stato l’unico uomo che ho avuto, capisci?
GIULIA Ti prego, fermati qua. Sto per mettermi a vomitare io, adesso.
CLAUDIA Beh, che ci posso fare? Io ero felice con lui. Stavo bene. Non pensavo che sarebbe finita.
GIULIA Claudia, come fai a sapere di stare bene con un uomo, se prima non ne provi un paio? Tu ti sei fermata su Franco, perché avevi paura. Non sei mai stata innamorata di Franco. Ti sei solo accontentata.
CLAUDIA Può darsi. Però mi manca.
GIULIA Dovresti essere un po’ più facile, Claudia.
CLAUDIA Facile?
GIULIA Hai capito benissimo. Siamo nel duemila. Le donne non sono più quelle cose che se la devono tenere stretta altrimenti gli uomini pensano che sei una puttana.
CLAUDIA Io non me la tengo stretta, solo che... la rispetto. Tutto qua.
GIULIA Darle sempre la stessa minestra, la chiami rispettarla? Ringrazia il cielo che non le sia venuto lo scorbuto.
CLAUDIA Insomma, Giulia, non mi va di sbatterla in faccia al primo uomo che mi capita a tiro.
GIULIA Non ho detto questo. Dico solo che se Franco se n’è andato, non dovresti piangerci sopra, ma dovresti ringraziarlo. Ti ha fatto un favore. Se fosse stato per te, adesso saresti sposata con l’unico uomo con cui hai scopato in vita tua.
CLAUDIA Che ci sarebbe di male? Non è mica obbligatorio farsi un centinaio di uomini prima di capire che stai bene con uno. Non devo mica scegliere con... Ho una testa, anche!
GIULIA Non riesci a capire. È più forte di te.
CLAUDIA Che cosa dovrei capire, Giulia? Che dovrei fare come te? Che appena esci con un uomo, gli tiri subito giù i calzoni?
GIULIA Qualche volta non glieli tiro neanche giù. Claudia, siamo giovani. Ho voglia di divertirmi. Che c’è di male? Faccio l’odontotecnica. Vedo denti e dentiere tutto il giorno. Non mi sembra una follia se alla sera desidero cambiare il mio punto di vista!
CLAUDIA Non ti sto criticando, Giulia. È solo che vorrei che tu non criticassi me. È la mia vita questa. E prima di uscire di nuovo con un uomo, preferisco dedicarmi alla mia pittura. Le delusioni d’amore stimolano la creatività.
GIULIA Stimolano anche la depressione. (CLAUDIA guarda GIULIA, che cambia discorso) Chi è l’altro inquilino di questo posto?
CLAUDIA È un bancario. Credo che usi questo posto come pied-à-terre.
GIULIA Come fai a saperlo?
CLAUDIA Ho trovato un reggiseno rosso nel divano.
GIULIA Potrebbe anche essere suo. Forse è un travestito. O di sua madre. (CLAUDIA guarda GIULIA) D’accordo, ho capito. Il solito puttaniere. Ed è carino?
CLAUDIA Non lo so, non l’ho mai visto. Viene il Martedì, il Giovedì e il Sabato e la Domenica.
GIULIA Ah, ha giornate fisse l’uomo. Credi che riceva su appuntamento? Potresti chiamare e prenotare una ‘visita’.
CLAUDIA Togliti quell’espressione estasiata dalla faccia. Non ci penso neanche. Non m’interessa incontrarlo. Sai benissimo che cosa penso di quella categoria di uomini.
GIULIA Lo so che non li stimi, ma lui potrebbe farti cambiare idea. In fondo condividete lo stesso appartamento.
CLAUDIA Già, ma non gli stessi giorni.
GIULIA Va bene, come vuoi. Goditi il tuo lavoro e la tua pittura. Mi sono stancata di aiutarti. A proposito, come va giù al giornale?
CLAUDIA Tutto al solito. Lavoro solo la mattina, adesso. Ho chiesto di avere un po’ più di tempo per me.
GIULIA Già e tu lo sprechi passandolo a dipingere.
CLAUDIA Si dà il caso che la pittura non sia uno spreco. È arte.
GIULIA Hai detto che è carino?
CLAUDIA Chi?
GIULIA Il tuo coinquilino a giorni alterni.
CLAUDIA Ti ho detto che non l’ho visto.
GIULIA Beh, vedrò d’informarmi. Non ti preoccupare, non lo faccio per te. Il mio è un banalissimo interesse egoistico. Anch’io credo d’aver bisogno di una ‘visita’ specialistica, adesso che ci penso. Saranno almeno... tre giorni che non me ne faccio una.
CLAUDIA Certo che sei incredibile. Appena senti odore di uomo, t’infiammi.
GIULIA Faccio solo agli uomini, quello che gli uomini fanno alle donne. Li uso e poi li getto.
CLAUDIA E l’amore? Hai mai pensato che esiste anche l’amore?
GIULIA L’amore è finito con l’ultimo romanzo di Liala. Adesso esiste il sesso. (Breve pausa) Hai scoreggiato?
CLAUDIA No. C’è una discarica d’immondizia, qua sotto.
GIULIA (Guarda fuori della finestra) Ah, carino. Guarda, si vede anche il fiume da qui. Beh, nel caso ti venisse un attacco isterico, puoi sempre buttarti di sotto.
CLAUDIA Terrò a mente il tuo suggerimento, Giulia. Grazie.
(BUIO)


SCENA 3
ROBERTO è solo in scena. Sta scrivendo ad un computer.
ROBERTO “Nella buia notte sentiva il suo amore gridare come il vento. Si girava nel letto, tra le lenzuola, ma quelle urla lo tenevano sveglio...” Dio, sembra ‘La voce nella tempesta’ parte seconda. (Cancella quello che ha scritto) “L’amore le bruciava nel petto come... come...” Come una broncopolmonite! No, oggi non quaglia. È inutile. Mi sembro la brutta copia di Barbara Cartland. (Si alza, va al frigorifero e si serve un bicchiere di succo d’arancia) Guarda, ci sono più bibite qui dentro che in un night-club. Martini, Gran Marnier, Aperol, birra, Coca cola, Sprite... Rosolio? Quell’uomo è incredibile. È veramente pronto a ogni evenienza. (Suonano alla porta) Arrivo. (Va ad aprire. È GIULIA)
GIULIA (Sulla soglia) Buongiorno, mi scusi se la disturbo.
ROBERTO Desidera?
GIULIA Beh, non è semplice da spiegare. O meglio è semplicissimo. Ma non vorrei farlo qui sulla porta.
ROBERTO È una Testimone di Geova?
GIULIA No. Direi di no. Non è proprio il mio genere. È che ho sentito parlare di lei...
ROBERTO Oh, lei è la... (Indica l’appartamento) Venga, si accomodi.
GIULIA Grazie. (Entra)
ROBERTO Mi perdoni, non volevo essere così… scrupoloso.
GIULIA Non lo si è mai abbastanza, oggi giorno.
ROBERTO C’è un po’ di disordine. Stavo cercando di lavorare un po’.
GIULIA Lavorare? Si porta il lavoro a casa?
ROBERTO Io lavoro a casa.
GIULIA (Allusiva, a bassa voce) Già, avevo sentito dire una cosa del genere.
ROBERTO Come dice?
GIULIA Niente, niente.
ROBERTO Beh, io... sono uno scrittore e allora... O meglio ci provo ad esserlo.
GIULIA Uno scrittore? Dice sul serio?
ROBERTO Lo so, non è un granché come lavoro, almeno all’inizio, ma...
GIULIA No, non intendevo questo. Solo che... sono rimasta stupita.
ROBERTO Perché? C’è gente che scrive. E c’è gente che legge. Sono complementari.
GIULIA Lo so, è che... Credevo che... Insomma non pensavo che lei venisse qui a scrivere.
ROBERTO Perché? Cosa pensava che ci facessi qui?
GIULIA Beh, è stato trovato un reggiseno rosso nel divano e allora...
ROBERTO Un reggiseno rosso?
GIULIA Perché mi guarda in quel modo? Lei lo sa che cos’è un reggiseno, vero?
ROBERTO Per sentito dire. Cioè, voglio dire, io non li uso.
GIULIA Per questo il ritrovamento mi ha lasciata stupita. Lei capisce.
ROBERTO Sembro colto sul fatto, a quanto pare. Ma le apparenze ingannano.
GIULIA Già, l’ho sentito dire anch’io.
ROBERTO Voglio dire, quel reggiseno... Non è come immagina.
GIULIA Oh, non si preoccupi, io non la biasimo affatto. Tutt’altro. Solo che credevo che facesse il bancario. Così almeno mi hanno detto.
ROBERTO Il bancario?
GIULIA Sì. Non è quello il suo lavoro?
ROBERTO Beh, veramente no. C’è stato un equivoco...
GIULIA (Lo interrompe) Che cosa c’è? Si vergogna di essere un bancario?
ROBERTO Non sono un bancario.
GIULIA (Fraintendendo) Ah, certo, capisco. Lei è uno scrittore. Sicuro, non si preoccupi. Il suo segreto morirà con me.
ROBERTO Sì, mi piace scrivere. È quello che vorrei fare… da grande. Sto cercando di portare a termine un romanzo.
GIULIA Un romanzo? Suona impegnativo.
ROBERTO Abbastanza. Oh, ma mi scusi. Sono un pessimo padrone di casa. Anche se lei non è precisamente un’ospite, no? Vuole qualcosa da bere? Ho del... (Apre il frigorifero) Beh, c’è un po’ di tutto. Vuole un Martini?
GIULIA Alle tre del pomeriggio? Preferirei un caffè, se non è troppo disturbo.
ROBERTO Niente affatto.
GIULIA Mi scusi, se l’ho disturbata ma è che... (Senza farsi vedere, tira fuori dalla borsetta l’agenda e la posa sul divano) Eccola qua! Avevo dimenticato qui l’agenda, ieri e allora sono passata a riprenderla. Non volevo essere inopportuna.
ROBERTO Non lo è stata per niente. Ero bloccato su una frase.
GIULIA (Legge sul computer) “L’amore gli bruciava nel petto come una broncopolmonite”. Molto efficace come metafora.
ROBERTO Ecco, appunto. Ma la prego, si sieda.
GIULIA Non vorrei interrompere la sua concentrazione.
ROBERTO Il tempo di bere il caffè. E poi una pausa mi farà bene.
GIULIA Beh, visto che insiste... (Si siede)
ROBERTO Quindi abbiamo qualcosa in comune.
GIULIA Come dice?
ROBERTO L’arte, voglio dire. Io scrivo e lei dipinge.
GIULIA Io dipingo?
ROBERTO (Indicando i quadri nella stanza) Questi sono suoi, no?
GIULIA Oh, l’arte, certo. Sì, mi piace dipingere. Lo faccio fin da bambina. Spero che i miei quadri non le siano troppo d’ingombro.
ROBERTO Assolutamente. Anzi, è un piacere averli intorno. Ha una bella mano, lo sa?
GIULIA Grazie. Anche lei ha delle belle mani.
ROBERTO No, io... parlavo dei suoi quadri.
GIULIA Oh, i miei quadri. Grazie.
ROBERTO Cioè, non che non abbia anche delle belle mani... Le ho notate appena è entrata. È che... Non intendevo...
GIULIA Va tutto bene. Non è successo niente. Di chi era quel reggiseno?
ROBERTO Quale? Ah, quello nel... Era... Era di un mio amico.
GIULIA Un amico?
ROBERTO Sì, aveva fatto un regalo alla sua ragazza e voleva farmelo vedere a tutti i costi. E poi l’ha dimenticato qua.
GIULIA Certo, certo, capisco. Succede spesso anche a me. Vado a cena con un paio di mutande da uomo da regalare e poi le dimentico. Sono cose che capitano quando si è distratti. (Lo guarda) Me l’immaginavo più... atletico.
ROBERTO Chi?
GIULIA Lei.
ROBERTO Io?
GIULIA Beh, considerata la sua fama... e la sua fame, la credevo un tipo più sportivo.
ROBERTO Veramente non pratico molto sport.
GIULIA Davvero? (Sorride maliziosa) Avrei detto il contrario.
ROBERTO Mi dispiace di averla delusa. Per il mio fisico, intendo.
GIULIA Delusa? Non sono affatto delusa. Sono sorpresa. Piacevolmente sorpresa. Sa, mi aspettavo di trovarmi davanti il solito bellone di turno, con l’occhio annacquato che schiocca le dita e fa cadere le donne nel piatto e invece...
ROBERTO Si ritrova davanti un povero disgraziato, con gli occhiali, i capelli pettinati da un pianoforte che gli è caduto in testa e che se schiocca le dita gli viene un crampo.
GIULIA (Ride) Ha il senso dell’umorismo. Mi piace.
ROBERTO Quando si è come me, è obbligatorio avere senso dell’umorismo. Anche mia madre lo ha avuto, quando mi ha partorito.
GIULIA Ho capito. Lei è modello Woody Allen. Conquista e seduce con le parole e l’ironia. Vero?
ROBERTO Beh, io non conquisto molto, a dire la verità...
GIULIA Non faccia il timido. Non è il caso. La sua reputazione parla chiaro.
ROBERTO Reputazione?
GIULIA La storia del reggiseno non me la sono bevuta. Carina, ma faceva acqua.
ROBERTO Beh, le confido che anch’io me la immaginavo diversa.
GIULIA E come? Brutta, piena di foruncoli, noiosa e sporca di vernice?
ROBERTO No, ma visti i suoi quadri, voglio dire... Angeli, scene campestri, nature morte... Mi aspettavo una ragazza più... timida, introversa. Oh, non che lei sia una sfacciata, ma...
GIULIA Beh, l’arte è una cosa e la vita è un’altra. Non si devono confondere.
ROBERTO Chi sono i suoi modelli? De Chirico? Picasso? Van Ghog?
GIULIA Sì, più o meno.
ROBERTO Sì, chi?
GIULIA Tutti e tre. E Dalì. Dalì è forse tra i miei pittori preferiti.
ROBERTO Anche a lei piace Dalì?
GIULIA (Allusiva) Dalì, da qui... Mi piace da qualsiasi punto di vista.
ROBERTO (Non coglie) Anch’io trovo Dalì... estremamente emozionante. I suoi famosi orologi che si sciolgono, questa concezione del tempo che cola. E poi questo mondo così visionario. Onirico. Pieno di simboli. Proprio come un sogno.
GIULIA (Sbadiglia) Già, infatti.
ROBERTO Mi scusi, la sto annoiando.
GIULIA Affatto. Adoro ascoltare discorsi sull’arte. Ma perché non parliamo di cose più pratiche? Diciamo che... ho dei soldi da investire. Lei che cosa mi consiglia? Obbligazioni? Vincoli bancari? O azioni?
ROBERTO Beh, al momento... non saprei. Forse azioni.
GIULIA Bene. Speravo che lo dicesse. Io sono proprio una donna da... azioni. (Si avvicina a ROBERTO che la guarda. Il caffè esce rumorosamente)
ROBERTO Lo sente anche lei questo rumore?
GIULIA Il caffè.
ROBERTO Cosa?
GIULIA Credo che il caffè sia pronto.
ROBERTO Oh, il caffè. Certo. (Si alza) Credevo di essere io. Fa caldo qui dentro, non trova?
GIULIA Molto caldo.
ROBERTO (Col cucchiaino di zucchero in mano) Quanto?
GIULIA (Non lo vede e fraintende la domanda) Molto, moltissimo, tantissimo caldo. (Apre le finestre)
ROBERTO No, chiedevo quanto zucchero.
GIULIA Oh, uno e mezzo. Grazie. (Le porge il caffè) Dio, cos’è questo terribile tanfo che sento?
ROBERTO (Si annusa le ascelle) Io non... Ah, è la discarica.
GIULIA Oh, è vero. Me n’ero dimenticata. (ROBERTO chiude la finestra)
ROBERTO (GIULIA lo guarda per un attimo in silenzio) Perché mi guarda a quel modo?
GIULIA Sto aspettando di vedere quando sfodererai... le tue carte vincenti.
ROBERTO Eh?
GIULIA La seduzione. C’è una donna in casa tua. Una donna piuttosto attraente e procace. Non mi dirai che non vuoi approfittare della situazione?
ROBERTO Senta, signorina... Signorina?
GIULIA Eh?
ROBERTO Come si chiama?
GIULIA Chi?
ROBERTO Come ‘chi’? Lei.
GIULIA Io?
ROBERTO Sì, lei. Ce l’avrà un nome, no?
GIULIA Sì. Mi chiamo Giu... Claudia.
ROBERTO Giuclaudia?
GIULIA No, Claudia. Solo Claudia.
ROBERTO Bene, Claudia...
GIULIA E tu?
ROBERTO Io cosa?
GIULIA Come ti chiami?
ROBERTO Come mi chiamo?
GIULIA Sì. Qual è il tuo nome.
ROBERTO Il mio nome?
GIULIA Sì, il tuo nome. I tuoi genitori ti avranno chiamato in qualche modo. O ogni volta gridavano ‘hey, tu!’
ROBERTO Il mio nome... Senti, forse, proprio a questo proposito, è il caso di chiarire un fraintendimento...
GIULIA Un nome. Mi basta un nome. Niente comizi, ti prego.
ROBERTO Davide. Io mi chiamo Davide.
GIULIA Davide. È un nome molto erotico.
ROBERTO Davvero?
GIULIA Bene, Davide, vogliamo...?
ROBERTO Sei una donna molto determinata, Claudia.
GIULIA Come te.
ROBERTO Io non sono una donna.
GIULIA Voglio dire, determinato. Sappiamo tutti e due quello che vogliamo, no?
ROBERTO Davvero? Oh, al diavolo!
(Si baciano. BUIO)

SCENA 4
CLAUDIA è in scena. GIULIA è in bagno che si sta preparando per uscire. CLAUDIA sta leggendo un invito. È in ginocchio, per terra.
CLAUDIA (Sussurra) Ti prego, Dio, aiutami. Ti prego, dammi una mano questa sera. Ho bisogno del Tuo aiuto. Prometto che se tutto andrà bene, domani vado in chiesa e accendo tutti i ceri che trovo. Do anche fuoco alla chiesa, se vuoi, però ti prego, stammi vicino stasera...
GIULIA (Fuori scena) Sai, Claudia, ho conosciuto il tuo coinquilino.
CLAUDIA (Distratta) Cosa? (Riprende a pregare)
GIULIA (Fuori scena) Ho detto che ho conosciuto l’uomo col quale dividi questo appartamento. Non è affatto l’uomo che credevi, sai? Non usa questo posto come un pied-à-terre. È un artista. (Con malizia) In tutti i sensi.
CLAUDIA (Si alza in piedi) Giulia, ti vuoi muovere e uscire da quel bagno? Sono io che devo incontrare Franco, non tu.
GIULIA (Fuori scena) È un vernissage. Non ci sarà mica solo Franco. È una persona molta carina. Dolce.
CLAUDIA Ma di chi stai parlando?
GIULIA (Fuori scena) Del tuo coinquilino. Mi ascolti quando parlo? Posso usare il tuo rimmel?
CLAUDIA Giulia, ti ho chiesto di accompagnarmi perché avevo bisogno di un appoggio morale. Non vorrai passare l’intera serata a correre dietro agli uomini?
GIULIA (Fuori scena) No, ma potrebbero essere gli uomini a correre dietro a me.
CLAUDIA Mio Dio, sono sei mesi che non lo vedo. Mi sembra di morire. Che effetto mi farà secondo te?
GIULIA (Fuori scena) Ti si spareranno i capelli in testa, ti cadranno i denti e vomiterai tutto quello che hai nello stomaco.
CLAUDIA Non ho mangiato niente.
GIULIA (Fuori scena) Allora vomiterai il tuo stomaco. (Esce dal bagno) Come mi trovi?
CLAUDIA Splendida. Vogliamo andare?
GIULIA Quanta fretta. Anche le regine hanno bisogno di un po’ di tempo per apparire regine. (Raccogliendo la sua roba) Sai, è da un po’ di giorni che ci vediamo. Un paio di settimane. Sembra che gli piaccia stare con me. E a me piace stare con lui, lo ammetto. Ci sa fare il ragazzo. Anche se l’altro giorno gli sono rimasti gli occhiali impigliati nei miei collant. Ci ha messo tre ore per staccarli senza rompermi le calze. Alla fine c’è riuscito. Avresti dovuto vedermi, con un paio di occhiali appesi alla gamba... Devo ammetterlo, Claudia. Quell’uomo mi piace.
CLAUDIA Quale uomo?
GIULIA Sei proprio sorda, stasera. Il tuo coinquilino. Davide. È di lui che ti sto parlando da quando sono arrivata!.
CLAUDIA E a me, in questo momento, del mio coinquilino non me ne frega un accidente! Io devo andare a un vernissage dove ci sarà anche Franco, l’uomo con il quale ho passato undici anni della mia esistenza. Non posso stare qua a sentirti parlare di... di... Daniele!
GIULIA Davide.
CLAUDIA Davide o come cavolo si chiama!
GIULIA (Guarda CLAUDIA) Sei sicura di voler andare a questo vernissage, Claudia? Non ti obbliga nessuno.
CLAUDIA È un servizio per il giornale. Ci devo andare. Ho saputo solo dieci minuti fa che ci sarebbe stato anche Franco!
GIULIA Perché non telefoni e dì che ci mandino un sostituto?
CLAUDIA Non sarebbe professionale.
GIULIA Professionale?
CLAUDIA Ti ricordo che sono una giornalista, prima di essere una donna.
GIULIA Non essere ridicola. A me non mi prendi in giro.
CLAUDIA Che cosa vuoi insinuare?
GIULIA Insinuo che se vuoi andarci, è proprio perché c’è Franco.
CLAUDIA Non è vero. Non sono così masochista.
GIULIA Davvero? Allora quella foto di Franco che tieni sotto il cuscino? L’ho vista ieri che sono venuta a casa tua.
CLAUDIA È un ricordo. (GIULIA gira il calendario appeso al muro. C’è la foto sorridente di un uomo) E va bene, tengo qualche sua foto in giro! Vuoi condannarmi per questo?
GIULIA No, lo stai già facendo da sola.
CLAUDIA Io non lo amo più. È solo che... vorrei che ritornasse... per poterglielo dire!
GIULIA Sei patetica. Quell’uomo ti comanda ancora a bacchetta.
CLAUDIA Non mi comanda affatto!
GIULIA Già, è vero. Sei tu che ti fai comandare.
CLAUDIA Oh, smettila! Che ne sai tu di che cosa sia l’amore? L’amore quello vero? Quello che ti sconvolge fin nelle pieghe più intime dell’anima? Tu guardi solo a una cosa!
GIULIA Oh, sentitela. Ma chi ti credi di essere? Eh? Credi di avere il monopolio sulle pene d’amore? Ognuno ha provato le sue. E anch’io... Beh, non mi va di parlarne. È acqua passata.
CLAUDIA Io non ce la faccio più. Io mi ammazzo! (Va alla finestra) Apro la finestra e mi butto di sotto.
GIULIA Stai ferma dove sei. Se apri quella finestra, non occorre che ti butti di sotto. Moriremo tutte e due asfissiate.
CLAUDIA Io... sto per impazzire. Lo sento.
GIULIA No, non impazzirai.
CLAUDIA Credi?
GIULIA Certo. Sei già pazza.
CLAUDIA (Sulla soglia della porta d’ingresso) Oh, che cosa dovrei fare? Dimmelo, Giulia.
GIULIA Prenditi sei Valium e spera di non vomitarli. (Escono. Dopo pochi istanti si sente bussare alla porta. Bussano di nuovo. Ancora una volta. Da dietro la porta si sentono le voci di DAVIDE e ROBERTO)
ROBERTO (Fuori scena) Claudia? Sei in casa?
DAVIDE (Fuori scena) Perché non apri la porta? Le chiavi ce le hai.
ROBERTO (Fuori scena) E se la disturbiamo?
DAVIDE (Fuori scena) Le chiederai scusa. Non muore nessuno.
ROBERTO (Si sentono delle chiavi nella serratura, poi ROBERTO apre la porta) Claudia, sei in casa?
DAVIDE (Entra) Visto? Non c’è bisogno di chiedere scusa a nessuno. È già uscita.
ROBERTO (Tra sé, ma DAVIDE lo sente) Meno male!
DAVIDE Ho come l’impressione che tu non fossi così contento di presentarmela.
ROBERTO Ma come ti viene in mente una cosa del genere? Sei il mio più caro amico. È ovvio che volessi presentartela!
DAVIDE Però ho dovuto insistere.
ROBERTO Beh, sai, lei è una pittrice. Non volevo disturbarla mentre crea.
DAVIDE Che scrupoloso!
ROBERTO È davvero una ragazza fantastica, Davide. Così dolce, carina, ma allo stesso tempo così... così... donna! È pazzesco. L’altro giorno mi ha praticamente sbattuto sul divano senza quasi dire una parola.
DAVIDE Molto dolce, non c’è che dire.
ROBERTO Lo vedi che gli artisti non sono tutti noiosi, pieni di brufoli e sporchi di vernice? Hanno anche un corpo. E che corpo!… E naturalmente un’anima.
DAVIDE Un’anima? E che se ne fanno dell’anima?
ROBERTO Se sei un artista, l’anima è fondamentale.
DAVIDE Già, dimenticavo. Solo gli artisti hanno l’anima. Noi, poveri mortali, siamo solo dei robot telecomandati da un folle scienziato. Dei replicanti. Siamo come dei computer, dove vengono immagazzinati dei file ma che non provano nessuna emozione, giusto, no?
ROBERTO Sei nervoso, Davide?
DAVIDE No, sono furioso. Un altro appuntamento andato a buca.
ROBERTO La segretaria del capo?
DAVIDE Precisamente. È la settima volta che mi dice di no. Ma che mi succede? Eh? Da quando ho preso questo appartamento l’ho utilizzato si e no tre volte. Ho perso tutto il mio fascino?
ROBERTO Capitano i periodi di magra.
DAVIDE Altro che magra, questo è digiuno totale!
ROBERTO Un po’ di digiuno ogni tanto non fa male. Aiuta a disintossicarsi.
DAVIDE Già. Però mi sento così... inutile. Ed è inutile anche pagare un affitto per un posto che non uso.
ROBERTO Torneranno le vacche grasse, vedrai.
DAVIDE A me basterebbero vacche. Grasse o magre, che importa!...
ROBERTO Forse questo è un segno del destino.
DAVIDE O forse è solo un momento di sfiga nera.
ROBERTO No, forse è il destino che ti dice di guardare alla vita e all’amore in modo diverso da come hai fatto finora. Non esiste solo il sesso, Davide.
DAVIDE Già, tu lo dici adesso perché hai la pancia piena. Se penso che se non fossi stato così snob con gli artisti, forse... Oh, ma sono contento per te. Guardati, sei un uomo nuovo. Lenti a contatto, capelli cotonati. Quando sei venuto a prendermi in banca, l’altro giorno, quasi non riuscivo a credere che fossi tu.
ROBERTO Non ci hai creduto, infatti. Hai voluto vedere la mia carta d’identità.
DAVIDE È strana la vita, no? Adesso sei tu quello che si diverte e io quello che si lamenta. Forse è buffo quello che sto per dire, ma è come se tu mi avessi derubato di una parte di me.
ROBERTO (Vagamente spaventato) Ma che cosa dici?
DAVIDE Sto delirando, non ascoltarmi. Beh, a quanto pare, dobbiamo rimandare il grande incontro a un’altra volta.
ROBERTO (Finto) La prossima volta l’avverto. Così non c’è pericolo.
DAVIDE Sei sicuro che non ci sia niente che mi stai nascondendo?
ROBERTO Io? Nasconderti qualcosa? Ma sei impazzito, Davide?
DAVIDE (Dopo una breve pausa) Hai ragione. Scusami. Il periodo di sfiga mi rende anche sospettoso degli amici.
ROBERTO (Gli dà una pacca sulla spalla) Non ti preoccupare. (Va verso la porta, mentre DAVIDE si siede. ROBERTO, allarmato) Che cosa fai? Non vieni?
DAVIDE Visto che la signorina se n’è già andata, approfitterò dell’occasione e me ne starò qui un po’. Mi farò una bella doccia fredda e guarderò la televisione. C’è la partita, stasera. Perché non resti anche tu?
ROBERTO (Guarda l’orologio, parlando tra sé) È molto tardi. Non credo che per oggi ritornerà.
DAVIDE Cosa hai detto?
ROBERTO No, ti ringrazio, ma sai che mi annoio a guardare undici uomini in calzoncini corti che corrono dietro a un pallone.
DAVIDE Io, visto che non posso avere altro, mi accontenterò di guardare della gambe pelose. Sempre meglio di niente, no?
ROBERTO (Sulla porta) Davide, mi preoccupi. Non avrai mica intenzione di passare dall’altra parte dello steccato, vero?
DAVIDE Perché? Se fosse così ti potrei interessare?
ROBERTO Non sei il mio tipo.
DAVIDE Vedi? Anche gli amici mi abbandonano. Sono proprio un caso disperato.
ROBERTO Ti chiamo domani. (ROBERTO esce, DAVIDE resta solo)
DAVIDE Forza, Davide, non è morto nessuno. La vita continua. Ci saranno altre occasioni. Magari una ragazza proprio stasera suonerà il tuo campanello... Dio, mi sembro Orietta Berti. (Canta da ‘Fin che la barca va’) ‘Quando l’amore viene, il campanello suonerà. Quando l’amore viene, il campanello suonerà!’ (Esce dalla porta del bagno)
(BUIO)

SCENA 5
È sera. La scena è vuota e al buio. Suona il telefono. Suona di nuovo. Ancora. Ancora. Dal bagno si sentono dei rumori. Il telefono suona di nuovo. La porta del bagno si spalanca. DAVIDE esce dal bagno. È nudo ed è bagnato.
DAVIDE Sto arrivando! Sto arrivando! (Corre al telefono, sta per rispondere, ma ci ripensa) Non è che mi prendo la scossa? (Il telefono squilla di nuovo. Risponde) Pronto?... Pronto? (Riaggancia) Merda! Tutta questa corsa per niente. (Torna in bagno) Perché quando sei sotto la doccia, squilla sempre il telefono? (Richiude la porta del bagno. Fuori scena, DAVIDE canticchia. Dopo poco si sente il rumore di un phon. Dopo poco ancora, si sente una chiave nella serratura. Il rumore del phon si ferma. La porta d’ingresso si apre. È CLAUDIA)
CLAUDIA C’è nessuno? (Entra timidamente. La porta del bagno si apre. Compare DAVIDE nudo con il phon in mano. Accende la luce) Aaahh! Lei chi è?
DAVIDE (Scherzando, imbraccia il phon come fosse una pistola e si posiziona come l’Agente 007) Phon. Il mio nome è James Phon. (CLAUDIA urla e sviene) Oh, merda! (Le corre accanto, poi si rende conto di essere ancora nudo) Oh, cazzo. (Va al divano, prende la coperta e se la lega intorno alla vita. Torna da CLAUDIA) Signorina? Signorina, mi sente? (Si alza, va al frigorifero, riempie un bicchiere di vodka e lo porta a CLAUDIA) Avanti, beva questo. (Le poggia il bicchiere sulle labbra. CLAUDIA si risveglia e beve, poi scoppia a tossire) Va meglio?
CLAUDIA (Tossendo) Molto, molto meglio. Grazie. (Indica il bicchiere) Che cos’è?
DAVIDE Vodka.
CLAUDIA Ah, ecco. Mi sembrava qualcosa del genere.
DAVIDE Come si sente?
CLAUDIA Come se fossi appena svenuta e qualcuno mi avesse fatto bere della vodka.
DAVIDE Perfetto. Allora sta bene. (Posa il bicchiere sul tavolino) Aspetti, le do una mano. (Aiuta CLAUDIA a sedersi per terra)
CLAUDIA Mi sento così stupida... Mi perdoni.
DAVIDE Non si preoccupi. E poi, semmai è lei che deve perdonare me. Di solito non faccio battute come ‘Phon. Il mio nome è James Phon’, ma ero piuttosto in imbarazzo.
CLAUDIA È che non ha risposto al telefono. Credevo che non ci fosse nessuno.
DAVIDE Ero sotto la doccia.
CLAUDIA Ecco, avrei dovuto immaginarlo. (Si alza) Questa non è decisamente la mia serata fortunata.
DAVIDE Lei dev’essere Claudia, immagino.
CLAUDIA E lei dev’essere Davide.
DAVIDE Per essere due che condividono lo stesso appartamento, abbiamo scelto il modo migliore di presentarci.
CLAUDIA Sono proprio desolata. È che credevo che non ci fosse nessuno.
DAVIDE È mezzanotte e un quarto di Martedì.
CLAUDIA Lo so, è che non me la sentivo di tornare a casa, dopo quello che è successo... E... E allora... (Comincia a piangere) ...e allora ho pensato che potevo venire qui... (Prende il bicchiere di vodka dal tavolino) ...anche se la mia giornata era scaduta e ho telefonato dalla cabina all’angolo per essere sicura di non disturbare... (Piange più forte e beve dal bicchiere) ...e siccome non mi ha risposto nessuno, credevo che l’appartamento fosse libero... (Beve) ...e che potevo venire e starmene un po’ in pace... (Beve) ...ma, invece, ho trovato lei nudo con quell’affare... - il phon, dico - in mano e... (Finisce di bere e smette di piangere. Porge il bicchiere a DAVIDE) Posso averne un altro? (DAVIDE glielo prepara) Mi scusi, sono piuttosto sconvolta. È stata una serata difficile. (DAVIDE le porge il bicchiere) Grazie. (Beve) Però non è affatto male, questa vodka.
DAVIDE Faccia attenzione. La vodka non è acqua, anche se lo sembra.
CLAUDIA Forse sarebbe il caso che mi prendessi una bella sbronza. Non l’ho mai fatto, sa? Non mi sono mai ubriacata in vita mia. Neanche al matrimonio di mia sorella. Erano tutti ubriachi fradici, ma io no. Ho dovuto pensarci io ad accompagnare tutti a casa. (Si alza, colta da una folgorazione) Oh mio Dio! Magari lei non è da solo!
DAVIDE No, no, sono solo. Non si preoccupi. Sono solo.
CLAUDIA Mi scusi. È che ho pensato che... Beh, ho pensato che lei... Insomma, che...
DAVIDE Mi stavo facendo la doccia. Da solo.
CLAUDIA Bene. (Beve di nuovo) Comincio a calmarmi. Sento anche mi si sta bucando lo stomaco, però mi sento meglio.
DAVIDE Perché non si siede?
CLAUDIA No, forse è meglio che vada a casa. Ho già abusato troppo della sua pazienza.
DAVIDE Si sieda un momento. Riprenda fiato. La mia pazienza è praticamente un pozzo inesauribile. Un’altra vodka?
CLAUDIA Beh, visto che insiste. (DAVIDE prepara un’altra vodka) Allora lei fa il bancario, se non ricordo male.
DAVIDE Chi glielo ha detto?... Ah già, certo. E lei dipinge.
CLAUDIA Più o meno.
DAVIDE Mi piacciono molto i suoi quadri. Io non ci capisco molto di pittura, però mi sembrano… sinceri.
CLAUDIA Fanno cacare.
DAVIDE Non saprei. (Porgendole il bicchiere) A lei sembrano purgativi?
CLAUDIA (Sorride) Fanno schifo. L’arte non è questa roba. Angeli, scene campestri... È tutto così finto. Senza uno stile. Ecco, cos’è. Non c’è niente di personale. È tutto così... vuoto. Senza personalità. Asettico. Come la mia vita.
DAVIDE Veramente mi hanno detto che lei ha molta personalità. E che è molto audace, anche.
CLAUDIA Chi gliel’ha detto? Ah... Non l’ascolti. Non è vero. Lo dice perché mi vuole bene e vuole dare un’immagine di me. Ma in realtà io sono solo una fifona. Una fifona con lo stomaco debole.
DAVIDE Stomaco debole?
CLAUDIA Oh, lasci perdere. È una storia terribile.
DAVIDE Racconti.
CLAUDIA Non vorrei annoiarla.
DAVIDE Mi annoierà se non la racconta.
CLAUDIA (Lo guarda, ci pensa, poi) Va bene. Stasera sono andata a un vernissage. Ero piuttosto nervosa. Beh, c’era una persona lì che... Insomma, io non desideravo vedere... Ma questa è un’altra storia. Allora, ero a questo vernissage e stavo in piedi vicino al tavolo dei rinfreschi. C’era un sacco di roba. Tartine, panini, vini vari... E c’era anche questa grande bacinella piena di sangria. Mi tremavano le mani. Ero piuttosto nervosa, come le dicevo, e allora ho pensato di prendere un Valium. Giusto per calmarmi un po’. Ho preso quindi il tubetto dalla borsetta, l’ho aperto, e... Mi tremavano così tanto le mani che non sono riuscita a controllarmi e... Beh, mi è caduto nella sangria. Subito mi ha preso il panico. Senza pensarci ho infilato la mano dentro per cercare di raccoglierlo, ma proprio in quel momento sento una voce che mi chiama per nome e... Beh, io mi giro e mi ritrovo davanti a... a quella persona che non volevo vedere con in mano un tubetto vuoto di Valium e la manica grondante di sangria. Non so cosa dire, biascico qualcosa, poi emetto un grugnito e mi prende un conato di vomito. Scappo e mi rifugio in bagno. Vomito. Poi mi rimetto un po’ a posto. Mi do una risistemata. Mi lavo bene le mani ed esco. Sarò stata in bagno non più di un quarto d’ora. Lo giuro. E mi sono dimenticata che... Erano tutti addormentati. Tutti gli ospiti. Chi per terra, chi su una sedia. Solo qualcuno era ancora in piedi e guardava quell’orrendo spettacolo senza capire. È solo allora che mi sono ricordata del Valium e della sangria. Sono corsa al tavolo dei rinfreschi. La sangria era finita. Ho trasformato un vernissage in un cimitero. (Beve)
DAVIDE I vernissage sono spesso noiosi. Si sarebbero addormentati comunque, mi creda. Non è colpa sua.
CLAUDIA Invece sì. È sempre colpa mia. Sono troppo apprensiva, angosciosa e angosciata. Mai che riesca a rilassarmi, a lasciare che le cose vadano come devono andare...
DAVIDE (Le si avvicina) E perché non lo fa?
CLAUDIA Cosa?
DAVIDE Perché non lascia che le cose vadano come devono andare?
CLAUDIA Perché non lo so come devono andare! Ecco perché! Lei conosce forse qualcuno che sa come dovrebbero andare? Qualcuno che le suggerisce qual è la battuta giusta da dire? Qual è il momento adatto per intervenire? Quello che si deve fare o non si deve fare? Io non lo so mai quello che devo fare e quando è il momento che lo devo fare. Così finisco per fare quello che non devo fare nel momento in cui dovrei fare un’altra cosa. Capisce?
DAVIDE È vero. Lei si dovrebbe rilassare di più.
CLAUDIA È per questo che sono svenuta, quando l’ho vista... Insomma... Ero molto nervosa e... Non è stato per lei.
DAVIDE Per me?
CLAUDIA Per il fatto che... (Fa un gesto come a dire ‘senza vestiti’)
DAVIDE Oh, perché... (Capisce)
CLAUDIA Già. Io non ne ho visti molti in vita mia.
DAVIDE Di cosa?
CLAUDIA Di quelli. (Indica il pube di DAVIDE)
DAVIDE Oh, quello.
CLAUDIA Però non mi è mai capitato di svenire vedendone uno. Ecco, volevo che lo sapesse.
DAVIDE Grazie. È molto gentile. (CLAUDIA singhiozza) Cosa ha detto?
CLAUDIA No, niente. Mi è venuto il singhiozzo. Hic. Dev’essere la vodka. Hic.
DAVIDE Vado a prenderle dell’acqua.
CLAUDIA Ce l’ha qualcosa da mangiare?
DAVIDE C’è un panino che ho preparato e non ho mangiato. Lo vuole?
CLAUDIA Hic.
DAVIDE Era un sì?
CLAUDIA Hic.
DAVIDE Glielo porto subito. (Va in cucina)
CLAUDIA Mi succede sempre dopo aver vomitato. Hic. Credo che siano gli spasmi post vomito. I muscoli addominali... hic... che si rilassano o qualcosa del genere. Hic. Mangiando di solito... hic...
DAVIDE (Uscendo dalla cucina con un panino su un piatto) Di solito?
CLAUDIA Mi passano. (DAVIDE le porge il panino) Grazie. Hic. (CLAUDIA lo addenta)
DAVIDE È sicura di non volere niente da bere?
CLAUDIA (Mangiando) Un bicchiere d’acqua andrà benissimo. Hic. (DAVIDE va a prenderle un bicchiere d’acqua in cucina) Hey, è buono. Ci sa fare coi panini. Hic.
DAVIDE (Dalla cucina) C’è del prosciutto, della lattuga e un pezzetto di mozzarella.
CLAUDIA (Masticando) Mi sento già di migliorare. (DAVIDE torna con un bicchiere d’acqua) Io non so proprio come ringraziarla. Le piombo qui nel cuore della notte e lei mi accudisce come... come un fratello maggiore.
DAVIDE Mi sento in parte responsabile di quello che è accaduto.
CLAUDIA Ma se lei non c’era neanche a quel vernissage!
DAVIDE Mi riferivo allo svenimento. ‘Phon. Il mio nome James Phon’...
CLAUDIA Oh no, gliel’ho detto. Lei non c’entra affatto. Ha visto? È già passato. (Mangia. DAVIDE la guarda mangiare in silenzio) Che c’è?
DAVIDE Beh, le devo confessare che ho sempre avuto una pessima opinione dei pittori. Ma devo dire che quello che mi hanno detto di lei corrisponde a verità.
CLAUDIA Non siamo tutti noiosi, pieni di brufoli e sporchi di vernice.
DAVIDE Oh, lo sa anche lei?
CLAUDIA È quello che dicono tutti.
DAVIDE Perché non conoscono lei.
CLAUDIA Forse perché io non sono una pittrice.
DAVIDE O forse perché il mondo non è pronto per delle pittrici belle quanto lei.
CLAUDIA Bella? Io? (Ride) Non sia ridicolo. Io non sono bella. Un tipo, forse. Ma non bella.
DAVIDE Hai una luce dentro come... come...
CLAUDIA Un abat-jour?
DAVIDE Lo vedi? Sei viva. Intelligente. Sagace. Piena di humour.
CLAUDIA Quando sei come me, sei obbligata ad essere piena di humour, altrimenti non ti resta che il suicidio. Guarda Barbra Streisand. Certo, io non canto così bene e... non ho quel naso.
DAVIDE Io devo dirtelo.
CLAUDIA Cosa?
DAVIDE Non è una cosa che mi succede spesso. Voglio dire, incontro spesso molte donne... Ultimamente, magari, non così spesso, però ne ho incontrate. Più o meno belle, più o meno affascinanti... Ma è la prima volta che mi sento così... strano. Io ti trovo… irresistibile, Claudia.
CLAUDIA Irresistibile?
DAVIDE Da quando ti ho visto lì per terra, svenuta... Sembravi un... un angelo uscito da un tuo quadro. (Si avvicina)
CLAUDIA Che cosa fa?
DAVIDE (Più audace) Molto... donna.
CLAUDIA Donna?
DAVIDE Vieni qua.
CLAUDIA (Si guarda dietro) Chi?
DAVIDE Come ‘chi’? Tu.
CLAUDIA Perché?
DAVIDE Perché, cosa?
CLAUDIA Perché devo venire là?
DAVIDE Perché ho voglia di baciarti.
CLAUDIA A me?
DAVIDE Sì.
CLAUDIA Io non credo che dovremmo farlo.
DAVIDE Cosa?
CLAUDIA Beh, tu capisci... Noi non siamo soli, Davide.
DAVIDE C’è qualcuno di là?
CLAUDIA Hai capito a chi mi riferisco.
DAVIDE Da vicino sei ancora più bella. (Si baciano)
CLAUDIA (CLAUDIA si stacca) Davide, no, ti prego... (DAVIDE la bacia di nuovo. CLAUDIA si stacca) Non è giusto... (DAVIDE la bacia con ancora più trasporto. CLAUDIA si stacca ancora una volta) Davide, smettila, altrimenti...(DAVIDE la bacia ancora, CLAUDIA si abbandona un attimo al bacio, ma poi improvvisamente comincia ad agitarsi. Si stacca) Lasciami! (Si alza)
DAVIDE Che succede?
CLAUDIA (Portandosi la mano alla bocca) Scusami! (Corre in bagno e si chiude dentro)
DAVIDE (Va alla porta del bagno) Claudia? Claudia, che succede?
CLAUDIA (Fuori scena) Niente. (Vomita)
(Le luci si abbassano fino al BUIO)


ATTO II
SCENA 1
Qualche minuto dopo, la stessa sera della scena precedente. DAVIDE è seduto sul divano. Ha indosso il suo cappotto. Si intuisce che sotto è ancora nudo. CLAUDIA è ancora in bagno.
DAVIDE Claudia? Claudia, hai finito? È da più di mezzora che sei chiusa in quel bagno, Claudia. Mi vuoi rispondere, per favore? I miei vestiti sono lì dentro. Sto gelando qua fuori. Al posto dei piedi ho già due cubettoni di ghiaccio. Vuoi avere un minimo di pietà per me? Non sono un esquimese.
CLAUDIA (Fuori scena) Mi sto lavando i denti.
DAVIDE Questo vuol dire che stai per riemergere?
CLAUDIA (Fuori scena) Questo vuol dire che mi sto lavando i denti.
DAVIDE (Va alla porta) Claudia, basta! Apri questa porta. Esci da lì. Non possiamo andare avanti in questo modo. Io non ce la faccio più a parlare con una porta.
CLAUDIA (Fuori scena) Allora vai a casa. Lasciami qui. Io non ti sto trattenendo.
DAVIDE Non posso andare a casa! Lì dentro ci sono i miei vestiti! Claudia, ti scongiuro, apri questa maledettissima porta!
CLAUDIA (Fuori scena) Non posso.
DAVIDE Come ‘non puoi’?
CLAUDIA (Fuori scena) Non ci riesco.
DAVIDE Ma non è mica una cosa così difficile. Devi semplicemente girare la chiave nella toppa, abbassare la maniglia e il gioco è fatto!
CLAUDIA (Fuori scena) Ma se io esco, poi mi trovo te davanti.
DAVIDE E allora?
CLAUDIA (Fuori scena) E allora non lo so! (Piange)
DAVIDE Claudia, che cosa c’è? Se il problema sono io, prometto che non farò niente. Mi terrò a distanza di sicurezza. Seguirò… il codice della strada.
CLAUDIA (Fuori scena) Lo prometti?
DAVIDE Lo incido sulla porta. Ti prego, Claudia. (CLAUDIA apre la porta) Finalmente! (CLAUDIA si ritrova davanti DAVIDE e richiude la porta sulla sua faccia) Ahia!
CLAUDIA (Fuori scena) Hai detto che tenevi la distanza di sicurezza! Sei in contravvenzione, lo sai?
DAVIDE Va bene, brigadiere. Mi allontano. (Si allontana) Adesso puoi aprire.
CLAUDIA (Fuori scena) Dove sei?
DAVIDE Sono vicino alla finestra. (Batte sui vetri) Senti? Sto grattando i vetri.
CLAUDIA (Fuori scena) Come faccio ad esserne sicura?
DAVIDE (Apre la finestra e la sbatte) Senti? Questa è la finestra! Dio, che puzza...
CLAUDIA (Fuori scena) Va bene. (Apre la porta ed emerge dal bagno) Scusami. (Sente l’odore) Oh Dio santo, mi viene da vomitare!
DAVIDE E no, eh!
CLAUDIA Speriamo che facciano qualcosa per quella discarica.
DAVIDE Ce lo auguriamo tutti. (CLAUDIA è ancora sulla porta del bagno) Posso andare in bagno a vestirmi, adesso? (CLAUDIA si sposta) Grazie. (DAVIDE entra in bagno)
CLAUDIA (Dalla borsetta prende uno spray deodorante e lo spruzza in giro) Mi sento una stupida. Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? (Vede la bottiglia di vodka e beve dalla bottiglia)
DAVIDE (Fuori scena) Claudia, siamo arrivati ad essere divisi dalla porta del bagno. Non mi sembra una cosa così grave. O meglio, grave è grave. Ma non grave nel senso in cui lo intendi tu.
CLAUDIA Tu mi hai baciato, Davide! Non hai avuto un minimo di rispetto.
DAVIDE (Fuori scena) Non mi sembrava che la cosa ti dispiacesse.
CLAUDIA E difatti è così. (DAVIDE apre la porta del bagno) Chiudi quella porta! (DAVIDE la richiude) Davide, c’è un’altra persona. Lo capisci, questo? È una persona alla quale tu vuoi bene. Alla quale anch’io voglio bene. Non possiamo dimenticarcene. Dobbiamo avere rispetto dell’amicizia. Mi sento così sporca per quello che abbiamo fatto. (Beve dalla bottiglia)
DAVIDE (Fuori scena) Non abbiamo fatto niente, Claudia. Non dobbiamo sentirci in colpa. È esagerato.
CLAUDIA Lo so, ma sarebbe potuto succedere! (Beve dalla bottiglia)
DAVIDE (Fuori scena) Claudia, non ci si può colpevolizzare di qualcosa che sarebbe potuta succedere.
CLAUDIA Forse. Però io non mi sento affatto bene.
DAVIDE (Fuori scena) Neanch’io, se devo restare ancora chiuso qui dentro. Sento che mi sta per venire un attacco di claustrofobia.
CLAUDIA Siamo due traditori, Davide. Abbiamo tradito l’amicizia.
DAVIDE (Fuori scena) Possiamo discuterne guardandoci in faccia, Claudia? Se resto ancora un minuto qui, finisce che cerco di suicidarmi dandomi in testa l’asse del water.
CLAUDIA Va bene. Però promettimi che mi starai lontano.
DAVIDE (Fuori scena) Lo giuro.
CLAUDIA Come faccio a sapere che dici sul serio? (Silenzio. Dopo un attimo compare un pezzo di carta igienica da sotto la porta. CLAUDIA lo prende e legge) ‘Giuro che ti starò lontano e non mi avvicinerò a te tanto da poterti toccare.’
DAVIDE (Fuori scena) È una scrittura privata. Ha valore legale. Se mi avvicinerò troppo, potrai denunciarmi.
CLAUDIA Va bene. Esci.
DAVIDE (Apre la porta. Adesso è vestito, con calzoni e maglione) Grazie, Claudia.
CLAUDIA Resta dove sei!
DAVIDE Va bene. (Si siede su una sedia. Silenzio) Che cosa vogliamo fare, adesso, Claudia? Resteremo così fino all’anno prossimo o preferisci che andiamo in chiesa a chiedere la assoluzione per quello che non abbiamo fatto?
CLAUDIA Ho paura.
DAVIDE Paura? Paura di che cosa?
CLAUDIA Tu non ti senti sporco?
DAVIDE No, mi sono appena fatto la doccia.
CLAUDIA (Non apprezza la battuta di DAVIDE) Sai benissimo di che cosa parlo.
DAVIDE E va bene, sì! Sì, mi sento uno sporco cospiratore! Un infame vigliacco che non ha rispetto degli amici, un uomo da buttare! Vuoi uccidermi?
CLAUDIA Avrei bisogno di un Valium. (Si ricorda) Oddio, i Valium... (Beve)
DAVIDE Claudia, ascoltami. È vero, mi sono lasciato prendere da un impulso del momento e forse non ho pensato a nessuno. Sono stato un egoista, com’è nella mia natura. Però vorrei che tu mi credessi, quando ti dico che... (S’interrompe, non sa come continuare)
CLAUDIA Che?
DAVIDE Quando ti ho vista là per terra è come se mi si fosse spezzato qualcosa dentro. Come se una parte di me avesse detto: è lei. Perché devi continuare a cercare e a sprecare il tuo tempo in giro? L’hai trovata. Finalmente l’hai trovata.
CLAUDIA Tutto questo è successo in tre minuti?
DAVIDE Che cosa devo farci? Mi muovo velocemente. Non mi hanno installato la moviola.
CLAUDIA Sei sincero?
DAVIDE Certo che sono sincero. Perché? Non mi credi?
CLAUDIA Non hai una fama che aiuti a crederti. Quel reggiseno rosso trovato nel tuo divano parla chiaro.
DAVIDE Reggiseno rosso?
CLAUDIA Era qui, sotto i cuscini. Sbucava una bretellina.
DAVIDE Oh, ecco dov’era finito... Silvia è stata due ore a cercarlo.
CLAUDIA Lo vedi?
DAVIDE Va bene, Claudia. D’accordo. Ci sono state altre donne, non lo nego. Però non ho mai parlato a nessuna donna come ho fatto con te questa sera.
CLAUDIA Vorrei poterti credere, ma...
DAVIDE Non c’è nessun ma, Claudia. È così.
CLAUDIA Sai, anch’io... Beh, con gli altri uomini che ho avuto... Altri. Con... Vabbè, non importa. Voglio dire, lui mi giudica sempre. Mi fa sempre sentire sbagliata. Come se mi mancasse qualcosa. Come se gli andassi bene solo se riuscissi ad essere quello che lui vuole che io sia, senza preoccuparsi di quello che io sono veramente, perché quello che sono veramente lui non lo sa e forse non lo so neanch’io.
DAVIDE (Commenta sotto voce) Non lo facevo un tipo del genere, Roberto.
CLAUDIA (Senza sentirlo) E invece con te, stasera, io sono stata bene, perché tu mi ascoltavi e io ti potevo dire quello che mi veniva da dire senza pensare se quello che dicevo, lo dicevo bene o male. Oh, Davide... Perché è sempre tutto così complicato?
DAVIDE Siamo noi che ci complichiamo le cose.
CLAUDIA Può darsi, però le cose stanno come stanno e non c’è modo che stiano in un altro modo da come stanno, se stanno in questo modo, per cui è stupido stare a sperare che stiano diversamente. Ti pare?
DAVIDE Forse.
CLAUDIA (Si alza) Basta. Io vado.
DAVIDE Dove vai?
CLAUDIA A casa. Non dobbiamo vederci più, Davide. C’è un’altra persona tra noi e a questa persona io voglio bene.
DAVIDE Anch’io.
CLAUDIA Lo so. Me l’ha detto. È per questo che è giusto che me ne vada.
DAVIDE Se è quello che vuoi, non ti costringerò a restare.
CLAUDIA Mi sento come se avessi ammazzato qualcuno. (Sta per andarsene, ma si ferma) Aspetta!
DAVIDE Cosa?
CLAUDIA Devo dirglielo. Ecco, cosa devo fare. Non posso stare zitta. Non è nella mia natura. Devo confessare. Devo costituirmi. Devo fare una telefonata. (Va al telefono)
DAVIDE Una telefonata? Sei pazza? Che bisogno c’è?
CLAUDIA Dobbiamo essere sinceri, Davide. L’onestà è la prima cosa.
DAVIDE Non è obbligatorio. Voglio dire, basta non dirglielo. Tu non dirai niente, io neppure. È solo un altro modo di essere onesti.
CLAUDIA Questa non è onestà. È complicità. E io non voglio essere tua complice.
DAVIDE (Va verso CLAUDIA) Lascia stare quel telefono, Claudia...
CLAUDIA (Vede DAVIDE avvicinarsi e urla) Aaahh! Stai lontano da me! (Prende il phon che è ancora in scena e lo punta contro DAVIDE)
DAVIDE Che cosa vuoi farmi? Una messa in piega?
CLAUDIA Non osare avvicinarti o ti... Ti...
DAVIDE Mi?
CLAUDIA Ti...
DAVIDE Mi?
CLAUDIA Ti... Ti... (Piange e abbassa il phon) Non lo so.
DAVIDE Dammi quel phon, Claudia.
CLAUDIA No.
DAVIDE Dammelo, ti ho detto.
CLAUDIA No!
DAVIDE Non fare la bambina, dammi quel phon!
CLAUDIA (Se lo punta alla tempia) Stai lontano o mi sparo!
DAVIDE (Le prende il phon) Tu sei pazza!
CLAUDIA (Casca a sedere, piangendo) Voglio… acconciarmi per le feste.
DAVIDE Ma chi sei? Una parrucchiera in crisi di astinenza?
CLAUDIA Non voglio più vivere. Sono stanca.
DAVIDE Devo ammettere che non sei come mi sei stata descritta.
CLAUDIA Perché? Che cosa ti aspettavi?
DAVIDE Sei un po’ nervosa. Ti credevo più... audace. Meno problematica.
CLAUDIA Una specie di puttana? Così mi ha descritta? Come una puttana?
DAVIDE Assolutamente no...
CLAUDIA Oh, lo so che lo fa per il mio bene. Vuole che io sia un po’ più libera. Più... facile. Così mi ha detto. ‘Dovresti essere più facile.’ Ma non posso esserlo con tutti, no? E certamente non con te.
DAVIDE Ti ha detto questo? Strano rapporto il vostro.
CLAUDIA Una puttana, io... (Piange, una breve pausa) Tu credi che io potrei veramente riuscirci?
DAVIDE A fare cosa? La puttana?
CLAUDIA Ma no, ad essere diversa. Più femminile. Più sensuale.
DAVIDE Credi di non essere sensuale?
CLAUDIA Ho la sensualità di una caffettiera.
DAVIDE Ti sbagli. Tu sei irresistibilmente sensuale.
CLAUDIA Sì, chissà a quante donne lo avrai detto...
DAVIDE Ma è vero. E poi che motivo avrei di dirtelo, adesso? Non sto mica cercando di sedurti.
CLAUDIA Io, sensuale... (Ride)
DAVIDE Perché ridi? Che c’è di buffo?
CLAUDIA (Ride) Rido, perché... (Improvvisamente seria) Già, è vero, perché rido? Oh, Davide, che cosa facciamo adesso?
DAVIDE Che cosa vorresti fare, Claudia?
CLAUDIA (Ci pensa) Non lo so. (Si avvicina a DAVIDE) Tu?
DAVIDE Io?
CLAUDIA Sì. Tu. Che cosa vorresti fare?
DAVIDE Sono un po’ confuso, al momento. (CLAUDIA si sbottona il primo bottone della camicetta) Sono successe parecchie cose e... (CLAUDIA si sbottona il secondo bottone della camicetta) No, veramente volevo dire che non sono successe molte cose, ma... (CLAUDIA si sbottona ancora di un bottone. DAVIDE si alza e va verso la finestra) Ho caldo.
CLAUDIA (Grida) Non aprire quella finestra!
DAVIDE (Ridacchia imbarazzato) Non aprire quella finestra. Sembra il titolo di un film dell’orrore.
CLAUDIA (Si avvicina a DAVIDE) Perché non ti togli qualcosa di dosso, piuttosto? (Gli passa una mano tra i capelli)
DAVIDE Mi sono appena rivestito. (CLAUDIA cerca di sfilargli il maglione. DAVIDE indietreggia) Aspetta un momento...
CLAUDIA Che cosa dovrei aspettare?
DAVIDE Beh, tu hai detto fino adesso che...
CLAUDIA (Lo interrompe) Io sono una donna, Davide. E irresistibilmente sensuale, anche. E tu sei un uomo. Piuttosto affascinante, non c’è che dire. Vogliamo buttare via un’opportunità del genere?
DAVIDE Di che cosa stai parlando? (CLAUDIA accende la radio. Una musica molto sensuale si spande nella stanza. CLAUDIA comincia a spogliarsi come una spogliarellista) Claudia, che cosa ti prende?
CLAUDIA Oh Davide, mi sento così bene. Come se non fossi io! Hai ragione. Sì, io sono sensuale. Dio, come sono sensuale!
DAVIDE Claudia, smettila. Tu hai bevuto troppo.
CLAUDIA Cosa c’è che non va? Sono troppo sensuale?
DAVIDE No, è che...
CLAUDIA Vieni qua, maschione.
DAVIDE Ti prego, Claudia. Mi sento un po’ a disagio.
CLAUDIA Ci penso io a rilassarti. (Si scioglie i capelli) Lascia fare a Claudia.
DAVIDE Lasciami. Dai.
CLAUDIA Grrr. Grrr.
DAVIDE Basta, Claudia. Piantala.
CLAUDIA Grrr. Faccio le fusa. Grrr. Come una gattona. Grrr. Ti piace? Grrrr.
DAVIDE Claudia...
CLAUDIA (Più forte) Grrrrrr.
DAVIDE Basta Claudia! (Le punta il phon addosso) Stai ferma dove sei! Non ti avvicinare. (Si rende conto di quello che sta facendo) Ma che mi succede? Io che mi difendo da una donna? Con un phon?
CLAUDIA Perché fai così?
DAVIDE (Illuminandosi) Certo! È uno sporco trucco, il tuo. Adesso ho capito. Vuoi denunciarmi. Fai la carina con me, perché mi vuoi denunciare. Vuoi utilizzare quella scrittura privata e mandarmi in galera!
CLAUDIA È stata scritta sulla carta igienica. Non vale. (Gli toglie il phon dalle mani) Sto facendo una sciocchezza, lo so. Mi pentirò per il resto della mia vita. Per il resto della mia vita ogni volta che passerò davanti a una chiesa, entrerò a confessarmi. Ma d’altra parte che cosa posso farci se sono così sensuale! (Lo bacia. Mentre lo bacia, singhiozza)
DAVIDE Cosa?
CLAUDIA Il singhiozzo.
DAVIDE Ci sono dei biscotti in cucina.
CLAUDIA Non importa. Baciami, stupido. Hic.
(Lo bacia. Si lasciano cadere sul divano, mentre scendono le luci. BUIO)

SCENA 2
Sul divano ci sono, nella stessa posizione di CLAUDIA e DAVIDE, GIULIA e ROBERTO. Si stanno baciando appassionatamente.
GIULIA Oh, Davide...
ROBERTO Oh, Claudia...
GIULIA Dai, lasciami. Devo andare.
ROBERTO No. Ancora due minuti.
GIULIA Due minuti? E che ci fai con due minuti?
ROBERTO Lascia fare a me. Ti sorprenderò.
GIULIA (Si stacca e si alza) È tardi. Devo tornare in studio. Ho un paziente da incapsulare. E tu dovresti scrivere un po’. Non sei andato molto avanti con il tuo romanzo, ultimamente.
ROBERTO Non ho bisogno di scrivere, ultimamente. La vita è molto più interessante.
GIULIA Adulatore. (Va in bagno)
ROBERTO (La chiama) Claudia? (GIULIA non risponde. Più forte) Claudia?
GIULIA (Apre la porta spaventata) Claudia? Dov’è?
ROBERTO Chi?
GIULIA (Riprendendosi) Oh, Claudia. Certo. Sono qui.
ROBERTO Stavo pensando una cosa.
GIULIA (Ritorna in bagno senza chiudere la porta) Sì?
ROBERTO Tu mi piaci molto, Claudia. E credo che sarebbe il caso che io e te... Beh, che ci provassimo sul serio, ecco. Capisci quello che voglio dire?
GIULIA (Fuori scena) Mi stai chiedendo la mano?
ROBERTO Più o meno. Cioè, potremmo fidanzarci o una cosa del genere. Io non so come si dice. Metterci insieme mi sembra terminologia da liceali, però il senso è quello. Tu che ne dici?
GIULIA (Compare sulla porta del bagno) Fidanzarci?
ROBERTO Sono troppo diretto, vero?
GIULIA No, se tu fossi un cazzotto.
ROBERTO È una proposta che non ti alletta?
GIULIA No, è una proposta che non pensavo mi venisse mai fatta.
ROBERTO E che te ne pare?
GIULIA Non lo so.
ROBERTO Oh.
GIULIA Non mi fraintendere, Davide, ma ci sono delle cose... Sono passate poco più di un paio di settimane. Tu non sai niente di me. Io potrei essere diversa da quella che sono. Potrei, addirittura, chiamarmi con un altro nome.
ROBERTO Anch’io. Cosa sai tu di me oltre a quello che ti ho detto io? Ci vediamo sempre qui, non ci siamo neanche scambiati i numeri di telefono…
GIULIA A che serve il telefono? So dove trovarti.
ROBERTO Sì, ma non pensi che sarebbe ora che ci conoscessimo meglio? Anch’io potrei addirittura chiamarmi con un altro nome!
GIULIA Conoscerci meglio... Mio Dio, non mi era mai capitato che un uomo mi volesse conoscere meglio. Quello che conosceva, di solito gli bastava.
ROBERTO Io lo voglio.
GIULIA Oh, Dio! Sono un po’ confusa, Davide. Mi sento come un pesce dell’Adriatico che si ritrova improvvisamente a nuotare nel Pacifico.
ROBERTO E questo è male?
GIULIA Se è male, non lo so. Certo, mi sento un po’ spaesata.
ROBERTO Prendila come una vacanza ai tropici. Allora?
GIULIA Lasciami pensare un po’. Non spingere. (È pronta per uscire) Adesso devo veramente andare.
ROBERTO Va bene. (GIULIA va alla porta d’ingresso pronta per uscire) Claudia? (GIULIA sta per chiudere la porta, ma ROBERTO la chiama di nuovo) Claudia!
GIULIA (Riapre la porta) Sì?
ROBERTO Perché ogni volta che ti chiamo non mi rispondi?
GIULIA Eh? Oh... È che... ero soprappensiero. Troppe emozioni.
ROBERTO Adoro i tuoi quadri. Sono semplicemente meravigliosi. Una donna che sa dipingere in quel modo è sicuramente una donna fantastica.
GIULIA (Dispiaciuta) Oh, Davide!
ROBERTO Che c’è?
GIULIA È troppo lungo da spiegare, ma avrei tante cose da dirti.
ROBERTO Anch’io. Anch’io avrei molte cose da dirti. Però mi sembra che non sia ancora arrivato il momento. Ho troppa paura di perdere quello che ho conquistato.
GIULIA Senti, vediamoci dopo domani qui.
ROBERTO Potrei venire domani, quando è il tuo turno per l’appartamento.
GIULIA (Allarmata) No! Quando è il mio turno no! Devo dipingere, tu capisci. Ho bisogno di stare un po’ da sola.
ROBERTO Va bene, come vuoi. Ma mi prometti che penserai all’offerta che ti ho fatto?
GIULIA Lo prometto. (Fa per andare. ROBERTO si alza e va verso il bagno. GIULIA torna indietro) Davide? (ROBERTO entra in bagno) Davide!
ROBERTO (Apre la porta allarmato) Davide! Dov’è?
GIULIA Chi?
ROBERTO (Correggendosi) Oh, Davide. Credevo che avessi detto Daniele.
GIULIA E chi è Daniele?
ROBERTO Nessuno. Appunto.
GIULIA Me lo dai un altro bacio? (ROBERTO la bacia) Alle volte sei proprio matto. (Va verso la porta) È buffo, quando sono venuta qua la prima volta mi aspettavo un puttaniere in cerca di sesso selvaggio e invece ho trovato un puttaniere in crisi esistenziale che mi chiede di fidanzarmi con lui. La vita è proprio folle! (Esce)
ROBERTO Già, folle e piena di bugie… Ma non pensiamoci, adesso. Un passo alla volta. (Torna in bagno. Bussano alla porta. Fuori scena) Cosa hai dimenticato, ancora? Vuoi un altro bacio?... Entra e sbrigati, che ho ancora le labbra calde. (Entra DAVIDE. ROBERTO esce dal bagno, vede DAVIDE) Oh, sei tu. Che ci fai qui? Non dovresti essere in banca?
DAVIDE Ho preso mezza giornata. (ROBERTO alza una mano per tirarsi indietro i capelli) Roberto, ti prego! Risolviamo tutto da persone civili!
ROBERTO Che cosa ti prende?
DAVIDE Che cosa mi... Beh, ecco... (Ride imbarazzato) Credevo che mi volessi picchiare.
ROBERTO Picchiare?
DAVIDE Pensavo che avessi visto Claudia e che lei ti avesse detto... Hai visto Claudia?
ROBERTO Sì, era qua fino a un momento fa. (Ride imbarazzato) Pensa, se fossi arrivato due minuti prima, l’avresti finalmente incontrata.
DAVIDE (Ride imbarazzato) Davvero? Meno male che non l’ho fatto, allora.
ROBERTO (Ride imbarazzato) Già, è vero. Meno male.
DAVIDE (Di nuovo serio) Quindi non ti ha raccontato niente?
ROBERTO Che cosa avrebbe dovuto raccontarmi?
DAVIDE Niente, appunto.
ROBERTO Sei strano, Davide. Che hai?
DAVIDE Roberto, è tutto il giorno che ci penso... Ho preso finalmente una decisione... E ho saputo che anche altri hanno già preso la stessa decisione. Immagino che tu già lo sappia, no?
ROBERTO Cosa?
DAVIDE Lascio questo appartamento, Roberto.
ROBERTO Perché?
DAVIDE Sarebbe troppo lungo da spiegare e non credo che me la sento di spiegartelo. E poi, saputo di Claudia... Beh, mi sembra la soluzione più giusta per tutti. Non ti pare?
ROBERTO Rallenta, Davide. Mi sembra d’intuire che tu sappia qualcosa che io non so. ‘Saputo di Claudia’, cosa?
DAVIDE Non lo sai?
ROBERTO Cosa?
DAVIDE Scusa, pensavo che Claudia te l’avesse detto. Dell’appartamento, voglio dire. Non te l’ha detto?
ROBERTO Cosa? Cosa? Cosa?
DAVIDE Anche lei ha disdetto l’appartamento.
ROBERTO Disdetto l’appartamento?
DAVIDE Sì. Ha detto che verrà domani a prendere la sua roba.
ROBERTO Domani?
DAVIDE Oddio, mi dispiace, Roberto. Ero sicuro che Claudia te l’avesse detto. Mi hai detto che era qui fino a un momento fa e ho pensato… Ho combinato un guaio – un altro! Mio Dio, questa situazione è così complicata...
ROBERTO Aspetta un momento. Tu come fai a saperlo?
DAVIDE Ho parlato con la padrona di casa prima di salire qua. Ha detto che Claudia, ieri, è stata da lei per disdire l’appartamento.
ROBERTO E perché?
DAVIDE Lo chiedi a me?
ROBERTO A chi dovrei chiederlo? A quanto pare tu sai un sacco di cose che io non so.
DAVIDE Io non so niente di più di quello che mi ha detto la padrona di casa. Immagino che avrà le sue buone ragioni.
ROBERTO Io non capisco. Era qui con me e... non mi ha detto niente... Aspetta! Adesso ho capito.
DAVIDE (Allarmato) Cosa?
ROBERTO Ecco perché non voleva vedermi domani! Viene qui a sbaraccare. Voleva sparire. Scomparire dalla mia vita. Non sapeva come troncare con me e ha scelto il modo più vigliacco per farlo! Ma certo, tutto è chiaro! E io stupido che ancora le ho chiesto di... Oh, che idiota!
DAVIDE Aspetta, Roberto, adesso non giungere a conclusioni affrettate. Forse si è solo dimenticata di dirtelo.
ROBERTO Dimenticata? Secondo te ci si potrebbe dimenticare di una cosa del genere?
DAVIDE Beh, lo sai com’è fatta, lei è un po’ strana.
ROBERTO Non è poi tanto strana. E poi tu come fai a saperlo?
DAVIDE Te l’ho detto. Ho parlato con la padrona di casa.
ROBERTO No, come fai a sapere che è strana.
DAVIDE Strana? Io ho detto strana?
ROBERTO Sì, Davide. Tu hai detto strana.
DAVIDE Beh, me lo avrai detto tu che è strana. Da un po’ di tempo in qua non fai che parlarmi di lei. ‘Claudia è un po’ strana’, così avrai detto.
ROBERTO Io non ho mai detto che è strana. Impulsiva, audace, artistica: questi sono alcuni degli aggettivi che ho usato, ma mai strana.
DAVIDE Strano. Allora me lo sarò immaginato io.
ROBERTO Sento che tu mi stai nascondendo qualcosa.
DAVIDE Io?
ROBERTO Tu l’hai incontrata. È vero?
DAVIDE No.
ROBERTO Tu ci sei andato a letto. È così?
DAVIDE No.
ROBERTO E per questo lei adesso lascia l’appartamento! Giusto?
DAVIDE No!
ROBERTO Ed è per questo che anche tu vuoi lasciarlo!
DAVIDE No!
ROBERTO E nessuno dei due avete avuto il coraggio di dirmelo!
DAVIDE Sì.
ROBERTO Oh, Davide, sei proprio un bastardo. Io ti credevo un amico. Cristo Santo! Non potevi sopportare che ci fosse una donna al mondo che tu non ti potessi fare, eh? Che potesse essere sola mia! Dovevi per forza averla anche tu! E lei... Certo, come avrebbe potuto resistere alle grandi arti amatorie del mitico Davide! Quindi lei sa tutto. Sa anche che tu sei Davide e io... Per questo quando le ho detto... Oh, sono proprio uno stupido! Fidarmi di un amico è già una follia, ma fidarmi di una donna è ancora peggio! (Esce)
DAVIDE Roberto? Roberto, aspetta! Dove stai andando? Roberto!
(Esce anche lui. Calano le luci. BUIO)

SCENA 3
CLAUDIA sta raccogliendo la sua roba. Ci sono degli scatoloni in giro. Il calendario sul muro è girato, ma la fotografia non c’è più. È molto nervosa. Bussano alla porta. CLAUDIA va ad aprire. È GIULIA.
CLAUDIA Entra.
GIULIA Si può sapere che ti succede? Al telefono sembravi una Erinni! (Annusa l’aria) Dio, ma ci ha cagato una mandria di vacche, qua dentro!
CLAUDIA Stanno ripulendo la discarica qui sotto.
GIULIA Oh, era anche ora. (Va alla finestra e la apre. Parla con gli spazzini) Bravi, ragazzi, bravi. Togliete tutta quella merda. (Si sente un uomo urlare ‘Perché non scendi a provare questo?’ GIULIA guarda CLAUDIA) Ma come si permette? Per chi mi ha preso? Per una puttana? (Guarda fuori della finestra) Riscaldalo, che scendo tra due minuti. (Chiude la finestra) Allora, cosa c’è? In fretta, perché, hai sentito, ho un appuntamento.
CLAUDIA Oh, Giulia...
GIULIA Cosa?
CLAUDIA Oh, Giulia.
GIULIA Sì, questo l’ho capito. Ma ‘oh Giulia’, cosa?
CLAUDIA Niente. Oh Giulia. Tutto qua. Semplicemente ‘oh, Giulia’. Non posso dire ‘oh Giulia’?
GIULIA (Si guarda in giro) Hey, ma che sta succedendo qui dentro? Dove sono finiti tutti i tuoi quadri? (Vede gli scatoloni) Che cosa sono quelli?
CLAUDIA A te cosa sembrano?
GIULIA Non starai mica sbaraccando? Oh Dio, ti hanno sfrattata!
CLAUDIA No, non mi hanno sfrattata, Giulia. Sono io che me ne vado. Lascio questo appartamento.
GIULIA Lasci questo appartamento?
CLAUDIA Non so proprio come dirtelo.
GIULIA Dirmi che cosa? Claudia, ti prego, parla.
CLAUDIA Ho solo seguito i tuoi consigli e... Mi sono messa nei guai! Dio, quanto ti detesto!
GIULIA Mi detesti? Perché? Che cosa ho fatto?
CLAUDIA Se tu non mi avessi messo in testa tutte quelle storie sul sesso, tutto questo non sarebbe mai accaduto.
GIULIA Perché? Che cosa è successo? (Vede che la foto sul calendario non c’è più) Che fine ha fatto la fotografia?
CLAUDIA Oh, quella. L’ho buttata. Non voglio più sapere niente di quel bastardo! Mi ha rovinato la vita per troppo tempo. Ora basta!
GIULIA (Contenta) Aspetta un momento.
CLAUDIA Che cosa?
GIULIA Ma certo! Ho capito. (Esultante) Oh, Claudia!
GIULIA Cosa?
GIULIA Oh, Claudia!
CLAUDIA ‘Oh, Claudia’ cosa?
GIULIA ‘Oh, Claudia!’ Semplicemente ‘oh, Claudia’. Cos’è, tu puoi dire ‘oh, Giulia’ e io non posso dire ‘oh, Claudia’?
CLAUDIA Non essere stupida! Cos’è quell’espressione idiota che hai sulla faccia?
GIULIA Tu hai scopato! Ti sei fatta una sana e meravigliosa scopata! È così, vero? (CLAUDIA non risponde) Oh, è fantastico! Brava, Claudia. Era ora che ti decidessi ad aprirti. Non potevi restare chiusa nel tuo guscio per tutta la vita! Sono molto orgogliosa di te.
CLAUDIA No, non lo sei. Voglio dire, se tu sapessi con chi ho scopato, non lo saresti.
GIULIA Perché? Non avrai scopato di nuovo con Franco?
CLAUDIA Te l’ho detto. Di Franco non voglio neanche più sentir parlare. È fuori della mia vita. Dopo quel vernissage...
GIULIA Ti prego, non me lo ricordare. Da allora non mi sono ancora svegliata del tutto.
CLAUDIA No, Franco non c’entra in questa storia.
GIULIA Perfetto! E allora? Qual è il problema?
CLAUDIA Oh Giulia, ti prego, non ti arrabbiare. Non è come può sembrare. Cioè, è un uomo che mi piace però... Ci ho già rinunciato, capisci? Per questo lascio l’appartamento. E anche lui ho saputo che... È tutto tuo. Noi non ci vedremo mai più. Non voglio mettermi in mezzo a voi due. Ecco. L’ho detto.
GIULIA Detto cosa? Io non ho capito niente.
CLAUDIA Davide!
GIULIA Davide? Cosa c’entra Davide?
CLAUDIA È successo per caso. Non è stata una cosa che... Io credevo che la casa fosse vuota e, invece...
GIULIA Mi stai dicendo che hai incontrato Davide? Claudia, ti posso spiegare...
CLAUDIA (Interrompendola) Beh, non l’ho solo incontrato.
GIULIA Lui credeva che io fossi te, per questo... Come sarebbe a dire che non l’hai solo incontrato? (Realizza) Vuoi dire che tu e Davide...? (CLAUDIA annuisce) Oh mio Dio, mi sento svenire... (GIULIA si siede) Tu e Davide. Davide e tu. No, è impossibile. È tutto uno scherzo. Mi stai prendendo in giro. È così, vero?
CLAUDIA No.
GIULIA Oh, merda! Questa proprio non me la sarei mai aspettata. Davide e tu... Chi l’avrebbe detto? Ho fatto di tutto per aiutarti ad aprirti e tu a chi la vai ad aprire? È pazzesco!
CLAUDIA Mi dispiace.
GIULIA Oh, lo sapevo che sarebbe finita, prima o poi. Ma mai avrei pensato che... Ce l’hai un tubetto di Valium? Ho bisogno di addormentarmi del tutto.
CLAUDIA Ma tra voi non è finita. Te l’ho detto. Noi non ci vedremo più. È stato uno sbaglio. Un errore. Una follia momentanea.
GIULIA Non so che cosa fa più male. Se il fatto che lui sia venuto a letto con te o il fatto che tu sia andata a letto con lui.
CLAUDIA Senti, Giulia, ti prego di credermi. Non è stato niente. Solo una scopata. Come dici tu. Una sana e me... (S’interrompe) scopata.
GIULIA Oh lo so. Me ne sono fatte tante anch’io. Non vogliono dire niente. Sono solo sport. Per tenere in allenamento i muscoli pubici. Però...
CLAUDIA Però?
GIULIA Sai, ieri quello stronzo mi ha chiesto di fidanzarmi con lui.
CLAUDIA Cosa?! (Si siede)
GIULIA Davvero. Stava là, su quel divano e mi chiedeva di cominciare a prendere le cose seriamente. Io e lui, intendo. La nostra relazione. E intanto lui... Oh, lo detesto!
CLAUDIA È proprio questo il punto, Giulia. Lo capisci? Lui vuole te!
GIULIA Oh sì, capisco. Adesso capisco tutto. Erano i suoi sensi di colpa che parlavano. Non intendeva quello che diceva. Si sentiva colpevole. Tutto qua. Oh, io li conosco bene, i sensi di colpa. Sono capaci di farti dire qualsiasi cosa.
CLAUDIA Mi sento una stronza.
GIULIA Beh, da un certo punto di vista lo sei. Ma d’altra parte mi hai fatto un favore. Pensa, stavo per dirgli di sì.
CLAUDIA Vorrei sprofondare. Non mi sono mai sentita così male in vita mia.
GIULIA La storia si ripete sempre.
CLAUDIA Quale storia?
GIULIA La storia della mia vita. Avevo tredici anni. Ero al mare con i miei e c’era questo ragazzo - Dario, si chiamava - che mi piaceva. Oh, niente di particolare. Un ragazzino come ce ne sono tanti. Ma aveva... in quegli occhi... Beh, lui un giorno era sulla spiaggia e un’onda molto alta lo ha travolto trascinandolo in mare. Lui non era molto bravo a nuotare e subito si è messo ad urlare. Io ero stesa a prendere il sole e non l’ho sentito subito e quando mi sono resa conto di quello che stava succedendo, era troppo tardi. Un suo amichetto - Franco - è corso a salvarlo. Per quanto ne so, si sono fidanzati lo stesso giorno e credo che stiano ancora insieme. (Sta quasi per piangere) Capisci? Se solo fossi stata più veloce... Adesso ci sarei io, al posto di Franco. Hai visto? Abbiamo tutti un Franco nella nostra vita. Oh, ma adesso è inutile recriminare. Ecco la storia della mia vita! Non arrivo mai al momento giusto. Ma non importa. Giulia va avanti e non si dà per vinta.
CLAUDIA Vuoi dire che lo rivedrai?
GIULIA No. Vuol dire che scenderò giù e mi farò lo spazzino qua sotto.
CLAUDIA Se vi amate, perché non fai qualcosa? Te l’ho detto, io non voglio mettermi in mezzo tra voi due.
GIULIA È un po’ tardi per non mettersi in mezzo tra di noi, non ti pare? (Prende uno scatolone) Ti aiuto a portare giù questa roba.
CLAUDIA (Prende un paio di tele) Giulia?
GIULIA Sì?
CLAUDIA Cosa volevi dire prima con lui credeva che io fossi te?
GIULIA Senti, Claudia, non mi sembra il caso di parlarne, adesso. (Escono. La scena rimane vuota per qualche secondo. Poi entra ROBERTO. Si guarda in giro, vede che non c’è nessuno e si rilassa. Prende il suo computer. La porta si apre. È DAVIDE)
DAVIDE Ah, sei qui. (Sente la puzza) Oh, cazzo, ma ci sono dei cadaveri in putrefazione, qui!
ROBERTO Stanno ripulendo la discarica. Comunque, se resti, è possibile che prima o poi qui ci siano dei cadaveri.
DAVIDE Che cosa fai?
ROBERTO Sto costruendo un missile spaziale. Che cosa ti sembra che faccia? (Raccogliendo delle carte sparse) Sono venuto a prendere la mia roba.
DAVIDE Il tuo romanzo?
ROBERTO Già, il mio romanzo. Carta da macero!
DAVIDE Roberto, non parlare così…
ROBERTO Tu che cosa vuoi qui, Davide?
DAVIDE Beh, sono venuto anch’io a prendere la mia roba. Ci ho abitato anch’io, qui. Te lo ricordi?
ROBERTO (Con intenzione) Me lo ricordo perfettamente.
DAVIDE Scusami, Roberto.
ROBERTO Senti, tu fai pure quello che devi fare. Prometto che non invaderò i tuoi spazi.
DAVIDE Non c’è nessuno? Oltre a noi, voglio dire.
ROBERTO No. Non c’è nessuno. Ha preparato gli scatoloni, ma non è ancora venuta a prenderli a quanto pare. Sono ancora qui.
DAVIDE Perché non ci parliamo un momento, Roberto? Ho delle cose da spiegarti.
ROBERTO Può darsi, solo che io non ho bisogno di spiegazioni, Davide. (Va verso il bagno)
DAVIDE Vieni qua. Ti prego, ascoltami.
ROBERTO Non ho tempo di stare qua a chiacchierare con te. L’appartamento va liberato entro stasera. (Entra in bagno. DAVIDE lo segue e chiude la porta, mentre entrano GIULIA e CLAUDIA)
CLAUDIA Sono sconvolta dalla tua capacità di reagire, Giulia.
GIULIA Non credo che lo saresti, se potessi vedere una radiografia del mio stomaco in questo momento. Sai, per quasi un giorno ho creduto veramente di aver trovato un uomo diverso. Che idiota!
CLAUDIA Mi sento così responsabile.
GIULIA Beh, lo sei! (Entrano in cucina, mentre dal bagno escono ROBERTO e DAVIDE)
DAVIDE Perché non vuoi parlarmi, Roberto? Te l’ho detto, te l’ho spiegato. Non volevo che accadesse. È successo per caso.
ROBERTO Adesso mi vieni a dire che due scopano per caso?
DAVIDE Non volevo farti del male.
ROBERTO Avresti dovuto pensarci prima. (Esce dalla porta d’ingresso)
DAVIDE Non l’ho fatto contro di te, capisci? Roberto, aspetta! (Lo segue ed esce, mentre dalla cucina escono GIULIA e CLAUDIA. Hanno in mano delle pentole e degli strofinacci)
GIULIA (Guardando la pentola che ha in mano) Anche questa è roba tua?
CLAUDIA Sì, ci mescolavo i colori.
GIULIA Davvero? Potresti prestarmela? Vorrei cucinarci qualcosa dentro per Davide.
CLAUDIA Giulia, noi siamo amiche da tanti anni e… Che cosa posso fare per te?
GIULIA Che cosa puoi fare tu? Mi sembra che tu abbia già fatto abbastanza. Non credi?
CLAUDIA Intendevo dire cosa...
GIULIA Lo so cosa intendevi, Claudia. Ma non mi sembra il caso di discuterne, adesso. Sono ancora un po’ sconvolta dalla notizia che mi hai dato, anche se non lo do a vedere.
CLAUDIA Non volevo farti del male. Lo giuro. Tu sei una delle mie più care amiche…
GIULIA Questo è consolante. Pensa se fossi stata una tua nemica!
CLAUDIA Non è sta colpa mia, Giulia! Avevo bevuto e...
GIULIA Non m’interessa sapere di chi è stata la colpa. Non importa. Non ha più importanza. Adesso voglio solo dimenticare. Ti prego, Claudia, non parliamone più. Vuoi?
CLAUDIA (Stanno per uscire, ma si blocca) Gli asciugamani!
GIULIA Cosa?
CLAUDIA In bagno. Gli asciugamani. (Entra in bagno)
GIULIA (Entrando in bagno) Questo è un trasloco in piena regola... (Mentre GIULIA sparisce, rientrano DAVIDE e ROBERTO)
ROBERTO Non m’interessa sapere com’è andata. Me l’immagino.
DAVIDE Roberto, io non voglio buttare via anni di amicizia per una cosa così.
ROBERTO Una cosa così? Tu hai scopato la mia donna!
DAVIDE Ma non volevo! E non è stato neanche poi così divertente.
ROBERTO Beh, mi dispiace che non te la sia goduta! (Entra in cucina)
DAVIDE Merda! (DAVIDE segue ROBERTO in cucina, mentre dal bagno escono CLAUDIA e GIULIA con degli asciugami)
GIULIA Se penso che mi aveva chiesto di fidanzarmi con lui...
CLAUDIA Non avevi detto di voler dimenticare?
GIULIA È questa la cosa che mi fa veramente impazzire. Che gran figlio di puttana... (Escono dalla porta d’ingresso, mentre dalla cucina escono DAVIDE e ROBERTO. DAVIDE ha in mano una caffettiera, ROBERTO ha in mano delle bottiglie di liquori)
DAVIDE Perché non cerchi di parlare con lei? Vediamoci tutti insieme. Cerchiamo di chiarirci.
ROBERTO Chiarirci? Cosa c’è da chiarire? La situazione mi sembra già abbastanza chiara.
DAVIDE È qua che ti sbagli. Cioè, magari sembra anche chiara, invece, poi scopri che chiara non lo è per niente. Capisci?
ROBERTO Capisco che stai cercando di arrampicarti sugli specchi.
DAVIDE Quello che intendo dire è che Claudia ti vuole bene. È stata solo una sbandata. Non puoi perdere la donna che ami e il tuo migliore amico solo per una sbandata.
ROBERTO Adesso è chiaro. Il nostro è solo un problema di termini. Quello che tu chiami una sbandata, io lo chiamo ‘scopata’! (Entra in bagno)
DAVIDE Non ti attaccare così alle parole!
ROBERTO (Appare sulla porta del bagno) Parole? Secondo te io sono uno che si attacca alle parole? Qua non stiamo discutendo di parole, Davide, ma di fatti! Capisci la differenza? (Richiude la porta)
DAVIDE Roberto! Roberto, esci da lì! Parliamo come due persone civili. Roberto! (ROBERTO non esce) Improvvisamente ho un déjà vu. (Apre la porta del bagno) Che cosa stai facendo? Perché non esci?
ROBERTO (Fuori scena) Sto raccogliendo i miei asciugamani. Non ho tempo di parlare con te.
DAVIDE Roberto, ti prego, ascoltami... (DAVIDE entra in bagno. La porta del bagno si chiude mentre rientrano CLAUDIA e GIULIA dalla porta d’ingresso)
CLAUDIA (Prende uno scatolone) E questi sono gli ultimi. Mi dispiace lasciare questo appartamento.
GIULIA (Prende l’altro scatolone) Anche a me. Però è così che si deve fare, no? Bene. Anche questa storia si archivia.
CLAUDIA Giulia?
GIULIA Sì?
CLAUDIA Non archiviare questa storia. Perché non cerchiamo d’incontrarci tutti insieme? Io, tu, Davide…
GIULIA Vuoi organizzare un’orgia?
CLAUDIA Cerchiamo di parlarci, di spiegarci. Non è finita tra di voi, io lo sento. Siete molto più vicini di quanto tu voglia ammettere.
GIULIA Io non voglio più vedere Davide per tutto il resto della mia vita. Se mi ha fatto quello che ha fatto con te, chissà cosa potrebbe farmi ancora. No, grazie. Ho visto come si può ridurre una donna vedendo te con Franco. Io non sono così, Claudia.
CLAUDIA Ma non devi essere così. Devi essere tu. E io credo che dovresti parlargli.
GIULIA Non ne ho voglia. E sai uno cosa? Credo di non aver voglia neanche di parlare con te. (Esce)
CLAUDIA Giulia? Giulia? (La segue ed esce dalla porta d’ingresso, mentre dal bagno escono DAVIDE e ROBERTO. DAVIDE, oltre la caffettiera, ha in mano degli asciugami e ROBERTO, a parte le bottiglie, ha in mano un rotolo di carta igienica)
DAVIDE Roberto, perché non vuoi credermi?
ROBERTO Basta, Davide! Lasciami in pace! Le cose sono andate come sono andate. È inutile stare qui a recriminare. Io non avrei dovuto presentarmi col tuo nome e tu non avresti dovuto farti Claudia. Però questo è quello che è successo. Non è colpa di nessuno. È andata così. D’accordo?
DAVIDE Ti sei presentato col mio nome?
ROBERTO Hai altra roba da prendere? (ROBERTO guarda la roba che ha in mano e fa segno di no con la testa) Tu hai portato qua solo delle bottiglie e un rotolo di carta igienica?
DAVIDE Sono un uomo che guarda all’indispensabile.
ROBERTO Mio Dio! (Esce dalla porta d’ingresso)
DAVIDE (Seguendolo) Roberto, non mi hai risposto. Cosa vuol dire che ti sei presentato col mio nome?
(Lentamente le luci calano fino al BUIO)

SCENA 4
GIULIA è sola in scena. Parla direttamente col pubblico.
GIULIA Volete sapere quello che è successo dopo? Beh, quello spazzino me lo sono fatto. E poi c’è stato Gino, Paolo, Alberto... Insomma, qualcun altro. In poche parole, la vecchia Giulia che cerca di farsi il mondo. Però non era più la stessa cosa. Cioè, per divertire, mi divertivo - scopare è sempre divertente, no? Però era come se in fondo mi mancasse qualcosa. Non sapevo bene che cosa. Non credo fosse Davide. Non lui, in persona, almeno. Però, ora lo posso ammettere tranquillamente, Davide aveva lasciato il segno. Per la prima volta mi ero sentita amata. Non solo perché sono un grande animale da letto, ma anche perché... ero io. Buffo, no? Mi facevo chiamare Claudia, mi spacciavo per lei, eppure ero io! Povera, Claudia. Non le ho mai spiegato questa storia. E adesso, non ha più molta importanza. Non ci vediamo più molto spesso. Anzi, a dire la verità, dopo di allora l’ho vista solo due volte. Per caso. (Pausa) Ho incontrato Marco tre anni, due mesi, sei giorni, tre ore e dodici minuti circa dopo quel momento in cui Claudia ed io lasciammo quell’appartamento. Ci siamo piaciuti subito. Marco ed io, intendo. Però io... Strano. Non sono riuscita a fare l’amore con lui. A scoparci, intendo. Non la prima sera, almeno. (Ride) Mi vergognavo... Oh, se ci ripenso adesso, è tutto così ridicolo. Io che mi vergogno di un uomo! Pazzesco! Questa cosa, però, a lui è piaciuta. ‘Sei diversa dalle altre’, mi ha detto. ‘Si sente che tu non vai con chiunque.’ Naturalmente non gli ho detto che aveva preso un granchio e che, in realtà, quella era la prima volta che non aprivo prima le mie gambe del mio cuore... Già, forse è stato questo. Marco aveva negli occhi qualcosa per cui... Non so. Sentivo che di lui mi potevo fidare, che se fosse affogato per colpa di un’onda più alta del previsto e fosse arrivato un Franco qualsiasi, beh, lui non ci si sarebbe fidanzato così su due piedi. Capite quello che voglio dire? Ho sentito che ero arrivata al momento giusto nel posto giusto con... l’uomo giusto.
(BUIO)


SCENA 5
ROBERTO è solo in scena. Parla direttamente col pubblico.
ROBERTO Non ho più voluto vedere Davide. Certo, adesso mi manca e mi sono un po’ pentito, ma... Mi sentivo troppo ferito per quello che mi aveva fatto! Ogni tanto vorrei incontrarlo, così, per caso. Poter parlargli. Poter chiarire. Dirgli che forse ho esagerato e... Forse dirgli anche grazie. Ci ho pensato spesso a questo. In fondo se io non mi fossi spacciato per lui, se non avessi preso in prestito la sua vita, non sarei cambiato. Sarei rimasto quel tipo magrolino, con gli occhiali e i capelli pettinati da un pianoforte. Invece, grazie a lui... Cioè, grazie a me che fingevo di essere lui... Beh, insomma, io ho conosciuto Claudia. Certo, con lei è finita come è finita, però da lì in poi la mia vita è cambiata. Ho smesso di essere quella vittima pusillanime che ero! Ho cominciato ad assaporare la vita. Oh, non pensate che abbia cominciato a scopare con tutte le donne che incontravo. No, no, non è questo il mio modo di affrontare la vita, però... ho cominciato a conoscere delle donne. Tante donne. Beh, non proprio tante. Qualche donna. Una, in particolare. Francesca, si chiama. È una donna bellissima. Ha dei capelli biondi lunghi, la faccia sottile, due occhi verdi come il mare... È un po’ in forma, ma chi se ne frega? Va bene, in forma non è proprio esatto. Fuori forma, dovrei dire. Pesa quasi cento chili! Però non me ne importa un accidente. Io sto bene con lei. Mi diverto. Mi fa sentire amato. E chi dice che io sto con lei solo perché possiede una casa editrice, mente sapendo di mentire. Io non sono quel tipo di uomo. Certo, ha pubblicato il mio romanzo, ma l’avrei amata anche se non lo avesse fatto. O forse no? Beh, perché stare qua a chiedersi quello che sarebbe successo se non l’avesse fatto? Tanto l’ha fatto! E io l’amo. Sì, forse l’amo anche perché ha una casa editrice, non dico di no. Ma l’amo anche perché pesa cento chili! Insomma, io sono felice. Felice come non lo sono mai stato in vita mia e... Dovunque tu sia in questo momento, spero che tu possa sentirmi. Grazie, Davide.
(BUIO)

SCENA 6
CLAUDIA è sola in scena. Parla direttamente col pubblico.
CLAUDIA (Fuma una sigaretta. Tossisce) Ho cominciato a fumare, ma non mi ci sono ancora abituata. La sigaretta fa parte del mio nuovo ‘look’. Donna fatale. Beh, non proprio fatale. Però, donna! (Spegne la sigaretta) Dopo Davide, la mia vita è notevolmente cambiata. Ho cominciato a buttarmi. Nella vita, voglio dire. A seguire i consigli di Giulia, insomma. Giulia... Chissà che fine ha fatto? Sono secoli che non ci vediamo più... Beh, oggi, quattro anni, un mese, due giorni, sei ore e ventisette minuti circa dopo aver abbandonato quell’appartamento, mi ritrovo ad avere tre relazioni. Davvero. Porto avanti tre relazioni tutte insieme. Non so ancora come mi sia capitato. Allora: Guido, Luca e Juan. Quest’ultimo è spagnolo. Di Madrid. Vive in Spagna. Lo vedo due mesi all’anno. D’estate e per le vacanze di Natale, quando lui viene qua a sentire il sermone natalizio del Papa. È molto religioso. Oh, lo so, non è molto bello quello che sto facendo, però... È successo dopo tre mesi che avevo lasciato quella casa. Ho cominciato a dipingere dei grossi... Beh, come dire? Dei grossi... Falli, ecco! Cioè, tutte quelle scene campestri, quegli angeli... Spariti! Adesso le mie tele erano piene solo di quei cosi. Non riuscivo a dipingere altro. Veramente. Anche se non volevo, alla fine veniva fuori che ne avevo dipinto un altro. Era come se loro venissero fuori da soli. Riuscite a capire? Beh, a quel punto ho capito che avevo bisogno di un analista. E lui ha capito che io avevo bisogno di essere scopata. O meglio, mi ha scopata e basta. Non credo che ci fosse un intento terapeutico in lui. E da lì in poi, ho avuto qualche storia e adesso... Tre. Non è colpa mia! Con Guido sto bene perché è dolce, tenero, pieno di premure; Luca, invece, è un uomo da divertimento: mi porta a ballare, al cinema, al ristorante, un uomo di gran classe; Juan, invece, è... spagnolo, voi capite, un uomo da sesso! Che cosa devo fare io se il mio uomo perfetto è diviso in tre? Certo, come potete vedere il sesso è sempre il mio problema, visto che Juan è quello dei tre che vedo meno spesso. Ma non importa. Per il momento va così. Oh, lo so, lo so, che sto con tre uomini perché ho paura di trovarne uno solo che racchiuda in sé tutti e tre, ma... Verrà quel giorno. Adesso ho ancora bisogno di provare a vivere le cose separatamente. È una specie di palestra. Ah, ho smesso di dipingere quei cosi giganteschi, nel frattempo. Adesso dipingo chiese e bambini. Chissà che cosa vorrà dire...
(BUIO)

SCENA 7
DAVIDE è solo. Parla direttamente col pubblico.
DAVIDE Sono passati sei anni, nove mesi tre giorni, due ore e otto minuti. Non ho più visto Roberto e non ho più visto Claudia. Continuo a fare il bancario e continuo a vivere con mia madre. Con quello che costano le donne di servizio, chi me lo fa fare di andarmene da casa? Ho sempre le mie relazioni occasionali. Va bene, continuo a scopare in giro. Volevo solo essere più dolce, meno greve. No, non sono cambiato per niente. Ogni tanto sì, ripenso a Claudia, a quello che è successo, al modo stupido in cui sono andate le cose e penso perfino che potrei cercarla, tentare di telefonarle e mi prende una certa tristezza, una malinconia e quando sto così... Beh, esco e vado a puttane! È un modo per distrarsi. Mi capita di pensare di sposarmi, qualche volta. Raramente, a dire la verità, però... mi succede. È che non trovo la donna giusta. O meglio, quando trovo quella giusta, penso piuttosto a scoparmela che a sposarla. Sono fatto così. Che posso farci? Certo, il pensiero di finire la mia vita da solo, senza nessuno, senza una moglie, un figlio, in uno ospizio per vecchi, non mi alletta molto. Però poi, in fondo, mi dico: cazzo, un ospizio è pur sempre pieno di vecchie arzille pronte a dartela, perché buttare via un’occasione del genere?
(BUIO)

SCENA 8
Un UOMO solo. È vestito in tuta da lavoro. Parla direttamente al pubblico.
UOMO Io sono quello spazzino che ha ripulito la discarica qui sotto e che con Giulia... (Fa un gesto che indica ‘sesso’) Cristo se ci sa fare, quella donna!
(BUIO)

SIPARIO