ROSSI RIFLESSI SULL’ACQUA
di
Roberto Russo
Personaggi:
Lilly Mariani
Enrico Basile
SCENA I
Nebbia. Nessun oggetto si distingue in maniera decisa. Alcuni riflessi rossastri
iniziano a colorare la cortina nebbiosa. Si odono, lontani ed affievoliti,
rumori di folla e canti indistinti. Spunta dalla nebbia un uomo che si ferma e
scandisce lentamente….
ENRICO Si chiama: “Voglia di cantare”….non è parlare, discutere, avere ragione o
torto. Cantare è una cosa diversa…Può capitare che ti prenda all’improvviso.
Inizi e poi smetti perché, forse, a qualcuno non interessa quello che canti,
qualche altro non sente e, qualche altro ancora, odia la tua canzone….
La voglia di cantare non è dei pentiti, non si trova nelle chiese, nei
tribunali, nei palazzi del potere e nemmeno negli stadi! Io parlo di un canto
che attraversa da 50 anni le nostre strade e i nostri giorni! Parlo di malattie
infantili: la verità…..la libertà….Le senti cantare negli occhi e nelle bandiere
che scendono dai treni, nell’Estate dell’84 alla Stazione Termini….i funerali di
Berlinguer….Oggi.
(Sullo sfondo appare una donna dall’età indefinibile. E’ seduta per terra, pare
avvolta in degli stracci)
ENRICO Siamo stati una strofa di una grande canzone….Lilly vive qui, nei
sottopassaggi. Si lava nell’albergo diurno, racimola qualche lira per un panino
e, di notte, un cartone o un posto al dormitorio pubblico, lo trova. Oggi è
vicina al binario 11 e saluta le bandiere. Il rosso le è sempre piaciuto, quello
“vivo”, i riflessi che accecano quando filtra il sole. Due anni fa la gente è
scesa in piazza per l’Italia campione del mondo, ma non era la stessa cosa:
troppi clacsons, trombe, e troppe urla. Lilly ha 54 anni ed alza il pugno
davanti ad una folla silenziosa. Saluta il corteo che si dirige verso Piazza San
Giovanni, avvolta dai rossi riflessi delle sue bandiere….
SCENA II
(Lilly, ora, è in piedi, con il pugno levato. Parla con tono incantato e
monocorde)
LILLY Da una parte o dell’altra, non fa molta differenza….Le cose vanno molto
lentamente, ma non ci fermiamo….I treni partono, arrivano, e partono ancora….
(Chiude gli occhi e avanza come se stesse afferrando o toccando qualcosa che non
si distingue. Ripete come in una cantilena........)
“A vederla, pare un bravo ragazzo, di cultura…..”
“Sono una bambina obbediente……”
“Oh, dottore, lei è uno che non perde tempo….!”
“Come si possono fare dei films quando c’è gente che muore di fame….?”
(Apre gli occhi ed appare decisa e sferzante)
“Tu non sei nessuno! Mettitelo in testa una volta per tutte”
“Ho lottato anche per il mio paese!”
“Basta! Non m’incanti! Il tuo è solo un altro tranello… ”
“Mamma, fatti da parte!”
(Con inaudita violenza)
“Togliti vecchia stronza!”
(L’atteggiamento incantato dell’inizio lascia, ora, spazio ad una Lilly
completamente diversa. E’ giovane, combattiva, violenta e disperata. La nebbia
iniziale è scomparsa. Sopra di lei si scorge chiaramente un’asse, presso la
quale è poggiata una scala a pioli. Una luce, posta proprio davanti all’asse,
proietta sul muro della comune un’immagine gigantesca. E’ a lei che Lilly si
rivolge…)
LILLY Stampatelo negli occhi questo momento…Fra poco saranno qui. Non perdere
nemmeno un istante, un fotogramma di quando mi porteranno via…Perché, un giorno,
sorellina, prima di morire, rivedrai tutto il film, ogni momento, e proverai
vergogna per quello che mi hai fatto….
(Luce su Enrico)
ENRICO Il prete del paese, per un attimo, aveva pensato al suicidio dopo i
risultati del referendum del 2 giugno. “L’ Anticristo è repubblicano!” era una
certezza.
A Lilly piaceva Anagni. Sognava anche lei di prendere a schiaffoni il papa.
Niente di personale, non aveva un motivo preciso. Ma quando, due anni dopo, nel
48, la DC vinse le elezioni, e i padroni tirarono un sospiro di sollievo, allora
sentì di avere le idee più chiare….La gente di Anagni si raccontava
scandalizzata di una ragazzina che, a scuola, aveva scritto il necrologio di
Dio….
(Luce su Lilly)
LILLY ….Nessuno l’aveva ucciso, sorellina, ma Dio si era, semplicemente
addormentato per i troppi anni, e non si era svegliato più. Prima di
addormentarsi, era molto triste e aveva anche un bel po’ di paura…Perché,
proprio mentre osservava tutto ciò che aveva creato, per un istante, si chiese
l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto chiedersi: “Io, Dio, da chi sono stato
creato!?”. E questo pensiero gli provocò una tale vertigine che in pochi momenti
si sentì addosso 20 milioni di anni in più. E quando si mise a letto, quella sua
ultima sera, era depresso e confuso. Per me, da bambina, Dio, era qualcosa di
reale! Era un’ombra che si proiettava sul soffitto della mia camera insieme a
quella dei rami che il vento muoveva. Per me, questo era Dio: un’ombra di vento!
Mi piaceva immaginarlo così! Ma un giorno sentii il prete dire che “Dio, nostro
Padre, veglia tutti i suoi figli”. Ma allora, se Dio era un padre, quell’ombra
non era Dio! Dio non esisteva! A volte, lo ammetto, mi faceva comodo ricorrere a
lui. Prima di un interrogazione in latino, invece di impiegare i minuti che la
precedevano ad un’affannosa ripetizione delle declinazioni, chiudevo gli occhi,
mi concentravo e pensavo: “ Per favore Dio, ricordami le eccezioni della terza
e, per intero, la consecutio..” Di solito funzionava. Poi cominciai a pensare
che, se Dio amava tutti i suoi figli, perché doveva preoccuparsi del mio latino
e della mia consecutio !? E perché, invece, altre persone non riuscivano nemmeno
ad andarci a scuola e perdevano il posto di lavoro!? Tutto accadeva anche senza
di Lui. Perché Dio era così inutile!? E perché tutti si illudono che è così
necessario che ci sia!?
SCENA III
(Luce sull’uomo)
ENRICO Alla fine degli anni 40 lavoravo con Giuseppe Palmas, diventerà uno dei
fotografi più importanti della “dolce vita” romana. Facevo il fotografo ed il
cacciatore di notizie. Battevo la provincia romana; a volte capitava il piccolo
scandalo, il personaggio famoso che sbracava sotto l’effetto del vino, o che
s’infrattava con qualche amichetta, le solite storie. In Ciociaria ci andavamo
poco: “Paesi di caciotta e burini”, così dicevamo. Ma qualcuno avvertì la
redazione dell’Unità che, ad Anagni, una ragazza era stata espulsa dalla scuola
perché, in un tema, aveva decretato la morte di Dio….Una bella botta per
reazionari e preti! E, quel qualcuno, aggiunse che la ragazza, Luisa Mariani,
invece di nascondersi, saliva ogni domenica pomeriggio sul palco della casa del
popolo e recitava…L’ideale per la propaganda e anche per lo scandalo! Anagni ha
di brutto che le strade sono tutte in salita, e che non è lontana dalla Pianura
Pontina; una volta, lì, c’erano le zanzare che, con la bonifica, erano
scomparse, ma c’erano sempre troppi fascisti e il fastidio era rimasto, più o
meno, lo stesso. Però Anagni non è lontana da Roma, e qualcuno può sempre
capitare che ti venga a vedere….
SCENA IV
(Lilly ed Enrico)
ENRICO Con quella lettera su Dio hai fatto un bel casino!
LILLY “Cometichiamitu”, hai uno strano sorriso…Ma devi sapere che, di casini, ne
faccio solo quando scrivo….
ENRICO Che fai? Mordi?
LILLY Se è necessario….
ENRICO Dovresti essere contenta: sono qui solo per te.
LILLY E tu chi saresti?
ENRICO Sono un fotografo e un giornalista. Mi chiamo Enrico Basile.
LILLY E cosa potresti fare per me Enrico Basile?
ENRICO Dipende da quello che sai fare….
LILLY ….Cantare e recitare come non hai mai sentito prima!
ENRICO Ollallà! Anche presuntuosa!
LILLY …e mettermi sul palco, o davanti ad una macchina da presa, per diventare
indimenticabile!
SCENA V
(Solo Enrico)
ENRICO Luisa Mariani. Voleva diventare indimenticabile e, per me, lo divenne da
quel giorno. Avevo qualche amico a Cinecittà. Erano arrivati gli americani e
iniziava la grande stagione del cinema italiano. Fece un provino, la vollero a
Roma….
SCENA VI
(Si riaccende la luce sull’asse. Lilly si rivolge alla gigantesca immagine
riflessa sul muro)
LILLY “Stai zitta, sorellina! Con quelli non parlare di politica! Ma perché non
ci ripensi e rinunci!? Là saresti fuori dal mio controllo!”
Eri ancora mia madre, quando parlavi così!? O eri già il mio magnaccia!? Quanti
scrupoli ti rimasero quando vedesti tua figlia sul set!?
SCENA VII
(Luce su Enrico, buio su Lilly)
ENRICO Il 1950, a Cinecittà, è “Quo Vadis”. Luisa è diventata “Lilly” e fa la
comparsa. Poche immagini, una delle ragazze cristiane date in pasto ai leoni, ma
bastano. Arrivano i cinegiornali e, nel 53, “Vacanze Romane”: i fotogrammi di
Lilly sono raddoppiati e recita alcune battute. Nel 57 Wyler la vuole per “Ben
Hur” e, nei titoli di coda, il nome di Lilly Mariani, non si misura più in pochi
millimetri….
SCENA VIII
(Lilly, da sola)
LILLY Molte cose sembrano cambiare attorno a me. Ma non è del tutto vero.
In giro, si dice, che è iniziato il “Miracolo Economico”….Alcuni comprano la
televisione, e altri hanno la macchina….ma è solo propaganda. Basta allontanarsi
dal centro della città, andare in periferia, per rendersi conto che è una
truffa.
Ho fatto un film da protagonista: “Troppi parenti”, al botteghino è stato un
successo. Nell’Italia di Tambroni e Scelba, sto per diventare la “fatina del
boom”.
Il produttore mi ha detto che hanno per me programmi a lunga scadenza: 7 anni di
contratto; ed hanno intenzione di fare molti soldi. “L’importante è che stia
buona e che faccia solo l’attrice”….poi mi ha accarezzato la guancia; appena si
è voltato me la sono pulita con il dorso della mano.
Mi hanno trovato un marito. Il nome d’arte è Duilio Contini. Molto bello, molto
stupido e, poi, “Fa bene alla mia immagine”.
Durante la promozione del film sono tornata con lui ad Anagni. C’era una
proiezione in mio onore. Ho visto Enrico; si teneva in disparte. Tutta la scena
era mia, del sindaco D.C., e del parroco, lo stesso che, dopo la mia lettera su
Dio, aveva predetto che sarei finita all’Inferno…..
Lungo la salita che portava alla rocca, ho incontrato il miracolo economico
italiano: alcuni contadini si rompevano la schiena nei campi abbandonati. Era
come svuotare il mare con una scodella.
Il parroco mi dice che è contento, nonché onorato, di stringermi la mano….
“Sono la stessa ragazza che scrisse la lettera a Dio e lei non è per niente
contento di vedermi.”
SCENA IX
ENRICO Rimasero tutti di stucco. Qualcuno pronunciò un veloce saluto ufficiale,
e ci fu la proiezione. Subito dopo, Lilly mi fece un cenno e, mentre marito,
sindaco e parroco si chiedevano dove fosse finita la star, noi filavamo in
Lambretta per una fuga di due ore….
SCENA X
(Enrico e Lilly)
LILLY Cosa ne pensi del film?
(Enrico non riesce a nascondere una piccola esitazione imbarazzata)
ENRICO ….Tu sei brava…..
LILLY E’ una boiata. Me l’hanno imposto.
ENRICO Prima regola: non sputare nel piatto in cui mangi.
LILLY Il pubblico “sente” quando fai qualcosa in cui non credi!
ENRICO Ma cosa cerchi!? E’ un successo! Sei una diva, puoi fare tutto quello che
vuoi…
LILLY ….Tutti quelli che mi stanno attorno sanno che non ho quello che voglio, e
non sono quello che vogliono. Il resto è un’apparenza.
ENRICO Pensala come vuoi ma, certo, tua madre non stava più nella pelle!
LILLY (ride) Sai come dice? “Il “nostro” film”…“ Il “nostro” regista”….Come se
ci fosse lei davanti alla macchina da presa. Non le pare vero di poter dire che
frequenta l’ambiente del cinema! Parla di Mastroianni e di Totò come se fossero
parenti quando, invece, li ha visti solo una volta e, per di più, da lontano!
Mio padre è diverso, ma è diverso da tutto il mondo, è estraneo….Credo che non
abbia mai tirato fuori gli artigli in vita sua….Proprio stasera gli ho chiesto:
“ Papà, non ti ho mai visto arrabbiato con la mamma. Ti è mai venuta voglia di
darle una bastonata in mezzo alle costole!?”
ENRICO (ride) E lui?
LILLY Come sempre. Si è fatto piccolo piccolo e si è guardato attorno con il
terrore che lei avesse sentito!
(Ridono entrambi, Lilly torna seria e pensierosa)
Tirano su i palazzi, svuotano le campagne, e aggiungono una nuova miseria a
quella di prima….Come si può parlare di cinema!? Come si può pensare alle luci e
al boom, quando vedi tante ingiustizie e tanta gente che non ce la fa a tirare
avanti!? Sono fuori luce. Nessuno ha inventato un riflettore per loro.
SCENA XI
(Solo Enrico)
ENRICO Duilio Contini, invece, era abituato ai riflettori. Non di grande
livello, ma abbastanza per fargli confondere cinema e realtà…o forse ci credeva
a quel matrimonio pubblicitario! Sta di fatto che, quella stessa sera, dopo la
nostra fuga, le chiese dove fosse stata, con chi e, soprattutto, cosa avesse
fatto in quelle due ore.
Lilly non era cambiata; era sempre la ragazza che voleva diventare
“indimenticabile” e, per Contini, lo fu per davvero…..
“Vuoi sapere se m’ha ingroppato?”
Si picchiarono. Lui la chiamò “puttana” e “cagna schifosa”; parole dure, ma
irrilevanti se pronunciate da un personaggio secondario.
E così, il bel Duilio, fu “tralasciato”, e abbandonò la scena…..
SCENA XII
(Si accende una delle 4 luci poste sull’asse e proietta un’altra enorme immagine
sul muro)
LILLY Mi disse che il cinema aveva esaurito la sua spinta rivoluzionaria. Finito
il neo realismo, nessuno si interessava più del popolo, della sua rabbia e del
suo dolore! Giulio Prisco aveva l’aria seria e, sempre, arrabbiata; aveva avuto
successo come sceneggiatore di Cinecittà ma lui si considerava, soprattutto, un
autore teatrale.
Mi propose una sua commedia: “Nadia e le altre”. Un testo coraggioso, politico.
Mi piacque e volli incontrarlo. Gli chiesi, allora, perché avrei dovuto
dedicarmi al teatro; rispose che lui, ed il suo dramma, per poter sparare a
zero, avevano bisogno di me…“un proiettile molto attraente”. Due anni prima, la
stessa operazione, era stata tentata con Alida Valli, ed era riuscita.
Amava che lo chiamassero “Compagno” e nel suo attico, su Piazza Navona, tutto
era perfetto: le foto di Lenin e Beethoven sul pianoforte e, in sottofondo, la
7°……
(Si siede per terra e si ode una voce maschile mentre si diffondono delle note
musicali. Il tono dell’uomo è trascinante, esaltato)
VOCE GIULIO
“Abbiamo abbattuto una divinità sanguinaria per ritrovarci, alla fine, tanti
piccoli semidei scudo crociati. Non è gente qualsiasi: sono figli di ministri
che si danno alle orge, sono agenti segreti che depistano. E a subire siamo
tutti noi: popolo ed intellettuali! Wilma Montesi è l’Italia proletaria illusa,
uccisa, e scaricata sulla riva del mare!
Io non voglio far divertire la gente!
Voglio cambiare la loro vita!
Voglio che, svegliandosi nel cuore della notte, pensino:
“Tutto ciò che faccio è sbagliato”!
Tu non devi recitare la disperazione, devi essere disperata!
Dona tutta te stessa!
L’arte è dedizione totale!
E’ vero: con il teatro non ho mai guadagnato una lira, Cinecittà mi dà i soldi.
Ma, ancora oggi, al posto di questa casa…..
(molto accorato)….di questa grande tenda, preferirei piantare tante piccole
tende in posti selvaggi! Te lo giuro compagna!
(Cessa la musica, il tono diventa molto concreto)
Vuoi scopare?
(Lilly applaude, si alza, mentre la luce sull’asse si spegne)
LILLY ….E sparse, sul letto, petali di rose conservati, forse, nel frigo, per
l’occasione….
SCENA XIII
(Si ode il rumore di una porta che si apre. Lilly è gioviale e leggermente
trafelata)
LILLY Giorgio! Tutto solo? Sarà pure Piazza Navona, ma uno straccio di
ascensore, in questo palazzo, potrebbero anche metterlo….!
(Mostra qualcosa che ha fra le braccia)
Ti piacciono? Li ho presi a via del Corso e non ti dico la folla! Dovrebbero
mettere dei semafori anche per i pedoni, almeno sotto Natale…..E Giulio?
“Aveva un appuntamento col tecnico luci”?
(Fa come per sistemare ciò che ha fra le braccia in un vaso immaginario)
Mi sembra di nascere oggi! Belli, vero? In giro c’è un gran bisogno di
fiori…..Vado a prendere l’acqua…
(Sta per uscire, si blocca di colpo)
Come vuoi, ci vado dopo……Sei preoccupato….Lo sapevamo dall’inizio che non mi
avrebbero mollato, ma possono soltanto abbaiare! Non ti sarai mica spaventato
per quei due articoli!?
….D’accordo, sono più di due…..ma cosa ti aspettavi dai giornali dei preti!?
(ride) “Un’attrice riprovevole ed immorale!” così hanno scritto…Diamo fastidio,
Giorgio! Per un produttore teatrale come te è un riconoscimento! Dietro quegli
articoli c’è Cinecittà….ma io gliel’ho detto chiaro e tondo: “Pago tutto! Tutte
le penali di questo mondo, ma voglio essere libera!”
Faranno ancora un po’ di casino, ma, poi, si fermeranno…..
Le prove vanno benissimo! Non vedo l’ora di salire sul palco per essere,
esattamente, la Nadia che Giulio ha immaginato!
….A proposito:….ma…Giulio?
“Doveva incontrare l’amministratore”?
Ma non era il tecnico luci!?
Aspetta…aspetta! Si stanno seccando…!
(Veloce, fa alcuni passi verso la brocca che è per terra, si ferma di colpo,
appare sorpresa)
Cosa vuol dire: “E’ ancora incerto il ruolo di Nadia”!?
Giorgio, dov’è Giulio!? Perché sei qui a quest’ora!?
Sono calma….voglio sapere cosa sta succedendo……
Cominciamo daccapo: io sono “Nadia”, i ruoli sono stati già assegnati…..
(nervosa)….e quale problema sarebbe sorto!? Giorgio, vai al sodo! Sappiamo tutti
che sei un produttore che rischia, un compagno….
(scandendo) “Ma ci sono scelte dolorose”!?
Non possono farci niente! I tempi stanno cambiando! La gente non è stupida! Ha
dormito per 15 anni, le hanno fatto credere che eravamo la 51° stella, volevano
comprarci con qualche televisore e con qualche macchina in più, ma adesso
abbiamo capito che non c’è nessun miracolo economico! Chi era povero, è ancora
più povero! La gente è pronta per queste storie vere, per questo teatro che
spara a zero! Lo dice anche Giulio…..
(con rabbia) Si può sapere dove sta Giulio!? Se ti sentisse parlare così, ti
prenderebbe a schiaffi e ti attaccherebbe al muro! Come puoi pensare di non fare
più lo spettacolo!?
(attonita, scandendo) “….Farete lo spettacolo…”!?
Allora, il problema sono io! E’ vero! Parlavi del ruolo di Nadia! Non ti
convinco!? C’è qualcosa che non và in me!?
(esplode) E allora cosa cazzo non và!?
Sai che c’è di nuovo? Io e Giulio possiamo fare a meno di te! Quella è la porta!
(attonita) Ti sei venduto il mio ruolo, Giorgio!? E quanto ti ha dato Carla
Morandi!?.....E se “non si tratta di soldi”, di cosa si tratta!? Non ti danno i
teatri!? Ti hanno chiuso i circuiti!?
Vattene….dirò tutto a Giulio……
(Si piega come a voler raccogliere la brocca da terra. Si alza di scatto, resta
come paralizzata)
Non è vero…! Voglio parlare con lui!
…Prima il tecnico luci….poi, l’amministratore….e adesso “è dallo scenografo”!?
Sei un uomo di merda! Come fai a definirti “Compagno”!? Il nostro lavoro parla
proprio dei borghesi che, con i soldi, pensano di poter comprare qualsiasi cosa
e tu….!?
“Giulio sa tutto”!? “ E’ d’accordo”!?
(Con gesto fulmineo, trae dalla tasca una lettera, freneticamente straccia la
busta e legge)
“La nostra storia è finita. Mia moglie è tornata. Giulio”
(La lettera cade a terra. Lilly prende la brocca che aveva poggiato a terra.
Sembra incantata)
E’ stato carino, da parte sua, evitarmi una scena tanto pietosa….Peccato per i
fiori, si seccheranno….L’acqua non è più per loro…..
(urla) …Ma per gli stronzi come voi!!
(Con impeto lancia l’acqua contro l’immaginario interlocutore)
SCENA XIV
(Luce su Enrico)
ENRICO Qualche anno prima, una sera dell’Estate 57, Pierluigi Praturlon tornava
dall’Helio Cabalo di Marino in compagnia di Anita Ekberg.
Anita si era procurata un piccolo graffio al piede, e chiese a Pierluigi di
fermarsi per lavarsi la ferita……
Tutti gli attori si dannano per raggiungere la perfezione agli occhi del
pubblico. La perfezione (e, badate, nessuno lo confessa, ma è così…) non è la
bravura, ma la più totale, assoluta, celebrità; per questo, una volta, si
montavano scandali inesistenti e, oggi, si ingaggiano professionisti
dell’immagine ma, più spesso, è il caso a creare la leggenda…..
Ritorniamo a quella serata estiva: Praturlon ferma la macchina proprio davanti a
Fontana di Trevi. E’ da poco passata la mezzanotte. Anita scende dall’auto, si
avvicina alla fontana, e scavalca il muretto….Faceva caldo, e l’acqua era
fresca….Anita s’immerge nella fontana, Pierluigi ha l’istinto di puntarle
addosso i fari della macchina, e inizia a scattare….
Nasce ciò che non è mai esistito: la Dolce Vita.
Via Veneto…Doney…l’Excelsior…Rosati….nascono da un film, un’illusione. Gli
agguati, le finte aggressioni, i pugni e le risse con i paparazzi: tutte
invenzioni, un gioco…..Come la nostra Italia, come il nostro boom: non è vero
ciò che accade, ma quello che si vuol far vedere alla gente. Era un inganno
ottico, cinema: una successione veloce di negativi fotografici e, con 24
immagini al secondo, non distinguiamo più una foto dall’altra, ma cogliamo una
sola immagine: un movimento che non esiste perché tutto è immobile.
SCENA XV
(La scena è divisa in due. Enrico e Lilly, pur essendo ad un passo, l’uno
dall’altra, non si vedono. Enrico svolge il suo ruolo di narratore mentre Lilly,
in tempo reale, si rivolge ad un immaginario interlocutore)
LILLY …..poi mi si è avvicinato un tipo, uno di quei bastardi che ti scavano
nella vita come una trivella nelle fogne….: “E’ vero che il suo compagno dorme
nudo ? ”
(ride) Non ho capito di quale compagno parlasse. Poi l’ho guardato dritto su
quella faccia di merda….:“ Lei sembra un giovane perbene ed istruito. Non può
trovare un modo più dignitoso ed intelligente per vivere ?”
ENRICO Era tornata a Cinecittà. Lavorava ancora con gli americani.
“ 7 anni di contratto”, le aveva detto il produttore, e ne erano passati solo
4…Era il 1963. Il film : “La caduta dell’Impero Romano”….
LILLY …Mi hanno fatto girare la stessa scena 20 volte! Ce l’hanno con me, e me
la vogliono far pagare….20 volte a cadere, e a rotolarmi, nel fango…Alla fine mi
sono chiesta se, quella, era solo una punizione, o un promemoria….
ENRICO Dopo i fatti di Genova, il governo Tambroni era caduto. La polizia aveva
sparato e c’erano stati dei morti fra i manifestanti.
A Roma c’era un Papa che, per la prima volta, chiamava “fratelli” anche noi
comunisti, ed i socialisti di Nenni entravano al governo. Cominciava il lungo
percorso del centro sinistra.
“Un primo passo…” così speravamo.
Il governo di Lilly era formato dal produttore e, soprattutto, dal suo agente.
Bisognava riprendere i contatti, frequentare gente, e farsi vedere…
Roma faceva sempre finta di credere alla “Dolce Vita”…
LILLY (scandendo) “ Marziano….Lavarello”.
Non avrei mai creduto che potesse esistere uno così. A casa sua, in via
Piemonte, si riunisce ogni sera la Roma delle stelle.
Lui è convinto di essere un imperatore bizantino; ti riceve in tight, con una
corona sulla testa, seduto su un trono….
Sua madre si chiama Basilissa. Si veste da odalisca, ha un serpente attorno al
collo, e anche lei porta una corona….
Ho la certezza che prendano tutti per il culo, ma il mio agente dice che possono
essermi utili…..
Ho scoperto che molte cose “possono essere utili alla mia carriera”! Come, per
esempio: fare vetrina, sorridere come un’ imbecille, stordirmi di whisky e
prendere anfetamine. Una volta lo facevo per controllare il peso ma, da quando
il peso della mia vita è diventato insopportabile, mi servono per sentirmi più
leggera…
SCENA XVI
(Luce su Enrico. Si odono rumori di altoparlanti, un vociare lontano, e la luce
riflette degli sprazzi di rosso. Siamo di nuovo alla stazione Termini. 1984….)
ENRICO Tutto si spegne, Lilly. Chi non vuole guardare, si distrae con un altro
Natale che verrà, con il “calore” di una famiglia che tuffa, ogni sera, gli
occhi nel piatto e tace, con l’inganno ottico di un’ altra “grande” passione…e
altri films.
Siamo tutti spacconi poggiati al bancone di un bar, e ci raccontiamo storie mai
vissute, conquiste immaginate e certezze, che sono solo speranze….
Tutto si spegne….Ma questo rosso che vediamo sventolare oggi, ai funerali di
Berlinguer, sono le pietre del tuo paese, le puoi toccare! Sono le terre dei
contadini, le mani degli operai, sono i loro pugni levati in alto…!
(Luce su Lilly che seduta a terra. Ha lo stesso tono incantato delle prime
battute)
LILLY Da una parte, o dall’altra, non fa molta differenza….Le cose vanno molto
lentamente, ma non ci fermiamo….come questa gente che và a Piazza San Giovanni
per Berlinguer….Anche se i treni partono e arrivano e partono ancora…la speranza
non muore mai…
(Verso un immaginario interlocutore)
“ Daresti 100 lire alla tua nonna?....Grazie compagno….Mi capita spesso di
sognare le vostre bandiere, lo sai?”
SCENA XVII
(Luce su Enrico)
ENRICO I poliziotti fanno il loro mestiere. Rischiano per una miseria e, come
tanti, sono pedine. E allora, quando lessi che un poliziotto aveva arrestato
Lilly una sera del Settembre 63, non riuscii ad odiarlo. Non doveva essere stato
piacevole sentirsi chiamare “Stronzo fascista” e “Figlio di puttana” soprattutto
quando, chi ti insultava, ti riempiva contemporaneamente di calci e di sputi.
Lilly tornava da Fregene, guidava a zig zag a più di 120 chilometri all’ora su
una strada statale. Quel poliziotto fu la sua fortuna. Alcool e anfetamine
avevano fatto il loro effetto: ancora qualche istante e si sarebbe sfracellata
contro uno qualsiasi di quegli alberi che corrono lungo la strada…..
Dopo 2 giorni la rilasciarono con la condizionale.
Ormai, per avere sue notizie, non sfogliavo più le pagine degli spettacoli, ma
saltavo subito in cronaca…
SCENA XVIII
(Lilly, come se parlasse alla madre. Intensa.)
LILLY Qualcosa non funziona in me. A volte mi sembra di non capire niente.
Guardo la gente e mi chiedo se, davvero, qualcuno ama qualcun altro….
(Rivolta all’uditorio. Più decisa)
Imbottirsi di anfetamine e di whisky è un ottimo modo per sentirsi americani, ed
è un ottimo modo per avvelenarsi…Le cose coincidono: i loro dollari hanno
avvelenato la mia vita, il mio paese, e tutto ciò che vedo…..
Mi hanno raccolto in qualche posto, dalle parti di Positano. Ero fatta. Un
momento prima guardavo le stelle che sembravano frecce di fuoco, e un attimo
dopo sferravo calci nei coglioni a camerieri e poliziotti in un locale alla
moda….Mi hanno riportata a Roma, nella provincia dell’Impero…..
(Di nuovo intensa, come se parlasse con la madre)
Tu credi che avessi oro fra le mani, mammina? Forse dovrei essere più buona. Mi
hanno già tolto la villa. L’hanno data ad un’altra stellina, e la mia roba
l’hanno portata in un residence…..
Credi davvero che fosse “oro”?
Sei distratta, sorellina…Se solo avessi spostato il primo velo, se solo avessi
scartocciato la confezione, sotto, dentro, avresti toccato…merda.
SCENA XIX
ENRICO Mi capitava già da qualche tempo ma, con l’inverno, la sensazione si fece
più dolorosa….Camminavo veloce, di sera, per le strade di Roma, prima della
chiusura dei negozi, e vedevo ragazze con i nasi rossi per il freddo, con la
testa affondata nei paltò, affrettarsi, parlare ad alta voce, e ridere…Ognuna
sembrava cantare una canzone e avrei voluto che, almeno una di loro, fosse
Lilly! L’avrei presa sottobraccio, e saremmo entrati in una latteria per
riscaldarci con qualche spicciolo di tempo….Invece, come due turisti, ai lati
opposti della città, saltavamo ogni possibile appuntamento….E mi chiedevo se,
tutto questo, e la nostra stessa vita, fosse reale o fosse la trama di un brutto
film…Eravamo veri, o solo altri pezzi di celluloide?
SCENA XX
(Luce sull’asse che proietta una grande immagine sul muro posteriore.Lilly, con
decisione, si dirige verso la scala a pioli e sale alcuni scalini. Poi si ferma,
incerta. Scende ma il suo tono è, comunque, aggressivo)
LILLY …Prima che mi vengano a prendere, anche questo ti voglio dire: quando mi
hanno riportata a Roma, non potendomi sbattere su un letto perché ero sempre
ubriaca e puzzavo, il produttore mi sbattette in un film….una stronzata tipo
Ercole o Maciste….serie C. Ma io, già allora, me ne fregavo….Mi tiravano per i
piedi, per farmi affondare, ma ero già fuori, in disordine, e in ritardo sul
set….
La truccatrice ha le dita sporche di giallo, la faccia da vecchia troia e una
smorfia, che le deve essere rimasta per i troppi pompini fatti al regista di
turno….Mi siedo davanti a uno specchio, mi fa schifo quando mi tocca i capelli….
“Bene. Guarda chi c’è! Tu non sei una star qua dentro. Io non posso dire niente,
io faccio parte della troupe….Hai i capelli di una vecchia…anzi, mi meraviglio
che non ti cadano con la vita che fai..Perchè non chiedi una parrucca?”
(D’impeto, con estrema violenza)
Basta con questa merda! Stronzi! Andate a fare in culo!
(La luce si fa cupa. Lilly è febbrile)
Questa è l’ora più scura e, vagamente, mi torni in mente, Dio, mentre, chissà da
dove, arrivano trilli di telefono…..
“Ero una brava ragazza….Dio è morto….Non ero abituata ad uscire di sera…” ed
ora, invece, non ho le chiavi di casa e la notte, continua…Ho vomitato alcool e
pillole….
(La scena è illuminata violentemente da flashes, suono di sirene lontane, rumori
violenti di porte che si aprono e, poi, sbattono)
Il carabiniere che mi tira giù dal letto, in una stanza d’albergo, ha l’accento
calabrese….deve essersi eccitato…anche se ho i capelli sporchi di vomito, ho la
camicia corta e mi sbircia fra le gambe..
“Vuoi sfottere stronzo!?”
Lo farebbe, per, poi, raccontare a tutti che si è ingroppata una star, ma ci
sono i fotografi…Mi arrestano per la rissa di Postano…
“Se passi più tardi te lo prendo in bocca!” gli urlo mentre il cellulare mi
porta via….
Lui resta lì, con la faccia rossa; per un attimo ci ha sperato…
Piove, e il vomito si scioglie sull’asfalto…
(Si illumina un’altra immagine sull’asse, ombra enorme sul muro. Lilly è ironica
e provocatoria)
Maresciallo, lei mi sorprende! Avete sentito? “Nome e cognome”! Questi stronzi
mi trascinano qui, nel bel mezzo della notte, e non sanno chi cazzo sono!?
“Indirizzo”? Senza fissa dimora! “Occupazione”? Succhiacazzi!
Svegliatemi verso le 10. Prenderò in cella la colazione pane ed acqua….Sono una
star!
SCENA XXI
(Enrico legge ad alta voce un documento)
ENRICO L’anno 1964, il giorno 20 del mese di Marzo, alle ore 9,00, dinanzi alla
III Sezione Penale del Tribunale di Roma, presieduta dal Dott. Rosario Lepre, è
comparsa per direttissima la Signora Luisa Mariani, attrice, in arte “Lilly
Mariani”, imputata per violazione della libertà condizionale, rissa e resistenza
a pubblico ufficiale.
Segue processo verbale:
“Si è mai presentata al giudice tutelare, come le era stato ordinato?”
LILLY Non l’ho mai visto. Non si è mai fatto vivo.
ENRICO “Pensava che fosse lui a doversi far vivo?”
LILLY Speravo che passasse così, almeno, potevo guardarlo in faccia…
ENRICO “Sa che potrei citarla per oltraggio!? E’ vero che ha partecipato a risse
ed ha resistito ad un pubblico ufficiale?”
LILLY Si! Ho lottato anche per il mio paese!
ENRICO “Avendo contravvenuto alle norme relative alla libertà condizionale,
considerato il suo atteggiamento irrispettoso ed aggressivo, la condanno a 180
giorni di reclusione.”
Così deciso in Roma.
(Buio)
SCENA XXII
(Lentamente la luce sale e, altrettanto lentamente, Lilly, che era a terra,
riprende vita…)
LILLY Odore di cipolla…Casa di mia madre…Non ricordo se m’abbiano drogata o
trombata, ma sono vuota….
Mamma mi dice, con amore, che adesso sono più calma, che nulla di brutto può
accadermi, che ho evitato il manicomio….
E sempre con lo stesso amore, mi accompagna in una clinica di rotte in culo con
la mania di dire la verità….Grazie sorellina! E’ come mandarmi dal carrozziere
per dei ritocchi…Se, poi, faccio presto a tornare normale, vuoi vedere che mi
riprendono anche nel giro? Non staresti più nei panni per la soddisfazione!
Lo psichiatra ha gli occhiali. Recita una calma che non ha e una goccia di
sudore gli cola sulla fronte…sembra sperma! La testa è certamente una testa di
cazzo, visto che fa lo psichiatra…
(Sarcastica)
“Oh dottore! Sono felice di trascorrere un po’ del mio prezioso tempo nella sua
splendida clinica! Non mi dica! Mi esaminerà due volte alla settimana!? Non vedo
l’ora! Devo essere seria? Dobbiamo fare le “cose serie”? Ma dottore! Ci siamo
appena conosciuti….!
SCENA XXIII
(Luce su Enrico)
ENRICO “Stress”. Questa fu la diagnosi dello psichiatra. “Una situazione comune
fra la gente dello spettacolo”, così disse. E imbottirono Lilly di vitamine,
calmanti ed insulina…..
Alla metà degli anni 60 potevamo dirci un paese moderno e, vagamente,
progressista visto che i socialisti erano ancora al governo. I giochi veri,
però, si facevano altrove. I cattivi erano sempre oltre cortina, e i buoni
arrivavano sempre con il 7° Cavalleggeri. Tutto facile, tutto semplice. E, per
una 51° stella che si accendeva sulla bandiera, ce ne era una che restava
spenta…si chiamava “Speranza”.
SCENA XXIV
LILLY Mamma viene a trovarmi in clinica ogni giorno. Per caso ho scoperto che
apre tutta la mia posta. Gliel’ho detto, ha negato e sembrava turbata….
Da mesi sono qui, è di nuovo autunno e, in questo giardino, ogni cosa pare
immobile…
Da qualche albero una foglia, già accartocciata, si stacca, sembra una
fotografia! Rossi riflessi….le mie bandiere!
Arrivano da fuori sussurri che raccontano di operai e studenti che lottano
contro l’Impero e contro lo sfruttamento ma, qui, gli unici riflessi rossi
appartengono a questa povera foglia uccisa dall’autunno che scivola sull’acqua,
e scompare in un tombino…..
SCENA XXV
ENRICO Lilly voleva essere dimessa al più presto. A questo scopo finse di essere
accondiscendente, e iniziò a rispondere in maniera gentile ma sua madre aveva
raccontato allo psichiatra la faccenda della posta….. “ Manie di persecuzione”,
fu la sua diagnosi.
LILLY La prego, mi faccia uscire! Voglio tornare a casa dalla mia mamma! Avrà
anche lei una madre! Si commuovono tutti quando si parla della mamma, anche se
ti ha strappato la pelle a morsi!
Dottore! Io amo mia madre! Amo il mondo intero! Amerò anche lei se dirà di si,
se mi farà tornare a casa!
(Esplode rabbiosa)
Pezzo di merda! Chi cazzo credi di essere, Dio!? Eri tu quella specie di Dio
che, dicevo, fosse morto!? O, forse, non sei Lui, ma sei soltanto un suo
sicario!?
SCENA XXVI
(Luce solo su Enrico)
ENRICO La vidi nel giardino della clinica, sulla sedia a sdraio. Portava gli
occhiali scuri, e aveva un’età indefinibile….
(Avanza, si illumina il resto della scena. Enrico e Lilly)
LILLY Cosa fotografi adesso? La vita, fuori, è sempre dolce?
ENRICO Né dolce, né amara. E’ solo la vita.
LILLY …e, a volte, la morte…
ENRICO Basta con questa filosofia da quattro soldi! Fuori stanno succedendo cose
molto gravi! A Valle Giulia, durante una manifestazione, i poliziotti hanno
caricato. E’ morto un ragazzo…Pasolini ha scritto che lui è dalla parte dei
poliziotti: sono loro i veri figli dei proletari…gli altri, i ragazzi, sono
borghesi…
LILLY Come siamo fragili, Enrico! In questa clinica tutto mi sembra incerto e,
fuori, tanti come noi, scoprono nuovi dubbi, e anche se con tanto dolore,
crescono…Forse per questo sono comunista….
(Con impeto improvviso prende la mano dell’uomo)
Vogliono farmi impazzire! Vogliono farmi diventare come loro! Ma io non ho mai
voluto che mia madre, i registi, i produttori, e tutto il mondo del cinema,
fosse come me!
In un modo, o nell’altro, tutti mi hanno scopata ma, dentro, ho sempre avuto
solo te…..
SCENA XXVII
(Luce su Enrico)
ENRICO Quella sera stessa, la feci scappare dalla clinica e, per una notte
intera, vivemmo senza rimpianti girovagando e facendo l’amore. Per quella notte
la vita non ci deluse….
(Luce su Lilly)
LILLY Non ora, Enrico, dammi tempo…In questi anni ho avuto tanta gente addosso
che mi circondava, e mi soffocava….Marito e moglie sono troppo vicini! Io ho
bisogno di spazio! Una volta, almeno, scegliamo il tempo giusto! Tutti quelli
passati, erano sbagliati….
ENRICO (con impeto) Ma ci sarà, da qualche parte, la possibilità di vivere una
vita normale in cui i padri, e le madri, non si vendicano sui figli!? Ci sarà
pure un paese normale nel quale cercare, e voler conoscere, la verità non
saranno considerati un reato o una provocazione!? Ci sarà una speranza per noi!?
(Lilly con dolcezza gli pone la mano sulle labbra)
LILLY La speranza, e la verità, non hanno troppe parole…si “sentono” e, qualche
volta, si cantano….
(Luce solo su Enrico)
ENRICO Il mattino seguente era tutto nella pedalata, già stanca, del lattaio che
incrociammo per strada mentre la riaccompagnavo dalla madre. Sotto casa, a una
certa distanza, c’era una volante della polizia….Quella, è stata l’ultima volta
che ho visto Lilly e, in tutti questi anni, mi sono rimproverato che, forse,
avrei dovuto rapirla, costringerla a seguirmi! Ma aveva avuto già troppi
carcerieri ed era stanca di guerre.
Era sotto osservazione, e lo sapeva. La madre avrebbe ottenuto la sua tutela….
(Luce su Lilly)
LILLY Tu pensi che sia un suicidio. Ho imparato che, se lo fai ogni giorno, un
sorso alla volta, anche bere veleno può diventare un’abitudine.
Lei è mia madre. Ho degli obblighi nei suoi confronti.
(Luce su Enrico)
ENRICO Mi fermai un po’ prima. Scese dall’auto. Camminò sui ciottoli della
salita poi, si voltò, sollevò un pugno, e mi mandò un bacio.
Scomparve nel vecchio portone, seguita da due poliziotti.
SCENA XXVIII
LILLY Ora suono il piano come una brava bambina, ho spesso un sorriso triste e,
dalle mani, mi scivola “Elvira Madigan” di Mozart….
“La vita è stata molto buona con me…”
Si, Mamma…
“Non saprei cos’altro desiderare…”
Si, Mamma…
“Sarai buona?”
Te lo prometto.
“Non bere tanto. Bere fa perdere l’appetito!”
E’ vero, Mamma…
“Non devi assolutamente bere!”
Si, Mamma….
Si! Si! E ancora si!
Mio padre ha 70 anni, fa il segretario nel dopolavoro ferroviario ed è contento
della sua piccola scrivania. Io e lui abbiamo sempre pensato di elemosinarti i
nostri “si”, ma, in realtà, eri tu a strapparceli con i sensi di colpa!
“Dobbiamo capirla. Avrebbe voluto per sé qualcosa di speciale! Ora vive
attraverso noi.”
Siamo due vigliacchi, papà, con la stessa sanguisuga attaccata al collo….
E’ l’autunno del 1974. Oggi ho 46 anni. La TV dice che, a Brescia, in Piazza
della Loggia, altri compagni sono caduti sotto le bombe dei fascisti. Mi vengono
in mente Piazza Fontana e l’Italicus, e penso che non sono i primi e, purtroppo,
non saranno nemmeno gli ultimi….
Mia madre si alza dalla poltrona, vuole evitarmi gli spettacoli impressionanti e
spegne la televisione.
Mi guarda, e sorride, come una bambina che non vede l’ora di mostrarti la
sorpresa che ha preparato….
(Si accende la luce sull’asse, proietta un’enorme immagine)
Non ti capisco, mamma: “chi” si aspetterebbe “cosa” da me?
Ma non ho più “un mio pubblico”! E non voglio dimostrare a nessuno di essere “la
Migliore”…
(Colloquiale)
Io pensavo, invece, di occuparmi di quel pezzetto di terra che la figlia del
sindaco vuole vendere….Un ritorno alla terra: a volte ci penso e mi viene da
ridere, ma voglio i ritmi lenti…la semina…l’attesa….anche qualche gallina!
(Si irrigidisce)
Non sono una star, e non tornerò a fare cinema! Devi essere impazzita e poi,
ormai, sono fuori dal giro, per fortuna…
(Trasale)
E come ti sei permessa di decidere per me e di prendere dei contatti!? Non me ne
frega un cazzo del cast di “Cassandra eccetera eccetera” o come si chiama lui!
“Cassandra Crossing”, fa lo stesso! Non ci andrò! Non insistere!
(Quasi implorante)
Voglio stare qui con te! Voglio aiutarti in casa! Sarà divertente occuparci
assieme della terra, saremo come due amiche! Vedremo crescere qualcosa assieme!
E l’avremo fatto proprio noi! Con le nostre mani!
(Con forza)
Non devo dimostrare a nessuno di essere guarita perché non sono mai stata
malata! E tu non avevi nessun diritto di mettermi là dentro!
Io ci sputo sulla bellezza! Sulla carriera! Sul matrimonio e sputo anche sul
cinema!
Mamma, smettila!
Si! Voglio tornare ad essere Nessuno!
Non posso stare qui….voglio andarmene…togliti…togliti di mezzo!
(Con rabbia incontrollabile)
Togliti vecchia stronza!!
Te lo giuro su Dio, mamma, non cercarmi più o ti ammazzo sul serio!!
SCENA XXIX
ENRICO Avrebbe scommesso, e avrebbe vinto. Lilly sapeva perfettamente, mentre si
dirigeva in piazza per salire sulla corriera, che la sua fuga sarebbe durata
pochissimo e che la madre, stavolta, gliel’avrebbe fatta pagare cara….
Quando la ripresero era già tutto pronto: il giudice tutelare, subito informato,
disse che l’unica soluzione era il ricovero in un ospedale psichiatrico.
Predispose l’atto, e la madre firmò.
SCENA XXX
(Verso la luce che si è accesa sull’asse e proietta l’enorme ombra sulla comune)
LILLY La vuoi sentire tutta, sorellina? Ho ancora qualche momento prima che mi
vengano a prendere….Tu stai cercando di piegare il mio spirito, vuoi
trasformarmi in te stessa ma io non sono te, non lo sarò mai, e ringrazio Dio
per questo…..Francamente non riesco a capire come, da una come te, possa essere
nata una, sana, come me…..
(Inizia a salire i gradini della scala a pioli)
….Ma c’è una cosa che devo dirti: un giorno, prima di morire, ti renderai conto
di quello che hai fatto, e starai a capo chino per la vergogna….
Tu, ora, puoi mandarmi via, puoi far credere a tutti che sono pazza….ma c’è una
cosa che non potrai pretendere, mai più….E’ che io riesca ad amarti…..
(E’ sull’ultimo gradino della scala. In crescendo)
…Perché io non ti amo, non dopotutto quello che mi hai fatto…..perchè non sarò
mai più la tua complice nel distruggermi….perchè, da sempre, mi hai invasa e mi
hai scaricato addosso tutti i tuoi fallimenti e le tue nullità….ma oggi sono me
stessa!
(E’ sull’asse)
….Tu, eri l’ombra di un Dio che non esiste! Eri l’arroganza del potente! Eri una
madre che non mi ha mai amata!
(Scopre il gioco: sull’asse c’erano solo dei piccoli pupazzi che la luce rendeva
enormi ombre sul muro. Ne prende uno fra le mani)
Eravate piccoli e stupidi, ma non vi ho visto e ho avuto paura….
E per ogni elettroshock, per ogni infermiere che mi venderà, per ogni militare
in libera uscita che mi comprerà, e sarà orgoglioso di fottere una star, io vi
ringrazierò! Perché, anche allora, imbottita di farmaci e trattata come un
animale, avrò la certezza di essere migliore di voi, e diversa da voi!
(Buio)
SCENA XXXI
(Su tutta la scena si diffonde un forte chiarore; si ode una voce maschile,
sicura, dal tono spiccatamente messianico. Torna anche Enrico che, passeggiando
sulla scena, ogni tanto accennerà ad un applauso ironico. Lilly resterà immobile
ed attonita, seduta sull’asse)
VOCE CHIRURGO
Si pentano coloro che annunciarono la morte di Dio! Noi neurochirurghi siamo
Suoi strumenti; esecutori del disegno di ridare pace agli infelici!
E’ questione di metodo, cara sorellina e caro pubblico…..
Bisogna soltanto inserire il leucotoma sotto la palpebra, spingendo verso
l’alto, e forare l’osso della volta orbitale…..
Si manovrerà in modo da recidere i collegamenti nervosi, dall’irradiamento
talamo – frontale, al centro del cervello…..
(Applausi)
Fratelli, e cara “sorellina” Lilly, guadagno molto, ed ho una bellissima casa
ma, vi giuro che, al posto della mia grande tenda, preferirei piantare in posti
selvaggi tante piccole tende, nelle quali dare sollievo agli inconsapevoli!
Oggi, in meno di un’ora, opererò una Lobotomia Transorbitale su 10 pazienti!!
(Applausi)
Il mio metodo recide i nervi, portatori di sintomi alle idee. Auspichiamo che,
tutto ciò, possa, un giorno, applicarsi anche ai comunisti, agli operai, e agli
studenti in sciopero….
Recidendo le idee, si recidono il desiderio di conoscere e quello di essere
liberi….Nessun uomo può essere libero! E il solo desiderio, genera sofferenza!
Una volta, per alleviare il dolore, bastavano le leggi; oggi, c’è la scienza!
Con la Lobotomia Transorbitale, infatti, il paziente godrà di una diminuzione di
emotività; sarà, finalmente, piatto realizzando il primo punto del programma di
ogni governo dalla nascita dell’uomo fino ad oggi! Passione è patire, cioè,
soffrire, stessa radice greca! Quindi, nel nome di Dio, e dell’Italia
democratica, annulleremo ogni creatività e fantasia perché, proprio l’emozione,
la passione e l’immaginazione, sono il vostro disturbo!
(Grandi applausi)
La nostra Lilly potrà lasciare presto l’ospedale: la Lobotomia la porterà a
casa….
(Rullo di tamburi)
“Sorellina”! Addormentati!.....E cammina!
(Colpo di martelletto. Colpo di piatti al termine del rullo di tamburi. Applausi
scroscianti. Buio)
SCENA XXXII
(Luce su Enrico)
ENRICO Nel 1975, per la prima volta, il Partito Comunista superò la D.C. nelle
elezioni regionali e conquistammo l’amministrazione di molte città. C’era aria
di sorpasso, c’era aria di comunisti al governo e, difatti, con precisione
cronometrica, arrivarono gli anni di piombo, il terrorismo, le Brigate che, ad
essere ingenui, definiremmo, “rosse” e, poi, il caso Moro.
Dopo la strage della stazione di Bologna, con gli anni 80, molti si chiusero in
casa e pensarono ai fatti propri. Al massimo andavamo in palestra, al tennis o
in discoteca: merito di Reagan e del riflusso.
Lavoravo ancora come giornalista e avevo sempre una passione per la fotografia,
ma cominciai a sentirmi un residuato bellico e iniziai ad uscire sempre di meno
dai miei 75 metri quadri in zona Tusculana.
Non avevo subito la lobotomia di Lilly, ma ci andai vicino guardando molta TV e,
come me, corsero lo stesso rischio, almeno i tre quarti della popolazione….
Ma, una sera, tre anni fa, facendo zapping, tra un’asta ed un vecchio film di
Totò, rimasi a bocca aperta…..
All’inizio non la riconobbi, aveva i capelli raccolti, era vestita di nero, ed
era assolutamente, ed innaturalmente, calma. Ma quegli occhi, sempre tormentati
ed attenti, erano proprio i suoi! Davanti a me, sullo schermo, c’era Lilly!
SCENA XXXIII
(Applausi, sottofondo musicale. Set televisivo. Lilly è calma, parla in tono
dolce, l’intera sua postura è, innaturalmente, rigida)
LILLY “Alcolizzata”? No…non sono mai stata alcolizzata…
“Drogata”? No….non sono mai stata drogata….
Mia madre mi manca…è morta l’anno scorso e ho ancora qualche piccolo peccato da
farmi perdonare ma, in fondo, mi sento in pace perché sono proprio come lei
avrebbe voluto. Alcune persone pensavano che avessi dei disturbi psichici e ho
cercato di capire perché….Solo ora mi rendo conto che ero molto malata e non
responsabile delle mie azioni. Grazie alle cure sono di nuovo me stessa e sono
pronta a riprendere quella carriera che ho rovinato con il mio comportamento
anormale…..Spero che possiate essere orgogliosi di me….
(Applausi)
…Voglio dire alle persone che mi hanno scritto di non perdere la speranza in se
stessi e di non perdere Fede in Dio…..
(Applausi. Sorride timida, ringrazia con un cenno del capo)
SCENA XXXIV
(Luce su Enrico)
ENRICO Quella notte non riuscii a dormire. E nemmeno la notte seguente. Qualcosa
mi tormentava e non riuscivo a capire “cosa”….Alla fine, “vidi”: non soffrivo
per lo stato di Lilly, lo conoscevo, me l’aspettavo, e nemmeno per tutta la
storia e per tutta la violenza che aveva subito…..io, soffrivo per me stesso!
Perché, nemmeno per un istante avevo avuto l’istinto di correre agli studi di
quella TV per incontrarla! Anch’io mi ero addormentato! E, con me, la mia
giovinezza! Ero parte delle macerie di un’età molto antica…..
Qualcuno mi disse, poi, che la reentreè di Lilly, nel mondo del cinema, si era
rivelata un fiasco, che la casa di Anagni era stata venduta e che anche il padre
era morto….Qualcun altro mi disse di averla vista alla Stazione Termini e, anche
allora, non cercandola, mi sentii un vecchio che, tornando a casa, fa il giro
più lungo per non incontrare i propri anni perduti….
SCENA XXXV
(Tornano le voci, le luci dell’inizio. Si stagliano sullo sfondo dei riflessi
rossastri)
ENRICO E’ l’Estate del 1984. Alla stazione Termini. E’ il giorno dei funerali di
Enrico Berlinguer….Avrei potuto avvicinarmi, farmi riconoscere…mi è mancato il
coraggio o l’entusiasmo, non lo so….So che non saprei cosa dirle, so che non
sarei in grado di darle spiegazioni, né di chiedergliene…..So che, a parlarne
ora, rischierei di uccidere anche i pochi sogni rimasti, e una folla di
ricordi……
Aveva ragione: la speranza e la libertà, come tutti i sogni, non hanno troppe
parole….si “sentono” e, qualche volta, si cantano…..
( Enrico si allontana e sparisce nella nebbia. Lilly è seduta a terra,
dall’altra parte. Si guarda attorno con aria incantata e serena)
LILLY …Da una parte, o dall’altra, non fa molta differenza…Le cose vanno molto
lentamente, ma non ci fermiamo….Sto bene a Termini, faccio la toletta al bagno
diurno, e un panino, anche due, non mi mancano mai perché mi conoscono tutti….
Guardo i treni partire ed arrivare, non ho molto da chiedere….
Stamattina mi è sembrato di vedere Enrico, ma non ne sono sicura. Era un caro
amico e, una volta, mi piaceva, e gli piacevo…Non mi ha riconosciuta, sono molto
cambiata….Meglio così. Forse, se si fosse avvicinato, gli avrei chiesto di
accompagnarmi al bar, ma non sarebbe stato giusto….ho ancora qualche piccolo
peccato da scontare….e poi, preferisco restare qui! Voglio riscaldarmi davanti
alle bandiere che risalgono sui treni……..
(Si alza, cammina ad occhi chiusi, con il viso rivolto verso l’alto)
….negli occhi e nell’anima, ho mille riflessi rossi….Ora sono una brava ragazza
e, non so perché, ho voglia di cantare!
F I N E