Rubami il Cielo
commedia atto unico di
Sandro Nadotti
(SIPARIO CHIUSO, MUSICA)
RICCARDO:
Accarezzo il vento, adesso.
Mi attraversa così, come la mia immaginazione attraversa questo cielo blu, viola, arancio.
Adesso so quanto ancora resta da fare, e se mai riusciremo a capire.
E non ci sono vincitori ne vinti.
Il mio regno per il tuo bene, amore mio.
Il mio sogno per il tuo cuore, amore mio.
Il mio disegno per il tuo domani, amore mio.
E non ci sono vincitori né vinti.
Adesso, libero nel vento, finalmente so, che non c'è mano più armata, sguardo più atroce, parola più affilata di chi non ha mai conosciuto , mai amato, mai provato.
E piove. E il fango diventa strada. Sospesi,perduti e persi. Per ogni giorno passato in questa trincea aspettandone altri diversi.
Diversi come gli anni accompagnati dal tuo sguardo, amore mio.
Piove, e il fango diventa strada........
APERTURA SIPARIO, IRENE GIOCA NEL GIARDINO ANTISTANTE LA CASA, ARRIVA LA SORELLINA ILARIA.
ILARIA: Irene cosa fai? Vieni via, presto, che bombardano! E poi ci sono in giro i soldati: non vorrai farti prendere!
IRENE: Sono mesi che sono chiusa in questa casa, sembriamo dei topi! E l'unica musica che sentiamo è quella delle mitragliatrici. E poi, su, cosa ho fatto di male? Sono solo uscita a prendere una boccata d'aria e a vedere se il cielo era ancora ancorato al suo posto.
ENTRA CAROL
CAROL: Bisognerebbe ancorare un po' di sale in zucca a voi due. Entrate svelte, che vostro fratello è già dentro. Svelte, che non c'è da scherzare!
ENTRANO IN CASA (NON C'É CAMBIO SCENA).
CAROL ALLE DUE BAMBINE: Ma quante volte ve lo devo dire, che non dovete mettere il naso fuori da queste mura? Fuori c'è la guerra.
IRENE: reclusi come i topi!
CAROL: come i topi ma vivi, io ho l'obbligo di proteggervi.
IRENE: obbligo.... non dovrebbe essere naturale proteggere i figli?
CAROL: oh insomma... io non intendevo certo...
ENTRA LUCA
LUCA: che succede?, mi sono perso qualcosa?
ILARIA: ma tu, Luca, dove vivi? Ti rendi conto che siamo in piena guerra? All'interno di una città assediata e dentro una casa trasformata in un bunker?
IRENE: Come i topi..... vivi..... ma come i topi, Luca, ma a te pare neanche sfiorarti l'idea.
Ti sei accorto che è da ieri che manca la luce?
LUCA: ora capisco perchè non funziona più il televisore.
CAROL: su ragazzi, coraggio, smettiamola di discutere.
Noi siamo quello che resta, la forza contro questa guerra. È inutile arrabbiarsi con le persone alle quali vogliamo bene. Io e voi siamo tutto quello che abbiamo.
IRENE: già, e papà? Papà non lo mettiamo nel conto?
Magari torna e libera noi da questa trappola... da topi.
CAROL:Io amo papà quanto amo voi, e non volevo dire niente di brutto nei suoi confronti, solo è così lontano....
ILARIA: ha ragione Irene,pero’ mamma.... lontano non significa morto!
CAROL: dai su, svelti, aiutatemi ad apparecchiare: un po' di minestra calda, aggiusterà stomaco e cuoricini.
Vedrete questa guerra finirà presto e presto torneremo alla normalità: voi tornerete a scuola, papà tornerà e andrà a lavorare, si potrà uscire all'aria aperta, entrare in un bar e chiedere un caffè. Il caffè.... mi sembra quasi di sentire l'odore....
LUCA: mamma non ti arrabbiare! Ma a scuola, quando tutto sarà finito ci dobbiamo andare proprio subito o qualche giorno di libertà lo avremo anche noi? Mi piacerebbe poter giocare un po' di nuovo con i miei amici, poter andare al campetto a dare due calci al pallone.
CAROL: si Luca, non ti preoccupare. Vedrai che qualche giorno ce lo daranno.
IRENE: mamma, pensavo: noi siamo in guerra, gli altri sono in guerra con noi, in mezzo c'è il resto del mondo, le cose, il cielo, le nuvole, tutto quello che di meraviglioso è stato creato: sono in guerra pure loro?
CAROL: no Irene, il cielo, non è mai in guerra.
IRENE: e i colori dell'arcobaleno?
CAROL: no amore
IRENE: e il profumo dei fiori? Il verde dei prati, la cioccolata calda davanti al camino mamma? I canestrelli del negozio all'angolo?
CAROL: no stellina, niente di tutto questo.
IRENE: mamma quindi, solo noi uomini siamo in guerra, solo noi non ci accorgiamo di ciò che ci circonda e ci ammazziamo come bruti mascherandoci dietro motivi inutili, è questo che mi stai dicendo?
CAROL: si amore è così.
ILARIA:e secondo te, ( rivolgendosi alla mamma) papà, queste cose le sa?
CAROL: certo che si. In un certo senso o controsenso, lui sta lottando proprio per questo: per ridare al cielo il proprio colore e il proprio posto.
Così all'arcobaleno e perché no, al profumo dei canestrelli della nostra vicina.
LUCA: è tornata la luce, è tornata la luce!!! finalmente, il mio televisore! (LUCA ESCE)
IRENE e ILARIA: ( ESCLAMATIVO) ma mamma!!!
(CAROL ALLARGA LE BRACCIA E SORRIDE)
(SIPARIO, MUSICA.)
(APERTURA SIPARIO
STESSA STANZA E SCENOGRAFIA,CAROL E SIMONE SONO SEDUTI ATTORNO AD UN TAVOLO)
SIMONE:Si ti dico,la situazione è gravissima.
I soldati sono alle porte della città. Ci prenderanno per sfinimento,o fame,o sete.
È solo questione di tempo,non resisteremo a lungo. Non in queste condizioni.
Troppo freddo, acqua, fango, animali....siamo peggio di topi in trappola.
CAROL: Io, qualcosa ho tenuto da parte.(si alza e va verso la panca,da sotto tira fuori un pacco dove sono conservate le provviste e ne tira fuori una parte e li appoggia sul tavolo) Tenete: è la meta' di tutto quello che ho. Di piu' non posso. Devo tenere qualcosa per i miei figli.
SIMONE: Grazie infinite,siete davvero preziosa e gentile. Appena farà buio tornero' al rifugio e consegnero' questo dono del cielo ai miei compagni.
Vedesse, Carol, quanti ce ne sono,e quanti non sono piu'.
Non c'è niente di umano nella guerra.
Pensi sempre e solo a non rimanere sotto qualche granata o falciati da una raffica di mitra.
E il pensiero di casa è l'unico conforto,su quelle montagne.
CAROL: E di lui? (pausa) Notizie?
SIMONE: Tutto tace....purtroppo, tutto tace.
L'ultima volta che lo hanno visto, stava perlustrando
la zona ovest della città.
CAROL:La zona ovest...ma è la piu'.....
SIMONE: Lo so, lo so,è vero....ma è anche vero che è uno dei migliori che abbia mai conosciuto.
Conosce questi posti come nessuno e si muove come una tigre...e non manca certo di coraggio. Vedra' madame che tutto andrà per il meglio.
CAROL: Dio lo voglia.
e pensare, che tutto quello che ha sempre desiderato e sognato, è una vita normale.
SIMONE: E chi non la sogna?
CAROL: Gli stolti, Simone.....gli stolti.
(ENTRANO IRENE E ILARIA E SI ACCORGONO DELL'OSPITE).
IRENE: Ciao...e tu chi sei?
ILARIA: Ciao.
SIMONE: Ciao bimbe. Mi chiamo Simone e sono....sono...(guarda Carol in senso interrogativo),sono,...ecco,sono un resistente.
CAROL: Si,è venuto a trovarci e a darci notizie di papà.
ILARIA:E come sta, dimmi, sta bene? E quando torna?
Lo sai tu..che fuori c'è la guerra?
SIMONE: Si lo so bimbi lo so....purtroppo di papà nessuna notizia, ma nessuna notizia negativa anche, quindi è come dire...una mezza notizia positiva.
ILARIA: Non credo di aver capito bene....è in salute...sta bene?
SIMONE: Penso di si,piccoli....con tutto il mio cuore penso di si.
IRENE: Un resistente hai detto?
E cosa significa? (ENTRA LUCA, SALUTA CON LA MANO E SI STROFINA GLI OCCHI)
SIMONE: Beh, proverò a dirvi cos'è un resistente.
E' uno che lotta, che prova a costruire una realtà diversa da quella che siamo costretti a vivere. Sono un sognatore, un clown della realtà, che cerca di modificare gli eventi e attraversa l'immaginazione e la appende nelle case come si fa con un cappotto quando entriamo.
Diamo un briciolo di speranza, teniamo viva la fiamma del ricordo dei nostri cari. Alimentiamo tutto questo.......questo è un resistente...... un venditore di storie.
ILARIA: Che bello! Vendine una anche a noi allora!
IRENE: Si, ne avremo proprio bisogno, siamo prigionieri di questa casa da troppo tempo, sembriamo....
LUCA: Dei topi! (IRENE SI GIRA E LO GUARDA, LUCA SI PARA LA BOCCA CON UNA MANO, ILARIA RIDE)
IRENE: Sembriamo...... dei topi.
CAROL: Si, ma vivi!
LUCA: Mamma ha ragione: topi, ma vivi!
ILARIA: Dai su, che me la fate arrabbiare, che poi, non si fa più vita!
IRENE: Ci servirebbe una storia, ma bella.....spensierata, allegra, che possa portare un po' di azzurro tra le pareti di questa casa.
SIMONE: Io..... veramente qualcosa ce l'avrei; avete mai sentito parlare del gioco “Rubami il cielo”?
TUTTI E TRE I FRATELLINI: No!!!!!
SIMONE: E' impossibile! E' il gioco più antico che conosco! E non esiste bambino al mondo che non sappia di che cosa si tratti (SORRIDE A CAROL)
IRENE: Vorrà dire.....vorrà dire che se siamo gli unici tre un motivo ci sarà..... E' che viviamo reclusi.... vivi, ma reclusi! Come i topi!
SIMONE: Ma “Rubami il cielo “ è il gioco adatto a situazioni come queste!
Quando gli eventi costringono a stare in casa, “Rubami il cielo” è quanto di meglio si possa sperare.
ILARIA: E come funziona?
SIMONE: Ora, ognuno di voi ha a disposizione tre desideri da scovare nel mondo reale e lo trasporta su questo tavolo, tre per ciascuno di voi.
Che so.... il cinema all'angolo, la gelateria in fondo al viale, e così via.
Quando tutti e tre avrete messo i vostri nove desideri sul tavolo, li mischiate e vedete cosa ne esce. Cercate di creare un mondo dentro con le cose prese da fuori, così vi sembrerà meno grigio lo stare reclusi.
Il gioco ha infinite possibilità. Vince chi ha scelto i tre desideri più originali e ha contribuito a costruire il mondo dentro più simile a quello fuori.
Ecco come si gioca a “Rubami il cielo”.
IRENE: Ma è un gioco bellissimo! Ma tu, ce lo puoi vendere?
Dai mamma, possiamo comprarlo?
SIMONE: E' già vostro! E' di tutti i bambini che ci vogliono giocare.
In verità, è l'unico gioco o storia che ho, che non è in vendita.
E' nelle vostre menti, nel vostro cuore che prende forma il gioco. Tutto qui, e sono felice di donarvelo.
ILARIA: Che bello! Grazie! Dai, andiamo di là a giocare.
LUCA: Io non penso di aver capito molto.
IRENE: E ti pareva? Dai su, andiamo, basteranno nove pezzetti di carte e tre matite. Quanto a te, Luca, mentre ci giochiamo te lo spiego.
LUCA: Ecco, forse è meglio.
(I TRE BAMBINI SALUTANO E ESCONO DI SCENA)
SIMONE: Si è fatto tardi, è ora che vada.
CAROL: Siete stato incredibile con i ragazzi. Non so come ringraziarvi.
SIMONE: Sono io che ringrazio voi, e prego il vostro bene e quello della vostra famiglia. Arrivederci Carol, dentro a un mondo migliore e , spero, più giusto per tutti.
CAROL: Sarà così Simone. Dobbiamo credere che sarà così. Arrivederci.
SIMONE: Arrivederci.
(STANNO FERMI IN SCENA, SIPARIO, MUSICA)
(APERTURA SIPARIO
STESSA STANZA
IN SCENA I TRE BIMBI STANNO GIOCANDO A “RUBAMI IL CIELO. CAROL STA PIEGANDO DEI VESTITI.
IRENE: Io prendo le nuvole.
ILARIA: Io il pezzo di cielo sopra la nostra casa.
LUCA: Io il mare di qualche anno fa.
IRENE: Qui c'è scritto : “le carezze di mamma”
LUCA: E qui: “il profumo del pane”
ILARIA: Qui : “il sorriso di papà”
IRENE: Qui c'è il ritorno a casa. Chi ha scritto “il ritorno a casa”?
LUCA: Io.
IRENE: Non vale. Non si può scrivere “il ritorno a casa”. Mi dispiace, ma non vale.
LUCA: Si, hai ragione.
ILARIA: Qui c'è il verde dei prati.
IRENE: E qui l'altalena della piazza.
(BUSSANO)
CAROL: Zitti bimbi, che vi si sente. Potrebbe essere chiunque.
(CAROL VA ALLA PORTA: ENTRA GIANLUCA-SOLDATO)
GIANLUCA: Madame Carol?
CAROL: In che cosa posso esservi utile?
GIANLUCA: Buongiorno signora, mi presento: sono un controresistente.
CAROL: Si, lo avevo capito. E, di grazia, in che cosa posso servirla?
GIANLUCA: Sto cercando vostro marito.
CAROL: Mio marito? E' in guerra vostra altezza (IRONICA)
GIANLUCA: In guerra? A noi non risulta essere arrivato al comando assegnato. Non è, per caso, che suo marito... è un resistente?
Se così fosse mi vedrei costretto a condurla in prigione per favoreggiamento.
CAROL: Ma le pare, Vostra immensità. Non so di cosa parla. E poi, ho tre figli a cui pensare, io!
Mi creda, Sua grandezza sproporzionata, di mio marito ne so quanto lei.
GIANLUCA: Vede madame, se lei mi dicesse dove si nasconde sarebbe più facile per tutti. E poi, si vocifera anche, che ultimamente, abbiate ricevuto visite.
CAROL: E' possibile. Cosa ci sarebbe di così strano?
GIANLUCA: Di strano.... ci sarebbe che ,se la persona che è venuta a trovarla ,era un uomo...o era uno di noi o era un resistente, e allora le cose cambierebbero.
Non avrà mica aiutato il suo amico dandogli di che vivere sulle montagne...
CAROL: Certo che no! E poi non credo sia un resistente. Non l'avrei fatto entrare in casa mia.
GIANLUCA: E allora, di grazia, mi dica come si è presentato?
CAROL: Non si è presentato, diciamo, con nome e cognome......ecco, lui, in verità....... è un venditore.
GIANLUCA: Un venditore porta a porta in guerra? E venditore di cosa? (TONO SOSPETTOSO E SARCASTICO)
CAROL: Ecco.... sua grazia.... era un venditore di storie.
GIANLUCA: .... Di storie.....
IRENE: Si , cosa ci trova di così strano?
GIANLUCA: Con chi avrei il piacere di.....
IRENE: Irene, il mio nome è Irene. Il vostro , piuttosto, non conosciamo.
GIANLUCA: In gamba la ragazzina! Ma torniamo a noi.
(CAROL VERSO IRENE FA SEGNO DI TACERE)
Ecco, vedete, mettiamo che io creda alla vostra storia.... che cosa vi avrebbe venduto?
ILARIA: Aveva un sacco di storie, allegre, colorate, avvincenti e tutte a pochi soldi.
GIANLUCA: Bene bene. E ditemi: quale avete comperato?
CAROL: Nessuna messere, nessuna. Non ci potevamo certo permettere di comperare una favola.
IRENE: Già, di norma le favole, in un paese normale, i genitori le raccontano ai figli, e gratis.
GIANLUCA: (RIVOLGENDOSI A CAROL) Io, se fossi in lei, cercherei di imbrigliare un po' l'esuberanza della piccina. Potrebbe cacciarsi in qualche guaio.
Orbene... ma la cosa più grave, se possibile, signora, è che stanno succedendo cose alquanto bizzarre, là fuori.
CAROL: Beh, siamo in guerra.
GIANLUCA: Non intendevo in questo senso. Vede, le cose...... si insomma, le cose ,(E SOTTOLINEA IL GESTO) gli oggetti intorno non sono più al loro posto naturale.
CAROL: Credo di non capire.
LUCA: Siamo di nuovo senza luce. Eh si! Secondo me, al frigo, tutto questo tic tac non fa bene.
GIANLUCA: Come stavo dicendo, fuori, nel mondo, è tutto fuori posto. Il negozio all'angolo è sparito! Al suo posto c'è un buco! Non c'è più l'altalena ai giardini, è scomparso il colore dei prati, il profumo dei fiori. Addirittura manca un pezzo di cielo sopra alla vostra casa....e nuvole, poi, non ne parliamo.! Nemmeno l'ombra!
IRENE: E noi che cosa c'entriamo in tutto questo?
ILARIA: Già, cosa ne possiamo noi! La guerra la state facendo voi.
LUCA: E' tornata la luce! E' tornata la luce!
Tic tac, tic tac...povero frigo!
GIANLUCA: Voi c'entrate eccome! Secondo me, voi bambini, vi siete messi d'accordo. Tutta la città è in subbuglio. Nelle vostre stanze state giocando al gioco più proibito di tutti i tempi. A rubami il cielo!
IRENE: Ma cosa vuol dire “il gioco più proibito di tutti i tempi”? E' solo un gioco!
GIANLUCA: Allora lo conoscete!
IRENE: Siete voi che avete detto che è un gioco.
GIANLUCA: Ma con questo gioco, voi bambini, rubate al mondo reale e portate ciò che vi è più caro nelle vostre stanze.
IRENE: Non rubiamo, eccellenza. E' la speranza in un mondo diverso.
GIANLUCA: Accidenti. Dovete cessare di giocare immediatamente! Altri come me sono andati nelle case per costringere i bambini a smetterla con questo stupido gioco.
Bisogna mettere tutto a posto, subito!
IRENE: Vede, eccellenza, ci potete costringere a vivere come topi...questo si.... a restare senz'acqua, senza luce, senza gas, senza le carezze, senza i sorrisi delle persone amate. Ci potete privare di tutto, portare in prigione ma non potete impedirci di pensare e di sognare. Il gioco è nella nostra mente. E' l'anima dei bambini che non si rassegnano. E' la nostra immaginazione che vola. Per noi è inconcepibile vivere sotto assedio. Siete voi che dovete riportare tutto alla normalità smettendo di combattere. Solo così il cielo avrà nuovamente voglia di uscire allo scoperto...e così i colori e i profumi.
LUCA: Il mio frigo.
GIANLUCA: Non sopporteremo un minuto di più questa pagliacciata!
IRENE:..... E' che noi bambini le stiamo dicendo che non c'è normalità, uguaglianza, amore dove c'è guerra. E anche le cose più belle preferiscono vivere al sicuro , dentro di noi, piuttosto che soccombere alla stupidità di voi adulti!
GIANLUCA: Basta così! Andrò al distretto generale e vedremo il da farsi.
Voi in tanto avete il divieto assoluto di lasciare questa casa.
IRENE: Sai che novità
(BUIO, SIPARIO E MUSICA)
(CAROL E' IN SCENA DA SOLA, BUSSANO. ENTRA SIMONE)
CAROL: Ancora voi. Lo sapete che per colpa vostra siamo finiti nei guai?
SIMONE: Invece per merito vostro e dei vostri figli, madama, tutto questo sta per finire.
CAROL: Non siate sciocco!
SIMONE: Sciocco???!!!
Venite a vedere voi stessa! (SI AFFACCIANO DA UN IPOTETICA FINESTRA)
Guardate , sopra di voi, sopra la vostra casa. Non c'è più un pezzo di cielo! All'angolo è sparito il negozio del pane! L'erba è senza colore! E la campana della chiesa suona muta! In tutte la case della città tutti i bambini stanno giocando a “Rubami il cielo”.
Le meraviglie del creato hanno trovato rifugio nei loro occhi, nei loro pensieri, nel loro cuore!
Pezzo per pezzo stanno trasformando il mondo in un'immensa palla grigia senza senso.Li costringeremo a desistere.
CAROL: Si, ma i soldati?
SIMONE: I soldati sono stanchi, e stanchi i resistenti anch'essi.
Non abbiamo più neanche il cielo sotto il quale stenderci e sognare. Non c'è più nulla la fuori per cui valga la pena combattere. E' tutto custodito dai bambini.
CAROL: E come faremo?
SIMONE: Tutto tornerà al suo posto quando smetteremo di spararci.
CAROL: Cosa aspettate quindi?
SIMONE: ........Chi smette per primo.
(SIMONE ESCE)
(BUSSANO, CAROL APRE E RICEVE UN FOGLIO. CAROL LEGGE AD ALTA VOCE)
CAROL: Entro le ore venti la signoria vostra accompagnata dai vostri tre figli deve presentarsi alla caserma dei contro resistenti per rispondere dell'accusa di resistenza al normale svolgimento della guerra.......
(CAROL PIEGA IL FOGLIO , LO POSA SUL TAVOLO E CHIAMA I BAMBINI)
CAROL: Bambini,.... venite qui.....io non so cosa succederà ma so che avete fatto una cosa grandiosa. Avete resistito, ci avete provato, avete provato a sognare una vita diversa e avete custodito dentro di voi la speranza. Qualunque sia il nostro destino voi , così piccoli, avete tolto le motivazioni che spingevano i grandi a spartirsi il cielo e glielo avete rubato.
(SIPARIO)
RICCARDO: Signori, voi vi state chiedendo come è andata a finire. Beh, non lo so. So che stasera uscendo di qui, quando alzerete lo sguardo, il cielo sarà al suo posto. Ma pezzi di cielo sotto i quali questo dramma si consuma ce ne sono molti e non tutti così lontani da noi. Sono milioni i bambini costretti a vivere giocando a “Rubami il cielo”. A loro va il nostro pensiero. A loro va l'augurio di un domani diverso, con tutti i colori del mondo al loro posto.
I veri resistenti sono loro.
Signore e signori in bocca al Coccodrillo
(MUSICA)