Sempre domenica

di

Controcanto Collettivo

Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero e Clara Sancricca

2016. Tutti i diritti sono riservati

 


Sei storie intrecciate.
Ciascuno dei sei attori presenti in scena interpreta il ruolo principale di una delle storie e i ruoli collaterali delle altre.
La messa in scena prevede sei sedie in proscenio, su cui gli attori restano seduti per tutta la durata dello spettacolo. Non sono presenti oggetti di scena.

 


PERSONAGGI

Storia del corriere
Piero: giovane corriere di circa trent’anni
Zio Dante: zio di Piero, pensionato
Roberta: giovane ragazza cui Piero consegna i pacchi
Fabrizio: amico di Piero dai tempi della scuola, proprietario di un’osteria
Simone: amico di Piero dai tempi della scuola, autista di autobus
Alessietto: amico di Piero dai tempi della scuola, edicolante

Storia del portiere d’albergo
Pietro Paolo: portiere d’albergo, giovane padre separato
Sorella: sorella di Pietro Paolo, che lavora all’estero
Bonelli: giovane ingegnere ospite dell’albergo

Storia del meccanico
Massi: giovane meccanico, padre di due figlie
Mara: moglie di Massi, cassiera in un supermercato
Enrico: proprietario dell’officina presso cui lavora Massi
Stefanino: apprendista meccanico (comparsa)

Storia della segretaria
Marina: laureata in storia dell’arte, impiegata come segretaria in uno studio legale
Ascanio: avvocato rampante, titolare dello studio legale
Giulio: fidanzato di Marina, professore di latino e greco in un liceo
Davide: amico e confidente di Marina, infermiere

Storia dello studente
Lorenzo: giovane dottorando in matematica
Diego: coinquilino di Lorenzo, tecnico audio in uno studio di registrazione
Molteni: professore universitario di matematica, relatore di Lorenzo
Esaminatore: responsabile delle risorse umane presso una società assicurativa

Storia dell’operaio
Marco: giovane operaio di circa vent’anni
Madre: madre di Marco
Paride: collega di fabbrica di Marco
Antonio: collega di fabbrica di Marco
Bogdan: collega di fabbrica di Marco
Dirigente: dirigente della fabbrica presso cui lavora Marco

Sulle sedie, da sinistra verso destra:
Attore 1 interpreta: Piero, Enrico, Esaminatore, Paride.
Attore 2 interpreta: Pietro Paolo, Zio Dante, Molteni, Antonio.
Attore 3 interpreta: Massi, Alessietto, Ascanio, Diego, Bogdan.
Attrice 4 interpreta: Marina, Roberta, Sorella, Mara, Madre.
Attore 5 interpreta: Lorenzo, Fabrizio, Giulio, Dirigente.
Attore 6 interpreta: Marco, Simone, Bonelli, Stefanino, Davide.

 


Il corriere

ROBERTA ~ Sì, chi è?
PIERO ~ Ciao, sono il corriere, per il pacco.
ROBERTA ~ Ah, un minuto e scendo!
PIERO ~ Sì.

Pausa.

ROBERTA ~ Ciao.
PIERO ~ Ciao, allora… questo è il tuo…
ROBERTA ~ Ok, grazie. Siamo a posto?
PIERO ~ A posto! Allora alla prossima.
ROBERTA ~ Alla prossima! Ciao, ciao.
PIERO ~ Ciao!

Lo studente

DIEGO ~ Oh, Lore’?
LORENZO ~ Oh, Die’!
DIEGO ~ ’Ndo stai?
LORENZO ~ Sto in camera!
DIEGO ~ Te disturbo? Posso?
LORENZO ~ No, no, entra!

Pausa.

DIEGO ~ Oh, ciao! Come va?
LORENZO ~ Bene, bene… ma com’è che stai già qua?
DIEGO ~ Eh, al lavoro è annata via ’a corente e ho staccato prima… ’nfatti svorta! Tu? Che hai fatto?
LORENZO ~ Mah, niente… Stamattina sono stato all’università, poi ho fatto un po’ di spesa…
DIEGO ~ Ah, bravo!
LORENZO ~ … e niente, ora mi ero un attimo rimesso sulla tesi.
DIEGO ~ Senti: s’annamo a fa’ ’na biretta?
LORENZO ~ Ma sì, dai! Mi sembra una bella idea! Magari una sera di queste…
DIEGO ~ No, no ’na sera de queste. Adesso, dico. Annamose a fa’ ’na biretta!
LORENZO ~ Ah, ora…? È che ora avrei da fare con la tesi…
DIEGO ~ Ma dai, hai lavorato tutto il giorno! Pe’ stacca’ ’n attimo!
LORENZO ~ Eh, lo so, hai ragione… è che mi è venuta in mente un’estensione per il paragrafo e la stavo scrivendo proprio adesso…
DIEGO ~ (sbuffando) Ma quanto dura ’sta tesi, Lore’?
LORENZO ~ Eh, dura… È un lavoro lungo.
DIEGO ~ Va be’, che stai a scrive’?
LORENZO ~ Ma vuoi sapere proprio il titolo del paragrafo?
DIEGO ~ Eh! Guarda che annavo bene a matematica!
LORENZO ~ Allora, questa parte s’intitola: “Tecniche di stima per un parametro in un sistema cointegrato”.
DIEGO ~ (dopo una pausa) Annamose a fa’ ’sta biretta, su!
LORENZO ~ Allora… domani no perché ho già un impegno… Venerdì! Venerdì potremmo andare!
DIEGO ~ Ma nun te sto a elemosina’ ’na serata! Dicevo così, pe’ stacca’ ’n attimo…
LORENZO ~ Eh, lo so, piacerebbe anche a me… Comunque ci stanno due birre in frigo, intanto prendi quelle!
DIEGO ~ Ma nun è pe’ beve’! Era per sta’ un po’ insieme! Stai sempre chiuso qua dentro…
LORENZO ~ Eh, lo so, hai ragione… però lo sai come sono fatto, se mi interrompo poi non vado più avanti…
DIEGO ~ (demordendo) Infatti vai, va’… torna n’a bolla.

Il portiere d’albergo

PIETRO PAOLO ~ Buongiorno e benvenuto all’Hotel d’Inghilterra. Come posso aiutarla?
BONELLI ~ Salve. Avrei prenotato una stanza a mio nome o a nome della mia azienda…
PIETRO PAOLO ~ Il nome, per favore?
BONELLI ~ Bonelli. O Silfer S.p.A.
PIETRO PAOLO ~ Va bene. (Controllando) Bonelli… Sì, una standard per sette notti con check-out martedì mattina, giusto?
BONELLI ~ Sì.
PIETRO PAOLO ~ Perfetto. Mi fornisce un documento, per cortesia? (Pausa) Allora, la stanza è la numero 302, che si trova al terzo piano; se ha bisogno dell’ascensore lo trova in fondo alla hall a destra… Ha qualche esigenza in particolare?
BONELLI ~ Sì, una sveglia domattina alle sette e un’automobile qui fuori per le nove.
PIETRO PAOLO ~ Va benissimo. L’automobile le verrà confermata in camera tra qualche minuto. Per il resto, io le auguro una piacevole permanenza.

La segretaria

MARINA ~ Ascanio, scusami…
ASCANIO ~ (preso da altro) Un attimo, Marina. (Dopo una pausa) Dimmi.
MARINA ~ Volevo dirti che ha chiamato l’avvocato De Rossi e vuole sapere se mercoledì tu sei disponibile per sostituirlo in una causa a cui lui tiene particolarmente, però è fuori Roma.
ASCANIO ~ Va bene, non lo so, come stiamo messi per mercoledì?
MARINA ~ Ho controllato l’agenda e con i tempi puoi farcela.
ASCANIO ~ Bene. Allora, guarda, fai una cosa: chiamalo, fatti mandare i documenti, vediamo un attimo di cosa si tratta…
MARINA ~ Si tratta di un appello per un abuso edilizio. Mi sono già fatta mandare tutte le carte via mail. Se vuoi te le stampo e te le porto qui in studio.
ASCANIO ~ Ah, bene. Comunque richiamalo e digli che gli facciamo sapere nel pomeriggio. Tempo di vedere le carte, ecco.
MARINA ~ Va bene, d’accordo. Posso portarti un caffè?
ASCANIO ~ Sì, grazie.

L’operaio

MADRE ~ T’ ’o scallo ’n po’ de spezzatino?
MARCO ~ Sì, va’.
MADRE ~ Prima però finiscite qu’a pasta.
MARCO ~ Mo’ m’ ’a finisco!
MADRE ~ Insomma? Come va? ’N me dici mai gnente…
MARCO ~ Che?
MADRE ~ Ma che ne so… come va al lavoro, co’ i colleghi, che ve dite…
MARCO ~ E che se dimo, ma’! ’A mattina c’hai sonno, ’a sera sei stanco e vòi anna’ a casa, mo’ se mettemo a chiacchiera’!
MADRE ~ Ma se ’n parlate voi che c’avete vent’anni!
MARCO ~ Ma quali vent’anni, a ma’! Guarda che so’ tutti padri de famija!
MADRE ~ Sì, mo’ so’ tutti padri de famija quelli che lavorano co’ te!
MARCO ~ Sì, tutti! So’ er più giovane là dentro.
MADRE ~ E allora quel regazzetto che è venuto a magna’ a casa nostra ogni tanto? Quello là mezzo moscio…
MARCO ~ Ma chi, Bogdan?
MADRE ~ Eh, quello! Che quello è ’n padre de famija?
MARCO ~ Va be’, ma’, mo’ pe’ uno… E dai!
MADRE ~ Senti, Marco, io t’ ’o dico perché a me me pare che ’n c’hai più ’n amico, che nun senti più nessuno…
MARCO ~ È che nun c’ho tempo… Nun c’ho tempo manco più de famme ’na partita de carcetto!
MADRE ~ Sì, ma tu fatte senti’ ogni tanto, manda ’n messaggino…
MARCO ~ (secco) A ma’, li sento, ma nun c’ho tempo: va bene?

Pausa.

MADRE ~ Ahó, ma lo sai chi ho incontrato l’artro giorno ar mercato? La madre de quel regazzetto che veniva a’e scole elementari co’ te… quello riccio, roscio… Mario, me pare…
MARCO ~ Fiorelli?
MADRE ~ Mario Fiorelli, bravo!
MARCO ~ Embè?
MADRE ~ E niente, m’ha detto che ’r fijo se n’è annato fori, a Londra me pare, che s’è aperto ’na cosa sua, un pub, un ristorante, mo’ nun me ricordo, che le cose je vanno bene, che lui è contento… lei pure era tutta entusiasta de ’sto fijo… Allora m’è venuto ’n mente: ma tu ’sto regazzetto l’hai più sentito?
MARCO ~ No.
MADRE ~ Approfitta de ’sta cosa, mandaje ’n messaggino…
MARCO ~ A ma’, co’ ’sti messaggi… e basta! (Pausa) Ma che s’è aperto?
MADRE ~ Ma no’ ’o so… t’ho detto… ’na cosa sua, tipo ristorante, pizzeria, bar…
MARCO ~ A Londra, ’mbè?
MADRE ~ Me pare d’ave’ capito a Londra, ’n so’ sicura… Comunque se n’è annato, capito? Nun sta più qua.
MARCO ~ Va be’, è pronto ’sto spezzatino?
MADRE ~ Ecchelo, è callo.
MARCO ~ Ma c’hai messe ’e carote?
MADRE ~ E certo che c’ho messe. T’ ’o tajo ’n pezzetto de pane?
MARCO ~ No, lascia. Faccio io.

Il corriere

ROBERTA ~ Sì, chi è?
PIERO ~ Ciao, sono il corriere, per il pacco.
ROBERTA ~ Ah, un minuto e scendo.
PIERO ~ Sì.

Pausa.

ROBERTA ~ Ciao!
PIERO ~ Ciao! Allora, questo è per te…
ROBERTA ~ Ok, perfetto! Allora, buona giornata!
PIERO ~ Grazie! Buona giornata anche a te.
ROBERTA ~ Grazie. Ciao!
PIERO ~ Ciao!

L’operaio

MARCO ~ Sette minuti, eh…
ANTONIO ~ Goditeli.
PARIDE ~ Quarcuno c’ha ’a chiavetta che m’ ’a so’ scordata ’n macchina?
ANTONIO ~ (cercandola) Aspetta, va’…
BOGDAN ~ Toh, prendi ’a mia.
PARIDE ~ Grazie.
ANTONIO ~ Offre lui.
PARIDE ~ Tu, Marco, ’o vòi ’r caffè?
MARCO ~ Sì.
PARIDE ~ Tu, Anto’?
ANTONIO ~ No, lascia sta’, a me me rimane su’o stomaco…
PARIDE ~ Tu, Bogdan? (Più forte) Bogdan!
BOGDAN ~ No, no.
PARIDE ~ (derisorio) Che vòi, ’na Peroni?
MARCO ~ (a Paride) Ma la vòi smette’?
PARIDE ~ E sto a gioca’…!
ANTONIO ~ E dai, su, so’ ragazzi…
MARCO ~ Senti, Paride, ma pe’ qu’a storia che ce dicevi, de quelle voci che giravano, t’hanno detto niente poi?
PARIDE ~ È tutto confermato.
MARCO ~ (allarmato) Come confermato, oh?
PARIDE ~ Sì, ’n amico de ’n amico mio che sta su all’uffici ha detto che è tutto confermato. Mo’ girerà ’na circolare e ce faranno sape’.
MARCO ~ E che fanno? Ce chiamano su?
ANTONIO ~ No, te scrivono su WhatsApp!
MARCO ~ Va be’, che te dicono?
PARIDE ~ E che te dicono… Dijelo te, Anto’.
ANTONIO ~ E che te devono di’? ’E solite cose: c’è crisi, ce stanno da fa’ dei taji e tocca lavora’ de più…
MARCO ~ Va be’, te danno ’n aumento, no?
ANTONIO ~ Sì! Uno, due… quanti ne vòi!
MARCO ~ (animato) Ma che stai a di’, Anto’?! Mica la possono fa ’sta cosa!
ANTONIO ~ Come no? Finché stanno all’interno der contratto nazionale ponno fa’ come je pare.
PARIDE ~ Pensa che zella che t’ha detto, Bogdan!
BOGDAN ~ Che è “zella”?
ANTONIO ~ Sfortuna.
MARCO ~ Cioè se io vado su, no?, e je dico: “Io non firmo”, che me dicono?
ANTONIO ~ “Quella è ’a porta”.
MARCO ~ Cioè, me licenziano?
ANTONIO ~ Bravo, sei perspicace.
MARCO ~ Allora non firma nessuno!
PARIDE ~ Sì, così licenziano tutti!
MARCO ~ Eh, no, Paride! Se non firma nessuno non firma nessuno!
ANTONIO ~ E invece è proprio quello che fanno: licenziano tutti, chiudono lo stabilimento e trasferiscono ’a produzione ’n Polonia, come hanno fatto giù a Benevento.
PARIDE ~ Così Bogdan torna a casa!
BOGDAN ~ Ahó, io so’ rumeno!
MARCO ~ Certo, Paride, che sei popo scemo!
PARIDE ~ Ma sto a gioca’, è na cosa tra me e lui…
ANTONIO ~ E pijala a ride’!
MARCO ~ Comunque, tocca fa’ quarcosa, bisogna organizzasse, qua!
ANTONIO ~ Nun te preoccupa’, mo’ fanno ’n’assemblea e pòi di’ tutto quello che te pare.
PARIDE ~ No, se te vòi organizza’, l’assemblea già è tardi. Devi anna’ a parla’ co’ ’a gente, a senti’ che aria tira.
MARCO ~ E va be’, mo’, uno pe’ uno, se dividemo i reparti e ’o dimo a tutti quanti!
PARIDE ~ No, Marco! Nun me mette in mezzo a ’sta storia, eh! Io te posso di’ che se non firma nessuno non firmo manco io, ma io er culo mio da solo nun lo rischio.
MARCO ~ Va be’, ho capito, dimme armeno che devo fa’!
PARIDE ~ E niente, devi anna’ ’n giro pe’ i reparti a senti’ che aria tira…
MARCO ~ Va be’, mo’ ce vado.

Il corriere

ROBERTA ~ Pronto?
PIERO ~ Pronto? Ciao, sono il corriere…
ROBERTA ~ (realizzando) Oddio… Ciao, scusami… Ho visto l’avviso di giacenza ma mi sono completamente dimenticata di richiamare, perdonami!
PIERO ~ Ma scherzi! Figurati!
ROBERTA ~ Come possiamo fare adesso?
PIERO ~ Guarda, io sto rientrando adesso in base, tra una ventina di minuti ti trovo?
ROBERTA ~ Guarda, io sto tornando… quindi sì, dai, tra venti minuti sicuramente mi trovi. Grazie mille!
PIERO ~ Perfetto! L’unica cortesia che ti chiedo è se mi puoi aspettare in fondo al vialetto, così io scendo, ti lascio il pacco e vado via.
ROBERTA ~ Perfetto! Allora tra una ventina di minuti sul vialetto di casa mia?
PIERO ~ Sì! A tra poco, ciao.
ROBERTA ~ Sì, ciao! A tra poco.

Il portiere d’albergo

BONELLI ~ (contrariato) Senta…
PIETRO PAOLO ~ Ah, ingegnere! Guardi, le stavo per confermare l’automobile in camera…
BONELLI ~ Sì, va benissimo. Volevo dirle che io avevo specificato nella mail di prenotazione una stanza senza moquette, invece in quella che mi avete dato la moquette c’è.
PIETRO PAOLO ~ Ah… Nel file delle prenotazioni che ho io questa cosa non risulta.
BONELLI ~ Guardi, è impossibile. Sono allergico, quindi l’ho specificato.
PIETRO PAOLO ~ Va bene, controlliamo subito la mail. (Dopo una pausa, in imbarazzo) Allora… Sì, effettivamente qui la questione è specificata, però evidentemente il collega che ha registrato la prenotazione non se n’è avveduto. Io mi scuso a nome dell’albergo… Però mi dia due minuti e le risolvo il problema.

Il corriere

PIERO ~ Eccomi!
ROBERTA ~ Ciao! Sei stato gentilissimo, scusa ancora se non ho richiamato!
PIERO ~ Ma figurati, non ti preoccupare! Allora… eccolo qui.
ROBERTA ~ Grazie e buona serata!
PIERO ~ Buona serata! Ciao.
ROBERTA ~ Ciao!

Il portiere d’albergo

PIETRO PAOLO ~ Allora, la soluzione che possiamo proporle è questa: abbiamo una superior disponibile, che, ovviamente, le addebiteremmo allo stesso prezzo della standard…
BONELLI ~ Ci mancherebbe…
PIETRO PAOLO ~ … Però, purtroppo, va liberata entro giovedì mattina perché poi è prenotata.
BONELLI ~ (incredulo) Quindi, dovrei fare un cambio di stanza durante il mio soggiorno?
PIETRO PAOLO ~ Purtroppo sì.
BONELLI ~ È l’unica soluzione?
PIETRO PAOLO ~ Guardi, l’albergo è al completo… Perciò, sì: questa è l’unica soluzione che possiamo proporle.
BONELLI ~ Se non si può fare di meglio…

Il meccanico

MASSI ~ (sussurrando, per svegliarla) Amore… amore… buongiorno!
MARA ~ (svegliandosi) Buongiorno!
MASSI ~ Senti, t’ho fatto il caffè. Bevilo ché poi se fredda.
MARA ~ Grazie…
MASSI ~ Te volevo chiede’: tu attacchi alle otto, ve’?
MARA ~ No, Massi, ma che stai a di’? Io oggi attacco a’e due…
MASSI ~ Ma come attacchi a’e due? In cucina ce sta scritto che attacchi a’e otto!
MARA ~ Ma perché m’hanno appena cambiato i turni…
MASSI ~ Non è che t’hanno cambiato i turni, è che nun ce se capisce niente… “Settimana A”, “settimana B”… Ma scusa, ma dijelo a quelli der supermercato!
MARA ~ Va be’, mo’ m’ ’i copio su ’a lavagnetta e piano piano ce famo pace…
MASSI ~ No, perché te volevo chiede’: non è che ’e potresti porta’ te ’e regazzine a scola?
MARA ~ E va be’, ’e porto io…
MASSI ~ No, perché io me dovrei ferma’ pure ’na mezz’ora de più in officina…
MARA ~ (allarmata) No, scusa, fino a che ora te devi ferma’ in officina?
MASSI ~ Ma no, poco: sei e mezza, sette meno un quarto e stacco…
MARA ~ Massi, ma che sei e mezza? ’E regazzine in piscina chi c’ ’e porta? Io stasera stacco a’e dieci!
MASSI ~ Ma che piscina, Ma’, che è lunedì?
MARA ~ A Massi, ma che te sei rincojonito? È martedì, oggi: ’e regazzine vanno ’n piscina!
MASSI ~ Oddio, scusa… se vede che ieri sera…
MARA ~ (allusiva) Ha giocato ’a Roma…
MASSI ~ Va be’, comunque nun è un problema. Sai che famo? Sento mamma, je dico de anna’ a pija’ lei ’e regazzine a scola, poi ’e porta ’n piscina e io tempo che stacco dall’officina ’e vado a prende’, ’e porto a casa e ’e faccio magna’!
MARA ~ Pe’ forza… Vedi che io ieri sera ho scongelato ’e spinacine. Quelle je ’e devi fa’ se no se fanno cattive.
MASSI ~ E va be’, je faremo ’e spinacine… Anzi, je faccio pure du’ pommodori, così se magnano ’e verdure.
MARA ~ Ecco, bravo. Scusa, ma te fino a’e sei e mezza in officina che devi sta’ a fa’?
MASSI ~ (sibillino) Ma niente, devo fini’ ’na cosa… (Pausa) Va be’, devo parla’ a Erico de qu’a cosa!
MARA ~ (complice) Oggi ce parli?
MASSI ~ Eh, sì! Nun t’ ’o volevo di’ pe’ scaramanzia!
MARA ~ Ma che stupido… Va be’, e quando je l’hai detta a Erico ’sta cosa?
MASSI ~ Eh, ieri, durante ’a partita. Però lui me fa: “No, Massi, de lavoro se parla al lavoro!”. Infatti c’ha ragione, eh… Poi capirai, ’a Roma aveva pure perso, quindi nun me pareva er caso…
MARA ~ E certo! Va be’, sei contento che ce parli?
MASSI ~ Sì! Cioè, c’ho ’n po’ d’ansietta…
MARA ~ Oh, eddaje!
MASSI ~ Sì, sì!
MARA ~ Mo’ però va’ a sveja’ ’e regazzine, che se no famo tardi!
MASSI ~ Ma volevi dormi’ ’n po’ de più?
MARA ~ Ma no, c’ho ’n sacco de cose da fa’… Mo’ però valle a sveja’…
MASSI ~ Va be’, ’e vesto!
MARA ~ No, tu faje fa’ colazione, che ai vestiti ce penso io, t’ ’i lascio ar bagno.
MASSI ~ Va be’, ’e vado a chiama’.

La segretaria

ASCANIO ~ Marina?
MARINA ~ Sì, Ascanio?
ASCANIO ~ Puoi venire un attimo di là?
MARINA ~ Sì arrivo. (Pausa) Dimmi.
ASCANIO ~ (in tono di rimprovero) Volevo dirti: so che ti ho detto che puoi passarmi le chiamate dei clienti che già abbiamo preso, però, insomma, Fustibelli è la settima volta che chiama negli ultimi tre giorni…
MARINA ~ Ascanio, io ti chiedo scusa, però mi sono permessa di passartelo perché Fustibelli ha la causa in settimana, era un pochino in apprensione e ho pensato che…
ASCANIO ~ No, ma infatti va bene, per questa volta te l’ho detto io, non ci sono problemi… Però quello che voglio dirti, Marina, in generale valuta anche un po’ tu perché…

Il corriere

ALESSIETTO ~ (a Fabrizio, ridendo) … perché qu’a papera fa popo schifo!
FABRIZIO ~ Ma che, l’oca? Quella sta là perché ’r posto se chiama “L’Oca d’oro”! È ’n simbolo!
SIMONE ~ (a Fabrizio) Sì, allora que’e zucche che simbolo so’?
FABRIZIO ~ Va be’, ’e zucche l’avemo messe pe’ l’evento…
PIERO ~ “L’evento!”.
FABRIZIO ~ Oh, quello de Hallowi
ALESSIETTO ~ De che?
FABRIZIO ~ (piccato) Oh, va be’, comunque nun me pare che ’a gente s’è mai lamentata!
SIMONE ~ Non è che se nun se lamenta ce ’e devi lascia’ pe’ forza!
FABRIZIO ~ Va be’, mo’ ’e levo ’e zucche… Ma poi, scusa: ve piace quello che ve state a magna’?
TUTTI GLI ALTRI ~ Sì, certo.
FABRIZIO ~ E allora magnate! Perché ’a gente qua ce vie’ pe’ magna’, mica pe’ rompe er cazzo come voi!
ALESSIETTO ~ A Fabri’, stamo a scherza’…
PIERO ~ Stai calmo…
FABRIZIO ~ (rilanciando) Poi ve volevo di’ che Angelina ha fatto l’abbacchietto…
PIERO ~ Oh, questa è ’na bella notizia!
FABRIZIO ~ E mica ’o so se v’ ’o meritate… State a fa’ un po’ ’i stronzi.
ALESSIETTO ~ Mamma mia, Fabri’…
FABRIZIO ~ Va be’, ’nsomma? Com’è annato ’r wikkèn?
PIERO ~ Io me so’ riposato.
SIMONE ~ Io ho lavorato.
ALESSIETTO ~ Pur’io ho lavorato, infatti so’ stanco morto.
FABRIZIO ~ Stanco morto, Alessietto! Ma falla finita che ’o sforzo più grosso che fai in edicola è allunga’ ’r braccio e da’ i giornali!
ALESSIETTO ~ Guarda che io qua ’n mezzo so quello che s’arza prima de tutti!
SIMONE ~ Questo è vero!
ALESSIETTO ~ E so’ pure ’a prima persona che ’a gente vede quanno esce fori de casa.
PIERO ~ Pensa che bucio de culo che te sveji e vedi Alessietto!
ALESSIETTO ~ Che scemo…

Tutti ridono.

SIMONE ~ Oh, Pie’, l’altro giorno t’ho incrociato…
PIERO ~ Ma ando’?
SIMONE ~ A Squarciarelli, stavi cor furgone!
PIERO ~ Eh, pò esse, perché quella è zona mia.
SIMONE ~ Pure io ce passo, faccio Rocca de Papa-Anagnina…
FABRIZIO ~ E ’mbè, ve potevate saluta’!
SIMONE ~ Che vor di’?
FABRIZIO ~ Che ne so, io li vedo quelli sull’Appia che se sonano…
SIMONE ~ (a Fabrizio) Ma che c’entra? Sòno a ’n collega, mica ar coriere! (A Piero) Comunque non è ’a prima vorta che te ce vedo.
PIERO ~ Sì, io là sto.
SIMONE ~ Però l’artra vorta stavi a piedi, co’ ’n pacco…
PIERO ~ Io quello faccio, o porto i pacchi o guido il furgone.
SIMONE ~ Va be’, almeno tu parli co’ le persone…
PIERO ~ (sminuendo) Je do ’r pacco e me ne vado, mica me metto a fa’ i balletti…
ALESSIETTO ~ (dopo uno sguardo d’intesa con Simone e Fabrizio) Senti ’n po’, Pie’: ma… donne?
FABRIZIO ~ Eh, ’nfatti, Pie’?
PIERO ~ (stanco) Oh, rega’, e basta…
SIMONE ~ E che t’avemo chiesto!
ALESSIETTO ~ Be’, che è? Non ce sta nessuna?
PIERO ~ No, nessuna…
FABRIZIO ~ E dai Pie’, che sei tanto ’n bel ragazzo!
PIERO ~ Senti, che so’ un bel ragazzo m’ ’o dite te e zio Dante, quindi per favore basta!
FABRIZIO ~ Oh, ma zio Dante? Ma come sta?
PIERO ~ Sta bene, sta bene. Sempre impicciato con l’orto suo…
ALESSIETTO ~ Va be’, ’nsomma? Non ce sta nessuna?
PIERO ~ (conclusivo) Oh, no, nessuna.

Il portiere d’albergo

SORELLA ~ No, Pietro Paolo, io non ti vedo…
PIETRO PAOLO ~ Ehi, ci sei?
SORELLA ~ Pietro Paolo…?
PIETRO PAOLO ~ Niente…
SORELLA ~ Oh! Eccoti!
PIETRO PAOLO ~ Finalmente! Come stai?
SORELLA ~ Bene, grazie, tutto bene. Tu, come stai? Ti vedo un po’ stanco in volto…
PIETRO PAOLO ~ Eh, è che qui sono le undici e io sto in piedi dalle sei di stamattina.
SORELLA ~ Eh, lo so… Senti, al lavoro come va?
PIETRO PAOLO ~ Mah, come al solito…
SORELLA ~ Be’, Roma in questo periodo sarà già piena di turisti!
PIETRO PAOLO ~ Sì, infatti da qui in avanti l’albergo è al completo.
SORELLA ~ Senti, Pietro, prima che mi scordi, ti volevo chiedere: ma mamma e papà come stanno? Perché saranno senza connessione internet da più di una settimana e non riesco ad avere notizie…
PIETRO PAOLO ~ Ah, non lo sapevo… Comunque, come al solito: mamma sempre appresso al negozio e papà sempre in giro con i turisti.
SORELLA ~ E chi l’ammazza papà?
PIETRO PAOLO ~ Sì, infatti.
SORELLA ~ Senti, e tua figlia, invece, come sta?
PIETRO PAOLO ~ Bene! Lucrezia cresce, comincia a parlare…
SORELLA ~ Ah! E che dice?
PIETRO PAOLO ~ … “Mamma”… “papà”… e qualcosa che capisce solo lei.
SORELLA ~ Be’, per avere due anni è già qualcosa…
PIETRO PAOLO ~ Eh, sì…
SORELLA ~ Ascolta, Pietro: stavo pensando che sono diversi mesi che io non la vedo, non la sento…
PIETRO PAOLO ~ Vero.
SORELLA ~ Mi piacerebbe rivederla. Ma tu, adesso, quand’è che scendi in Puglia a trovarla?
PIETRO PAOLO ~ Questo fine settimana.
SORELLA ~ Questo fine settimana qui?
PIETRO PAOLO ~ Sì, sì, questo qua.
SORELLA ~ E allora organizziamoci in qualche modo! Fammela vedere, fammela sentire…
PIETRO PAOLO ~ Be’, usiamo Skype! Così ci parli direttamente tu.
SORELLA ~ Perfetto! (Con tono polemico) Allora, così, a titolo informativo, ti chiedo: adesso che scendi in Puglia, dove dormi? Insomma, dove alloggi?
PIETRO PAOLO ~ Da Agata e dai suoi genitori.
SORELLA ~ “Da Agata e dai suoi genitori”… Niente, Pietro Paolo. Tu proprio ti ostini a metterti in casa di questa gente!
PIETRO PAOLO ~ E lo sai che sono così simpatici!
SORELLA ~ (spazientita) Dai, Pietro, non scherzare! È arrivato il momento che ti decidi a prenderti un albergo per stare un po’ in pace con Lucrezia!
PIETRO PAOLO ~ Quando sarò ricco, lo farò sicuramente.
SORELLA ~ Guarda, Pietro, sono soldi ben investiti, ripeto, per stare in tranquillità con tua figlia quel poco che la vedi!
PIETRO PAOLO ~ Senti, per stare in tranquillità con Lucrezia mi basta uscire di casa e andare a fare una passeggiata, non ti preoccupare…
SORELLA ~ Va bene. Allora però, se posso, una richiesta a titolo personale te la faccio: se adesso che me la fai vedere, evitiamo di far passare dietro tutta la sacra famiglia pugliese… Perché, veramente, con tutta la buona volontà, io, Pietro, proprio non ce la faccio!
PIETRO PAOLO ~ (accomodante) Va bene, guarda, facciamo così: ci barrichiamo in camera e non facciamo entrare nessuno. Neanche zia Concettina!
SORELLA ~ Grazie, gentilissimo.
PIETRO PAOLO ~ Qualche altra richiesta?
SORELLA ~ No, grazie.
PIETRO PAOLO ~ Oh! (Dolcemente) Adesso mi dici come stai?
SORELLA ~ Mah, Pietro, tutto bene… Il progetto è partito da poco, lo sai, siamo agli inizi… Sono in un team internazionale, mi trovo piuttosto bene… Però ti tengo aggiornato, ecco.
PIETRO PAOLO ~ Mmh… Nessun’altra novità?
SORELLA ~ No, nessuna.

Il corriere

PIERO ~ Beh, veramente una ce sarebbe…
TUTTI ~ (con entusiasmo) Oh!
SIMONE ~ E chi è questa?
FABRIZIO ~ Dicce ’n po’!
PIERO ~ Va be’, rega’, ma non la conoscete…
SIMONE ~ E va be’, ’ndo’ l’hai vista?
PIERO ~ Al lavoro…
SIMONE ~ Ah, è una che lavora co’ te?
PIERO ~ Beh, non proprio… è una che je porto i pacchi…
SIMONE ~ Va be’… e quando ’a vedi?
PIERO ~ Eh, quanno je porto i pacchi…
FABRIZIO ~ (deluso) Ah, proprio…
ALESSIETTO ~ Va be’, e quanti pacchi je porti?
FABRIZIO ~ (ad Alessietto) Ma che te frega…
PIERO ~ Ma che ne so! Tre volte a settimana…
ALESSIETTO ~ Ahó, mica so’ pochi, ce se pò lavora’!
FABRIZIO ~ A Pie’, e dicce quarcosa! Stai a fa’ er misterioso! Com’è questa? È bella, è carina, gentile? Com’è?
PIERO ~ È bella…
FABRIZIO ~ Oh, è bella! Va be’, ve dite quarcosa? Che ve dite?
PIERO ~ “Questo è ’r pacco, arrivederci, buona giornata”…
SIMONE ~ Tocca trova’ er modo pe’ approccia’… (Realizzando) Oh, tu c’hai ’r numero!
PIERO ~ Sì, ma mica lo posso usa’!
SIMONE ~ Ma come no! Usa ’sto numero!
ALESSIETTO ~ (a Simone) Ma se lo bevono! Che stai a di’?
PIERO ~ È ’na cosa de lavoro, su.
SIMONE ~ Va be’, allora che ne so…
ALESSIETTO ~ … Regalaje ’n fiore! Te presenti là co’ ’n fiore!
PIERO ~ Ma ’ndo’ vado co’ ’n fiore…
ALESSIETTO ~ Guarda che a’e donne je piacciono ’n sacco i fiori! A Silvia je piacciono ’n sacco…
FABRIZIO ~ (correggendolo) A chi? Chi è Sirvia? A “Alessietta” je piacciono i fiori!
ALESSIETTO ~ Dai, basta co’ ’sta storia d’Alessietta! ’Na vorta me so’ pure sbajato e l’ho chiamata Alessietta.
FABRIZIO ~ ’O vedi?
SIMONE ~ Ma tu Alessietta t’ ’a sei rimorchiata coi fiori?
ALESSIETTO ~ Sai che nun m’ ’o ricordo come m’ ’a so’ rimorchiata?
PIERO ~ Fatte ’n’artra canna…
FABRIZIO ~ Ma che rimorchiata? Alessietto e Alessietta so’ sempre stati ’nsieme, so venuti su ’nsieme!
ALESSIETTO ~ Secondo voi è ’na cosa bella o brutta che nun m’ ’o ricordo?
FABRIZIO ~ Non lo so, Alessie’! Senti, Pie’, comunque c’hanno ragione, qua tocca fa’ qualcosa! Ma scusa, portamela qua! Ve faccio un menù speciale…
SIMONE ~ (con tatto) Fabri’, questo è ’n posto che ce vieni se vòi magna’, no se vòi scopa’…
FABRIZIO ~ E che vor di’ mo’ ’sta cosa?
SIMONE ~ Nun t’ ’a pija’…
PIERO ~ Che è ’n po’ rustico…
FABRIZIO ~ Allora parti da ’na cosa semplice, faje ’n complimento…
PIERO ~ Tipo?
FABRIZIO ~ Tipo che je dici: “Come stiamo bene oggi”…
PIERO ~ (ironico) Bello!
FABRIZIO ~ Io quando je faccio i complimenti a Angelina ancora arrossisce.
ALESSIETTO ~ Perché è dorce.
SIMONE ~ Sai che c’è, Pie’? È che finché te vede co’ qua’a tuta, te identifica co’ ’a figura der coriere… Bisognerebbe trova’ qualcosa che spezza, qualcosa tipo…
ALESSIETTO ~ Tipo?
SIMONE ~ (con entusiasmo) Tipo ’na giacca!
PIERO ~ Ma ’ndo’?
SIMONE ~ ’Na giacca! Te metti ’na giacca!
PIERO ~ Ma sopra ’a tuta?
SIMONE ~ Eh!
PIERO ~ Ma che cazzo stai a di’?
SIMONE ~ È ’na cosa carina, un gioco tra te e lei!
PIERO ~ Ma quale gioco carino… quella è ’na cosa che se la fa George Clooney scopa, se ’a faccio io me mettono in galera!
FABRIZIO ~ Ma che c’entra, Pie’, pure te sei ’n bel ragazzo…
PIERO ~ (esasperato) Basta co’ ’sto bel ragazzo!
SIMONE ~ (a Fabrizio) Nun j’o di’… Je dà fastidio.
FABRIZIO ~ E che ho detto…
PIERO ~ Mamma mia, rega’, me state a fa veni’ ’n’ansia…
FABRIZIO ~ Infatti, basta. Piero deve fa’ come se sente lui.
SIMONE ~ Infatti, Pie’. Fa’ come te senti.

Lo studente

LORENZO ~ Professore, è permesso?
MOLTENI ~ Oh, Lorenzo. Accomodati!
LORENZO ~ Disturbo? Aveva detto alle due…
MOLTENI ~ No, no, accomodati. Finisco un attimo questa mail e sono subito da te…
LORENZO ~ Va bene.
MOLTENI ~ (impegnato in altro) Come procede la tesi?
LORENZO ~ Bene. Sto correggendo le bozze del quarto capitolo, la settimana prossima le consegno tutto, come ci eravamo detti.
MOLTENI ~ (c.s.) Siamo nei tempi, giusto?
LORENZO ~ Sì, sì.
MOLTENI ~ Bene. Veniamo a noi: mi ha contattato una compagnia assicurativa che avrebbe delle posizioni aperte nel settore finanziario e cercano profili in ambito matematico-statistico… Io, saputa questa cosa, ho pensato subito a te e ho dato i tuoi recapiti… Spero di aver fatto bene…
LORENZO ~ Sì… Più che altro, non sarebbe proprio il mio settore… Cioè, cosa mi farebbero fare lì?
MOLTENI ~ Mah, si tratterà di fare modellizzazione finanziaria, prezzaggio degli assets… comunque loro saranno più specifici.
LORENZO ~ E… questa cosa da quando sarebbe?
MOLTENI ~ Dunque, si tratterebbe di iniziare il mese prossimo. Naturalmente loro sanno che tu stai terminando il dottorato, per cui per un primo periodo farai affiancamento. Però sì, ecco, il mese prossimo si inizia.
LORENZO ~ Ah… Ma io adesso devo fare qualcosa…?
MOLTENI ~ No, no, loro hanno i tuoi recapiti, hanno anche i miei, perciò quando vorranno fare un colloquio conoscitivo si faranno vivi loro. Va bene?
LORENZO ~ Va bene… Allora, intanto, grazie, professore. Grazie mille.

Il meccanico

MASSI ~ Oh, Enri’, scusa, posso? Te disturbo?
ENRICO ~ Non ce sto a capi’ un cazzo co’ ’ste fatture!
MASSI ~ Ma vuoi che te chiamo Cinzia?
ENRICO ~ No, no, ce penso dopo. Dimme.
MASSI ~ No, te volevo di’ che è venuto De Rossi, pe’ l’Alfetta der fijo…
ENRICO ~ Ma pe’ ’e candelette?
MASSI ~ Sì.
ENRICO ~ ’N’artra vorta?
MASSI ~ Eh, sì.
ENRICO - Ma che cazzo ce fanno questi co’ ’sta macchina?
MASSI ~ Non lo so, comunque io j’ho detto de occupassene a Stefanino; ho fatto bene?
ENRICO ~ Sì, sì, hai fatto bene.
MASSI ~ No, perché lui se n’era occupato pure l’ultima volta…
ENRICO ~ Hai fatto bene.
MASSI ~ Va be’, niente, era questo. Ah, no! Te volevo di’: De Rossi me l’ha chiesta pe’ domani…
ENRICO ~ (prevenendolo) Giovedì?
MASSI ~ J’ho detto giovedì.
ENRICO ~ Bravo. Senti ’n po’: ma te che me volevi di’ ieri sera?
MASSI ~ No, te volevo parla’ de ’n’idea che m’era venuta… però se vuoi me fermo qua dopo, come avevamo detto…
ENRICO ~ Ma no, no: dimme adesso.
MASSI ~ Va be’, te volevo parla’ de ’n’idea de lavoro… Va be’, praticamente ’sta domenica è venuta mi’ cugina a casa, che se sta pe’ sposa’…
ENRICO ~ Ahó, congratulazioni!
MASSI ~ … Grazie! Va be’, insomma, me so’ messo un pochino a guarda’ pe’ ’r matrimonio, p’ ’a macchina… E m’è venuto in mente dell’anno scorso, no? Che j’hai prestato er Maggiolone a quell’amico tuo, che io j’ho fatto da autista…
ENRICO ~ Ma te serve er Maggiolone? Ma pijatelo!
MASSI ~ A parte che ha detto che je piace…
ENRICO ~ Ma pijatelo, Massi!
MASSI ~ No, Enri’, ce tengo, se ’o prende t’ ’o paga! Comunque, mo’ non era questo…
ENRICO ~ Va be’.
MASSI ~ … È che me so’ messo un pochino a vede’ i prezzi in giro e… ahó, Enri’, ’ste cose se ’e fanno paga’ ’n botto!
ENRICO ~ Tipo?
MASSI ~ Tipo che ho visto Capozzi all’Appio e lui er Maggiolone co’ l’autista ’o mette a quattro e cinquanta.
ENRICO ~ Ma ar giorno?
MASSI ~ Sì! Cioè: pe’ ’na cerimonia! Allora me so’ detto: mo’ va be’ er Maggiolone, ma ’a Due Cavalli che sta buttata là?
ENRICO ~ Eh, è bella ’a Due Cavalli…
MASSI ~ E il 190 Esse Elle?
ENRICO ~ Eh, quello c’ha ’n problema al radiatore…
MASSI ~ Ho capito, ma magari uno je pò da’ ’na sistemata! Guarda che ’a gente sta fori pe’ i matrimoni! Io sto a vede’ mo’ co’ mi’ cugina, ma pure quanno me so’ sposato io, uguale!
ENRICO ~ Ahó, a Massi, se me dici che questi so’ i prezzi, tocca informasse!
MASSI ~ Eh, io appena l’ho visti te l’ho detto subito perché me sembrava ’na cosa bona!
ENRICO ~ Infatti hai fatto bene! Mo’ sai che faccio? Sento ’r commercialista e vedemo ’n attimo… Ce starà da paga’… Ce sta sempre da paga’! Comunque, dai, mo’ vedemo.
MASSI ~ Se tu me dici che se pò fa’…
ENRICO ~ Mo’, Massi, “se po’ fa’”… Famme senti’ er commercialista…
MASSI ~ Sì, sì, infatti.
ENRICO ~ Però c’hai avuto proprio una bella idea, bravo! Senti: mo’ lasciame fini’ co’ ’ste fatture, così se n’annamo a casa, eh?
MASSI ~ Va be’, ma dai, te chiamo Cinzia!
ENRICO ~ Sì… (Ridendo) Se ’a riesci a trova’ in mezzo a tutti qu’i cofani!!!

La segretaria

MARINA ~ (ridendo) Mamma mia, Davide, quanto sei cattivo!
DAVIDE ~ (ridendo) Ha svaccato proprio! Tu quant’è che non la vedi?
MARINA ~ Eh, effettivamente sarà qualche mese…
DAVIDE ~ Appunto!
MARINA ~ Va be’, organizziamo una cena di classe così la vedo!
DAVIDE ~ Ecco, così esci pure un pochino…
MARINA ~ Dai, che mi farebbe pure piacere una cena di classe…
DAVIDE ~ Senti un po’, Marina, ma tu stai uscendo? Ti stai divertendo un po’?
MARINA ~ Va be’, Davide: dipende. Io comunque arrivo al fine settimana che sono stanca morta perché sto tutta la settimana al lavoro…
DAVIDE ~ (malizioso) Ecco, al lavoro… Al lavoro co’ quel figo d’Ascanio.
MARINA ~ Mo’ ti sei fissato con Ascanio! Ma lo lasci stare?
DAVIDE ~ Non è che me so’ fissato… è che quell’uomo c’ha un fascino…
MARINA ~ E va be’! È un uomo affascinante, ce ne stanno tanti!
DAVIDE ~ Con tutti quegli abiti! Ma quanti ce n’ha?
MARINA ~ Davide, ma quello spende una fortuna per vestirsi, ce n’ha tanti sì!
DAVIDE ~ Eh, appunto. Quanti soldi c’ha?
MARINA ~ Tanti. Ce ne ha tanti.
DAVIDE ~ Quarant’anni?
MARINA ~ Sì, una quarantina.
DAVIDE ~ Cioè, a quarant’anni ha uno studio in centro, ha un impero che – non lo so – lo conoscono tutti! Ma ti rendi conto che fortuna che c’hai?
MARINA ~ Ma che c’entro io?
DAVIDE ~ (allusivo) E dai, che t’ho visto come lo guardi, e su!
MARINA ~ (scandalizzata) Ma che cosa stai dicendo? Quello è il mio datore di lavoro!
DAVIDE ~ Ah, solo?
MARINA ~ Certo, solo! E poi comunque Ascanio è un uomo sposato.
DAVIDE ~ Ah, e questo è un problema?
MARINA ~ Be’, per qualcuno è ancora un deterrente! E poi, comunque, scusami, ma anche io avrei un compagno!
DAVIDE ~ Su questo meglio che non mi esprimo.
MARINA ~ Comunque, a parte il fatto che veramente non mi interessa, ma poi quello non ci pensa proprio! Non mi guarda nemmeno!
DAVIDE ~ Questo lo dici tu.
MARINA ~ Ma dai, Davide… Sono la sua segretaria!
DAVIDE ~ Proprio l’ultima persona sulla faccia della terra, eh?
MARINA ~ Guardalo, come gli piacciono i luoghi comuni!
DAVIDE ~ Ma poi te pensi, Mari’? Che vita co’ un uomo così? I viaggi, i ristoranti… Ma poi, pure te: un bottone in meno, un vestitino… Ma che te le devo di’ io ’ste cose?
MARINA ~ Basta, Davide! Basta veramente, perché quello che dici non è più rispettoso nemmeno nei confronti di Giulio!
DAVIDE ~ Senti, io a Giulio voglio bene.
MARINA ~ Eh! Un bene gli vuoi!
DAVIDE ~ No, no. Io gli voglio bene. Però tu devi fare qualcosa per quel ragazzo.
MARINA ~ Che cosa devo fare per Giulio?
DAVIDE ~ Tipo… l’abbigliamento?
MARINA ~ Che cos’ha l’abbigliamento di Giulio che non va?
DAVIDE ~ (sconsolato) Ma come che c’ha, Mari’? Co’ quei maglioni brutti, co’ quelle pallocche, che quando le vedo gliele vorrei stacca’ io, guarda…
MARINA ~ Ma per Giulio l’abbigliamento non è una cosa troppo importante, ci sono delle cose che contano di più!
DAVIDE ~ E certo, perché lui è l’intellettuale… latino, greco, queste cose non contano, vero?
MARINA ~ Va be’, ma magari ha qualche piccola difficoltà con il bucato e questi maglioni fanno le pallocche…
DAVIDE ~ Senti, ma fate ancora come i quindicenni? Che ve vedete il fine settimana, ve date un bacetto e poi ve salutate?
MARINA ~ Dormiamo insieme il fine settimana e poi ognuno torna a casa sua. E io non voglio riprendere l’argomento, ne abbiamo parlato duemila volte: Giulio di andare a convivere non se la sente…
DAVIDE ~ Scommetto che il sabato sera ve andate a prende’ la pizza fuori, come i vecchi…
MARINA ~ (ridendo) No, Davide!
DAVIDE ~ No, no, anzi aspetta: ve la fate porta’ a casa! Co’ quei cartoni tutti brutti, tutti unti…
MARINA ~ No!
DAVIDE ~ Mamma mia, Mari’… Quell’uomo t’affossa.
MARINA ~ “T’affossa”, ma che parole sono?
DAVIDE ~ No, no, t’affossa proprio! Che relazione è questa io non lo so.
MARINA ~ (con passione) Tu parli così perché non lo conosci. No, veramente, non lo conosci! Se solo lo sentissi quando parla dei suoi ragazzi, della scuola… Ma che ne sai! E poi comunque, semplicemente, io e te abbiamo gusti diversi.
DAVIDE ~ Sarà…
MARINA ~ No, ma veramente… Parli tu, che te la fai con un chirurgo di cinquant’anni, sposato, e che c’ha pure i figli…
DAVIDE ~ Due.
MARINA ~ Ecco!
DAVIDE ~ L’altro giorno gli ho toccato il culo.
MARINA ~ Ma dove??
DAVIDE ~ In corsia!
MARINA ~ Ma che sei matto? E lui che t’ha detto?
DAVIDE ~ E niente, m’ha fulminato con lo sguardo!
MARINA ~ Ma tu devi stare attento, Davide! Quello è un tuo superiore!
DAVIDE ~ Ma in certe circostanze no, e su! E poi io me stufo là dentro. Me rompo le palle dentro a quell’ospedale.
MARINA ~ Va be’, Davide, ma che vuol dire? Stai al lavoro. Nessuno si diverte al lavoro. Io pure sto tutta la settimana a fare la bella faccia dietro alla scrivania!
DAVIDE ~ Sì, ma almeno tu c’hai a che fa’ co’ persone più vicine a’a vita che a’a morte! Al lavoro, eh…

Pausa. Cambio scena.

MARINA ~ Giulio, ascolta. Pensavo: ma noi questa sera per cena che cosa vogliamo fare? Vogliamo stare a casa o vogliamo uscire un po’?
GIULIO ~ Perché tu volevi uscire?
MARINA ~ No, no, lo sto chiedendo a te! Come preferisci.
GIULIO ~ Perché dalla telefonata non sembrava…
MARINA ~ Ah, ok. Allora magari vado di là a preparare qualcosa per cena?
GIULIO ~ Vengo a darti una mano. Prepariamo qualcosa insieme?
MARINA ~ Va bene.
GIULIO ~ Poi… insomma, stasera no, ma domani usciamo, facciamo qualcosa!
MARINA ~ Ah, a proposito! Volevo dirti che domani è la prima domenica del mese, quindi ci sono tutti i musei aperti. Pensavo che potremmo andare a fare un giro da qualche parte.
GIULIO ~ Ah, che bello, sì! Ma tu avevi pensato a qualche museo in particolare?
MARINA ~ No, no. In realtà, lo decidiamo insieme, se ti va.
GIULIO ~ Sì, dai! È una bellissima idea. In realtà, anche stasera mi avrebbe fatto piacere, solo che è stata una settimana impegnativa, stancante.
MARINA ~ A scuola? Tante cose?
GIULIO ~ Eh sì, perché avevo i compiti, quindi tra prepararli, correggerli… (Animandosi) Ah, aspetta! Non ti ho detto la notizia della settimana! Conticelli… ti ho mai parlato di Conticelli?
MARINA ~ Certo che mi hai parlato di Conticelli!
GIULIO ~ Ecco: Conticelli per la prima volta mi è arrivato al sei meno in latino.
MARINA ~ Ah!
GIULIO ~ Ti dico, è un evento! Considera che lui viaggia sulla media del tre e mezzo…
MARINA ~ Ma quindi ha fatto un salto enorme!
GIULIO ~ Sì, infatti anche lui era sorpreso! E poi anche in greco, quel progetto sulle tesine, sull’Iliade
MARINA ~ Sì, che ognuno presenta un canto dell’Iliade alla classe…
GIULIO ~ Oggi ho visto le prime due presentazioni.
MARINA ~ E come è andata?
GIULIO ~ Molto meglio di quanto mi aspettassi!
MARINA ~ Sì?
GIULIO ~ Sì! Si vede che questa formula li ha convinti…
MARINA ~ Sì, quest’inversione dei ruoli… Bene!
GIULIO ~ Ah, poi: la settimana prossima li porto in gita! E indovina dove? A Galleria Borghese! Mi sei venuta subito in mente, perché tu avevi fatto la tesi sul Bernini, giusto?
MARINA ~ (intristita) Sì.
GIULIO ~ Allora ho pensato: come sarebbe bello se venisse anche Marina a farci da guida! Insomma, tu ne sai più di me…
MARINA ~ Ma voi quando andate in gita?
GIULIO ~ Eh… Noi andiamo un mercoledì mattina… Infatti, era più una suggestione mia…
MARINA ~ No, ma sarebbe stato veramente bellissimo… è che io con il lavoro non saprei proprio come fare…
GIULIO ~ Tra l’altro, scusami… abbiamo parlato solo di me, di scuola, e non ti ho nemmeno chiesto come va…
MARINA ~ Al lavoro?
GIULIO ~ Sì, sì al lavoro.
MARINA ~ (sminuendo) Eh, va be’, niente… È un periodo un po’ pieno di cause e Ascanio è un po’ preso…

Pausa. Cambio scena.

… Ascanio, scusami. Ho dimenticato di dirti che ha chiamato Catucci, e vuole sapere se per questo mese è possibile anticipare la fattura, perché lui ha delle difficoltà… Io ovviamente ho detto che ne avrei parlato con te…
ASCANIO ~ Allora, fai una cosa: chiamalo, digli che per questo mese non ci sono problemi, ma fagli presente che è un’eccezione che stiamo facendo solo per lui.
MARINA ~ Va bene, d’accordo, allora lo contatto.
ASCANIO ~ No, ascolta, già che ci sei: mi ha chiamato l’avvocato De Rossi e ha detto che ci sono da ritirare dei documenti in cancelleria. Dovresti andare tu. Domani. Entro l’una.
MARINA ~ D’accordo, me ne occupo io.
ASCANIO ~ Guarda, io comunque tra un quarto d’ora vado, ché ho la recita di Edoardo…
MARINA ~ Ah!
ASCANIO ~ Comunque poi torno, nel pomeriggio sono qui.
MARINA ~ Quindi posso confermare tutti gli appuntamenti del dopo pranzo?
ASCANIO ~ Sì, sì, tutto confermato.
MARINA ~ Va bene, allora ti faccio trovare tutto pronto in studio per dopo. Allora ciao, Ascanio.
ASCANIO ~ Ciao, Marina.

Il corriere

ZIO DANTE ~ Allora, Pie’, che me dici de ’sta lasagnetta all’ortolana?
PIERO ~ Ammazza, zi’, è popo bona.
ZIO DANTE ~ Vòi sape’ er segreto?
PIERO ~ Dimme…
ZIO DANTE ~ Se ce levi ’a besciamella e ce lasci solo ’a mozzarella te rimane croccante però nun te ’ntoppa, capito?
PIERO ~ E ’nfatti se sente che è più leggera. Però ’sto vino nun se pò beve’…
ZIO DANTE ~ E che vòi, ’n Barolo der ’95? Questo c’ho e questo te do…
PIERO ~ Armeno che ’n sappia d’aceto!
ZIO DANTE ~ Oh, senti, m’ ’o bevo io! Te bevite l’acqua.
PIERO ~ Però ’e verdure so’ popo bone.
ZIO DANTE ~ Perché so’ quelle dell’orto! (Deluso) A parte i peperoni, che quest’anno non so’ voluti usci’…
PIERO ~ Eh, va be’… (Pausa) Senti m’ha chiamato Luca.
ZIO DANTE ~ ’Mbè?
PIERO ~ Ha detto che devo prende’ un documento dall’armadio tuo e poi glielo devo manda’ tramite mail. Dopo je do ’n’occhiata.
ZIO DANTE ~ E perché, nun me poteva chiama’ a me, Luca?
PIERO ~ Perché tu sai manda’ ’n’e-mail?
ZIO DANTE ~ Ma che c’entra che ’n so manna’ ’n’e-mail! È pe’ sape’ come sta! ’N se fa mai senti’…
PIERO ~ Ha preferito chiama’ a me pe’ fa’ prima!
ZIO DANTE ~ Ho capito… è pe’ di’ che in questa famija semo io, te e tu’ fratello. Se quello sparisce, rimanemo io e te a pranzo!
PIERO ~ Senti, mo’ lo chiamo e je dico de chiamatte, così stai tranquillo, va bene?
ZIO DANTE ~ T’aringrazio.
PIERO ~ Oh.

Pausa.

ZIO DANTE ~ Va be’, al lavoro come va?
PIERO ~ (di malumore) E come va? Come sempre: male.
ZIO DANTE ~ Ma perché, scusa? C’hai ’n bel lavoro, ’n bello stipendio, ma de che te vòi lamenta’?
PIERO ~ Mezzo stipendio me se ne va pe’ casa…
ZIO DANTE ~ E va be’, c’hai ragione… Qu’a casa è vecchia, è grande… Oddio, se pure tu’ fratello te dasse ’na mano…
PIERO ~ Zi’, n’abbiamo già parlato: a casa ce vivo io e me la pago io.
ZIO DANTE ~ Va bene… (Insistendo) Però qu’a casa è grande pure perché te ce vivi da solo. Se c’avevi ’na famija era diverso…
PIERO ~ Zi’, non ce l’ho ’na famija! Che faccio? ’A pesco dar mucchio?
ZIO DANTE ~ Ma che vor di’ “’a pesco dar mucchio”?! Devi comincia’ a guardatte ’ntorno!
PIERO ~ Ma come faccio che sto sempre dentro ar furgone…?
ZIO DANTE ~ Oh! Eddaje! È arivato ’r momento che te metti su piazza! Sei tanto ’n ber ragazzo!
PIERO ~ (lapidario) Se m’ ’o dite ’n’artra volta io m’ammazzo.
ZIO DANTE ~ Va be’… È pe’ di’ che devi comincia’ a usci’, a conosce’, a fa’, a combina’… Ma che te devo insegna’ tutto io?
PIERO ~ (sbrigativo) Va be’, zi’, ai tempi tuoi era ’n’artra cosa.
ZIO DANTE ~ E ’nfatti! Ai tempi miei era tutto più difficile! Mo’ sete tutti più avvantaggiati: tra telefoni, compiuter, Fesbuc
PIERO ~ (ridendo) Ma che ne sai te de Facebook?
ZIO DANTE ~ Ahó, guarda che mica vivo dentro a ’na caverna! L’artro giorno ne parlavano sur Cinque e me so’ messo a senti’…
PIERO ~ Mo’ te faccio Facebook!
ZIO DANTE ~ Ma io ’n so manco come funziona… Ma poi io so’ ito, ma penza pe’ te!
PIERO ~ “Zio Dante”. Mo’ te faccio l’account.
ZIO DANTE ~ Ntz…!

Il portiere d’albergo

BONELLI ~ Senta…
PIETRO PAOLO ~ Sì, ingegnere, mi dica.
BONELLI ~ Sono qui per il cambio, no?
PIETRO PAOLO ~ Ah, sì… Guardi, ci sarebbe da attendere ancora trenta minuti circa…
BONELLI ~ Come attendere, scusi? Mi avete fatto liberare la stanza prima e adesso devo attendere ancora?
PIETRO PAOLO ~ Eh, lo so. È che il check-out va effettuato entro una certa ora e poi ci sono le pulizie…
BONELLI ~ No, senta: siete stati voi a crearmi un disguido e adesso sta a voi risolverlo.
PIETRO PAOLO ~ Sì, la capisco… Le chiedo solo un po’ di pazienza.
BONELLI ~ (stizzito) Va bene, che faccio? Aspetto qui?
PIETRO PAOLO ~ Come preferisce.

Il meccanico

MARA ~ Ahó, a Massi! (Gli dà un bacio) Ma che te sei addormentato sur divano? Annamosene a dormi’, ché è tardi…
MASSI ~ (svegliandosi) Eh no, stavo a vede’ ’na cosa…
MARA ~ ’E regazzine stanno a dormi’?
MASSI ~ Sì, sì, stanno a dormi’…
MARA ~ Hanno mangiato?
MASSI ~ Eh, sì… j’ho fatto ’e spinacine…
MARA ~ Ah, bravo!
MASSI ~ (confessando) Poi però j’ho fatto ’a pasta…
MARA ~ (delusa) Ma come ’a pasta? Avevi detto pe’ ’na vorta de no…!
MASSI ~ Eh, lo so, ma Gaia ha fatto i capricci che non voleva i pomodori e a’a fine j’ho fatto ’a pasta… Anzi, guarda che è avanzata: hai cenato?
MARA ~ No, no, grazie, io me so’ magnata un pezzetto de pizza ar supermercato. Ah! Vedi che ho preso i cornetti pe’ domani mattina…
MASSI ~ Quanti n’hai presi?
MARA ~ Quattro! Ricordate! Stanno de là, sur fornetto.
MASSI ~ Grazie.
MARA ~ Senti, i compiti a Serena j’hai fatti fa’?
MASSI ~ Sì, tutti. Oh, l’avevano caricata!
MARA ~ Eh, ultimamente sempre… (Ricordandosi) Ahó, ma tu c’hai parlato co’ Enrico de qu’a cosa?
MASSI ~ Eh, sì… J’ho detto de mi’ cugina… Me fa: “Ahó, Massi, ma lo sai che c’hai avuto proprio una bella idea?”… Cioè, lui non se l’aspettava proprio che ’a gente sta così pe’ i matrimoni! Insomma, mo’ m’ha detto che deve capi’ ’n po’ de cose, che sente il commercialista, ma poi, vojo di’, se parte!
MARA ~ Ah, niente… Quindi mo’ er fine settimana d’estate nun te vedemo più, che te ne vai appresso a ’sta cosa…
MASSI ~ A Mara, ma non hai capito che se ’sta cosa parte è ’na svorta?
MARA ~ Ma che ne so, Massi! Questa è ’na cosa tua, io sto a di’ così…
MASSI ~ Roba che magari te pòi pure mette part-time!
MARA ~ Sì, va be’, part-time… (Assonnata) Senti, Massi, famo che poi ce pensamo, eh? Mo’ ’nnamosene a dormi’, che è tardi.

L’operaio

ANTONIO ~ Buongiorno, Paride!
PARIDE ~ Buongiorno, Anto’.
ANTONIO ~ Ciao, Bogdan.
BOGDAN ~ Ciao.
MARCO ~ (con entusiasmo) Oh, ragazzi, buone notizie, eh!
ANTONIO ~ (rimarcando) Buongiorno pure a te!
MARCO ~ Va be’, buongiorno. Ho parlato con ’n sacco de persone, so’ tutti d’accordo, dicono che non firmano! Ho sentito pure Franchini e ce sta pure lui, dice che non firma!
ANTONIO ~ (sarcastico) Sì, bono quello.
MARCO ~ Guarda che Franchini sta qua dentro da più tempo de tutti!
ANTONIO ~ E ’nfatti. A forza de sta’ qua dentro secondo me s’è rincojonito.
PARIDE ~ (ad Antonio) Guarda che Franchini quando dice ’na cosa è quella.
MARCO ~ Va be’, l’altri ce stanno, noi ce stamo, no?

Nessuno risponde.

Ahó!
PARIDE ~ Bogdan, tu che fai, firmi?
BOGDAN ~ No’ ’o so.
MARCO ~ (incredulo) Come non lo so? Noi ce stamo, a’mo detto!
BOGDAN ~ Anto’, te che fai?
ANTONIO ~ No’ ’o so.
BOGDAN ~ (a Marco) No’ ’o so.
MARCO ~ “No’ ’o so”! Ma come non lo so?! Pare che non ve ne frega niente, state così seduti come se niente fosse! Ahó, qua ce stanno a frega’!
ANTONIO ~ A Marco, guarda che c’avemo famija noi!
MARCO ~ (scaldandosi) Ma che famija, Anto’! Questa è ’na questione de dignità! La volete capi’ ’sta cosa o no?
PARIDE ~ Senti, Marco, è inutile che strilli. Tu me devi di’ co’ chi hai parlato.
MARCO ~ Ma che ne so, Paride, mica me li ricordo tutti!
PARIDE ~ (operativo) Va be’, se io te dico i nomi, tu t’ ’i ricordi?
MARCO ~ Vai, di’.
PARIDE ~ Allora: co’ Franchini c’hai parlato.
MARCO ~ Sì.
PARIDE ~ Co’ Giovanni?
MARCO ~ Quello der cinque?
PARIDE ~ Sì, Giovanni der cinque.
MARCO ~ C’ho parlato, ce sta pure lui, dice che nun firma.
PARIDE ~ Co’ ’a signora Pia?
MARCO ~ (colto impreparato) … Ma che c’entra Pia… quella sta in segreteria…
ANTONIO ~ Sì, va be’! Questo vo’ fa’ ’e lotte senza manco conosce’ ’a signora Pia…
BOGDAN ~ (sottovoce a Marco) Assemblaggio.
PARIDE ~ ’A signora Pia sta all’assemblaggio. Se ce parli, t’acchitta tutti quelli là sotto!
MARCO ~ E va be’, mo’ ce parlerò.
PARIDE ~ Co’ Tomaselli?
MARCO ~ Oddio, quello m’ha tenuto là du’ ore…
PARIDE ~ Eh, lo so, quello parla ’n botto. Me devi di’ l’urtima cosa che t’ha detto.
MARCO ~ Va be’, dopo du’ ore che ce parlavo, m’ha detto che se non firma nessuno, non firma manco lui.
PARIDE ~ Perfetto.
ANTONIO ~ (sarcastico) Le ultime parole famose…
PARIDE ~ (ad Antonio) Guarda che Tomaselli c’è sempre stato.
ANTONIO ~ Sarà…
PARIDE ~ Poi chi manca?…
ANTONIO ~ (curioso, a Marco) Cosimi che ha detto?
MARCO ~ Cosimi ha detto subito sì.

Paride e Antonio si scambiano uno sguardo d’intesa.

Lo studente

DIEGO ~ A Lore’, ajo e ojo?
LORENZO ~ … Sennò?
DIEGO ~ Sennò ojo.
LORENZO ~ Ah.
DIEGO ~ (sbottando) Eh, ’n ce sta ’n cazzo, nun hai fatto spesa!
LORENZO ~ Eh, lo so hai ragione, scusa… Allora, perché me lo chiedi?
DIEGO ~ Ma infatti nun era ’na domanda, era ’n’affermazione: “ajo e ojo”.
LORENZO ~ Va bene, dai, finisco di leggere qui e vengo a darti una mano!
DIEGO ~ (curioso) Perché, che stai a legge’?
LORENZO ~ (evasivo) Ma no, niente, una cosa su internet…
DIEGO ~ Ma de che?
LORENZO ~ Mah, niente… È un blog su cui scrive gente…
DIEGO ~ (sbirciando) Ma che devi fa’ ‘n colloquio de lavoro?
LORENZO ~ Ma no… Va be’, in pratica: il professore con cui lavoro…
DIEGO ~ … Molteni! Oh, quello te vole proprio bene!
LORENZO ~ Be’, mi vuole bene…
DIEGO ~ Te porta proprio così!
LORENZO ~ … Comunque, mi ha proposto per un colloquio con una compagnia assicurativa…
DIEGO ~ Pe’ fa’ l’assicuratore!
LORENZO ~ … No, be’… credo si tratti più di un profilo tecnico…
DIEGO ~ E te stai a prepara’, bravo!
LORENZO ~ Mah, stavo giusto leggendo due cose…
DIEGO ~ E che dicono?
LORENZO ~ Guarda, l’ho aperto proprio ora…
DIEGO ~ Eh, va be’, damoje un occhio! (Pausa) …Va be’, Lore’, ma ’ste cose se sanno!
LORENZO ~ Quali cose?
DIEGO ~ Ma che ne so, tipo “stringi forte la mano”, “guarda fisso negli occhi”, “tono de voce sicuro”… Ah, no, ecco, però stai dritto, che tu ce l’hai ’sta cosa che te ingobbisci… Va be’, ma queste so’ cazzate, ’nnamosene a magna’!
LORENZO ~ Ma, infatti, ma ti pare che lo leggo per queste cose? Era più per le domande…
DIEGO ~ Domande? Ce stanno ’e domande der colloquio?
LORENZO ~ No, non quelle del colloquio! Sono le domande tipo, quelle standard che di solito fanno ai colloqui…
DIEGO ~ Be’, perché, che c’hanno?
LORENZO ~ Non lo so, Die’, mi sembrano assurde… Già la prima: “Dove ti vedi da qui a cinque anni?”. Che gli rispondo?
DIEGO ~ Ma come che je rispondi? “All’interno della vostra azienda”! ’Ndo’ te vedi?
LORENZO ~ Eh, no! Loro devono prendere me e io già dico che mi vedo da loro…
DIEGO ~ No! Vai là a fa’ ’r colloquio de lavoro. “’Ndo’ te vedi tra cinqu’anni?” “Da n’artra parte”?! Ma che sta’ a di’, Lore’?
LORENZO ~ No, infatti nemmeno… Però ammetti che c’è un trabocchetto!
DIEGO ~ Sì, te l’hanno fatto apposta pe’ te ’r trabocchetto!
LORENZO ~ Tu mi sa’ che sei bravo, vero Die’? Tu hai fatto i colloqui?
DIEGO ~ Ma che colloqui che a me m’ha raccomandato Zanzo… So’ cose che se sanno!
LORENZO ~ Ma sì, dai, forse questa è anche facile… Però le domande più personali, tipo la due… Non so che rispondere… Tu che mi conosci da una vita che risponderesti alla due?
DIEGO ~ Va be’, Lore’, “miglior pregio” che sei intelligente! C’hai ’na testa…
LORENZO ~ No, dai! È presuntuoso che io lo dica di me stesso!
DIEGO ~ Va be’, allora di’ che sei preciso!
LORENZO ~ Che vuol di’ “preciso”…
DIEGO ~ Che sei uno che finisce sempre… dai come se dice… (Trovando la parola) Affidabile! Sei una persona affidabile!
LORENZO ~ No, Die’. “Affidabile” no. Mi dimentico di fare la spesa!
DIEGO ~ Ma che cazzo c’entra la spesa! Al lavoro sei affidabile, no?!
LORENZO ~ Va be’, dai, forse “affidabile”…
DIEGO ~ Digli che sei affidabile, che è?
LORENZO ~ Ecco, però se mi chiedono la tre davvero non so come rispondere… Non so nemmeno chi l’ha pensata una domanda così…
DIEGO ~ (grave) Eh, no. Occhio che co’ ’a tre te giochi tutto.
LORENZO ~ Ma perché, la fanno??
DIEGO ~ Eh sì, je piace proprio falla…
LORENZO ~ E tu che risponderesti?
DIEGO ~ (cercando le parole) “Dovreste prendere proprio me… perché sono una persona intelligente, precisa, affidabile…”.
LORENZO ~ Eh, sì, sto tutto il colloquio a dire quanto sono intelligente, preciso… ma dai!
DIEGO ~ No, c’hai ragione, è vero, tocca pensalla mejo. “Dovreste prendere proprio me perché dopo tanti anni di studio teorico della matematica, potrò finalmente applicare praticamente…”
LORENZO ~ Sì, ma non è vero…
DIEGO ~ “… le mie conoscenze all’interno della vostra azienda…”.
LORENZO ~ Ma non è vero!
DIEGO ~ (spazientito) Ma che cazzo c’entra che nun è vero! Ma poi scusa, te che je risp onderesti?
LORENZO ~ (timidamente) Be’, io… che non lo so.
DIEGO ~ “Non lo so”. “Perché dovremmo prendere proprio te?” “Non lo so”… Ma allora non c’anna’ proprio a fa’ ’r colloquio!
LORENZO ~ No, hai ragione…
DIEGO ~ (raccomandandosi) “Non lo so” no!
LORENZO ~ No, infatti non glielo direi… Direi più una cosa tipo quella che hai detto tu…
DIEGO ~ Digli questa cosa del passaggio dal teorico al pratico, dell’azienda…
LORENZO ~ Ecco, sì, però magari, Die’, facciamo che le risposte ce le scriviamo…
DIEGO ~ Eh, va be’, poi s’ ’e scrivemo…
LORENZO ~ Perché lo sai che io ho anche questo problema che quando parlo in pubblico mi impappino…
DIEGO ~ Ecco, allora tu fa’ ’na cosa: al “peggior difetto” tu dije che sei “timido”.
LORENZO ~ (incerto) “Timido”?
DIEGO ~ (aggiustando il tiro) “Un po’ timido”.
LORENZO ~ (convincendosi) “Un po’ timido”.

Il corriere

PIERO ~ (in difficoltà) Salve…
ROBERTA ~ Ciao… Buongiorno… Tutto bene?
PIERO ~ No, è che fa un caldo!
ROBERTA ~ Eh, sì, quest’anno l’estate non se ne vuole andare!
PIERO ~ Poi co’ ’sta tuta…
ROBERTA ~ Immagino… Ma ti posso offrire un bicchiere d’acqua?
PIERO ~ Ma scherzi? Figurati…
ROBERTA ~ Dai! Ti prendo un bicchiere d’acqua così ti senti un po’ meglio.
PIERO ~ Ce l’ho nel furgone…
ROBERTA ~ Ma sarà calda! Dai, salgo un attimo e ti porto un po’ d’acqua.
PIERO ~ (arrendendosi) Va bene, grazie…

Pausa.

ROBERTA ~ Ecco a te.
PIERO ~ Grazie!
ROBERTA ~ Mi devi scusare, ma in casa non ho niente: un tè, un succo di frutta. Ho veramente solo l’acqua…
PIERO ~ Ma scherzi? Poi, com’è che si dice? “Quando c’hai sete non c’è niente di meglio dell’acqua”…!
ROBERTA ~ Eh, infatti… Meglio?
PIERO ~ M’hai salvato. (Tornando operativo) Allora: questo è tuo.
ROBERTA ~ Grazie.
PIERO ~ C’è da mettere una firma sulla bolla d’accompagnamento.
ROBERTA ~ Ah! Qui?
PIERO ~ Sì.

Pausa.

ROBERTA ~ Perfetto, grazie mille.
PIERO ~ No, grazie a te… Grazie per l’acqua…
ROBERTA ~ Ma figurati!
PIERO ~ E grazie pure per l’autografo…
ROBERTA ~ (non capendo) Eh?
PIERO ~ (impacciato) Per la firma…
ROBERTA ~ (realizzando con imbarazzo) Aaah, okay…
PIERO ~ Va be’, allora alla prossima…
ROBERTA ~ Va bene, ciao…
PIERO ~ (sconsolato) Ciao… ciao…

Pausa. Cambio scena.

SIMONE ~ (a Piero, rimproverandolo) Ma come cazzo t’è venuto in mente? Che cazzo è l’autografo!
FABRIZIO ~ A Piero…
PIERO ~ (con energia) È stata la prima cosa che m’è venuta da di’!
ALESSIETTO ~ E t’è venuta ’n po’ male, Pie’…
FABRIZIO ~ Ma nun ho capito, lei che faccia ha fatto?
PIERO ~ Che faccia ha fatto! Schifata, non ha capito…
SIMONE ~ Niente: se la semo giocata.
PIERO ~ No, me la so’ giocata!
SIMONE ~ Va be’ Pie’, è che ce tenevo!
FABRIZIO ~ Ce tenevamo un po’ tutti, Pie’…
PIERO ~ È che finché me vede co’ ’sta cazzo de tuta…
SIMONE ~ Allora ’o vedi che ’a giacca…
PIERO ~ Basta co’ ’sta giacca!
FABRIZIO ~ (stemperando i toni) Bono pure te, Simo’! Piero ’a tuta sua s’ ’a deve mette’. Nun è ’na corpa, Pie’. Simone quando va a lavora’ se deve mette’ ’a tuta sua…
SIMONE ~ (sottovoce) Io c’ho ’a giacca…
FABRIZIO ~ Va be’, io quando sto qua dentro me devo mette er grembiale: tutti quanno annamo a lavora’ se dovemo mette’ ’na cosa.
ALESSIETTO ~ No, io no!
FABRIZIO ~ (esasperato) Va be’: tutti tranne Alessietto.
ALESSIETTO ~ ’Na vorta so’ andato pure a lavora’ in mutande.
FABRIZIO ~ Ma te sei scemo!
SIMONE ~ Ma come ’n mutande?
ALESSIETTO ~ Era estate, faceva cardo e me so’ messo in mutande.
SIMONE ~ E se un regazzino te chiedeva ’e figurine?
ALESSIETTO ~ Ma io m’ero messo tutto lì a portata de mano, bastava che m’allungavo ’n attimo…
FABRIZIO ~ Alessie’, io è un po’ che t’ ’o volevo di’: tu ’a devi smette’ de fatte ’i spinelli, te stai a brucia’ er cervello. Dijelo pure te, Simo’… S’ ’o perdemo!
ALESSIETTO ~ Basta co’ ’sta storia d’i spinelli, Fabri’, che pesantezza…

Pausa.

PIERO ~ (grave) ’A verità è che io me so’ rotto er cazzo.
ALESSIETTO ~ (tirando a indovinare) Ma d’a tuta?
PIERO ~ Ma che de ’a tuta… Io me so’ rotto er cazzo de fa’ ’sto lavoro.
FABRIZIO ~ (colpito) Va be’… che vor di’ me so’ rotto… Io pure sto sempre qua dentro e mi’ fijo non lo vedo mai, però è lavoro… Se deve fa’…
PIERO ~ È che non ce posso pensa’ che ’o devo fa’ pe’ tutta ’a vita.
ALESSIETTO ~ Ma tu non ce devi pensa’… Giorno pe’ giorno…
FABRIZIO ~ Io ho iniziato a servi’ i tavoli che c’avevo otto anni, so’ stato er primo qua dentro.
SIMONE ~ E poi i sordi a casa in quarche modo ’i dovrai pure porta’…
PIERO ~ ’Na casa che non riesco a mantene’ e che non c’ho ’r core de venne’.
FABRIZIO ~ Qu’a casa non c’hai ’r core de vennela perché è ’a casa de mamma e papà tuo, e pe’ me fai pure bene.
SIMONE ~ Va be’, Pie’. Ma a te che te piacerebbe fa’?
PIERO ~ Ma non lo so…
SIMONE ~ Oh, quarcosa ce dovrà pure esse’…
PIERO ~ (timidamente) Va be’, così, pe’ di’ ’na cazzata… ’Na cosa che ogni tanto me viene in mente… Me piacerebbe trasforma’ casa dei miei in un bed and breakfast.
FABRIZIO ~ (con entusiasmo) Ahó, e mica hai detto ’na stronzata! Guarda che è ’na bella idea! Poi qu’a casa sta in mezzo a’e campagne nove, ’a gente te ce vie’!
PIERO ~ (prendendo coraggio) Che poi casa è grande, io sto sempre al piano de sotto, sopra non ce vado mai…
SIMONE ~ Quante camere c’hai sopra?
PIERO ~ So’ tre camere e du’ bagni. Certo, sarebbe da fa’ ’n terzo bagno…
FABRIZIO ~ E chissà che hai detto! Te damo ’na mano noi! Mettemo a lavora’ pure Alessietto! Alessie’, j’o fai er favore?
ALESSIETTO ~ Sì, sì, te metto pure ’a pubblicità in edicola…
FABRIZIO ~ Senti che famo, Pie’: famo pure ’na convenzione, che te me porti ’a gente qua all’Oca d’oro e io te porto ’a gente ar beddenbreffas tuo.
PIERO ~ (ridendo) Basta che levi ’a papera!
FABRIZIO ~ Va be’, poi l’oca vedemo…
SIMONE ~ Ma poi, Pie’, questo è ’n periodo bono, co’ internet, ’e prenotazioni veloci, Airbnb…
FABRIZIO ~ Pensa che bello poi se fai ’sta cosa, er lunedì sera invece de sta’ sempre piantati qua dentro, famo ’na vorta qua e ’na vorta ar beddenbreffas de Piero.
SIMONE ~ “Da Piero”!
PIERO ~ Basta che Angelina fa l’abbacchietto!
FABRIZIO ~ Quanti ne vòi de abbacchietti, Pie’! Ma che scherzi? Ma pensa poi se ’sta cosa te va avanti, te ce vie’ gente, magari te ce viene pure quarche donna…
PIERO ~ Ma non è pe’ le donne, Fabri’, e su! È ’n’artra cosa… (Sognante) Cioè, tu non è che smetti de lavora’, alla fine lavori uguale, però stai a casa tua e c’hai più tempo pe’ te, pe’ curatte le cose tue, gli interessi tuoi… e sarebbe ’na figata. Ma t’immagini?
ALESSIETTO ~ (iniziando a cantare) «T’imma… gini… la faccia che farebbero… se da domani davvero… davvero tutti quanti smettessimo…»
TUTTI ~ (unendosi al canto) «T’immagini… quante famiglie sul lastrico… altro che crisi del dollaro… questa sì che sarebbe la crisi del secolo…» (Sempre più forte) «T’immagini… se fosse sempre domenica… tu fossi sempre libera e se tua madre fosse meno nevrotica…» (A squarciagola) «Fantasie… fantasie che volano libere… fantasie che a volte fan ridere… fantasie che credono alle favole, favole, favole, favole…»
ALESSIETTO ~ (rimasto solo) «Favole… Fa… fa… favole…!»

La segretaria

MARINA ~ (interrompendolo) Ascanio, scusami. Tutto bene? Vuoi che torni in un altro momento?
ASCANIO ~ (imbarazzato) No, dimmi pure.
MARINA ~ Volevo dirti che sono stata in cancelleria a ritirare il materiale di De Rossi, e te l’ho lasciato lì sulla scrivania, non so se lo hai visto.
ASCANIO ~ Ah, no. Bene.
MARINA ~ Posso fare qualcosa per te?

Il portiere d’albergo

BONELLI ~ Sì, guardi, avrei la necessità di prolungare il mio soggiorno per altre tre notti.
PIETRO PAOLO ~ Controlliamo subito la disponibilità. (Pausa) Allora, guardi, la sua stanza sarebbe prenotata, però ne ho un’altra disponibile… perciò facciamo così: io adesso faccio uno scambio di prenotazioni, così lei si tiene la sua stanza e non deve fare un ulteriore trasloco.
BONELLI ~ (sarcastico) Oh! Ha visto che qualche volta qualcosa di buono la fate anche qui?
PIETRO PAOLO ~ (sorridendo) Visto?
BONELLI ~ (tra sé, alludendo sarcastico a Pietro Paolo) Ride…
PIETRO PAOLO ~ Qualche esigenza in particolare?
BONELLI ~ No. La solita sveglia alle sette.

Il meccanico

ENRICO ~ (gridando) Massi!
MASSI ~ (c.s.) Ahó!
ENRICO ~ (c.s.) Vie’ ’n attimo in ufficio che te devo parla’ de ’na cosa!
MASSI ~ (c.s.) Eh, aspe’ che devo fini’ ’n attimo co’ ’sto cambio!
ENRICO ~ (c.s.) E mettece Stefanino!
MASSI ~ (c.s.) Stefanino!
STEFANINO ~ (c.s.) Ahó!
MASSI ~ (c.s.) Vie’ ’n attimo a tira’ su ’sto cambio ché m’ha chiamato Erico in ufficio!
STEFANINO ~ (c.s.) Arivo…
MASSI ~ (raggiungendo Enrico) Oh, dimme!
ENRICO ~ No, te volevo di’ che ieri ho chiamato il commercialista!
MASSI ~ Ma pe’ qu’a cosa?
ENRICO ~ Eh, sì. E niente, m’ha detto che ce sta da paga’… va be’ ma questo ’o sapevamo… Ma la cosa bella è che poi ieri sera ho parlato co’ mi’ moje!
MASSI ~ Ah!
ENRICO ~ E m’ha detto che è vero che se spende un botto pe’ i matrimoni!
MASSI ~ A Eri’, e io t’ ’o sto a di’! Guarda che ’a gente sta fori!
ENRICO ~ Ho capito, ma io mica me credevo così tanto… E quindi, niente, bisogna parti’!
MASSI ~ E daje!
ENRICO ~ Solo che poi c’ho pensato… e, tu lo sai, questa è l’officina mia da tanti anni… io c’ho buttato sudore, fatica, e quindi mo’ de metteme a fa’ pure ’sta cosa io, sinceramente, nun me la sento… E quindi ho pensato che ’sta cosa nuova magari t’ ’a potevi gesti’ te!
MASSI ~ (sorpreso) Io? In che senso…?
ENRICO ~ Che te la gestisci te… i clienti, i contatti, ’e macchine. Poi, ovviamente, famo cinquanta e cinquanta…
MASSI ~ (entusiasta) Ahó, Enri’, non lo so… sì! Cioè: ’ndo’ devo firma’?
ENRICO ~ No, non devi firma’ da nessuna parte. Tu me devi di’ solo se ce stai, così io chiamo ’r commercialista, ce pijo appuntamento, ce parlo bene…
MASSI ~ A Enri’, ma certo che ce sto, ma te l’ho proposto io!
ENRICO ~ Sì, ma io so pure che a casa stai ’n po’ impicciato…
MASSI ~ Ma che scherzi? Impicciato de che?

Cambio scena.

Ma a noi ’sta cosa ce svorta proprio, Mara!
MARA ~ Ho capito, Massi, ma de che cifre stamo a parla’?
MASSI ~ Ahó, Erico ha detto proprio “cinquanta e cinquanta”!
MARA ~ Sì, ho capito, ma dico ar mese, quant’è ar mese?
MASSI ~ E carcola che pure se riesco a piazza’ una… due macchine a settimana – che non c’ ’a faccio? – saranno 1000… 1200 euro ar mese, così, de botto!
MARA ~ A Massi, ma che stai a di’? Ma allora è ’na cosa grossa?
MASSI ~ E t’ ’o sto a di’! Ma che te credi, de essete sposata ’n cretino?
MARA ~ Ma che stupido…
MASSI ~ (fantasticando) Mo’ damme tempo che te sistemo tutto io…
MARA ~ Madonna, Massi… Mo’ me stai a fa’ sali’ ’na cosa, però…
MASSI ~ Ahó: io me porto pure ’e regazzine!
MARA ~ Ando’ te ’e porti ’e regazzine?
MASSI ~ Ai matrimoni! Je faccio fa ’e damigelle!
MARA ~ Ma che stai a di’? E io resto qua come ’na scema!
MASSI ~ No, tu ’o sai che fai? ’St’estate pijamo casa a Fregene e tu vai a fa’ ’a signora ar mare, capito? Io vengo là tutte ’e sere, tanto da Clodio cor motorino è ’n attimo.
MARA ~ (scettica) Sì, e poi io da Fregene tutti i giorni al lavoro come ce vado?
MASSI ~ A parte che mo’ a lavoro – nun me fa’ ’ncazza’ – chiami subito e te metti part-time!
MARA ~ Aridaje co’ ’sto part-time…
MASSI ~ (inarrestabile) E poi, damme tempo, Ma’, ché me stanno a veni’ in mente tutta ’na serie de cose… Tipo che mo’ dovemo senti’ tu’ cugino, che me deve da’ ’na mano pe’ ’r sito! E poi stavo pure a vede’ che Capozzi, all’Appio, fa tutta ’na cosa co’ ’e macchine dei clienti, che ’e riaffitta… Insomma, Ma’, damme tempo che se qua ’e cose ingranano, altro che part-time… roba che qua… magari te ne pòi popo sta’ a casa, eh?
MARA ~ Sì, “a casa”… Massi, ma che stai a di’? Ma se io nun vado a lavora’ noi ‘r mutuo come ’o pagamo?
MASSI ~ Va be’, ma infatti pe’ mo’ part-time!
MARA ~ (timidamente) Be’, part-time più pe’ ’e regazzine… perché non le vedo mai, me ‘e godo poco…
MASSI ~ Ma certo che è pe’ ’e regazzine, ma, scusa, pure pe’ te che te vedo sempre così sbattuta…
MARA ~ Eh, va be’… che devo fa’?
MASSI ~ ’Mbè, che è? Nun sei contenta?
MARA ~ Ma certo che so’ contenta, è che mo’ me fa un po’ strano…
MASSI ~ E te ce devi abitua’…

Mara lo bacia.

(Approfittando e baciandole il collo) Vie’ qua…
MARA ~ (divincolandosi affettuosamente) Ecchelo… E dai, Massi, ce stanno ’e regazzine de là…
MASSI ~ E famo piano…
MARA ~ Su, che è tardi, io c’ho ’a notte e tu te devi ancora fa’ ’a doccia…
MASSI ~ (sbottando) E ho capito, ma te a’e nove e mezza attacchi!
MARA ~ Eh, appunto! Dovemo magna’ presto sennò faccio tardi. Anzi, te volevo di’: se tu domani mattina quando torno me fai trova’ ’e regazzine che se so’ già vestite, lavate e hanno fatto colazione, io ’e prendo, ’e porto a scola, poi vengo a casa e me metto un po’ a dormi’… va be’?
MASSI ~ (rassegnato) Eh, va be’…
MARA ~ (maliziosa) Dai, su… che poi c’ho smonto-riposo…

Lo studente

LORENZO ~ Pronto, professore?
MOLTENI ~ Lorenzo? Mi hanno contattato dall’ufficio risorse umane. Dicono di voler fare un colloquio con te martedì mattina alle undici.
LORENZO ~ Ma io martedì avrei lezione con i ragazzi del primo anno…
MOLTENI ~ Non preoccuparti, ho già sentito Marangoni e ti sostituisce lui.
LORENZO ~ Ah, va bene. Ma dove?
MOLTENI ~ Sede centrale. Adesso ti giro la mail così hai tutte le informazioni che ti servono.
LORENZO ~ Va bene professore, io la ringrazio ancora…
MOLTENI ~ Allora, Lorenzo: io ti faccio un grosso “in bocca al lupo”, ma tanto sono sicuro che andrà tutto bene!

L’operaio

MADRE ~ (aggressiva) Ma me spieghi perché te devi mette’ sempre in mezzo a ’ste cose?
MARCO ~ (concitato) Che vor di’ pe’ te mettese ’n mezzo? Che vor di’?
MADRE ~ Ma perché non pòi fa’ come tutti l’artri che stanno al posto loro!
MARCO ~ E certo! Che se inchinano e obbediscono, no?
MADRE ~ Senti, Marco: io so solo che è da quando che c’hai quindici anni che tu stai in mezzo sempre a ’sti cazzi.
MARCO ~ Invece de esse’ contenta d’avecce ’n fijo che nun se fa mette’ i piedi in testa…
MADRE ~ Ma contenta de che, a Marco? È arivato ’r momento che te ’mpari a campa’!
MARCO ~ Ma ’o vòi capi’ che è ’na cosa seria? È ’na questione de dignità!
MADRE ~ Ma quale dignità, Marco! Er monno funziona così e tu te devi impara’ a campa’.
MARCO ~ A ma’, semo compatti, semo uniti, è ’na cosa seria, te sto a di’!
MADRE ~ “Semo compatti”… Ma nun te fa ’ncula’, Marco! Tu sei un regazzino, quelli nun stanno a da’ retta a te!
MARCO ~ Perché me dovrebbero frega’? Perché dovrebbero di’ ’na cosa e poi fanne ’n’artra? Perché?
MADRE ~ Perché quando te devi mette seduto là davanti e devi decide’ quello che devi fa’, è ’n’artra cosa!
MARCO ~ Ma tu che ne sai? Tu che cazzo ne sai de ’ste cose?
MADRE ~ Fidate, Marco, che è ’n’artra cosa! (Pausa. Poi, tra sé) Mo’ guarda tu se questo, pe’ ’sta stronzata, deve pure perde’ il lavoro…
MARCO ~ Sai che perdita, guarda…
MADRE ~ Ce l’avessero tutti il lavoro che c’hai tu. Ce l’avessero tutti.
MARCO ~ Li vorrei vede’ ’sti tutti a fa’ ’sto lavoro de merda.
MADRE ~ Ma perché, che c’ha il lavoro tuo? Che c’ha?
MARCO ~ (amaro) Ma come che c’ha, a ma’… Ma nun me vedi? Non vedi che non c’ho tempo… non c’ho tempo più de fa’ niente… non decido più un cazzo d’a vita mia, a ma’!
MADRE ~ Mamma mia, Marco, parli come se fosse ’na schiavitù!
MARCO ~ (con sfida) Perché invece che è?

La segretaria

GIULIO ~ Era questo strumento di tortura composto da tre pali, per questo “tripalium”. Questi tre pali erano messi due in diagonale e uno in verticale. Al tripalium inizialmente venivano attaccate le bestie, poi in seguito è stato usato anche per la doma degli schiavi ribelli. Quindi da “tripalium” si arriva all’italiano “travaglio”, e poi mi viene in mente il francese “travail”, lo spagnolo “trabajo”… Che poi se ci pensi in alcune regioni del Sud Italia si usa ancora “travagliare” per dire “lavorare”…
MARINA ~ Guarda, stavo pensando proprio che in Sicilia “lavorare” si dice “travagliare”…
GIULIO ~ In Sicilia sicuramente sì!
MARINA ~ Invece a Napoli si usa “faticare”…
GIULIO ~ Sì, che poi è l’etimologia di lavoro… Da “labor”, che è “sforzo, fatica”…
MARINA ~ Ah… (Cambiando discorso) Giulio, ascolta, stavo pensando: tu domani a scuola entri in seconda ora, giusto?
GIULIO ~ Domani è lunedì… sì, entro in seconda.
MARINA ~ Allora, pensavo: perché non ti fermi a dormire qui anche stasera? Così domani hai un pochino più di tempo per andare al lavoro…
GIULIO ~ (esitante) Guarda, Marina, magari se possiamo fare la prossima volta… più che altro perché a casa ho lasciato delle cose che devo sistemare…
MARINA ~ (svagando) Ma sì, era una cosa venuta in mente così, all’ultimo momento…
GIULIO ~ (riavvicinandosi) Dai, fatti fare un massaggino… che poi tra poco vado via, non ci vediamo per tutta la settimana…

Marina si raccoglie i capelli, Giulio le massaggia il collo, finché lei lo scosta. Cambio scena.

MARINA ~ Ascanio, io di qua ho finito, quindi andrei. Tu a che punto sei?
ASCANIO ~ Ma, guarda, anche io, cinque minuti e poi vado.
MARINA ~ Vuoi che ti aspetti o…
ASCANIO ~ Come preferisci, se intanto vuoi avviarti… (Girandosi a guardarla) Hai tirato su i capelli?
MARINA ~ (spiazzata) Sì.
ASCANIO ~ (con intenzione) Stai bene.

Il corriere

ZIO DANTE ~ Allora, aspe’, famme capi’ ’n attimo: tu vorresti pija’ casa dei tuoi…
PIERO ~ (puntualizzando) Casa mia.
ZIO DANTE ~ Sì, va be’, come te pare, casa tua… e facce un beddebreffass
PIERO ~ Eh…
ZIO DANTE ~ Ma perché?
PIERO ~ Perché casa è grande, io sto sempre ar piano de sotto, sopra nun ce vado mai!
ZIO DANTE ~ Sì, sì, questo l’ho capito. Dico: te ’n lavoro ce l’hai, no? E allora perché te devi anna’ a ’mbarca’ in una cosa der genere?
PIERO ~ Perché me so’ stufato.
ZIO DANTE ~ Che vor di’ che te sei stufato, scusa?
PIERO ~ Che non ce posso pensa’ che devo fa’ ’sto lavoro pe’ quarant’anni.
ZIO DANTE ~ Ma perché, scusa, io non ho lavorato pe’ quarant’anni? E poi, come pensi de campattela ’na famija, così?
PIERO ~ Perché, adesso come me la godrei ’na famiglia, che sto sempre dentro al furgone?
ZIO DANTE ~ Va be’, ma come fanno tutti: ’a sera se sta ’nsieme e poi er sabato e ’a domenica esci, vai a fa’ ’na gitarella, vai a magna’ fori…
PIERO ~ Ma te rendi conto de quanto è misero quello che stai a di’?
ZIO DANTE ~ (risentito) Oh, a misero! E guarda che ’a vita mica è tutta rose e fiori! Ce stanno da fa’ i sacrifici! E l’avemo fatti tutti i sacrifici, pure tu’ padre e tu’ madre!
PIERO ~ E allora perché voi avete vissuto ’na vita infelice, la devo vive’ pure io?
ZIO DANTE ~ Ma che infelici! Guarda che eravamo ben contenti de fa’ i sacrifici! Ma pensa a tu’ padre e tu’ madre, a quello che hanno fatto pe’ te e pe’ tu fratello, pe’ favve magna’, pe’ favve studia’, pe’ favve campa’ come se deve…
PIERO ~ (animandosi) Ma che c’entra! Io non sto a mette’ in dubbio quello che voi avete fatto per me!
ZIO DANTE ~ E ’nvece ’o stai popo a fa’! Ma poi, scusa: ma che uno se sveja ’a mattina e dice: “Non vojo più anna’ a lavora’”? Ma che so’ tutti deficienti quelli che s’arzano ’a mattina e vanno a lavora’? Oppure quelli che er lavoro no’ ’o trovano e s’ammazzano pe’ questo? Tutti deficienti? De ’n botto? Oh, ma che stai a fa’ er regazzino?
PIERO ~ (grave) Zi’, io non sto a fa’ i capricci. Io non sto bene.
ZIO DANTE ~ (addolcito) Senti, Pie’, a me me piagne er core a vedette così. Sur serio. Però… er monno funziona così e ha sempre funzionato così! E poi mo’, co’ tutta ’sta crisi che c’è, co’ tutta ’sta gente che il lavoro nun lo trova, te che ’n lavoro ce l’hai, ce sputi sopra?
PIERO ~ Ma io posso parla’ pe’ me, mica per gli altri!
ZIO DANTE ~ Ho capito, ma pure ’sta cosa là ’n mezzo a ’e vigne a Cecchina, ma chi te ce ve’? Ma manco stassi ar centro de Roma…
PIERO ~ (secco) Va be’, non ce posso nemmeno prova’?
ZIO DANTE ~ (deciso) Senti, famo a capisse: ’a casa è ’a tua, i sordi so’ i tui, ’a vita è ’a tua: fa’ come te pare! Però poi nun veni’ a piagne’ miseria da me, perché me toccherà ditte che te l’avevo detto. (Pausa. Poi, tra sé, scuotendo la testa) Beddebreffass

Lo studente

DIEGO ~ Ahó, e mettemose a vende’ metanfetamine!
LORENZO ~ (svogliato) Ma che c’entra, è un telefilm…
DIEGO ~ Guarda che è fatto bene, c’era sempre ’n chimico sul set!
LORENZO ~ Sì, ma è romanzato…
DIEGO ~ Poi, scusa, te non l’hai studiata chimica?
LORENZO ~ Mah, ho fatto due esami…
DIEGO ~ Eh, magari bastano! Te sto a di’: mettemose a vende’ metanfetamine!
LORENZO ~ E mettemose a vende’ metanfetamine…
DIEGO ~ … Ma che c’hai? Te vedo un po’ stranito…
LORENZO ~ Ma no… niente…
DIEGO ~ Ma è per domani? È ansia pe’ domani, Lore’?
LORENZO ~ Ma sì, un minimo…
DIEGO ~ Ma dai, Lore’, se semo scritti tutto! Mica pò anna’ male!
LORENZO ~ (polemico) Eh, no, “mica può andar male”! Questa frase…
DIEGO ~ Ma poi dai, vedrai che andrà bene, perché anche Molteni c’avrà messo ’na buona parola…
LORENZO ~ Ah, sì, lui dovresti vederlo! È lanciatissimo! Ha già organizzato tutto: la sostituzione, il giorno, l’orario…
DIEGO ~ Perché te vole bene…
LORENZO ~ Come se fare questo colloquio fosse il naturale proseguimento del mio percorso di studi…
DIEGO ~ Perché ’o dici così?
LORENZO ~ Perché non me l’ha nemmeno chiesto se mi andasse di fare questa cosa! E non è stato l’unico: non me l’hanno chiesto i miei colleghi, i miei genitori… nemmeno tu me l’hai chiesto, Die’!
DIEGO ~ (colpito) Ma scusa… ma tu non hai studiato pe’ questo?
LORENZO ~ (sincero) … No! No, io ho studiato – e studio ancora – perché mi piace farlo! Solo che se nemmeno il professore con cui lavoro se ne rende conto, io mi vergogno quasi a dirlo!
DIEGO ~ Va be’, Lore’… ma uno mica pò studia’ pe’ tutta ’a vita…
LORENZO ~ Evidentemente no…
DIEGO ~ Ma poi, scusa… a te che te piacerebbe fa’?
LORENZO ~ (dopo una pausa) Non lo so… Non lo so! Ma… posso non saperlo ancora? Vorrei giusto avere il tempo di capirlo…
DIEGO ~ (timidamente) Ma non è che magari mo’ sei un po’ scosso pe’ ’sta cosa der colloquio che t’è capitata, così, de botto… Però vojo di’: ce semo passati tutti… È fisiologico… A ’na certa se fa…
LORENZO ~ (rinunciando) Ma sì, Die’, infatti scusami… Non volevo nemmeno coinvolgerti in questa conversazione patetica.
DIEGO ~ No, ma che patetica, sto qua, t’ascolto… Però alla fine pure tu, ma che devi fa’…
LORENZO ~ Eh, no, infatti, che devo fare…

Il portiere d’albergo

SORELLA ~ (allibita) Ma come cosa devi fare, Pietro Paolo? Cioè, Agata ti sta dicendo che vuole presentare un nuovo uomo a tua figlia, magari andarci a vivere insieme, e tu non dici niente?
PIETRO PAOLO ~ (difendendosi) Non è che non dico niente, è che semplicemente finirei per ritardare una cosa che prima o poi avverrà. Agata, prima o poi, una vita se la dovrà rifare.
SORELLA ~ Senti, Pietro, io queste cose te le dico perché sono tua sorella e mi preoccupo per te, e mi sembra anche giusto. È che Agata deve capire che non è da sola… Voi siete in tre, avete una figlia insieme!
PIETRO PAOLO ~ Lo so.
SORELLA ~ Per questo ti dico che, secondo me, tu ti devi rivolgere a un legale per sapere di che diritti godi in merito a questa questione.
PIETRO PAOLO ~ Sì… Se metto in mezzo anche un avvocato sai quanti soldi mi tira fuori?
SORELLA ~ (irritata) Senti, Pietro Paolo, questa dei soldi è veramente una pigrizia. La verità, secondo me, è che tu stai subendo questa situazione.
PIETRO PAOLO ~ (energicamente) No, io non sto subendo questa situazione! Sto facendo l’unica cosa che posso fare, cioè lavorare e mandare metà del mio stipendio a Lucrezia affinché cresca come si deve.
SORELLA ~ Oh. E qui apriamo un’altra questione… Parliamoci per una volta con una certa franchezza, Pietro: tu e Agata non siete stati sposati…
PIETRO PAOLO ~ No.
SORELLA ~ … Non siete stati una coppia…
PIETRO PAOLO ~ No.
SORELLA ~ … Non vi siete amati… Insomma, diciamocelo con sincerità, questa gravidanza è stata un errore. Allora tu mi devi spiegare perché, ancora oggi, a distanza di due anni, devi mandare mezzo stipendio giù per mantenere non soltanto tua figlia, ma pure quella zucchina che te la cresce!
PIETRO PAOLO ~ No, no, no, un attimo! Agata ha un lavoro e si mantiene da sola.
SORELLA ~ Che fa Agata? Da quando? Che fa?
PIETRO PAOLO ~ Fa la commessa, da poco.
SORELLA ~ E io non lo sapevo!
PIETRO PAOLO ~ Ma non è neanche questo il punto. Il fatto è che già la situazione è difficile di per sé; se metto in mezzo anche un avvocato mi diventa un vero inferno!
SORELLA ~ (arrendendosi) Allora, Pietro, veramente, io non so più che cosa dirti. Continua a fare così come hai sempre fatto.

Lo studente

ESAMINATORE ~ “Viani”.
LORENZO ~ Salve.
ESAMINATORE ~ “Lorenzo”. Posso chiamarti Lorenzo?
LORENZO ~ Ma certo.
ESAMINATORE ~ Allora, Lorenzo: come forse già saprai, oggi non faremo un colloquio tecnico, ma ti farò qualche domanda per conoscerci meglio… va bene?
LORENZO ~ Va bene.
ESAMINATORE ~ Allora. Lorenzo… Così, a bruciapelo: il tuo miglior pregio e il tuo peggior difetto.
LORENZO ~ Allora: come miglior pregio direi quello di essere affidabile… sul lavoro.
ESAMINATORE ~ E questo è importantissimo.
LORENZO ~ E come peggior difetto invece mi riconosco forse quello di essere un po’ timido…
ESAMINATORE ~ (bonario) Ma su questo si può lavorare! Con un po’ d’impegno, magari… eh? Senti, Lorenzo: ma tu dove ti vedi da qui a cinque anni?
LORENZO ~ Beh, sicuramente in una realtà stimolante e dinamica come potrebbe essere per esempio la vostra azienda!
ESAMINATORE ~ Molto bene. E a proposito di noi, tu sai che noi siamo un’azienda un po’ particolare, noi lavoriamo per obiettivi. Tu hai mai lavorato per obiettivi?
LORENZO ~ Diciamo che durante il mio percorso universitario ho dovuto rispettare diverse scadenze e consegne, per cui in un certo senso sì, ho lavorato per obiettivi.
ESAMINATORE ~ E un obiettivo che hai raggiunto?
LORENZO ~ Un obiettivo che ho raggiunto… Sicuramente il conseguimento della borsa di studio per il programma di dottorato che attualmente sto concludendo.
ESAMINATORE ~ Complimenti! E un obiettivo che non hai raggiunto? Un tuo “fallimento”, per così dire…
LORENZO ~ Allora… diciamo che adesso non mi viene in mente… ma ci sono stati…
ESAMINATORE ~ (paternalistico) Lorenzo! Te lo dico per esperienza personale: ammettere i propri errori è fondamentale! Perché ci fa crescere…
LORENZO ~ (cercando di chiarire l’equivoco) No, ma infatti ho fallito tante volte, solo che adesso non mi viene in mente un caso in particolare…
ESAMINATORE ~ Senti, Lorenzo: tu di solito studi da solo o in gruppo?
LORENZO ~ Mah… Io tendenzialmente studio da solo… però potrei stare benissimo all’interno di un gruppo di lavoro, di un team…
ESAMINATORE ~ (compiaciuto) Oh…! che bello che tu abbia usato questa parola! Una parola a noi molto cara. E per questo non posso non chiederti: cosa significa per te “team”?
LORENZO ~ Be’… il team è un gruppo di persone che… collaborano sinergicamente per raggiungere un obiettivo condiviso.
ESAMINATORE ~ (colpito) Non avrei saputo dirlo meglio! Senti, Lorenzo: ma tu perché hai scelto proprio questo percorso di studi?
LORENZO ~ Allora, diciamo che lo studio della matematica mi ha appassionato sin dal liceo, per cui poi ho pensato in continuità…
ESAMINATORE ~ E questo si era capito dal curriculum. Io intendevo dire perché hai scelto questo percorso di studi… per fare cosa?
LORENZO ~ (esitante) Be’, quando ho iniziato non è che avessi in mente proprio un dopo…
ESAMINATORE ~ Certo, ma poi col tempo ti si sarà chiarito quello che poteva essere un eventuale sbocco lavorativo…
LORENZO ~ In realtà…
ESAMINATORE ~ Un ramo d’applicazione, Lorenzo… (Cercando di aiutarlo) Non so: logistico, finanziario, informatico…
LORENZO ~ (senza convinzione) Finanziario…
ESAMINATORE ~ (insospettito) Mmh. Lorenzo, perché dovremmo scegliere proprio te?
LORENZO ~ (dopo una pausa, liberandosi) Non lo so. (Con sollievo) Non lo so.

Il portiere d’albergo

PIETRO PAOLO ~ Ah, ingegnere, se per favore mi riconsegna le chiavi dell’automobile domattina possiamo restituirla.
BONELLI ~ Come le chiavi?
PIETRO PAOLO ~ Eh, sì, domattina scade il contratto di noleggio e dobbiamo restituire l’automobile.
BONELLI ~ Ma scusi, io non ho prenotato per altre tre notti?
PIETRO PAOLO ~ Certamente.
BONELLI ~ E allora mi serve la macchina per altri tre giorni.
PIETRO PAOLO ~ Beh, lei l’ultima volta non l’ha specificato. Ha parlato della sveglia ma non dell’automobile.
BONELLI ~ E io allora, secondo lei, al lavoro come ci vado, a piedi?
PIETRO PAOLO ~ Ma guardi, non c’è problema, adesso facciamo una telefonata e domattina avrà un’automobile nuova.
BONELLI ~ Guardi, veramente, il punto non è la macchina. E prima la stanza, poi l’automobile… Ma come le fate le cose in questo albergo? Pasticciate?
PIETRO PAOLO ~ Guardi, ingegnere, io le chiedo ancora scusa per gli inconvenienti avvenuti in precedenza, però stavolta non è colpa mia.
BONELLI ~ (sarcastico) Ah, non è colpa sua? Io parlo solo con lei, trovo solo lei qui e adesso lei ha il coraggio di dirmi che non è colpa sua?
PIETRO PAOLO ~ Ingegnere, scusi, ma non posso prendermi responsabilità che non mi appartengono.
BONELLI ~ Guardi, veramente, è colpa mia. È colpa mia che mi affido a una persona così poco perspicace come lei.
PIETRO PAOLO ~ (cominciando a perdere la pazienza) Adesso, però, non c’è bisogno di offendere perché starei comunque lavorando.
BONELLI ~ (derisorio) Sta lavorando… Il lavoro più facile del mondo! Che deve fare? Prendere una tessera, dare una chiave? Cosa c’è di difficile?
PIETRO PAOLO ~ Abbia pazienza, ingegnere. Io non vengo a dire a lei come fare il suo lavoro.
BONELLI ~ Ci mancherebbe…
PIETRO PAOLO ~ (sempre più animato) E allora lei non venga a dire a me come fare il mio!
BONELLI ~ Senta, io non mi faccio trattare così da un pezzente come lei!
PIETRO PAOLO ~ (senza più remore) E io non mi faccio trattare così da uno stronzo!
BONELLI ~ (dopo una pausa) Perfetto. Mi faccia parlare con il direttore dell’albergo.

La segretaria

MARINA ~ Pronto, Davide?
DAVIDE ~ Ohi, Mari’?
MARINA ~ Scusa, Davide, dormivi? È tardissimo…
DAVIDE ~ No, no, dimmi, sto al lavoro…
MARINA ~ Oddio, scusami! Non è che ti puoi prendere cinque minuti ché avrei bisogno di parlarti un attimo?
DAVIDE ~ Certo, Mari’, dimmi: che è successo?
MARINA ~ Va be’, niente. (Con fatica) Oggi dopo il lavoro Ascanio mi ha chiesto di andare a mangiare una cosa insieme… Poi, dopo, tornando…
DAVIDE ~ Ci sei andata a letto.
MARINA ~ Sì.
DAVIDE ~ E come stai?
MARINA ~ Non lo so. (Cominciando ad agitarsi) No, cioè, Da’… in realtà io non sto bene, non mi sento bene fisicamente…
DAVIDE ~ Ma non t’è piaciuto?
MARINA ~ Ma che c’entra, Davide! Che c’entra! È che tu mi conosci da una vita, no? Ma come ho fatto a fare una cosa del genere? Ma che m’ha detto la testa a me di fare una cosa così?
DAVIDE ~ Marina, senti, è normale. È successo adesso ed è normale che tu ti senta in colpa per Giulio.
MARINA ~ Ma non riguarda solo Giulio, non è solo per lui… Io ho proprio l’impressione che dietro ci sia qualcosa di più grosso…
DAVIDE ~ Tipo?
MARINA ~ (piangendo) Non lo so, Da’, è che io me sento una miseria addosso…
DAVIDE ~ Tesoro…
MARINA ~ Se qualche anno fa m’avessero detto che io avrei fatto ’sta fine qua, io non c’avrei creduto mai!
DAVIDE ~ Ma quale fine?
MARINA ~ Ma questa, Davide! Questa! È come se io fossi sempre in difetto, in difficoltà, come se c’avessi sempre qualcosa da dimostrare…
DAVIDE ~ Ma al lavoro, dici?
MARINA ~ Ma dappertutto Da’, dappertutto! Io non faccio più una cosa che sia mia, che mi rappresenti. Io la mattina mi alzo, vado al lavoro, faccio cose così, senza senso… E poi dici che Giulio non vuole venire a vivere con me, no? Giulio ha ragione!
DAVIDE ~ Ma no, Marina, non dire queste cose!
MARINA ~ No, Davide, Giulio ha ragione! Perché lui è uno che ha inseguito le sue passioni, è così pieno di interessi, di curiosità… Ma che si deve dire con una come me? Ma dove deve andare, dove deve guardare con una come me? Che non c’ho manco più un interesse, un’aspirazione, non faccio nemmeno più una cosa che mi piace e neanche lo riesco più a capire quello che mi piace! (Dopo una pausa, con decisione) No, Davide, io non ci voglio mettere più piede là dentro.
DAVIDE ~ No, Marina, almeno su questo, per favore, ti dico di pensarci…
MARINA ~ No, Davide… Io mi devo liberare.

Il meccanico

ENRICO ~ (serio) Massi…
MASSI ~ Oh, Enri’, dimme!
ENRICO ~ Vie’ ’n attimo de là.
MASSI ~ Sì! Oh, a proposito: te volevo di’ che ho sentito il cugino de Mara e ce pò da’ ’na mano pe’ ’r sito. Poi te volevo pure di’ che me so’ informato de quella cosa de Capozzi all’Appio e…
ENRICO ~ Sì, però mo’ Massi famme parla’ ché te devo di’ ’na cosa importante.
MASSI ~ E dimme.
ENRICO ~ (cercando le parole) Ho parlato col commercialista e… niente Massi… ce stanno un po’ de cose che noi ingenuamente non avevamo considerato… Ce sta da apri’ un’altra società e ’sta società me la dovrei intesta’ io… poi ce stanno le assicurazioni, i bolli… ’Nsomma, Massi, ’sta cosa nun se pò fa’.
MASSI ~ (cercando di mascherare la delusione) E va be’…
ENRICO ~ Da ’na parte è mejo così, no? Ner senso che nun c’avemo investito niente e quindi non c’avemo manco perso niente.
MASSI ~ Sì, infatti.
ENRICO ~ Poi magari un domani… Oh, Massi, poi se te serve er Maggiolone pe’ tu’ cugina, pijatelo.
MASSI ~ Va be’, poi me dici quanto…
ENRICO ~ No, Massi.

La segretaria

GIULIO ~ Pronto, Marina?
MARINA ~ Pronto, Giulio? Ciao! Ascolta: hai finito a scuola, sei uscito?
GIULIO ~ Sì, guarda, ho finito dieci minuti fa, stavo tornando.
MARINA ~ Ok… Allora, volevo chiederti: ti va di andare a mangiare una cosa fuori per pranzo, io e te, in centro?
GIULIO ~ Ma adesso, dici?
MARINA ~ Sì, sì, adesso.
GIULIO ~ Ma sì, è una bellissima idea! Ma poi con questa bella giornata!
MARINA ~ Infatti, hai visto?
GIULIO ~ Ma scusa, tu non dovresti essere a lavoro in questo momento?
MARINA ~ No, Giulio, oggi non sono andata al lavoro. Non ci sono andata.
GIULIO ~ Ti sei presa un giorno di ferie?
MARINA ~ Diciamo che è una cosa un pochino più lunga e se ci vediamo te ne parlo, ok?
GIULIO ~ Va bene. Ma tu dove sei ora?
MARINA ~ Sono in metro, Giulio. Perché sto tornando. (Con emozione) Sono stata a Galleria Borghese… perché era tanto tempo che non ci andavo e sentivo la necessità di rivedere… di ritrovare alcune cose. Quindi pensavo… adesso che devi portare i ragazzi in gita, ti va se li accompagniamo insieme?

L’operaio

MARCO ~ (con amarezza) Pezzi de merda…
PARIDE ~ Va be’, Marco, mo’ pezzi de merda…
MARCO ~ Eh no, Paride, so’ pezzi de merda, perché non se fa così! Non se fa che prima dici ’na cosa e poi ne fai ’n’artra.
ANTONIO ~ Guarda che ’a gente c’ha famija, c’ha ’r mutuo… Mica se pò sta’ a campa’ de sogni…!
MARCO ~ Sì, sì, va be’, Anto’…
PARIDE ~ Comunque oggi ’a chiavetta me la so’ ricordata.
ANTONIO ~ Che m’offri ’n caffè?
MARCO ~ (tra sé) Stanno a pensa’ ar caffè, oh…
ANTONIO ~ Però d’orzo… Ha detto ’r dottore che ’o posso pija’ solo così.
BOGDAN ~ (a Marco) Chi ha firmato?
MARCO ~ Ma che cazzo ne so, Bogdan… qua pare che stanno a firma’ tutti quanti!
BOGDAN ~ Tu quando vai?
MARCO ~ A me m’hanno convocato pe’ lunedì. A te?
BOGDAN ~ Pure.
MARCO ~ A voi?
ANTONIO ~ Io ce vado domani.
MARCO ~ E tu, Pa’?
PARIDE ~ (dopo una pausa, con difficoltà) Io ce so’ annato stamattina.
MARCO ~ (spiazzato) Come stamattina…? Ma non ce dici gnente…?
PARIDE ~ Ma che te devo di’, a Marco? Che te devo di’?
MARCO ~ (realizzando) Hai firmato? Hai firmato, no?
ANTONIO ~ (difendendo Paride) Ma che doveva fa’?
MARCO ~ (deluso e arrabbiato) Ma come che doveva fa’, Anto’? Questo m’ha mannato in giro come ’n cojone a convince’ tutti quanti e poi va a firma’! Ma tanto ce lo sapeva che firmava!
PARIDE ~ (energicamente) Io t’ho detto che non firmavo solo se non firmava nessuno!
MARCO ~ E infatti bravo, hai firmato! (Riferendosi ad Antonio) Mo’ pure quest’artro non vede l’ora de firma’! Mo’ pure Bogdan firma!
BOGDAN ~ (con dignità) No, io no’ ’o so.
MARCO ~ (a Bogdan) Scusa. (Sempre più amaro) È che uno cerca de fa’ le cose, poi crolla uno, crollano tutti. ’N branco de pecore… (Ostinato) Io non firmo. Vaffanculo, io non firmo!
ANTONIO ~ (derisorio) Bravo, sei ’n eroe!
MARCO ~ No, non so’ ’n eroe, però almeno non so’ ’no stronzo. (Dopo una pausa) ’Ste pecore…

Il meccanico

MARA ~ Ahó, a Massi, ma che stai a fa’ ancora qua? Annamosene a dormi’, che è tardi! (Gli dà un bacio) ’E regazzine stanno a dormi’?
MASSI ~ (affranto) Sì, sì.
MARA ~ Ma che hai fatto?
MASSI ~ Niente, Ma’, al lavoro.
MARA ~ (allarmata) Be’? Che è?
MASSI ~ Niente, ho parlato co’ Enrico. Dice che ha sentito er commercialista, che ce stanno un po’ de cazzi che non avevamo previsto… nun lo so, ’n c’ho capito niente, comunque pe’ qu’a cosa non se pò fa’.
MARA ~ Cioè, proprio nun se pò fa’ o…
MASSI ~ Cioè “pe’ mo’ no…”, ma no. (Pausa) Senti, poi te volevo di’ che ha chiamato mi’ madre. Ha detto che s’era scordata che domani c’aveva ’na visita ar Policlinico, e non le pò anda’ a pija’ lei ’e regazzine a scola. Però te volevo di’ che se tu te prendi un attimo un permesso al lavoro… le vai ’n attimo a prende’ a scola, poi io tempo che stacco…
MARA ~ (interrompendolo nervosamente) A Massi, ma che stai a di’? Ma come faccio a ’nnamene dar supermercato?
MASSI ~ Ma, guarda, giusto er tempo de…
MARA ~ Ma pure che m’ ’e pijo, ma poi ‘ndo’ me ’e metto?
MASSI ~ ’E lasci da Claudia in amministrazione…
MARA ~ Ma che stai a di’?
MASSI ~ A’mo sempre fatto così, eh!
MARA ~ Ma che a’mo fatto! (Lo scansa con fastidio) Va be’, lascia perde’, faccio io, quarche cosa me invento.
MASSI ~ (risentito) Oh, se è un problema no, eh!
MARA ~ (esausta) No, Massi, nun è un problema. È che so’ stanca, so’ stanca morta, non c’ ’a faccio più manco a pensa’… Vojo anna’ a dormi’. Io vado a letto, tu che fai?
MASSI ~ Sto un po’ qua.

Lunga pausa.

MARA ~ (dolcemente) A Massi, ma che stai a fa’ ancora qua? Annamosene a dormi’.
MASSI ~ Nun c’ho sonno, Ma’.
MARA ~ Dai, che domani se dovemo arza’ presto.
MASSI ~ Se dovemo sempre arza’ presto.
MARA ~ Eh, va be’… che dovemo fa’?
MASSI ~ Niente.
MARA ~ Dai, scusa… T’ho detto che pe’ domani ce penso io…
MASSI ~ (esplodendo) Ma non è domani, Mara! È che ’n c’ ’a faccio più!
MARA ~ Lo so, Massi. Semo tutti stanchi.
MASSI ~ Ma non è stanchezza… è che me fa rabbia. Ma scusa, ma a te te pare normale che mo’ domani mi’ madre c’ha ’na visita e qua succede ’r casino, succede? E ’e regazzine ’n sapemo più do’ mettele, ’e stamo sempre a sballottola’ da ’na parte all’artra, me stanno sempre a fa’: “Ma mamma do’ sta?”. Ma che je devo di’, che nun te vedono mai? E pure quanno te vedono stanno a dormi’! Dai, Ma’, ’sta cosa ’n c’ha senso proprio…
MARA ~ (preoccupata) Sì, però Massi, mo’ nun strilla’ ché stanno a letto…
MASSI ~ (sempre più forte) E poi pure io e te, no? Che nun se vedemo mai, se incrociamo du’ vorte ar giorno, se damo du’ bacetti… nun c’avemo manco ’r tempo de fasse ’na coccola… che ’n se sa che cazzo c’avemo da fa’ sempre fori da ’sta casa! Io non lo so, ma a me ’sta cosa m’ammazza! E nun so manco più che cazzo fatte! Te giuro che ce sto a prova’, ce credi che ce sto a prova’?
MARA ~ (accorata) A Massi, lo so che c’hai provato! Ma infatti a te non te se pò di’ gnente! E pure mo’ non è successo gnente, continuamo a fa’ com’ a’mo sempre fatto… Poi magari un domani, se ’sta cosa…
MASSI ~ (interrompendola) Ma che “domani”, Mara? Che poi ’e regazzine crescono, e te nun te ’e godi, e pur’io uguale! Ma scusa, ma è che te vorrei da’ de più!
MARA ~ Ma de più de che, a Massi!
MASSI ~ Ma de ’sta vita de merda, a Ma’, de che?
MARA ~ (fremente) Senti, Massi, mo’ datte ’na carmata. Tu certe cose nun le devi di’, hai capito? (Lo scuote) Nun le devi di’! Noi se sbattemo come se sbattono tutti! Ma che ce manca a noi? (Definitiva) Tu a me non m’hai fatto manca’ mai niente. Mai. Hai capito?
MASSI ~ (colpito) Sì.
MARA ~ E mo’ annamosene a dormi’, ché io c’ho sonno.
MASSI ~ Scusa.
MARA ~ (dolcemente) Dai, su… pe’ ’na notte che potemo dormi’ insieme…

L’operaio

DIRIGENTE ~ Ferri?
MARCO ~ (trattenendosi) Sì.
DIRIGENTE ~ Prego, si accomodi.
MARCO ~ Salve.
DIRIGENTE ~ Ferri Marco, giusto?

Marco annuisce.

Bene. Allora, Marco, la situazione è la seguente: come avrà percepito dal clima delle ultime settimane, la nostra azienda sta attraversando un momento difficile. Un momento difficile che chiede scelte difficili. Non ultima questa modifica unilaterale delle condizioni contrattuali. Vi stiamo chiedendo uno sforzo gravoso, ce ne rendiamo conto noi per primi. Ci auguriamo ovviamente che si tratti di una cosa passeggera, che si possa superare, magari anche grazie al vostro contributo. A titolo informativo, le comunico che l’orientamento generale da parte dei suoi colleghi sembra essere quello di una piena adesione all’accordo. Ora, spero che lei abbia avuto il tempo di fare le sue valutazioni… se ha qualcosa da chiedere in proposito io sono qui… Non so, c’è qualcosa che vuole dire in merito?

Marco cerca di parlare ma non riesce.

(perplesso) … Ferri?
MARCO ~ (arrendendosi, con un filo di voce) No.
DIRIGENTE ~ Bene, allora procediamo con la firma.

Marco annuisce a testa bassa.

Il portiere d’albergo

SORELLA ~ Da mamma, Pietro?
PIETRO PAOLO ~ (desolato) Sì, per il momento da mamma.
SORELLA ~ Ma scusa, tutti quei curricula che hai mandato, possibile che non t’abbia risposto nessuno?
PIETRO PAOLO ~ No.
SORELLA ~ Quell’idea che avevi avuto di andare all’estero per un periodo, provare a ricominciare da lì…?
PIETRO PAOLO ~ Sì, c’ho pensato, ma non si può fare. Già così Lucrezia non la vedo mai… Se me ne andassi finirei per vederla crescere dal computer e non glielo posso fare.
SORELLA ~ Pietro, io te lo dico perché andare a lavorare al negozio da mamma è proprio la fine di ogni prospettiva, di ogni possibilità…
PIETRO PAOLO ~ Lo so, ma è una soluzione momentanea, finché non trovo qualcosa di meglio…
SORELLA ~ Va be’, tu continua a mandare curricula che poi magari qualcosa esce…
PIETRO PAOLO ~ Speriamo…
SORELLA ~ Va be’, adesso quando cominci da mamma?
PIETRO PAOLO ~ (con rassegnazione) Lunedì. Lunedì alle sette.

Lo studente

DIEGO ~ Be’, ’nsomma? Com’è andata?
LORENZO ~ (evasivo) È andata…
DIEGO ~ Ma t’ha fatto ’e domande nostre?
LORENZO ~ Sì.
DIEGO ~ E tu che hai risposto?
LORENZO ~ Be’, più o meno quello che ci eravamo detti.
DIEGO ~ … Ma perché t’ha fatto pure altre domande?
LORENZO ~ Be’, sì.
DIEGO ~ E tu gli hai risposto bene?
LORENZO ~ “Bene”… Gli ho risposto!
DIEGO ~ Senti ’n po’, ma ’a tre te l’ha fatta?
LORENZO ~ Sì.
DIEGO ~ E che j’hai risposto?

Lorenzo esita.

(sospettando) Lore’, che j’hai risposto alla tre?
LORENZO ~ (sincero) … Che non lo sapevo!

Diego sospira.

Ma è la verità! (Complice) Senti, Die’… ma s’annamo a fa’ ’na birretta?
DIEGO ~ (affettuosamente) E annamose a fa’ ’sta birretta…

Il corriere

PIERO ~ E allora annamosene in Germania!
FABRIZIO ~ A fa’ che in Germania?
PIERO ~ All’Oktoberfest! Dai che è fico l’Oktoberfest…
ALESSIETTO ~ Sì, fico è fico… Ma te quando volevi anda’?
FABRIZIO ~ E quando voleva anda’, Alessie’? “Oktoberfest”!
SIMONE ~ (ironico) A marzo!
ALESSIETTO ~ (difendendosi) Ma volevo capi’ i giorni precisi pe’ ’e ferie…
FABRIZIO ~ Ma mo’ che è ’sta cosa de’e vacanze a ottobre? ’E vacanze se fanno a agosto, ar mare.
PIERO ~ Va be’, annamo ar mare.
ALESSIETTO ~ Comunque ar mare, volendo, ce sta casa dei miei a Sabaudia…
PIERO ~ No, rega’! Pe’ ’na vorta che partimo tutti insieme annamosene fori!
FABRIZIO ~ Alessie’, questi stanno a fa’ i sofisticati… Mo’ ’a risolvo io. ’O sapete do’ annamo? A Barcellona.
PIERO ~ ’N’artra vorta?
FABRIZIO ~ Oh, er grande ritorno!
ALESSIETTO ~ Ma ce semo stati du’ anni fa…
FABRIZIO ~ Dieci anni fa, rincojonito!
PIERO ~ Era ’a maturità! Ma poi co’ tutto ’sto casino che c’è stato a Barcellona…
ALESSIETTO ~ (ignaro) Perché che casino c’è stato a Barcellona?
SIMONE ~ (incredulo, agli altri) Oh, ma questo c’ha pure ’n’edicola…!
FABRIZIO ~ Pie’, è perfetta Barcellona! Te te vai a vede’ ’e cose de curtura che te piacciono, quest’artro se va a fa’ ’e canne, Simone va a rimorchia’: semo tutti contenti a Barcellona!
SIMONE ~ Stavorta a rimorchia’ me ce porto pure Piero…
FABRIZIO ~ (malizioso) No, Piero lascialo sta’ che c’ha l’amichetta sua, quella dei pacchi…
PIERO ~ (intristito) Capirai, mo’ m’hanno pure cambiato zona…
SIMONE ~ E do’ t’hanno messo?
PIERO ~ A Pomezia. Quindi…
ALESSIETTO ~ Quindi n’ ’a vedi più?
PIERO ~ Eh, no.

Pausa.

SIMONE ~ (rilanciando) A maggior ragione, se dovemo rimorchia’ se n’annamo a Tallin.
FABRIZIO ~ Ando’?
SIMONE ~ A Tallin.
ALESSIETTO ~ ’Ndo’ cazzo sta Tallin?
SIMONE ~ Che te frega do’ sta Tallin… Sta a Tallin, ar Nord, se rimorchia.
FABRIZIO ~ Però er problema de Tallin è che ’o sai solo te do’ sta, capito? ’N se pò fa’.
ALESSIETTO ~ Ma mo’ che c’entra Tallin? Avemo detto er mare, er sole…
SIMONE ~ (sicuro) Mykonos! Se scopa e ce sta er mare.
FABRIZIO ~ Va be’, Mykonos pe’ tutti?
PIERO ~ A me m’è sempre piaciuta ’a Grecia.
ALESSIETTO ~ Va be’. (A Fabrizio) Però t’ ’o dico: a Mykonos tocca pija’ l’aereo.
FABRIZIO ~ No, no, nun me freghi! L’aerei ’i buttano giù! No, se n’annamo cor traghetto.
PIERO ~ Sì, settantadue ore de viaggio…
FABRIZIO ~ E se portamo ’e carte!
SIMONE ~ (operativo) Va be’, io a agosto ce sto sempre: quando volemo anna’?
PIERO ~ Allora, famo prima der quindici, che c’ho le ferie.
FABRIZIO ~ Eh, no, se ve posso chiede proprio que’e due settimane no, magari…
PIERO ~ Tu non puoi mai prima del quindici?
FABRIZIO ~ E che so’ l’unico stronzo che chiude ’r ristorante a ferragosto?
ALESSIETTO ~ (a Piero) Ma non pòi chiede’ er cambio a Giacomino?
PIERO ~ Non posso perché m’ha già fatto er favore l’anno scorso…
SIMONE ~ Scusa, Fabri’, ma lasciace Angelina…
FABRIZIO ~ No, Simo’, non se pò fa’.
PIERO ~ (ad Alessietto) Tu ’nvece come stai messo in edicola?
ALESSIETTO ~ Io ai miei glielo posso pure chiede’ e qu’a settimana chiudemo…
PIERO ~ Però io quella settimana là lavoro…
SIMONE ~ (per uscirne) Settembre, rega’! Annamo a settembre!
FABRIZIO ~ Sì, è arrivato, settembre!
SIMONE ~ (stizzito) Va be’, agosto no, settembre no, allora non c’annamo e famo prima…
FABRIZIO ~ Mamma mia, Simo’, stai a fa’ er tragico! Mo’ ’a risolvo io, vòi vede’? A me me pare de capi’ che ’r wikkèn dopo ferragosto ce stamo tutti, no?
PIERO ~ È un weekend…
FABRIZIO ~ Allora se Piero se pijasse ’n giorno de ferie… Pie’, t’ ’o pòi pija’ ’n giorno de ferie? ’N venerdì t’ ’o pòi pija’?
PIERO ~ Ma sì che m’ ’o posso pija’ ’n venerdì…
FABRIZIO ~ (risolutivo) Eccallà che se Piero se pija ’n giorno de ferie famo: venerdì, sabato e domenica, wikkèn lungo e ce stamo tutti e quattro.
PIERO ~ (smontandolo) Sì, ma co’ tre giorni do’ vai a Mykonos?
FABRIZIO ~ (ammettendo) E va be’, sì, Mykonos salta…

Pausa.

ALESSIETTO ~ (timidamente) Va be’, comunque volendo ce sta casa dei miei a Sabaudia…
PIERO ~ Mamma mia, però…
SIMONE ~ È che tre giorni…
PIERO ~ (a malincuore) Tre giorni Sabaudia pe’ forza!
SIMONE ~ Sabaudia…

Parte in sottofondo la canzone di Vasco Rossi T’immagini.

FABRIZIO ~ Che poi ve volevo di’ che ce sta un amico mio a Sabaudia, Maurizio, che s’è aperto un ristorante de pesce…
PIERO ~ Meno male che c’è Fabrizio che te svorta la vacanza!
FABRIZIO ~ Perché tu ’o sai te che te magnavi in Grecia?
PIERO ~ Te magni er souvlaki, che è bono…
FABRIZIO ~ E ’nvece te magni er pesce de Maurizio…
ALESSIETTO ~ Senti ’n po’, ma te quant’è che non vai ar mare, Fabri’?
FABRIZIO ~ ’N botto! Carcola che me devo compra’ er costume…
PIERO ~ Nun te compra’ ’a mutandina ché ce rovini ’a vacanza!
FABRIZIO ~ No, me faccio quello a pantaloncino, come Mirketto.
ALESSIETTO ~ Comunque a’o stabilimento dei miei ce sta er campetto!
PIERO ~ E giocamo!
FABRIZIO ~ È che sto ’n po’ ’ncriccato…
ALESSIETTO ~ No tu non sei ’ncriccato, tu sei ’na pippa!
FABRIZIO ~ Ma sta’ bono che te ce ’mparo!

La musica sovrasta il parlato. Lentamente buio.